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Notiziario Marketpress di Mercoledì 17 Settembre 2014
IL DIABETE AI TEMPI DELLA CRISI  
 
Vienna, 17 settembre 2014 - L’intervento degli esperti della Sid – Società Italiana di Diabetologia al 50° Congresso Easd – European Association for the Study of Diabetes in corso a Vienna. Individuare e tagliare gli sprechi in sanità – e in diabetologia in particolare – è la ricetta degli esperti della Società Italiana di Diabetologia (Sid) per offrire un’assistenza moderna e di alto livello alle persone con diabete che vivono in Italia. A cominciare dagli inibitori di pompa protonica, al primo posto come voce di spesa complessiva per il Ssn e sicuramente non indispensabili per tutti quelli che li assumono, per finire agli esami di laboratorio, in molte circostanze prescritti con troppa superficialità e con automatismi che andrebbero eliminati. Solo per i dosaggi della vitamina D si stima che si spendano in Italia 15-20 milioni di euro l’anno, pari ad un 1/3 del tetto di spesa stabilito Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) per i Dpp-4 inibitori. Ridurre le prescrizioni improprie di farmaci e di esami di laboratorio e strumentali significa liberare risorse per cogliere le opportunità fornite dall’innovazione e per fornire prestazioni sanitarie al passo coi tempi e complessivamente migliori. L’italia è in recessione e anche il suo servizio sanitario, sulla carta ancora uno dei migliori del mondo, sta subendo colpi pesantissimi sotto forma di tagli di spesa o mancati investimenti. Il ´tutto a tutti´ non è più garantibile da tempo e l’unica ricetta possibile per continuare ad assicurare agli italiani un’assistenza sanitaria di alto livello, ma allo stesso tempo sostenibile, sta nell’appropriatezza prescrittiva. Un termine da riempire di significati e che finalmente, dopo anni di confronti anche tesi, società scientifiche dell’area diabetologica, Ministero della Salute e dall’Aifa stanno cominciando ad interpretare con una visione comune. Gli esempi più recenti, dopo la stesura congiunta del Piano Nazionale Diabete, sono i riconoscimenti ricevuti per i recentissimi Standard Italiani per la cura del diabete, le interazioni per definire un algoritmo terapeutico condiviso,,la revisione dei criteri prescrittivi delle terapie basate sulle incretine, che riammette alla rimborsabilità l’associazione dei Dpp4 inibitori con insuline basali. Le incretine. Lo scorso mese di luglio la Sid, insieme all’Associazione Medici Diabetologi (Amd), ha inviato all’Aifa una lettera contenente ulteriori riflessioni in merito alle attuali norme sulla rimborsabilità delle incretine. "Fra l’altro, facevamo presente che, nella maggior parte dei casi, l’alternativa all’associazione incretina+insulina basale è la terapia insulinica basal-bolus – racconta il professor Enzo Bonora, presidente della Sid – e che tale complessa strategia terapeutica, sommando il prezzo di rimborso del farmaco al prezzo di rimborso dei dispositivi (strisce per il monitoraggio glicemico, lancette e aghi), costa in media 600 euro in più all’anno per paziente, rispetto all’associazione insulina basale+inibitore Dpp-4 e circa 200 euro in più all’anno, se confrontata con l’associazione insulina basale+agonista recettoriale Glp-1. Questo significa in pratica che, ogni 1000 pazienti trattati con inibitore Dpp-4+insulina basale invece che insulina basal-bolus si risparmiano 600 mila euro all’anno e ogni 1000 pazienti trattati con agonista recettoriale Glp-1+insulina basale, anziché insulina basal-bolus, si risparmiano 200 mila euro. Queste nostre considerazioni economiche, accanto ad altre di natura squisitamente clinica sono state parzialmente recepite; speriamo in futuro di avere accolte anche le altre nostre richieste di modifica delle norme di rimborsabilità”. Il dosaggio della vitamina D. Resta il fatto che, soprattutto per far spazio al nuovo, è necessario sgombrare il campo da costi inutili e dunque analizzare attentamente tutte le voci di spesa per separare cosa è strettamente necessario da cosa configuri una spesa di dubbia utilità o probabilmente inutile. E per trovare spese di dubbia utilità non bisogna andare troppo lontano. Prendiamo l’esempio degli esami di laboratorio e fra questi il dosaggio della vitamina D. "E’ un fenomeno potremmo dire ´di moda´ – aggiunge Bonora – nell’arco degli ultimi anni nel mondo si sono moltiplicati gli studi sull’associazione tra carenza di vitamina D, malattie cardio-vascolari, tumori e diabete. Si tratta per ora di studi osservazionali mentre mancano ancora le prove (gli studi sono ancora in corso) di benefici derivanti della supplementazione di vitamina D". Ora, mentre vengono seguiti con attenzione i risultati di questi studi "ai quali anche noi contribuiamo (vedi uno dei lavori presentati all’Easd) – sottolinea il presidente della Sid – riteniamo che in questo momento nella pratica clinica si stia facendo un ricorso inappropriato dei dosaggi di vitamina D e questo genera anche la spesa conseguente alla supplementazione con vitamina D. Si tratta di test piuttosto costosi, spesso poco riproducibili e non confrontabili fra loro che non forniscono, almeno per il momento, una guida sicura per redigere motivate e indiscutibili raccomandazioni terapeutiche da applicare nella pratica clinica quotidiana. E la spesa che questa corsa al dosaggio della vitamina D comporta non è trascurabile. Tutt’altro: solo nell’Ospedale universitario di Verona, presso il quale lavoro, si spendono ogni anno 200 mila euro per dosare la vitamina D. Una somma che riferita al Veneto consiste in non meno di 2 milioni di euro l’anno ed estrapolato all’Italia a circa 20 milioni di euro l’anno". Per mettere questa cifra in una prospettiva concreta, basti pensare che la spesa per questi dosaggi in moltissimi casi di dubbia utilità ammonta ad un terzo del tetto di spesa, fissato dall’Aifa, per le incretine orali. Liberare risorse, evitando una spesa inutile, potrebbe consentire cioè a tante persone con diabete, e non solo a queste, l’accesso a terapie innovative, attualmente limitato. Le analisi di laboratorio. Quello della vitamina D non è naturalmente l’unico esempio di spesa inutile nel capitolo ‘analisi di laboratorio’. La lista è lunga e altri esempi – alcuni dei quali riguardano da vicino l’area del diabete anche se spesso sono prescritti da non diabetologi – sono rappresentati dai dosaggi di insulina, peptide C, lipoproteina(a) [Lp(a)], omocisteina, fibrinogeno, proteina C reattiva (Pcr). Tutti esami costosi che andrebbero richiesti in casi limitati dallo specialista in contesti specifici e con motivazioni cliniche mirate ma che vengono invece prescritti spesso, con un grande spreco di soldi, visto che non aggiungono nulla all’inquadramento clinico o alle scelte terapeutiche. Un documento della Sid. Partendo da queste riflessioni, la Sid ha intenzione di redigere un documento per richiamare l’attenzione sugli esami di laboratorio inappropriati e spesso inutili per risparmiare e per liberare risorse per potere accedere in misura maggiore all’innovazione legata ai farmaci o ai dispositivi (es. Microinfusori, monitor glicemici, glucometri, ecc.). Questo per offrire alle persone con diabete cure sempre al passo con i tempi e quell’assistenza specialistica che, prevista dal Piano Nazionale Diabete, viene talora messa in discussione ritenendola non più sostenibile. Da notare a questo proposito che un accesso al centro diabetologico ha un costo reale medio di circa 30 € (la tariffa è più bassa, meno di 20 euro), una somma che equivale alla spesa per un dosaggio di vitamina D e di Pcr. Dovendo eliminare qualcosa, cosa conviene tagliare? "Con questo non vogliamo certo dire che i controlli di laboratorio siano tutti inutili e da tagliare – chiarisce Bonora – Tutt’altro! L’appello, anche in questo caso è all’appropriatezza. Anche perché, a fronte di sprechi certi e documentabili, ci sono anche molte ‘inadempienze’. Può essere inappropriato sia il prescrivere che il non prescrivere. Molto spesso le persone con diabete sono sottoposte a monitoraggio inadeguato di esami essenziali, quali l’emoglobina glicata, la creatinina, il profilo lipidico, la microalbuminuria". Secondo gli ultimi dati del rapporto Arno Veneto, relativi all’anno 2012, solo il 70 percento dei diabetici misura l’emoglobina glicata almeno una volta all´anno (inadempienza) ma ben il 76 percento misura la glicemia in laboratorio (spreco se si dosa l’emoglobina glicata e, come spesso accade si misurano le glicemie a casa con il glucometro); solo il 62 percento misura la creatinina (inadempienza), ma il 25 percento misura l’azoto ureico (spreco). Solo il 65 percento misura il colesterolo (inadempienza), ma ben il 39 percento misura il sodio (spreco). Solo il 32 percento infine misura la microalbuminuria (inadempienza), ma ben il 69 percento fa l’emocromo (spreco). "In un contesto di risorse limitate è dunque necessario razionalizzare le prescrizioni di esami di laboratorio e strumentali – continua Enzo Bonora – puntando all’irrinunciabile (essenziale) e all’appropriatezza, in linea con quanto indicato da linee guida e percorsi di cura, ed eliminando l’inutile e l’incerto. Solo così sarà possibile garantire la sostenibilità e liberare risorse per l’innovazione di provata efficacia e di maggiore sicurezza quali i nuovi farmaci contro il diabete, più sicuri e maneggevoli, oltre che spesso più efficaci dei vecchi”. Farmaci come gli inibitori di Dpp-4 (l’ultimo arrivato nella famiglia è alogliptin), gli inibitori di Sglt2 come dapagliflozin (per ora in fascia C) e gli imminenti empagliflozin e canagliflozin, i nuovi agonisti dei recettori Glp-1 come dulaglutide e albiglutide che si affiancheranno a quelli disponibili da qualche tempo, nuove insuline come degludec (appena lanciata sul mercato), glargine U-300, biosimilare di glargina e lispro pegilata. “Servono risorse – conclude Bonora – per garantire alle persone con diabete queste opportunità e i diabetologi devono contribuire a reperirle. Ovviamente il sistema dovrà essere sempre più consapevole della severità della malattia e dei bisogni delle persone con diabete”.  
   
   
2/3 DEI DIABETICI NON SONO A TARGET CON LA GLICATA E 1/3 NON CENTRA GLI OBIETTIVI PRESSORI. E IL RENE NE FA LE SPESE  
 
Vienna, 17 settembre 2014 - Nella cura del diabete da qualche anno non esiste più un target glicemico a ‘taglia unica’; la parola d’ordine, è ormai ‘personalizzazione degli obiettivi glicemici’. Così, il target di emoglobina glicata non è più ‘inferiore al 7% per tutti’, ma in alcune popolazioni (anziani fragili, pazienti con importanti comorbilità, complicanze gravi e lunga durata della malattia diabetica) può essere spostato in alto, arrivando anche a 8,5%. I grandi trial degli ultimi anni, come l’Accord, hanno dimostrato che non è vero che tutti i pazienti diabetici debbano puntare ad una glicata inferiore al 7%, perché una serie di elementi clinici individuati da questi stessi studi ha dimostrato che in determinate categorie di pazienti conviene spostare il target più in alto; indicazione questa recepita negli Standard Italiani per la Cura del Diabete Mellito e nelle linee guida internazionali. “Personalizzare gli obiettivi di glicata - spiega il professor Enzo Bonora, presidente della Società Italiana di Diabetologia Sid - significa che, se nel paziente ‘standard’ si deve puntare ad valore inferiore a 6,5%, (impiegando possibilmente farmaci che minimizzino il rischio di ipoglicemia) ogni volta che è presente uno di questi fattori – età superiore a 70 anni, malattia di durata superiore a 10 anni, complicanze gravi e comorbilità – l’asticella della glicata va alzata di 0,5% punti per ogni fattore; se sono presenti tutti e quattro questi elementi si arriva dunque ad un target di 8,5%. Personalizzare gli obiettivi terapeutici, dunque, non significa avere degli obiettivi più lassi in tutti i soggetti, ma solo in una parte di essi e averli ancora più ambiziosi che in passato per molti altri. L’analisi dei dati provenienti dallo studio Riace dimostra invece che la metà dei diabetici italiani non è a target. E addirittura a non centrare gli obiettivi di un buon compenso glicemico sono circa 2/3 dei soggetti con breve durata di malattia e senza complicanze; proprio quelli nei quali andrebbero perseguiti obiettivi più stringenti di terapia, portando la glicata al di sotto di 6,5%, per prevenire le complicanze”. (1) Lo studio Riace (Renal Insufficiency And Cardiovascular Events Italian Multicenter Study), che ha esaminato oltre 15 mila pazienti italiani dei quali sono state ben individuate tutte le caratteristiche cliniche, ha evidenziato dunque un risultato abbastanza sconfortante: nonostante l’introduzione di obiettivi meno stringenti per alcune categorie di pazienti, complessivamente non risultano ancora a target più del 50% del pazienti e oltre i 2/3 di quelli che soddisfano i criteri che richiedono una terapia decisamente intensiva (breve durata del diabete, malattia non complicata, età non avanzata, assenza di comorbilità significative). “E’giusto personalizzare i target glicemici – sostiene Bonora - ma non dobbiamo credere che questo ci riduca il lavoro: abbiamo ancora molto da fare perché moltissimi pazienti comunque non sono a target. Sarà la scarsa aderenza dei pazienti alla terapia o l’inerzia clinica che spesso aleggia negli ambulatori o perché le terapie scelte a volte non sono quelle ideali, ma c’è da lavorarci ancora molto. Intensificando la terapia in maniera importante, ad esempio, in quelli in cui l’obiettivo di glicata può essere portato a meno di 6,5-7%, senza alibi né scuse”. Questo perché nei pazienti più giovani e con meno complicanze l’intensificazione della terapia produce grandi benefici non solo a livello cardiovascolare, ma soprattutto sugli endpoint microvascolari, che sono quelli diabete-specifici, come ad esempio la prevenzione del danno renale. Il concetto va esteso al controllo della pressione arteriosa. Il Joint National Committee 8 (Jnc 8) ha alzato gli obiettivi pressori da meno di 130/80 mmHg a meno di 140/90mmHg. Ma lo studio Riace ha dimostrato tuttavia che pur essendoci più persone a target rispetto a prima, risultano non ancora a target moltissimi pazienti –afferma Bonora – In particolare non raggiunge l’obiettivo per la pressione sistolica il 33,4% dei pazienti. (2) “Perché dobbiamo ridurre la glicata e la pressione arteriosa e dunque preoccuparci del fatto che molti pazienti non sono ancora a target? Perché non centrare questi obiettivi – spiega Bonora – contribuisce a determinare le complicanze del diabete, in particolare quelle microvascolari, la più temibile delle quali è la nefropatia: una persona su cinque di quelle in dialisi ha il diabete. Sempre nell’ambito dello studio Riace, uno dei più completi condotti a livello mondiale sulle complicanze del diabete, è stato osservato che un indicatore precocissimo di danno renale come la ‘low microalbuminuria’ (cioè una perdita di albumina con le urine pari a 10-29 mg nelle 24 ore), si correla fortemente all’emoglobina glicata e alla pressione arteriosa. “Anche per prevenire il danno renale e non solo per proteggere occhi, cuore,vasi e nervi – conclude Bonora – dobbiamo quindi intensificare la terapia e raggiungere i vari obiettivi terapeutici nel maggior numero di pazienti possibili”.  
   
   
SANITÀ, MARONI: SCIOPERO FISCALE REAZIONE A INGIUSTIZIA PER TAGLI LINEARI  
 
Milano, 17 settembre 2014 - "Lo sciopero fiscale è una reazione doverosa ad un atto di ingiustizia quali sarebbero i tagli lineari nella sanità per Regioni virtuose come sono la Lombardia o il Veneto. Noi abbiamo i conti a posto e non abbiamo mai avuto bisogno di ripianare i conti della sanità, abbiamo cominciato a ridurre i ticket, paghiamo i nostri debitori in 17 giorni e non in 280 come fa lo Stato, abbiamo finanziato l´apertura degli ambulatori per esami e visite tutte le sere fino alle 22 e il sabato e la domenica: questo perché siamo bravi a spendere, sappiamo spendere bene e abbiamo ridotto i costi e per questo non possiamo essere puniti, non è giusto". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, intervenendo in diretta alla trasmissione ´Mattino5 - La telefonata´. Lombardia Modello Da Imitare - "D´accordo tagliare i costi e gli sprechi - ha proseguito Maroni - ma perché io riesco a far funzionare la Lombardia con tre mila dipendenti mentre la Sicilia che ha la metà degli abitanti ha 30mila dipendenti? Cominciamo a tagliare da lì, cominciamo ridurre gli sprechi e ad applicare il modello lombardo a tutte le Regioni e si risparmierebbero almeno 20 miliardi l´anno. E´ questo che va fatto, colpire gli sprechi e valorizzare la virtuosità delle Regioni come la Lombardia. Noi siamo il modello da imitare". Sciopero Fiscale E´ Possibile - "Lo sciopero fiscale è possibile: ci sono le accise, ci sono i trasferimenti, lo spazio c´è. Stiamo studiando e per questo ho dato incarico ai nostri tecnici ma naturalmente - ha sottolineato Roberto Maroni - non voglio arrivare a questo, spero di riuscire a convincere il Governo ad aggredire gli sprechi e non le Regioni virtuose, se però il Governo si dovesse arrendere o non dovesse essere capace di aggredire gli sprechi allora si tratterebbe di un atto di legittima difesa da parte nostra".  
   
   
FECONDAZIONE ASSISTITA, LA REGIONE FISSA LE REGOLE 21 I CENTRI OPERATIVI NEL LAZIO CON L’OBIETTIVO DI DARE UN’ASSISTENZA DI QUALITÀ ALLE DONNE E ALLE FAMIGLIE IN TOTALE SICUREZZA  
 
Roma, 17 settembre 2014 - Fissate le regole per l´erogazione delle prestazioni di fecondazione medicalmente assistita nei centri della Regione Lazio. Chiudiamo così una fase di assoluta incertezza e di vero e proprio caos che è durata anni. Un sistema di centri per dare un’assistenza di qualità alle donne e alle famiglie in totale sicurezza. L’atto adottato dalla Regione segue il canovaccio stabilito dalla Conferenza Stato Regione e ricalca il modello adottato dalla Regione Toscana. Per i cicli di eterologa e omologa l´età massima della donna per essere a carico del servizio sanitario regionale è di 43 anni. Nelle strutture pubbliche possono essere effettuati tre cicli. Sulle tariffe le regioni sono al lavoro per una proposta unica. Nel provvedimento che adottato dalla Regione non è indicato il livello di compartecipazione a carico dei cittadini. Si è preferito aspettare perché proprio in queste ore sta andando avanti l’analisi e la discussione di questo aspetto da parte del gruppo tecnico interregionale. L’obiettivo è arrivare a definire una proposta unica valida in tutte le regioni ed evitare qualsiasi tipo di caos tariffario. Per questo si è preferito attendere senza alimentare confusione. Entro l’anno regole trasparenti e sicure uguali per tutta la rete delle Pma, sia pubblica che privata. Le procedure per la verifica dei requisiti necessari all´accreditamento sono infatti ormai in dirittura di arrivo. 21 centri operativi nel Lazio. Su una platea di 48 centri che erano registrati presso l´Istituto superiore di sanità, solo 23 sono risultati in possesso dei requisiti richiesti. Di questi, 7 sono centri pubblici, 16 privati. 2 di questi, attivi a Sora e Frosinone, hanno già ottenuto il via libera. Altri due invece, pur avendo i requisiti, hanno rinunciato. I centri saranno quindi in tutto 21. Lo stato attuale dei centri. Attualmente l´unico centro Pma pubblico in funzione a Roma è quello del S. Anna. A breve riaprirà anche la struttura del S. Filippo Neri che sta risolvendo il problema del certificato antincendio, lo stesso vale per il Pertini. Per i centri del S.camillo, Gemelli, S.maria Goretti di Latina, e Policlinico Umberto I, invece, le procedure di autorizzazione sono ormai definite. “Chiudiamo così una fase di assoluta incertezza e di vero e proprio caos che è durata anni. Anche in questo campo il Lazio torna ad essere una regione all´avanguardia, più civile e più umana- è il commento del presidente, Nicola Zingaretti”.  
   
   
PATTO DELLA SALUTE: AVIS IN PRIMA LINEA PER GARANTIRE L´ACCESSO A SANGUE ED EMODERIVATI  
 
Milano, 16 settembre 2014 - «Seguiamo con attenzione le decisioni che il Governo sta assumendo in tema di Sanità – commenta il Presidente di Avis Nazionale, Vincenzo Saturni, in riferimento al nuovo Patto della Salute, che ridisegna il Servizio Sanitario Nazionale con l´obiettivo di ottenere risparmi alla spesa pubblica. Siamo fiduciosi che il Governo saprà individuare le misure idonee a garantire standard qualitativi elevati, senza gravare ulteriormente sui cittadini, già duramente provati da questa crisi economica e finanziaria, mantenendo un costante sostegno alle attività delle associazioni di volontariato come Avis». Con particolare riferimento ai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), che Il Ministero della Salute ha dichiarato di voler aggiornare entro il 31 dicembre 2014, Saturni ha commentato: «monitoreremo l´andamento dei lavori ribadendo il nostro obiettivo di garantire le stesse possibilità di accesso al sangue ed emoderivati per tutti i malati d´Italia, ribadendo con forza l´importanza di mantenere la medicina trasfusionale nei Lea, come già previsto dalla Legge trasfusionale del 2005. Sono purtroppo ancora frequenti, infatti, le segnalazioni di parenti che vengono invitati da alcuni ospedali a donare il sangue per un proprio caro, benché il sistema trasfusionale disponga già di un´efficiente organizzazione a rete in grado di reperire tempestivamente le sacche donate da volontari che compiono questo gesto in modo anonimo e non retribuito. Tutto ciò è reso possibile grazie a un´attenta azione di pianificazione delle attività di raccolta che si realizza attraverso il Programma di autosufficienza nazionale, approvato proprio la scorsa settimana dalla Conferenza Stato-regioni. Si tratta di un documento essenziale nel quale tutti i soggetti coinvolti nel sistema sangue (istituzioni, strutture sanitarie, unità di raccolta, Avis e altre associazioni di volontariato) sono chiamati a dare il loro contributo per un unico obiettivo: garantire sempre e comunque la disponibilità di sangue ed emoderivati da Aosta a Siracusa, da Sassari ad Ancona».  
   
   
INAUGURATO IL CENTRO DONNA DI EMPOLI: "IDEA DINAMICA ED EFFICIENTE"  
 
Firenze 17 settembre 2014 - "Un´idea molto dinamica ed efficiente, una struttura che non sarà solo sede di attività sanitarie, ma di tante iniziative per le donne". Così l´assessore al diritto alla salute Luigi Marroni, che stamani ha inaugurato a Empoli il Centro Donna, che nei locali dell´ospedale San Giuseppe riunisce in un´unica area tutti i servizi per le donne. Con lui, al taglio del nastro, Monica Piovi, direttore generale della Asl 11 di Empoli, e Brenda Barnini, sindaco di Empoli e presidente della Conferenza dei sindaci. L´assessore Marroni ha sottolineato che "l´ottimo livello professionale della Asl 11 è la testimonianza che la buona organizzazione e le buone idee supportate da solidi investimenti possono produrre ottimi risultati. Il vero valore aggiunto - ha proseguito - lo danno le persone e la loro capacità di fare squadra. Ringrazio tutti gli operatori e i colleghi che lavorano in sanità - ha concluso - Non ci attendono tempi facili, ma non sarà come due anni fa. Nonostante il periodo complesso, riusciamo a mantenere i servizi e a innovarci".  
   
   
LIGURIA: SPORT, SÌ A CONTRIBUTI ANCHE A EVENTI NON AGONISTICI  
 
Genova, 17 Settembre 2014 - Grazie a una modifica al Programma regionale di promozione sportiva, approvata in mattinata dal Consiglio regionale della Liguria, la Regione potrà concedere contributi per grandi eventi anche per tutte quelle manifestazioni non necessariamente di tipo agonistico, ma che si caratterizzano, anche con la creazione di specifici brand territoriali, per la natura promozionale, turistico-sportiva. Come spiega l´assessore regionale allo Sport, Matteo Rossi, "sarà possibile contribuire e organizzare una serie di eventi che caratterizzano fortemente il territorio, pur non avendo particolari specificità da un punto di vista agonistico. Si tratta di tutte quelle iniziative che, attraverso la creazione di un brand territoriale, puntano alla valorizzazione di tutti gli sport outdoor, in grado di richiamare migliaia di appassionati alla scoperta della sentieristica e delle piste ciclabili della nostra costa e dell´entroterra. Dal golf al canoying, dall´orienteering al parapendio e all´arrampicata sportiva". Il provvedimento potrà sostenere anche la pesca sportiva, lo sport da sabbia, la vela l´equitazione. Sono solo alcune delle discipline praticabili in Liguria, dalle montagne al mare, che permettono a questo territorio di consolidare a livello internazionale le opportunità turistico-sportive di un vasto comprensorio che lega importanti centri costieri a un entroterra ancora in parte da scoprire e da valorizzare. A fianco allo sport agonistico tradizionale, quindi, viene introdotto il concetto di sport turistico, dando pari dignità a tutte quelle iniziative che puntano sullo sport per valorizzare le potenzialità e lo sviluppo dello sport outdoor. "Attività che, in termini di partecipazione e seguito, offrono enormi opportunità alla Liguria, caratterizzandola come una vera e propria palestra a cielo aperto", afferma l´assessore.