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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Luglio 2011
UE, OGM: LA SCELTA AGLI STATI  
 
Bruxelles - A voi la scelta! Martedì 5 luglio i deputati esprimeranno il proprio voto sulla possibilità di far decidere ai paesi membri eventuali divieti o limitazioni della coltivazione di Ogm nel proprio territorio, risoluzione già approvata dalla commissione ambientale in aprile. "La nostra proposta offre agli Stati una solida base legale per decidere", ha spiegato la relatrice francese Corinne Lepage, del gruppo dei liberali e democratici europei. Dopo il voto favorevole in commissione Ambiente, lo scorso aprile, la relatrice francese Corinne Lepage aveva commentato: "si tratta di un chiaro segnale da parte del Parlamento al Consiglio e alla Commissione: il sistema di autorizzazione Ue deve essere mantenuto, ma va riconosciuto che l´impatto agricolo e ambientale, così come quello socio-economico, può giustificare divieti o restrizioni da parte dei singoli Stati". Ora la parola passa ai deputati riuniti in plenaria a Strasburgo. Cosa cambierà? Se il regolamento dovesse diventare legge, significherebbe la possibilità, per gli Stati membri dell´Ue, di bandire o limitare le coltivazioni geneticamente modificate dal loro territorio per motivi agro-ambientali, come la resistenza ai pesticidi, l´invasività di certe colture, la minaccia alla biodiversità. La nuova legge non modificherà la procedura di autorizzazione a livello europeo che resterà appannaggio della Commissione e completerà le decisioni prese dai singoli Stati. I paesi non potranno inoltre vietare gli Ogm per questioni sanitarie (essendo queste parte della procedura di autorizzazione Ue attualmente in vigore). I deputati sono dell´opinione che la proposta darà più libertà agli Stati e garantirà maggiore tutela e salvaguardia contro i divieti agli Ogm lanciati dall´Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc). La proposta non ha, tuttavia, ricevuto l´appoggio della Commissione per la quale il divieto dovrebbe essere giustificato solo da ragioni socio-economiche, etiche e morali. Dopo il voto della plenaria, previsto per martedì, toccherà ai governi esprimersi.  
   
   
STUDI METTONO IN RILIEVO L´INTELLIGENZA DEGLI UCCELLI  
 
Bruxelles - Alcuni ricercatori provenienti da Austria e Regno Unito hanno studiato l´efficienza e la flessibilità del pappagallo Kea della Nuova Zelanda e del corvo della Nuova Caledonia, che a detta degli esperti fanno parte delle due famiglie aviarie più intelligenti del mondo. I risultati da loro ottenuti sono stati relazionati in due studi presentati sulle riviste Plos One e Biology Letters e fanno luce sulle innovative capacità degli uccelli di raggiungere degli obiettivi usando diversi metodi. La ricerca è stata in parte finanziata dal progetto Somacca ("The syntax of the mind: a comparative computational approach") coordinato dal professor Tecumseh Fitch dell´Università di Vienna, in Austria, che ha ottenuto un contributo del Consiglio europeo della ricerca del valore di 1,96 milioni di euro nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. I pappagalli e i corvidi (uccelli della famiglia che comprende corvi, cornacchie e gazze) continuano a sorprendere gli scienziati per quanto riguarda l´intelligenza, specialmente per la loro abilità di risolvere problemi tecnici. Un esempio è il corvo della Nuova Caledonia (Corvus monduloides) che fabbrica e usa oggetti allungati come bastoncini come utensili per cercare larve nella corteccia degli alberi e nel legno morto. Anche il pappagallo di montagna Kea (Nestor notabilis) è capace di usare oggetti trovati in natura per estrarre del cibo. Il corvo della Nuova Caledonia è nero e misura circa 40 centimetri (cm) mentre il Kea è verde oliva con la parte sotto le ali rossa e misura circa 45 cm. Il Kea abita la regione montuosa del South Island in Nuova Zelanda. Collaborando con i colleghi dell´Università di Oxford nel Regno Unito, i ricercatori dell´Università di Vienna hanno usato il paradigma della scatola multi accesso (Mab) in un cubo trasparente di Plexiglas per confrontare i meccanismi cognitivi di sei Kea e cinque corvi della Nuova Caledonia. Il team ha valutato come gli uccelli prendevano il premio in cibo, che era presentato su una piattaforma al centro della scatola. Spiegando il processo, l´autore principale di entrambi gli articoli, la dott.Ssa Alice Auersperg del Dipartimento di Biologia cognitiva dell´Università di Vienna, dice: "Gli animali potevano scegliere tra tirare una corda che era legata intorno al cibo, tirare una leva a forma di uncino per aprire una finestra, inserire una biglia (utensile compatto) in un percorso curvo verso il premio o inserire un utensile a forma di bacchetta in un´apertura e manovrarlo in una fessura verso il cibo per spingere il premio giù dalla piattaforma." Il co-autore, dott. Gyula Gajdon, anch´egli dell´Università di Vienna, commenta: "Gli animali potevano scegliere quale soluzione volevano usare per prima. Una volta che avevano scelto la soluzione e che l´avevano usata un certo numero di volte, bloccavamo l´entrata, forzandoli a trovarne un´altra. In questo modo potevamo osservare non solo le differenze nell´ordine delle soluzioni scelte dagli animali, ma anche quanto velocemente erano in grado di cambiare." In termini di difficoltà, l´ostacolo più grande per il Kea era usare un oggetto a forma di bastoncino come utensile. Questo uccello in natura non usa utensili. Per il corvo della Nuova Caledonia, la difficoltà maggiore consisteva nell´aprire una finestra tirando una leva a forma di uncino. Questo uccello non tira o strappa oggetti. I ricercatori dicono che queste recenti scoperte aiuteranno a farci capire meglio l´evoluzione dell´intelligenza. Per maggiori informazioni, visitare: Plos One: http://www.Plosone.org/home.action  Biology Letters: http://rsbl.Royalsocietypublishing.org/  Università di Vienna: http://www.Univie.ac.at/en/    
   
   
CALA IL CONSUMO DI VINO IN FRANCIA  
 
Bruxelles - Se vi chiedono cosa associate alla Francia, probabilmente risponderete la moda, i formaggi e naturalmente... Il vino. Ma un nuovo studio mostra che l´amore delle donne e degli uomini francesi per il vino si sta affievolendo, in quanto un numero crescente di cittadini transalpini non si identifica più con la bevanda resa popolare dal dio greco Dioniso. I risultati, presentati nella rivista International Journal of Entrepreneurship and Small Business, alludono a un declino della trasmissione dell´eredità del vino francese alle generazioni future. In un periodo di 28 anni il consumo di vino in Francia si è ridotto all´equivalente di circa 4 miliardi di bottiglie da 75 centilitri, dai precedenti 7 miliardi. Ciò equivale a non molto di più di una bottiglia di vino per adulto alla settimana. Altri studi prospettano che soltanto appena oltre il 16% della popolazione adulta francese consuma regolarmente vino; questo dato è in linea con la tendenza al ribasso osservata nel recente studio. I ricercatori del Groupe école supérieure de commerce de Pau (Esc Pau) e dell´Université Toulouse 1 (Ut1) Capitole, in Francia, sostengono che ci sia stato un cambiamento del consumo di vino "alimentare" durante i pasti, visto che le persone scelgono di bere per piacere invece di stappare una bottiglia ad ogni pasto. Benché il numero dei bevitori di vino sia calato in generale, gli esperti hanno invece osservato un aumento del numero di coloro che bevono occasionalmente. I risultati suggeriscono che dietro al calo del consumo di vino ci siano problemi di salute, in particolare nelle ultime due generazioni, dicono i coautori Pascal Poutet dal Dipartimento di sviluppo personale dell´Esc Pau e Thierry Lorey dell´Esc Pau e Ut1 Capitole. Il duo ha valutato 4 gruppi di persone: gli ultra 65enni che hanno vissuto la seconda guerra mondiale (generazione degli eredi); quelli tra i 40 e i 65 anni che hanno vissuto un periodo di crescita e di sviluppo globale (generazione del baby boom); quelli tra i 30 e i 40 anni ("Generazione X"); e quelli sotto i 30 anni ("Generazione Internet"). Secondo i ricercatori, ogni generazione rappresenta una escalation generale negli atteggiamenti libertari e irriverenti verso le istituzioni. Mentre tutte le generazioni sono d´accordo sui valori della convivialità, della condivisione e del piacere trasmessi dal vino, esse differiscono nella loro abitudine di bere vino. Le persone al di sopra dei 65 anni consumano vino ogni giorno, riconoscendone la forte connotazione sociale e culturale. Essi traggono piacere dal condividere l´esperienza del vino con amici e familiari. I figli del baby boom e della Generazione X consumano vino ogni tanto, ad un livello più sociale con gli amici e non con la famiglia. Per questi due gruppi il consumo di vino è legato allo stato sociale. Per il gruppo al di sotto dei 30 anni il consumo di vino non è legato al piacere o all´eredità sociale, bevono vino meno frequentemente rispetto agli altri tre gruppi. Dicono i ricercatori: "Esiste un duplice divario tra le tre generazioni di persone anziane, di mezza età e più giovani; da un lato, il divario di frequenza di consumo (da un consumo di vino giornaliero a quello occazionale e infine eccezionale), dall´altro, il divario del piacere (evoluzione da un vero piacere verso un piacere più appariscente, più difficile da percepire per la generazione più giovane)." Il gruppo più anziano riconosce il simbolismo del vino attraverso gli aspetti culturali, storici e religiosi della Francia. Il gruppo di mezza età riconosce i fattori culturali e gastronomici, ma meno quelli storici. Il gruppo più giovane dà scarso peso a tutti i fattori. Va notato che quest´ultimo gruppo mantiene un grande orgoglio del vino, comunque. "L´analisi generazionale delle rappresentazioni del vino in Francia sembra essere appropriata per spiegare i profondi cambiamenti che il vino ha subito negli ultimi 60 anni," sottolineano i due ricercatori. "È proprio la progressiva perdita di identità, di rappresentazioni sacre e immaginarie del vino (nazione, regione, minore importanza della trasmissione della cultura del vino da parte del padre all´interno della famiglia, ecc.) nelle tre generazioni che spiega l´atteggiamento del consumo complessivo della Francia, e soprattutto il brusco calo della quantità di vino consumato." Per maggiori informazioni, visitare: Groupe école supérieure de commerce de Pau (Esc Pau): http://www.Esc-pau.fr/  Università Toulouse 1 Capitole: http://www.Univ-tlse1.fr/jsp/fiche_accueil.jsp?code_rubrique=internet&langue=0  International Journal of Entrepreneurship and Small Business: http://www.Inderscience.com/browse/index.php?journalid=74&year=2009&vol=8&issue=2  
 
   
   
I COPEPODI E IL LORO RUOLO NELLA CATENA ALIMENTARE DELL´ARTICO  
 
Bruxelles - Il minuscolo copepoda Calanus glacialis, un cugino dell´aragosta e della cladocera, influenza la dieta di molte creature della regione Artica, in particolare durante la rigida stagione invernale. Il Calanus, una specie di zooplankton erbivoro dell´Artico, riesce ad adattarsi al ghiaccio marino disciolto e alla fioritura di piccolissime specie di alghe. In un nuovo studio, condotto dal Centro universitario di Svalbard (Unis) in Norvegia, i ricercatori hanno fatto luce sulla relazione tra la luce del sole, il fitoplankton e lo zooplankton e su come il plankton dipenda dal ghiaccio marino. La ricerca fa parte del progetto Cleopatra ("Climate effects on planktonic food quality and trophic transfer in Arctic Marginal Ice Zones"), un´iniziativa condotta nell´ambito dell´Anno polare internazionale (Api), una campagna mondiale di ricerca in sostegno della scienza polare. Cleopatra è in parte sostenuto da una serie di progetti dell´Ue finanziati nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. I ricercatori dicono che questo particolare tipo di zooplankton è probabilmente la specie più importante della regione artica e chele alghe che si trovano sul ghiaccio o che galleggiano liberamente sull´acqua saranno influenzate dai cambiamenti delle condizioni del ghiaccio della piattaforma polare continentale. Questi potenziali cambiamenti potrebbero avere conseguenze sul Calanus glacialis e sui suoi predatori. Il ghiaccio che si scioglie, la luce del sole e le sostanze nutritive fanno dell´Artico un luogo particolarmente fertile nei mesi estivi che culminano in nuova vita per sei mesi l´anno e la catena alimentare dell´Artico è ricca di acidi grassi omega-3 prodotti esclusivamente da alghe marine come il fitoplankton e le alghe del ghiaccio marino, sul quale il Calanus glacialis bruca. Questo copepoda a sua volta diventa un importante fonte di nutrimento per le creature marine, in particolare durante i lunghi mesi invernali. Il Calanus accumula una grande quantità di grasso che rappresenta circa il 70% della sua massa corporea. Gli uccelli marini, le balene della Groenlandia e il merluzzo dell´artico sono ghiotti di questo zooplankton e il merluzzo dell´artico costituisce un ricco pasto per foche, cacciate a loro volta dagli orsi polari. "Nelle zone di ghiaccio marginali, l´oceano è coperto di ghiacci in inverno," dice il professor Jørgen Berge, project manager di Cleopatra. "Quando il ghiaccio finalmente si ritira con l´arrivo della primavera artica, si verifica una straordinaria produzione di biomassa." Secondo il team Aprile è il periodo dell´anno nel quale le alghe che vivono sotto il ghiaccio cominciano a fiorire. Queste alghe sono uniche per il fatto che possono adattarsi all´uso di meno luce solare possibile. I ricercatori hanno anche sondato lo sviluppo del Calanus glacialis dopo aver brucato nella parte di sotto del ghiaccio marino. Hanno scoperto che le femmine mature usano il picco iniziale di fioritura di biomassa per lo sviluppo sessuale e per al produzione di uova. Un altro, maggiore, picco di fioritura di biomassa emerge a luglio, un periodo durante il quale il fitoplankton nuota in acque prive di ghiaccio. È durante questo periodo che i voraci piccoli di Calanus glacialis sono diventati abbastanza grandi e mangiano queste ricche sostanze nutritive. Nella seconda fase del progetto Cleopatra, i ricercatori hanno scoperto come lo sviluppo dei copepodi avviene durante le due distinte fioriture delle alghe nell´Artico del nord. I risultati mostrano, dicono i ricercatori, che i cambiamenti dello scioglimento del ghiaccio marino artico potrebbero sconvolgere il ciclo del Calanus. I ricercatori, provenienti da Germania, Norvegia, Polonia, Federazione russa, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti, hanno in programma di mappare l´impatto dello scioglimento più rapido del ghiaccio marino su tutta la rete alimentare dell´Artico in futuro. Per maggiori informazioni, visitare: Cleopatra: http://www.Iceedge.no/ cleopatra Unis: http://www.Unis.no/    
   
   
FINANZIAMENTI APA, L´ASSESSORE STEFANO SCRIVE AL MINISTRO ROMANO  
 
Bari - L’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari e Coordinatore della Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni Dario Stefàno ha inviato una lettera al Ministro delle Politiche Agricole Francesco Saverio Romano chiedendo un incontro urgente per discutere del mancato finanziamento alle Associazioni Provinciali Allevatori (cfr. Apa). “Abbiamo appreso – scrive Stefàno – che con una nota del 23 giugno scorso il Ministero dell’Economia ha espresso parere contrario al provvedimento del Ministro dell’Agricoltura con il quale si disponeva il parziale finanziamento degli oneri Apa”. I finanziamenti (a copertura del 50% delle reali necessità) sono destinati alle Associazioni Provinciali Allevatori e alle attività di miglioramento genetico, prevenzione e garanzia di sicurezza alimentare. “A fronte di un comportamento delle Regioni che è stato di paziente attesa prima – continua Stefàno - , corretta sollecitazione poi, ed infine di responsabile e dolorosa condivisione finale, ti chiedo con assoluta urgenza, un incontro per discutere la situazione di estrema criticità che di conseguenza si viene a creare sia nei confronti dei servizi resi agli allevatori, che della condizione occupazionale dei dipendenti Apa”.  
   
   
AGRICOLTURA: VIOLINO RICONFERMATO PRESIDENTE AINEVA  
 
Udine - L´assessore regionale alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali del Friuli Vene3zia Giulia Claudio Violino è stato riconfermato alla presidenza dell´Aineva, l´associazione delle Regioni e Province autonome dell´arco alpino italiano costituita per coordinare le iniziative in materia di prevenzione e informazione nel settore della neve e delle valanghe. La riconferma è avvenuta nel corso dell´ultima assemblea dell´Aineva, tenutasi a Udine. Vicepresidente è stato nominato l´assessore della Regione Veneto Daniele Stival. Gli obiettivi primari dell´associazione sono lo scambio e la divulgazione di informazioni, l´adozione di metodologie comuni di raccolta di dati, la sperimentazione di strumenti e attrezzature, la diffusione di pubblicazioni riguardanti le materie oggetto di approfondimento, la formazione e l´aggiornamento di tecnici del settore. Aderiscono all´Aineva le Regioni Valle d´Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, le Province autonome di Trento e Bolzano e le Marche.  
   
   
VDA: PSR 2007-2013: STATO DI AVANZAMENTO DEI PAGAMENTI  
 
Aosta - L’assessorato dell’agricoltura e risorse naturali e Area Vda rendono noto lo stato di avanzamento, al 27 giugno 2011, delle misure a superficie del Programma di Sviluppo Rurale della Valle d’Aosta 2007-2013 relative all’indennità compensativa, ai pagamenti agro ambientali e al benessere animale, ripartito per annualità. Nell’annualità 2007 sono state autorizzate 5 mila 473 domande per un ammontare di 15,5 milioni di euro (il 97% dell’importo previsto). Di questi, 15,1 milioni sono stati erogati, 152 mila trattenuti a vario titolo da Agea e 262 mila sono in attesa di decretazione. Nei mesi estivi verranno portate a termine le ultime operazioni, tra cui l’applicazione dell’apparato sanzionatorio e la risoluzione delle ultime problematiche legate ai pagamenti agro ambientali. Per quanto riguarda l’annualità 2008, la somma autorizzata dalla Regione ammonta a 13,8 milioni di euro (pari all’88% delle provvidenze totali) per 5 mila 128 domande. Nel dettaglio, la quota erogata risulta essere pari a 12,8 milioni di euro, quella trattenuta da Agea 96 mila euro, mentre i finanziamenti in corso di decretazione ammontano a 900 mila euro. Nel corso dei mesi estivi verranno autorizzate le domande sottoposte a campione Agea (l’8% del totale) e risolte le ultime problematiche aperte. In riferimento alle 4 mila 255 domande elaborate afferenti alla campagna 2009, è stato autorizzato un importo di 11,7 milioni di euro, di cui 7,9 già erogati e 3,8 in corso di decretazione. La porzione più corposa fa riferimento all’indennità compensativa, che ha raggiunto l’87% delle aziende beneficiarie e l’80% del monte contributi. Nel corso di questi mesi verranno poste a pagamento le restanti aziende aderenti ai pagamenti agro ambientali, il cui stato di avanzamento è del il 61%. I contributi relativi alla misura “benessere animale” sfiorano il milione di euro (l’85% del potenziale erogabile), di cui 611 mila sono stati già finanziati.  
   
   
PRESENTA PROGETTO "PESCE AMICO DEL MARE"  
 
Bari - Presentato il 5 luglio , presso l’Assessorato regionale alle Risorse Agroalimentari, il Progetto Pam “Il Pesce Amico del Mare” Il comparto della Pesca e Acquacoltura nella Regione Puglia rappresenta un settore con un’incidenza a livello di economia regionale pari al 0,38%, con un’economia prodotta di 214 milioni di euro. Il comparto, però, dal 2000 al 2006 ha subito una contrazione in termini di produzione pari al 19% e di fatturato pari al 3% (7,3mil. Di € in meno). Lo stato di sfruttamento delle principali risorse ittiche ha necessità di rendere maggiormente compatibili le modalità e l’intensità del prelievo della pesca con la potenzialità biologica delle specie e delle comunità che la sostengono. Proprio dai risultati di queste analisi prende spunto la nascita del progetto Pam: “il Pesce Amico del Mare” finanziato dal programma Fep 2007/13 mis. 3.4 “sviluppo di nuovi mercati e campagne rivolte ai consumatori”, per sensibilizzare e informare i cittadini della Regione Puglia attraverso un piano di comunicazione che mira a colpire ogni fascia d’età e le diverse categorie della popolazione (consumatori, produttori, pescherie e ristoratori). “La presenza della Regione Puglia, e in particolare dell’Assessorato alle Risorse Agroalimentari, testimonia con forza la nostra convinzione che la pesca è uno degli argomenti sui quali intendiamo puntare nel prossimo futuro in termini di innovazione e di gestione sostenibile”. Questa la sottolineatura dell’Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno. “Porteremo sempre maggiore attenzione – ha continuato Stefàno - ad un altro settore che contribuisce in modo importante alle ragioni dell’attrattività turistica della Puglia perché conserva alcuni dei più significativi tratti identitari e peculiari della nostra regione. Inoltre la pesca è uno spicchio di economia rilevante che non può essere trattato con superficialità anche per i riflessi positivi sulla tradizione enogastronomica pugliese unanimemente apprezzata dai consumatori e dai visitatori che si recano nella nostra regione” . “Certo – ha rilevato Stefàno – vi sono ancora delle criticità che vanno affrontate e risolte con tutti gli attori del settore e della filiera. Non giovano l’estrema frammentazione delle imprese ittiche e il tasso di senilità che contraddistingue la forza lavoro del comparto. A queste criticità proveremo a dare risposte disegnando scenari nuovi anche alla luce delle norme del Regolamento Comunitario che impone innovazione e sostenibilità ambientale. Sono sensibilità con le quali le ambizioni del settore dovranno necessariamente confrontarsi”. Il piano di comunicazione - informano i responsabili del Progetto - si sviluppa attraverso il coinvolgimento degli operatori coinvolti nella filiera del pesce, dalla vendita (pescherie), alla preparazione gastronomica e al consumo. Sono previsti workshop nelle sei province pugliesi, attività di sensibilizzazione presso le più importanti marinerie, la distribuzione di materiale informativo, nelle pescherie, ristoranti e strutture ricettive. Spot televisivi, video documentari e programmi radio daranno la spinta necessaria a far arrivare il messaggio di promozione dei prodotti della piccola pesca costiera e della pesca sostenibile. La partecipazione a fiere nazionali e internazionali quali Slow Fish e il Mercatino del Gusto di Maglie permetteranno di presentare tale iniziativa regionale ad un vasto pubblico rappresentato soprattutto dai turisti che nel periodo estivo scelgono la Puglia come meta turistica anche per le sue eccellenze gastronomiche. Un’attenzione particolare si porrà al mondo della scuola attraverso la comunicazione diretta sul tema delle risorse ittiche, sull’impatto che i vari strumenti di pesca hanno sull’ambiente e sulle specie ittiche, sulla piccola pesca costiera e sul corretto consumo del pesce. L’ente capofila del progetto Pam è il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, che coordinerà l’azione di una pluralità differente di partners: Il Consorzio di Gestione del Parco Naturale Regionale “Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo, il Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, Il Centro Esperienza di Educazione Ambientale dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Legambiente Regione Puglia e Wwf Ricerche e Progetti S.r.l. Tale partenariato può contare su competenze pluriennali nel settore della pesca e dello sviluppo sostenibile e su esperienze concrete nel campo della gestione della piccola pesca costiera oltre che nel campo della divulgazione delle conoscenze.  
   
   
SEQUESTRO VONGOLE E COZZE. MANZATO: VERSO QUESTE TRUFFE TOLLERANZA ZERO E ANCHE MENO  
 
Venezia - “Tolleranza zero, e anche meno, se possibile, contro chi lucra a spese dei consumatori, ingannandoli”. Lo ribadisce l’assessore alla pesca e alla tutela del consumatore del Veneto Franco Manzato, commentando il sequestro di una tonnellata di cozze e vongole con etichette di confezionamento postdatate, operato dai Carabinieri della Compagnia di Chioggia, in collaborazione con veterinari dell’Asl 14. “Francamente spero che i personaggi coinvolti, se riconosciuti colpevoli, vengano puniti con doverosa severità e comunque messi nella condizione di cambiare mestiere. Il loro comportamento doloso – commenta ancora Manzato – provoca una serie di danni economici e psicologici a catena acquirenti fiduciosi e su chi lavora onestamente, faticando per pescare secondo le regole e operando in modo corretto per proporre il prodotto ai consumatori con tutte le garanzie. Mi piacerebbe che gli onesti chiedessero i danni a chi opera in maniera truffaldina”. “Noi difendiamo e valorizziamo i nostri prodotti, difendiamo chi lavora e poi qualcuno compromette un impegno comune che in questo caso riguarda un prodotto simbolo della nostra pesca e una categoria di operatori che di difficoltà ne sta incontrando fin troppe senza bisogno che qualcuno scarichi su di loro gli effetti delle proprie scorrettezze. Domani sarò a fianco dei pescatori, proprio a Chioggia, e ripeterò queste considerazioni, che devono diventare patrimonio civile di tutti, senza eccezioni e senza distinguo”. “L’immagine della nostra produzione e il loro valore, che produce il reddito di chi lavora bene, è legata alla qualità non solo del prodotto, ma anche alla serietà con la quale viene lavorato e presentato. La qualità è responsabilità della filiera. E chi non ci sta – conclude l’assessore veneto – se ne esca e gli venga impedito di rientrare”.  
   
   
CONVEGNO SU FUTURO POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA  
 
“Ii futuro della Politica Agricola Comunitaria”: è il titolo del seminario di studio tenutosi venerdì 1 luglio, presso la sede dello Iamb a Valenzano e che ha visto riflessioni e approfondimenti sugli impatti che la Pac post 2013 determinerà sul sistema delle imprese agricole pugliesi. Di particolare interesse la prima simulazione dei potenziali effetti con l’utilizzo dei dati Rica-inea. A concludere i lavori sono stati l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Dario Stefàno e il Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro. La Riforma della Politica Agricola Comunitaria per il 2013-2020, vede da tempo impegnati tutti gli attori, politici e socio-economici nella individuazione di principi, di regole e di strumenti per rispondere alle domande degli imprenditori agricoli di fronte ai repentini e continui mutamenti imposti dai recenti modelli sociali, dalle nuove abitudini del consumo e dalle prassi imposte dalla globalizzazione. “Già dal settembre scorso, nell’ambito di Agrimed alla Fiera del Levante, - sottolinea l’assessore Stefàno – abbiamo avviato un processo di confronto per dare voce alle legittime istanze degli agricoltori da riportare all’attenzione dell’Unione Europea. In continuità con quell’esperienza, riteniamo sia oltremodo utile riunire intorno ad un tavolo tutte le componenti del Sistema Agricolo pugliese per un approfondimento tecnico su quello che potrebbe essere l’impatto delle scelte comunitarie sulla nostra agricoltura.” “Sarà interessante valutarne gli effetti – continua Stefàno - anche alla luce delle simulazioni e delle proiezioni che saranno proposte nel seminario. L’auspicio è che da tali dati non emergano situazioni sperequative in relazione ai territori e alle attività agricole. In caso contrario proveremo, in accordo con il partenariato, a correggere gli eventuali fattori di divario e di sbilanciamento con suggerimenti di mirino a un maggiore equilibrio”. Interverranno Cosimo Lacirignola (Direttore Istituto Agronomico Mediterraneo) Pierpaolo Pallara (Responsabile regionale Inea) Gabriele Papa Pagliardini (Direttore Area Sviluppo Rurale Regione Puglia). Dopo le relazioni tecniche da parte di Ciheam Bari e Inea interveranno Paolo Leccisi, presidente Confagricoltura Puglia; Antonio Barile , presidente Cia Puglia; Pietro Salcuni, delegato confederale Coldiretti Puglia; Tommaso Battista, presidente Copagri Puglia; Santo Ingrosso, presidente Confcooperative Puglia – Fedagri e Carmelo Rollo, presidente Lega Coop Puglia.  
   
   
ESCHERICHIA COLI, RABBONI RISPONDE A TONELLO  
 
Bologna - La richiesta di inserire anche il radicchio tra le colture che possono usufruire dei finanziamenti straordinari previsti dalla Ue, a seguito dell’emergenza Escherichia Coli, è già stata avanzata, su proposta anche dell’Emilia-romagna, dalla Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni al Ministero lo scorso 30 giugno. Lo ricorda l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni a Mauro Tonello presidente della Coldiretti regionale, che aveva sollecitato un intervento della Regione in questa direzione. “Ribadisco la piena condivisione della sua proposta di ampliare il numero di specie ammesse a fruire del sostegno comunitario”, scrive il4 luglio Rabboni, ricordando “la gravissima crisi di mercato indotta dall’allarma Escherichia Coli”. Tuttavia, precisa l’assessore regionale, la Commissione Agricoltura dell’Unione Europea ha recentemente riconfermato la scelta di limitare l’intervento straordinario alle cinque specie orticole – cetriolo, pomodoro, lattuga, zucchino e peperone – inizialmente individuate. Una decisione questa che Rabboni considera “certamente discutibile”, ma “difficilmente modificabile” e che “non tiene nel dovuto conto l’effettiva situazione di mercato dei prodotti ortofrutticoli, a livello del quale gli effetti negativi legati all’allarme generato dalla comparsa dei casi di infezione da Escherichia si sono sommati ai problemi legati alla situazione economica generale ed al particolare andamento climatico.”  
   
   
AGRICOLTURA: IL 6 LUGLIO, A PERUGIA, PRESENTAZIONE DATI UMBRI SESTO CENSIMENTO GENERALE AGRICOLTURA  
 
Perugia - Mercoledì 6 luglio sarà una giornata interamente dedicata all´agricoltura umbra e ai dati regionali di settore registrati nel corso del sesto Censimento generale dell´agricoltura da poco conclusosi. Si comincerà (dalle ore 9 alle 10.45) nel Salone d´Onore di Palazzo Donini, a Perugia, con la presentazione dei dati regionali, che consentiranno una prima analisi delle trasformazioni che nell´ultimo decennio hanno investito il settore. Interverranno Fernanda Cecchini, assessore regionale alle politiche agricole e sviluppo rurale, Lucio Caporizzi, direttore regionale alla programmazione e competitività dell´Umbria, Sabrina Angiona e Francesca Paradisi, Istat - sede per l´Umbria, e Marta Scettri del Servizio statistica e valutazione investimenti ufficio censimento Regione Umbria. Dalle ore 11, la giornata proseguirà al Sangallo Palace Hotel (Via Masi 9) di Perugia con un seminario che si articola nelle sessioni dedicate alle "Modalità di raccolta e registrazione dati, il sistema informatico per la gestione della rilevazione censuaria -Sgr: vantaggi e svantaggi", a cura di Rita Lalli Servizio statistica e valutazione investimenti Regione Umbria, "Qualità dei dati censuari, il confronto tra i dati censuari e gli archivi di fonte amministrativa", a cura di Donatella Lillacci, Servizio rapporti con le politiche agricole comunitarie e nazionali e controlli della Regione Umbria, e "La rete regionale di censimento e le risorse impegnate, modalità di rendicontazione delle attività svolte", a cura di Marta Scettri del Servizio statistica e valutazione investimenti ufficio regionale di censimento della Regione Umbria. Seguirà una tavola rotonda e dibattito, a cui parteciperanno anche i rappresentanti delle Comunità montane dell´Umbria.  
   
   
BINOMIO VITIGNO-TERRITORIO E AGGREGAZIONE:ECCO IL NUOVO PATRIMONIO VITIVINICOLO  
 
Due nuove Doc “salentine”: lunedì 4 luglio a Lecce pubblica audizione per il riconoscimento di “Terra d’Otranto” e “Negroamaro di Terra d’Otranto”. Una tappa fondamentale per il completamento del percorso, che si arricchisce così di una nuova strategia: aggregazione e binomio vitigno-territorio. “Un lavoro – spiega l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno – avviato nel 2009 e sviluppato insieme a tutta la filiera vitivinicola che sta portando importanti risultati”. Precisamente: l’approvazione delle proposte di modifica dei disciplinari di produzione delle Denominazioni di Origine Controllata “San Severo”, “Salice Salentino”, “Brindisi”, “Squinzano”, “Castel del Monte”, “Gioia del Colle”, “Gravina”, “Locorotondo”, “Primitivo di Manduria”, “Leverano”, “Rosso Barletta”; delle proposte di modifiche dei disciplinari delle Indicazioni Geografiche Tipiche “Puglia”, “Daunia”, “Murgia”, “Salento”, “Tarantino”, “Valle d’Itria”; delle proposte di istituzione delle nuove Denominazioni di Origine Controllata “Terra d’Otranto”, “Negroamaro di Terra d’Otranto”, “Tavoliere” e delle proposte di istituzione di 4 nuove Docg “Primitivo di Manduria Dolce Naturale”, “Castel Del Monte Nero di Troia Riserva”, “Castel del Monte Rosso Riserva”, “Castel del Monte Bombino Nero”. I vini a Doc, già riconosciuti, si sono inoltre, arricchiti di altre tipologie di vino, e in particolare, quelle degli spumanti e dei frizzanti. “Il riconoscimento delle 4 Docg - sottolinea ancora Stefàno - rappresenta per la Puglia il meritato risultato di maggiore pregio, ambito dai produttori, che con costanza e grandi capacità hanno creduto in una vitivinicoltura di eccellenza”. “Va anche detto – prosegue – che l’istituzione delle nuove Denominazioni ha innescato un processo di aggregazione della produzione vitivinicola regionale, basata sul binomio vitigno-territorio”. Come per le due nuove Doc “salentine”, la “Terra d’Otranto” e “ la Negroamaro di Terra d’Otranto - la cui pubblica audizione si terrà lunedì 4 luglio a Lecce (palazzo della Regione Puglia, dalle ore 16.30), considerate il risultato significativo del nuovo percorso avviato tra i produttori vitivinicoli dell’area per una più efficace valorizzazione e tutela dei vini dell’arco – Jonico – Salentino. “Una nuova strategia – aggiunge l’assessore - che parte dalla protezione di un territorio, in questo caso la “Terra d’Otranto” storicamente noto per la coltivazione della vite e la produzione di vini, che si coniuga con il vitigno “Negramaro”, testimone indiscusso dei risultati qualitativi raggiunti dalle aziende vitivinicole e che contribuisce a generare una ottimale combinazione con gli elementi del territorio, della storia, delle tradizioni e della cultura enologica, esaltandone le peculiarità”. “Un connubio, insomma, - spiega Stefàno - che consentirà alle nostre aziende di presentarsi sul mercato con la forza di un sistema aggregato, capace di confrontarsi con mercati sempre più globalizzati, parlando un’unica lingua, quella del vitigno “Negramaro”. “L’elevazione al vertice della piramide della qualità per quattro vini a Doc pugliesi – conclude l’assessore Stefàno - , l’aggregazione in Doc e Docg più ampie, la rinuncia a denominazioni poco rivendicate, l’ampliamento delle tipologie di vino per le Doc esistenti, a cui si aggiunge la volontà di limitare l’imbottigliamento al di fuori dell’areale di produzione, sono i chiari segnali di una Puglia vitivinicola che è consapevole delle sue potenzialità per affermarsi sul mercato internazionale dei vini di grande qualità”.
 
   
   
AGRICOLTURA: ABRUZZO REPLICA AI SINDACATI SU RIFORMA SERVIZI  
 
Pescara - L´assessore alle Politiche agricole, Mauro Febbo, replica alle critiche mosse dai sindacati in merito al disegno di legge sulla ´Razionalizzazione e rideterminazione dei servizi di sviluppo agricolo´. "Critiche - sottolinea Febbo - che arrivano come sempre in modo intempestivo e inopportuno. I rappresentanti delle sigle sindacali farebbero bene a paventare le loro perplessità, eventualmente, solo dopo aver letto attentamente il provvedimento o comunque dopo aver partecipato al tavolo di martedì 5 luglio dove oltre all´esame del testo si illustreranno progetti, programmi e obiettivi. Ancora una volta, però, l´atteggiamento dei sindacati ha tutto il sapore di essere strumentale e pregiudizievole nei confronti di un´amministrazione regionale impegnata nel difficile compito del risanamento finanziario e morale reso ancora più insidioso dalla crisi economica globale. Ma bisogna sottolineare che questo Governo regionale con le sue linee d´azione riesce a dare risposte a tanti lavoratori (Arssa, centri di ricerca?). Uno dei nostri obiettivi è rendere più funzionali tutti gli enti strumentali che, peraltro, nell´immaginario collettivo, sono strutture inutili trasformate in carrozzoni, utili solo a dare lavoro ad amici e parenti del politicante di turno. Devo notare però che c´è chi preferisce occuparsi di certe questioni piuttosto che affrontare le reali problematiche che affliggono il mondo del lavoro nella nostra regione. Mi sembra che molto spesso l´obiettivo sia quello di proteggere posizioni lobbistiche e ci si dimentica delle attese di migliaia di giovani, laureati e diplomati, che attendono di trovare un´occupazione per mettere a frutto la loro preparazione e la loro professionalità. Quella che abbiamo approvato - spiega Febbo - è una Grande Riforma che tutela tutti i lavoratori dell´Arssa e si pone l´obiettivo di rendere ancora più moderno, efficiente ed efficace un servizio che sappia rispondere alle nuove sfide del mondo agricolo abruzzese. Ribadisco che non ci sarà nessun licenziamento e questa la considero una grandissima conquista visto che solo qualche mese fa non avremmo mai potuto garantirla. Non ci sarà nessun trasferimento e la storica sede dell´Arssa di Avezzano non solo non sarà chiusa ma addirittura potenziata. Il personale Arssa, altamente qualificato, sarà indispensabile per rispondere al meglio alla domanda di professionisti che arriva dal mondo agricolo e soprattutto dalle nostre strutture. La Direzione Politiche agricole ha, infatti, bisogno di essere rafforzata da almeno 80 tecnici, tra agronomi e periti agrari, da collocare su tutto il territorio regionale e che saranno indispensabili per mandare avanti il Programma di Sviluppo Rurale (Psr) che rappresenta uno strumento preziosissimo e fondamentale per il sistema rurale abruzzese. Dobbiamo ancora erogare infatti 460 milioni di euro di fondi del Psr all´interno dell´economia agraria abruzzese, di cui 213 milioni entro il 31 dicembre 2011: una vera e propria boccata d´ossigeno in un momento di crisi come questo. Inoltre dovremo contribuire a scrivere la nuova Pac 2014-2020 e conseguentemente anche il nuovo Psr. Non ci sarà nessun taglio lineare come accusano ingiustamente i sindacati ma soprattutto, e questa credo sia la cosa più importante, abbiamo varato una chiara strategia riguardo l´impiego ottimale dei lavoratori. "Quella che abbiamo varato - rilancia Febbo - è una Riforma Epocale che non è riuscita ai miei predecessori, Borrelli, Sciarretta e Verticelli, che pure ci avevamo provato ma le lobby dei privilegi e delle clientele, interne ed esterne, avevamo posto ostacoli insormontabili. Il provvedimento assume ancora più rilevanza in virtù dell´assoluta e massima condivisione non solo all´interno della maggioranza ma in tutto il mondo agricolo". "Volevo inoltre tranquillizzare chi teme per le ricadute negative sull´economia di alcune aree come la Marsica. Ci tengo a sottolineare che proprio quel territorio beneficerà in maniera sostanziosa di questa operazione che ci permetterà di dare nuova linfa dal punto di vista tecnico e professionale favorendo la risoluzione di vecchie e annose problematiche, anche interne agli uffici regionali".  
   
   
ANCHE CONIGLIO PER GRIGLIE ROVENTI, CAMPIONATO MONDIALE DI BARBECUE CON CARNI VENETE  
 
Le coppie di concorrenti di “Griglie Roventi”, l’ormai tradizionale campionato mondiale di barbecue a base di carni venete, potranno avere su richiesta uno speciale kit di prodotti dove sarà presente carne di coniglio al posto di carne di maiale e una bevanda non alcolica a base di uva. “Abbiamo raccolto e accolto volentieri alcune osservazioni sulla formula per il 2011, che cambia gli ingredienti rispetto alle edizioni proponendo la tipica grigliata mista alla veneta –ha spiegato l’assessore al turismo e alla promozione del Veneto Marino Finozzi – per poter soddisfare turisti, ospiti e frequentatori della nostra regione che possono non gradire l’impiego di determinati prodotti. Il nostro obiettivo è divertire e dare soddisfazione a tutti con ciò che sappiamo fare, abbiamo subito sentito i produttori che hanno volentieri accolto la proposta di modificare gli ingredienti: il nostro Veneto ha tutto per qualsiasi esigenza e al top della qualità, in fatto di carne e di prodotti del vigneto”. In pratica, al momento dell’iscrizione al concorso i concorrenti possono scegliere un kit alternativo rispetto a quello originario, dove il prodotto suino è sostituito da spalla di coniglio certificato “Alimentinsalute”, messa a disposizione dall’Associazione “Il Coniglio Veneto”, mentre al posto dei vini Doc può essere richiesto un prodotto della vigna ad alcol zero: Isabella Ice, ottenuto da uva glera e fornito dall’azienda “Iris Vigneti” di Mareno di Piave. “Siamo convinti da sempre che la sensibilità di ciascuno vada rispettata – ha spiegato Finozzi – così come è sempre stato nella storia plurisecolare della nostra regione aperta al mondo, che vuole mantenersi tale perché questa vocazione fa parte della nostra cultura”. Griglie roventi si svolge in due tappe: la sera del 10 luglio a Belluno e la sera del 28 luglio sulla spiaggia di Caorle. Per partecipare basta essere maggiorenni ed avere voglia di mettersi alla prova. L’iscrizione richiede per ogni coppia un versamento di 70 euro, che oltre alla partecipazione e al kit di gara darà diritto al ritiro della griglia su cui si è cucinato. Al momento dell’iscrizione la coppia dovrà indicare utilizzare un capitano e un assistente e se intende utilizzare la selezione di prodotti alternativa. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito: www.Griglieroventi.it/  oppure rivolgendosi a Ideeuropee, tel. 0039 0422 308627 – Fax 0039 0422 424790; E-mail info@ideeuropee.Com  – Web www.Ideeuropee.com/    
   
   
ENOGASTRONOMIA: PRESENTA ´CALA LENTA´ TRE GIORNI TRA PROFUMI E SAPORI DALLA COSTA DEI TRABOCCHI  
 
Pescara - La piccola pesca e le meraviglie paesaggistiche della costa dei trabocchi saranno i punti di forza della sesta edizione di ´Cala Lenta´, la rassegna gastronomica organizzata da Slow Food Abruzzo con il contributo dell´assessorato regionale alle Politiche agricole, della Camera di Commercio di Chieti, del Comune di San Vito Chietino, della Bls e del pastificio Cocco. L´evento, in programma da venerdì 8 a domenica 10, è stato presentato, questa mattina, a Pescara, nella sede della Regione alla presenza dell´assessore all´Agricoltura Mauro Febbo, del presidente di Slow Food Abruzzo, Raffaele Cavallo, del presidente regionale del Movimento Turismo del Vino, Nicola D´auria, e dell´assessore del Comune di San Vito Chieti, Luigi Comini. "Persino la stampa nazionale, mi riferisco al Corriere della Sera di qualche giorno fa, ha ricordato l´assessore alle Politiche agricole, Mauro Febbo - ha dedicato un´intera pagina a questa manifestazione. Segno evidente che ormai si tratta di appuntamento di primissimo piano nel calendario dell´estate abruzzese. Circostanza che non può che rafforzare il nostro proposito di continuare su questa strada. ´Cala Lenta´ - ha proseguito l´assessore - è una di quelle manifestazioni che riescono a mettere insieme ed a valorizzare il meglio della piccola pesca, come ad esempio il pesce azzurro, l´agricoltura di qualità, la migliore tradizione enogastronomica regionale e lo splendido scenario naturalistico della costa dei trabocchi". Numerose le iniziative in programma tra cui il mercato del gusto che sarà ospitato nell´antico borgo di San Vito Chietino dove ogni sera, dalle 19 alle 24, si potranno trovare i salumi della Maiella, gli ortaggi sott´olio, gli oli agrumati della Frentania, il bocconotto frentano ed i classici cibi di strada abruzzesi serviti nei "cartocci" oltre agli arrosticini di mare. Il Teatro del gusto, invece, ogni sera ospiterà affermati chef che proporranno i loro migliori piatti mentre i laboratori del gusto saranno animati da degustazioni guidate relative ai prodotti ittici del medio Adriatico. Infine, romantiche cene sui trabocchi faranno da cornice a spettacoli, concerti e convegni che trasformeranno per tre giorni il volto del caratteristico borgo di San Vito. Un altro appuntamento da non perdere sarà "Rosato di sera", in programma sabato 9 all´Aurum di Pescara. Una serata organizzata dal Movimento turismo del Vino e dal Consorzio di tutela dei Vini d´Abruzzo e tutta dedicata alla degustazione della nuova Doc Cerasuolo d´Abruzzo e dei tanti rosati ad Indicazione Geografica Tipica.  
   
   
COZZA DI SCARDOVARI VERSO LA DOP. INDETTA LA PUBBLICA AUDIZIONE. SAREBBE LA TERZA SPECIALITÀ ITTICA ITALIANA A DENOMINAZIONE  
 
Venezia - Chi non le conosce non sa cosa perde: parliamo delle gustose cozze di Scardovari allevate, raccolte e stabulate ad arte dai pescatori del Delta del Po, straordinari coltivatori del mare, nella grande laguna deltizia posta tra il Po di Tolle e il Po della Donzella. Gli amatori sanno dove trovarli e i consumatori più attenti possono reperirli nelle pescherie dove questi stupendi molluschi arrivano accompagnati dai documenti d’origine. Ma non sono immediatamente distinguibili da prodotti similari. Presto, però, potrebbero essere individuate a colpo d’occhio grazie alla Denominazione d’Origine Protetta, della quale è stato intrapreso l’iter di riconoscimento. Il Ministero delle Politiche Agricole ha infatti ritenuto accoglibile la richiesta dal sistema economico locale per la protezione del nome “Cozza di Scardovari” come Denominazione d’Origine Protetta. E’ stata pertanto indetta la pubblica audizione, per recepire osservazioni e orientamenti della filiera produttiva interessata al prodotto, prima dell’inoltro della richiesta alla Commissione Europea. L’incontro si svolgerà mercoledì 27 luglio 2011, alle ore 17, nella Sala convegni della Cooperativa Pescatori Delta Padano Scarl, via Roma n. 168 – 45018 Scardovari (Ro). Alla pubblica audizione invitati la Provincia di Rovigo, la Camera di Commercio polesana, il Comune di Porto Tolle, Veneto Agricoltura, l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie sezione di Rovigo, le Organizzazioni Professionali Agricole, le Associazioni Agricole e Cooperative, la Federazioni dei Commercianti, gli operatori del settore e la Capitaneria di Porto di Chioggia. “Per il Veneto sarebbe la prima denominazione registrata nel settore ittico – sottolinea l’assessore alla pesca del Veneto Franco Manzato – la terza in Italia tra le specie acquatiche, ma la prima Dop per un mollusco. Sarebbe un giusto motivo di orgoglio e di merito per gli allevatori di cozze del nostro Delta, con la possibilità di aprire la strada alla migliore valorizzazione di un prodotto veramente eccellente che arricchisce l’offerta enogastronomica regionale. Io li chiamo ‘peoci’, alla veneta, e non mi dispiacerebbe che anche la Dop riconoscesse questo nome che identifica il mollusco in tutto l’Adriatico settentrionale e orientale”. Il disciplinare di produzione è visionabile presso l’Unità di Progetto Tutela Produzioni Agroalimentari – Mestre (Ve) Via Torino, 110 (Tel. 0412795763), e nel sito internet della Regione del Veneto http://www.Regione.veneto.it/economia/agricoltura+e+foreste/
cozza+scardovari+dop
 Nel settore ittico, le “Cozze di Scardovari” Dop ai aggiungerebbero in Italia alla Dop “Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino” (Piemonte) e all’Igp “Acciughe sotto sale del Mar Ligure” (Liguria).
 
   
   
VERSO LA DOP COZZA DI SCARDOVARI. IL DISCIPLINARE  
 
Venezia - Il disciplinare della Dop Cozza di Scardovari, che sarà discusso mercoledì 27 luglio prossimo, nella Sala convegni della Cooperativa Pescatori Delta Padano Scarl, appunto a Scardovari, prevede che il mollusco debba essere allevato e prodotto nella Sacca deltizia omonima, dove acquista una dolcezza peculiare delle carni grazie al basso contenuto in sodio e cresca con carni particolarmente morbide e fondenti al palato, per l’alto contenuto di lipidi e in particolare di grassi saturi e monoinsaturi. Tali caratteristiche distinguono il mollusco di Scardovari da quelli prodotti in altre zone o in mare aperto. La sacca del Delta dove viene allevato ha una superficie di 3.200 ettari e una profondità media di 1,5 – 2 metri. Le fasi di depurazione, lavorazione e confezionamento vengono effettuate con l’acqua della sacca e devono essere svolti nel territorio circostante. La semina e l’accrescimento del seme possono essere effettuate solo in vivai all’interno della Sacca di Scardovari e ogni pescatore predispone le reste in modo da avere una densità di 10 – 15 unità per metro quadro. La raccolta è manuale e avviene quando il prodotto raggiunge la taglia minima commercializzabile di 5 centimetri. Il prodotto raccolto deve essere consegnato al punto di sbarco con modalità che ne consentano di verificare la qualità, e da qui deve essere portato agli impianti di depurazione di Scardovari con mezzi dotati di cassone isotermico. Al termine della depurazione il prodotto viene confezionato, insacchettato in loco e posto in cella con temperatura controllata quindi spedito con mezzi e modalità che garantiscano la corretta temperatura di conservazione del prodotto vivo (2 – gradi). Il marchio di riconoscimento sarà un guscio aperto di cozza all’interno di un cuore stilizzato con la scritta “Cozza Dop Scardovari”. La morfologia della sacca di Scardovari si stabilizza sostanzialmente dopo l’alluvione del 1966 e da quel momento inizia la sperimentazione di allevamento in piccoli vivai, come alternativa alla pesca in mare. Da quel momento si succedono documentazioni e relazioni scientifiche molto precise sulle caratteristiche del luogo di allevamento e del prodotto stesso, che risulta particolarmente caratterizzato dai particolari fattori ambientali (incontro di acqua dolce e di acqua di mare) e anche umani (allevamenti a carattere familiare o in forma associata, con tecnica manuale tradizionale).  
   
   
AGRICOLTURA IN ABRUZZO: CONCLUSO PRIMO INVASO DIGA DI CHIAUCI QUEST´ESTATE NON VI SARA´ CRISI IDRICA  
 
Pescara - "I lavori di invaso alla Diga di Chiauci procedono alla perfezione e soprattutto rispettando la tabella di marcia". Questo il commento dell´assessore alle Politiche agricole, Mauro Febbo, dopo un incontro informativo sullo stato dell´avanzamento dei lavori avuto con gli ingegneri responsabili della Diga di Chiauci e con il presidente del Consorzio di Bonifica Sud Fabrizio Marchetti. "A fine giugno, infatti, - spiega l´assessore - si doveva concludere la prima fase di invaso. Questo primo importante obiettivo, come promesso in occasione della storica inaugurazione svoltasi ad aprile scorso, è stato raggiunto con il riempimento di quasi un terzo dell´intera capienza del bacino (pari a circa 2 milioni e mezzo di metri cubi d´acqua e raggiungendo 773 metri s.L.m.), che potranno già essere utilizzati nel corso della prossima estate. Un primo ed importante risultato è stato dunque centrato - rimarca Mauro Febbo - poichè da oggi l´infrastruttura sarà di fatto operativa, consentendo ai territori del Basso Abruzzo e dell´Alto Molise, non appena ne faranno richiesta, di sconfiggere definitivamente la crisi irrigua. Non è più sopportabile - rimarca l´assessore alle Politiche agricole - ciò che è avvenuto per decenni in questi territori dove, a causa della siccità, vi sono stati gravi danni e pesanti disagi nelle aree industriali ed agricole. In autunno - conclude Mauro Febbo - prenderà il via, invece, la seconda fase d´invaso, con oltre 9 milioni di metri cubi destinati all´utilizzo dal 2012". Si arriverà all´ultimazione totale entro il maggio del 2013, data a partire dalla quale l´intera capienza dell´invaso, circa 14 milioni di metri cubi d´acqua, diventerà periodicamente disponibile. Il costo complessivo dell´opera ammonta a 124 milioni di euro, di cui 75 milioni provenienti dai Fondi ex Agensud.  
   
   
GLI ITALIANI E IL CHIANTI: SINTESI DELL´INDAGINE DEMOSCOPICA SVOLTA DA ASTRARICERCHE PER IL CONSORZIO VINO CHIANTI  
 
La ricerca è stata realizzata nel maggio 2011 tramite 2.094 interviste a un campione rappresentativo degli Italiani 18-64enni, pari a un universo di circa 44.0 milioni di persone: 1.294 interviste sono state effettuate on line e cioè somministrate con il metodo Cawi (Computer Aided Web Interviewing) ai nostri connazionali che accedono a Internet, mentre le restanti 800 interviste sono state somministrate via telefono con il metodo Cati (Computer Aided Telephone Interviewing). La prima area esplorata è stata quella delle associazioni, dei significati spontaneamente attribuiti alla parola ‘Chianti’. Domina incontrastato il riferimento al vino, citato dal 95% del campione e qualificato liberamente come toscano, rosso, genuino, di buona od ottima qualità, prestigioso, tradizionalmente in fiasco, uno dei prodotti-chiave della tradizione eno-gastronomica italiana, piacevole da consumare e in particolare da bere in compagnia. Il 55% fa riferimento ad una vasta zona della Toscana, per lo più indicata come connotata da bellissime colline, di grande interesse turistico (per gli italiani e per gli stranieri), classicamente attrattiva. Il 3% cita la carne (in particolare la bistecca, la ‘fiorentina’, la Chianina, ecc.). Tutte le altre citazioni spontanee, incluse le rare errate, non raggiungono il 5%. La conoscenza della localizzazione del Chianti è eccellente: l’82% degli intervistati fa riferimento alla Toscana, mentre un modesto 13% non sa collocare il Chianti in una regione italiana e il 5% non è neppure informato che il Chianti è geograficamente individuabile. È interessante notare che l’area dell’ignoranza parziale o totale, in media pari al 18%, scende al 5% tra i toscani ma raggiunge ben il 41% tra i 18-24enni. Quanto al profilo d’immagine della zona del Chianti, esso appare eccezionalmente positivo. Infatti, le riserve o le critiche non raggiungono mai il 10% del campione: in particolare, la percepita decadenza è indicata dal 4 per mille, l’‘invasione’ da parte di troppa gente da meno del 5%, la sopravvalutazione dei suoi vini dal 5%, l’esorbitanza dei prezzi (legata alla sua stessa fama) è lamentata da meno del 9%. Prevalgono i giudizi positivi: quest’area è bellissima (80%), è zona di produzione di vini di grande qualità (74%) oltre che famosi nel mondo (67%), offre una grande tradizione culinaria ed enogastronomica (57%), è un patrimonio paesaggistico e culturale (52%), è molto amata dagli stranieri (51%), è una destinazione turistica importante (42%), è pure un simbolo dell’eccellenza italiana (sempre 42%), è abitata da persone cordiali e simpatiche oltre che accoglienti e ospitali (30%) così come da Vip italiani e stranieri (il 18% evoca il Chiantishire). È inutile dire che in Toscana pressoché tutti i giudizi risultano al di sopra della media (anche per una sorta di orgoglio locale), mentre i dati più elevati s’incontrano in genere al di sopra dei 40 anni, dal momento che i giovani adulti e specialmente i giovani 18-24enni risultano non solo più ignoranti ma anche più ‘lontani’ dal Chianti e suoi minori estimatori. Quanto al rapporto personale con la zona del Chianti, solo il 4% afferma di non esserci mai stato e di non avere alcun interesse a farlo; vale il decuplo la percentuale di coloro che amerebbero andarci per la prima volta (40%); il 57% è stato in quest’area. In dettaglio, il 2% ci vive o ci viveva in passato, il 23% c’è stato numerose volte, il 15% solo una volta, infine il 18% solo di passaggio. Se in media il 43% degli intervistati non è mai stato sinora in Chianti in vita sua, tra i 25-34enni si arriva al 51% e tra i 18-24enni addirittura al 66%. Le motivazioni di visita del Chianti sono state in larga misura connesse al turismo (82% di chi vi si è recato almeno una volta: in un caso su tre restandovi più di una settimana, in due casi su tre meno di una settimana, in un caso su tre anche o solo per visitarvi cantine e provare vini); il 19% è stato sin qui in Chianti per andare a trovare amici, il 13% per motivi di lavoro e – assai raramente – di studio, il 7% avendo legami familiari in zona. Passiamo ora ai consumi di vino. L’11% del campione si definisce astemio e un altro 13% indica consumi infimi (basati sul bere un bicchiere di vino con frequenza men che mensile); il 19% risulta saltuario (poche volte al mese); il 24% può essere qualificato quale medio (bevendo vino 2-3 volte alla settimana); infine il 34% è indicabile quale forte consumatore di vino (ossia 4 o più volte alla settimana: in prevalenza quotidianamente). Quanto alle personali preferenze circa i vini, quelli rossi sono indicati dal 38%, quelli bianchi dal 18%, quelli rosati dal 7%; il 20% privilegia i vini frizzanti versus il 13% che cita, all’opposto, quelli fermi; il 16% preferisce i vini robusti e corposi versus il 13% che cita invece quelli leggeri e morbidi; il 15% preferisce i vini fruttati e dolci e il 7% quelli secchi. Il 34% preferisce i vini italiani e il 31% quelli Doc o Docg o Igt, col 18% che ama provare vini diversi di più aree geografiche e il 13% che preferisce di volta in volta quelli della zona in cui si trova, mentre solo il 6% si limita ai vini della propria zona d’origine. I veri intenditori, che conoscono i diversi vitigni e le principali marche, sono solo il 5%, mentre un ben maggiore 36% afferma di amare il vino e di conoscerne diversi tipi ma senza esserne un intenditore; il 28% ama bere vino ma senza intendersene granché; il 13% dice di consumare poco vino e di non intendersene affatto. È interessante notare che solo il 10% preferisce vini dal nome sicuro e affidabile indipendentemente dal prezzo, mentre il 9% privilegia vini convenienti o comunque non troppo cari. La conoscenza del vino Chianti è più che buona: solo il 3% non lo ha mai sentito nominare; il 18% lo conosce ma solo di fama, senza averlo mai consumato; il 37% l’ha provato ma sostiene di non conoscerlo molto bene; il 41% (circa 18.2 milioni di adulti) ne è un ottimo conoscitore (qui con prevalenza dei maschi, degli ultra25enni, dei residenti in Toscana – ovviamente moltissimo – e al nord). Quali tipi di vino sono associati al Chianti? I rossi (82%: solo il 16% evoca i bianchi e un ancor minore 7% i rosati); i Doc/docg (55%); i vini robusti e di buon corpo (33%: meno del 7% evoca quelli leggeri e morbidi e solo l’1% quelli con basso contenuto alcolico); i fermi (15% versus il 7% che indica anche i frizzanti). La frequenza di consumo del Chianti è nulla o quasi per il 25% del campione; assai bassa (da una volta al mese sino a una al trimestre) per il 37%; media (ossia più volte al mese) per il 27%; alta (cioè più volte alla settimana e spesso quotidianamente) per il 12%. Sommando le ultime due risposte si ottiene un totale di 13.4 milioni di consumatori con frequenza significativa, con ovvio predominio della Toscana (qui si giunge addirittura al 69%). I principali pregi spontaneamente attribuiti al Chianti sono cinque: il gusto/sapore (33%), la corposità/robustezza/struttura (26%), il profumo (14%), l’alta qualità garantita (12%), il bel colore rosso (10%). L’unico difetto è - ma solo per il 20% dei conoscitori di questo vino - il prezzo, talora troppo elevato. Il profilo d’immagine del Chianti, inteso come vino e non come area, è buono, seppur con alcune ‘ombre’. I tratti principali sono la Doc (48%), l’ottima distribuzione e la conseguente facile reperibilità (48%), la domanda anche da parte dei turisti (48%), l’ottimo abbinamento con le carni rosse (47%) e – per la metà – con molti formaggi (24%), coi primi piatti (15%) e con gli antipasti (12%). Il Chianti è poi un vino adatto come regalo/omaggio (40%), con un bellissimo colore (39%), perfetto accompagnamento di molti cibi e piatti della tradizione italiana (39%), validissimo per occasioni speciali (36%), naturale e genuino (ossia non manipolato: 35%), con un ottimo rapporto qualità/prezzo (29%), adatto a un consumo quotidiano (26%), con carattere ma senza essere troppo forte e corposo (25%), morbido/rotondo e piacevole da bere (23%), robusto e corposo (18%). Va aggiunto che al 32% degli intervistati piace molto personalmente (si tratta di ben 10.6 milioni di adulti). Alcune aree critiche riguardano la carenza di marche note e qualificate (indicate solo dal 26%) e di talune marche davvero eccezionali (segnalate solo dal 20%): in generale il branding risulta modesto, come conferma anche la rara percezione di significativi investimenti in pubblicità, propria di meno dell’8%. Il secondo, rilevante punto di debolezza è legato al fatto che il Chianti non è reputato un vino trendy, di moda (solo il 12% ne è convinto). Il terzo attiene all’evidente ‘divorzio’ in atto con le giovani generazioni. Al di là di questi limiti, sono grandi la forza, la notorietà e il prestigio del Chianti: basti dire che il 76% dei conoscitori lo ritiene un vino non solo famoso ma anche uno dei motivi di orgoglio del Made in Italy nel settore enologico; il 61% lo giudica uno dei migliori rossi italiani; il 57% ne esalta la grande tradizione; il 46% ne parla in relazione a un intatto e grande successo; il 28% segnala il fatto che la sua eccellente reputazione non è mai stata intaccata da scandali (diversamente da altri vini anche toscani e anche celebri); meno del 4% ne percepisce una qualche decadenza, una perdita di successo rispetto al passato. D’altra parte, è assai buona l’immagine del consumatore tipico del Chianti, poco definito in termini di aree geografiche e di genere (per la sua sostanziale trasversalità); positivamente identificato con i 30-50enni più che con gli anziani e ovviamente i giovani; vedente l’assoluta prevalenza di chi ama trattarsi bene e sa apprezzare il vino (62%), di chi ama i prodotti del territorio, connessi a specifiche tradizioni locali (non necessariamente proprie: 48%), di chi privilegia cibi e bevande genuini e non manipolati (41%), degli intenditori e cioè degli amanti dei buoni vini (36%). Le occasioni di consumo personale del Chianti vedono ai primi posti l’assunzione domestica ai pasti (53%) e – sempre ai pasti – al ristorante/trattoria/pizzeria (52%). Il 33% evoca le cene conviviali con tanta gente, il 31% quelle a casa di familiari/amici/conoscenti col Chianti offerto dagli ospitanti, mentre il 28% fa lo stesso riferimento ma parlando del Chianti portato in omaggio agli ospiti (28%). Minoranze più ristrette parlano del consumo presso enoteche o wine bar (23%), delle occasioni importanti (come feste, compleanni, anniversari, ecc.: 21%), con solo il 9% che riferisce del consumo domestico al di fuori dei pasti (nel pomeriggio, all’aperitivo, ecc.) oppure fuori casa presso bar e pub (7%). I vini giudicati un’alternativa di consumo al Chianti sono numerosi: al primo posto troviamo il Brunello di Montalcino (49%), seguito dal Nero d’Avola (38%), dal Rosso di Montalcino (31%), dal Montepulciano d’Abruzzo (29%), dal Barolo (28%), dal Morellino di Scansano (26%), dal Sangiovese (25%), dal Nobile di Montepulciano (24%), dal Dolcetto d’Alba (23%), dalla Barbera d’Asti (22%), dal Primitivo (21%), con molti altri vini con percentuali minori di citazioni. L’acquisto personale di Chianti è nullo per il 18%, saltuario per il 68%, frequente o regolare per il 14% (in quest’ultimo caso si tratta di 4.6 milioni di persone, non necessariamente consumatori in proprio, tenendo conto del buying da parte di varie responsabili degli acquisti che agiscono ‘su ordinazione’ da parte di un familiare bevitore). I canali d’acquisto utilizzati dai buyers del Chianti vedono il prevalere della Gdo (supermercato 53%, ipermercato 40%, superette 7%, discount 5%) sull’enoteca/wine bar (per l’acquisto - specie saltuario - 50% o per il consumo sul posto che si ferma al 12%), sui ristoranti/ecc. (per il consumo al tavolo: 21%), sui bar o pub (per la mescita: meno del 5%). Quali sono i drivers nella scelta del Chianti? Al primo posto la presenza di un marchio di garanzia (51%), seguito dal prezzo (49%), dalla zona specifica di provenienza (44%), dalla marca (39%), dalle indicazioni dell’etichetta (35%), dall’annata (33%), dalla visibilità/riconoscibilità dell’etichetta (24%), dalla cantina (24%). E il giusto prezzo per una bottiglia di Chianti? Solo il 14% non supera i 4 €; il 24% si colloca tra i 5 e i 6 €; il 38% tra i 7 e i 10 €; il 24% va dagli 11 € in su. Si tratta, ovviamente, di prezzi non in promozione: colpisce comunque il forte divario tra il prezzo medio effettivo di vendita del Chianti nella Gdo e i prezzi che il consumatore si dice disposto a pagare, il che lascia intendere che il calo (e spesso il tracollo) dei prezzi registratosi specie negli ultimi anni, oltre a danneggiare gravemente i produttori e la loro redditività, non serve a soddisfare bisogni collettivi in materia. Per finire, ecco qualche dato sul Consorzio del Chianti: per quel che attiene alla sua conoscenza, il 53% è informato della sua esistenza ma solo il 15% ha informazioni precise in merito (è vasta l’ignoranza circa la distinzione tra Chianti Classico e non). Le aspettative ad esso rivolte riguardano con forza (‘molto’) il controllo dell’intero ciclo produttivo a tutela della qualità del prodotto (70%); il controllo del rispetto dei requisiti della Doc (69%); la tutela del marchio Chianti in Italia e nel mondo (68%); la garanzia del rispetto degli standard minimi di qualità e integrità da parte di tutti produttori associati (66%). Su valori più bassi, che però diventano largamente maggioritari se ai rispondenti ‘molto’ si aggiungono quelli ‘abbastanza’, troviamo l’assistenza tecnica e il supporto informativo a tutti i produttori associati; la promozione del territorio e del vino tramite eventi nazionali e internazionali e – un po’ meno – tramite pubblicità ecc.; l’attività di rappresentanza dei produttori presso le istituzioni e i partner commerciali. Una prima conclusione è questa: il Chianti si presenta tuttora come uno dei grandi vini italiani, ricco di tradizione, profondamente radicato in uno splendido territorio piuttosto noto e assai caro agli Italiani e agli stranieri; identificato col rosso di buon corpo (ma non troppo greve), con un gusto e un profumo e un colore eccellenti, esso è parte a tutti gli effetti dell’eccellenza del Made in Italy. Non riesce, però, a captare i giovani e – in parte – i giovani adulti; non gode della notorietà e del ‘traino’ di forti marche; non risulta adeguatamente comunicato e promosso; non è in alcun modo un prodotto trendy e di moda. Inoltre, viene svenduto in misura esorbitante, tra l’altro non rispondendo alle aspettative e alle richieste di gran parte della domanda. Merita, perciò, di essere sostenuto da adeguate strategie e politiche di parziale riposizionamento, di rivalorizzazione, di incremento del ruolo delle marche (in un contesto nel quale il Consorzio gioca un importante ruolo, solo in parte noto ma sostenuto da un vasto consenso circa le sue finalità istituzionali)  
   
   
BUONI, GUSTOSI E LEGGERI: NASCONO I NUOVI PACIOCOTTI AL TACCHINO LA NUOVA RICETTA A BASE DI TACCHINO CHE AMPLIA LA FAMIGLIA DEI PACIOCOTTI  
 
Beretta lancia i nuovissimi Paciocotti al Tacchino: morbidi e appetitosi hamburger di tacchino, ideali per rallegrare le cene in famiglia e stuzzicare l’appetito dei più piccoli. Senza glutine, i Paciocotti al Tacchino sono un prodotto genuino, semplice e dall’alto valore nutrizionale ideale per realizzare in pochi minuti un pasto gustoso e originale che soddisfa grandi e piccini. Versatili e veloci da preparare, i Paciocotti sono pronti da gustare dopo tre minuti in padella o alla piastra o quaranta secondi al microonde. Abbinati ad un contorno fresco e leggero a base di verdura o insalata diventano per un piatto nutrizionalmente bilanciato. Confezionati in un pack divisibile che garantisce una maggiore libertà di consumo e che si caratterizza per una nuova veste grafica, distintiva e accattivante, i Paciocotti sono disponibili nel banco frigo delle migliori catene della Gdo in formato da 150g al prezzo di 2,39 Euro. Oltre che al tacchino, i Paciocotti sono disponibili nella variante “I Classici", al prosciutto cotto, e "Con Formaggio”, al prosciutto cotto e formaggio. Gruppo Beretta Il Gruppo Beretta nasce come salumificio artigianale nel 1812 a Barzanò, nel cuore della Brianza, ed è oggi una delle più importanti aziende italiane dell´industria alimentare con 16 siti produttivi situati in Italia e all’estero, diversificati per specificità produttiva, e oltre 1.158 dipendenti. Il Gruppo, grazie all’esperienza in ambito alimentare tramandata per cinque generazioni e una costante ricerca di tecniche di produzione sempre più all’avanguardia, oggi può contare oltre 300 referenze sul mercato italiano: dai Dop più rinomati agli Igp, da tutti i prodotti “nobili” della salumeria italiana ai würstel, fino ai piatti pronti ricettati. Il Gruppo Beretta si colloca al 3° posto nel mercato italiano dei salumi, al 1° posto nel mercato dei salumi a libero servizio, con una quota di mercato del 12,5%, e al 2° posto nei piatti pronti ricettati freschi. Di rilievo anche il ruolo dell’export: i prodotti Beretta sono distribuiti in Europa, Nord America, Medio Oriente, Asia. Il fatturato del Gruppo nel 2010 è stato pari a 544 milioni di Euro. Www.berettafood.com  
   
   
LA LINEA VERDE INVESTE NELLE EMOZIONI. HELLO KITTY BY DIMMIDISÃŒ LIMITED EDITION  
 
La Linea Verde studia un nuovo e originale modo di trasmettere i valori del proprio brand e investe su una grande novità dal forte impatto sugli scaffali del banco frigo dell’ortofrutta. Nasce Dimmidisì limited edition: progetto in esclusiva per il mercato delle insalate in busta e dei frullati freschi che deve la propria origine alla sinergia fra il marchio del freschissimo ed Hello Kitty. Il noto personaggio, della società giapponese Sanrio, è protagonista di una vera e propria moda (quasi una “mania”!) nel Belpaese e non solo ed è un brand che copre la quasi totalità dei settori merceologici. Dai primi di luglio nascono quindi due nuove referenze a edizione limitata: il lattughino e il frullato fresco Hello Kitty by Dimmidisì. Un connubio di sicuro successo fra due realtà che hanno in comune l’immaginario positivo a esse associato: allegria, creatività e tanta fantasia. A questo si aggiungono i valori propri di Dimmidisì: la freschezza, la bontà, il servizio e il benessere che derivano da una corretta alimentazione