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Notiziario Marketpress di Lunedì 02 Marzo 2015
L´UNIONE DELL´ENERGIA: ENERGIA SICURA, SOSTENIBILE, COMPETITIVA E A PREZZI ACCESSIBILI PER TUTTI GLI EUROPEI  
 
Bruxelles, 2 marzo 2015 - L´energia serve per il riscaldamento e l´aria condizionata degli edifici, per il trasporto delle merci e per alimentare il motore dell´economia. Tuttavia, l´invecchiamento delle infrastrutture, la frammentazione dei mercati e la mancanza di coordinamento delle politiche impediscono ai consumatori, alle famiglie e alle imprese di beneficiare di una scelta più vasta o di prezzi dell´energia meno elevati. È giunta l´ora di completare il mercato unico dell´energia in Europa. Oggi la Commissione europea mette a segno una priorità assoluta del programma politico del presidente Juncker, illustrando la propria strategia per realizzare un´Unione dell´energia resiliente coniugata a una politica per il clima lungimirante. L´unione dell´energia, in particolare, comporterà: una clausola di solidarietà: per ridurre la dipendenza da singoli fornitori potendo fare pieno affidamento ai paesi vicini, soprattutto in caso di perturbazioni dell´approvvigionamento energetico. Gli accordi conclusi dai paesi dell´Ue per acquistare energia o gas da paesi terzi saranno caratterizzati da una maggiore trasparenza; flussi di energia equiparati a una quinta libertà: la libertà dell´energia di attraversare le frontiere, applicando rigorosamente le regole attuali in ambiti come la separazione (unbundling) dell´energia e l´indipendenza dei regolatori, anche agendo in giudizio se necessario. Il mercato dell´elettricità sarà riorganizzato per renderlo più interconnesso, più rinnovabile e più reattivo. Gli interventi dello Stato nel mercato interno saranno sostanzialmente rivisti e i sussidi che hanno ripercussioni negative sull´ambiente gradualmente eliminati; l´efficienza energetica al primo posto: l´efficienza energetica sarà ripensata radicalmente e considerata una fonte di energia a sé stante, in grado di competere alla pari con la capacità di generazione; una transizione verso una società a basse emissioni di Co2 costruita per durare: l´energia prodotta a livello locale, anche da fonti rinnovabili, dovrà essere assorbita nella rete in modo agevole ed efficiente; si promuoverà la leadership tecnologica dell´Ue, sviluppando la prossima generazione di tecnologie dell´energia da fonti rinnovabili e raggiungendo una posizione di leadership nell´elettromobilità, mentre le imprese europee aumenteranno le esportazioni e saranno competitive a livello globale. In un´Unione dell´energia i protagonisti sono i cittadini, che devono beneficiare di prezzi accessibili e competitivi. L´approvvigionamento energetico deve essere sicuro e la produzione sostenibile, con più concorrenza e più scelta per tutti i consumatori. Questi e altri impegni vanno di pari passo con un piano d´azione volto a realizzare gli obiettivi ambiziosi della nostra politica per l´energia e per il clima. Jean-claude Juncker, Presidente della Commissione, ha dichiarato: "Per troppo tempo l´energia non ha beneficiato delle libertà fondamentali della nostra Unione. L´attualità non fa che confermare quale sia la posta in gioco: molti europei temono che venga a mancare l´energia per scaldare le loro case. Con quest´iniziativa l´Europa si muove unita, in un´ottica di lungo termine. Auspico che l´energia che alimenta la nostra economia sia resiliente, affidabile, sicura e sempre più rinnovabile e sostenibile." Maroš Šefčovič, Vicepresidente responsabile per l´Unione dell´energia, ha dichiarato: "Oggi variamo il progetto europeo in materia di energia più ambizioso dopo la Comunità del carbone e dell´acciaio. Un progetto che integrerà i nostri 28 i mercati europei dell´energia in un´Unione dell´energia, renderà l´Europa meno dipendente dalle forniture energetiche esterne e offrirà agli investitori quella prevedibilità di cui hanno assolutamente bisogno per creare occupazione e crescita. Oggi abbiamo avviato una profonda transizione verso un´economia a basse emissioni di Co2 e rispettosa del clima, verso un´Unione dell´energia che metta i cittadini al primo posto, offrendo loro un´energia più accessibile, più affidabile e più sostenibile. Insieme a tutti gli altri commissari che hanno collaborato strettamente nella squadra che ha portato avanti questo progetto, e con il sostegno dell´intera Commissione, intendo fermamente portare a compimento questa Unione dell´energia." Miguel Arias Cañete, Commissario per l´Azione per il clima e l´energia, ha aggiunto: "Mettiamoci al lavoro. Oggi abbiamo posto le basi per un mercato dell´energia connesso, integrato e sicuro in Europa. Ora dobbiamo trasformare i nostri obiettivi in realtà. La strada che porta a un´autentica sicurezza dell´approvvigionamento energetico e un´effettiva tutela del clima inizia qui, a casa nostra. Ecco perché intendo concentrarmi sulla costruzione del nostro mercato comune dell´energia, incrementando il risparmio energetico, aumentando il ricorso alle fonti rinnovabili e diversificando l´approvvigionamento. Dopo decenni di ritardi, non ci faremo sfuggire quest´opportunità di costruire un´Unione dell´energia. La Commissione Juncker sa tradurre le grandi ambizioni in fatti concreti." Dati essenziali L´ue è il primo importatore di energia al mondo: importa il 53% del proprio fabbisogno con un costo di circa 400 miliardi di euro all´anno. 12 Stati membri[1] non soddisfano l´obiettivo minimo di interconnessione dell´Ue, per cui almeno il 10% della capacità installata di produzione di elettricità deve poter "attraversare le frontiere". L´ue ha stilato un elenco di 137 progetti in materia di energia elettrica, fra cui 35 di interconnessione elettrica, in grado di ridurre a 2 il numero degli Stati membri non adeguatamente interconnessi. Una rete europea dell´energia adeguatamente interconnessa potrebbe generare risparmi fino a 40 miliardi di euro l´anno per i consumatori. 6 Stati membri[2] dipendono da un unico fornitore esterno per tutte le loro importazioni di gas. Il 75% del nostro parco immobiliare è a bassa efficienza energetica; il 94% per cento dei trasporti dipende dai prodotti petroliferi, di cui il 90% importati. Solo nel periodo fino al 2020 occorrerà investire oltre 1 000 miliardi di euro nel settore dell´energia dell´Ue. In Europa i prezzi all´ingrosso dell´elettricità e del gas sono più elevati, rispettivamente, del 30% e del 100% rispetto a quelli praticati negli Usa. Nel comparto delle energie rinnovabili, le imprese dell´Ue hanno un fatturato annuo di 129 miliardi di euro e danno lavoro a più di un milione di addetti. La sfida consiste nel conservare il ruolo guida dell´Europa negli investimenti globali per le energie rinnovabili. Le emissioni di gas a effetto serra nell´Ue sono diminuite del 18% nel periodo 1990-2011. Entro il 2030 l´Ue mira a ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 40%, incrementare l´energia da fonti rinnovabili almeno del 27% e migliorare l´efficienza energetica almeno del 27%. Che cosa abbiamo adottato oggi Una strategia quadro per un´Unione dell´energia resiliente con una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici. La strategia definisce, in cinque dimensioni programmatiche correlate, gli obiettivi dell´Unione dell´energia e descrive in dettaglio le azioni che la Commissione Juncker intraprenderà per realizzarla, compresi nuovi atti legislativi per rifondere e riqualificare il mercato dell´elettricità, la garanzia di maggiore trasparenza nei contratti di fornitura di gas, una sostanziale evoluzione della cooperazione regionale come passo decisivo verso un mercato integrato, con un rafforzamento del quadro regolamentare, nuove norme per garantire l´approvvigionamento di energia elettrica e di gas, più finanziamenti dell´Ue a favore dell´efficienza energetica o un nuovo pacchetto per le energie rinnovabili, un´attenzione particolare alla strategia europea di R&i nel settore dell´energia e una relazione annuale sullo "stato dell´Unione dell´energia", per citarne solo alcune. Una comunicazione sulle interconnessioni che presenta le misure necessarie per raggiungere il traguardo del 10% per le interconnessioni elettriche entro il 2020, cioè il minimo necessario per consentire la trasmissione e il commercio dell´elettricità fra Stati membri. Indica quali Stati membri sono già in regola con questo obiettivo e quali progetti occorrerà realizzare per raggiungere il traguardo entro il 2020. Una comunicazione che illustra una visione per un accordo globale sul clima a Parigi a dicembre. Si mira a un accordo trasparente, dinamico e giuridicamente vincolante, con impegni equi e ambiziosi assunti da tutte le Parti. La comunicazione traduce inoltre le decisioni prese al vertice europeo dell´ottobre 2014 in un obiettivo di riduzione delle emissioni proposto dall´Ue (il cosiddetto contributo previsto stabilito a livello nazionale) per il nuovo accordo.  
   
   
UE: RIFORMA DEL SISTEMA DI SCAMBIO DI QUOTE DI EMISSIONE: QUELLO CHE C´È DA SAPERE  
 
Bruxelles, 2 marzo 2015 - La commissione per l´Ambiente del Pe sostiene la riforma del sistema di scambio di emissioni dell´Ue (Ets). L´obiettivo? Ridurre le emissioni di gas serra e combattere il cambiamento climatico. Il progetto di legge approvato dai deputati il 24 febbraio consentirebbe di affrontare gli squilibri di domanda e offerta di quote di emissione, che ostacolano gli incentivi per gli investimenti verdi. Quali sono i cambiamenti previsti? Il sistema di scambio di quote di emissione è uno strumento per ridurre le emissioni di gas serra industriali, centrali elettriche, linee aeree.. Le aziende possono acquistare o vendere delle "indennità", ovvero dei permessi di inquinare, per un prezzo che è percepito per incoraggiarli a cercare misure di risparmio energetico e a ridurre le emissioni. Attualmente questi permessi sono venduti a basso costo perché - anche a causa della crisi - la domanda è scesa, mentre la richiesta rimane costante. Fino al 2013, c´era un surplus di circa 2 miliardi di quote, che potrebbe crescere a 2,6 miliardi entro il 2020. A causa di questo eccesso, si sono rallentati gli incentivi per gli investimenti verdi e l´efficienza del sistema Ets nella lotta al cambiamento climatico. Come risolvere il problema? Per prima cosa bisogna creare una "riserva per la stabilità del mercato" - se il surplus supera una certa soglia, le quote dovrebbero essere prelevate dal mercato e messe in riserva per evitare squilibri sul mercato. Se necessario, le quote possono essere prelevate dalla riserva e iniettate nuovamente nel mercato. Il Pe propone di introdurre la riserva entro la fine del 2018, mentre la Commissione Europea entro il 2021. E ora? I deputati e il Consiglio inizieranno le trattative per raggiungere un accordo finale.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: IL DIRITTO DELL’UNIONE NON AMMETTE L’IMPOSTA CECA SULL’ACQUISTO GRATUITO, DA PARTE DEI PRODUTTORI DI ENERGIA ELETTRICA, DI QUOTE DI EMISSIONE DI GAS A EFFETTO SERRA, SE TALE IMPOSTA COLPISCE PIÙ DEL 10% DELLE QUOTE  
 
 Lussemburgo, 2 marzo 2015 - La direttiva sullo scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra nell’Unione prevede che, nel periodo 2008-2012, gli Stati membri assegnino almeno il 90% delle quote a titolo gratuito. Nel 2011 e nel 2012 la normativa ceca ha assoggettato l’acquisto gratuito delle quote, da parte dei produttori di energia elettrica, all’imposta sulle donazioni con un’aliquota del 32%. Le risorse generate da tale imposta erano destinate a sostenere gli operatori delle centrali fotovoltaiche. La ŠKo-energo, produttore di energia elettrica ceco soggetto a tale imposta, contesta dinanzi ai giudici cechi la compatibilità di tale onere fiscale con la direttiva. Il Nejvyšší správní soud (Corte suprema amministrativa della Repubblica ceca), investito della controversia in appello, chiede alla Corte di giustizia se la direttiva ammetta tale imposta. Nell’odierna sentenza la Corte rammenta anzitutto che, considerato il massimale del 10% dell’assegnazione di quote a titolo oneroso, la direttiva osta non soltanto alla fissazione diretta di un prezzo per l’assegnazione delle quote, ma anche al prelievo a posteriori di un onere a titolo di tale assegnazione. Di conseguenza, l’imposta, prelevata in seguito all’assegnazione delle quote, non è compatibile con la direttiva se non rispetta tale massimale, circostanza che dev’essere verificata dal giudice nazionale. La Corte dichiara inoltre che l’applicazione dell’imposta non può essere giustificata dall’obiettivo di generare risorse supplementari a favore di taluni produttori di energia verde. Tale obiettivo non rientra infatti tra quelli perseguiti dalla direttiva. Peraltro, l’obiettivo della direttiva di proteggere alcuni settori produttivi da una perdita repentina di competitività a causa dell’introduzione di un mercato delle quote comporta che il limite del 10% del numero delle quote, che possono formare oggetto di assegnazione a titolo oneroso, sia valutato dal punto di vista degli operatori di ciascuno dei settori interessati e non rispetto a tutte le quote emesse dallo Stato membro.  
   
   
GUIDARE L´UE IN AVANTI: ON L´UNIONE DELL’ ENERGIA  
 
Bruxelles, 2 marzo 2015 - Di seguito l’intervento di Maroš Šefčovič - Vice-presidente per Union Energy: “ E ´un grande piacere per me essere parte del Ceps Ideas Lab 2015 "Più o meno Europa?" che volge ora al termine. Ceps Ideas Lab esiste solo per due anni, ma è già un grande successo. Un riferimento mondiale in termini di partecipazione di alto livello e la gamma di questioni affrontate. Vedo che le nostre sfide più urgenti sono state discusse a lungo: l´economia digitale, le nostre relazioni strategiche con i principali partner, i diritti umani e la sicurezza, i mercati finanziari di oggi, i posti di lavoro, la crescita e la sfida della competitività, e, ultimo ma non meno importante l´energia e clima ordine del giorno. Ho anche molto favore l´impostazione in sede di Ceps Energy Casa Clima - abbiamo bisogno di questa impresa di sostenere lo slancio sull´energia importante e clima sfide che ci attendono. Questo fecondazione incrociata è la chiave per lo sviluppo del progetto europeo. Dobbiamo coinvolgere tutti i soggetti interessati - mondo accademico, imprese, società civile, opinion leader e responsabili politici - a discutere e plasmare sia la direzione e le politiche dell´Ue. Non dobbiamo avere paura delle critiche. I leader politici dovrebbero apertamente discutere, spiegare, e soprattutto fornire. E ´con questo spirito che vorrei affrontare il progetto dell´Unione Energy. Essa è coerente molto bene con il tema centrale di quest´anno: "più o meno Europa"? Come sapete, questa Commissione europea è molto impegnata a essere "grande su cose grandi e piccole sulle cose piccole" Il Presidente della Commissione, Jean-claude Juncker, ha individuato 10 aree prioritarie per la Commissione di investire politicamente. Sono molto corrispondono ai temi affrontati nelle "sessioni Labs" e "parla Prime" che hai avuto negli ultimi due giorni. Queste priorità sono le aree in cui il valore aggiunto dell´Ue è accertato. E dove possiamo fornire. Questo significa anche che noi - a livello comunitario - non dovremmo immischiarsi in ogni cosa. Dobbiamo in particolare rispettare i principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Dobbiamo avere il coraggio di dire "no", ovunque giustificata ... In modo da concentrarsi sulle questioni fondamentali. L´unione energia è una delle priorità fondamentali di questa Commissione La strategia-quadro per l´Unione Energy è stata adottata solo due giorni fa. E ´emblematico delle nuove modalità di lavoro di questa Commissione: E ´il risultato di un intenso lavoro da parte del team di Commissari che coordino e guidare - quello che noi chiamiamo il team di progetto. 14 Commissari - che contribuiscono in modo decisivo a questo nuovo approccio olistico. Perchè "olistica"? Perché l´Unione Energia non è solo politica energetica e climatica, integra anche i trasporti, la ricerca e l´innovazione, l´industria, regionale, il commercio, la tutela dei consumatori, l´economia digitale, l´agricoltura, l´occupazione e altro. Questa strategia integra tutte queste importanti politiche in un quadro coerente. Ora tornando al "più Europa" e il livello di ambizione in questo "grande progetto". Ho detto che questo è senza dubbio il più ambizioso progetto europeo di energia dal momento che la Comunità europea del carbone e dell´acciaio, circa 60 anni fa. Ha il potenziale per aumentare l´integrazione in Europa la via del carbone e dell´acciaio ha fatto nel 1950 e ricorda i cittadini e le nostre imprese del grande potenziale del mercato unico. La nostra strategia offre un messaggio importante per ogni famiglia europea e ogni impresa europea: l´Europa è sul serio una transizione energetica fondamentale - una transizione energetica questo è giusto ed equo che consegnerà a prezzi accessibili, sicure, energia sostenibile competitiva a tutti. Vediamo questo shake-up del nostro sistema energetico come una strategia di ´tripla win´: si andrà a beneficio dei cittadini, delle imprese, così come il nostro ambiente. Il nostro obiettivo è di creare un mercato dell´energia che sia economicamente sostenibile per i nostri cittadini e le imprese competitive socialmente inclusivo per i nostri consumatori e dei lavoratori sostenibile per il nostro clima, la nostra aria e la nostra acqua Come? E che cosa c´è di nuovo? - Vi chiederà. Vorrei evidenziare quattro caratteristiche principali dell´Unione Energy: In primo luogo, la clausola di solidarietà. L´unione Energy, come lo stesso progetto europeo, si basa sulla fiducia e la solidarietà. Nel corso degli ultimi decenni, sulla base del carbone e dell´acciaio, gli Stati membri sono venuti a fare affidamento gli uni sugli altri in numerosi campi. E ´il momento applichiamo questo principio anche per i nostri mercati dell´energia. Gli Stati membri devono in ogni caso sapere che possono contare sui loro vicini, soprattutto di fronte o minacciati di interruzioni delle forniture o carenza. In termini concreti, lo faremo attraverso lo sviluppo di nuove misure di prevenzione e piani di emergenza a livello regionale che a livello europeo, sulla base dei test di stress per il settore del gas; ci sarà anche ´stress test´ della sicurezza degli approvvigionamenti di energia elettrica per il futuro. E noi raggiungere, in questi sforzi, la Comunità dell´energia e per molti altri partner strategici, per aumentare la nostra sicurezza energetica. Dopo tutto, l´Unione Energy non è un progetto introspettivo. In secondo luogo, l´Unione Energia dovrebbe fornire il libero flusso di energia in tutta Europa, come se si trattasse di una quinta libertà. Un secolo fa, quando le reti elettriche sono state poste in Europa, sono stati costruiti a livello nazionale. Ora dobbiamo fare lo stesso a livello europeo. Noi integrare i 28 mercati europei dell´energia in uno. In termini concreti, ciò richiederà una rigorosa attuazione del diritto comunitario vigente; questo deve valere anche quando si negoziano accordi con i fornitori di energia straniere. Pertanto, ci presenterà una proposta che farà in modo che i contratti di gas intergovernativo rispettino pienamente il diritto comunitario, e aumenterà la trasparenza nei contratti commerciali. Torneremo con la nuova legislazione per rafforzare il quadro normativo europeo, e in particolare l´Agenzia per la cooperazione dei regolatori dell´energia - una necessità, se vogliamo continuare ad aumentare i flussi transfrontalieri di energia. Noi accelerare i progetti di infrastrutture critiche e monitorare molto meglio, perché senza questo hardware, avremo solo un mercato interno dell´energia su carta. Noi incoraggiare e aiutare gli Stati membri a eliminare gradualmente le politiche nazionali non coordinate che distorcono il funzionamento del mercato. E produrremo, ogni due anni, un rapporto su come i prezzi dell´energia sono composte, creando maggiore trasparenza e un migliore funzionamento del mercato. I prezzi dell´energia sono un vero problema per i nostri consumatori, ma anche per la competitività della nostra industria. In terzo luogo, l´Unione Energy mette al primo posto l´efficienza energetica. Dobbiamo ripensare radicalmente l´efficienza energetica e trattarlo come fonte di energia e propria Come tutti sappiamo, l´energia più pulita è quella che non usiamo. L´ue si è posta l´obiettivo vincolante di raggiungere almeno il 27% di risparmio energetico entro il 2030. Torneremo con la nuova normativa in materia di progettazione mercato elettrico; questo farà sì che l´efficienza energetica può competere ad armi pari con capacità di generazione. Promuoveremo un migliore accesso agli strumenti di finanziamento per l´efficienza energetica nel settore dei trasporti e gli edifici, in particolare a livello locale, e noi incoraggiare gli Stati membri a dare efficienza energetica considerazione primaria nelle proprie politiche. Sulla base di scambi di recente ho avuto con alcuni sindaci locali e le aziende energetiche locali, sono profondamente convinto che possiamo costruire solo un´Unione di energia con il contributo attivo dei cittadini, attori e le città locali: città intelligenti. Dobbiamo collegare letteralmente nei cittadini. Lanceremo un´iniziativa "Smart Finanziamento per Smart Cities" per facilitare l´accesso locale a strumenti di finanziamento esistenti. E in quarto luogo, l´Unione Energy rendere il nostro sistema energetico in forma per il futuro, in forma per una società a basse emissioni di carbonio, che è lì per durare. Un sistema energetico che è guidato da fonti energetiche rinnovabili e in cui i cittadini, cooperative o le comunità locali possono svolgere un ruolo molto più attivo. Il potere dei consumatori è una parola chiave in questo senso. L´europa ha tutti gli elementi giusti per essere un leader globale, un centro mondiale per lo sviluppo della prossima generazione di energie rinnovabili tecnologicamente avanzati. Faremo meglio concentrare la nostra politica di ricerca e innovazione, ad esempio, sullo stoccaggio e mobilità elettrica, e faremo in modo un migliore coordinamento tra gli Stati membri ´e programmi di innovazione dell´Ue e il finanziamento. Non solo perché sostiene la nostra politica sul clima, il più ambizioso a livello mondiale, ma anche perché offre grandi opportunità per la nostra industria, per la crescita e l´occupazione in Europa. Nuovi settori di attività, nuovi modelli di business e nuovi profili professionali emergeranno. Infine, permettetemi di dire una parola sul governo. Avremo bisogno di monitorare l´andamento del nostro piano d´azione, su tutte le nuove iniziative proposte nella nostra tabella di marcia - e vedere dove per accelerare il nostro lavoro. Pertanto, voglio iniziare a sviluppare, senza indugio, un quadro di governance snello e robusto per mantenere le sue promesse. Prima della fine di questo anno, ho intenzione di presentare la prima edizione dello stato annuale dell´Unione Energy, sulla base di tutte le competenze che abbiamo in casa, le Dg e il Centro comune di ricerca. Insieme ai miei colleghi del team di progetto dell´Unione Energy, continueremo a coinvolgere gli stakeholder, siano essi a livello internazionale, europeo, nazionale o regionale e locale. Un processo bottom-up è molto necessaria a diffondere un senso di appartenenza a questo progetto chiave. Gli attori principali di questo processo di trasformazione saranno i cittadini, i consumatori, l´industria, gli investitori privati, enti, Ong attive in questo campo - tutti coloro che hanno un interesse acquisito nel rendere l´Unione Energy una realtà tangibile. Sono quindi molto ansioso di nostre discussioni e vi ringrazio per la vostra attenzione.  
   
   
ENERGIA, AL VIA LA CABINA DI REGIA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA PRIORITÀ ALLA RIQUALIFICAZIONE DEGLI IMMOBILI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE  
 
Roma, 2 marzo 2015 - Si è insediata al Ministero dello Sviluppo Economico la Cabina di Regia per l’efficienza energetica. Entra così nel vivo il programma di riqualificazione energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione centrale. La riunione è servita infatti a fissare tempistiche stringenti per l’approvazione dei primi progetti di intervento e a definire il cronoprogramma delle attività per la messa a punto della strategia per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare nazionale e per l’attivazione del Fondo Nazionale per l’efficienza energetica, con la rapida emanazione dei due decreti interministeriali previsti. E’ stato inoltre deciso di effettuare una mappatura dei certificati di prestazione energetica già esistenti per gli edifici della Pubblica Amministrazione centrale, in modo da accelerare il piano di interventi. Della Cabina di Regia, istituita presso il Ministero dello Sviluppo Economico in attuazione del decreto legislativo del 2014 che ha recepito un’apposita Direttiva europea, fanno parte esponenti del Mise, del Ministero dell’Ambiente e rappresentanti di Gse ed Enea. Tutte le iniziative prese saranno diffuse attraverso i siti Internet dei due Ministeri.  
   
   
L´INTERCONNESSIONE DEI MERCATI DELL´ENERGIA GARANTISCE LA SICUREZZA DELL´APPROVVIGIONAMENTO, L´INTEGRAZIONE DEI MERCATI E L´UTILIZZO SU VASTA SCALA DELLE ENERGIE RINNOVABILI  
 
Bruxelles, 2 marzo 2015 - Che cosa s´intende per "obiettivo di interconnessione elettrica"? Il Consiglio europeo di ottobre 2014 ha invitato tutti gli Stati membri a realizzare entro il 2020 l´interconnessione di almeno il 10% della loro capacità di produzione di energia elettrica. Ciò significa che ogni Stato membro dovrà disporre di cavi elettrici che consentano di trasferire ai paesi vicini almeno il 10% dell´energia elettrica prodotta dalle proprie centrali. Perché è necessario che le reti elettriche dei paesi dell´Ue siano interconnesse? Se si verifica un guasto in una centrale elettrica o in caso di condizioni meteorologiche estreme, gli Stati membri devono poter contare sui paesi vicini per l´importazione dell´energia elettrica di cui hanno bisogno. Senza le infrastrutture necessarie è impossibile acquistare e vendere energia oltre i confini nazionali. L´interconnessione dei sistemi elettrici isolati è pertanto essenziale per garantire la sicurezza dell´approvvigionamento e contribuire a una reale integrazione del mercato dell´energia elettrica a livello di Ue, fattore chiave per realizzare l´Unione dell´energia. In poche parole, interconnessioni efficienti tra paesi vicini offrono i seguenti vantaggi: - maggiore affidabilità dei sistemi elettrici e riduzione del rischio di blackout; - risparmio economico grazie alla minore necessità di costruire nuove centrali elettriche; - maggiore scelta per i consumatori e conseguente riduzione dei costi in bolletta per le famiglie; - capacità delle reti elettriche di gestire meglio livelli crescenti di energie rinnovabili, in particolare quelle variabili come eolico e solare. Sviluppare il settore delle energie rinnovabili significa anche creare nuovi posti di lavoro: nel 2012 le aziende dell´Ue operanti nel settore delle energie rinnovabili e delle tecnologie correlate hanno dato lavoro a circa 1,2 milioni di persone. Il conseguimento dell´obiettivo inciderà sulle nostre bollette dell´energia elettrica? Sì. Un buon collegamento delle reti energetiche europee si tradurrà in risparmi diretti per i consumatori. Secondo un recente studio, una piena integrazione dei mercati dell´energia consentirebbe ai consumatori dell´Ue di risparmiare ogni anno tra i 12 e i 40 miliardi di euro. Perché non è stato fissato un obiettivo analogo per il gas? Il gas è importato come Gnl o attraverso grandi gasdotti che spesso attraversano diversi paesi prima di arrivare ai consumatori finali. Pertanto non avrebbe senso fissare un obiettivo analogo per il gas. Tuttavia, al fine di garantire la sicurezza dell´approvvigionamento di gas, l´Ue ha adottato norme specifiche basate sulla gestione del rischio di problemi infrastrutturali. Gli Stati membri dovranno essere in grado di far fronte a situazioni in cui l´elemento principale dell´infrastruttura per il gas, ad esempio un gasdotto, smette di funzionare. Quali Stati membri attualmente non sono ben collegati agli altri? Attualmente 12 Stati membri non sono adeguatamente connessi al mercato dell´energia elettrica dell´Ue. Si tratta di Italia, Irlanda, Romania, Portogallo, Estonia, Lettonia, Lituania, Regno Unito, Spagna, Polonia, Cipro e Malta. L´obiettivo del 10% sarà sufficiente? Questo obiettivo stabilisce un livello minimo obbligatorio di interconnettività che tutti gli Stati membri devono raggiungere entro il 2020. A seconda della posizione geografica di un paese e del suo mix energetico, ad esempio la quota delle energie rinnovabili, raggiungere il livello minimo del 10% potrebbe non bastare. L´ue sta pertanto valutando la possibilità di innalzare l´obiettivo al 15% entro il 2030. Tuttavia, poiché in alcuni Stati membri l´obiettivo del 15% potrebbe richiedere investimenti che non sarebbero più giustificabili dal punto di vista economico, è importante valutare le strozzature e fissare obiettivi più ambiziosi caso per caso. Come sarà realizzato esattamente l´obiettivo? Lo strumento principale per la realizzazione dell´obiettivo è l´elenco dei progetti di interesse comune (Pic) per le infrastrutture. Nel primo elenco, adottato nel 2013, figurano 248 progetti. Di questi, 37 sono progetti di interconnessione elettrica negli Stati membri al di sotto dell´obiettivo del 10%. Tutti questi progetti beneficiano di procedure accelerate per il rilascio delle autorizzazioni e di condizioni regolamentari più vantaggiose; alcuni di essi riceveranno anche un sostegno finanziario. I Pic contribuiranno in modo significativo al conseguimento dell´obiettivo. Difatti, una volta completati tutti i progetti previsti, entro il 2020 tutti gli Stati membri (ad eccezione di Spagna e Cipro) raggiungeranno l´obiettivo del 10%. L´elenco dei Pic sarà aggiornato ogni due anni al fine di inserirvi nuovi progetti ed eliminare quelli completati. Che cosa fare quando gran parte di un investimento deve essere effettuato in un determinato Stato membro mentre i vantaggi si producono oltre confine, in un altro Stato membro? Questa questione è stata affrontata già nel 2013 con il regolamento in materia di reti transeuropee dell´energia, che consente di ripartire i costi a livello transfrontaliero in base ai vantaggi generati nello Stato membro interessato. Quanto costerà realizzare l´obiettivo del 10% di interconnessione? La Commissione europea ritiene che, da qui al 2020, saranno necessari circa 40 miliardi di euro per conseguire l´obiettivo del 10% in tutta l´Ue. Da dove verranno i soldi? Innanzi tutto, la maggior parte dei Pic presenta un netto interesse economico e può essere finanziata a normali condizioni di mercato, perlopiù attraverso le tariffe. Alcuni progetti, se soddisfano condizioni rigorose e contribuiscono a rafforzare la sicurezza dell´approvvigionamento, possono beneficiare di una sovvenzione nel quadro del Meccanismo per collegare l´Europa (Mce). Per il periodo compreso tra il 2014 e il 2020 sono stati stanziati 5,35 miliardi di euro per i progetti concernenti le infrastrutture energetiche. Sebbene i finanziamenti dell´Mce rappresentino solo il 3% circa di tutti gli investimenti necessari da qui al 2020 per il settore dell´energia elettrica, ma anche per l´infrastruttura del gas, essi possono attrarre altri fondi tramite il ricorso a strumenti finanziari, come le obbligazioni per il finanziamento di progetti. Perché le sovvenzioni dell´Mce abbiano l´impatto previsto, è necessario anche che le autorità di regolamentazione e i governi si sforzino di finanziare i progetti attraverso le tariffe di rete e i nuovi fondi strutturali e di investimento europei (fondi Sie), ove possibile. Questo obiettivo troverà riscontro nell´iniziativa per gli investimenti del presidente Juncker? Sì. I fondi strutturali e di investimento europei (fondi Sie) sono lo strumento principale del pacchetto della Commissione per la crescita, l´occupazione e gli investimenti. Le infrastrutture per l´energia figurano tra le priorità dei fondi Sie. Tali fondi possono coprire i Pic o altri progetti di interconnessione, accelerando, integrando e addirittura superando l´attuale struttura di sostegno per i Pic. I fondi Sie mobiliteranno almeno 315 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati in tutta l´Ue. Le lunghe procedure di rilascio delle autorizzazioni costituiscono uno dei principali ostacoli alla realizzazione di nuove infrastrutture. Esiste una soluzione? È vero. Oggi sono necessari in media dai 10 ai 13 anni per ottenere i permessi necessari. Il regolamento Ten-e introduce l´obbligo di non superare globalmente il limite massimo di 3,5 anni per il rilascio delle autorizzazioni. Esso prevede che una singola autorità nazionale competente funga da sportello unico per tutte le procedure di rilascio delle autorizzazioni. Questi sportelli unici dovrebbero essere attivi in tutti gli Stati membri entro la primavera del 2015. Come farà l´Ue a garantire che le nuove reti elettriche non comporteranno rischi per l´ambiente o per la salute dei cittadini dell´Unione? L´ue vanta la normativa più rigorosa in materia di tutela ambientale.Inoltre, il regolamento Ten-e definisce nuove norme intese a rafforzare la consultazione e la trasparenza per garantire una maggiore partecipazione dei cittadini al processo di pianificazione. L´obiettivo è rendere più efficiente il processo pur salvaguardando gli elevati standard dell´Ue in materia di tutela ambientale. Quali sono le prossime tappe per la Commissione? La Commissione rafforzerà il suo sostegno ai progetti strategici attraverso varie misure mirate. Valuterà ogni progetto per individuare eventuali ostacoli e rischi che potrebbero ritardare la costruzione e porvi rimedio. Favorirà l´incontro tra promotori di progetti infrastrutturali per affrontare i problemi tecnici e quelli relativi a pianificazione, progettazione e attuazione e faciliterà i contatti di tali promotori con la Banca europea per gli investimenti e altre banche. La Commissione seguirà l´attuazione da parte degli Stati membri di tutte le pertinenti norme Ue, in particolare del regolamento Ten-e. Lavorerà a stretto contatto con l´Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell´energia e con gli Stati membri per far sì che la realizzazione dei progetti avvenga nei tempi previsti. I forum regionali sono uno strumento importante per assicurare una migliore cooperazione degli Stati membri, anche per quanto riguarda la costruzione di infrastrutture. La Commissione riferirà ogni anno al Consiglio europeo sulla realizzazione dei Pic e sui progressi compiuti verso il conseguimento dell´obiettivo del 10%. Nel 2015 la Commissione convocherà inoltre il primo forum sulle infrastrutture per discutere e trovare soluzioni a problemi comuni a tutte le regioni europee.  
   
   
SCHEDA INFORMATIVA SULL´UNIONE DELL´ENERGIA  
 
Bruxelles, 2 marzo 2015 - Perché la Commissione propone un’Unione dell’energia ora? Perché c’è bisogno di un’Unione dell’energia? Il sistema energetico europeo si trova ad affrontare la necessità sempre più pressante di garantire energia sicura, sostenibile, competitiva e a prezzi ragionevoli per tutti i cittadini. L´eccessiva dipendenza da un numero limitato di fonti di approvvigionamento, soprattutto per il gas naturale, rende i paesi vulnerabili alle interruzioni delle forniture. In un momento in cui l’accessibilità economica dell’energia e la competitività dei prezzi energetici sono fonte di crescente preoccupazione per le famiglie e le imprese, è necessario ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e diminuire le emissioni di gas a effetto serra. I progressi sono intralciati dai persistenti ostacoli a una effettiva integrazione del mercato, dal mancato coordinamento delle politiche nazionali e dall’assenza di una posizione comune nei confronti dei paesi terzi. Per rispondere in modo efficace a queste sfide occorre un insieme più coerente di misure in tutti i settori di intervento a livello nazionale e dell’Ue. Nel 2014 l’accordo sul quadro 2030 per le politiche dell´energia e del clima e sulla strategia europea di sicurezza energetica sono stati importanti passi in avanti su cui si fonda l’Unione dell´energia, ma sono necessarie misure nuove e rafforzate per raccogliere le sfide che ci attendono. La strategia quadro per l’Unione dell’energia, che stabilisce le prospettive per il futuro e riunisce in un´unica strategia coerente una serie di settori di intervento, incorpora iniziative che si rafforzano reciprocamente; dopo la loro piena attuazione, esse garantiranno all’Ue una posizione migliore per affrontare le sfide cui è confrontata partendo dalla solidarietà e dalla fiducia tra Stati membri. Cosa comprende l’Unione dell’energia? Perché sono state scelte determinate priorità d´intervento? L´unione dell´energia si basa sui tre obiettivi della politica energetica dell’Ue stabiliti da molto tempo: sicurezza dell’approvvigionamento, sostenibilità e competitività. Per conseguire tali obiettivi, l’Unione si concentra su cinque elementi che si sostengono reciprocamente: la sicurezza energetica, la solidarietà e la fiducia; il mercato interno dell´energia; l´efficienza energetica, in quanto mezzo per moderare la domanda di energia; la decarbonizzazione dell’economia; la ricerca, l´innovazione e la competitività. In tutti questi ambiti sono necessari un´integrazione e un coordinamento più forti. Per questi aspetti il piano d’azione allegato alla strategia quadro illustra alcune misure specifiche da preparare e attuare nel corso dei prossimi anni. Questo piano d’azione sarà monitorato e riesaminato periodicamente affinché sia sempre in grado di rispondere a rinnovate sfide e nuovi sviluppi. Sicurezza energetica Cosa propone l’Unione dell’energia per diversificare le fonti e i fornitori? Attualmente l´Unione europea importa il 53% dell´energia che consuma e alcuni paesi dipendono per le importazioni di gas da un unico fornitore principale. La diversificazione delle fonti e dei fornitori rappresenta uno strumento essenziale per migliorare la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico. Esplorare nuove tecnologie e nuove regioni dove approvvigionarsi di combustibili, sviluppare ulteriormente le risorse interne e migliorare le infrastrutture di accesso a nuove fonti di approvvigionamento sono tutti elementi che contribuiranno ad accrescere la diversificazione e migliorare la sicurezza del settore energetico in Europa. In questo contesto, per quanto riguarda il gas, la Commissione elaborerà un pacchetto di diversificazione e resilienza che comprenderà, in particolare, la revisione del regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas. Per quanto riguarda la diversificazione, sono in corso lavori sul corridoio meridionale di trasporto del gas, sullo sviluppo di una strategia per sfruttare meglio le potenzialità del gas naturale liquefatto e lo stoccaggio, nonché sulla creazione di hub del gas liquido con più fornitori nell’Europa centrale e orientale e nel Mediterraneo. L’unione dell’energia promuoverà e/o faciliterà l’acquisto collettivo di gas? Sviluppando ulteriormente la strategia europea di sicurezza energetica del maggio 2014, la Commissione valuterà opzioni relative all´aggregazione della domanda facoltativa per l´acquisto collettivo di gas in caso di crisi e per quegli Stati membri che dipendono da un unico fornitore. Tutte le eventuali misure dovrebbero essere pienamente conformi alle norme dell’Omc e dell’Ue in materia di concorrenza. Nella comunicazione si parla della trasparenza dei contratti. Di quali tipi di contratti si tratta? Accordi intergovernativi o anche contratti commerciali? Attualmente le verifiche di conformità degli accordi intergovernativi (Iga) si effettuano dopo che uno Stato membro e un paese terzo hanno concluso un accordo. In futuro, la Commissione dovrebbe essere informata in merito alla negoziazione degli accordi intergovernativi sin dall´inizio, in modo da garantire una migliore valutazione ex ante della compatibilità di tali accordi, soprattutto con le norme relative al mercato interno e i criteri di sicurezza dell’approvvigionamento. Anche la partecipazione della Commissione a tali negoziati con i paesi terzi e il ricorso a clausole contrattuali standard contribuiranno in modo efficace a evitare indebite pressioni e garantire il rispetto delle norme europee. Pertanto, la Commissione riesaminerà la decisione sugli accordi intergovernativi e proporrà opzioni atte a garantire che l’Ue parli con una sola voce nei negoziati con i paesi terzi. Occorre rafforzare ulteriormente la trasparenza dei contratti commerciali di fornitura del gas. La Commissione presenterà una proposta in tal senso nell´ambito della revisione del regolamento sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas. Cosa propone la Commissione per la diversificazione in materia di energia elettrica, considerando che l’accento è stato posto sulla diversificazione dell´approvvigionamento di gas? L’energia elettrica è prodotta principalmente all’interno dell’Ue, utilizzando un’ampia gamma di fonti e tecnologie. Gli Stati membri hanno compiuto scelte diverse in materia di mix energetici in funzione della disponibilità delle risorse e delle preferenze nazionali. Le interconnessioni elettriche tra Stati membri sono cruciali per lo scambio transfrontaliero di energia elettrica, in quanto i mix energetici dei diversi Stati sono spesso complementari. L’evoluzione della situazione del mercato dell’energia elettrica, in particolare l’aumento della quota di energie rinnovabili, impone la necessità di ulteriori misure per consolidare l’integrazione del mercato. Mercato interno dell´energia Cosa intende la Commissione per "nuova struttura di mercato"? Perché serve? Per affrontare le sfide attuali del mercato dell´energia elettrica, segnatamente l´integrazione di energie rinnovabili variabili garantendo la sicurezza dell´approvvigionamento, è necessaria una struttura di mercato che garantisca il coordinamento delle capacità a livello regionale, lo stoccaggio e una risposta più flessibile alla domanda, consentendo una partecipazione più attiva dei consumatori al mercato e scambi transfrontalieri di energia più agevoli. A tal fine, la Commissione introdurrà disposizioni rafforzate per il commercio transfrontaliero dell’energia e proporrà misure adeguate per incoraggiare i produttori di energie rinnovabili ad integrarsi maggiormente in un mercato dell’energia elettrica più ampio. La Commissione intende proporre un’autorità di regolamentazione europea? La Commissione valuterà come rafforzare il quadro normativo europeo in materia di energia al fine di garantire una migliore governance di un sistema energetico europeo sempre più integrato. La Commissione ritiene che sia opportuno consolidare la normativa del mercato unico in tutta l´Ue mediante un significativo rafforzamento dei poteri e dell´indipendenza dell’Acer. Ciò è necessario per soddisfare l´esigenza di monitorare efficacemente lo sviluppo del mercato interno dell’energia e delle relative regole di mercato, nonché di affrontare tutte le questioni transfrontaliere coinvolte nella creazione di un mercato interno senza soluzione di continuità. In che modo la Commissione intende incentivare un effetto moltiplicatore sugli investimenti nelle infrastrutture energetiche? Le infrastrutture energetiche sono generalmente finanziate dal mercato e dalle tariffe applicate agli utenti delle reti. In Europa solo un numero ristretto di progetti infrastrutturali in Europa avranno bisogno, per concretizzarsi, di sovvenzioni nell’ambito del meccanismo per collegare l’Europa (Cef). Si tratta di progetti che non sono sostenibili dal punto di vista commerciale, pur essendo necessari in considerazione degli effetti esterni che producono: sicurezza dell’approvvigionamento, solidarietà o innovazione tecnologica. Molti altri progetti potrebbero avvalersi di modalità di finanziamento alternative che esercitano un effetto leva maggiore rispetto alle sovvenzioni o agli aiuti finanziari diretti. Si tratta tra l´altro degli strumenti finanziari del Cef, ma ancor più del Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis), un dispositivo molto importante complementare al meccanismo per collegare l’Europa per finanziare progetti di infrastrutture energetiche in Europa; il Feis interverrà nel caso di progetti per cui non sono disponibili finanziamenti alternativi a condizioni ragionevoli, accettando un profilo di rischio più elevato. Intende la Commissione proporre tasse sull´energia? La strategia quadro per l’Unione dell’energia non contiene nuove iniziative in materia di tassazione dell’energia a livello dell’Ue. La Commissione invita gli Stati membri a considerare da una nuova prospettiva la tassazione dell’energia sia a livello nazionale che europeo. Le politiche fiscali nazionali dovrebbero trovare il giusto equilibrio tra la predisposizione di incentivi per un uso più sostenibile dell’energia, da un lato, e la necessità di garantire tariffe energetiche concorrenziali e accessibili a tutti i consumatori, dall´altro. La Commissione pubblicherà ogni due anni relazioni sui prezzi dell’energia, unitamente a un’analisi approfondita sul ruolo di tasse, imposte e sovvenzioni, per garantire una maggiore trasparenza in materia di costi e prezzi dell’energia. Efficienza energetica Quali misure concrete intende proporre la Commissione per migliorare l’efficienza energetica del settore edilizio? Gli interventi di ristrutturazione edilizia sono insufficienti e sono particolarmente limitati gli investimenti in efficienza energetica da parte di inquilini e proprietari a basso reddito. Il riscaldamento e il raffreddamento restano la principale fonte di domanda energetica in Europa. La Commissione procederà pertanto a un riesame delle direttive sull´efficienza energetica e sulla prestazione energetica nell´edilizia al fine di disporre il quadro più propizio a compiere ulteriori passi in avanti per garantire l’efficienza energetica degli edifici. Sulla base dell´esperienza sul campo negli Stati membri, la Commissione sosterrà le strategie per semplificare l´accesso ai finanziamenti esistenti con l´intento di rendere il parco edilizio più efficiente sotto il profilo energetico. Oggi gli investimenti nell´efficienza degli edifici sono tra i più redditizi per i cittadini e l’industria. Quali misure intende proporre la Commissione per sostenere la povertà energetica e la vulnerabilità dei consumatori? La povertà energetica è perlopiù il risultato di una combinazione di condizioni: basso reddito, abitazioni inadeguate e un sistema di occupazione degli alloggi che non riesce a promuovere l’efficienza energetica. Per affrontare la questione è pertanto necessaria una combinazione di provvedimenti, in cui il miglioramento dell´efficienza energetica rappresenta la migliore soluzione a lungo termine. Qualora sia necessario proteggere i consumatori vulnerabili mediante politiche sociali di competenza delle autorità a livello nazionale, regionale o locale, è preferibile garantire questa tutela mediante il sistema generale di previdenza sociale. Se invece si intende tutelare questi consumatori mediante il mercato dell’energia, ad esempio attraverso una "tariffa solidale" o uno sconto sulle bollette energetiche, è importante che il sistema sia adeguatamente mirato, in modo da limitare i costi complessivi e i conseguenti costi supplementari per i consumatori che non ne beneficiano. Decarbonizzazione quali sono i piani della Commissione per far sì che l’Europa diventi il leader in materia di energie rinnovabili? L´unione dell´energia garantirà che le energie rinnovabili siano incorporate e pienamente integrate in un sistema energetico del tutto sostenibile, sicuro ed efficiente in termini di costi, consentendo all’Ue di mantenere la posizione di leader mondiale in materia di tecnologie energetiche rinnovabili e competitive e innovazione, nonché di sistemi e servizi energetici intelligenti e flessibili. A tal fine, la Commissione intende: attuare pienamente la legislazione vigente ed elaborare nuove regole di mercato per un´efficiente integrazione nel mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili, anche mediante lo sviluppo di nuove infrastrutture, in particolare le interconnessioni; facilitare la cooperazione e la convergenza delle politiche nazionali in materia di energie rinnovabili e i regimi di sostegno, in linea con lo sviluppo del mercato interno e, segnatamente, con il nuovo assetto del mercato dell’energia elettrica, in modo da garantire la concorrenza leale tra tutte le fonti di generazione e la domanda, e determinare una maggiore apertura transfrontaliera del sostegno alle energie rinnovabili; promuovere attività più mirate di ricerca e dimostrazione sulle energie rinnovabili, anche mediante appositi fondi dell’Ue; garantire che il settore del riscaldamento e del raffreddamento da fonti rinnovabili contribuisca in misura significativa alla sicurezza energetica dell’Ue; accelerare la decarbonizzazione del settore dei trasporti, anche attraverso la promozione dell´elettrificazione del settore e di investimenti nella produzione di biocarburanti avanzati, nonché integrare ulteriormente i sistemi dell´energia e dei trasporti. Ciò consentirà di ridurre il costo del finanziamento complessivo dei progetti sulle energie rinnovabili e di facilitare il raggiungimento degli obiettivi del 2020 e del 2030. Perché i leader dell’Ue convengono su un obiettivo di riduzione delle emissioni interne pari ad almeno il 40% entro il 2030? Una riduzione delle emissioni interne di gas a effetto serra almeno del 40% rispetto ai livelli del 1990, da conseguire entro il 2030, è un obiettivo chiave della politica climatica dell’Ue, che ha ottenuto l´avallo dei leader dell’Unione europea nell´ottobre 2014. A livello dell´Ue, questo è l’obiettivo che, garantendo l´efficacia sotto il profilo dei costi, ci guida lungo il percorso verso la realizzazione di un’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050. A livello internazionale, l´obiettivo di ridurre almeno del 40% le emissioni interne fungerà da base per il contributo dell’Ue ai negoziati internazionali su un nuovo accordo sul clima da concludere a Parigi nel dicembre 2015 e contribuirà alle azioni necessarie per mantenere l’aumento medio della temperatura globale al di sotto dei 2ºC rispetto ai livelli preindustriali. L´ue conseguirà l´obiettivo di ridurre almeno del 40% le emissioni di gas a effetto serra all’insegna della maggior efficacia possibile sotto il profilo dei costi, diminuendo le emissioni nei settori interessati dal mercato del carbonio (sistema di scambio di quote di emissioni dell´Ue - Ets) e negli altri settori (settori che non rientrano nel sistema Ets): entro il 2030 si dovrà conseguire una riduzione del 43% rispetto ai valori del 2005 per i settori che rientrano nel sistema Ets e del 30% per quelli non compresi nel sistema Ets. La natura "interna" dell´obiettivo di riduzione delle emissioni impone di perseguirlo diminuendo le emissioni nell´Ue. Quali sono i costi e i benefici dell´obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 40% per l’Unione europea, i cittadini e le imprese? L’obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 40% contribuisce alle priorità della Commissione Juncker, ossia rilanciare la crescita, aumentare la competitività e creare posti di lavoro per i cittadini dell’Ue. L’obiettivo è realistico e dovrebbe migliorare la nostra sicurezza energetica e l´efficienza delle risorse promuovendo nel contempo la crescita verde e la competitività, incentivando gli investimenti a basse emissioni di carbonio, incrementando la domanda e i ricavi per i settori industriali che producono tecnologie a basse emissioni di carbonio e creando posti di lavoro verdi in nuovi settori in crescita quali l’ingegneria, le attività manifatturiere di base, i mezzi di trasporto, l’edilizia e i servizi alle imprese. Al di là della sua importanza cruciale per la politica dell’Ue in materia di clima, il raggiungimento dell’obiettivo presenta molteplici vantaggi per l´energia, l´economia e l´ambiente. Da un punto di vista energetico, il conseguimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni avrà per effetto una contrazione dei consumi di combustibili fossili che, a sua volta, ridurrà la vulnerabilità della nostra economia nei confronti dell’insicurezza di approvvigionamento e del costo elevato dei combustibili importati. La stima del risparmio di combustibile ammonta ad almeno 18 miliardi di Eur per il prossimo ventennio[1]. Inoltre, i costi di una transizione verso basse emissioni di carbonio non sono molto diversi rispetto ai costi che si dovranno comunque sostenere per far fronte alla necessità di rinnovare un sistema energetico obsoleto. Dal punto di vista ambientale, il conseguimento dell’obiettivo permetterà anche di ridurre l’inquinamento atmosferico. Quali sono le prossime misure che la Commissione intende adottare per il conseguimento dell’obiettivo di ridurre le emissioni interne di gas a effetto serra almeno del 40%? Il quadro 2030 per la politica climatica ed energetica costituisce parte integrante dell’Unione dell’energia e contribuisce alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. L’ue dovrà adottare disposizioni esecutive su molti aspetti del quadro 2030 per l’energia e il clima dopo l’approvazione da parte del Consiglio europeo. La massima priorità è l’adozione della proposta della Commissione relativa a una riserva stabilizzatrice del mercato per migliorare il funzionamento del sistema Ets dell’Ue come principale strumento della politica climatica dell’Unione. In seguito, la Commissione procederà nell´iter legislativo della revisione della direttiva sul sistema Ets dell´Ue per il periodo successivo al 2020, che comprende la rilocalizzazione delle emissioni di Co2. Nel 2015 la Commissione intende inoltre avviare il lavoro di analisi e valutazione d’impatto degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni in settori non compresi nel sistema Ets dell’Ue, in particolare in merito ai meccanismi di flessibilità nei settori non rientranti nel sistema Ets e all´inserimento nel quadro per il 2030 dell´uso del suolo, dei cambiamenti di uso del suolo e della silvicoltura (Lulucf), in vista della presentazione di una o più proposte legislative all’inizio del 2016. La Commissione prevede di modificare il sistema Ets. Su quali aspetti? Perché proprio ora? Sulla base di una proposta della Commissione europea del 2014, il Parlamento europeo e il Consiglio stanno discutendo la legislazione volta a riformare il sistema Ets dell’Ue attraverso l’introduzione di una riserva stabilizzatrice del mercato, concepita per aumentare in futuro la resilienza del sistema Ets dell´Ue e consentire, al tempo stesso, di neutralizzare gli impatti negativi della significativa eccedenza di quote disponibili sul mercato per gli incentivi a favore degli investimenti nelle azioni a basse emissioni di carbonio. I colegislatori stanno attualmente negoziando gli elementi dell´architettura della riserva stabilizzatrice del mercato che determineranno il ritmo di assorbimento delle quote eccedentarie nella riserva. Al di là di questo processo di riforma, la Commissione proporrà ulteriori modifiche della legislazione subito dopo l´approvazione della normativa relativa alla riserva stabilizzatrice del mercato. Queste ulteriori modifiche, necessarie per attuare gli orientamenti strategici dei leader dell’Ue sul modo in cui il sistema Ets dell’Ue dovrebbe funzionare nel decennio fino al 2030, prevedono un aumento del fattore di riduzione lineare (il tasso di abbassamento del tetto di emissioni di anno in anno) dall´1,74% al 2,2% a decorrere dal 2021. Inoltre, la legislazione sarà modificata per consentire all’industria di beneficiare di misure di rilocalizzazione delle emissioni di Co2 e dell’assegnazione gratuita di quote di emissioni dopo il 2020, in linea con i principi concordati dai leader dell’Ue. Infine, la direttiva Ets sarà modificata per creare una base giuridica per l´istituzione di un fondo per l´innovazione e un fondo per la modernizzazione, due veicoli finanziari finanziati con i proventi delle quote dal 2021 al 2030: il primo sosterrà attività di dimostrazione a basse emissioni di carbonio in tutta l’Ue, mentre il secondo sosterrà la modernizzazione dei sistemi energetici negli Stati membri a reddito modesto. Quali azioni saranno intraprese per il trasporto stradale in generale e le autovetture in particolare? I trasporti, secondo settore dell’Ue per emissioni di gas serra dopo quello dell’energia, rappresentano circa un quinto di tutte le emissioni, di cui l´80% circa è generato dal trasporto su strada. L’ue ha già posto in essere una serie di politiche e di norme finalizzate a ridurre tali emissioni e a mitigare i loro effetti sui cambiamenti climatici, che comprendono: obiettivi vincolanti in materia di Co2 per auto e furgoni; una strategia per ridurre i consumi di combustibile e le emissioni di Co2 per camion e autobus; obiettivi per incrementare l´uso di carburanti rinnovabili nel settore dei trasporti e ridurre le emissioni di gas a effetto serra dei trasporti stradali; l´obbligo per le autorità pubbliche di tenere conto dell´utilizzo di energia e delle emissioni di Co2 quando indicono appalti per veicoli; norme che impongono agli Stati membri di definire quadri strategici nazionali per lo sviluppo dei combustibili alternativi e della relativa infrastruttura. I leader dell’Ue hanno auspicato un approccio globale e tecnologicamente neutro rispetto alla promozione anche dopo il 2020 della riduzione delle emissioni e dell’efficienza energetica dei trasporti, al trasporto elettrico e all´uso di fonti di energia rinnovabili nel settore dei trasporti. Facendo leva sui successi già conseguiti, la Commissione esaminerà ora strumenti e misure nell´intento di decarbonizzare i trasporti su strada. Nel giugno 2015 la Commissione organizzerà una conferenza delle parti interessate per progredire in materia di decarbonizzazione del trasporto su strada. Governance di quali strumenti dispone la Commissione per garantire che gli Stati membri e gli altri operatori diano corretta attuazione e un seguito adeguato alle proposte relative all’Unione dell’energia? Al fine di garantire che le azioni in materia di energia a livello europeo, regionale, nazionale e locale contribuiscano tutte al conseguimento degli obiettivi dell´Unione dell’energia in modo coerente, sarà avviato un sistema di governance dell´Unione dell´energia affidabile, trasparente e integrato. La governance dovrebbe assicurare il conseguimento degli obiettivi dell’Unione dell´energia, in particolare l’attuazione del mercato interno dell’energia e il quadro 2030 della politica climatica ed energetica e offrire certezza agli investitori a lungo termine. In tal modo, il processo di governance dovrebbe snellire i meccanismi esistenti di pianificazione e comunicazione delle politiche climatiche ed energetiche e ridurre gli oneri amministrativi superflui, monitorando l’attuazione dell’acquis comunitario. Al tempo stesso, la governance dovrebbe rafforzare la cooperazione tra Stati membri e con la Commissione,la quale pubblicherà ogni anno uno stato dell’Unione dell’energia per trattare le questioni essenziali, presentare i risultati dovuti e orientare il dibattito politico. In che modo la ricerca e l´innovazione contribuiscono all´agenda dell´Unione dell´energia? La ricerca e l´innovazione in materia di energia sono un elemento fondamentale dell’Unione dell´energia nascente. Le attuali scoperte della ricerca sull´energia, coordinate in misura sempre maggiore sia dall´Unione europea che dagli Stati membri, stanno offrendo nuove opportunità per la creazione, in futuro, di un sistema energetico più sicuro, sostenibile e competitivo. Data la loro natura trasversale, la ricerca e l’innovazione daranno un contributo a tutti gli aspetti dell’Unione dell’energia e aiuteranno l’Europa a realizzare i suoi ambiziosi obiettivi in materia di clima ed energia. Un contributo essenziale agli obiettivi dell’Unione dell’energia proverrà dall’attuazione di Orizzonte 2020, il programma quadro dell’Ue per la ricerca e l’innovazione da 80 miliardi di Eur circa. Questo sostegno finanziario svolgerà una importante funzione di catalizzatore e di leva per sviluppare tecnologie energetiche del futuro sicure, pulite ed efficienti. Il tema dell’energia, che fa parte delle principali sfide sociali del programma, è ampio e profondo: contribuirà a migliorare la vita, a proteggere l’ambiente e a rendere l’industria europea più sostenibile e competitiva. In che modo la politica di coesione europea contribuisce alla strategia dell’Unione dell´energia? La politica di coesione svolgerà un ruolo significativo nella realizzazione concreta dell’Unione dell’energia, con progetti che apportano reali benefici ai cittadini. Di fatto, vista la notevole disponibilità di finanziamenti da investire nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, circa 38 miliardi di Eur per il periodo 2014-2020, la politica di coesione aiuterà gli Stati membri, le regioni, le amministrazioni locali e le città ad attuare i necessari investimenti nell´efficienza energetica del settore edilizio, nelle energie rinnovabili, nelle reti intelligenti e nel trasporto urbano sostenibile. In linea con alcuni degli obiettivi chiave dell’Unione dell’energia, i nostri investimenti contribuiranno così a ridurre le onerose importazioni di energia, diversificare le fonti energetiche, affrontare la povertà energetica, ridurre le emissioni, creare posti di lavoro e sostenere le piccole e medie imprese. La Commissione sta attualmente lavorando per fornire ulteriore sostegno agli Stati membri in materia di assistenza tecnica, non da ultimo in materia di strumenti finanziari, che saranno fondamentali per affrontare le sfide connesse all’efficienza energetica.  
   
   
BOLZANO : RIESAME CONCESSIONI SULLE CENTRALI IDROELETTRICHE: INCONTRO INFORMATIVO  
 
 Bolzano, 2 marzo 2015 - Nell’ambito della procedura di riesame delle concessioni per le derivazioni idroelettriche i Comuni rivieraschi interessati sono chiamati a fornire il loro parere. Sul tema si è tenuto un incontro informativo con l’esperto di diritto Giuseppe Caia, la direttrice dell’Avvocatura provinciale Renate von Guggenberg e il direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente Flavio Ruffini. "I Comuni rivieraschi devono fornire il loro parere sulle domande di concessione, come già in passato, e per questo sono stati invitati ad un incontro informativo sui dettagli giuridici, procedurali e tecnici relativi al nuovo iter di riesame delle concessioni", spiega il direttore del Dipartiento sviluppo del territorio, ambiente e energia Florian Zerzer. Il riesame delle domande è in corso e le documentazioni da valutare sono già state trasmesse ai Comuni rivieraschi interessati. L´esperto Giuseppe Caia, professore ordinario di diritto amministrativo all´Università di Bologna, l´avvocata della Provincia Renate von Guggenberg e il direttore dell´Appa Flavio Ruffini hanno illustrato ai Comuni gli aspetti relativi alla nuovo procedimento e la sua tempistica. Nell´aprile 2013 la Giunta aveva deliberato, per ripristinare la legalità, il riesame di quelle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche assegnate a suo tempo alla Sel con una documentazione manipolata. Di recente la Giunta, su proposta del professor Caia, ha anche fissato le modalità di questo riesame. "Siamo contenti di poter essere informati di prima mano sulla procedura del riesame perché ci riguarda direttamente come Comuni rivieraschi", così un rappresentante comunale dopo l´incontro nella sede dell´Assessorato all´ambiente.  
   
   
ALER, MARONI: CONTRO OCCUPAZIONI ABUSIVE APPLICARE MISURE PROTOCOLLO  
 
 Milano, 2 marzo 2015 - "C´è stata una certa titubanza nelle ultime settimane nel contrastare le occupazioni abusive da parte di chi dovrebbe applicare il Protocollo che abbiamo firmato in Prefettura. E´ una segnalazione che mi è arrivata negli ultimi giorni e di cui parlerò con il Prefetto di Milano, perché il Protocollo va applicato: se c´è un aumento delle occupazione occorre intervenire e dare un´attuazione immediata alle procedure previste". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, a Palazzo Lombardia, nel corso della conferenza stampa dopo la seduta di Giunta. "La commissione d´inchiesta su Aler? Non c´è e non ci sarà - ha ribadito il presidente Maroni - nessuna copertura o titubanza da parte nostra nell´accertamento delle responsabilità".  
   
   
VENETO SCELTO PER OSPITARE NEL 2016 INCONTRO MONDIALE SUI PAESAGGI TERRAZZATI  
 
Venezia, 2 maro 2015 - Sarà il Veneto la sede del Terzo Incontro Mondiale dei Paesaggi Terrazzati che si terrà a ottobre 2016. Dopo le precedenti manifestazioni organizzate in Cina nel novembre 2010 e in Perù nel maggio 2014, la regione veneta è stata designata infatti ad ospitare questo evento, che si terrà per la prima volta in ambito europeo e raccoglierà 300 delegati da tutti i luoghi terrazzati del mondo. A darne l’annuncio è il vicepresidente e assessore regionale al territorio Marino Zorzato. Nel 2014 a Cusco l’Alleanza internazionale dei paesaggi terrazzati (Itla - International Terraced Landscape Alliance) aveva indicato l’Italia come sede del prossimo incontro mondiale dedicato a questi sistemi agricoli ed ecologici diffusi in aree collinari e montane. La sezione italiana dell’Alleanza ha ora scelto il Veneto come sede dell’organizzazione plenaria. “L’assegnazione – sottolinea Zorzato - arriva dopo un periodo in cui il Veneto si è distinto per l’impegno in favore della conoscenza e valorizzazione delle aree terrazzate, con iniziative in campo europeo, regionale e locale che hanno condotto all’adesione all’Alleanza internazionale nata nel 2011 in seguito alla prima conferenza mondiale in Cina”. Il programma della manifestazione si svilupperà nel corso di dieci giorni, con un evento inaugurale a Venezia che vedrà anche l’apertura di una mostra fotografica sugli aspetti più affascinanti di questi paesaggi, e si concluderà all’Università di Padova. I partecipanti si divideranno in gruppi per recarsi in visita di studio nelle aree terrazzate di tutta Italia, dove si terranno laboratori tematici con coltivatori, studiosi e abitanti dei terrazzamenti. La Regione del Veneto porterà avanti l’organizzazione coinvolgendo altre realtà come il vicino Trentino, con cui da tempo è condiviso un percorso di valorizzazione di questi luoghi. Il supporto scientifico verrà dalla consolidata collaborazione con l’Università di Padova e l’Università Iuav di Venezia. La preparazione dell’evento giunge in un momento in cui l’Italia si trova a svolgere un ruolo importante nel panorama internazionale sul tema dell’alimentazione e delle sue relazioni con l’ambiente e il paesaggio grazie all’Expo di Milano che sarà anche la prima vetrina per la presentazione ufficiale dell’incontro mondiale sui Paesaggi Terrazzati.  
   
   
ENTRA NEL VIVO PIANO STRAORDINARIO MADE IN ITALY DA 260 MILIONI MINISTRO GUIDI PRESIEDE CABINA DI REGIA CON GENTILONI, PADOAN, LUPI E MARTINA  
 
Roma 2 marzo 2015 – Valorizzare l’immagine del Made in Italy nel mondo. Ampliare il numero delle imprese, in particolare le Pmi, che operano sul mercato globale. Espandere le quote italiane del commercio internazionale che hanno visto la bilancia commerciale chiudersi l’anno scorso con un avanzo record di 42,9 miliardi di euro (il miglior risultato in Europa dopo la Germania). Sostenere le iniziative di attrazione degli investimenti esteri in Italia. Questi i principali obiettivi del Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia per il quale sono stati stanziati 260 milioni di euro e il cui decreto di attuazione è stato appena firmato dal Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. Il piano è stato illustrato oggi - nel corso della Cabina di Regia sull’Internazionalizzazione svoltasi al Mise e co-presieduta dal Ministro Guidi e dal Ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni – dal Vice Ministro Carlo Calenda. Hanno partecipato il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e il Sottosegretario del Ministero dei Beni e delle Attività culturali Francesca Baracciu. Alla riunione erano presenti anche i vertici di Ice, Cdp, Simest, Conferenza Regioni, Confindustria, Unioncamere, Rete Imprese Italia, Abi e Alleanza Cooperative. Gli Obiettivi Del Piano Ø Incrementare il volume dell’export, espandendo la presenza internazionale, in particolare nei Paesi in cui il potenziale è maggiore. Si punta ad incrementare i flussi di export di beni e servizi di circa 50 miliardi di euro entro il triennio. Ø Aumentare il numero complessivo delle imprese esportatrici, trasformando le aziende potenzialmente esportatrici in esportatrici abituali. Negli ultimi anni il numero medio di imprese che operano con l’estero si è aggirato intorno alle 200.000: nell’ambito di tale numero, si ritiene che potrebbe crescere di circa 20.000 unità il numero delle imprese stabilmente esportatrici (tra le 70.000 circa che ne hanno le potenzialità). Ø Cogliere le opportunità legate alla crescita della domanda globale e all’incremento della classe media nei mercati emergenti, sempre più orientata verso modelli di consumo più vicini al modello di specializzazione produttiva dell’export italiano. Si stima una crescita della classe media mondiale di circa 800 milioni di persone nei prossimi 15 anni. Ø Accrescere la capacità di intercettare investimenti esteri; si punta ad ottenere 20 miliardi di dollari di flussi aggiuntivi A) Iniziative di supporto alle Pmi 1. Potenziamento grandi eventi fieristici nazionali, per valorizzarne sia la funzione di vetrina del Made in Italy, sia l’efficacia nella finalizzazione di business. 2. Piano di promozione in collaborazione con le principali catene distributive mondiali per sostenere l’ingresso dei prodotti italiani senza brand internazionale 3. Comunicazione Strategia d’attacco per i mercati prioritari con una campagna intensiva di sensibilizzazione e di advertising tramite i media tradizionali e quelli più innovativi (social network e blog) 4. Segno distintivo unico dell’agroalimentare italiano e altri interventi in occasione di Expo 2015 5. Piano di valorizzazione delle produzioni di eccellenza Attività promozionali ad ampio raggio, soprattutto in favore delle produzioni agricole ed agroalimentari, anche a tutela dei marchi e delle certificazioni di qualità ed origine. 6. Piano di comunicazione contro l’Italian Sounding in sinergia con i consorzi di tutela e le associazioni di produttori agroalimentari e vitivinicoli Dop ed Igp. 7. Roadshow per contribuire – in collaborazione con le associazioni imprenditoriali e le Camere di commercio - alla conoscenza degli strumenti a sostegno dell’internazionalizzazione, anche predisponendo specifici percorsi formativi per stimolare le capacità d’internazionalizzazione delle Pmi, con particolare attenzione a quelle che, potenzialmente idonee, non hanno ancora affrontato la competizione internazionale. 8. Formazione e utilizzo di Temporary Export Manager per favorire l’acquisizione di competenze manageriali internazionali da parte delle Pmi. 9. Supporto all’ e-commerce per favorire l’accesso alle piattaforme digitali e promuovere e-commerce quale nuovo canale di penetrazione commerciale. B) Attrazione degli investimenti esteri ed assistenza agli investitori 1. Roadshow specificamente mirati alla presentazione delle opportunità Paese, all’assistenza tecnica all’operatore estero e al suo radicamento sul territorio. 2. Rafforzamento della struttura dedicata all’interno dell’Ice Agenzia con la creazione di: un sistema di Customer Relationship Management per gli investitori esteri; una piattaforma di condivisione delle informazioni sulle opportunità di investimento in Italia; un Database degli investitori internazionali; formazione del personale. 3. Costituzione dei “desk” investimenti e organizzazione del primo Roadshow globale "Invest in Italy" in raccordo con il Maeci, che tocchi le più importanti piazze finanziarie più importanti del mondo. Interventi Sulle Strutture E’ in corso una profonda riorganizzazione dell’Ice Agenzia - soprattutto per rafforzare l’orientamento all’utenza/Pmi e il coordinamento dell’attività di attrazione degli investimenti – che ha già fatto registrare risultati in termini di maggiore efficienza e contenimento di costi. Sul piano dei servizi finanziari, l’esigenza di poter disporre di una moderna Eximbank è avvertita da più parti ed è un tema attualmente all’esame del Parlamento. Aree E Paesi Focus Nel triennio 2015 – 2017 le attività saranno concentrate nei seguenti Paesi focus, verso cui s’indirizzeranno prevalentemente le missioni istituzionali ed imprenditoriali: Usa e Canada, con interventi destinati alle aree provinciali più dinamiche, in cui finora le azioni promozionali sono state meno estese e meno incisive, in considerazione delle potenzialità di allargamento delle nostre quote di mercato; che saranno Cina quale mercato con una crescita molto dinamica, Giappone paese con il quale l’Italia ha da molti anni solide relazioni economiche; i Paesi del Golfo in quanto economie che hanno subito minori contraccolpi della crisi economica mondiale; i Paesi dell’ Africa sub sahariana: Congo, Etiopia, Mozambico, Angola e dell’Asia centrale: Azerbaijan, Kazakistan per il loro valore strategico e per gli interessanti progetti infrastrutturali varati dai rispettivi Governi; Paesi dell’Alleanza del Pacifico: Messico, Colombia, Perù e Cile dove si svolgeranno le prossime missioni istituzionali; Cuba, per le recente apertura ai commerci internazionali; il sud est asiatico: Vietnam, Malesia e Indonesia, in vista della costante espansione dei loro mercati.  
   
   
ASAM, MARONI: ASPETTIAMO PERIZIA DEL TRIBUNALE  
 
Milano, 2 marzo 2015 - "Sui conti di Asam è in corso una valutazione da parte degli esperti nominati dal tribunale. Noi abbiamo fatto una due diligence interna, aspettiamo la perizia dei magistrati per confrontare i numeri, ma certo i dati in nostro possesso non segnalano uno stato di grande floridezza". Lo ha detto il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, a margine della conferenza stampa dopo giunta, rispondendo alle domande dei cronisti. "Questa situazione - ha sottolineato - l´abbiamo ereditata insieme alla società dall´ex Provincia di Milano". Decidere Cosa Fare - "Come saprete - ha spiegato il Governatore - a fine 2016 la Regione deve cedere il controvalore, non le singole società, alla Città metropolitana di Milano. Se questo sarà con il segno più davanti, dovremo restituire quello. Se ci sarà il segno meno, dovremo capire con il sindaco della Città metropolitana di Milano cosa fare. Perché io non voglio e non posso risanare un gruppo di società e poi restituirle alla Città metropolitana con i soldi della Regione". Governo Coinvolto - Maroni, ha quindi fatto sapere che ieri ha parlato "anche di questo con il Governo. Ci sono alcune idee che stiamo sviluppando e su questo continueremo il confronto con il sindaco di Milano. Però - ha ribadito - dobbiamo aspettare la valutazione degli esperti del tribunale, che dovrebbe arrivare entro qualche settimana".  
   
   
LOMBARDIA - EGITTO, VOLA L’EXPORT, +11% ACCELERANO MILANO, BRESCIA, BERGAMO, ANCOR PIÙ VARESE A MILANO LA METÀ DEGLI IMPRENDITORI EGIZIANI D’ITALIA  
 
Milano, 2 marzo 2015. Cresce dell’11% l’export lombardo in Egitto, pari a 538 milioni nei primi nove mesi del 2014, rispetto ai 483 dello stesso periodo 2013. Per Milano, che pesa la metà, la crescita è del 9%. Brescia, che pesa un sesto, cresce del 15%. Bergamo, con un decimo, del +6%. Ancora più forte l’accelerazione di Varese, con l’8% dell’export, +20%. Emerge da un’ elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat da gennaio a settembre 2013 e 2014. Oggi, nella sede di Intesa Sanpaolo, incontro col ministro degli investimenti egiziani Ashraf Salman, iniziativa a cui partecipa Camera di commercio di Milano e l’azienda speciale Promos per l’internazionalizzazione. “La Camera di commercio è impegnata con iniziative concrete per il rafforzamento degli scambi con le imprese egiziane, sono circa cinquecento le imprese che abbiamo coinvolto nel 2014 in varie iniziative, dalle visite d’affari bilaterali, alle presentazioni tematiche - ha dichiarato Alberto Meomartini, vice presidente della Camera di commercio di Milano. L’egitto ha un ruolo centrale nei nostri rapporti con i Paesi del Mediterraneo. L’opportunità di incontrare oggi i rappresentanti dell’economia e degli investimenti del Paese, va vista anche in un’ottica di valorizzazione e rafforzamento dei rapporti in vista di Expo”. I settori di scambio. Importiamo gas, petrolio e minerali (17% dei 311 milioni di import), tessili e esportiamo prodotti manifatturieri (un terzo sono macchinari, un quinto metalli e un sesto prodotti chimici). Forte la presenza di imprenditori egiziani: in Italia si concentrano a Milano che accoglie quasi metà delle ditte egiziane, oltre 6mila su 15mila e che continua a crescere, +9% in un anno. La metà nel settore costruzioni, tra gli altri comparti prevalgono servizi alle imprese, ristorazione e commercio. Quasi la metà ha tra i 35 e i 44 anni e sono quasi tutti uomini. Ditte che danno lavoro a 9mila addetti a Milano e 19mila in Italia. Lombarde ai primi posti per ditte egiziane anche Monza (circa 500), Brescia, Bergamo e Pavia con circa 400. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Infocamere al terzo trimestre 2014. Interscambio estero delle province della Lombardia con l´Egitto (valori in euro e percentuali). Anni 2013-2014, periodo di riferimento gennaio-settembre
Territorio gen. - set. 2013 gen. - set. 2014 Variazione % 2014/2013 Peso % 2013 Peso % 2014
Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export
Varese 9.515.735 37.279.732 11.796.434 44.823.887 24,0 20,2 2,6 7,7 3,8 8,3
Como 1.465.373 12.365.427 1.457.905 14.959.637 -0,5 21,0 0,4 2,6 0,5 2,8
Sondrio 168.826 585.454 207.045 3.149.458 22,6 438,0 0,0 0,1 0,1 0,6
Milano 78.615.670 228.445.657 90.266.388 249.581.054 14,8 9,3 21,4 47,3 29,0 46,4
Bergamo 50.142.123 54.008.057 50.787.464 57.378.285 1,3 6,2 13,6 11,2 16,3 10,7
Brescia 38.722.707 68.946.646 46.444.675 79.147.572 19,9 14,8 10,5 14,3 14,9 14,7
Pavia 65.357.035 10.827.572 59.686.381 12.888.320 -8,7 19,0 17,8 2,2 19,2 2,4
Cremona 1.074.599 5.615.028 1.377.779 6.535.126 28,2 16,4 0,3 1,2 0,4 1,2
Mantova 114.232.336 8.111.708 45.588.777 13.743.386 -60,1 69,4 31,1 1,7 14,6 2,6
Lecco 6.746.714 8.754.210 910.367 8.656.854 -86,5 -1,1 1,8 1,8 0,3 1,6
Lodi 409.350 2.514.996 864.254 3.355.317 111,1 33,4 0,1 0,5 0,3 0,6
Monza e della Brianza 1.429.879 45.681.049 1.897.047 43.964.302 32,7 -3,8 0,4 9,5 0,6 8,2
Lombardia 367.880.347 483.135.536 311.284.516 538.183.198 -15,4 11,4 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Istat Interscambio estero della Lombardia con l´Egitto per settore di attività economica (valori in euro e percentuali). Anni 2013-2014, periodo di riferimento gennaio-settembre
Merce gen. - set. 2013 gen. - set. 2014 Variazione % 2014/2013 Peso % 2013 Peso % 2014
Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export
Prodotti dell´agricoltura, della silvicoltura e della pesca 6.216.191 355.766 9.122.283 2.800.720 46,8 687,2 1,7 0,1 2,9 0,5
Prodotti dell´estrazione di minerali da cave e miniere 146.610.637 926.254 53.122.677 2.237.578 -63,8 141,6 39,9 0,2 17,1 0,4
Prodotti delle attività manifatturiere 213.550.189 481.227.227 246.462.772 531.649.346 15,4 10,5 58,0 99,6 79,2 98,8
Prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento 960.688 421.444 1.909.211 1.276.096 98,7 202,8 0,3 0,1 0,6 0,2
Prodotti delle attività dei servizi di informazione e comunicazione 8.615 141.856 2.660 171.342 -69,1 20,8 0,0 0,0 0,0 0,0
Prodotti delle attività professionali, scientifiche e tecniche 0 2.319 0 0 - -100,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e respinte, merci varie 534.027 60.670 664.913 48.116 24,5 -20,7 0,1 0,0 0,2 0,0
Totale Settori 367.880.347 483.135.536 311.284.516 538.183.198 -15,4 11,4 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Istat Interscambio estero settore manifatturiero della Lombardia con l´Egitto (valori in euro e percentuali). Anni 2013-2014, periodo di riferimento gennaio-settembre
Merce gen. - set. 2013 gen. - set. 2014 Variazione % 2014/2013 Peso % 2013 Peso % 2014
Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export
Prodotti alimentari, bevande e tabacco 14.248.980 5.155.784 13.560.687 4.987.215 -4,8 -3,3 6,7 1,1 5,5 0,9
Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 67.844.985 24.811.086 70.268.144 23.485.967 3,6 -5,3 31,8 5,2 28,5 4,4
Legno e prodotti in legno; carta e stampa 162.865 13.591.549 475.137 13.315.977 191,7 -2,0 0,1 2,8 0,2 2,5
Coke e prodotti petroliferi raffinati 17.963.997 382.547 22.167.967 1.014.987 23,4 165,3 8,4 0,1 9,0 0,2
Sostanze e prodotti chimici 33.069.730 103.943.688 42.612.040 82.672.574 28,9 -20,5 15,5 21,6 17,3 15,6
Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 107.463 17.043.663 54.788 15.949.501 -49,0 -6,4 0,1 3,5 0,0 3,0
Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 17.991.030 22.479.355 18.116.656 22.978.251 0,7 2,2 8,4 4,7 7,4 4,3
Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti 48.934.856 79.965.392 68.828.699 101.033.419 40,7 26,3 22,9 16,6 27,9 19,0
Computer, apparecchi elettronici e ottici 588.861 14.109.152 277.871 17.984.259 -52,8 27,5 0,3 2,9 0,1 3,4
Apparecchi elettrici 1.321.964 41.440.199 1.755.418 46.989.498 32,8 13,4 0,6 8,6 0,7 8,8
Macchinari ed apparecchi n.C.a. 9.105.996 141.931.620 6.796.940 180.280.299 -25,4 27,0 4,3 29,5 2,8 33,9
Mezzi di trasporto 66.940 11.338.717 114.990 14.533.438 71,8 28,2 0,0 2,4 0,0 2,7
Prodotti delle altre attività manifatturiere 2.142.522 5.034.475 1.433.435 6.423.961 -33,1 27,6 1,0 1,0 0,6 1,2
Totale Manifatturiero 213.550.189 481.227.227 246.462.772 531.649.346 15,4 10,5 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Istat Interscambio estero settore manifatturiero della provincia di Milano con l´Egitto (valori in euro e percentuali). Anni 2013-2014, periodo di riferimento gennaio-settembre
Merce gen. - set. 2013 gen. - set. 2014 Variazione % 2014/2013 Peso % 2013 Peso % 2014
Import Export Import Export Import Export Import Export Import Export
Prodotti alimentari, bevande e tabacco 10.618.026 2.096.552 10.451.325 1.601.121 -1,6 -23,6 14,2 0,9 12,1 0,7
Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 12.425.880 10.282.672 12.656.864 9.891.369 1,9 -3,8 16,6 4,5 14,6 4,0
Legno e prodotti in legno; carta e stampa 128.663 7.731.899 455.987 6.650.958 254,4 -14,0 0,2 3,4 0,5 2,7
Coke e prodotti petroliferi raffinati 8.553.353 181.126 10.499.377 706.627 22,8 290,1 11,4 0,1 12,1 0,3
Sostanze e prodotti chimici 7.327.345 58.416.122 14.758.082 46.735.954 101,4 -20,0 9,8 25,7 17,1 19,0
Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 37.851 11.265.835 8.506 10.787.913 -77,5 -4,2 0,1 5,0 0,0 4,4
Articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 17.437.517 8.219.393 16.981.911 10.621.997 -2,6 29,2 23,3 3,6 19,6 4,3
Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti 16.180.605 25.528.700 19.128.803 31.127.039 18,2 21,9 21,6 11,2 22,1 12,6
Computer, apparecchi elettronici e ottici 379.370 8.913.087 230.149 10.262.602 -39,3 15,1 0,5 3,9 0,3 4,2
Apparecchi elettrici 678.071 23.725.179 791.279 22.434.640 16,7 -5,4 0,9 10,4 0,9 9,1
Macchinari ed apparecchi n.C.a. 518.501 67.017.389 324.027 90.727.320 -37,5 35,4 0,7 29,5 0,4 36,9
Mezzi di trasporto 50.022 1.718.293 102.521 2.223.697 105,0 29,4 0,1 0,8 0,1 0,9
Prodotti delle altre attività manifatturiere 421.785 2.188.973 125.774 2.329.691 -70,2 6,4 0,6 1,0 0,1 0,9
Totale Manifatturiero 74.756.989 227.285.220 86.514.605 246.100.928 15,7 8,3 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Istat Ditte egiziane in Lombardia
Aree geografiche 2013 2014 Var % 2013/2014
Bergamo 398 416 4,5%
Brescia 393 417 6,1%
Como 143 142 -0,7%
Cremona 223 226 1,3%
Lecco 102 106 3,9%
Lodi 247 250 1,2%
Mantova 11 12 9,1%
Milano 5.945 6.454 8,6%
Monza e Brianza 468 497 6,2%
Pavia 402 405 0,7%
Sondrio 16 15 -6,3%
Varese 172 185 7,6%
Lombardia 8.520 9.125 7,1%
Italia 13.674 14.826 8,4%
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Infocamere al terzo trimestre 2014 Addetti delle ditte egiziane in Lombardia
Aree geografiche 2013 2014
Bergamo 473 466
Brescia 725 766
Como 211 203
Cremona 195 249
Lecco 207 175
Lodi 277 298
Mantova 23 19
Milano 8.796 8.284
Monza e Brianza 733 682
Pavia 502 453
Sondrio 44 44
Varese 270 254
Lombardia 12.456 11.893
Italia 19.089 18.020
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Infocamere al terzo trimestre 2014 Ditte egiziane in Lombardia
Settori ateco Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Monza e Brianza Pavia Sondrio Varese Lombardia Italia
Agricoltura, silvicoltura pesca - 5 - 1 - - - 3 1 1 - - 11 43
Industria 298 168 54 157 24 198 3 3.602 116 301 6 89 5.016 6.932
di cui Attività manifatturiere 18 79 3 21 3 2 - 187 11 18 4 3 349 490
di cui Costruzioni 280 89 51 136 21 196 3 3.413 105 283 2 86 4.665 6.438
Commercio all´ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... 24 50 11 17 9 15 3 711 38 26 3 23 930 2.779
Servizi 94 194 77 51 73 37 6 2.125 342 77 6 73 3.155 5.058
di cui Trasporto e magazzinaggio 2 8 5 1 - 2 0 91 7 3 - 2 121 198
di cui Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 78 130 59 37 70 27 5 751 198 58 6 63 1.482 2.463
di cui Servizi di informazione e comunicazione 4 2 3 2 - - 1 140 - 4 - 1 157 294
di cui Attività finanziarie e assicurative - - - 1 - - - 9 - - - - 10 30
di cui Attività immobiliari - - - - - - - 3 - - - - 3 11
di cui Attività professionali, scientifiche e tecniche - 3 1 1 - - - 41 3 - - - 49 212
di cui Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... 8 46 8 8 2 7 - 990 127 10 - 3 1.209 1.614
di cui Altri servizi 2 5 1 1 1 1 0 100 7 2 0 4 124 236
Imprese non classificate 0 0 0 0 0 0 0 13 0 0 - 0 13 14
Totale 416 417 142 226 106 250 12 6.454 497 405 15 185 9.125 14.826
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Infocamere al terzo trimestre 2014 Addetti nelle ditte egiziane in Lombardia
Settori ateco Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Monza e Brianza Pavia Sondrio Varese Lombardia Italia
Agricoltura, silvicoltura pesca - 3 - - - - - - 2 - - - 5 20
Industria 306 219 70 116 30 189 4 4.246 131 323 15 78 5.727 7.730
di cui Attività manifatturiere 21 89 5 22 4 2 - 332 15 25 14 4 533 713
di cui Costruzioni 285 130 65 94 26 187 4 3.909 116 298 1 74 5.189 7.009
Commercio all´ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... 24 49 9 12 10 22 3 774 52 28 3 31 1.017 3.167
Servizi 143 454 132 67 167 66 16 3.772 548 151 26 161 5.703 8.168
di cui Trasporto e magazzinaggio 3 23 7 1 - 2 - 151 15 5 - 2 209 305
di cui Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 116 354 110 58 152 49 16 1.395 319 118 26 138 2.851 4.537
di cui Servizi di informazione e comunicazione 1 1 3 - - - - 87 - 2 - - 94 179
di cui Attività finanziarie e assicurative - - - 1 - - - 7 - - - - 8 29
di cui Attività immobiliari - - - - - - - 2 - - - - 2 8
di cui Attività professionali, scientifiche e tecniche - 1 - 1 - - - 53 1 - - - 56 161
di cui Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... 20 65 11 6 14 15 - 1.962 202 25 - 19 2.339 2.705
di cui Altri servizi 3 10 1 0 1 0 0 115 11 1 0 2 144 244
Imprese non classificate - - - - - - - 4 - - - - 4 4
Totale 473 725 211 195 207 277 23 8.796 733 502 44 270 12.456 19.089
Fonte: elaborazione Camera di Commercio di Milano su dati Infocamere al terzo trimestre 2014 Ditte egiziane in Italia e addetti
Provincia Attive Provincia Addetti
Milano 6.454 Milano 8.796
Roma 2.675 Roma 2.799
Reggio Emilia 834 Torino 750
Monza e Brianza 497 Reggio Emilia 738
Torino 483 Monza e Brianza 733
Brescia 417 Brescia 725
Bergamo 416 Pavia 502
Pavia 405 Bergamo 473
Lodi 250 Bologna 287
Cremona 226 Lodi 277
Varese 185 Varese 270
Firenze 152 Firenze 227
Como 142 Como 211
Bologna 138 Lecco 207
Genova 116 Cremona 195
Lecco 106 Savona 175
Savona 103 Genova 144
Novara 52 Novara 78
Latina 49 Venezia 73
Piacenza 45 Frosinone 68
Venezia 41 Latina 68
La Spezia 37 Cuneo 68
Cuneo 37 Viterbo 57
Imperia 34 Piacenza 49
Viterbo 32 Modena 46
Frosinone 29 Sondrio 44
Parma 29 La Spezia 42
Perugia 29 Verbania 38
Pisa 28 Imperia 37
Modena 26 Perugia 33
Ravenna 25 Rieti 31
Rieti 23 Padova 31
Ferrara 22 Grosseto 30
Sassari 22 L´aquila 28
Padova 21 Ferrara 28
Rimini 20 Vicenza 28
Alessandria 20 Bolzano 25
Verbania 20 Rimini 24
Caserta 19 Asti 24
Livorno 19 Pisa 24
Napoli 18 Mantova 23
Terni 18 Pescara 22
Asti 17 Parma 22
Biella 17 Ravenna 22
Massa Carrara 17 Livorno 22
Bolzano 16 Aosta 22
Sondrio 15 Ancona 21
Bari 15 Sassari 20
Catania 15 Biella 19
Lucca 15 Trento 18
Udine 14 Vercelli 17
Ancona 14 Caserta 16
Palermo 14 Lucca 16
Lecce 13 Alessandria 15
Verona 13 Verona 15
L´aquila 12 Udine 14
Mantova 12 Fermo 14
Pescara 12 Lecce 14
Trento 12 Massa Carrara 14
Reggio Calabria 11 Terni 14
Macerata  
   
   
2014 ANCORA NEGATIVO PER LE VENDITE AL DETTAGLIO (-1% LA MEDIA ANNUA). STABILE L’OCCUPAZIONE (-0,2%), MA IL CLIMA DI FIDUCIA NON DECOLLA. NEL 2014 CHIUSI 3.450 ESERCIZI.  
 
Venezia, 2 marzo 2015 - Nel quarto trimestre 2014, sulla base dell’indagine Venetocongiuntura condotta su un campione di 1.271 imprese con almeno 3 addetti, le vendite al dettaglio hanno registrato una flessione del -1,2% (era -2,1% nel trimestre precedente) rispetto allo stesso periodo del 2013. Nella media dell’intero anno 2014 le vendite al dettaglio hanno subito una flessione pari a -1%, meno marcata rispetto a quella registrata nella media del 2013 (-2,2%). Nel corso del 2014 sono state registrate 3.450 chiusure di esercizi commerciali con una perdita di circa 1.800 posizioni lavorative. «Nonostante l´occupazione, peraltro non ancora "influenzata" dal jobs act, cominci a dare segni di ripresa, resta la mancanza di fiducia la palla al piede del commercio veneto». Per il presidente di Unioncamere Veneto, Fernando Zilio, l´indagine di Venetocongiuntura conferma una verità storica: il commercio è l´ultimo ad entrare nelle spire della crisi, ma parimenti è anche l´ultimo ad uscirne e le previsioni, ancora fosche, riservate dagli operatori al futuro dimostrano che il comparto, ma soprattutto i consumatori, sono ancora refrattari a credere "alla luce in fondo al tunnel". «Mentre la produzione e, soprattutto, l´export - continua Zilio - sembrano ormai avviati ad una fase di ripresa, per certi versi anche robusta, le vendite al dettaglio continuano ad essere sofferenti nonostante i prezzi continuino nella loro discesa, meno marcata del trimestre precedente, ma pur sempre discesa a dimostrazione che le promozioni continuano ad essere se non proprio l´unica, certamente una delle maggiori "armi" a disposizione del retail per cercare di arginare l´emorragia di fatturato. Le previsioni - conclude il presidente di Unioncamere - sembrano infine avvalorare una tesi semplice quanto veritiera: imprese e consumatori attendono le riforme. Se infatti la previsionale sull´occupazione passa dal -8 al -0,1% giusto in corrispondenza del varo del jobs act, è altrettanto plausibile che una seria riforma del fisco avrebbe effetti massimamente positivi su un tessuto sociale stremato dalle tasse nazionali e locali». La dinamica negativa dei consumi è ascrivibile a tutte le categorie del commercio, in particolare quello del dettaglio specializzato non alimentare (-2,3%). Per le categorie supermercati, ipermercati e grandi magazzini e per il commercio al dettaglio alimentare la variazione tendenziale è leggermente negativa, pari al -0,2% su base annua. Sotto il profilo dimensionale, le vendite hanno mostrato performance peggiori negli esercizi di piccola dimensione (-1,3%), mentre media e grande dimensione hanno registrato un -1,1%. In diminuzione i prezzi di vendita (-1,1%) in leggero rialzo rispetto allo scorso trimestre (-1,4%) con variazioni più evidenti per il commercio al dettaglio non alimentare (-2,8%), mentre segnano una lieve diminuzione i supermercati, ipermercati e grandi magazzini (-0,1%). Al contrario il commercio al dettaglio alimentare registra un aumento del +0,7%. Sotto il profilo dimensionale -2,6% per le piccole superfici di vendita, seguito dal -0,4% delle medie e grandi aree commerciali. Gli ordinativi hanno segnato una dinamica negativa con una variazione del -1,0% (-2,1% nel trimestre precedente) su base annua riguardando soprattutto il commercio al dettaglio non alimentare (-1,8%), seguito dal commercio al dettaglio alimentare (-0,8%) e dai supermercati, ipermercati e grandi magazzini (-0,1%). Sotto il profilo dimensionale, le piccole superfici registrano un -0,8%, medie e grandi un calo del -1,1%. L’occupazione, rispetto la flessione dello scorso trimestre (-1,8%), ha registrato una dinamica sostanzialmente stabile pari a -0,2%, sintesi dell’andamento negativo degli esercizi di piccola superficie (-3,4%) e della dinamica positiva delle strutture di media e grande dimensione (+1,5%). Previsioni Peggiora però il clima di fiducia degli imprenditori per i prossimi tre mesi. Il saldo tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione degli ordini e del volume d’affari è rispettivamente di -26,2 punti percentuali e di -26,3 p.P. (contro il -19,6 p.P. E -16,3 p.P. Del trimestre precedente). In miglioramento invece il saldo per l’occupazione che si attesta a -6,3 p.P. Contro il -8 p.P. Del trimestre precedente. In un contesto di marcata deflazione, vanno lette positivamente le previsioni degli imprenditori, che attendono un rialzo del livello dei prezzi, con un saldo in netto miglioramento rispetto a quello registrato nel trimestre precedente (-1,7 p. P. Rispetto a -6,4 p.P.).  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: LA RIFORMA DEL FINANZIAMENTO DELLE PENSIONI DEI FUNZIONARI DISTACCATI PRESSO FRANCE TÉLÉCOM A SEGUITO DELLA TRASFORMAZIONE DI QUEST’ULTIMA IN SOCIETÀ PER AZIONI COSTITUISCE UN AIUTO DI STATO COMPATIBILE CON IL DIRITTO UE SOLO NEL RISPETTO DELLE CONDIZIONI FISSATE DALLA COMMISSIONE  
 
Lussemburgo, 2 marzo 2015 - La riforma ha avuto l’effetto di ridurre la contropartita concessa fino ad allora dalla France Télécom allo Stato francese e non ha garantito una parificazione degli oneri sociali dovuti dai concorrenti Una legge francese del 1996 ha trasformato France Télécom in società per azioni al fine di predisporre la sua quotazione in borsa, l’apertura di una parte del suo capitale nonché la totale apertura dell’impresa alla concorrenza. In tale occasione, il sistema di finanziamento delle pensioni dei funzionari pubblici distaccati presso France Télécom è stato modificato. Di conseguenza, il contributo del datore di lavoro versato da France Télécom allo Stato francese per finanziare le pensioni dei funzionari è stato fissato al medesimo livello dei contributi previdenziali e fiscali dovuti dai concorrenti operanti nel settore delle telecomunicazioni. Tuttavia, questa parificazione, tradotta in forma di un «tasso di equità concorrenziale», prendeva in considerazione solamente i rischi comuni ai dipendenti privati e ai funzionari pubblici, ad esclusione dei rischi non comuni (quali, segnatamente, la disoccupazione e i crediti salariali in caso di liquidazione giudiziaria ). Inoltre, France Télécom ha versato un contributo forfetario eccezionale di 37,5 miliardi di franchi (Eur 5,7 miliardi) per far fronte all’onere delle pensioni future. Nel 2011 la Commissione ha dichiarato tale misura di finanziamento compatibile con il mercato interno, ma a talune condizioni . Essa ha anzitutto rilevato che la misura, riducendo la contropartita concessa fino ad allora da France Télécom allo Stato francese per finanziare le pensioni dei funzionari, costituiva un aiuto di Stato. Tale aiuto non rispettava il principio di proporzionalità, poiché la contropartita finanziaria versata da France Télécom a favore dello Stato non eguagliava gli oneri sociali dovuti dai concorrenti di France Télécom. La Commissione ha quindi chiesto alla Francia di modificare la legge del 1996 al fine di prendere in considerazione i rischi non comuni ai dipendenti privati e ai funzionari pubblici. La Francia (causa T 135/12) e France Télécom (divenuta oggi Orange, causa T 385/12) chiedono al Tribunale dell’Unione europea di annullare la decisione della Commissione, in quanto la riforma del sistema di finanziamento non integra la fattispecie di aiuto di Stato e la Commissione non aveva il diritto di esigere che fossero presi in considerazione i rischi non comuni ai dipendenti privati e ai funzionari pubblici. Nelle sue sentenze odierne, il Tribunale conferma che la Francia ha concesso a France Télécom un aiuto di Stato, compatibile con il mercato interno alle condizioni previste dalla Commissione e respinge i ricorsi. Il Tribunale rileva anzitutto che, riducendo gli oneri sociali, la legge del 1996 ha migliorato la situazione giuridica di France Télécom rispetto al regime precedente e ha quindi creato un vantaggio a favore di quest’ultima. Infatti, la legge del 1996 non è intesa ad evitare che France Télécom sia assoggettata a un onere che, in una situazione normale, non avrebbe dovuto gravare sul suo bilancio, dato che i contributi riguardanti le pensioni dei funzionari non erano sottoposti in precedenza al regime comune dei contributi pensionistici. Inoltre, il vantaggio conferito a France Télécom è piuttosto selettivo, poiché la legge del 1996 concerne solamente tale società. Infine, la Commissione ha debitamente concluso che la riforma del 1996 falsava o minacciava di falsare la concorrenza sui mercati dei servizi di telecomunicazione, dal momento che le risorse finanziarie rese disponibili dalla legge del 1996 hanno potuto favorire lo sviluppo delle attività di France Télécom su nuovi mercati aperti alla concorrenza, sia in Francia sia in altri Stati membri . Inoltre, la Commissione ha potuto giustamente considerare che il nuovo sistema di finanziamento delle pensioni non consente di raggiungere un tasso di equità concorrenziale, dato che il tasso applicato a France Télécom integra solamente i contributi contro i rischi comuni per i dipendenti soggetti a un regime di diritto privato e i funzionari statali e, di conseguenza, esclude i contributi contro i rischi non comuni. Al riguardo, il Tribunale rileva che detto tasso è inteso a garantire che France Télécom sopporti lo stesso livello di costi per gli oneri sociali dei suoi concorrenti, compresi gli oneri che non gravano sul bilancio di France Télécom a causa del suo particolare statuto, come quelli concernenti il rischio di disoccupazione e la garanzia degli stipendi. Il Tribunale rileva, inoltre, che la Commissione ha correttamente tenuto conto degli effetti del contributo forfetario eccezionale, ritenendo che quest’ultimo abbia neutralizzato gli effetti dell’aiuto per un periodo di circa quindici anni, sicché France Télécom non deve pagare, per il periodo compreso tra il 1997 e il 2010, un contributo supplementare che garantisca un tasso di equità concorrenziale. Infine, il Tribunale dichiara che, sebbene il contributo forfetario eccezionale avesse consentito di ridurre gli effetti negativi dell’aiuto, non se ne può automaticamente dedurre che le contropartite versate da France Télécom abbiano necessariamente garantito un’equità concorrenziale.  
   
   
LAVORO: FVG, SERVIZI PER L´IMPEGO NELL´AGENZIA REGIONALE  
 
Trieste, 2 marzo 2015 - Gli uffici che erogano sul territorio i servizi per l´impiego in Friuli Venezia Giulia saranno inseriti nella struttura della direzione centrale della Regione competente in materia di lavoro, tramite la costituzione dell´Agenzia regionale per il lavoro. A confermare questa scelta organizzativa, che viene assunta nelle more del perfezionamento della riforma del mercato del lavoro in corso di attuazione a livello nazionale, è l´assessore al Lavoro, Loredana Panariti, che ribadisce il carattere strategico del processo di trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di lavoro che erano state assegnate alle Province in base alle leggi regionali 3 del 2002 e 18 del 2005. "La soluzione organizzativa adottata - osserva Panariti - risulta essere quella più funzionale a realizzare la salvaguardia delle professionalità che attualmente garantiscono l´erogazione dei servizi al lavoro sul territorio e a tutelare la centralità che l´Amministrazione regionale attribuisce alle proprie competenze in materia di lavoro". "Come evidenziato dalla linee programmatiche regionali in materia (Programma triennale di politica del lavoro e Masterplan dei servizi per l´impiego) - continua l´assessore - il trasferimento non è solo funzionale alla transizione a un modello di gestione dei servizi per l´impiego caratterizzato da una differente articolazione organizzativa, ma mira a realizzare un sistema regionale di servizi al lavoro in grado di garantire un´interlocuzione efficiente, efficace ed innovativa con le lavoratrici e i lavoratori e con le imprese del territorio". "Questo sistema - aggiunge - fa leva su un rinnovato ruolo di governance pubblica regionale e sulla sinergia operativa fra soggetti pubblici e privati. L´assetto organizzativo dei servizi e delle politiche, pertanto, consegue ad una riforma più ampia, sia a livello nazionale sia a livello regionale, inerenti ai livelli essenziali delle prestazioni e alla normativa dell´accreditamento".  
   
   
2014: PISA OTTAVA PROVINCIA IN ITALIA PER CRESCITA IMPRENDITORIALE MA L’ANALISI DEI DATI FRENA GLI ENTUSIASMI  
 
Pisa, 2 marzo  2015 - Il dato è chiaro: con un +1,1% il sistema imprenditoriale pisano si piazza all’ottavo posto nazionale in termini di tasso di variazione delle imprese registrate. Un risultato nettamente superiore non solo a quello nazionale (+0,4%) ma anche regionale, dove la crescita si ferma al +0,3%. Sono 43.732 le imprese iscritte ai registri camerali a fine 2014, più del 2013 e ad un soffio dal record del 2011 (43.757). Solo un cauto ottimismo è però giustificato. Sono infatti prevalentemente le imprese afferenti al commercio ambulante, per lo più in capo a soggetti stranieri, a spingere la dinamica di impresa (+13,3%). Di contro, arretrano i settori con migliori prospettive di crescita, ma anche a maggiore intensità di capitale e di lavoro, come il manifatturiero (-0,5%). Non mancano, comunque, alcuni timidi segnali positivi, quali il contenimento delle cancellazioni (nel 2014 sono state 2.565 contro le 2.675 del 2013) e la crescita di alcune realtà legate al turismo come i ristoranti (+6,6%), le attività di alloggio (+6,7%) ma anche i pubblici esercizi (+1,2%). Questo, in sintesi, quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Pisa sulla dinamica delle imprese pisane nel 2014. Continua la crescita delle Srl e della cooperazione, arretrano artigiane e società di persone Si consolida la preferenza per forme di impresa più strutturate, scelte non solo per affrontare meglio il mercato, ma anche per intercettare incentivi pubblici ed essere attrattive per gli investitori. Segnano un +3,6% le società di capitale, con la consueta differenziazione tra le Srl (+3,8%) e le Spa, la cui gestione è più onerosa, (-3,9%). Cresce il fenomeno cooperativo (+3,3%) ed anche le ditte individuali avanzano (+0,8%). Flettono, invece, le società di persone (-0,7%) e le aziende artigiane (-0,5%): tipologie di impresa che da tempo stanno perdendo appeal. Avanti gli stranieri, cedono il passo i giovani A spingere la crescita del tessuto imprenditoriale pisano contribuiscono, anche quest’anno, le aziende condotte da stranieri (+8,9%). Le 5.308 unità gestite da stranieri rappresentano il 12,1% delle imprese con sede in provincia e portano Pisa in ottava posizione a livello nazionale in termini di incidenza. Calano, ma in modo più contenuto rispetto al passato, le imprese giovanili (-0,7%). Questa dinamica, tuttavia, è influenzata non tanto dalle cessazioni, quanto, forse soprattutto, dall’aumento dell’età degli imprenditori. Avanti il terziario, soprattutto ambulantato e turismo Ancora una volta i servizi (+2,0%,) e le utilities (+6,1%) trainano la crescita del sistema pisano mentre si contraggono industria in senso stretto (-0,5%), costruzioni (-0,5%) e agricoltura (-1,0%). All’interno dell’industria crescono tutti i principali settori di specializzazione, ad eccezione della meccanica (-1,9%). Il settore servizi, per la sua variegata articolazione, deve essere analizzato puntualmente: in flessione il trasporto su strada (-2,2%), diretta conseguenza delle difficoltà del manifatturiero, e anche le attività immobiliari (-2,1%) a causa della “crisi del mattone”. Per contro, cresce molto il commercio ambulante (+13,3%) a motivo, come si è detto, della ricerca di un’occupazione da parte di chi, soprattutto straniero, l’ha persa nel corso dell’anno. Sembrano aprirsi nuove opportunità nel settore turistico, dove crescono i ristoranti (+6,6%), le attività di alloggio (+6,7%) ma anche i pubblici esercizi (+1,2%). Resta da capire, ed i numeri non possono dirlo, quale sia il livello qualitativo delle imprese che nascono in questi settori. Le imprese crescono nei territori a più alta vocazione imprenditoriale Dei 37 comuni pisani, solo 10, per lo più di piccole dimensioni, hanno fatto registrare un saldo iscritte-cessate di segno negativo, mentre sono cresciuti significativamente i comuni più grandi, dove l’imprenditoria è più diffusa: Pisa (+218), Pontedera (+120), San Miniato (+51) e Santa Croce sull’Arno (+29). Il commento del Presidente Pierfrancesco Pacini “Nonostante la crescita del numero di imprese – afferma Pierfrancesco Pacini, Presidente della Camera di Commercio di Pisa – il quadro è tutt’altro che sereno: la dinamica imprenditoriale continua ad essere condizionata dalle buone evoluzioni del settore degli ambulanti, che da solo non può certo risollevare le sorti dell’economia provinciale. Ciononostante non sono da trascurare altri segnali, come il rafforzamento del comparto turistico, che fanno pendere la bilancia verso un cauto ottimismo e ci responsabilizzano nel proseguire l’attività di sostegno alle imprese, soprattutto nella difficile fase di start-up. Lo sportello per l’avvio d’impresa, gestito dall’Azienda speciale Assefi, offre un nutrito programma di formazione manageriale e, nonostante i tagli alle risorse derivanti dalla riduzione del diritto annuale, la Camera di Commercio di Pisa proporrà anche quest’anno il bando per la concessione di contributi a fondo perduto per investimenti aziendali.”  
   
   
TRENTO: VIA LIBERA ALLA CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA 2015: AI LAVORATORI INTERESSATI 5,4 MILIONI DI EURO  
 
Trento, 2 marzo 2015 - Il Ministero del Lavoro ha consegnato ufficialmente al vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi la nota che autorizza il Trentino, caso unico in Italia, ad erogare la cassa integrazione in deroga ai lavoratori sospesi dal lavoro anche nel 2015, in continuità con quanto fatto nel 2014, utilizzando le risorse risparmiate lo scorso anno grazie ad una gestione particolarmente "virtuosa" di questa misura di sostegno al reddito. Ai lavoratori interessati sarà possibile tra l´altro garantire un prolungamento del trattamento da 400 a 865 ore massime, corrispondenti in pratica a 5 mesi. L´ autorizzazione consegnata oggi a Roma al vicepresidente della Provincia fa seguito alla richiesta che Olivi aveva avanzato di persona al ministro Poletti nell´incontro di un paio di settimane fa, dedicato principalmente al caso Whirlpool. Le risorse disponibili ammontano a circa 5,4 milioni di euro. "Siamo molto soddisfatti - sottolinea Olivi - sia perché già nel 2014, pur avendo adottato criteri per l´erogazione della cassa integrazione più restrittivi rispetto a quelli nazionali, eravamo risultati l´unica regione in Italia a soddisfare tutte le domande avanzate nel corso dell´anno, sia perché grazie ai risparmi ottenuti possiamo ora dare corso ai pagamenti delle istanze che verranno avanzate nei primi mesi del 2015. Una ulteriore dimostrazione che attraverso la concertazione con le parti sociali si raggiunge l´obiettivo di una gestione oculata e selettiva delle misure a sostegno del reddito dei lavoratori, così da offrire risposte concrete alle situazioni di vero bisogno e necessità, in particolare ai lavoratori delle piccole imprese. E´ stato quindi accolto il principio da noi sempre affermato che bisogna premiare lo sforzo di chi non spreca le risorse ma che le sa finalizzare al meglio. L´utilizzo nel 2015 dell´avanzo del 2014 non significa ovviamente che al Trentino non dovranno essere garantire anche quest´anno le risorse statali che gli spettano. I finanziamenti del 2015 andranno quindi ad integrare il ´tesoretto´ che abbiamo accumulato". La Cassa integrazione in deroga è come noto un intervento straordinario di sostegno al reddito, a beneficio di lavoratori che sono sospesi temporaneamente dall’attività lavorativa o che svolgono prestazioni di lavoro a orario ridotto per contrazione o sospensione dell’attività produttiva. La sospensione può avvenire anche per periodi distinti, della durata di almeno un mese ciascuno. Durante il periodo di sospensione il lavoratore non svolge, o svolge solo parzialmente attività lavorativa ed il datore di lavoro non deve sostenere il costo delle ore non lavorate. Il lavoratore è remunerato con un trattamento che corrisponde all’80% della retribuzione complessiva spettante per le ore non prestate, nel limite di un importo massimo mensile, aggiornato ogni anno. Fino al 4 agosto 2014 lo Stato ha delegato ciascuna Regione e Provincia autonoma a disciplinare con appositi accordi con le parti sociali i criteri di concessione della cassa in deroga. Successivamente ha emanato un apposito decreto contenente nuovi criteri unitari per tutto il territorio italiano. Nel frattempo, la Provincia, in virtù delle proprie competenze, aveva disciplinato la materia con tre protocolli d’intesa, valevoli per tutto l’anno 2014. Cosa è successo e come si è creato il risparmio che oggi il Trentino può utilizzare per estendere la cassa in deroga anche al 2015? Ricapitolando i termini della questione, i criteri introdotti dalla Provincia con le parti sociali sono stati più restrittivi, pur risultando comunque assolutamente efficaci nel far fronte ai bisogni sociali generati dalla crisi occupazionale. In particolare, la cassa in deroga è stata autorizzata per un periodo di lavoro non superiore a 400 ore per lavoratore, pari a circa 3 mesi. Dal ricorso alla cassa sono state escluse inoltre le imprese cessate o soggette a procedura concorsuale, e sono state incluse solo quelle che hanno depositato domanda di concordato preventivo con continuità aziendale. I criteri adottati in Trentino hanno prodotto due grandi vantaggi: l’accumulo di risorse per il pagamento in continuità di tutte le istanze avanzate nel corso dell´anno 2014, anche questo un caso unico a livello nazionale, perché le altre regioni hanno finito le risorse già all’inizio del 2014. Ed inoltre la disponibilità di risorse per il pagamento delle istanze che verranno prodotte nei primi mesi del 2015. Così facendo è stata anche data risposta alle preoccupazioni manifestate dalle associazioni di rappresentanza di artigiani e commercianti relativamente alle risorse disponibili. "Grazie alla nostra gestione - sottolinea il vicepresidente Olivi con soddisfazione - non solo le risorse sono bastate ma saranno anche superiori, perché ai risparmi realizzati nel 2014 si sommerà quanto il Ministero è tenuto a trasferirci per il 2015".  
   
   
INSIEL: SERRACCHIANI A RSU, APPROFONDIRE ANCORA PERCORSO GIURIDICO  
 
Udine, 2 marzo 2015 - "La Regione e Insiel spa stanno verificando le condizioni per trovare una soluzione alla vicenda dei 24 lavoratori ricorrenti". Lo ha dichiarato la presidente della Regione Debora Serracchiani nell´incontro che ha avuto oggi - presenti l´assessore alla Funzione pubblica Paolo Panontin e il presidente di Insiel spa Simone Puksic - con le nove Rsu delle sedi di Udine e Trieste e con i segretari provinciali di Fiom-cgil, Fim-cisl e Uilm. I rappresentanti sindacali hanno chiesto garanzie sulla strategicità della Spa e sul mantenimento della vocazione per cui è nata l´azienda in-house, ovvero lo sviluppo di software a servizio della pubblica amministrazione. Serracchiani ha ribadito che il piano industriale a suo tempo elaborato dal presidente Pozza è stato più volte riconfermato con atti ufficiali. "Quel piano ribadiva la strategicità di Insiel e indicava chiaramente la funzione centrale dell´azienda nell´accompagnamento delle riforme, nel frattempo varate dalla Giunta, in due settori dove la spa è maggiormente impegnata. Quel piano resta confermato", ha chiarito la presidente. Nel corso dell´incontro l´amministrazione regionale ha puntualizzato altresì che "la società va riorganizzata, vanno valorizzate le competenze professionali, incentivando il patto sociale per un ricambio generazionale. Il tutto per rafforzare il ruolo di Insiel come asset della Regione". Serracchiani ha garantito che "quando tutto il management sarà reintegrato - l´avviso pubblico per la selezione del direttore si è chiuso in questi giorni e la presidente ha annunciato che, previe valutazioni, la persona scelta sarà operativa a marzo - le relazioni sindacali con i vertici aziendali continueranno con la doverosa, corretta e naturale cadenzatura".  
   
   
BERZO DEMO (BS): STANZIATI FONDI BONIFICA AREA FORNO ALLIONE  
 
Milano, 2 marzo 2015 - Nel dicembre del 2014, Regione Lombardia ha stanziato 240.000 euro per la messa in sicurezza dell´area industriale di Forno Allione, nel Comune di Berzo Demo in Val Camonica (Bs), "fondi sufficienti per i lavori". Lo ricorda l´assessore all´Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile della Regione Lombardia Claudia Maria Terzi. In questo sito giacciono 23.000 tonnellate di rifiuti tossici provenienti dall´Australia che, secondo gli ultimi rilevamenti fatti da Arpa, starebbero già contaminando la falda acquifera. Dei problemi dell´area industriale di Forno Allione si è occupata recentemente un´inchiesta di Sky Tg24. Curatore Fallimentare - "La bonifica dell´area - spiega l´assessore Terzi - per legge spetterebbe alla società che ha inquinato, ossia la Selca. In questo caso però, essendo fallita la società, se ne dovrebbe occupare il curatore fallimentare, ma quest´ultimo, invece, ritiene che non sia affar suo e si è appellato davanti al Tar e al Consiglio di Stato, vedendo però respinti entrambi gli appelli. Come Regione continueremo a monitorare attentamente la situazione".  
   
   
CRISI MERCATONE UNO: IL CONSIGLIO METROPOLITANO DI TORINO RICEVE I LAVORATORI  
 
Torino, 2 marzo 2015 - Una rappresentanza di lavoratrici del Mercatone Uno che lavorano nei punti vendita di Mappano e Brandizzo è stata ricevuta al termine del Consiglio metropolitano che si è tenuto quest’oggi dal vicesindaco di Torino metropoli Alberto Avetta e da una delegazione di consiglieri. I lavoratori hanno esposto le loro preoccupazioni in merito al futuro delle loro sedi di lavoro, che sembrano essere fra quelle più esposte al rischio chiusura. Hanno chiesto il sostegno della Città metropolitana per riuscire ad avere maggior informazioni sulle decisioni dell’azienda ma anche per individuare degli ammortizzatori sociali e dei percorsi di ricollocamento. Il vicesindaco metropolitano Alberto Avetta, pur ammettendo le difficoltà causate dal passaggio di competenze in corso fra l’ex Provincia di Torino e la neonata Città metropolitana, ha ricordato la lunga esperienza maturata dall’ente negli anni in materia di formazione e lavoro: “Prenderò contatti con l’assessore Pentenero al più presto” ha assicurato Avetta “In questi anni abbiamo sempre lavorato in sintonia con la Regione Piemonte su questi temi e mettiamo a disposizione le nostre capacità e competenze per individuare ogni possibile soluzione”