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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Aprile 2011
SCIENZIATI SCOPRONO COLLEGAMENTO TRA OBESITÀ E CANCRO AL SENO  
 
Bruxelles, 21 aprile 2011 - Un comune "mantra" che ci sentiamo ripetere ogni giorno recita "stai attento al tuo peso, bada a cosa mangi". In questo modo riduciamo il nostro rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari, diabete e morte prematura. Possiamo tuttavia avere anche un altro motivo per farlo. Nuove ricerche suggeriscono che l´obesità influenza la prognosi del cancro al seno e in particolare la sua propensione a diffondersi. Presentato nella rivista Cancer Research, lo studio dà uno sguardo di prima mano ad un rapporto di causa diretta ed effetto, e potrebbe rappresentare una nuova traccia per il trattamento. Ricercatori dell´Institut National de la santé et de la recherche médicale (Inserm), in collaborazione con l´Université Paul Sabatier e il Centre national de la recherche scientifique (Cnrs), tutti in Francia, hanno fatto la scoperta rivoluzionaria che le cellule adipose, quelle che gli esperti chiamano adipociti, trovare una nicchia nei pressi dei tumori al seno. Secondo il team, gli adipociti possono trasformare le caratteristiche delle cellule cancerose quando sono collegate ai tumori, quindi risultando in cellule cancerose più aggressive. Studi precedenti hanno infatti rivelato una connessione con l´"aggressività" del cancro al seno nelle donne, ma non è mai emersa alcuna prova concreta. Al fine di trovare il pezzo mancante del puzzle, il team francese ha indagato sull´interazione fra le cellule adipose e le cellule tumorali. Il tessuto adiposo, per lo più composto da cellule adipose, rappresenta gran parte della parte esterna del seno. Le cellule adipose, conosciute per la loro capacità di immagazzinare e rilasciare i grassi, possono anche secernere molte proteine. Quindi, la questione chiave per i ricercatori era di determinare se tali proteine effettivamente contribuiscono allo sviluppo del cancro al seno. Guidati da Philippe Valet dell´Institut des maladies métaboliques et cardiovasculaires (Inserm/université Paul Sabatier) e da Catherine Muller dell´Institut de pharmacologie de biologie structurale (Cnrs/université Paul Sabatier), i ricercatori hanno usato un originale sistema di co-coltura di cellule tumorali mammarie e adipociti, che ha mostrato un cambiamento nella secrezione di alcune delle loro proteine, tra cui anche le proteine infiammatorie come l´interleuchina 6 (Il-6). Il team ha scoperto che le cellule adipose interagiscono con il tumore, provocando un aumento del suo "potenziale di colonizzazione" e quindi della sua aggressività. I ricercatori hanno anche scoperto che gli adipociti situati nei pressi di grandi tumori umani, con invasione gangliare, contenevano più Il-6. La proteina potrebbe pertanto avere un ruolo nella diffusione del tumore al seno indotta dagli adipociti. "I nostri risultati ora dimostrano come gli adipociti partecipano attivamente alla progressione del cancro al seno, orchestrata da cellule tumorali", dicono i ricercatori. Essi suggeriscono che nel caso dell´obesità, gli adipociti associati al cancro al seno potrebbero amplificare ulteriormente l´effetto "aggressivo" dei tumori. "Questa ipotesi dev´essere ancora verificata sia nei topi che nell´uomo." Per maggiori informazioni, visitare: Cancer Research: http://cancerres.Aacrjournals.org  Inserm: http://english.Inserm.fr/    
   
   
SCIENZIATI SCOPRONO COME UN ORMONE VEGETALE PROVOCA UNA REAZIONE GENETICA  
 
Bruxelles, 21 aprile 2011 - Un progetto di ricerca finanziato dall´Ue su come l´ormone vegetale auxina provochi certe reazioni ha scoperto che lo sviluppo embrionico mostra somiglianze con un percorso di segnalazione nelle cellule staminali dei mammiferi. Lo studio, pubblicato su Nature Cell Biology, è stato finanziato in parte da una Borsa Marie Curie intraeuropea (Eif) nell´ambito dell´area tematica "Mobilità" del Sesto programma quadro (6° Pq). Durante lo sviluppo degli organismi, appaiono ripetutamente vari segnali che innescano azioni specifiche. Questi processi innescati però devono anche essere mantenuti. L´ormone vegetale auxina agisce come molecola segnalante durante lo sviluppo embrionale nell´arabetta comune (Arabidopsis thaliana), una pianta spesso usata come modello in studi genetici. Sulla base di lavori precedenti sull´auxina, alcuni ricercatori tedeschi dell´Istituto Max Planck di biologia evolutiva e dell´Università di Tübingen hanno collegato diversi componenti in una rete di controllo che permette a una sempre maggiore concentrazione di auxina di attivare geni per lo sviluppo normale dell´embrione. Una volta raggiunto un certo punto, le reazioni non si fermano, o lo fanno gradualmente, anche se la concentrazione di auxina diminuisce. Normalmente, l´embrione di una pianta diventa una giovane pianta prima di crescere e diventare una pianta completamente sviluppata con radici, gambo, foglie e fiori. Queste fondamenta evolutive vengono posate durante la prima fase dello sviluppo embrionico. L´auxina è un importante trasmettitore di segnale durante questa fase di sviluppo; per esempio, promuove la scomposizione di un inibitore che può impedire che certi fattori attivino i propri geni target. In una fase precoce dello sviluppo dell´embrione, la concentrazione dell´auxina aumenta nelle cellule che si trovano sopra l´embrione, dalle quali si formeranno più avanti le parti della pianta che stanno sopra il terreno. Poco dopo l´auxina viene trasportata nelle cellule più in basso. Questo però non spiega completamente il ruolo esatto dell’auxina nella formazione di modelli nell´embrione. Per colmare alcune di queste lacune sugli effetti dell´auxina, i ricercatori inizialmente si sono concentrati su un sistema semplificato. Invece di condurre i loro esperimenti con embrioni di arabetta comune, hanno lavorato con protoplasti di arabetta comune, cellule viventi senza una parete cellulare con un ambiente meno complesso. Le condizioni degli esperimenti con i protoplasti possono essere cambiate abbastanza facilmente ed è relativamente semplice misurare l´attività dei geni in queste cellule. Usando questo sistema, il team ha testato gli effetti di un fattore in grado di attivare i geni chiamato Monopteros e del suo inibitore Bodenlos. I risultati hanno mostrato che il Monopteros promuove sia la sua produzione che quella del suo inibitore Bodenlos formando un sistema che comprende due feedback continui. Il sistema è controllato dall´auxina, che promuove la scomposizione dell´inibitore. Quando la concentrazione di auxina aumenta, anche la scomposizione dell´inibitore Bodenlos aumenta. Di conseguenza le attività che bloccano il Monopteros sono meno potenti e, una volta raggiunta una certa concentrazione di auxina, il sistema Monopteros-bodenlos viene spinto verso un livello di attività più alto. "Tutto lascia pensare che l´auxina provochi un cambiamento nel sistema. Finché la concentrazione di auxina non scende al di sotto di un certo livello, il sistema attivato non torna al livello iniziale, anche se la maggior parte dell´auxina viene portata via," dice il ricercatore che ha coordinato il progetto, Steffen Lau. Per maggiori informazioni, visitare: Istituto Max Planck di biologia evolutiva http://www.Mpg.de/en    
   
   
15º SIMPOSIO INTERNAZIONALE SU BIODETERIORAMENTO E BIODEGRADAMENTO  
 
Vienna, 21 aprile 2011 - Il quindicesimo simposio internazionale sul biodeterioramento e il biodegradamento si terrà dal 19 al 24 settembre 2011 a Vienna, in Austria. Il campo del biodeterioramento e biodegradamento si occupa delle cause biologiche del deterioramento e del degradamento. Tali cause possono essere macrobiologiche o microbiologiche, e di origine aera, acquatica o terrestre. Gli effetti di questi processi possono includere la corrosione, il fouling, il marcire, il decadimento, l´infezione, la deturpazione, l´intossicazione, l´indebolimento o persino la liquefazione, la disintossicazione o la mineralizzazione. Gli interventi principali della conferenza riguarderanno una varietà di temi quali: - "Biofouling - problemi irrisolti, approcci insufficiente e qualche spiraglio di luce in vista"; - "Biodeterioramento microbico nel tempo e nello spazio"; - "Salvaguardare l´equipaggio e sistemi di ingegneria per le missioni umane"; - "Trasformazione biogenica delle rocce, dei minerali, dei metalli e dei radionuclidi"; - "Dalla pianta al libro: sfruttamento microbico della cellulosa"; - "Biodeterioramento degli edifici del patrimonio culturale nei climi tropicali e subtropicali"; - "Progettare i batteri per il biorisanamento: dall´ingegneria genetica alla biologia sintetica"; - "Metaproteomica: collegare la diversità microbica al funzionamento degli ecosistemi". Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Biotec.boku.ac.at/14837.html    
   
   
BANCA TESSUTO OVARICO IRE  
 
Roma, 21 aprile 2011- Il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato all’unanimità lo scorso 14 marzo la mozione presentata da Francesco Storace e Roberto Buonasorte e sottoscritta da Isabella Rauti, sull’istituzione presso l’Istituto Regina Elena della Banca del Tessuto Ovarico a favore delle pazienti oncologiche. Nelle donne colpite da tumore infatti, sia la chemioterapia che la radioterapia, possono compromettere o interrompere la funzionalità ovarica con il conseguente arresto dello sviluppo dei follicoli e sterilità nelle bambine, perdita della fertilità e menopausa precoce nella donna adulta. La Bio-banca del tessuto ovarico è finalizzata a preservare la fertilità delle bambine e delle giovani donne che devono sottoporsi a trattamenti oncologici, attraverso la conservazione di frammenti di tessuto ovarico contenenti gli ovociti, che sono reinnestati nella donna colpita da cancro dopo la fine dei trattamenti oncologici, permettendogli una ripresa sia della funzione ormonale che riproduttiva. Si tratta in pratica di un’autodonazione del tessuto ovarico che una volta reimpiantato consente alla stessa paziente di poter progettare una gravidanza spontanea. Il metodo di conservazione del tessuto ovarico della Bio-banca della Regione Lazio è la crioconservazione, che vanta una ripresa del 90-100% della funzionalità ovarica, compatibilmente con l’età della paziente e il numero di follicoli presenti al momento del prelievo. Il tessuto ovarico da destinare alla crioconservazione viene prelevato in laparoscopia, trasportato in mezzi di coltura in laboratorio e quindi criopreservato e conservato in contenitori di azoto liquido a - 196°C fino allo scongelamento e successivo reimpianto. Numerosi sono i vantaggi che offre questa tecnica: in primo luogo consente di preservare in situ centinaia di follicoli primordiali contenenti ovociti immaturi, che risultano molto resistenti ai processi di congelamento e scongelamento. In secondo luogo, è una tecnica di rapida esecuzione e poco invasiva: le biopsie di corticale ovarica possono essere recuperate da pazienti, in ogni stadio del ciclo ovarico, mediante laparoscopia. In ultimo, ma non in ordine di importanza, è la sola metodica applicabile anche nel caso di pazienti in età pediatrica, nelle pazienti affette da tumori ormono-sensibili e nelle pazienti che devono cominciare subito il trattamento oncologico e che non possono quindi sottoporsi ad altre metodiche di preservazione della sterilità, come la stimolazione ormonale e il prelievo chirurgico degli ovociti. Alla completa remissione della malattia neoplastica e dopo 2 anni dalla terapia oncologica il tessuto ovarico viene scongelato e reimpiantato nella paziente, che sarà quindi indirizzata ai centri autorizzati di Procreazione Medicalmente Assistita per completare il programma di trattamenti per la fertilità. Possono ricorrere alla conservazione del tessuto ovarico le donne con età non superiore ai 35 anni, affette da patologie neoplastiche per preservare la fertilità prima di un trattamento oncologico. Le candidate al trapianto di tessuto ovarico sono le pazienti affette da neoplasie del sistema ematopoietico, neoplasia della mammella, tumore di Wilms, sarcoma di Ewing, osteosarcoma, carcinoma cervicale agli stadi iniziali sottoposte a trattamento conservativo. Nel 2009, presso la sola Ginecologia Oncologica Ire, circa 170 pazienti rientravano nei criteri di idoneità per tale procedura di preservazione della fertilità. Prende parte al progetto l’Istituto Superiore di Sanità che svolge un ruolo di coordinamento e di sorveglianza oltre che di collaborazione scientifica.  
   
   
RIPARTO SANITÀ, 353 MILIONI PIÙ DEL 2010 FORMIGONI: INTESA NON SCONTATA, PROVA MATURITÀ ISTITUZIONALE COLOZZI: PER NOI BUON RISULTATO, PERMANE L´IMPEGNO SOLIDALE  
 
Milano, 21 aprile 2011 La Lombardia avrà a disposizione 17 miliardi e 51 milioni di euro per il funzionamento della sanita e dei servizi socio sanitari per l´anno 2011. E´ quanto stabilito dall´accordo sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale ufficializzato ieri a Roma nel corso della conferenza Stato-regioni. Per Regione Lombardia, che aumenta la propria disponibilita finanziaria per la sanità di 353 milioni di euro rispetto al 2010, la trattativa e stata condotta dall´assessore alle Finanze Romano Colozzi, su delega del Presidente Roberto Formigoni. ´L´accordo non era affatto scontato - spiega il Presidente Fomigoni - Le Regioni sono arrivate ad un´intesa difficile dimostrando ancora una volta una maturità istituzionale notevole che ha permesso di superare difficoltà e posizioni apparentemente inconciliabili. ´Nel corso della trattativa - spiega l´assessore Romano Colozzi - il rischio di rottura si é manifestato in più di una occasione. Ma ha prevalso il senso di responsabilita. La Lombardia ha ottenuto un ottimo risultato, pur mantenendo il proprio impegno solidale nei confronti delle Regioni in difficolta e per la tenuta del sistema´.  
   
   
IPERCOLESTEROLEMIA, NUOVA MOLECOLA PER FORME RARE “ SORPRENDENTI RISULTATI SUI PRIMI PAZIENTI ITALIANI”  
 
 Milano, 21 aprile 2011- I risultati sono sbalorditivi: dimezzato il colesterolo Ldl (‘cattivo’) dopo poche compresse, con riduzione – in alcuni casi - del 70-80%. Una rivoluzione nella vita di persone colpite da forme finora incurabili di ipercolesterolemia omozigote. “Questi pazienti, un centinaio in Italia, circa 6.000 nel mondo, possiedono un doppio gene patologico – spiega il prof. Cesare Sirtori, preside della Facoltà di Farmacia dell’Università di Milano e direttore del Centro Universitario Dislipidemie dell’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda - Sono dunque forme rare, che non rispondono al trattamento con le statine e necessitano di una terapia simile alla dialisi, la Ldl-aferesi, molto costosa e non sempre praticabile, specialmente nei bambini. Fino ad oggi non esisteva una cura e le persone colpite, non potendo essere trattate, morivano d’infarto in età giovanile”. Oltre ai pazienti con ipercolesterolemia omozigote, la lomitapide si sta rivelando il farmaco in grado di salvare da un’altra malattia rara, la chilomicronemia, caratterizzata da livelli molto elevati di trigliceridi, che può causare pancreatiti anche fatali. Ma come funziona sui grassi in eccesso presenti nel sangue, alla base di queste patologie? “La molecola agisce da inibitore della Mtp (microsomal transfer protein), proteina che ‘assembla’ colesterolo, trigliceridi e proteine nel fegato. In questo modo le Ldl non vanno in circolo e il colesterolo scende in modo drammatico” spiega il prof. Sirtori, farmacologo clinico di fama mondiale che sta trattando i primi casi in Italia. La Food and Drug Administration in Usa ha concesso alla lomitapide la denominazione di “orphan drug”, categoria in cui rientrano i farmaci prodotti esclusivamente per la cura di patologie rare, quelle che colpiscono meno di una persona su 200.000. Nel caso dell’ipercolesterolemia omozigote i malati sono portatori di un gene patologico ereditato da entrambi i genitori, che determina una disfunzione del recettore di controllo che normalmente consente al fegato di bloccare la sintesi di colesterolo e tenerlo intorno a valori normali. Ad oggi non esistono cure efficaci: le statine, farmaci base per abbassare il colesterolo, funzionano in modo molto limitato, intorno al 15-20 % dei casi. “Comunque la riduzione è minima: si possono osservare discese del colesterolo da 700 a 550, quindi del tutto insufficienti per curare i pazienti in modo adeguato - spiega il prof. Sirtori - Anche le resine e i fibrati hanno risultati molto modesti. Se non trattati tempestivamente, questi pazienti vanno incontro a morte precoce a causa di accidenti cardiovascolari, nella maggior parte dei casi entro i 35-40 anni di età. Caso estremo è quello di una bambina di Desenzano deceduta a 7 anni per infarto.” Anche la chilomicronemia risponde poco alle terapie farmacologiche standard: lomitapide, grazie al caratteristico meccanismo che permette di ridurre la fuoruscita delle lipoproteine dal fegato, è in grado di controllare molto bene questa patologia. “Caso eclatante, seguito da quasi 10 anni dal dottor Sacks di Boston, è quello di una donna che aveva un valore di trigliceridi intorno a 10.000 e ora grazie alla terapia riesce a mantenere costanti livelli tra 100 e 200” racconta Sirtori. La molecola, studiata sugli animali più di 10 anni fa per trattare queste patologie, aveva fatto riscontrare un accumulo di grasso nel fegato e pertanto si era deciso di non precedere alla sperimentazione nell’uomo. “Si temeva che il blocco della Mtp desse luogo ad una steatosi, ovvero ad una eccesiva quantità di grassi trattenuti nel fegato. Il fenomeno invece è solo transitorio: il fegato, dopo una terapia prolungata di sei mesi o un anno, si adatta e la steatosi regredisce spontaneamente. La sperimentazione clinica risulta quindi utile, in questo caso il soffermarsi solo all’animale aveva portato ad una previsione errata. I primi sette pazienti in Italia sottoposti alla terapia con Mtp inibitore, stanno rispondendo in modo ottimale dopo un anno o più” chiarisce il prof Sirtori. Cosa fare se si hanno pazienti che si ritiene possano trarre beneficio dalla terapia con lomitapide? “In primo luogo caratterizzare il gene patologico - spiega Sirtori - Occorre rivolgersi al Centro di Niguarda o ad altro Centro specializzato. Poi, una volta definita la malattia omozigote (o la causa della chilomicronemia) si può accedere a questo trattamento innovativo”.  
   
   
SALUTE, HIV: IN LIGURIA CALANO I CASI MA QUELLI UFFICIALI. SCARSA ABITUDINE AI CONTROLLI. IN AUMENTO L´ETÀ DEI COLPITI SARÀ RESA OBBLIGATORIA LA PROPOSTA DEL TEST A TUTTI I RICOVERATI. NO A BLOCCO TURN OVER NELLE STRUTTURE RESIDENZIALI PER MALATI DI AIDS"  
 
Genova, 21 Aprile 2011 - Diminuiscono i casi di Hiv in Liguria in base a quanto ci dice il bollettino ufficiale del 2010, ma si tratta solo di una diminuzione fittizia. L´anno scorso le nuove diagnosi da Hiv in Liguria sono state 73, evidenziando una notevole riduzione dei casi (-45%), rispetto al triennio precedente (120 casi nel 2009, 130 nel 2008). Ma la diminuzione delle nuove diagnosi è più da attribuire alla scarsa abitudine da parte dei liguri ai controlli che non ad un reale decremento delle nuove infezioni. È questa l´indicazione proveniente dal report annuale 2010 sull´Aids, redatto dal dipartimento salute della Regione Liguria e presentato questa mattina dall´assessore regionale alla salute, Claudio Montaldo, da Giancarlo Icardi, responsabile dell´Istituto Igiene dell´Università di Genova, Marco Bussadori, del coordinamento ligure persone sieropositive e Sergio Schiaffino, responsabile del servizio dipendenze e salute mentale della Regione Liguria. Il bollettino Aids/hiv e i dati del primo trimestre 2011 evidenziano un costante decremento dei casi di Aids con 2,7 casi ogni 100.000 abitanti, rispetto alla punta massima di 16,9 ogni 100.000 del 1995. Ma la diminuzione delle nuove diagnosi è più da attribuire alla modificazione della storia naturale dell’infezione, grazie alle nuove terapie, che ad una vera diminuzione delle infezione da Hiv e ad una scarsa propensione, da parte dei liguri, ad eseguire il test per la ricerca degli anticorpi anti-Hiv. Sulla base delle informazioni raccolte, ottenute grazie al sistema di sorveglianza attivato dalla Regione Liguria presso i centri clinici, si evidenzia che sulla diminuzione delle nuove diagnosi hanno avuto un gran peso i cambiamenti epidemiologici avvenuti dal 1996, quando per la prima volta si è verificata una diminuzione di nuovi casi di Aids (-12%) e dei decessi correlati all´Aids (-10%), rispetto al 1995. E se dai dati non si può escludere che vi sia una minore circolazione del virus Aids, dall´altro, secondo i tecnici, vi sono parecchi segnali preoccupanti. A cominciare dallo stadio della malattia in cui sono stati classificati i pazienti che si presentano all´osservazione: per la prima volta nel 2010, circa il 50% delle donne e il 45% degli uomini che si sono presentati presso i centri clinici della Regione, sono risultati sintomatici, con meno di 500 linfociti e circa la metà di questi erano già in Aids conclamato. Un altro indicatore che suggerisce come il fenomeno da Hiv sia sottovalutato dalla popolazione ligure è l´età al momento della segnalazione del caso di nuova diagnosi che è progressivamente aumentata nel tempo. Si è infatti passati da 38 anni di età media nel 2001 a 41 nel 2010. E da un´indagine ad hoc eseguita presso l´Unità Operativa di Igiene dell´ospedale San Martino di Genova tra i pazienti con nuova diagnosi nel 2010 solo una minima parte (circa il 15%) risulta infettata da meno di 6 mesi. Secondo il report dunque la diminuzione delle nuove diagnosi dipenderebbe più correttamente dalla scarsa abitudine, da parte della popolazione ligure, ad eseguire il test per la ricerca degli anticorpi, piuttosto che da un reale decremento delle nuove infezioni. Un atteggiamento da cui dipende un ritardo nel riconoscimento dello stato di sieropositività. Inoltre i pazienti con Hiv/aids hanno mostrato, rispetto alla popolazione generale, un rischio aumentato di tumori e una minore sopravvivenza dopo la neoplasia. "Fondamentale appare dunque – spiega l´assessore Montaldo – una campagna di sensibilizzazione della popolazione, non solo focalizzata verso i giovani, ma anche gli adulti per incentivare l´adesione al test di laboratorio. Anche perché la diagnosi tardiva rende meno efficace la terapia. E nel frattempo pensiamo di rendere obbligatoria la proposta del test a tutti i ricoverati nelle strutture sanitarie. In alcuni anni abbiamo avuto un´accentuazione della crescita della malattia ora dobbiamo capire bene se il trend che si presenta nel 2010 con una certa diminuzione sarà consolidato".  
   
   
SANITA´ IN SICILIA: "NESSUN ALLARME TUBERCOLOSI, CONTROLLI RIGOROSI"  
 
 Palermo, 21 aprile 2011 - "I controlli sulle malattie infettive sono assolutamente rigorosi, non ci sono motivi di allarmismo". L´assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, spende parole rassicuranti dopo che all´ospedale Maggiore di Modica, in provincia di Ragusa, e´ stato registrato un caso di tubercolosi su un cittadino nordafricano sbarcato in Sicilia ai primi di aprile. L´assessorato ha gia´ attivato un sistema di sorveglianza sindromica su 13 patologie (tra cui la tubercolosi), individuate dal Ministero della Salute in un apposito documento operativo come le piu´ probabili ad essere importate sul nostro territorio dai soggetti provenienti dal nord-Africa. Dall´assessorato pero´ si precisa che dopo l´individuazione del caso e´ essenziale sottoporre a terapia il soggetto affetto da tubercolosi ed assicurarsi che lo stesso prosegua la terapia per almeno sei mesi - un anno, al fine di evitare recidive. La vaccinazione antitubercolare in Italia non viene piu´ praticata da molti anni in quanto, oltre a risultare inefficace, era spesso dannosa per il soggetto vaccinato. L´assessore Russo, che proprio il mese scorso ha partecipato a Roma alla prima edizione degli Stati generali sulla Tubercolosi, spiega che "nel nuovo Piano Sanitario Regionale 2011 - 2013 approvato il 24 marzo scorso e´ riportata tra le azioni prioritarie di intervento la costruzione di una rete regionale di controllo della malattia e della infezione tubercolare che comprende la diffusione di strategie di prevenzione in tutto il territorio della Regione, nonche´ di diagnosi precoce delle forme tubercolari polmonari ed extrapolmonari tenendo conto anche delle farmaco-resistenze. La rete prevede inoltre programmi di formazione per i medici operanti nel territorio e di forte sensibilizzazione del problema mediante una campagna da rivolgere soprattutto ai medici di medicina generale ed ai pediatri di libera scelta per evitare ritardi nella diagnosi".  
   
   
INSEDIATE IN PIEMONTE LE COMMISSIONI REGIONALI DI COORDINAMENTO DELLA RETE DI TERAPIA DEL DOLORE E DELLE CURE PALLIATIVE RIFERIMENTO NAZIONALE PER LA LOTTA AL DOLORE E PER LE CURE PALLIATIVE  
 
 Torino, 21 aprile 2011 - Al via i lavori delle Commissioni regionali di coordinamento della rete di terapia del dolore e delle cure palliative, che si sono insediate rispettivamente il 12 aprile scorso e ieri pomeriggio. La Regione Piemonte, da sempre attenta alla “malattia dolore” e alle cure di fine vita, è stata la prima Regione italiana a recepire la legge 38 del 15 marzo 2010, sulle disposizioni per garantire l´accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Con l’elevato profilo scientifico che si è voluto dare a entrambe le Commissioni, la Regione conferma la propria volontà di essere riferimento nazionale per la lotta al dolore e per le cure palliative. Il coinvolgimento di esponenti di chiara fama sia in ambito ospedaliero, sia territoriale, sia universitario mette insieme la pratica clinica alla didattica e alla ricerca di soluzioni avanzate contro il dolore e per un adeguato trattamento di fine vita. Per quanto riguarda la terapia del dolore, la Commissione regionale si occuperà della tutela del diritto del cittadino ad accedere alla terapia del dolore attraverso l’organizzazione in rete dei servizi. Sarà avviata immediatamente una verifica capillare delle attività esistenti, che sarà il punto di partenza per la realizzazione del progetto ministeriale che mira a un modello integrato nel territorio, nel quale il livello assistenziale viene scomposto in tre nodi complementari: il centro di riferimento di terapia del dolore (Hub), l’ambulatorio di terapia antalgica (Spoke) e il presidio territoriale con competenze di terapia antalgica gestito da un team di medici di medicina generale con specifico percorso di formazione. In questo modo i cittadini potranno essere curati prima e meglio dal loro medico di base e saranno indirizzati ai centri specialistici in relazione alla complessità del caso. La Commissione per le cure palliative ha invece il compito, tra gli altri, di formulare proposte all’Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità per la concreta realizzazione della rete regionale, tramite l’elaborazione di specifici progetti, sulla base delle necessità e del fabbisogno sul territorio delle singole Aziende Sanitarie regionali, e inoltre di fornire la consulenza e il supporto tecnico necessari alle Asl nella realizzazione delle reti locali e nella valutazione delle loro attività, attraverso l’applicazione di quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale  
   
   
SANITÀ: PIANO REGIONALE REGOLAMENTA I PUNTI NASCITA“IN BASILICATA SI ATTUERANNO LE LINEE GUIDA NAZIONALI SUI PUNTI NASCITA PER QUALIFICARE L’ASSISTENZA ALLE MAMME E AI BAMBINI"  
 
Poenza, 21 aprile 2011 - Nascere in sicurezza con parto naturale, ricorrendo al cesareo solo quando necessario. Va in questa direzione l’accordo sottoscritto tra Governo e Regioni nel 2010. La Basilicata è stata tra le prime regioni a recepire le “Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione dei tagli cesarei”. Con delibera della Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Salute, Attilio Martorano, i punti nascita vengono riorganizzati e connessi in una rete di assistenza per la mamma e il bambino. La Rete sarà così configurata: ”Per la presenza del reparto di Neonatologia e dell’Utin (Unità di terapia intensiva neonatale) è considerato di Ii livello, cioè appropriato a dare risposte ai parti cosiddetti difficili o che potrebbero presentare complicazioni, il punto nascita dell’ospedale S. Carlo di Potenza. A Matera, nell’ospedale Madonna delle Grazie è collocata una struttura di I livello”. Gli altri punti nascita sono allocati nei presidi Ospedalieri di Lagonegro, Melfi, Policoro e Villa d’Agri. Per motivi di sicurezza tutti dovranno garantire la soglia minima dei 500 parti anno, così come chiaramente indicato nelle linee nazionali predisposte dal Ministero della Salute. Le statistiche nazionali dimostrano, infatti, che l’incidenza dei parti cesarei aumenta nei centri a minore volume di attività. Il servizio di emergenza del 118 e il San Carlo di Potenza assicureranno il trasporto assistito della madre e del neonato. Secondo l’Assessore Martorano quindi: “Il piano regionale, che attua l’accordo con il governo, predispone tutti gli interventi per migliorare l’assistenza alla donna in uno dei momenti più delicati della sua vita. Il parto è un evento naturale, ma il sistema sanitario regionale deve essere pronto ad affrontare e risolvere le complicazioni che pure possono sopraggiungere garantendo così i livelli adeguati di sicurezza per la madre ed il bambino”.  
   
   
POLICLINICO DI MODENA, LUSENTI: “INVIEREMO UNA RELAZIONE DETTAGLIATA ALL’ONOREVOLE ORLANDO”.  
 
Bologna, 21 aprile 2011 - «Come abbiamo sempre fatto per ogni richiesta, nello spirito della piena e doverosa collaborazione tra Istituzioni, sarà nostra cura inviare tempestivamente all’onorevole Leoluca Orlando, non appena ricevute le informazioni necessarie da parte dell’Azienda Ospedaliero-universitaria di Modena, una relazione dettagliata in merito al caso segnalato». Così, l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-romagna Carlo Lusenti in merito alla richiesta di una relazione, giunta nel tardo pomeriggio di ieri (19 aprile 2011), da parte del presidente della Commissione parlamentare sugli errori in campo sanitario. La richiesta è relativa all’assistenza prestata a un uomo di 89 anni, ricoverato nel reparto di cardiologia, deceduto il 2 agosto scorso al Policlinico di Modena. «Lo faremo, come nostro costume, nella massima trasparenza», ha precisato l’assessore annunciando che trasmetterà all’onorevole Orlando, pur se non richiesta, anche la relazione conclusiva presentata dal gruppo di verifica regionale sulle condizioni clinico-organizzative entro le quali opera l’Unità operativa di cardiologia del Policlinico modenese. «Abbiamo concluso e valutato le verifiche, avviate sulla base di una istanza dell’Associazione Amici del cuore, con grande tempestività. Le nostre conclusioni – ha aggiunto Lusenti - sono già state favorevolmente accolte dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria modenese e illustrate alla Commissione assembleare regionale. La direzione generale dell’Azienda Ospedaliero-universitaria ha già adottato le misure che abbiamo richiesto per la sicurezza dei pazienti e degli operatori». «Ora - ha concluso l’assessore Lusenti - tutti i materiali saranno messi a disposizione anche della Commissione parlamentare».  
   
   
RIPARTIZIONE FONDO SANITARIO 2011, ACCOLTA LA RICHIESTA DI 571 MILIONI DI EURO AL MOLISE  
 
 Campobasso, 21 aprile 2011- Il Presidente Michele Iorio e l´Assessore Gianfranco Vitagliano hanno partecipato ieri in mattinata a Roma alla Conferenza delle Regioni e alla Conferenza Stato-regioni nelle quali è stata dato il via libera all´intesa per il riparto del Fondo sanitario relativo all´anno 2011. Il Molise, in particolare, ha dato il proprio assenso sulla base del risultato ottenuto di 571 milioni assegnati: 13 in più rispetto alla proposta ministeriale - che era di 558 - e 12 in più rispetto all´anno precedente. Il Presidente Iorio ha espresso soddisfazione per l´accordo raggiunto «che per il Molise è molto favorevole se si pensa che il Fondo sanitario per tutte le regioni è aumentato, rispetto all´anno scorso, dello 0,8%, mentre per noi è aumentato del 2,32%». «Tutto questo - ha detto Iorio - è estremamente importante, perché rappresenta un´inversione di tendenza che vede riconosciuta al Molise la peculiarità delle proprie dimensioni. Ciò dà ragione, con l´assenso di tutti, compreso il Governo, di un deficit strutturale del Fondo destinato al Molise che, essendo negli anni passati sottostimato, ha comportato difficoltà nel raggiungere l´obiettivo del pareggio di bilancio». «C´è poi da rimarcare - ha concluso il Presidente - l´alto valore del risultato politico raggiunto nell´impegno assunto dalla Conferenza, di elaborare, entro i prossimi quattro mesi, e quindi in tempo utile per il riparto 2012, i nuovi criteri che terranno espressamente conto delle condizioni socio-economiche e delle dimensioni demografiche di ciascuna regione». «Si consolida così - ha sottolineato, invece, l´Assessore Vitagliano -, nel settore importantissimo della sanità, quel criterio che abbiamo difeso strenuamente di prevedere un necessario riequilibrio nell´attribuzione delle risorse per le regioni come la nostra che hanno grande difficoltà a raggiungere economie di scala, senza intaccare i diritti fondamentali dei cittadini. Su questo criterio abbiamo ottenuto il consenso di tutte le altre Regioni».  
   
   
QUARANTA MILIONI IN PIÙ RISPETTO AL 2010 ALLA CALABRIA NEL RIPARTO DEL FONDO SANITARIO NAZIONALE  
 
Catanzaro, 21 aprile 2011 - La Vicepresidente della Regione, Antonella Stasi ha partecipato, ieri mattina, alla Conferenza delle Regioni, riunita per discutere sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale. Nel corso della riunione si è raggiunta un’intesa sul riparto, il percorso è stato impegnativo ed il risultato raggiunto è frutto di un grande lavoro condotto nelle ultime settimane all’interno della Conferenza delle Regioni. “Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti – ha dichiarato la Vicepresidente Antonella Stasi - la Calabria potrà contare per il 2011 su un incremento del fondo, pari a 40 milioni di euro in più rispetto al riparto del 2010, soprattutto considerato che il primo riparto, effettuato dal Ministro della Salute, assegnava alla Calabria 1milione in meno rispetto al 2010. E’ stato deciso, inoltre, di affidare ad un gruppo di lavoro, formato dai tecnici delle Regioni, dell´Agenas e del Ministero della Salute, la predisposizione entro quattro mesi di una proposta organica di nuovi criteri di riparto delle risorse del Fondo Sanitario Nazionale, che tengano conto anche delle condizioni socio economici, oltre che ambientali. Si tratta di un grande impegno che le Regioni hanno inteso sottoscrivere a margine della seduta odierna della Conferenza delle Regioni”. "Il deficit della sanità calabrese – ha affermato il Presidente Scopelliti – se da un lato è stato determinato da sprechi e cattiva organizzazione, dall´altro anche da un’iniqua distribuzione del fondo sanitario nazionale. Quest´anno – ha poi aggiunto il Governatore Scopelliti - possiamo contare su due importanti successi, l’incremento delle risorse destinato al fondo sanitario regionale della Calabria e la proposta di revisione dei criteri che considerino anche la condizione socio-economica ed ambientale delle varie realtà regionali. Se il fondo sanitario nazionale nel 2010 è stato aumentato di 1,79 miliardi di euro ed ha prodotto per la Calabria un incremento del fondo sanitario regionale pari a zero, per il 2011 assumono maggiore rilevanza i 40 milioni di euro in più sul finanziamento aggiuntivo del fondo sanitario nazionale che è pari a 830 milioni di euro. Si tratta quindi di un traguardo importante”.  
   
   
SANITA´: SODDISFAZIONE IN SICILIA PER L´ACCORDO RAGGIUNTO  
 
Palermo, 21 aprile 2011 - L´assessore regionale per la Salute della Sicilia, Massimo Russo, ha mostrato grande soddisfazione per i termini dell´accordo raggiunto tra le Regioni dopo una lunga maratona. "E´ passato il principio, sostenuto a gran voce dalla Sicilia, affinche´ dal prossimo anno cambino i criteri e i nuovi indicatori per la ripartizione del Fondo e si tenga conto dei fattori economici, sociali, ambientali e demografici. Le Regioni del Sud, mai come questa volta, hanno saputo tenere una linea comune che ha dato risultati significativi sia sotto il profilo economico che politico. Resta ancora da chiudere il discorso relativo ai criteri per il pagamento delle prestazioni effettuate in mobilita´, ma anche in questo caso sono sicuro che troveremo un accordo soddisfacente". Russo ha poi sottolineato che, su sua richiesta, l´intesa raggiunta prevede che la conferenza delle Regioni chiedera´ al Governo nazionale che le Regioni che hanno acceso mutui per il pagamento dei debiti della sanita´ maturati fino al 2005, tra cui la Sicilia, possano utilizzare i fondi Fas per il pagamento delle relative rate.  
   
   
ENZO COLAIACOMO ELETTO NUOVO PRESIDENTE DI “FEDERLAZIO SALUTE”  
 
Roma, 21 aprile 2011 – Le Strutture del comparto di “Federlazio Salute”, riunitisi ieri in Assemblea presso la sede della Federlazio, hanno eletto Enzo Colaiacomo nuovo Presidente della categoria per i prossimi tre anni. Enzo Colaiacomo, 74 anni, ha iniziato la propria carriera direttiva amministrativa negli anni ’60 presso il Ministero della Sanità. Negli anni ’70, tra gli altri, è stato Vicedirettore Amministrativo dell’Istituto Ortopedico di Ariccia, Segretario Generale del Centro Traumatologico Ortopedico di Roma, Segretario Generale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Ultimamente ha ricoperto il ruolo di Direttore Generale dell’attività sanitaria dell’Acismom (Associazione Cavalieri Sovrano Militare Ordine di Malta) e nel dicembre 2006 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al merito della Sanità Pubblica. Nel corso dell’incontro l’Assemblea ha anche deciso di rafforzare la Categoria nominando il proprio Direttore nella persona di Alessandro Ridolfi, il quale si occuperà degli aspetti più propriamente tecnici che riguardano tutto il comparto. Alessandro Ridolfi, 45 anni, è docente di Economia Aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, già Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale della Sanità (Agenas) e Capo Dipartimento della Regione Lazio. Federlazio Salute nasce nel maggio 2008 grazie all’iniziativa di alcune strutture operanti nel settore della Salute e dell’Assistenza Sanitaria sia in regime privato che in regime di accreditamento. La categoria è cresciuta e continua a crescere, tant’è che nel corso degli ultimi mesi hanno aderito altre 6 nuove strutture. Ad oggi risulta composta da 50 strutture (per complessivi 4.800 posti letto e oltre 4.200 dipendenti). Federlazio Salute annovera tra gli Associati realtà importanti come il Gruppo Garofalo, uno dei principali gruppi sanitari privati italiani e primo nel Lazio per numero di posti letto assistenziali, il Gruppo Health Care & Research Italia, gruppo privato a carattere nazionale presente nel campo dei ricoveri e delle prestazioni ambulatoriali, Strutture di prestigio e di lunga tradizione attive nel campo della riabilitazione, come la storica Villa Sandra. La categoria accoglie anche Strutture neuropsichiatriche e di lungodegenza, Hospice, Comunità Terapeutiche e importanti R.s.a. Presenti nel territorio di Roma e soprattutto nelle province di Frosinone e Latina. “Ritengo che tra i punti principali del mio mandato debba esserci quello di definire un nuovo ruolo delle nostre strutture – ha dichiarato il nuovo presidente di Federlazio Salute, Enzo Colaiacomo -, votato all’offerta di un ‘valore aggiunto’ nei confronti dei servizi sanitari. Far parte della Federlazio rappresenta per noi un vantaggio rispetto ad altre Associazioni di categoria, perché ci permette di avere un confronto diretto con tutto il mondo delle imprese. In questo senso – ha concluso il Presidente Colaiacomo - potremo sollecitare la creazione di sinergie commerciali anche con imprenditori di altri settori economici”.  
   
   
EMERSANMARE: PERCHÉ IL MARE NON SIA PIÙ UN "ELEMENTO OSTILE"  
 
 Bari, 21 aprile 2011- L’assessore alla Protezione Civile, Fabiano Amati, ha presentato questa mattina il sistema di emergenza e Soccorso Sanitario in mare, Emersanmare. "Nonostante viviamo in quello che viene definito ´il vecchio continente´,- ha detto l’assessore- nell´ambito del sistema di Protezione civile sembriamo un ´continente nuovo´, con la Puglia a fare da eccezione: quello che presentiamo oggi infatti, e´ un sistema di emergenza sanitaria in mare all´avanguardia a livello nazionale, che si compone di 3 idroambulanze e 10 idromoto, che saranno localizzate soprattutto per fornire il servizio in specchi di mare che attualmente risultano privi di qualsiasi misura di soccorso pubblico dedicato. Il sistema Emersanmare sara´ utile per coadiuvare il lavoro delle capitanerie di porto e sara´ dotato di personale altamente qualificato, che la regione Puglia sta provvedendo a formare organizzando un corso per l´utilizzo di questi mezzi particolarmente impegnativi". "I volontari - ha detti Amati - rappresentano un pilastro fondamentale nel sistema di Protezione civile regione e pure il funzionamento del sistema anche di soccorso e di prevenzione in mare farà affidamento su tale contributo umano, altamente specializzato. Esiste infatti l´esigenza di varcare il generalismo per approdare alla specializzazione, fondata sul talento da scoprire e da formare: a ciò serve il corso di formazione". Il modello di sistema ha capacità di risposta all’emergenza sanitaria in ambiente difficile ed ostile e si colloca nell’ambito delle Attività Operative di Protezione Civile. La componente operativa è già disponibile è già disponibile presso le Associazioni di Volontariato con vocazione marinaresca ed iscritte nell’Albo Regionale delle Onlus di Protezione Civile. Il fine che si propone il Piano per l’Emergenza Sanitaria in Mare è quello di soddisfare la domanda di intervento per l’emergenza sanitaria nelle aree di mare territoriale( fino a 12 miglia dalla costa) e territorio costiero, mediante l’istallazione di una rete di postazioni operative - Emersanmare- interessate direttamente dalle Centrali operative del 118.  
   
   
LA SPIRITUALITÀ DI ANTONELLA MAGLIOZZI. “GRAFFI…GLI ARCANI MAGGIORI” PERSONALE DI PITTURA DI ANTONELLA MAGLIOZZI - VENEZIA, PALAZZO CORNOLDI, 12/26 MAGGIO 2011.  
 
 Venezia, 21 aprile 2011 - Reduce dalla sua recente esposizione capitolina, nella storica via Margutta, la pittrice Antonella Magliozzi – originaria di Gaeta – intende creare un “ponte immaginario” tra Roma e Venezia, dove, presso il Centro Congressi di Palazzo Cornoldi, in Riva degli Schiavoni, tra Piazza S.marco e l’Arsenale, presenterà la sua Personale di pittura dal titolo “Graffi… Gli Arcani Maggiori”. L’inaugurazione, programmata per giovedì 12 maggio alle ore 18:00, con presentazione critica a cura del dott. Antonio Sorgente, sarà preceduta dall’interessante conferenza dal titolo “L’orribil Fuoco”, presieduta dai Prof. Marco Zanetto e Damiano Favaretto, ultimo dei tre appuntamenti del primo semestre 2011 organizzati al Palazzo per commemorare i Centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. La pittura astratta della Magliozzi è caratterizzata da giochi di pennellate che sprigionano le emozioni interiori, proiettando così i moti dell’Anima verso l’esterno attraverso forme e colori che danno vita all’inconscio, rendendolo “visibile”. Essa ha una propria chiave di lettura, la “Spiritualità”, nell’accezione più ampia del termine, che racchiude in sé il significato del difficile compito di ogni artista (quello di rendere visibile l’invisibile), nella consapevolezza che oltre alla pittura sussiste un livello spirituale di esistenza, dal quale la materia stessa trae la vita, l’intelligenza e lo scopo del suo essere. Il novello messaggio dell’artista, dunque, differisce da quello energico dello statunitense Jackson Pollock – basato sull’Emozione, ma anche dalle luccicanti e grandi campiture omogenee di Rothko – pregne, invece, di Sentimento. La “Spiritualità” della Magliozzi rimanda così all’arte che proviene dalla profondità dell’Anima: «È lì – sostiene la pittrice – che ogni artista riesce a cogliere l’in sè, l’essenza della vita, attraverso vibrazioni ritmiche solo apparentemente incomprensibili». Non sono violenti tratti dettati dalla rabbia o dal dolore, ma, al contrario, sono percorsi che nascono dalla gioia di vivere, guidati dalla purezza dello Spirito: intimamente collegati fra loro, si rincorrono e si mescolano sulla tela in una danza armoniosa, dando vita a luminose, affascinanti e raffinate cascate cromatiche. La Personale della Magliozzi, che precede di poco l’inaugurazione della 54^ Biennale di Venezia, rimarrà allestita fino a giovedì 26 maggio. L’ingresso è su invito. Per informazioni telefonare al numero 0771.1830029 (mobile) 340.7259725 oppure scrivere a mostre.Venezia@libero.it    
   
   
VENETO: BANDO PER CONTRIBUTI A FAVORE DI MANIFESTAZIONI ED ATTIVITA’ SPORTIVE  
 
Venezia, 21 aprile 2011 In applicazione del “Piano Triennale per lo sport 2010-2012” e del piano annuale per il 2011, la Giunta Regionale ha provveduto ad approvare - su proposta del vicepresidente e assessore allo sport Marino Zorzato - il bando 2011 per l’accesso ai contributi relativi agli interventi a favore della promozione e lo sviluppo della pratica sportiva, con riguardo alle funzioni ancora in capo alla Regione e non trasferite alle Province. Il bando riguarda esclusivamente la promozione dell’organizzazione di manifestazioni sportive e il concorso al sostegno di quelle di natura promozionale, agonistica e spettacolare (area D) e l’effettuazione di studi e ricerche, convegni e seminari, in materia di sport, divulgandone cultura e valori (area G). Potranno presentare domanda di contributo le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi, le Ipab escluse quelle riconosciute persone giuridiche di diritto privato; il Coni, le federazioni sportive nazionali, gli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni, le loro rappresentanze regionali e provinciali, i comitati organizzatori promossi dagli stessi; le associazioni sportive dilettantistiche senza fine di lucro (non costituite sotto forma di società di capitali) aventi sede legale nella regione ed operanti da almeno un biennio. Le domande dovranno pervenire entro il sessantesimo giorno dalla pubblicazione del provvedimento sul Bollettino Ufficiale della Regione, utilizzando l’apposita modulistica.  
   
   
SPORT: REGIONI, PRESENTATA AL CONI UNA PROPOSTA PER AZIONI COMUNI  
 
Bari, 21 aprile 2011- Svolta a Roma l’incontro tra gli Assessori allo Sport del Friuli Venezia Giulia, del Lazio e della Puglia ed i vertici nazionali del Coni, per discutere un documento comune da condividere successivamente anche con il governo nazionale. “E’ la prima volta che si svolge una riunione tra Regioni e Coni-evidenzia l’Assessore Campese- e già questo rappresenta un evento politico significativo per la futura programmazione sportiva che, da un lato, abbisogna di una legge quadro e, dall’altro, di trasferimenti di risorse economiche dallo Stato alle Regioni per rendere operativa la riforma del Titolo V della Costituzione. “Nella proposta delle Regioni, che ha trovato il pieno assenso del mondo sportivo- dice l’assessore - particolare rilievo è stato dato all´impiantistica sportiva e al correlato piano quinquennale per la messa in sicurezza e il recupero del patrimonio esistente, utilizzando a questo scopo risorse europee. “Inoltre, è emersa la necessità di una armonizzazione degli interventi di Governo e Coni nella scuola primaria (alfabetizzazione motoria), con l´azione di sostegno delle Regioni all´attività delle scuole medie e superiori (giochi e campionati studenteschi). Esaminato anche l´aspetto salutistico dello sport, inteso come prevenzione delle malattie, contrasto alle devianze quali alcool, bullismo, droghe, obesità giovanile e tabagismo. Ultimo ma non trascurato,lo sport come lotta al doping che vede molte regioni interessate in quanto titolari della sanità e impegnate nel contenimento della spesa, anche attraverso programmi di prevenzione che coinvolgono lo sport.”