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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Dicembre 2014
IL VICEPRESIDENTE ŠEFčOVIč PARLA RUSSO MINISTRO DELL´ENERGIA NOVAK SUL PROGETTO SOUTH STREAM  
 
Bruxelles, 15 dicembre 2014 - In seguito alla riunione di Martedì 9 dicembre tra Vicepresidente Šefčovič e rappresentanti di Austria, Bulgaria, Croazia, Grecia, Italia, Romania e Slovenia, il vicepresidente ha contattato l’ 11 dicemvre il ministro russo per l´Energia, Alexander Novak per discutere con lui i piani russi per quanto riguarda il progetto South Stream. Il Ministro Novak ha confermato al Vicepresidente Šefčovič che il progetto South Stream non sarebbe più perseguito dalla Russia. Uk Vicepresidente Šefčovič nei primi mesi del 2015 presenterà una proposta relativa alla struttura organizzativa del gruppo ad alto livello, come stabilito nel corso della riunione di Martedì, e ritiene che grazie allo sforzo congiunto del Gruppo di lavoro ad alto livello inizierà il conseguimento di risultati positivi molto presto . "Noi ora intensifichiamo il nostro lavoro con gli Stati membri dell´Europa centro-orientale e sud-orientale sulla interconnessione dei mercati europei e la diversificazione delle forniture di gas. Questi sono gli obiettivi della futura Unione Energy, che è una delle priorità del nuova Commissione ", ha detto il vicepresidente.  
   
   
UN TEAM DI RICERCATORI POTREBBE AVER SCOPERTO UN METODO EFFICIENTE PER TRASFORMARE IL CALORE DI SCARTO A BASSA TEMPERATURA IN ELETTRICITÀ USANDO BATTERIE REVERSIBILI ALL´AMMONIACA.  
 
Bruxelles, 15 dicembre 2014 - Il calore di scarto a bassa temperatura è un sottoprodotto di molti metodi per la produzione di energia. Nelle automobili, il calore di scarto generato in inverno viene deviato per far funzionare il sistema di riscaldamento del veicolo, ma in estate quello stesso calore di scarto viene rilasciato nell´ambiente. Le centrali elettriche a carbone, nucleari o di altro tipo hanno bisogno di temperature elevate per produrre elettricità, ma dopo aver prodotto elettricità il calore di scarto in eccesso è inviato in torri di raffreddamento per essere dissipato. Ricercatori della Penn State University negli Stati Uniti vogliono prendere questo calore di scarto e catturarlo per produrre altra energia. Il team sta utilizzando una batteria basata sull´ammoniaca rigenerata per via termica che comprende elettrodi di rame con ammoniaca aggiunta solo all´anolita, che è l´elettrolita che circonda l´anodo. Fang Zhang, un ricercatore post dottorato in ingegneria ambientale alla Penn State spiega la procedura: "La batteria funziona fino a che la reazione consuma l´ammoniaca necessaria per la complessa formazione nell´elettrolita vicino all´anodo o esaurisce gli ioni di rame nell´elettrolita vicino al catodo. Poi la reazione si ferma." Usando calore di scarto a bassa temperatura proveniente da una fonte esterna, i ricercatori distillano ammoniaca dall´effluente rimasto nell´anolita della batteria e quindi la ricaricano nella camera del catodo originale della batteria. Il flusso di ammoniaca liquida è in grado di convertire l´energia termica in energia elettrica nella batteria. Science Daily cita Bruce E. Logan, professore Kappe di ingegneria ambientale alla Penn State: "L´utilizzo del calore di scarto per la produzione di energia permetterebbe una produzione aggiuntiva di elettricità senza nessun ulteriore consumo di combustibili fossili. Le batterie rigenerate per via termica sono un modo neutrale rispetto al carbonio per immagazzinare e convertire il calore di scarto in elettricità con un costo potenzialmente inferiore rispetto a dispositivi allo stato solido." La relazione dei ricercatori, pubblicata nell´ultima edizione di Energy and Environmental Science, fa notare che "Qui noi presentiamo una batteria rigenerata per via termica altamente efficiente, economica e modulare basata sull´ammoniaca dove la corrente elettrica è prodotta dalla formazione del complesso rame ammoniaca … Se necessario, la batteria può essere scaricata in modo che l´energia chimica immagazzinata sia convertita efficacemente in energia elettrica." Engineering.com rammenta I problemi con I metodi precedenti per raccogliere il calore di scarto a bassa temperatura: "La quantità di energia prodotta, ad esempio, in un sistema che usa acqua salata o meno salata per generare elettricità, era troppo piccola in rapporto alla quantità di acqua utilizzata. Il sistema della batteria rigenerativa per via termica con ammoniaca è in grado di convertire circa il 29 percento dell´energia chimica nella batteria in elettricità e può essere migliorata di molto con una futura ottimizzazione." Secondo Penn State News, I ricercatori hanno prodotto una densità energetica di circa 60 watt per metro quadrato su cicli multipli, che è da sei a 10 volte più alta della densità energetica prodotta da altri sistemi di conversione dell´energia da termica a elettrica basati su liquidi. I ricercatori avvertono che l´attuale batteria rigenerativa per via termica con ammoniaca non è ottimizzata, quindi lavorandoci su si potrebbe sia produrre più energia che ridurre il costo del funzionamento delle batterie. Penn State News conclude: "I ricercatori sono stati in grado di aumentare la densità energetica aumentando il numero di batterie, in modo che questo metodo sia modulabile in qualcosa che possa essere attraente dal punto di vista commerciale." Per maggiori informazioni, visitare: http://pubs.Rsc.org/en/content/articlelanding/2015/ee/c4ee02824d#!divabstract    
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: IL TRIBUNALE CONFERMA LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE SECONDO CUI L’ESENZIONE PARZIALE DALL’OBBLIGO DI ACQUISTARE ELETTRICITÀ VERDE, CHE L’AUSTRIA INTENDE CONCEDERE ALLE IMPRESE A FORTE CONSUMO DI ENERGIA, COSTITUISCE UN AIUTO DI STATO VIETATO  
 
Lussemburgo, 15 dicembre 2014 - La direttiva sulle fonti energetiche rinnovabili prevede che gli Stati membri debbano raggiungere entro il 2020 determinati obiettivi nazionali obbligatori circa la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia. La direttiva fissa tali obiettivi, ma lascia agli Stati membri la scelta degli strumenti da utilizzare per conseguirli. Per raggiungere il suo obiettivo nazionale del 34 %, l’Austria ha modificato nel 2008 la sua legge sull’elettricità verde. La nuova versione garantisce a ogni produttore di elettricità verde la possibilità di smaltire la quantità totale di elettricità verde a un prezzo fisso. Tale prezzo è superiore al prezzo dell’elettricità sul mercato ed è fissato ogni anno dal ministro federale dell’Economia. Gli acquisti sono effettuati da un ufficio di compensazione dell’elettricità verde, l’esecuzione dei cui compiti è garantita, nell’ambito di una concessione, da una società per azioni di diritto privato, l’Abwicklungsstelle für Ökostrom Ag («Ömag») . I costi sostenuti dall’Ömag per l’acquisto dell’elettricità verde sono trasferiti ai consumatori in due modi diversi. Da un lato, ogni consumatore finale connesso alla rete pubblica deve pagare un contributo annuale indipendente dal suo consumo, contributo che può oscillare tra Eur 15 e Eur 15 000 in funzione del livello di connessione alla rete. Dall’altro lato, i distributori di elettricità sono tenuti ad acquistare dall’Ömag tutta l’elettricità verde a un prezzo fisso previsto in via regolamentare. Essi possono ripercuotere sui loro clienti i maggiori costi così sostenuti. Tuttavia, con una disposizione della legge sull’elettricità verde non ancora entrata in vigore, l’Austria ha intenzione di stabilire un regime particolare per le imprese a forte consumo di energia . Tali imprese, infatti, sono considerate particolarmente colpite dagli oneri aggiuntivi per l’elettricità verde e particolarmente esposte alla concorrenza internazionale. Così, i pagamenti che un’impresa a forte consumo di energia deve effettuare all’Ömag sono limitati a un importo corrispondente allo 0,5 % del valore netto di produzione dell’esercizio precedente. La fissazione di un massimale sull’obbligo di acquisto di tali imprese non inciderà sull’importo complessivo versato dai distributori di elettricità all’Ömag, poiché è solo la ripartizione di detto importo tra le diverse categorie di consumatori a variare. Secondo la Commissione le misure previste dalla legge austriaca a favore dei produttori di elettricità verde, sebbene costituiscano effettivamente aiuti di Stato, sono tuttavia compatibili con la disciplina degli aiuti di Stato per la tutela ambientale. La Commissione ha, invece, ritenuto, con decisione dell’8 marzo 2011, che il regime particolare per le imprese a forte consumo di energia costituisse un aiuto di Stato incompatibile con il mercato interno. Essa ne ha concluso che tale aiuto non poteva essere concesso . Con la sua sentenza odierna, il Tribunale dell’Unione europea respinge il ricorso presentato dall’Austria contro tale decisione. Secondo il Tribunale, la Commissione ha legittimamente qualificato come aiuto di Stato l’esenzione parziale delle imprese a forte consumo di energia . In particolare, la Commissione non è incorsa in errore nel ritenere che tale esenzione parziale implicasse l’utilizzo di risorse statali. Infatti, il supplemento di prezzo obbligatorio per l’elettricità verde previsto dalla legge sull’elettricità verde è assimilabile a una tassa parafiscale. L’ömag non agisce né per proprio conto né liberamente, ma sotto stretto controllo dello Stato, in quanto titolare di una concessione e gestore di un aiuto concesso mediante fondi statali ai produttori di elettricità verde. È quindi a giusto titolo che la Commissione ha considerato che l’esenzione parziale sia assimilabile a un onere aggiuntivo per lo Stato, poiché si può ritenere che ogni riduzione dell’importo della tassa dovuta dalle imprese a forte consumo di energia abbia determinato perdite di gettito per lo Stato. Il Tribunale sottolinea inoltre che il meccanismo di aiuto all’energia verde nonché quello dell’esenzione a favore delle imprese a forte consumo di energia sono stati istituiti per legge e sono quindi imputabili allo Stato. La Commissione ha parimenti considerato a giusto titolo che l’esenzione parziale di cui trattasi sia selettiva: tale misura, infatti, introduce differenziazioni tra imprese che si trovano, sotto il profilo dell’obiettivo perseguito, in una situazione di fatto e di diritto equiparabile, senza che tale differenziazione derivi dalla natura e dalla struttura del sistema di oneri di cui trattasi. Inoltre, il Tribunale considera, al pari della Commissione, che l’aiuto di Stato austriaco è incompatibile con il mercato comune. In particolare, tale aiuto non è compatibile con la disciplina degli aiuti di Stato per la tutela ambientale . È pur vero che, contrariamente alle affermazioni della Commissione, l‘aiuto rientra nell’ambito di applicazione di tale disciplina. Tuttavia, la Commissione ha, proseguendo nella sua analisi, giustamente constatato che esso non soddisfaceva le condizioni previste da tale disciplina per poter essere considerato compatibile con il mercato interno. Il Tribunale sottolinea in tale contesto che l’esenzione parziale non riflette un’armonizzazione a livello dell’Unione relativamente alla tassazione nell’ambito dell’energia rinnovabile.  
   
   
A TERMOLI I RAPPRESENTANTI DI ABRUZZO, MOLISE, PUGLIA, BASILICATA E SICILIA HANNO SOTTOSCRITTO L’IMPEGNO A SENSIBILIZZARE LE ASSEMBLEE DI RISPETTIVA APPARTENENZA SULLA PROBLEMATICA ENERGETICA.  
 
Potenza, 15 dicembre 2014 - “Decreto Legge Sblocca Italia – Capo Ix Misure urgenti in materia di energia” è il tema dell’incontro –dibattito, svoltosi il 12 dicembre a Termoli (Cb), al quale ha partecipato il Presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza insieme ai presidenti dei Consigli regionali di Abruzzo, Molise, Puglia e Sicilia. Al termine dell’incontro i cinque Presidenti hanno sottoscritto un documento con il quale assumono il comune impegno a “sensibilizzare le Assemblee di rispettiva appartenenza sulla problematica energetica, perché assumano una precisa posizione istituzionale e politica in ordine alla definizione dei poteri e delle prerogative del livello di governo regionale in materia di attività per la valorizzazione delle risorse energetiche in rapporto con i prioritari interessi territoriali alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema nonché allo sviluppo economico legato alle specifiche vocazioni dei territori”. I Presidenti dei Consigli regionali di Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Sicilia si impegnano, altresì, a “promuovere la presente dichiarazione, tra le Assemblee legislative di rispettiva appartenenza, al fine della assunzione di idonee iniziative a tutela delle prerogative regionali e dei legittimi interessi locali, secondo quanto consentito dall’ordinamento costituzionale”.  
   
   
COSTRUZIONI III TRIMESTRE: MATTONE ANCORA IN FLESSIONE (-0,4%) STABILI LE PROVINCE DI VERONA, VENEZIA E ROVIGO, A TREVISO CONTINUA LA CADUTA (-1,2%)  
 
Venezia, 15 dicembre 2014 - Nel terzo trimestre 2014, sulla base dell’indagine Venetocongiuntura, il fatturato delle imprese di costruzioni ha registrato una flessione del -0,4%, in linea con lo scorso trimestre (era -0,7%). L’analisi congiunturale sul settore delle costruzioni, promossa congiuntamente da Edilcassa Veneto e Unioncamere del Veneto, è stata effettuata su un campione di 600 imprese con almeno un dipendente. Rispetto allo scorso anno sono le imprese artigiane a soffrire maggiormente (-0,6%), mentre quelle non artigiane segnano una variazione negativa quasi nulla (-0,1%). Lo stesso andamento emerge per il dato tendenziale sia delle imprese non artigiane (-0,2%) che per quelle artigiane (-0,1%). Il terzo trimestre rappresenta uno dei periodi dell’anno di maggiore operosità per il settore ma, nel 2014, la media delle giornate piovose e di potenziale o effettivo fermo cantiere è stata più alta di quelle stagionali rallentando di fatto l’attività edilizia. Nonostante le difficoltà del periodo, i dati sono in parziale frenata e rallentamento della forte crisi, aiutata dalle proroghe degli incentivi statali destinati alle detrazioni fiscali per l’efficientamento energetico e ristrutturazioni (65% e 50%), oltre alle opportunità regionali offerte dal piano casa. Dal punto di vista territoriale, la flessione risulta più marcata nelle province di Treviso (-1,2%), Padova (-1%), Vicenza (-0,7%) e Belluno (-0,5), mentre per le province di Venezia, Verona e Rovigo si registra un andamento positivo fra il +0,1% e il +0,3%. Fernando Zilio, presidente Unioncamere del Veneto - «La flessione del fatturato delle imprese di costruzioni, documentato dal Centro Studi di Unioncamere, non può sorprendere. Se infatti il risparmio cresce (4,9% tra il 2009 ed il 2013) nonostante il crollo dei redditi, senza però che il risparmio stesso si traduca in consumi o in investimenti, significa che la crisi ha scavato nel profondo dell´animo e dei comportamenti, facendo temere il peggio e, dunque, costringendo le famiglie a giocare sulla difensiva. Questo aspetto, per così dire "di conservazione", sembra trasferirsi perfettamente sui dati del terzo trimestre che vede le imprese artigiane soffrire maggiormente rispetto a quelle più strutturate, segno evidente di un rallentamento dei lavori di manutenzione e di ristrutturazione delle case di civile abitazione (nonostante gli incentivi statali) tradizionalmente appannaggio delle piccole unità piuttosto che delle grandi. Non ha contribuito poi a rasserenare i clima sociale anche il clima meteorologico che anzi appare come uno degli elementi che hanno frenato il comparto nel trimestre in esame contribuendo ad una flessione dell´occupazione nelle piccole imprese. Fanno tremare i polsi, infine, le prospettive dei fatturati e degli ordini che ribadiscono da un lato le difficoltà delle imprese di maggiori dimensioni ad uscire da una stagione condizionata anche dai grandi scandali e, dall´altro, confermano nella "paura del domani" il nemico numero uno contro il quale deve confrontarsi l´auspicata ripresa». Virginio Piva, presidente Edilcassa Veneto - «Per ripartire, gli incentivi fiscali e volumetrici da soli non bastano. A supporto servono innanzi tutto un alleggerimento della pressione fiscale sulla casa che ha raggiunto livelli davvero insostenibili e poi un aiuto vero da parte del mondo finanziario al sostegno dell’attività delle imprese. Il credito al nostro comparto in questi anni si è notevolmente ridotto e senza questo asset strategico le nostre imprese non ce la faranno a superare questi scogli, che speriamo siano gli ultimi di una troppo lunga e grave crisi per il settore delle costruzioni». Ordini - Rispetto allo scorso trimestre (-0,4%), resta in linea la flessione degli ordini (-0,3%) col settore non artigiano che evidenzia una diminuzione inferiore (-0,4%) rispetto a quello artigiano (-0,2%). Le medie imprese hanno segnato un aumento degli ordinativi del +0,5%, mentre le imprese di grande e piccola dimensione una variazione negativa del -0,4% e -0,5%. A livello territoriale Verona e Rovigo hanno registrato una crescita del +0,7% e +0,3%, particolarmente negativa la variazione di Padova (-1,4%). Prezzi - Rispetto al trimestre precedente (+1,6%), il livello dei prezzi ha registrato un lieve incremento (+1,8%). La crescita dei prezzi è percepita in modo identico nelle imprese artigiane (+1,8%) e in quelle non artigiane (+1,7%). Spicca la variazione delle medie imprese (+2,3%), seguita dalle piccole (+1,5%) e dalle grandi (+1,8%). A livello territoriale i prezzi hanno evidenziato un incremento generalizzato ma a soffrire di più sono le province di Verona (+2%), Treviso (+2,1%) e Padova (+2,8%). Occupazione - Dopo le flessioni dei trimestri precedenti, primo dato parzialmente positivo per l’occupazione con una variazione nulla, tuttavia molto differenziata tra imprese artigiane (-1,8%) e non artigiane (+2,1%). La crisi occupazionale coinvolge soprattutto le imprese di piccole dimensioni (-2%), mentre sono positive le dinamiche per medie (+1,3%) e grandi imprese (+1,9%). Sotto il profilo territoriale Venezia e Padova registrano le uniche variazioni positive con un +5,6% e un +2,8%. Previsioni - Molto diversificate le aspettative delle imprese. Il saldo sul fatturato è pari a -21,1 punti percentuali, nettamente peggiore a quello del secondo trimestre (-12,8 p.P.). Segnali di particolarmente negativi provengono dalle province di Belluno (-40,4 p.P.), Treviso (-33,5 p.P.) e Padova (-21,6 p.P.), mentre dati debolmente negativi si rilevano a Rovigo (-4 p.P.). Peggiorano anche le previsioni degli ordini, con un saldo negativo pari a -14,9 punti percentuali (era -8 p.P. Il trimestre precedente). Sul fronte occupazionale, a fronte di una dinamica leggermente negativa (-0,4 p.P. Rispetto al +2,4 p.P. Precedente), c’è un’aspettativa di debole crescita per le imprese artigiane (+0,3 p.P.). A livello provinciale gli indicatori peggiori riguardano le province di Treviso (-3,7 p.P.), Padova (-2,2 p.P.) e Rovigo (-1,9 p.P.), positive invece le previsioni a Venezia (+3,2 p.P.) e Belluno (+2 p.P.).  
   
   
UNA ROAD-MAP PER L’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI IN FVG  
 
Trieste, 15 dicembre 2014 - Oltre 100 stakeholder coinvolti a livello regionale, 35 enti rappresentanti e 44 suggerimenti e proposte per le politiche territoriali sull´efficienza energetica consegnate alla Regione Friuli Venezia Giulia. Sono questi alcuni dei risultati scaturiti da Marie - Mediterranean Building Rethinking For Energy Efficiency Improvement, progetto finanziato dal Programma europeo di cooperazione transazionale "Med" che rappresenta la risposta delle regioni del sud Europa al miglioramento dell´efficienza energetica del patrimonio immobiliare. La Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha fatto propria buona parte del lavoro svolto in tre anni e mezzo di attività del progetto, adottando a ottobre la road-map il cui obiettivo finale è mettere in atto una strategia regionale condivisa, in tema di efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro interdirezionale con il supporto di Area Science Park. La Road Map del progetto Marie rappresenta la fase finale di un processo che ha portato all´elaborazione di una guida per l´implementazione della direttiva europea Ee/27/2012 nell´area Med. I principi generali si articolano in alcune linee strategiche: dall´elaborazione di progetti Mip (Macro Investment Project) al coinvolgimento e supporto da parte dei soggetti coinvolti; dall´adozione di misure e strumenti strategici per la riqualificazione energetica degli edifici alle procedure condivise. Dei risultati raggiunti da Marie e della strategia regionale per l´efficientamento energetico si è parlato questa mattina nel parco scientifico di Trieste alla presenza di esperti, professionisti del settore e pubblici amministratori. Il consumo di energia negli edifici dell´Europa Mediterranea, la cosiddetta area Med, è superiore alla media dell´Ue. Raggiungere entro il 2020 gli obiettivi di efficienza stabiliti dalle politiche europee rappresenta per questi Paesi una sfida notevole che necessita di un´azione coordinata. L´attuazione di proposte concrete per la regolamentazione, la disciplina e l´incentivazione della riqualificazione energetica in campo edilizio, passa anche da progetti pilota e attività coordinate a livello territoriale. Area Science Park ne ha proposti alcuni, ad esempio percorsi di formazione per la Pa volti a razionalizzare i costi e aumentare sostenibilità ed efficienza energetica degli edifici attraverso lo strumento degli appalti pubblici pre-commerciali; l´utilizzo delle E.s.co. (Energy Service Company), maccanismo che consente di ricevere anticipi sui costi degli interventi da ripagare poi attraverso i risparmi in bolletta, incassando anche gli incentivi previsti dalle leggi sull´efficienza energetica e l´uso di fonti rinnovabili; oppure lo sviluppo e monitoraggio di reti (Smart Grid) composte da impianti di micro-cogenerazione che utilizzano diverse tecnologie a basso impatto ambientale, abbattendo costi ed emissioni inquinanti. Una parte della giornata è stata dedicata ai Certificati Bianchi, titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica, diventati regione obbligatorio con il decreto legislativo del 102/2014. Marie in Friuli Venezia Giulia ha visto una stretta collaborazione con la Regione, in particolare con la Direzione Ambiente, servizio energia. Tra i partner del progetto di 9 diversi Paesi, 5 sono italiani: Area Science Park, Regione Piemonte, Regione Liguria, Regione Umbria e Regione Basilicata.  
   
   
CENTRI STORICI: ACCORDO REGIONE FVG - MINISTERO SU ARREDI URBANI  
 
Udine, 15 dicembre 2014 - L´assessore regionale alla Pianificazione territoriale Mariagrazia Santoro e il direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, Ugo Soragni, hanno firmato l´accordo Stato - Regione per le procedure sull´installazione di arredi urbani nei centri storici. L´accordo riguarda i cosiddetti dehors e altre tipologie di installazioni a carattere provvisorio e dà seguito al Protocollo d´Intesa tra la Regione e il Ministero dei Beni e delle Attività culturali, siglato lo scorso 4 giugno, con l´intento di condividere un percorso per chiarire alcuni aspetti normativi riguardanti l´occupazione di suolo pubblico con arredi e strutture mobili nelle aree di valore culturale. L´accordo firmato semplifica i procedimenti individuando una serie di interventi che non sono soggetti ad autorizzazione della Soprintendenza in quanto non costituiscono opere e lavori ai sensi dell´articolo 21 del Codice dei beni culturali ed un´altra serie di installazioni per le quali l´autorizzazione non è necessaria, sempre che vi siano dei regolamenti comunali che ne disciplinano tipologia e modalità di realizzazione. Non sono soggetti ad autorizzazione, a titolo esemplificativo, tavoli, sgabelli, poltroncine, divanetti, panche, ombrelloni, arredi removibili quali fioriere, portabiciclette, ringhiere, coperture temporanee non infisse al suolo, pedane finalizzate a risolvere problemi di accessibilità, sistemi di occupazione con arredi di base. Sono escluse da autorizzazione anche attrezzature espositive provvisorie da rimuovere a fine giornata. Non è inoltre necessaria l´autorizzazione della Soprintendenza, in presenza di un regolamento comunale che disciplini tipologia e modalità di realizzazione, per pedane removibili, anche coperte ma aperte su tutti i lati. Rientrano in questa casistica anche le strutture temporanee per manifestazioni, spettacoli, eventi sportivi, sagre, che rispettino determinati parametri e misure, a seconda della durata della manifestazione. "E´ un accordo di buon senso e non una mera deregulation - spiega l´assessore Santoro - con il Ministero abbiamo condiviso una serie di risposte necessarie a garantire, da un lato, la certezza della norma per le attività economiche e, dall´altro, l´investitura in capo ai Comuni di una responsabile autonomia disciplinare all´interno dei propri centri storici. La Regione si è impegnata inoltre ad effettuare un monitoraggio con gli enti locali sull´applicazione del nuovo disciplinare, ed eventualmente procedere, in accordo con la Direzione regionale dei Beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, a integrare o modificare l´accordo. Ringrazio i Comuni di Grado, Gorizia, Tarvisio, Pordenone, Trieste e Udine che hanno partecipato al gruppo di lavoro per la stesura dell´accordo, aiutandoci ad individuare alcuni degli aspetti più significativi". Ai Comuni viene dato tempo fino al 9 dicembre 2016 per verificare i regolamenti comunali in materia di dehors ed adeguarli eventualmente ai contenuti del nuovo accordo tra Regione e Ministero. Nel frattempo, le occupazioni di suolo pubblico già concesse riguardanti pedane o strutture temporanee per manifestazioni sono prorogabili dai Comuni fino alla definizione dei nuovi regolamenti comunali e comunque al massimo fino al 9 dicembre 2015.  
   
   
CADUTE DALL´ALTO: CAUSANO IL 30 PER CENTO DELLE MORTI BIANCHE. ILLUSTRATO AL CENTRO EDILE DI PERUGIA IL NUOVO REGOLAMENTO REGIONALE  
 
Perugia, 15 dicembre 2014 - Il Regolamento di attuazione in materia di cadute dall´alto nel settore edile che è entrato in vigore con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, è stato al centro, giovedì 11 dicembre, di un affollato incontro con tecnici, imprese, lavoratori ed organizzazioni sindacali che si è svolto nella sede del Cesf (Centro Edile per la Sicurezza e la Formazione), a Perugia. Ad illustrare il regolamento è stato proprio l´assessore regionale ai lavori pubblici, Stefano Vinti, che ha sottolineato come questo sia "il primo regolamento di attuazione della legge 16 del 2013 che detta norme sulla prevenzione delle cadute dall´alto ed è evidente che è un primo passo importante in questo settore. Siamo partiti con il regolamento che riguarda il settore dell´edilizia ed a questo seguiranno a breve quelli dedicati ai settori dell´industria e dell´agricoltura – ha affermato Vinti -. Non possiamo dimenticare che le cadute dall´alto rappresentano il 30 per cento delle ‘morti bianche´ nella nostra regione, alle quali ogni anni si aggiungono numerosissimi casi di incidenti che provocano feriti ed invalidità anche importanti". Il Regolamento riguarda tutte le attività in quota che si svolgono nel campo dell´edilizia, con l´obiettivo di tutelare sia il lavoratore che il committente facendo in modo che nel momento in cui si opera sulle coperture o su facciate particolari di un edificio come quelle continue, ventilate o ampiamente finestrate, siano stabilite a monte le modalità con cui eseguire gli interventi e sia stabilita una procedura unica di affidamento da parte del committente privato all´impresa o al lavoratore autonomo che sale in quota. Il lavoratore deve essere informato dal committente sullo stato dei luoghi e deve risultare formato sui dispositivi in uso per prevenire la caduta; il committente deve informare e avere un´attestazione dalla quale risulti che abbia provveduto a quanto doveva. "Sarà uno strumento utile – ha aggiunto Vinti - non soltanto per i lavoratori ma anche per i cittadini e soprattutto i committenti dei lavori che molto spesso sottovalutano le conseguenze penali che possono derivare da una cattiva gestione dei cantieri e delle operazioni che si svolgono in particolar modo sui tetti delle costruzioni e degli edifici. Il gruppo di lavoro che la Giunta regionale aveva creato per giungere alla definizione di questi regolamenti ha lavorato per un anno intero con lo scopo di varare norme che tutelino il lavoro ed i lavoratori, senza gravare oltre il dovuto le incombenze burocratiche a carico della committenza e delle imprese".  
   
   
LUCCA, VIA LIBERA AI CANTIERI PER RILANCIARE LA CITTÀ.  
 
Firenze 15 dicembre 2014 – "Il via libera della giunta allo schema di accordo di programma per la rimodulazione finanziaria e progettuale degli interventi per lo sviluppo urbano e produttivo del territorio lucchese rappresenta un importante traguardo, non solo per la città ma per tutta la Toscana". E´ il commento dell´assessore alle attività produttive credito e lavoro Gianfranco Simoncini, che ha portato il provvedimento all´approvazione dell´esecutivo in vista della prossima firma da parte di Regione, Comune di Lucca e Lucca Innovazione e tecnologia (Camera di commercio) . L´accordo prevede 12 interventi, di cui 11 fanno parte del Piuss (Piano integrato di sviluppo urbano sostenibile) della città di Lucca e uno relativo al Polo tecnologico lucchese, per un finanziamento complessivo di poco meno di 20 milioni di euro, a fronte di un valore di progetti pari a oltre 35 milioni, con un contributo da parte della Regione di oltre 4 milioni di euro. Fra i cantieri che si apriranno nelle prossime settimane, quello per la riqualificazione di piazzale Verdi, la biglietteria del Teatro del Giglio, il terminal bus della Stazione. "L´accordo assume un valore strategico - continua l´assessore - per le politiche della Regione finalizzate alla riqualificazione del tessuto urbano lucchese. L´accordo in particolare interviene sul potenziamento e il recupero del patrimonio culturale pubblico, dell´offerta turistica e culturale e sul potenziamento del sistema locale del trasferimento tecnologico". L´assessore ha ricordato fra l´altro che l´accordo, che rappresenta la rimodulazione e l´integrazione di progetti già contenuti nel Piuss, conferma anche in questo caso la positiva funzione di questo strumento come stimolo allo sviluppo e di coinvolgimento attivo del territorio, istituzioni e privati. La Regione ha riservato ai Piuss un quarto delle risorse del Programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-13. "I risultati stanno dando ragione a questa scelta che è in piena sintonia con quanto stabilito dalla Ue per la nuova programmazione 2014-20 dei fondi strutturali, in particolare con l´obiettivo della Commissione che propone di dedicare obbligatoriamente una parte delle risorse ad interventi per le aree urbane". Nell´ambito dei Piuss in Toscana sono stati attivati investimenti per 281 milioni di euro, a fronte di circa 134 milioni di contributi pubblici concessi. Le operazioni finanziate, in tutto 133, hanno permesso interventi di riqualificazione urbana e di insediamenti produttivi, infrastrutture per il terziario avanzato, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e percorsi di turismo sostenibile, iniziative per creare nuovi posti nelle strutture per l´infanzia e potenziare le infrastrutture sociali.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: IL TRIBUNALE CONFERMA LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE CHE ORDINA IL RECUPERO DELL’AIUTO DI STATO CONCESSO DAL PORTOGALLO AL BANCO PRIVADO PORTUGUêS  
 
Lussemburgo, 15 dicembre 2014 - Il Banco Privado Português («Bpp») è un istituto finanziario con sede a Lisbona (Portogallo), che presta servizi di private banking, corporate advisor e private equity (gestione di patrimoni, consulenza aziendale, e investimenti in società non quotate in borsa) in particolare in Portogallo e in Spagna. Le quote sociali del Bpp sono detenute al 100 % da una holding (Privado Holding Sgps). A partire da settembre 2008 il Bpp ha avuto problemi di tesoreria a causa del deterioramento della situazione economica mondiale. Nel dicembre 2008 le autorità portoghesi hanno deciso di concedere al Bpp una garanzia statale . Tale garanzia aveva ad oggetto un mutuo di Eur 450 milioni che doveva essere concesso al Bpp da un consorzio composto di sei banche portoghesi . L’importo preso in prestito era destinato esclusivamente a coprire le passività del Bpp iscritte in bilancio al 24 novembre 2008 e doveva servire unicamente a rimborsare i depositanti e gli altri creditori, e non a coprire i debiti delle altre società controllate dalla holding. La durata del mutuo era limitata a un periodo di sei mesi, rinnovabile per un periodo massimo di ventiquattro mesi. Il 5 dicembre 2008 le autorità portoghesi hanno notificato alla Commissione la concessione della garanzia statale a favore del Bpp. Nel marzo del 2009 la Commissione ha deciso, a titolo di misura d’urgenza, di non sollevare obiezioni riguardo alla concessione della garanzia statale al Bpp, considerandola compatibile con il mercato interno. Tuttavia, le autorità portoghesi dovevano presentare, entro un termine di sei mesi (ossia entro il 5 giugno 2009), un piano di ristrutturazione del Bpp e notificare alla Commissione ogni eventuale proroga. A giugno e a dicembre 2009 le autorità portoghesi hanno informato la Commissione della proroga della garanzia statale, senza però notificargliela formalmente. Esse hanno affermato che tale proroga mirava a consentire al Bpp di portare a compimento un piano di ristrutturazione e di risanamento nonché ad attuare una soluzione per la salvaguardia degli interessi dei suoi clienti. Tra dicembre 2008 e luglio 2009 il Bpp ha presentato al Banco de Portugal (la banca centrale del Portogallo) vari piani di ristrutturazione che sono stati respinti senza essere notificati dalle autorità portoghesi alla Commissione. Nel novembre 2009 la Commissione ha avviato un procedimento d’indagine formale in merito alla concessione della garanzia statale al Bpp e ha ingiunto alle autorità portoghesi di presentare il piano di ristrutturazione del Bpp entro il 22 dicembre 2009. La Commissione ha ricordato a tali autorità che l’aiuto era considerato illegittimo dopo il 6 giugno 2009. Il 15 aprile 2010, a fronte dell’impossibilità di ristrutturare o di ricapitalizzare il Bpp, il Banco de Portugal gli ha revocato la licenza bancaria. La revoca ha acquisito efficacia il 16 aprile. Nei giorni seguenti le banche creditrici hanno chiesto l’escussione della garanzia statale e lo Stato portoghese ha rimborsato loro l’importo totale del mutuo coperto dalla garanzia. Il 22 aprile 2010 il Banco de Portugal ha richiesto l’avvio di una procedura di liquidazione del Bpp presso il tribunale commerciale di Lisbona. Con decisione del 20 luglio 2010 la Commissione ha dichiarato l’aiuto incompatibile con il mercato interno a partire dal 5 dicembre 2008 e ha ordinato al Portogallo il suo recupero immediato ed effettivo a partire dalla stessa data . Nel febbraio 2011, in seguito a una richiesta delle autorità portoghesi, la commissione di liquidazione del Bpp ha riconosciuto il credito dello Stato portoghese pari all’importo del mutuo a titolo del quale esso beneficiava di una surrogazione . Il Bpp e la Massa Insolvente do Banco Privado Português (rappresentanti della massa di liquidazione) chiedono al Tribunale dell’Unione europea l’annullamento della decisione della Commissione. Con la sua sentenza odierna, il Tribunale respinge il ricorso del Bpp e della Massa Insolvente do Banco Privado Português. Il Tribunale sottolinea che la Commissione ha attuato una valutazione costante e coerente della garanzia statale in quanto misura di aiuto, poiché il Bpp ha beneficiato di un vantaggio derivante da risorse statali. Infatti, senza la garanzia statale, ossia in condizioni normali di mercato, il Bpp non sarebbe stato in grado di ottenere il mutuo alle condizioni finanziarie vantaggiose concesse dalle banche creditrici. Peraltro, la remunerazione della garanzia statale in quanto tale era nettamente inferiore al livello generalmente ritenuto adeguato per le banche in difficoltà. Secondo il Tribunale, la Commissione ha giustamente considerato che il rischio di un ritorno del Bpp sul mercato e di una perturbazione della concorrenza e degli scambi tra Stati membri sia venuto meno solo il 16 aprile 2010, data della revoca effettiva della licenza bancaria. Inoltre, il Tribunale rileva che, in mancanza di prova contraria, il Bpp ha effettivamente esercitato quantomeno, tra il 24 novembre 2008 e il 16 aprile 2010, un’attività commerciale ridotta consistente nell’offrire o nel gestire taluni prodotti o servizi finanziari, gestione la cui continuità è stata resa possibile dal mutuo e dalla garanzia statale. L’aiuto ha, così, da un lato, rafforzato la posizione economica del Bpp rispetto ad altre imprese concorrenti negli scambi intracomunitari e, dall’altro, lo ha provvisoriamente liberato da costi che avrebbe normalmente dovuto sopportare nell’ambito della gestione corrente del suo patrimonio o delle sue attività commerciali quotidiane. La concessione del vantaggio costituito dall’aiuto era quindi idonea ad incidere sugli scambi tra Stati membri e a falsare le condizioni di concorrenza. Secondo il Tribunale, la Commissione non è incorsa in errori nel considerare che, in mancanza di presentazione di un piano di ristrutturazione o di liquidazione alla data del 5 giugno 2009, la garanzia statale nonché la sua proroga oltre tale data dovevano essere dichiarate incompatibili con il mercato interno. La Commissione ha, infatti, seguito fedelmente le regole applicabili in tale ambito . Tali regole richiedono in particolare che: (i) la misura di salvataggio di emergenza destinata a mantenere a galla l´istituzione finanziaria insolvente sia seguita dalla notifica di un piano di ristrutturazione o di un piano di liquidazione; (ii) gli aiuti per il salvataggio in forma di garanzia cessino entro un termine non superiore a sei mesi. Il Tribunale dichiara poi che l’ordine di recupero dell’aiuto è giustificato dalla necessità di ristabilire sul mercato la situazione anteriore alla concessione della garanzia grazie alla quale il Bpp ha beneficiato di un vantaggio economico idoneo ad incidere sugli scambi tra Stati membri e a falsare la concorrenza. La Commissione poteva legittimamente ordinare il recupero del vantaggio economico conferito dalla garanzia statale nel periodo dal 5 dicembre 2008 al 5 giugno 2009 (periodo durante il quale l’aiuto era stato provvisoriamente autorizzato con decisione del 13 marzo 2009). Il carattere reversibile e lo spirito dell’aiuto per il salvataggio (che mira unicamente a consentire all’impresa in difficoltà di superare un breve periodo di crisi) richiede necessariamente la restituzione del vantaggio economico che la garanzia ha comportato per il beneficiario durante tutto il periodo della sua concessione. La semplice abrogazione della garanzia statale a partire dalla data di adozione della decisione del 20 luglio 2010 non è quindi sufficiente a tal fine. Il Tribunale conferma inoltre che la Commissione non è incorsa in errori nel calcolo dell’importo da recuperare. Essa non ha neanche violato il principio del legittimo affidamento. Infine, il Tribunale rileva che il principio di parità di trattamento non è stato violato. La situazione del Bpp, infatti, non è comparabile, in particolare, a quella del Banco Português de Negócios (Bpn) che era stata oggetto di una decisione della Commissione nel marzo del 2012 . Il Tribunale sottolinea che, a differenza della presente causa, in quella occasione le autorità portoghesi avevano effettivamente presentato alla Commissione un piano di ristrutturazione del Bpn, sebbene tardivamente. Inoltre, nel caso del Bpn, il procedimento d’indagine formale è stato avviato non già a motivo della totale mancanza di un piano di ristrutturazione, bensì in quanto, da un lato, il piano di ristrutturazione presentato inizialmente era divenuto obsoleto a causa della vendita del Bpn e, dall’altro, la presentazione di un piano rivisto doveva essere oggetto di un’ulteriore valutazione della Commissione.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: SECONDO L’AVVOCATO GENERALE JääSKINEN, LE VITTIME DI UN CARTELLO ILLECITO POSSONO CHIEDERE IL RISARCIMENTO DEI DANNI DINANZI AL GIUDICE DEL LUOGO IN CUI È DOMICILIATO UNO DEI PARTECIPANTI ALL’INFRAZIONE  
 
 Lussemburgo, 15 dicembre 2014 - Il regolamento Bruxelles I prevede che le persone domiciliate nel territorio di un determinato Stato membro devono, in linea di principio, essere convenute davanti ai giudici di tale Stato. Tuttavia, nel caso di pluralità di convenuti, una persona può anche essere convenuta davanti al giudice del luogo in cui uno qualsiasi di essi è domiciliato, sempre che tra le domande esista uno stretto nesso e che si renda pertanto opportuna una decisione unica onde evitare il rischio che decisioni divergenti ed incompatibili vengano pronunciate in diversi Stati membri. Tale regolamento dispone che in materia di illeciti civili dolosi o colposi la persona domiciliata nel territorio di uno Stato membro può parimenti essere convenuta davanti al giudice del luogo in cui l’evento dannoso è avvenuto o può avvenire, anche qualora tale giudice si trovi in un altro Stato membro. Inoltre, il regolamento Bruxelles I consente alle parti di stabilire quale giudice di uno Stato membro sarà competente a conoscere delle loro controversie, presenti o future, nate da un determinato rapporto giuridico. Tale competenza prevale, salvo eccezioni, su quelle previste nel resto del regolamento. La controversia di cui al procedimento principale fa seguito ad una decisione del 3 maggio 2006, in cui la Commissione ha constatato che alcune società fornitrici di perossido di idrogeno e di perborato di sodio avevano partecipato ad un cartello, in violazione delle norme dell’Unione in materia di concorrenza . A tale titolo, alcune di dette società sono state condannate al pagamento di ammende. La Cartel Damage Claims Hydrogen Peroxide Sa (Cdc) è una società belga a cui diverse imprese hanno ceduto i propri diritti al risarcimento per le perdite economiche subite a causa del cartello. Nel marzo 2009, la Cdc ha avviato un’azione risarcitoria dinanzi al Landgericht Dortmund (Tribunale regionale di Dortmund, Germania), nei confronti di sei delle società sanzionate dalla Commissione. Dato che tali società erano domiciliate in Stati membri diversi, la Cdc ha precisato nel proprio ricorso che i giudici tedeschi erano competenti a statuire nei confronti di tutti i convenuti, dal momento che uno di loro, ovvero la Evonik Degussa Gmbh, aveva la propria sede in Germania. Nel settembre 2009, la Cdc ha rinunciato alla propria azione nei confronti della Evonik Degussa, in seguito alla conclusione di una transazione amichevole. Le altre società contro le quali è diretto il ricorso della Cdc contestano la competenza internazionale del giudice tedesco. Esse sostengono che i contratti di fornitura conclusi con le società lese contenevano clausole attributive di competenza e compromissorie che designavano i giudici competenti in caso di controversia derivante dai contratti. Investito della questione della sua competenza internazionale, il Landgericht Dortmund ha sottoposto alla Corte di giustizia diverse questioni pregiudiziali relative all’interpretazione del regolamento Bruxelles I. Nelle sue conclusioni odierne, l’avvocato generale Niilo Jääskinen ricorda in primo luogo che, secondo la norma sulla competenza speciale in materia di illeciti civili dolosi o colposi, è competente unicamente il giudice nel cui distretto è avvenuto l’evento dannoso, nozione che concerne sia il luogo del fatto generatore del danno, sia il luogo in cui quest’ultimo si è concretizzato. Tale norma, che mira a limitare il numero di procedimenti paralleli e ad individuare un giudice che presenti un nesso particolarmente stretto con la controversia, non può tuttavia essere utilmente applicata nell’ambito di un’azione risarcitoria basata su una violazione del diritto della concorrenza come quella di cui al procedimento principale. Quest’ultima, infatti, ha la peculiarità di avere avuto una durata notevole, di aver interessato l’intero territorio dell’Unione e di aver presentato una struttura molto complessa, di modo che sia gli atti collusivi che i partecipanti e i soggetti danneggiati risultano sparsi in un numero elevato di Stati membri. L’avvocato generale sostiene dunque che tale norma è inapplicabile al caso di specie. In secondo luogo, l’avvocato generale rileva che la Commissione, nella propria decisione sul cartello, ha constatato che si trattava di un’infrazione unica e continuata al diritto della concorrenza dell’Unione e che ciascun partecipante poteva vedersi imputare, in quanto coautore, l’effettivo comportamento degli altri, indipendentemente dal proprio contributo concreto. A tale riguardo, l’avvocato generale sottolinea che, poiché le norme nazionali in materia di ripartizione della responsabilità tra i membri di un cartello possono differire considerevolmente, nel caso di specie esiste un rischio concreto che, se giudici di Stati membri diversi si pronunciassero separatamente, ciascuno dei partecipanti venga condannato al risarcimento di danni calcolati in maniera differente. Di fronte ad un siffatto rischio, il regolamento consente di proporre un’azione dinanzi ad un solo ed unico giudice, nei confronti di più convenuti domiciliati in Stati membri diversi. Sotto il medesimo profilo, l’avvocato generale ritiene che la rinuncia dell’attore all’azione nei confronti del solo convenuto domiciliato nel distretto del giudice adito non pregiudichi, in linea di principio, la competenza di quest’ultimo a pronunciarsi sui ricorsi avverso gli altri convenuti. Tuttavia, la disposizione del regolamento che consente di citare più convenuti dinanzi allo stesso giudice non deve essere applicata in modo abusivo. Ciò si verificherebbe, ad esempio, qualora venisse dimostrato che la Cdc e l’Evonik Degussa avevano volontariamente posticipato la conclusione della loro transazione amichevole a un momento successivo alla presentazione del ricorso, al solo fine di radicare in Germania la competenza giurisdizionale nei confronti degli altri partecipanti al cartello. In terzo luogo, l’avvocato generale ritiene che le controversie connesse al risarcimento dei danni derivanti da un cartello illecito possano essere sottoposte a clausole attributive di competenza o compromissorie, inserite in contratti commerciali, soltanto a condizione che la vittima abbia prestato il proprio consenso espresso a tali clausole, in piena consapevolezza del cartello e dei danni causati da quest’ultimo. L’avvocato generale sottolinea tuttavia che le clausole che individuano la competenza di un giudice situato al di fuori dell’Unione, nonché le clausole compromissorie, possono essere fatte valere nei confronti delle disposizioni del regolamento unicamente nel pieno rispetto, dinanzi a tale giudice o al collegio arbitrale, del diritto della concorrenza dell’Unione  
   
   
SOSTEGNO UE PER LA RICERCA DELL´IMPIEGO AI LAVORATORI LICENZIATI IN FRANCIA, ITALIA E POLONIA  
 
 Bruxelles, 15 dicembre 2014 - La commissione per i bilanci ha chiesto giovedì che gli oltre 5.000 lavoratori licenziati per esubero in Francia, Italia e Polonia dovrebbero ricevere aiuti europei pari a 29 milioni di euro per aiutarli a cercare nuovi posti di lavoro. Il sostegno del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg) deve ancora essere approvato dal Parlamento nel suo insieme e dal Consiglio dei ministri. Air France: 25 milioni di euro per 3.886 lavoratori - La compagnia di bandiera francese ha richiesto sostegno dopo aver licenziato 3.886 dipendenti a causa della competizione aggressiva - soprattutto da parte di tre linee aeree nel Golfo Persico - e all´aumento dei costi del carburante. L´impatto di tali esuberi è aggravato dalla chiusura di un´azienda Peugeot nell´Ile-de-france, la stessa regione dove si trova Air France. I 25.937,813 milioni di euro di aiuti del Feg - molti dei quali andranno a rimborsare le autorità francesi per i piani già finanziati per reintegrare i lavoratori licenziati nel posto di lavoro - rappresentano la più alta somma di denaro mai pagata finora dal fondo. Whirlpool: 1,89 milioni di euro per 608 lavoratori - Il calo della domanda di elettrodomestici, generato dalla crisi che ha colpito i consumatori, ha portato al licenziamento di 608 lavoratori della Whirlpool Europe S.r.l e dei suoi fornitori locali nella provincia di Trento. I licenziamenti hanno aggravato ancora di più la disoccupazione in una regione dove il numero delle persone senza lavoro è raddoppiato dall´inizio della crisi, arrivando al 6,1 % nel 2013. Le autorità italiane useranno 1,89 milioni di euro del Feg per aiutare i lavoratori licenziati a trovare un´occupazione. Questa è la terza domanda al Feg per il settore italiano della produzione di apparecchiature elettriche. Fiat Auto Polonia: 1,26 milioni di euro per 777 lavoratori - Un migliaio di lavoratori sono stati licenziati nello stabilimento Fiat a Tychy, nel sud della Polonia, a causa della perdita di quote di mercato in Europa nella produzione di autovetture. Tra il 2011 e il 2012 la produzione a Tychy è scesa di almeno un terzo, colpendo sia lo stabilimento sia i suoi fornitori, in una regione dove la disoccupazione è in costante crescita dal 2011. Questa è la ventiduesima richiesta polacca di assistenza nel settore automobilistico. Il sostegno di 1,26 milioni di euro da parte del Feg contribuirà a coprire i costi per i vari corsi di formazione per aiutare i 777 lavoratori a reinserirsi nel mercato del lavoro. Tappe successive - Il Parlamento nel suo insieme voterà queste richieste durante la sessione plenaria di dicembre. La decisione del Consiglio è prevista per il 15 e 16 dicembre. Contesto - Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è stato istituito per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori licenziati per ragioni di esubero a seguito di trasformazioni rilevanti nella struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione o alla crisi finanziaria e per aiutarli a trovare un nuovo impiego. Per il periodo 2014-2020 il massimale annuo del fondo è di 150 milioni di euro. Ai lavoratori licenziati sono offerti strumenti come il supporto per la creazione di imprese, assistenza nella ricerca del lavoro, orientamento professionale e vari tipi di percorsi di formazione. In molti casi le autorità nazionali hanno già iniziato a prendere alcune di queste misure e saranno rimborsate dall´Ue una volta che le loro richieste sono definitivamente approvate.  
   
   
MISE: DDL CONCORRENZA; VICARI, INDISCREZIONI LONTANISSIME DALLA REALTA’  
 
Roma, 15 dicembre 2014 - Il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, in relazione alle indiscrezioni giornalistiche sul disegno di legge in materia di concorrenza circolate in questi giorni su alcuni organi di stampa, le ha definite oggi “lontanissime dalla realtà”. “I temi della concorrenza per i quali ho la delega del ministro Federica Guidi – ha aggiunto il sottosegretario – sono da mesi all’esame dei nostri uffici e si trovano al momento in una fase di istruttoria tecnica sulla quale deve ancora iniziare il confronto in sede politica con lo stesso ministro e con gli altri ministeri interessati. D’altronde su questo provvedimento ha parlato chiaro nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Matteo Renzi quando, nel corso di un recente question time alla Camera, ha annunciato che il ddl sulla concorrenza sarà esaminato nel 2015. E, aggiungo io, solo dopo che saranno state affrontate le altre importanti priorità di cui il Paese ha bisogno”.  
   
   
LIVORNO, AL MISE MUOVE I PRIMI PASSI L’ACCORDO DI PROGRAMMA PER IL TERRITORIO REINDUSTRIALIZZAZIONE E RIQUALIFICAZIONE, LE ISTITUZIONI ILLUSTRANO LE PRIORITA’  
 
 Roma, 15 dicembre 2014 - Come ridare fiato ad un territorio, quello di Livorno, che accusa pesantemente i colpi e i contraccolpi di una lunga crisi. Lo strumento individuato per la reindustrializzazione e la riqualificazione della zona, l’Accordo di Programma che, per esempio, con Piombino sta dando- per generale ammissione- buoni risultati. Se ne è cominciato a discutere oggi, al Ministero dello Sviluppo Economico, durante un incontro- coordinato dal Vice Ministro Claudio De Vincenti- al quale hanno preso parte tutte le istituzioni coinvolte: il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il Presidente della Provincia di Livorno e Sindaco di Rosignano Alessandro Franchi, il Sindaco di Livorno Filippo Nogarin, il Sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci, il Segretario Generale dell’Autorità Portuale Massimo Provinciali. Le direttrici d’intervento individuate per il rilancio della zona sono quelle del porto, della rete ferroviaria, delle bonifiche, del sostegno all’insediamento industriale e alla formazione dei giovani finalizzata al loro inserimento nel mondo del lavoro. Per la settimana prossima è stata convocata una nuova riunione, tecnica, per iniziare ad entrare nel merito- con l’apporto delle competenze del Ministero delle Infrastrutture e dell’Ambiente- delle singole questioni.  
   
   
MARCHE, DATI EXPORT – COMMENTO PRESIDENTE SPACCA: “CONTINUA IL TREND POSITIVO, ELEMENTO DI FIDUCIA”.  
 
Ancona, 15 dicembre 2014 - “Continua il trend positivo per l’export marchigiano che, con un +7,4%, si mantiene ai vertici nazionali per crescita. La nostra regione è salda sul podio delle migliori performance nazionali ormai da molti trimestri a questa parte. Un elemento di grande fiducia. E’ la conferma che aver avviato, in tempi non sospetti, stabili relazioni istituzionali, economiche con Paesi in forte crescita, aver realizzato, solo negli ultimi tre anni, 470 progetti di promozione economica e di internazionalizzazione con 12.510 piccole imprese coinvolte, rappresenta oggi per le Marche un vantaggio rispetto ad altre regioni. Un’azione forte, consapevole e determinata che ha consentito di riportare le esportazioni regionali ai livelli pre-crisi”. Così il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, commenta i dati Istat sulle esportazioni nel terzo trimestre 2014. Le Marche sono anche per il terzo trimestre, così come per le precedenti rilevazioni, citate nel rapporto Istat tra le regioni che contribuiscono maggiormente a sostenere l’export nazionale. A fronte di un lieve incremento dell’export in Italia (+1,4%), cresciamo nei primi nove mesi di quest’anno del +7,4%, secondi solo alla Liguria.  
   
   
XII RAPPORTO SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL PIEMONTE L’INDICE SOCIO-ECONOMICO DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL PIEMONTE REGISTRA UNA PERFORMANCE LIEVEMENTE POSITIVA: +1,5% RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE  
 
Torino, 15 dicembre 2014 - È stato presentato venerdì 12 dicembre 2014, il Xii Rapporto sull’internazionalizzazione del Piemonte, a cura di Unioncamere Piemonte. Dopo i saluti del Presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello, il Segretario Generale di Unioncamere Piemonte Paolo Bertolino ha illustrato i principali dati contenuti nel rapporto. Le conclusioni sono state affidate a Giuseppina De Santis, Assessore alle Attività produttive della Regione Piemonte. Nonostante il perdurare di una congiuntura economica sicuramente non favorevole, il Piemonte ha mantenuto complessivamente un buon grado di internazionalizzazione, grazie all’andamento del commercio estero e all’apertura del sistema universitario, confermandosi una tra le realtà regionali più internazionalizzate del nostro Paese. “L’internazionalizzazione del Piemonte continua a crescere, sostenuta soprattutto dalle esportazioni. Questa crescita rappresenta un elemento strategico per lo sviluppo del nostro territorio, sul quale vanno investite e concentrate tutte le energie possibili. In Italia, infatti, ci sono 70.000 imprenditori potenzialmente in grado di lanciarsi sui mercati esteri: considerando che l’export del Piemonte rappresenta oltre il 10% di quello nazionale, il compito delle Camere di commercio piemontesi è scoprire, accompagnare e formare 7.000 imprenditori pronti a diventare ambasciatori del ‘made in Piemonte’ nel mondo e protagonisti straordinari sui mercati esteri” commenta Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte. "I nuovi dati sull´export confermano una tendenza positiva da accogliere con moderato ottimismo, considerato lo scenario globale e le difficoltà che invece ancora sussistono sul mercato interno, su cui c´è ancora molto da lavorare – ha dichiarato Giuseppina De Santis, Assessore alle Attività produttive della Regione Piemonte -. Bisogna quindi prenderli come un buon punto di partenza per continuare a sostenere la capacità delle piccole e medie imprese di crescere sia sui mercati internazionali che su quelli nazionali, stimolando le Pmi a sviluppare e realizzare nuovi modelli di attività, soprattutto in forma aggregata. Al di sotto di una certa soglia non è infatti possibile realizzare efficaci misure di export. Nella nuova programmazione del Por Fesr, al fine di incrementare il livello di internazionalizzazione dei sistemi produttivi, abbiamo previsto di stanziare circa 62 milioni di euro per progetti di promozione dell´export destinati a imprese e cluster, individuati su base settoriale o territoriale". L’indice sintetico di internazionalizzazione del Piemonte Anche quest’anno l’indice di internazionalizzazione del Piemonte, che sintetizza le tendenze manifestate nel corso del 2013 dai diversi indicatori legati al fenomeno dell’internazionalizzazione, ha registrato una dinamica positiva, con una crescita complessiva del 1,5% rispetto al valore calcolato per il rapporto 2013. L’incremento complessivo è scaturito dall’ottima performance dell’indice di internazionalizzazione sociale, cresciuto del 5% circa, e dalla sostanziale stabilità della componente economica. Per quanto riguarda la sfera sociale, si rileva una progressione nella presenza della popolazione straniera (+9,0%), con una quota dei residenti stranieri sul totale della popolazione salita al 9,6% dall’8,8% dell’anno precedente. Positiva anche la dinamica dell’attrattività del sistema universitario regionale (+3,9%): l’incidenza degli stranieri sul totale degli iscritti presso i quattro Atenei regionali è pari, nell’anno accademico 2012/2013, all’8,4%, a fronte dell’8,0% del precedente a.A. Si rileva, invece, un arretramento dell’indice relativo al turismo internazionale (-3,5%): il peso delle presenze di turisti stranieri sui flussi turistici complessivamente registrati in Piemonte nel 2013 scende al 39,8%, dal 41,3% del 2012. Sotto il profilo economico, tralasciando il tassello relativo alla capacità di attrarre investimenti diretti esteri (ipotizzato uguale all’anno precedente a causa della attuale indisponibilità del dato), si rilevano andamenti contrapposti. A fronte di un aumento della propensione piemontese al commercio internazionale (+1,1%) si registra una flessione nell’apertura al lavoro straniero (-1,1%). Nel primo caso, l’incremento è scaturito dall’accresciuta propensione al commercio internazionale di merci, che ha compensato la lieve flessione sul fronte degli scambi internazionali di servizi. Sul versante del lavoro straniero, il progressivo incremento della componente straniera sul totale degli imprenditori registrati in Piemonte (nel 2013 la quota è salita al 7,5%, dal precedente 7,2%) non è stato sufficiente a controbilanciare la contrazione della quota di occupati stranieri sul totale, scesa al 10,6% dall’11,1% del 2012. Il Piemonte continua ad apparire più internazionalizzato della media italiana: posto pari a 100 il livello di internazionalizzazione complessivo dell’Italia, quello piemontese risulta superiore a quest’ultimo di circa 26 punti percentuale. Sia in riferimento agli aspetti economici, sia sotto il profilo sociale, il Piemonte manifesta una maggiore propensione all’internazionalizzazione rispetto al Paese valutato nel suo complesso: i relativi numeri indice risultano, infatti, pari a 123,9 e 138,5. Scendendo nel dettaglio degli indici elementari, spicca in primo luogo il dato relativo alla formazione internazionale: l’incidenza degli iscritti universitari di nazionalità straniera ai quattro Atenei piemontesi è più che doppia rispetto al dato nazionale. Il Piemonte si distingue, inoltre, per la più elevata incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione residente e per il più rilevante grado di apertura agli scambi internazionali, sia di merci che di servizi. La presenza degli stranieri nel mercato del lavoro regionale è in linea con quanto si osserva a livello nazionale, mentre l’unico indice che vede il Piemonte in una situazione d’inferiorità rispetto alla media nazionale è, anche nel 2013, quello relativo alle presenze di turisti stranieri. Nei primi nove mesi del 2014 il valore delle esportazioni piemontesi ha raggiunto i 31,5 miliardi di euro, registrando un aumento del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2013, a fronte del +1,4% concretizzato a livello complessivo nazionale. Valutando le singole variazioni trimestrali, alla crescita del 6,9% del periodo gennaio-marzo 2014 sono seguiti incrementi tendenziali meno sostenuti nel Ii e nel Iii trimestre (pari, rispettivamente, a +1,9% e +1,3%). In un’ottica di benchmarking con le principali regioni esportatrici, il Piemonte ha registrato la performance migliore dopo l’Emilia Romagna, che ha realizzato un aumento delle vendite oltreconfine del 4,2%; il valore delle esportazioni della Lombardia è risultato sostanzialmente stabile (+0,3%), mentre il Veneto ha concretizzato un incremento del 2,5%. Le esportazioni piemontesi rappresentano oggi il 10,7% di quelle nazionali, quota in aumento rispetto al periodo gennaio-settembre 2013 (10,5%). La crescita delle esportazioni regionali non ha coinvolto tutti i principali comparti. Il settore dei mezzi di trasporto, che genera il 24,6% dell’export complessivo, ha realizzato l’incremento più marcato (+11,7%), dinamica che sintetizza l’incremento delle vendite all’estero di autoveicoli e la lieve contrazione di quelle dei componenti autoveicolari. Positiva, anche se di intensità minore, anche la dinamica dell’export della meccanica che, con una quota del 19,5% sul totale regionale, ha concretizzato un aumento dell’1,6% rispetto al periodo gennaio-settembre 2013. Le esportazioni di prodotti alimentari e bevande, terzo comparto per importanza, sono aumentate del 3,7%, quelle di articoli in gomma e materie plastiche dell’1,7%, mentre il comparto di metalli e prodotti in metallo ha scontato una flessione del 13,3%. Per quanto riguarda i mercati di sbocco delle merci piemontesi, il bacino dell’Ue 28 ha attratto il 58,1% dell’export regionale, contro il 41,9% dei mercati extracomunitari. La dinamica è risultata positiva sia per le esportazioni dirette ai partner extra-Ue 28 (+2,1%) che per quelle destinate all’Ue 28 (+4,2%).  
   
   
LA CRISI “CHIUDE” LE PMI CAMPANE  
 
 Salerno, 15 dicembre 2014 - Un quarto delle Pmi della Campania tra il 2008 e la prima metà del 2014 è stato interessato da liquidazioni volontarie o da procedure concorsuali (fallimentari o di altro tipo). I dati sono stati estrapolati dal Centro Studi di Ance Salerno sulla base dell’analisi contenuta nell’”Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure d’imprese” di Cerved Group s.P.a., dicembre 2014. Lo studio certifica che «il conto della crisi è stato più salato per le società campane, marchigiane e pugliesi». Il tasso percentuale sul numero complessivo di Pmi campane attive nel 2007 che sono state liquidate, o che sono fallite o che hanno attivato altra procedura tra il 2008 ed il primo semestre del 2014 si attesta al 25,6%. Per capire la gravità di tale dato basta evidenziare che le regioni che meglio hanno assorbito i riflessi del ciclo recessivo (Valle d’Aosta e Trentino) fanno segnare, invece, un tasso di incidenza rispettivamente del 12,8% e del 12,6 %. Leggermente meno grave la situazione relativa al tasso di incidenza dei fallimenti sempre tra le Pmi: in questo caso la percentuale della Campania è del 9,9%, inferiore a quella della Calabria, che si accolla il primato negativo, 11,7%. Dal punto di vista numerico le Pmi (imprese con numero di addetti tra 10 e 250 ed un valore del fatturato tra 2 e 50 milioni di euro) che in Campania sono uscite dal circuito produttivo si suddividono in 918 per fallimenti; 186 per altre procedure non fallimentari; 1.793 per liquidazioni. Le Pmi con almeno una procedura aperta risultano 2.361. Va segnalato che il tasso percentuale campano delle Pmi liquidate, fallite o con altra procedura in corso tra il 2008 ed il primo semestre 2014 (25,6%) è di 4,6 punti più alto della media Italia (21%). Le Macro-aree Territoriali «Con quasi un quarto delle Pmi liquidate o in procedura concorsuale – evidenzia il Cerved – il Centro Sud ha pagato alla crisi un conto più salato rispetto al Nord Ovest (19,8% di Pmi con almeno una procedura) ed al Nord Est (18,5%)». Con tassi di uscita particolarmente alti oltre alla Campania, come già detto, vanno considerate le Marche e la Puglia. In base all’incidenza dei soli fallimenti, rileva sempre il Cerved, «a soffrire di più (con più di un decimo delle Pmi fallite dall’inizio della crisi) risultano Calabria, Friuli, Marche, Abruzzo e Molise». Il Quadro Nazionale I dati Cerved riferiti al periodo più recente (terzo trimestre 2014) segnalano che a livello nazionale sono fallite 3.000 società (+14,1% rispetto al pari periodo 2013). Aggiungendo a questi dati quello del primo e del secondo trimestre si raggiunge la ragguardevole cifra di 11.000 imprese in fallimento (+11,9% rispetto al 2013). E’ sempre il Cerved a porre in rilievo che si tratta di un nuovo record negativo e che per la prima volta dall’inizio della serie storica viene superata a settembre quota 10.000. Dal punto di vista dei settori maggiormente colpiti dal fenomeno dei fallimenti risultano in forte aumento quelli registrati nell’edilizia: tra gennaio e settembre sono entrate in procedura fallimentare quasi 2.500 imprese, +11,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tirando le somme, secondo gli analisti del Cerved, sebbene la crisi continui ad incidere negativamente sulla vita delle imprese, «d’altra parte – sottolineano – risulta in calo il numero di soci che decidono volontariamente di liquidare la propria azienda, un dato che potrebbe segnalare un miglioramento nella fiducia degli imprenditori». Il Presidente Antonio Lombardi: «Il Conto Salato Della Crisi Continua A Pagarlo L’edilizia» «Diventa davvero difficile – ha dichiarato il presidente di Ance Salerno, Antonio Lombardi – commentare l’ennesima analisi statistica che descrive perfettamente lo stato di grave criticità nel quale permangono le imprese della filiera edile. Tra i segmenti produttivi travolti dalle procedure fallimentari spicca quello delle costruzioni perché, naturalmente, vittima principale del drastico taglio degli investimenti pubblici che ha colpito le regioni meridionali». «E’ davvero arduo – ha continuato Lombardi – immaginare che dopo i ripetuti allarmi del mondo imprenditoriale e delle organizzazioni sindacali siano in corso di attivazione provvedimenti adeguati allo scenario drammatico nel quale si dibattono aziende e lavoratori. Il quadro tratteggiato dal Cerved – ha concluso Lombardi – dovrebbe essere un monito severo per le istituzioni a tutti i livelli che perseverano in un atteggiamento destinato a provocare ulteriori ed incalcolabili danni in termini economici ed occupazionali in primo luogo alle regioni del Sud. Non è più il momento delle parole, ma dell’immediata attivazione di flussi di liquidità sui territori per ridare ossigeno al sistema produttivo. Non si può pensare di prolungare quella che è diventata una vera e propria agonia».  
   
   
L´INNOVAZIONE DELLE PMI PASSA DA FIRENZE  
 
Firenze, 15 dicembre 2014 - L´innovazione, la ricerca e l´internazionalizzazione delle imprese passano da Firenze, sede del National Meeting Een (Enterprise Europe Network). In città, il 9 e 10 dicembre, si sono dati appuntamento i responsabili di oltre 50 sportelli Een sul territorio italiano. Enterprise Europe Network è la rete europea inaugurata nel 2008 con il sostegno della Commissione Europea (direzione generale imprese & industria) nell’ambito del Programma europeo Competitività ed Innovazione (Cip) adottato per supportare le piccole e medie imprese nel loro processo di internazionalizzazione ed innovazione. Nella due giorni di incontri, che si è svolta fra la sede di Promofirenze e l´hotel Baglioni, è stato fatto il punto sugli ultimi 5 anni di lavoro, che hanno visto più di 11mila accordi di partnership internazionale tra operatori, una banca dati attuale con quasi 20mila profili, migliaia di esperti e servizi dedicati in tema di proprietà intellettuale, trasferimento tecnologico, nuovi mercati e accesso ai finanziamenti europei, a cominciare dai progetti Horizon 2020 (su ricerca e innovazione) e Cosme (competitività). Anche per i prossimi cinque anni, Promofirenze, azienda speciale della Camera di Commercio di Firenze, sarà capofila del Consorzio dell´Italia centrale che ha preso il nuovo nome di Sme2eu (Small Medium Enterprise to Europe) e dispone complessivamente di sette sportelli: a Promofirenze, Confindustria Toscana e Confesercenti nell´area di Firenze, a Umbria Innovazione (Terni) e al Centro estero innovazione (Perugia) in Umbria, a Piceno promuove (Ascoli Piceno) e Compagnia delle Opere di Pesaro-urbino nelle Marche. "Promofirenze, nella programmazione 2015-2020, continuerà a essere parte attiva della rete Enterprise Europe Network coordinando 3 regioni del Centro Italia e attivando tutte le sinergie possibili per poter far sì che i servizi della rete Enterprise Europe Network possano realmente accrescere la competitività delle imprese a livello europeo ed internazionale - ha sottolineato Mario Curia, consigliere delegato Promofirenze -. La rete ha certamente tutte le potenzialità per avvicinare imprese alle istituzioni europee, problematica oggi molto sentita, soprattutto dalle piccole imprese. Per il rilancio dell’economia la rete Een potrebbe avere un ruolo strategico per il territorio convogliando in misura sempre maggiore finanziamenti europei attraverso progetti specifici". Enterprise Europe Network è complessivamente composta da circa 600 organizzazioni, tra cui Camere di commercio, enti per lo sviluppo regionale, Centri di ricerca universitari con circa 4.000 esperti professionisti in più di 54 Paesi : al di là dei confini dei 28 Paesi dell’Unione europea Enterprise Europe Network è presente anche in Norvegia, Islanda, Svizzera, Turchia, Armenia, nell’ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, Israele, Marocco, Ucraina, Sud Corea.  
   
   
NON PROFIT, TRENTINO AI VERTICI IN ITALIA E NEL NORD-EST  
 
Trento, 15 dicembre 2014 - “Dico grazie alle tante persone che lavorano nell’ambito del non profit in Trentino. Grazie ai tanti volontari che si spendono per la collettività in settori diversi ma tutti importanti. E’ anche in queste esperienze umane che si possono leggere le tracce di un’autonomia speciale che non si esaurisce negli assetti istituzionali riconosciuti ad un territorio ma affonda le sue radici nel senso di responsabilità di ogni singolo nei confronti di una comunità. Questi dati ci riempiono di orgoglio”. Così il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi ha commentato la diffusione da parte del Servizio Statistica del report che descrive il settore del non profit in Trentino e propone confronti con altre realtà territoriali, in particolare il Nord-est e l´Italia. I numeri parlano chiaro: in questo campo il Trentino è ai vertici. La pubblicazione è consultabile sul sito internet del Servizio Statistica all’indirizzo www.Statistica.provincia.tn.it. Risultano attive in Trentino 5.371 istituzioni non profit mentre le unità locali presenti sul territorio provinciale, indipendentemente dalla localizzazione della sede centrale dell’istituzione di appartenenza, sono pari a 6.069 unità. Alcuni indicatori sintetici sono in grado di descrivere efficacemente l’entità del fenomeno per la provincia di Trento. Le istituzioni non profit con sede in Trentino sono 102 ogni 10mila abitanti, molte di più della media nazionale (51) e del Nord-est (65). Questo valore colloca il Trentino al secondo posto della graduatoria italiana, dopo la Valle d’Aosta (104). Le unità locali sono invece 116 ogni 10mila abitanti, dietro solo alla provincia di Bolzano (132) e alla Valle d’Aosta (118). I volontari che operano a favore delle istituzioni non profit sono in Trentino 1.972 ogni 10mila abitanti; tale valore è secondo solo alla provincia di Bolzano (3.012) ed è molto superiore alla media del Nord-est (1.146) e dell’Italia (801). Il Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento presenta i dati più recenti a disposizione relativi al settore del non profit in Trentino. Attraverso il report vengono fornite dettagliate informazioni sul terzo settore in provincia di Trento, confrontate con la ripartizione del Nord-est e con il contesto nazionale. Del settore viene proposta anche un’analisi temporale, attraverso la lettura combinata dei dati dei censimenti del non profit, svolti nel 1999 e nel 2011.  
   
   
NASCE “FEDERLAZIO LOGISTICA”  
 
Roma, 15 dicembre 2014 E’ “Federlazio Logistica”, l’ultima nata in casa Federlazio. L’associazione ha deciso di riunire sotto una stessa categoria le imprese che operano nei diversi segmenti delle Logistica: dalla gestione magazzini e depositi al trasporto, alla movimentazione e alla distribuzione delle merci. L’assemblea costituente ha eletto Presidente Giuseppe Bursese, titolare della “Laziale Distribuzione Spa” di Santa Palomba, una dei più importanti poli logistici a livello nazionale, attiva dal 1979. Vicepresidente è stato eletto Luciano Cianfrocca, titolare della “Cianfrocca Trasporti Srl”, un’importante azienda con sede a Supino (Fr), specializzata nell’attività di trasporto nazionale ed internazionale. “La funzione logistica – sono state le prime parole del neo presidente Bursese – è andata via via assumendo una crescente importanza per l’insieme delle attività economiche e per lo sviluppo del territorio. Si tratta di un settore che ha necessità di un approccio più moderno e più funzionale all’intera economia, per consentire ad essa di tenere il passo con le dinamiche più aggiornate che già si producono da tempo a livello internazionale”.  
   
   
TASK FORCE DOGANALE A SAN PAOLO E L´EXPORT VENETO/BRASILE IN UN ANNO RADDOPPIA  
 
Padova, 15 dicembre 2014 - All´evento Veneto/brasile concluso l’ 11 dicembre a Padova grande partecipazione all´incontro sulle dogane (130 aziende). 24 incontri in aziende del territorio. Edson D´aguano, guru del marketing in Brasile: “Risultati “a grandi numeri” se si investe anche nella comunicazione.” "Anche in Brasile, così come per la Russia, è importante che la Regione Veneto intervenga in prima persona a fianco delle sue aziende. Con un presidio doganale a San Paolo il nostro export in un anno può raddoppiare. " Questa la sintesi del Presidente Forexport, Giovanni Salvalaggio, a conclusione dell´evento “Italia Brasile” che per due giorni (10 e 11 dicembre) ha messo in contatto aziende italiane e istituzioni ed esperti brasiliani di massimo livello nei servizi alle importazioni. Perché è un problema pratico, soprattutto doganale, quello che blocca l´esportazione italiana, e veneta, in Brasile. E la soluzione proposta è pratica. "L´export veneto in Brasile è fermo a 500 milioni (stima finale 2014) - aggiunge Renzo Fornasiero, direttore del Consorzio Forexport. - Da un lato dobbiamo arrivare con le carte a posto, e qui ci siamo organizzati. Ma poi le merci vanno sbloccate in dogana con un supporto locale autorevole: pensiamo a un piccolo team di professionisti ben introdotti, convenzionati tramite il Consorzio, e magari investiti di un ruolo ufficiale tramite la Regione. Questo “peso politico” in più ci aiuterà a velocizzare molte procedure.” Dopo la giornata sulle problematiche doganali, l´evento è proseguito con 24 incontri programmati con le aziende del territorio. Edson D´aguano, guru del marketing nel mercato Brasiliano, ha messo in evidenza quattro elementi di successo: predisporre un prodotto studiato e testato specificamente per il mercato brasiliano, collocare il prodotto nel posto giusto considerando la vastità del Paese, comunicare e far conoscere in anticipo il marchio tra i consumatori. Infine la definizione del prezzo richiede un´analisi molto attenta, considerando che è soprattutto qui che si rischia di finire fuori mercato”. Cinque i settori su cui punteranno principalmente le aziende venete che fanno riferimento a Forexport, il consorzio per l´esportazione della Cna: turismo, grandi opere, sanità, ambiente, food. Tutti settori da potenziare notevolmente considerando che l´interscambio totale con l´Italia è fermo a 11 miliardi di dollari, e che il nostro Paese è l´8° fornitore mondiale del Brasile, e il secondo in Europa.  
   
   
BANCA COOPERATIVA PER TERRITORI PALESTINESI: KNOW HOW DALL´ALTO ADIGE  
 
 Bolzano, 15 dicembre 2014 - Per garantire anche ai ceti più svantaggiati della popolazione l´accesso a crediti, sono attualmente allo studio le modalità per creare banche di credito cooperativo nei territori palestinesi. Lo specifico know how arriva anche dall´Alto Adige e l’11 dicembre una delegazione palestinese ha fatto visita al presidente Arno Kompatscher. Il Presidente ha anzitutto espresso la sua preoccupazione per la situazione in Medio Oriente: "Non abbiamo ovviamente nessuna competenza in politica estera, ma seguiamo con attenzione l´evolversi della situazione anche perchè è nostro impegno favorire la pacifica convivenza dando un nostro contributo con le risorse disponibili", ha detto Kompatscher nell´incontro a Palazzo Widmann in cui si è parlato soprattutto del progetto "Palisco". Si tratta di un´iniziativa che intende favorire il sistema di credito cooperativo in particolare nei territori palestinesi e per questo della delegazione giunta a Bolzano fanno parte anche rappresentanti dell´autorità monetaria palestinese. "Palisco" è anche il nome dell´associazione promotrice presieduta da Heiner Nicolussi-leck, Obmann della Federazione Raiffeisen dell´Alto Adige. "Negli ultimi decenni in Alto Adige l´esperienza locale in questo settore è stata molto positiva, è quindi un bel segnale se ora anche altre realtà possono beneficiare di questa conoscenza nel settore cooperativo e bancario per rilanciare la propria economia con microcrediti", ha sottolineato Kompatscher . I microcrediti sono anche uno dei punti centrali dell´attività della Provinicia nella cooperazione allo sviluppo, "perchè possono favorire molte iniziative imprenditoriali che a loro volta assicurano una fonte di reddito a tante famiglie", ha spiegato Kompatscher. Con il sostegno del progetto "Palisco" si punta ad elaborare il quadro giuridico per le banche cooperative in Palestina e a creare una banca di questo tipo a Betlemme. Parallelamente prosegue la cooperazione internazionale con i territori palestinesi: dal 1997 sono stati finanziati dall´Alto Adige 11 progetti con 300mila euro che hanno mirato al miglioramento della situazione di donne e bambini, alla realizzazione di condutture per l´acqua potabile, al sostegno di imprese agricole familiari.  
   
   
FVG: PROGETTO SADILEGNO DIVENTI MODELLO SOVRAREGIONALE  
 
Udine, 15 dicembre 2014 - "Non solo un momento di bilancio di un progetto importante dal punto di vista ambientale e soprattutto imprenditoriale, ma l´occasione per dimostrare che il modello ideato da Sadilegno nel settore foresta-legno ha una valenza sovraregionale e può diventare un macroprogetto, oltre che un esempio replicabile a livello di micro e media impresa". Lo ha affermato il vicepresidente della Regione e assessore alle Attività produttive e Risorse forestali Sergio Bolzonello in occasione della presentazione dello stato di avanzamento del progetto avviato nel 2012 dall´impresa Sadilegno dell´ingegnere marchigiano d´origine, ma ormai "valpesarino d´adozione", Samuele Giacometti. Il progetto, che è stato cofinanziato dalla Regione per un importo di circa cento mila euro e patrocinato dall´Inea-istituto nazionale di economia agraria, dalla Comunità Montana della Carnia e dal Pefc-programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale per l´Italia, oltre a far nascere la prima rete di imprese della filiera foresta-legno in alta Carnia ha permesso la messa a punto del modello di rete di imprese - chiamato 12-to-Many - capace di unire l´arco alpino italiano dal Friuli Venezia Giulia al Piemonte attraverso la valorizzazione del legname locale e del lavoro di artigiani capaci di trasformarlo a "chilometro zero". Non a caso all´incontro era presente anche il consigliere della Regione Piemonte, Elvio Rostagno, che ha ricordato come quello attivato dal progetto sia "un ponte interessante tra il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte, due regioni che hanno problemi e risorse molto simili". Bolzonello ha tenuto a ribadire che "adesso ci sono tutte le condizioni legislative, politiche e il terreno culturale che permettono, nel quadro della programmazione europea, del Psr-piano sviluppo rurale e della legge regionale forestale, di guardare ai prossimi mesi con la consapevolezza che queste iniziative saranno sostenute, incentivate e concretizzate". L´aggregazione in filiere e l´innovazione, ha aggiunto Bolzonello, avranno "importanti canali contributivi". E´ stato poi il direttore del Servizio gestione forestale e produzione legnosa, Luciano Sulli, a tenere una relazione tecnica che ha illustrato gli indirizzi per il rilancio della gestione forestale in Friuli Venezia Giulia. Sono 320 mila circa gli ettari di superficie boscata in regione, dei quali circa il 38 per cento (121 mila) sono "pianificati", ossia sui quali è programmata la gestione (sono 105, per la precisione, i Pgf-piani di gestione con una media di 1.100 ettari di superficie per piano). Il raffronto con i dati del 1973 mostrano che in un quarantennio la pianificazione forestale è decisamente aumentata, ma ciononostante il prelievo di legno dai boschi regionali è ancora insufficiente. Dati certi esistono solo per i boschi pianificati (oggi sono 155 mila i metri cubi di produzione legnosa annua), mentre per gli altri è nota solo la massa legnosa presente (27 milioni di metri cubi). Dall´analisi di questi dati risulta chiara innanzitutto la necessità di reperire dati e aumentare ulteriormente la programmazione. Per quanto riguarda i boschi pubblici va diminuito il divario ancora troppo grande fra le previsioni dei piani e i prelievi reali, mentre per quelli privati i nodi da risolvere riguardano il superamento del problema della parcellizzazione fondiaria e della gestione troppo spesso sporadica o addirittura assente. Per migliorare la gestione forestale la Regione ha messo mano alla legge forestale (9/2007) semplificando le procedure burocratiche per proprietari e imprese (anche nella stesura dei piani), prevedendo incentivi per l´affidamento della gestione della proprietà alle imprese e a forme aggregrative e per l´utilizzazione boschiva. Uno dei maggiori obiettivi resta poi, è stato ribadito, la sistemazione della viabilità forestale. Un video ha ricordato le principali tappe del progetto di Giacometti, che da sei anni mostra in tutte le occasioni pubbliche l´ultimo superstite dei già scarsi scarti della lavorazione delle 43 legno-pianta che i boschi della Val Pesarina gli hanno concesso per la costruzione della sua "casa di legno ecosostenibile" di Sostasio di Prato Carnico, dove vive con la famiglia dal 2010 e per la quale ha coinvolto tanti e valenti artigiani e imprenditori locali. Molti dei protagonisti di questo progetto si sono dati appuntamento all´incontro che si è tenuto oggi nella sede della Regione a Udine. Tra gli altri, sono intervenuti Claudio Giust per Federlegnoarredo, Matteo Di Giusto per la Camera di Commercio di Udine, Matteo Mazzolini direttore dell´Ape, Agenzia per l´energia del Fvg, Ivano Talmon presidente di Casaclima Network, Maria Cristina d´Orlando vocepresidente di Pefc Italia, Piero De Sabbata e Gilda Massa per l´Enea. A conclusione dell´incontro, i fratelli Leita - esempio di impresa di nicchia del settore legno - hanno suonato dal vivo un "fortepiano a tavolo", costruito su un modello originale dello strumento del 1825. I virtuosi artigiani di Paularo stanno lavorando ora ad un clavicembalo che, una volta realizzato, diventerà il primo strumento con legno certificato Pefc del mondo.