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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 31 Maggio 2013
MILANO (SPAZIO LA PORTA VERDE): ARIA. PERSONALE DI GABRIELLA VENTAVOLI - DAL 6 GIUGNO AL 30 GIUGNO 2013  
 
Nello spazio espositivo milanese “La Porta Verde” proseguono le mostre dedicate all’ambiente, inteso come luogo fisico e ideale per la vita di tutti gli esseri viventi. Nell’anno Europeo dell’Aria la prossima esposizione in programma sarà dedicata esclusivamente al tema “Aria” con la presentazione delle opere realizzate da Gabriella Ventavoli. L’aria, respiro vitale della terra, aggredita da molteplici forme di inquinamento, diventa non soltanto oggetto di indagine artistica e di ricerca estetica ma soprattutto spunto di riflessione sull’enorme perdita ambientale causata dai danni ecologici. In primis, si pensi alla drastica diminuzione del 60% delle farfalle, preziosi testimoni della sua purezza, che si è verificata nell’ultimo ventennio: una simile perdita costituisce un’attestazione della gravità del fenomeno. Proprio alle farfalle, meravigliose creature dell’universo, sono dedicate numerose opere di Gabriella Ventavoli, che rivela una personalità dotata di particolare sensibilità. La leggiadra sinuosità del segno, ispirata da un dinamismo morbido ed elegante, è surclassata dal trionfo della luce. La mostra “Aria” rappresenta un’occasione irripetibile per soffermarsi su un tema così attuale, suggerendo un viaggio ideale tra il sogno e la realtà. Equilibrio e armonia contraddistinguono la produzione pittorica di Gabriella Ventavoli, che riesce ad esprimere sapientemente non solo la straordinaria bellezza della natura, ma anche la sua fragilità. --- Gabriella Ventavoli è medico psicanalista, pittrice, scrittrice e poetessa. L’artista riesce, con una straordinaria originalità, a coniugare un profondo e proprio lirismo espressivo con la realtà del mondo. Le opere della pittrice, sospese tra allusività figurativa e impulso gestuale sostenuto da linee dinamiche narrano storie declinate tra fantasia e passione. L’artista in qualità di medico è socia di Isde (Associazione Medici per l’Ambiente) che ha come motto: “Per l’ambiente tutti gli uomini sono responsabili. I medici lo sono due volte” ed inoltre anche socia dell’Aidm (Associazione Italiana Donne Medico) Info: info@spaziolaportaverde.It  - www.Spaziolaportaverde.it  - Tel. 334 8575986  
   
   
MILANO: GHIACCIAI LOMBARDI: APPARENTE PARADOSSO - NEGLI ULTIMI 50 IL LORO NUMERO E’ AUMENTATO - MA LA SUPERFICIE TOTALE SI E’ RIDOTTA DEL 23%  
 
Questi i primi dati del nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, realizzato dall’Università degli Studi di Milano e da Levissima, in collaborazione con Evk2cnr. Con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano e il patrocinio del World Glacier Monitoring Service. L’università degli Studi di Milano insieme a Levissima, l’acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, e al Comitato Evk2cnr, rendono noti i primi dati emersi dal nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, un progetto di ricerca volto a monitorare lo “stato di salute” del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto. "L´attuale fase di regresso glaciale che interessa la Lombardia, e più in generale tutte le catene montuose, presenta aspetti apparentemente contraddittori; infatti, le aree glaciali diminuiscono progressivamente, mentre il numero dei ghiacciai aumenta. Questo secondo fenomeno è facilmente spiegabile: a causa delle alte temperature e della conseguente fusione del ghiaccio, limitate zone rocciose emergono durante l´estate sulla superficie dei ghiacciai. Le rocce assorbono calore e lo ritrasmettono al ghiaccio circostante accelerandone la fusione. In poche settimane, la piccola roccia affiorante si allarga e può arrivare a spaccare letteralmente in due o più tronconi il ghiacciaio, che perde la propria lingua e si frammenta in settori separati", spiega il Professor Claudio Smiraglia dell’Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e referente del settore “Glaciologia” del Comitato Evk2cnr. Il nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, avviato nel 2012 e che vedrà il compimento nel 2014, aggiorna i dati dei due precedenti catasti realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (Cgi), rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1982-1985. “Il Gruppo Sanpellegrino, di cui Levissima fa parte, collabora dal 2007 con l’Università degli Studi di Milano per conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il nuovo catasto permette di rispondere a domande non solo di carattere scientifico, ma anche pratico e divulgativo, evidenziando quanti sono i ghiacciai presenti oggi in Italia, quanti se ne sono estinti negli ultimi cinquant’anni anni e com’è cambiata la loro superficie. Siamo molto orgogliosi di sostenere la ricerca e di dare un valido contributo alla Comunità Scientifica Internazionale; crediamo, inoltre, che questo progetto possa permettere agli italiani di acquisire maggior consapevolezza sull’evoluzione di un così importante indicatore dal punto di vista climatico, idrico, energetico e turistico”, afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino. I primi dati disponibili riguardano, infatti, la Lombardia, regione dove sono localizzati i più vasti ghiacciai nazionali, così come numerosi corpi glaciali di piccole e medie dimensioni, tra cui il Gruppo Dosdè-piazzi, in prossimità delle sorgenti Levissima. L’elaborazione delle foto aree a grande scala - fornite dalla Regione Lombardia e da altre amministrazioni provinciali e comunali - messe a confronto con i dati dei catasti precedenti, mostra chiaramente l’evoluzione avvenuta in Lombardia negli ultimi 50 anni: il numero dei ghiacciai è aumentato, da 167 a 209, a causa di numerose frammentazioni, ma la superficie totale si è ridotta del 23%, passando da 115 kmq, nel 1959-1962, agli 89 kmq attuali. Pur tenendo conto delle metodologie diverse di raccolta dei dati fra l’attuale e il precedente catasto del Cgi, che rendono difficile il confronto, la tendenza al regresso appare confermata. Nei singoli gruppi montuosi lombardi le variazioni della superficie glaciale sono molto diversificate: si passa, infatti, dal quasi dimezzamento areale dei ghiacciai del gruppo Tambò-stella, in alta Valle Spluga che, a causa delle loro piccole dimensioni, hanno subito più intensamente gli effetti del riscaldamento climatico, alla perdita di più di un terzo della superficie per i ghiacciai dell’Ortles-cevedale, in alta Valtellina. La frammentazione di corpi glaciali riguarda un numero elevato di casi; fra i più interessanti va ricordato il ghiacciaio dello Zebrù, nel gruppo dell´Ortles-cevedale, formato oggi da due colate separate nettamente distinte, Zebrù Ovest e Zebrù Est, che negli anni 50 confluivano in un unico corpo. Lo stesso è avvenuto per il ghiacciaio di Dosegù, oggi separato in due ghiacciai distinti, Dosegù e Pedranzini. Sull´adamello va evidenziato il caso del ghiacciaio Venerocolo, frammentato in due individui, Venerocolo e Frati, a cui sono stati assegnati nomi diversi poiché ciascun frammento può essere considerato un ghiacciaio attivo a se stante. Come si classificano i ghiacciai in Lombardia? I ghiacciai elencati nel Catasto si distinguono in: • “vallivi”: contraddistinti da un vasto bacino collettore e da una lingua che scende fino a quote relativamente basse. In Lombardia ad oggi se ne contano solo una decina. Il maggiore di questi è il Ghiacciaio dei Forni - localizzato nel Gruppo Ortles-cevedale, in alta Valtellina, all´interno del settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio - che copre poco più di 11 kmq. • “montani”, molto più numerosi dei “vallivi”: sono collocati sui versanti montuosi a quote elevate, hanno dimensioni ridotte rispetto a quelli precedenti, e sono caratterizzati dalla mancanza di una lingua valliva. • “glacionevati”, i più numerosi (poco più di un centinaio), sono corpi glaciali che si stanno riducendo drasticamente: forme di transizione, caratterizzate da superficie molto limitata (meno di 0,05 kmq) e da ridotto movimento, che possono portare all’estinzione del ghiacciaio stesso. • vi sono anche casi molto peculiari e insoliti per le Alpi, come quello dell’Adamello, in Val Camonica, classificato come “di altopiano con lingue radiali”. Rappresenta il più vasto ghiacciaio delle Alpi Italiane e copre oltre 16 kmq (dei quali una piccola parte in Trentino), quasi paragonabile - fatte le debite proporzioni - ai grandi ghiacciai della Scandinavia. A testimonianza dell’importanza che riveste, non solo a livello locale, ma anche internazionale, il progetto del nuovo catasto è stato presentato alla comunità scientifica mondiale lo scorso aprile a Vienna, durante un incontro, Egu o Meeting dell’European Geophysical Union, che richiama migliaia di studiosi. Occasione in cui ha ricevuto il patrocinio del World Glacier Monitoring Service, la struttura internazionale con sede a Zurigo che cura la raccolta e la divulgazione dei dati glaciologici a livello mondiale. “Le prime elaborazioni, che serviranno a creare un database omogeneo a livello nazionale, confermano le intense trasformazioni delle masse glaciali lombarde. La più rappresentativa riguarda la variazione di superficie glaciale che, nell’arco di cinquant’anni, è passata da 115 kmq a circa 89 kmq, con sensibili differenze fra i vari gruppi montuosi; in alcuni settore si registrano infatti riduzioni superiori al 30%, ad esempio -48% nel gruppo Tambò-stella e -39% nel settore Livigno-piazzi”, conclude il professor Smiraglia. Levissima è una delle acque minerali del Gruppo Sanpellegrino, riconosciuta come archetipo dell’acqua e simbolo di purezza, da sempre impegnata nella tutela della fonte da cui ha origine e nella salvaguardia della risorsa acqua. Sanpellegrino è la più significativa realtà nel campo del beverage in Italia, grazie ad un ricco portafoglio di acque minerali, aperitivi analcolici, bibite e tè freddi. I suoi prodotti sono presenti in oltre 130 paesi attraverso filiali e distributori sparsi nei cinque continenti. Parte del Gruppo Nestlé - azienda leader a livello mondiale in Nutrizione, Salute e Benessere – Sanpellegrino è da sempre impegnata nella valorizzazione dell’acqua, bene primario per il Pianeta, e lavora con responsabilità e passione per garantire a questa risorsa un futuro di qualità  
   
   
NEVE E NARCISI E L´ANTOLA DIVENTA UN GIARDINO  
 
Sia pure "frenata" dall´inattesa ondata di freddo e maltempo, con la nevicata dei giorni scorsi, è cominciata nel Parco dell´Antola l´eccezionale fioritura primaverile dei narcisi. Un appuntamento che ogni anno richiama sulla montagna dei genovesi tanti appassionati e curiosi. Le immagini mostrano i prati di Pian della Cavalla, nel comune di Gorreto, imbiancati dalla neve e dalle imponenti fioriture dei narcisi. "Immagini rare, se non uniche, per un´area protetta, che solo la Liguria può regalarci", afferma Renata Briano, assessore regionale all´Ambiente. Le più grandi fioriture del Parco dell´Antola sono sbocciate nelle zone di Pian della Cavalla e di Casa del Romano, nei comuni di Gorreto e Fascia, ed in quella dei Piani di Vallenzona , frazione di Vobbia, tutte facilmente raggiungibili in auto o con brevi escursioni di un´ora-un´ora e mezza. L´ente parco guidato dal presidente Roberto Costa e la Regione Liguria ricordano che le norme di protezione della flora spontanea consentono la raccolta di non più di 5 esemplari a persona, e raccomanda di munirsi di macchina fotografica per portare con sè un ricordo ben più durevole di un fiore reciso. Un modo per lasciare a tutti - si prevede che la fioritura, anche a causa delle temperature piuttosto basse durerà almeno fino alla prima settimana di giugno - la possibilità di godere dello spettacolo della fioritura che si ripete ogni anno, grazie allo "sfalcio" del fieno, che mantiene inalterata la copertura prativa ed impedisce la naturale evoluzione verso il bosco, dove i narcisi non crescono  
   
   
FANO: IL MEDITERRANEO ATTRAVERSO LO SGUARDO DI ROBERTO MANGÙ - DAL 7 GIUGNO AL 24 AGOSTO  
 
Il Mediterraneo, in andaluso il “Mar adentro”, è il protagonista delle grandi tele di Roberto Mangù proposte alla Galleria Carifano, a Fano, dal 7 giugno al 24 agosto 2013. La mostra-evento è organizzata da Museo di Santa Giulia (sede della prima tappa dell’esposizione), co-promossa da Brescia Musei, Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e da Carifano, con il coordinamento della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, ed è curata da Véronique Serrano, direttore Musée Bonnard di Le Cannet, e Dominique Stella. Mar Adentro evoca anche quel rapporto particolare che l’artista intrattiene con il Mare interiore che è anche il nostro: il Mediterraneo. Il suo lavoro, da tempo, s’iscrive in una mitologia nutrita di coste luminose appartenenti a questo spazio “mitico” che ha ispirato la nostra civiltà. È uno spazio con cui si sono misurati poeti, scrittori, cineasti e che ha dato il titolo a canzoni intense e al non meno intenso film di Alejandro Amenábar. Aragon scriveva: «Ciò che è stato sarà, purché ce ne ricordiamo». La mostra propone un percorso nell’immaginario pittorico di Roberto Mangú, artista di notorietà europea, tramite un seguito di circa 25 opere di grande formato legate, appunto, al suo rapporto poetico con il Mare Mediterraneo. Di origine andalusa, Mangú ha il Mediterraneo nel sangue. Cresciuto intellettualmente a Parigi, ha saputo far convivere la sua doppia natura di mediterraneo e di figlio dell’“Industria Europea”, nel suo peregrinare giunge a Milano, il posto giusto per lui dove ha infatti vissuto per anni. Dall’andalusia riceve la cultura del mare, la cultura dell’oro, la cultura della notte e quella del viaggiare. Dalla cultura del Nord riceve lo spirito e la forza dell’industria. La somma di queste esperienze e il suo percorso umano, che lo ha portato a toccare i tre paesi mediterranei ha prodotto in lui e nella sua arte una visione poetica fortemente identitaria, nella quale l’Italia riveste la forma di un “Essere in Piedi”. La pittura di Roberto Mangú si esprime in uno spazio temporale che appartiene al nostro presente, ma si colloca in una prospettiva atemporale, designando un «altro attuale» che – secondo la definizione di Emmanuel Lévinas – interrompe una continuità lineare sia per inserirsi nella memoria che per proiettarsi nel futuro. Questa certezza, profondamente insita nell’artista, di provocare il destino della pittura, data per morta nel secolo passato, ci offre lo spunto per una riflessione estremamente profonda e attuale sulla nostra sorte. I dubbi e le incertezze che incombono ogni giorno sugli uomini ci obbligano a incessanti riferimenti al senso del tempo, come se quest’ultimo progredisse nell’ineluttabile conseguenza dell’istante che lo precede. Roberto Mangú, per le sue origini, per il suo credo, aderisce a questa eredità luminosa e tragica al tempo stesso, abbagliante e contrastata, veicolo di tanti sogni e speranze e che egli vede come un vasto territorio comprendente l’Africa e il cui centro è l’Italia, ricordandosi dei Girasoli di Van Gogh nei campi di grano della Provenza, di Picasso e di Mirò – che rivolsero il loro sguardo alle altitudini delle loro origini andaluse e catalane – e di Nicolas de Staël, quel russo divenuto mediterraneo che soccombette alla singolarità tragica di questo mare sfracellandosi sulle rocce di Antibes. Recentemente Mangú è stato invitato dal Musée Bonnard di Le Cannet ad illustrare in catalogo della mostra Bonnard, dans la lumière de la Méditerranée (Ed. Hazan, 2011), il suo rapporto identitario e pittorico con il maestro francese al quale si riferisce: “Noi pittori, e in particolare noi, i figli di Bonnard, sperimentiamo una singolare situazione che ci conferisce questa duplice condizione di essere, in quanto pittori, i possibili eroi che rendono visibile il mondo in potenza, e allo stesso tempo i più sospettati, per una certa doxa sulla modernità, di utilizzare mezzi retrogradi.” La mostra Mar Adentro è una riflessione sulla modernità, sull’idea stessa di pittura in un tempo iconoclasta. Il catalogo, ripropone il saggio di Roberto Mangú, pubblicato nel catalogo Hazan, contiene una introduzione di Philippe Daverio, un testo di Véronique Serrano e un testo di Dominique Stella. Info: Roberto Mangù. Mar Adentro - Galleria Carifano, Palazzo Corbelli, Via Arco d’Augusto 47, Fano - 7 giugno / 24 agosto 2013