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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Ottobre 2010
DECRETO TARIFFE POSTALI AGEVOLATE PER L’EDITORIA - POLILLO (AIE): “E’ SOLO UNA MEZZA VITTORIA PER IL MONDO DELL’EDITORIA: I PACCHI POSTALI CONTENENTI LIBRI RESTANO INSPIEGABILMENTE FUORI DALL’ACCORDO.”  
 
 Milano, 26 ottobre 2010 - “Continua a rimanere fortemente critica la nostra posizione rispetto a questo decreto: la spedizione di libri attraverso pacchi postali ha costituito da sempre una fondamentale opportunità per diffondere i prodotti editoriali nel nostro Paese, ma il decreto del Ministero dello sviluppo esclude inspiegabilmente forme di agevolazione per tali prodotti”. E’ ancora una volta forte la reazione del presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) Marco Polillo dopo la firma del decreto che istituisce le tariffe agevolate postali per l’editoria. Al centro dello scontro il fatto che nel provvedimento si dimentichi la parte dei pacchi contenenti libri, fondamentali per gli editori di libri e per i quali l’abolizione delle tariffe agevolate ha comportato rincari del 600%. “Continuiamo ad essere allibiti del fatto che non si voglia risolvere in toto il problema - ha proseguito Polillo – Dallo scorso aprile l’invio di ogni pacco contenente libri è passato da 1 a 7 euro. E’ inevitabile che le ricadute siano pesanti, non solo in termini economici per la vita delle case editrici, ma anche sul piano culturale per tutto il Paese, visto che a seguito dello sproporzionato aumento l’invio di libri in Italia è drasticamente crollato”. “Qui è in gioco non sono l’economia del mondo del libro, ma anche la diffusione della lettura e della cultura del nostro Paese – ha affermato Polillo –: assistiamo esterrefatti alla firma di questo testo che risolve solo parte del problema malgrado esplicite rassicurazioni da parte del Governo (Ministro dello Sviluppo e Presidenza del Consiglio) che l’accordo avrebbe riguardato tutti i settori coinvolti”. “L’aspetto paradossale dell’intera vicenda – ha concluso - è che nel corso delle riunioni con Poste Italiane avevamo trovato una intesa anche per i pacchi: evidentemente poi qualcuno ha cambiato idea unilateralmente. Ci auguriamo ora che con la mediazione del Governo si risolva davvero la parte per noi principale del problema. Come categoria non ci possiamo più permettere ritardi”.  
   
   
DATI RELATIVI AI FATTURATI ACCERTATI DALL’OSSERVATORIO FCP-ASSOINTERNET PER IL PERIODO GENNAIO-SETTEMBRE 2010 RAFFRONTATI AL PERIODO GENNAIO-SETTEMBRE 2009.  
 
Milano, 26 ottobre 2010 - Vi segnaliamo che anche questo mese non è stato possibile accertare il dato relativo alla “Search” a causa della mancanza di informazioni da parte di Google che, come sapete, non è disponibile a fornire i suoi dati. Come già comunicato con i dati di maggio e giugno 2010, nel passato si è cercato di ovviare a questo limite effettuando una stima dei valori della “Search” di Google. Questo metodo ci è stato segnalato essere impreciso. Lo Statuto di Fcp-assointernet prevede che i dati dell’Osservatorio Fcp-assointernet siano relativi alle dichiarazioni puntuali degli Associati dichiaranti per offrire un valido termine di paragone a ciascuno di essi. Si è deciso di sospendere la pubblicazione del dato della tipologia “Search”, in attesa di trovare una nuova modalità che consenta di accertarne il fatturato senza incorrere in valutazioni errate o arbitrarie. Siamo spiacenti di non poter offrire un dato puntuale anche per questa tipologia ma è impossibile per noi farlo senza la dichiarazione di Google che rappresenta, insieme a Yahoo, la quasi totalità del mercato della “Search”. Qui di seguito vi indichiamo il commento ai dati di questo mese del Presidente Fcp-assointernet Carlo Poss: “L’intero comparto Internet segna ancora una volta a Settembre +16,9%, che porta il dato progressivo da Gennaio al di sopra di tutti i mezzi con un +17,6%. Questi dati sono importanti per l’intero comparto internet e devono essere di forte garanzia per l’entrata nell’Osservatorio di tutte quelle Concessionarie che ancora non dichiarano i dati e per i Clienti affinché continuino a presidiare Internet come stanno facendo”.  
   
   
CINEMA IN LOMBARDIA :CRESCITA SETTORE PRIORITA PRIMO TAVOLO DI CONFRONTO CON ADDETTI AI LAVORI DEL COMPARTO IL SOTTOSEGRETARIO: IMPRESE CHIEDONO SOSTEGNO AL CREDITO  
 
 Milano, 26 ottobre 2010 - Coordinato dal sottosegretario al Cinema di Regione Lombardia Massimo Zanello, si è svolto oggi a Milano il primo tavolo di confronto tra istituzioni, università, enti, scuole, associazioni e professionisti che compongono, a vario titolo, il comparto del cine-audiovisivo presente sul nostro territorio. "Obiettivo dell´iniziativa - ha detto Zanello - è stato quello di trovare un momento di confronto tra i vari protagonisti del settore, per raccogliere suggerimenti, proposte e idee per mettere a punto le linee di policy più adeguate ai reali bisogni, compatibilmente con le risorse finanziare attualmente disponibili". Regione Lombardia ha individuato, infatti, la crescita dell´industria cinematografica e multimediale tra le priorità di sviluppo della legislatura in corso. Il confronto, in particolare, ha riguardato i temi con cui realizzare un documento condiviso da sottoporre alla Commissione Europea, che ha rilanciato una consultazione pubblica, attraverso il programma Media, per le politiche comunitarie che supporteranno il settore audiovisivo a partire dal 2013. "Vogliamo e dobbiamo cogliere l´opportunità proposta dalla Commissione Europea - ha detto il sottosegretario Zanello - attraverso un documento aperto alle osservazioni di tutti coloro che vivono e conoscono la realtà del comparto cinematografico del nostro territorio. Solo lavorando insieme possiamo far primeggiare la nostra Regione anche in questo settore. E´ importante, quindi, prima capire, per poter poi risolvere i punti di debolezza, ma anche fare leva sui nostri punti di forza come l´internazionalizzazione, soprattutto in vista di Expo 2015". "Dall´incontro è emersa, infatti - prosegue Zanello - la necessità di maggiori investimenti sulla formazione e le competenze dei professionisti del settore, la richiesta di snellire la burocrazia, anche in questo settore, e di fornire un maggior numero di servizi alle produzioni, oltre al bisogno di un supporto per le imprese, per individuare nuove opportunità di accesso al credito, soprattutto attraverso i bandi comunitari". Il sottosegretario Zanello ha, infine, ringraziato gli "addetti ai lavori" presenti all´incontro per il clima di grande collaborazione, "necessario - ha detto - per condividere e soddisfare bisogni e istanze che provengono da questo settore".  
   
   
"POLONIA. GUIDA RAPIDA A USI, COSTUMI E TRADIZIONI" SECONDA EDIZIONE  
 
Milano, 26 ottobre 2010 – Oggi a partire dalle ore 18, a Milano, presso la Biblioteca Comunale di Via Valvassori Peroni 56 (Mm2 Lambrate) verrà presentata la seconda edizione riveduta e ampliata di "Polonia. Guida rapida a usi, costumi e tradizioni" di Roberto M. Polce edito da Morellini. Il libro racconta con leggerezza mentalità, tradizioni, abitudini, storia e quotidianità di questo popolo fiero e amante della libertà: per capire la forza di una nazione scomparsa per più di un secolo dalla carta d’Europa e risorta infine dalle proprie ceneri. Interverranno Anna Kluska dell’Associazione dei Polacchi a Milano e l’editore Mauro Morellini, mentre con l’autore dialogherà il professor Gian Piero Piretto dell’Università Statale di Milano. Al termine, i presenti saranno invitati a partecipare a un simpatico momento conviviale con assaggini di leccornie polacche. 

 La presentazione del libro rientra nel più vasto programma delle Giornate Polacche a Milano, un evento organizzato dal Consiglio di Zona 3 insieme all´Associazione dei Polacchi a Milano.  
   
   
FESTIVAL DEL LIBRO E DELLA SCRITTURA MARIA PIA AMMIRATI PRESENTA “SE TU FOSSI QUI”  
 
San Giuseppe Vesuviano, 26 ottobre 2010 - È il terzo romanzo quello che Maria Pia Ammirati ha presentato in anteprima nazionale al Festival del Libro e della Scrittura di San Giuseppe Vesuviano. “Se tu fossi qui” intitola il romanzo edito da Cairo: la storia di un uomo che, dopo la morte della moglie, tenta di scoprire i dettagli più intimi della persona che ha avuto accanto. Intervistata dal direttore artistico del Festival, Marzio Di Mezza, l’autrice ha raccontato del lavoro di stesura del romanzo: “in un libro tutto deve essere possibile – commenta il vicedirettore di Rai Uno - ed è l’autore a doversi improvvisare in qualunque ruolo”. Una storia tragica raccontata dall’Ammirati con una vena kafkiana che tenta di non scadere nel pessimismo cosmico, come ha raccontato l’autrice stessa. Nelle ore successive al Festival del Libro vi sono stati ancora due appuntamenti: lo scrittore e giornalista Diego De Silva parlerà del suo ultimo romanzo, intitolato “Mia suocera beve” (Einaudi) e l’attore e autore Peppe Lanzetta racconterà dei suoi “Racconti disperati”(Pironti).  
   
   
FESTIVAL DEL LIBRO E DELLA SCRITTURA “DIEGO DE SILVA E PEPPE LANZETTA CHIUDONO IL FESTIVAL”  
 
San Giuseppe Vesuviano, 26 ottobre 2010 - Entrambi campani gli autori che hanno chiuso il 23 ottobre il cartellone degli incontri del Festival del Libro e della Scrittura di San Giuseppe Vesuviano. Intervistato dal giornalista Marco Ferra, lo scrittore Diego De Silva ha raccontato le sgangherate imprese dell’avvocato Vincenzo Malinconico, protagonista delle sue storie già in Non avevo capito niente e ritornato in azione nell’ultimo romanzo Mia suocera beve (Einaudi). Una descrizione del libro a trecentosessanta gradi, quella che è venuta fuori durante il dibattito, sfociata in seguito nell’analisi di svariati aspetti della società odierna. Dalla mutazione televisiva che porta “all’adeguamento della realtà al format del reality show”, come commenta l’autore stesso, al dramma di una comunità che sta per essere sommersa dai rifiuti. “Mi ribellerei anche io come i signori che sono in rivolta – afferma De Silva - se mettessero una discarica vicino alla mia abitazione.” “Mi irrita vedere questa semplificazione – continua – dopo l’opera propagandistica che era stata fatta. Non vedo assunzione di responsabilità, ma vedo una grande incapacità”. Una Napoli "terribile e affascinante" viene fuori dai Racconti Disperati di Peppe Lanzetta (edizioni Tullio Pironti) narrati nell´ultimo degli incontri in programma al Festival. L´autore, intervistato dal giornalista Carmine Aymone, ha anche ripercorso alcune delle tappe che lo hanno portato sulle scene internazionali come scrittore, autore teatrale,cinematografico e come attore (dall´impiego in banca, al palco del Maurizio Costanzo Show, al set con registi del calibro di Tornatore, Martone, ecc.). La "lettura musicata" di alcune pagine del libro, eseguita da Gabriella Striani e Sergio Carleo, l´appassionato racconto dalla viva voce di Lanzetta, le cuorisità cercate da Aymone, hanno entusiasmato il pubblico che ha seguito fino alla chiusura la quarta edizione del Festival del Libro e della Scrittura.  
   
   
MEMORIA PERDUTA DI MILANO: STORIA, EPISODI E RICORDI DI UNA CITTÀ CHE NON SI PUÒ DIMENTICARE  
 
 Milano, 26 ottobre 2010 - Il volume “La memoria perduta di Milano “ dell´editore Skira racconta una città dal passato importante che ha costruito un presente di cui essere orgogliosi. Si comincia con Bonvesin de la Riva che sottolinea l´orgoglio ambrosiano e racconta i milanesi dall’aria sorridente, onesti che vivono con decoro, ordine e dignità. Questo Medioevo sembra permanere nei secoli e conservare lo spirito della Milano che conosciamo. Civile, onesta, laboriosa sono gli aggettivi consueti che ricorrono nelle descrizioni su Milano. Ma c´è anche chi ne sottolinea i limiti come Longanesi o Testori che però l´amava disperatamente Guido Vergani é uno degli autori più capaci di raccontare la città con particolari che emergono poi a livello cinematografico nei film di Ermanno Olmi e Luchino Visconti. Sergio Romano sottolinea le caratteristiche mitteleuropee di Milano e in generale le caratteristiche internazionali che ne fanno una città multietnica, capace di integrare, e non di respingere. Forse per questo Milano è la città della non politica descritta da Galli della Loggia, sebbene proprio qui siano nati i presupposti di tutti i movimenti all´avanguardia  
   
   
AL PICCOLO TEATRO STUDIO EXPO, DAL 2 AL 14 NOVEMBRE 2010 LA CASA DI RAMALLAH: VIAGGIO METAFISICO INTORNO ALL’ODIO E AL FANATISMO  
 
Milano, 26 ottobre 2010 - Un testo di Antonio Tarantino, interpretato da un cast d’eccezione, Giorgio Albertazzi e Marina Confalone, diretti da Antonio Calenda Arriva a Milano, al Piccolo Teatro Studio Expo, dal 2 al 14 novembre 2010, La casa di Ramallah di Antonio Tarantino, con la regia di Antonio Calenda. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, avvalendosi di un cast d’eccezione - l’abbinata Giorgio Albertazzi e Marina Confalone - completato dalla giovane Deniz Ozdogan, racconta le ultime ore di una giovane donna kamikaze. «Quando si esplode il tuo corpo si divide in un milione, in un miliardo di frammenti ciascuno dei quali, per una legge fisica, conserva le qualità del tutto: udito vista eccetera, e la facoltà di pensare di parlare di riferire: un miliardo di testimoni, insomma, dell’evento della creazione, dell’esplosione originaria (…) Io, che ormai sono un miliardo di miliardi di particelle che vagano, vedo tutto e di tutto posso dar conto: e cioè che dio non esiste, che pace e guerra sono destinate a inseguirsi nel cerchio rovente del tempo, come s’inseguono amore e odio, salute e malattia, giorno e notte, sole e pioggia, padri e figli, noi e loro, la loro storia e la nostra: e nessuno ha ragione, completamente ragione, né completamente torto». Nel testo assurdo, significativo, inquietante di Antonio Tarantino, accade che una kamikaze, dopo essersi fatta esplodere, torni a portare questo crudo messaggio ai suoi genitori e al mondo. Sulle orme di Myriam e dei suoi genitori, delle ultime ore trascorse insieme da un padre, una madre e una figlia, a bordo di un treno sgangherato, attraverso la Palestina martoriata, si snoda un viaggio metafisico, al termine del quale la ragazza compie il suo destino: farsi esplodere in un miliardo di frammenti. Temi delicati, di scottante attualità come l’odio e il fanatismo, si intrecciano alle intime confessioni dei protagonisti, in un dialogo toccante e sconvolgente che valica le distanze fra la nostra realtà e quella del mondo arabo, svelando terribili, comuni verità del cuore umano. Www.piccoloteatro.org/    
   
   
AL TEATRO NUOVO ROCK THE BALLET STARRING BAD BOYS OF DANCE  
 
Milano, 26 ottobre 2010 - Rock the Ballet di Rasta Thomas è uno spettacolo di danza moderno, dinamico, pieno di energia e di grande musica. A fargli da sfondo un affascinante scenario di proiezioni video create da William Cusick. Rock the Ballett è nato dall’unione creativa tra Rasta Thomas, regista, e sua moglie Adrienne Canterna, coreografa ed unico elemento femminile della compagnia non per altro chiamata Bad Boys of Dance. Lo show è una fusione tra la tecnica del balletto classico e la vitalità dell’hip-hop, del tip-tap, della danza contemporanea e della ginnastica; una mescolanza di stili che mette ben in risalto la passionalità e l’atletismo dei Bad Boys of Dance. Rock the Ballet è lo spettacolo perfetto tanto per gli amanti della danza quanto per chi si avvicina al teatro per la prima volta. Rasta Thomas e i Bad Boys of Dance, sette danzatori per i quali sembra non esistere la legge di gravità, sono capaci di coinvolgere con la loro energia spettatori di ogni età, seducendo il pubblico con le migliori hit dei Queen intrecciate alla voce di Maria Callas, le travolgenti danze d’insieme alternate ai sensuali assoli maschili su musiche di Lenny Kravitz, dei Coldplay, degli U2, ed ancora di Prince e di Michael Jackson. Rock the Ballet, prodotto da Mel Howard e Thomas Collien, ha debuttato in Germania, al teatro St. Pauli di Amburgo, nel 2008. Lo show è stato accolto trionfalmente dalle platee di Stati Uniti, Europa ed Australia, realizzando più di 150 show in un anno e conquistando più di 250.000 fan. Come dice il coreografo Rasta Thomas «Rock the Ballet ... È il nuovo genere di danza del ventunesimo secolo: il Balletto Pop».  
   
   
A CORPO MORTO PRIMA MILANESE AL TIEFFE TEATRO MENOTTI  
 
Milano, 26 ottobre 2010 - Un emozionante pezzo di teatro su un tema serio ma non serioso, lieto e grottesco, scritto sul modello classico, per un coro dal quale si staccono cinque personaggi monologanti, diversissimi per età, sesso, ceto sociale: "A corpo morto" dal 26 ottobre al 7 novembre 2010, in prima milanese, al Tieffe Teatro Menotti, è diventato, nell’allestimento dello Stabile di Genova e con l´ispirata regia di Marco Sciaccaluga, uno spettacolo per un attore solista (lo stesso autore, Vittorio Franceschi, vincitore del Premio della Critica 2009), che cambia identità, indossando le geniali maschere in tessuto appositamente create dallo svizzero Werner Strub, il più apprezzato "mascheraio" del teatro occidentale. Prende vita così una galleria di personaggi oscillanti fra il cialtronesco e l’attonito, un vasto affresco di un’umanità che respinge l’idea stessa della fine, preferendo sublimarla o ignorarla: un ragazzotto saluta per sempre la bella ragazza mai stata sua, la vedova di un sarto prende coscienza della sua condizione, uno scrittore demodè tenta invano di restar cinico dinanzi al suicidio del figlio, una problematica adolescente decisa a vendicare la madre uccisa e lo strupro del padre. Fino al bellissimo monologo finale, in cui Franceschi mette tutto sè stesso: un barbone "per vocazione" che commemora l´amico Barabba. Un testo che non era stato pensato per le maschere, scaturito da vari punti di osservazione e frutto di esperienze dissimili, in cui piccole “tranches de vie” finiscono per congiungersi in un comune sentiero e fondersi in un´unica riflessione. Uno spettacolo sinfonia che parla con leggerezza e con affettuosa partecipazione del dolore universale di fronte alla morte, ma testimonia anche tutta la gioia della vita. A trent´anni dallo straordinario e visionario Edipo tiranno (1980) di Benno Besson, Vittorio Franceschi, figura di primo piano del teatro italiano, sia come autore che come interprete, torna al teatro con le maschere, qui realizzate, come fu per Edipo tiranno, da Werner Strub, collaboratore di Besson, Jean-louis Barrault e Giorgio Strehler, formatosi nella bottega padovana di Sartori. “Sempre più di rado accade ormai a chi va a teatro di sentirsi pienamente coinvolto sino a provare un’emozione che vada al di là degli effetti esteriori. Questo miracolo chi scrive l’ha sentito profondamente vedendo A corpo morto..” Franco Quadri - La Repubblica “Una specie di Spoon River al contrario, dove i vivi si raccontano attraverso i morti, un inno alla vita con intelligenza di onorarne il mistero” Claudia Provvedini - Corriere della Sera www.Tieffeteatro.it/    
   
   
AL TEATRO CIAK – FABBRICA DEL VAPORE DEBUTTERÀ IN PRIMA NAZIONALE LA NUOVA PRODUZIONE DELLA COMPAGNIA PIÙ ATLETICA DELLA SCENA ITALIANA: LOVE MACHINES, UN OMAGGIO SUGGESTIVO ED INEDITO AL GENIO ED ALLA RICERCA DI LEONARDO DA VINCI, IN PERFETTO STILE KATAKLÒ.  
 
Milano, 26 ottobre 2010 - Dopo la prima assoluta mondiale andata in scena lo scorso agosto sull’esclusivo palco dell’Assembly Hall di Edimburgo, inserita nel programma del Fringe Festival ’09, sotto l’Alto Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, e dopo i successi delle anteprime nazionali estive, arriva nei teatri italiani l’attesa nuova produzione di Kataklò Athletic Dance Theatre: Love Machines è uno spettacolo ideato e diretto dalla fondatrice dell’ensamble Giulia Staccioli, dedicato alla grande figura di Leonardo da Vinci, artista della ricerca e ricercatore dell’arte. L’atteso debutto nazionale di Love Machines avverrà il prossimo 4 novembre 2010 a Milano sul prestigioso palco del Teatro Ciak Webank.it (c/o Fabbrica del Vapore). Lo spettacolo sarà in scena tutti i giorni fino al 14 novembre, dal martedì al sabato, alle ore 21.00 e in replica pomeridiana la domenica alle ore 16.00 (con riposo il lunedì). Dal palcoscenico milanese Love Machines prenderà poi lo slancio per raggiungere i pubblici di numerose città italiane. Nell’elaborazione delle coreografie e della drammaturgia Giulia Staccioli, coadiuvata dalla preziosa collaborazione di Jessica Gandini, si è ispirata agli studi di Leonardo da Vinci sul corpo umano e sulle macchine, realizzando un viaggio allegorico ed affascinante alla ricerca della bellezza e dell’anima che li unisce. Giulia Staccioli dirige con entusiasmo e instancabile creatività dal 1995 l’intensa attività di questa compagnia internazionalmente applaudita, famosa per le qualità acrobatiche combinate con quelle teatrali, che quest’anno entra nel suo 15esimo anno di età. A creare l’ambiente immaginifico e suggestivo dello spettacolo, contribuiscono con efficacia ed eleganza le musiche originali elecktro-ambient composte da Italo Dorigatti, alias Sabba D.j., fusioni trascinanti di etnico e digitale, classico e contemporaneo; i costumi di Sara Costantini, colorati ed evocativi; ed infine il disegno luci di Andrea Mostachetti, semplice e pulito nei suoi forti contrasti e nei suoi tagli essenziali. In un mondo sconosciuto e misterioso due esploratori, curiosi ma goffi ed impacciati, indagano lo spazio circostante ed incontrano sul loro cammino delle macchine dall’animo vivo, esseri abitati da altri esseri. Corpi-macchina che prendono e danno vita l’uno agli altri, che popolano un mondo dove non ci sono regole certe; dove manca il concetto di dritto e rovescio. Un mondo di traverso in cui le cose vanno dritte, immerso in una dimensione atemporale, che ospita oggetti inconsueti, piani inclinati, ostacoli da sfidare. I corpi-macchina che abitano la scena e le inclinazioni che la complicano sono l’anima di questo spettacolo, il perno allegorico di una ricerca di conoscenza che sfida gli equilibri, che osa oltrepassare le normali leggi della gravità, che indaga i limiti dell’uomo e quelli del mondo circostante, per abbatterli. Ed è attraverso la ricerca instancabile di un nuovo equilibrio, così come attraverso la plasticità e l’elasticità dei movimenti, la tridimensionalità dei quadri creati dalle linee dei corpi, che Love Machines rende omaggio a Leonardo da Vinci, straordinario uomo di scienza e di arte del nostro Rinascimento. Gli studi e gli spunti leonardeschi sul corpo umano, sul volo, sui macchinari, sulle leggi fisiche e naturali sono raccolti in scena, conferendo alla sua sete di conoscenza senza limiti un corrispettivo spettacolare di sicuro effetto visivo ed intensa, entusiasmante emozione. Sono gli otto straordinari performer della compagnia Kataklò, impegnati nelle coreografie di gruppo e negli assoli, che portano la magia di Leonardo, del suo mondo visionario e innovativo, in scena: negando le apparenze, rifiutando le comodità, sperimentando i gesti e i movimenti possibili, spingendo in avanti i propri limiti, conferendo a tutto questo un assoluto senso di leggerezza e naturalezza. Togliendo il peso dell’umano e trovando la levità dell’aria come nuova sostanza. Ed alla leggerezza dei corpi si accosta poi quella del racconto, arricchendo la drammaturgia di momenti ironici, comici e paradossali. Perché nessuno, neppure i performer, prendano troppo sul serio tanto le leggi fisiche quanto la propria arte. I virtuosismi delle sculture cinetiche create dai corpi in movimento, flessibili fino all’estremo, piegati in ogni direzione, si coniugano con la bellezza, l’armonia delle forme sceniche, con la grazia e l’eleganza delle loro perfette geometrie. Love Machines chiede ai suoi interpreti di assumere forme nuove e chiede al suo pubblico di lasciarsi trasportare in questa fascinazione, ingannando la percezione, sorprendendola, potenziandola. Catturano il momento in cui la realtà e la finzione si fondono. Come nella migliore tradizione della compagnia, Love Machines è un’opera di visual e physical theatre, che unisce diverse forme di espressione, formulando in scena il proprio nuovo alfabeto spettacolare, fatto di danza, teatro, musica, acrobatica ed arte visiva. Leonardo è stato uno scienziato, un architetto, un tecnologo, un artista, un visionario, un genio ma anche semplicemente un uomo. È alla grandezza di quest’ultimo che Love Machines è dedicato. L’uomo come macchina viva in azione, capace di amore. Www.kataklo.com/    
   
   
«QUEL CHE IL TEATRO DEVE A LUIGI PIRANDELLO» SEMINARIO IN PROGRAMMA MARTEDÌ 26 OTTOBRE, DALLE 9.30, PRESSO GLI SPAZI DEL TEATRO SOCIALE DI BUSTO ARSIZIO.  
 
Busto Arsizio (Varese), 26 ottobre 2010 - «Fingiamo d’abbracciare con un solo colpo d’occhio l’intera storia del teatro italiano ponendo il nostro punto di vista molto sopra delle nuvole, come se questa storia fosse una regione del pianeta generale del teatro. Emergeranno tre picchi: la Commedia dell’arte, l’opera lirica e Pirandello. Sono i tre teatri per cui l’Italia è nota nel mondo [...]». Così Ferdinando Taviani, nel suo libro «Uomini di scena, uomini di libro. Introduzione alla letteratura teatrale italiana del Novecento» (Il Mulino, Bologna 1995), spiega il debito che la drammaturgia contemporanea ha nei confronti dell’autore di «Così è (se vi pare)». Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934, ha lasciato pagine illuminanti sulla crisi di valori dell’uomo contemporaneo e sulle inquietudini che animano la sua mente, ma ha anche esercitato un’indiscussa azione di rinnovamento del racconto drammaturgico e della prassi scenica. «Per la via dell’umorismo e dell’analisi interiore del personaggio» -spiega Enzo Lauretta- lo scrittore siciliano ha, di fatto, innovato la vecchia e stanca scena ottocentesca, nella quale erano dominanti l’enfasi declamatoria dell’attore e gli intrecci leggeri e mondani di tradizione francese, proponendo un «teatro di idee». Un teatro che mette al centro la riflessione sulla vita «nuda», cioè senza la maschera dell’ipocrisia e delle convenzioni sociale, e che fa proprio il tema della frammentazione dell’io e dell’incomunicabilità con l’altro. L’apice di questo nuovo modo di intendere la scrittura e la rappresentazione scenica è raggiunto dalla trilogia del «teatro nel teatro», della quale fanno parte i «Sei personaggi in cerca d´autore» (1921/1925), «Ciascuno a modo suo» (1924) e «Questa sera si recita a soggetto» (1928-1929), ma anche dal dramma incompiuto «I giganti della montagna» (1933). Luigi Pirandello scardina le regole del dramma borghese, eliminando la «quarta parete» di diterotiana memoria (ossia il muro immaginario che sta tra gli spettatori e gli attori) e dando al pubblico un ruolo attivo all’interno dello spettacolo. Alla sua lezione guardano molti protagonisti della scena teatrale contemporanea, da Giovanni Testori a Pier Paolo Pasolini, da Bertolt Brecht a Samuel Beckett, senza dimenticare l’esperienza del Living Theatre o del teatro di strada e di guerriglia americano. Tutte queste significative influenze, che hanno portato la critica a definire il drammaturgo agrigentino il più «seminativo» del nostro tempo, verranno analizzate nel convegno «Quel che il teatro deve a Luigi Pirandello», in programma martedì 26 ottobre, a partire dalle 9.30, negli spazi del teatro Sociale di Busto Arsizio. L’appuntamento, promosso dall’associazione culturale «Educarte», nasce dalla più che ventennale collaborazione tra Delia Cajelli, direttore artistico della sala di piazza Plebiscito, ed Enzo Lauretta, presidente del Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento. Ad aprire le riflessioni sulla drammaturgia dell’autore agrigentino sarà lo stesso Enzo Lauretta con una conferenza dal titolo «Pirandello e il teatro». Marialaura Simeone, giornalista pubblicista e giovane studiosa dell’opera dello scrittore siciliano, parlerà, invece, di «Pirandello regista», soffermandosi sull’avventura del «Teatro dell’arte», gruppo attivo tra il 1925 e il 1928, del quale verranno analizzate le innovazione sceniche anche attraverso le parole di alcuni protagonisti: da Marta Abba a Dario Niccodemi, da Lamberto Picasso a Guido Salvini. Infine, Stefano Milioto, consigliere delegato del Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento, rifletterà sul tema «Presenze pirandelliane nel teatro europeo e americano», soffermandosi su chi e quanto si è nutrito della «linfa pirandelliana», a partire dalle riflessioni del critico americano Robert Brustein in «The Theatre of Revolt-an approach to the modern drama» (1964). «Nell’angoscia esistenziale, -spiega Stefano Milioto- Pirandello anticipa Jean-paul Sartre e Albert Camus; nella disintegrazione della personalità e dell’emarginazione dell’uomo, Samuel Beckett; nel conflitto della parola, teoria, concetti e opinioni correnti, Eugène Ionesco; nel contrasto verità-illusione, Eugene O’ Neil e, più tardi, Harold Pinter ed Edward Albee; negli esperimenti teatrali, diversi drammaturghi sperimentali, inclusi Thornton Wilder e Jack Gelbert; nell’uso dell’interscambio fra attori e personaggi, Jean Anouilh; nella visione del contrasto maschera pubblica e vita privata, Jean Giraudoux; nella concezione dell’uomo come individuo teatrale, Jean Genet». Al termine delle relazioni, intorno alle ore 11.45, è previsto, negli spazi del «Bistrot del teatro», un incontro stampa per la presentazione delle iniziative pirandelliane in programma al teatro Sociale di Busto Arsizio nella stagione 2010/2011. In occasione del convegno, il numero di novembre del mensile «Il palcoscenico» dell’associazione culturale «Educarte», in uscita martedì 26 ottobre, sarà interamente dedicato al teatro di Luigi Pirandello ed ospiterà articoli di Delia Cajelli, Enzo Lauretta, Stefano Milioto e Marialaura Simeone; le foto che corredano i testi si riferiscono ad allestimenti di opere pirandelliane, portate in scena dagli attori del teatro Sociale negli anni compresi tra il 2004 e il 2010. Www.teatrosociale.it/    
   
   
A LUGANO LA MOSTRA PERSONALE DEL FOTOGRAFO FRANK HORVAT, UNO DEI FOTOGRAFI VIVENTI PIÙ CONOSCIUTI AL MONDO “DUE SERIE DI FOTOGRAFIE A MEZZO SECOLO DI DISTANZA”  
 
 Lugano, 26 ottobre 2010 - Il prossimo 28 ottobre, la Fondazione del Centenario della Banca della Svizzera Italiana (oggi Bsi) conferirà il Premio 2010 a Frank Horvat, fotografo di fama internazionale, in riconoscimento della sua vasta opera in molte aree della fotografia con lo spirito dell’osservatore attento, del reporter nel mondo, dell’artista sperimentatore e innovatore nei temi e nei modi. La Fondazione è stata istituita nel 1973, in occasione del centesimo anniversario della Banca della Svizzera Italiana (oggi Bsi), allo scopo di favorire le relazioni italo-svizzere e di accrescere il comune patrimonio linguistico e culturale dei due paesi. La Fondazione premia persone o istituzioni che rappresentino il contesto culturale di Svizzera e Italia e che abbiano operato in ambito secondo le intenzioni dei fondatori. Frank Horvat è nato nel 1928 ad Abbazia in Istria, oggi Croazia, e si è sottratto alle persecuzioni del regime fascista emigrando con sua madre e sua sorella in Ticino nel 1939. Ha frequentato il liceo di Lugano, dove ha ottenuto la maturità, e ha iniziato la sua carriera a Milano con studi di disegno all’Accademia di Brera e la pratica della fotografia. Anche dopo l’emigrazione a Parigi, Frank Horvat è rimasto legato al Ticino, ad Intragna in particolare, dove abitava sua madre. Oggi la sua casa ospita il Museo regionale delle Centovalli, dove nel 2000 Frank Horvat ha esposto fotografie in bianco e nero che documentano la sua presenza nel villaggio. Nel ’50 Horvat incontra Henri Cartier-bresson e Robert Capa a Parigi, dove si stabilisce nel ’55. Lavora per circa un ventennio frequentemente come fotografo di moda a Parigi, Londra e New York, in particolare per Jardin des Modes, Elle, Glamour, Vogue, Harper’s Bazaar, e diventa associato di Magnum, la celeberrima cooperativa di fotografi. Lavora quindi come reporter dal mondo intero, collaboratore di riviste di fotografia, illustratore, autore e coautore di opere fotografiche e di libri illustrati. Usa il bianco e nero e il colore, aborrito dai puristi, e dal 1989 sperimenta anche con la fotografia digitale. Dal 1980 Horvat è spesso coinvolto in esposizioni personali e collettive (più di un centinaio in totale) in Europa, Stati Uniti, America latina e Giappone, che si rifanno spesso a suoi progetti originali. Nell’ultimo decennio, Horvat approfondisce il suo interesse per la fotografia come osservazione e documentazione, spesso in relazione con racconti, resoconti e reportages. Bsi Sa è specializzata nella gestione patrimoniale e nei servizi alla clientela privata e istituzionale ed è presente sui principali mercati finanziari internazionali.   
   
   
ALADIN IL PRIMO MUSICAL FIRMATO DA STEFANO D’ORAZIO DEBUTTA AL TEATRO NUOVO DI MILANO  
 
 Milano, 26 ottobre 2010 - Reduce dal grande successo di pubblico e critica riscosso alla messa in scena in anteprima al Festival La Versiliana nel mese di agosto, “Aladin – il Musical” di Stefano D’orazio, debutta martedì 9 novembre al Teatro Nuovo di Milano (repliche fino al 21 novembre). Le notti arabe, il mistero e la magia dei profumi d’oriente tornano a vivere nel nuovo spettacolo prodotto da Nausicaa, “Aladin – il Musical”, di cui Stefano D’orazio ha firmato oltre alle liriche anche la sceneggiatura, che si anima sulle musiche composte dai Pooh (Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Red Canzian). In “Aladin” Manuel Frattini interpreta lo spregiudicato ladruncolo, l’attore Roberto Ciufoli si cala nel ruolo del divertente e ironico Genio e Valentina Spalletta indossa i panni della bella Jasmine. Insieme a loro un cast di attori, ballerini e musicisti di straordinario talento diretti da Fabrizio Angelini in collaborazione con Gianfranco Vergoni, sotto la direzione artistica di Simone Martini. “Il progetto è nato nel maggio 2007 e mi ha tenuto compagnia nella mia isola di Pantelleria dove ho scritto un tomo di oltre 150 pagine – racconta Stefano D’orazio - Poi sono ripiombato nel mio lavoro di suonatore di tamburi e ad Aladin non ho più pensato. Più di due anni dopo, lo scorso settembre, quando la mia vita ha preso a marciare con altri ritmi, nel rimettere in fila le mie idee, mi è capitato di rileggere la mia favola: tutti i personaggi mi hanno fatto una gran festa, come se mi avessero riconosciuto, e mi è subito rinata la voglia di lavorare su questa idea. In Aladin c’è sentimento, amicizia, ironia e tanta fantasia e all’anteprima di questa estate alla Versiliana ho visto la gente sorridere, emozionarsi ed applaudire forte gli straordinari ragazzi che su quel prestigioso palcoscenico raccontavano la mia storia e questo mi fa credere che forse abbiamo fatto un buon lavoro. Adesso arriva Milano e siamo tutti con il fiato sospeso sperando che il miracolo di Marina di Pietrasanta si ripeta…” Dopo il debutto milanese “Aladin – il Musical” comincerà il tour nei più importanti teatri italiani, toccando oltre 30 città, prima tappa il Politeama Genovese (dal 25 al 28 novembre), poi Teramo, Cagliari, Brescia, Seregno, Reggio Emilia, Fabriano, Imola, Gorizia, Fermo, Bologna, Livorno, Alessandria, Assisi, Firenze, Ascoli Piceno, Bari, Taranto, Catania, Palermo, Napoli, Torino, Varese, Aosta, Trieste e Trento. “Aladin – Il musical”, che arriverà a Roma nel 2011, sarà replicato per due stagioni, fino al 2012. Www.aladinilmusical.it/  - infoline: 06.3725494  
   
   
MARTHA ROSLER. AS IF ALLA GAM - GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA TORINO  
 
 Torino, 26 ottobre 2010 - La Gam - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta all’interno del Gam Underground Project la prima mostra di un museo italiano dedicata al lavoro di Martha Rosler. As If (come se) è la formula che Martha Rosler ha sempre usato per descrivere il suo metodo di lavoro che è quello tipico dello schizzo, dello studio, senza nessuna pretesa di “professionismo dell’arte” e di compiutezza delle opere. Procedere “come se” significa usare tutti i media possibili, anche quelli in cui l’artista non può raggiungere alcuna perfezione formale perché semplicemente strumentali alla presentazione dalla ricerca condotta. C’è anche dell’ironia in questa espressione che a lungo è stata usata in America come sostitutivo di un altro comune modo di dire: You wish! (Ti piacerebbe!) Al pubblico dell’arte che spesso di fronte alle opere contemporanee dice: questo potrei farlo anch’io! Martha Rosler ha sempre risposto: Please do it! (per favore fallo!) perché è al pubblico che spetta la responsabilità di prendere coscienza e fare proprie le tematiche che il lavoro dell’artista fa emergere. L’esposizione raccoglierà le più importanti opere dell’artista dal 1965 ad oggi, dagli storici collage delle serie Body Beautiful e Bringing the War Home, alle più recenti opere installative, offrendo inoltre un’ampia panoramica delle serie fotografiche dedicate agli aeroporti, alle strade cittadine e alle metropolitane. Opere molto note che hanno fatto la storia dell’arte internazionale degli ultimi quaranta anni saranno presentate accanto a video, testi, e ricerche meno conosciuti, nel tentativo di restituire la complessità e la profondità di un pensiero critico esercitato nell’arco di un ormai lungo impegno artistico. L’intero percorso della mostra abbraccia l’installazione di un nuovo progetto pensato dall’artista in relazione con la città di Torino, frutto di un’approfondita ricerca su alcuni aspetti della tratta di persone dall’Africa al nostro paese. La mostra non intende essere un esercizio celebrativo di storicizzazione ma nasce dalla constatazione della flagrante attualità di tutti i temi affrontati dall’artista e dell’inesausta capacità dei suoi lavori di provocarci e interrogarci anche a distanza di decenni su problematiche fondamentali della nostra cultura sociale, quali lo sfruttamento del corpo femminile, il consumismo, la guerra, le classi e i conflitti sociali e più ancora l’interconnessione che tutti questi aspetti rivelano all’interno di un sistema capitalistico giunto alla propria parabola discendente. Per questo la mostra non seguirà un andamento cronologico ma vuol essere allo stesso tempo tematica e sistemica. Opere dedicate in anni diversi a medesimi argomenti possono, in questo modo, essere mostrate insieme nella loro coerenza ed ampiezza d’analisi, e possono altresì confrontarsi e dialogare nello spazio con altri nuclei di ricerca. Ciò rivela l’assenza di una soluzione di continuità tra i diversi temi di impegno sociale e politico e ciascuno di essi si mostra al tempo stesso come una spietata analisi della vita quotidiana e una lucida disamina dei meccanismi di senso su cui si fonda il mondo dell’arte. La Gam, in occasione della mostra, produrrà una pubblicazione che possa offrire al pubblico uno strumento di studio e conoscenza dell’artista che la pur vasta bibliografia straniera ancora non ha potuto fornire e di cui tanto più si sente la mancanza per il ruolo fondamentale che la parola scritta e parlata da sempre riveste nel lavoro della Rosler, le cui qualità di saggista e conferenziere sono universalmente riconosciute. Il volume a cura di Elena Volpato per i tipi di Archivebooks offrirà una raccolta delle sue interviste, una selezione dei suoi numerosi saggi, le trascrizioni dei testi audio di installazioni e video e la riproduzione delle sue opere testuali per riviste e materiali di mostra, accanto a una rassegna dei lavori realizzati dall’artista in 45 anni di continua ricerca.  
   
   
CONTINUA IL SUCCESSO DELLA VERSIONE ITALIANA DI CATS: ANCORA IN TOUR DAL 26 OTTOBRE AL TEATRO DELLA LUNA DI MILANO  
 
Milano, 26 ottobre 2010 - Cats, uno dei più grandi successi teatrali di tutti i tempi per spettatori, numero di recite e incassi, vince la sfida anche in Italia e a grande richiesta, dopo i sold-out a gennaio, torna a Milano ad aprire la stagione 2010/11 del Teatro della Luna; lo spettacolo sarà in scena dal 26 ottobre al 7 novembre. L’edizione della Compagnia della Rancia, definita dalla stampa, al suo debutto, come il “musical dell’anno”, ha già incantato più di 200.000 spettatori in oltre 160 repliche nei teatri di tutta Italia. Proposto in italiano grazie alla traduzione di Michele Renzullo e Franco Travaglio, Cats vede la regia di Saverio Marconi, la regia associata e le coreografie di Daniel Ezralow, i costumi della maison Coveri e le musiche eseguite dal vivo dall’orchestra di 16 elementi diretta dal M° Vincenzo Latorre. Non una pura traduzione dunque – come è accaduto invece in oltre 20 paesi dove è stato rappresentato nell’edizione originale e tradotto in più di 10 lingue – bensì una rilettura dello storico musical a trent’anni dal debutto, che dà vita a un allestimento moderno e innovativo. Saverio Marconi, in collaborazione con Daniel Ezralow, firma infatti la nuova regia che interpreta l’incontro dei 25 Jellicle - gatti dispettosi, golosi, raffinati, magici, sensuali - come una grande festa: nella notte più speciale dell’anno, infatti, essi si riuniscono per conoscere il gatto che avrà il privilegio di salire verso il “Dolce Aldilà” per rinascere a nuova vita. Questa volta, in via eccezionale, i gatti hanno invitato anche gli umani alla festa, per far conoscere loro, attraverso questi racconti speciali e la condivisione di tante emozioni, quanto siano animali particolari ed abbiano una visione del mondo unica. Tra suggestivi giochi di ombre cinesi, un enorme carrello da supermercato, gomitoli di lana, numeri acrobatici, momenti di pura agilità tra balzi, arrampicate e felpate invasioni in platea, ha preso forma uno spettacolo assolutamente originale in cui, insieme alla straordinaria partitura scritta da Andrew Lloyd Webber, si spiega lo strano rapporto, descritto dal bellissimo libro di Eliot, che esiste fra i gatti e gli uomini. Francesco Martini Coveri, dopo un’approfondita ricerca sui movimenti e le espressioni del mondo felino, è partito dallo studio delle forme e dei costumi storici di Cats per arrivare a realizzarne di più morbidi e fluidi, con l’intento di rendere i gatti vivi, contemporanei, quasi “pop” ma, soprattutto, unici. La creatività e l’esperienza in campo teatrale di Zaira De Vincentiis sono state dedicate alla realizzazione di parrucche e make-up che caratterizzano ancora di più le personalità dei singoli personaggi, attraverso un complesso processo di trasformazione da “umano” a “gatto”. Nuova ambientazione, carica di suggestioni, anche per la scenografia disegnata da Gabriele Moreschi: i gatti Jellicle italiani si incontrano nella discarica vicino ad un vecchio luna park, ispirato a quello storico di Coney Island. Con la ripresa del tour torna anche il seguitissimo appuntamento con “Il pensiero della buonanotte” dedicato al mondo dei gatti sullo spazio Facebook di Cats ( www.Facebook.com/catsilmusical ), che conta più di 4500 iscritti.  
   
   
SHUNGA. ARTE ED EROS NEL GIAPPONE DEL PERIODO EDO A LUGANO, MUSEO DELLE CULTURE – HELENEUM FINO AL 27 FEBBRAIO 2011  
 
 Lugano, 26 ottobre 2010 - Al Museo delle Culture, Heleneum si tiene Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo. Curata da Günther Giovannoni, l’esposizione presenta una serie di shunga, termine giapponese che significa letteralmente “immagini della primavera” e che definisce un genere di stampe a soggetto erotico che raggiunsero la massima fioritura nel periodo dello shogunato dei Tokugawa, tra il 1603 e il 1867. Gli shunga costituiscono una delle più vivaci manifestazioni di una riflessione etica ed estetica sulla brevità e transitorietà della vita, riflessione che esprime i valori del ceto borghese delle grandi città di quel tempo. Mercanti, artigiani, medici e artisti erano esclusi dal potere politico, ma, economicamente fiorenti, affermavano una concezione edonistica della vita, in aperto contrasto con la rigida morale neoconfuciana dei samurai che reggevano il paese. Queste stampe materializzano la visione del mondo di coloro che irridevano il conservatorismo del potere politico, raffigurando il lusso, le feste, gli spettacoli teatrali e la vita delle case di piacere, dove i borghesi trovavano la compagnia di donne esperte nell´arte dell´intrattenimento e dell´amore. La selezione - 62 opere tra xilografie e volumi a stampa - presentata all’Heleneum contempla le opere degli autori più importanti dell’evoluzione del genere, da Koryusai a Kunimori, e di altri artisti quali Kiyonaga, Utamaro, Hokusai e Hiroshige. Completa l’esposizione una multivisione interattiva, che permette al visitatore di scoprire e approfondire opere e dettagli inaspettati. L’allestimento, a cura di Giulio Zaccarelli, rievoca negli spazi dell’Heleum, un giardino di pietra giapponese, dal quale spuntano le preziose stampe erotiche. Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta (160 pagine, 150 illustrazioni, € 30,00 in libreria, € 20,00) A cura di Marco Fagioli e Günther Giovannoni. Saggi di Francesco Paolo Campione, Marco Fagioli, Bonaventura Ruperti, Marcello Ceccherini ed Enrico Giannini. Schede critiche di Günther Giovannoni. Biografie degli artisti in mostra e Glossario dei termini giapponesi a cura di Adriana Mazza. La mostra rientra all’interno delle iniziative promosse dalla Città di Lugano sul Giappone. A Lugano dal 23 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011 è in calendario Nippon, un’iniziativa unica nel suo genere, promossa dalla Città di Lugano, che coinvolgerà l’intera città, a partire dai suoi centri espositivi più prestigiosi, offrendo un itinerario che indagherà gli aspetti più interessanti dell’arte e della fotografia, dalla metà dell’Ottocento ai nostri giorni, e delle antiche tradizioni del Paese del Sol Levante. Www.nipponlugano.ch/    
   
   
STING AL TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI: UN CONCERTO CON LE SUE CANZONI PIÙ FAMOSE ESEGUITE INSIEME ALLA ROYAL PHILHARMONIC CONCERT ORCHESTRA DIRETTA DA STEVEN MERCURIO  
 
 Milano, 26 ottobre 2010 - Il nuovo album, Symphonicities, è stato pubblicato a luglio da Deutsche Grammophon Il primo singolo, “Every Little Thing She Does is Magic”, è disponibile in digitale dal 24 maggio Live Nation ha annunciato il 19 maggio che Sting, accompagnato dalla Royal Philharmonic Concert Orchestra, proseguirà il suo tour mondiale in Europa e Regno Unito il prossimo autunno. Il Symphonicity tour, che partirà da Vancouver il 2 giugno e proseguirà in Nord America per diversi concerti – già sold-out – per tutta l’estate, vedrà Sting esibirsi nei suoi brani più famosi ri-arrangiati in chiave sinfonica. La Royal Philharmonic Concert Orchestra sarà diretta dal Maestro Steven Mercurio (Pavarotti, Bocelli). Il tour europeo è partito il 3 settembre dal Konserthus di Oslo e per proseguire il 5 settembre al Royal Theatre di Copenhagen. Il 5 ottobre Sting, accompagnato dalla Northern Sinfonia Orchestra, si è esibito in una performance speciale alla Sage Hall di Newcastle, sua città natale. Sono inoltre stati annunciati un concerto alla prestigiosa Royal Albert Hall di Londra (1° ottobre) e quattro show in Italia – il 25 ottobre al Teatro Verdi di Firenze, il 2 novembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano e il 10 novembre a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia (per la rassegna ‘It’s Wonderful’ dell’Accademia di Santa Cecilia) e al Palaolimpico di Torino il 3 novembre. A partire da settembre il tour farà inoltre tappe a Stoccolma, Helsinki, Berlino, Colonia e Parigi, per poi toccare Dublino, Nantes, Anversa, Amburgo, Francoforte e Stoccarda in ottobre; nel mese di novembre verrà infine aggiunto anche un concerto a Vienna. I più grandi brani di Sting – scelti da una lunga e illustre carriera che ha prodotto numerosi album multi platino, un’incredibile lista di canzoni che hanno raggiunto il numero uno delle classifiche mondiali, innumerevoli premi e riconoscimenti, e la sbalorditiva cifra di quasi 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo – verranno re-interpretati in chiave sinfonica con gli strumenti orchestrali di Jorge Calandrelli, David Hartley, Michel Legrand, Rob Mathes, Vince Mendoza, Steven Mercurio, Bill Ross, Robert Sadin, e Nicola Tescari. La scaletta, creata appositamente per questo tour, comprenderà alcuni dei pezzi preferiti dai fan di Sting, tra cui “Roxanne”, “Next To You”, “Every Little Thing She Does Is Magic” e “Every Breath You Take”, oltre naturalmente ai brani più famosi della sua carriera da solista, “Englishman in New York”, “Fragile”, “Russians”, “If I Ever Lose My Faith in You”, “Fields of Gold” e “Desert Rose.” In occasione dell’attesissimo tour di Sting, a luglio Deutsche Grammophon pubblicherà il Cd Symphonicities. Il nuovo lavoro discografico vuole essere una celebrazione dell’esperienza del concerto live. Il primo singolo, “Every Little Thing She Does Is Magic”, sarà disponibile in digitale dal 24 maggio. L’album comprenderà alcuni brani dal grande repertorio dei Police, tra cui “Roxanne” e “Next To You”, e le canzoni più rappresentative della carriera da solista di Sting, tra cui “Englishman in New York”, “I Burn for You”, “Why Should I Cry for You” e “She’s Too Good For Me”. Symphonicities è prodotto da Rob Mathes e Sting, e mixato da Elliot Scheiner (Steely Dan, Fleetwood Mac) e Claudius Mittendorfer (Interpol, Franz Ferdinand). L’interesse di Sting per la collaborazione orchestrale è iniziato nel 2008, in seguito ad un invito ad esibirsi con la leggendaria Chicago Symphony Orchestra. Dopo aver rielaborato alcuni brani del suo immenso repertorio, Sting si è esibito insieme all’orchestra in una performance che gli ha lasciato un segno indelebile. Pronto ad esplorare nuove possibili collaborazioni sinfoniche, Sting si è dimostrato assolutamente entusiasta quando la Philadelphia Orchestra gli ha chiesto di unirsi a loro in una performance per la commemorazione del 153esimo anniversario dell’Academy of Music. “Le esibizioni con la Chicago Symphony Orchestra e la Philadelphia Orchestra hanno rappresentato entrambe momenti importantissimi della mia carriera. Sono felicissimo di questa nuova occasione di andare in tour con la Royal Philharmonic Concert Orchestra: sarà come avere una nuova tavoletta di colori musicali con cui lavorare e quindi re-inventare le canzoni che hanno rappresentato i miei concerti dal vivo per oltre trent’anni”, ha commentato Sting. La Royal Philharmonic Concert Orchestra ha già accompagnato diversi artisti di fama internazionale, tra cui nomi illustri della musica lirica come Andrea Bocelli, Bryn Terfel, Renée Fleming, Kiri Te Kanawa e il defunto Luciano Pavarotti, ma anche icone della cultura pop come Burt Bacharach, George Benson, Michel Legrand, Diana Krall, Tina Turner e Randy Newman. L’orchestra di 45 elementi accompagnerà l’intero tour nordamericano. Sting sarà inoltre accompagnato da un quartetto composto da Dominic Miller (chitarrista di Sting da lungo tempo), David Cossin (specialista in diverse percussioni in campo di musica sperimentale, oltre che membro della Bang on a Can All-stars), Jo Lawry (voce) e Ira Coleman (basso). La prima avventura discografica di Sting nel mondo della musica classica è stata con l’album di successo Songs from the Labyrinth, un’interpretazione con liuto della musica del compositore del Sedicesimo secolo John Dowland, pubblicato dalla Deutsche Grammophon nel 2006. Dopo aver terminato il tour mondiale che ha segnato l’attesissima reunion dei Police, Sting è tornato a dedicarsi alla sua grande passione per la mescolanza di generi musicali con la recente pubblicazione di If On A Winter´s Night..., debuttato al numero 1 della classifica classica di Billboard. Il tour è organizzato da Live Nation e prodotto da Rzo Entertainment, Inc., in associazione con Universal Music Classical Management & Productions, e presentato da Xerox. Www.teatroarcimboldi.it/