Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


MERCOLEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6 WEB E BEAUTY FLASH ALIMENTAZIONE
Notiziario Marketpress di Mercoledì 25 Febbraio 2009
NUOVI MODELLI DI EFFICIENZA ENERGETICA PER PROMUOVERE LA COMPETITIVITA’  
 
 Milano, 25 febbraio 2009 – Si è tenuto ieri a Milano il convegno dal titolo “Il sistema di incentivazione dell’efficienza energetica: confronto fra il modello Usa e il meccanismo italiano”, organizzato congiuntamente da Edison e dal Consolato Generale degli Stati Uniti a Milano. A discutere sul ruolo dell’efficienza energetica come elemento decisivo per garantire nuova vitalità allo sviluppo industriale e una trasformazione tecnologica, sono intervenuti, tra gli altri, Adolfo Urso, Sottosegretario allo Sviluppo Economico del Mse, Dan York dell’American Council for an Energy-efficient Economy, Daniele Novelli, Dipartimento Energia Mse, Massimo Buscemi, Assessore alle Reti e Servizi di pubblica utilità e Sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, Paolo Quaini, responsabile Direzione Mercato della Business Unit Efficienza energetica e sviluppo sostenibile di Edison. Hanno aperto i lavori Pierre Vergerio, Coo di Edison e A. Daniel Weygandt, Console Generale degli Stati Uniti d’America a Milano. Il convegno ha chiamato a raccolta rappresentanti del settore industriale, dell’ambito accademico, ricercatori e esponenti del mondo associativo e delle istituzioni per discutere di come concrete esperienze produttive e innovative spinte regolamentari possano contribuire ad alimentare un sistema concentrato sulla realizzazione di interventi di miglioramento e di razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse energetiche. Il ruolo decisivo dell’efficienza energetica è stato di recente messo in evidenza nello “stimulus plan” dal presidente Obama che ha indicato il potenziamento delle iniziative di contenimento dei consumi energetici, soprattutto nei settori residenziale e dei trasporti, come lo strumento per introdurre nuova linfa nel sistema economico-finanziario in crisi. Anche l’Europa sta maturando la consapevolezza che è necessario un nuovo “modello energetico integrato” che utilizzi la leva dell’efficienza energetica con il suo potenziale di riduzione degli sprechi e di ottimizzazione nell’utilizzo dell’energia di processo per rendere più vicini gli obiettivi di politica energetica, dal contenimento del costo dell’energia per salvaguardare la competitività dell’industria, alla sicurezza degli approvvigionamenti, alla minimizzazione dell’impatto sull’ambiente. Il contesto normativo dell’efficienza energetica europeo resta tuttavia poco organico, differenziato da paese a paese e non ancora in grado di generare i risultati significativi che dovrebbero contribuire al raggiungimento dei target. In Italia il governo ha varato nel luglio 2007 un Piano di azione per l’efficienza energetica che prevede, al 2016, una riduzione dei consumi di energia primaria pari a 10,8 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Il potenziale di efficienza più rilevante é concentrato nel settore residenziale e nel terziario che insieme consentono di recuperare circa 7 Mtep. Seguono il settore dei trasporti con 2 Mtep e quello industriale con 1,8 Mtep. Anche l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha lavorato all’implementazione del sistema dei Titoli di efficienza energetica, grazie ai quali oggi in Italia ci sono i presupposti per una nuova cultura sull’efficienza energetica. Resta tuttavia chiaro che per l’ottenimento di effettivi risultati in termini di risparmio e di impulso alla competitività del sistema occorre attivare nuove leve di intervento. Oggi si assiste al moltiplicarsi di iniziative di imprese che hanno trovato il modo di far coesistere concretamente il beneficio collettivo (ambientale e sociale) con la sostenibilità economica del proprio business. Tuttavia, soprattutto nei settori energivori, tempi di ritorno degli investimenti troppo lunghi e scarse misure e garanzie a supporto dell’efficacia degli interventi attuati portano, seppure nella consapevolezza dell’importanza di queste attività, a rinviare gli interventi strutturali di miglioramento delle prestazioni energetiche del proprio ciclo produttivo. Per rimuovere questi ostacoli occorre che l’attuale sistema regolamentare progredisca attraverso l’introduzione di modelli di business compartecipativi, che portino ad una condivisione dei benefici e del peso economico delle iniziative da parte delle società energetiche virtuose e dei consumatori. L’esperienza e la traiettoria degli Stati Uniti – che ha portato i sistemi regolamentari dalla focalizzazione sugli “obblighi” a una maggior attenzione alla collaborazione tra i vari soggetti coinvolti – può dare suggerimenti ed esempi di contesti virtuosi nei quali industria, aziende energetiche e regolatori possono coniugare sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Nella prospettiva italiana, sono fondamentali l’impegno economico e la volontà dell’operatore energetico a rendere concreti e attuabili interventi che creino valore per il cliente/consumatore, ma è altrettanto importante l’impegno delle istituzioni e dell’autorità regolatoria per ricercare nuove soluzioni che stimolino la competitività del sistema. .  
   
   
PROGETTO FIAT LUX : UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO SU OGNI CHIESA ITALIANA  
 
Roma. 25 febbraio 2009 - Fiat Lux porterà luce alle chiese italiane. Il progetto presentato alla Presidenza dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, vede la costituzione entro l’anno 2009, di quello che sara’ destinato a divenire il piu’ grande soggetto titolare di piccoli e medi impianti fotovoltaici, di mini eolico e di solare termico. Un mare di pannelli che potrebbero essere installati sui tetti delle parrocchie di tutta Italia, unitamente a piccoli generatori eolici, dalla innovativa forma, adatti all’installazione sui campanili. “ Abbiamo proposto all’Istituto Centrale un progetto che prevede l’ingresso nel campo dell’energie rinnovabili poiche’ tali fonti di energia sono indiscutibilmente la scelta migliore, se sviluppata ponendo lo stesso Istituto come regista dell’intero progetto” afferma Alessandro Maria Fucili autore del Progetto Fiat Lux “ Un impianto su ogni parrocchia, ma con un titolare unico, cosi’ da far divenire l´Istituto Centrale un interlocutore autorevole, privilegiato ed efficace” Un investimento industriale, quello di Fiat Lux, che prevede step e strategie innovative. “ Abbiamo monitorato e studiato cio’ che e’ gia’ avvenuto in altri paesi europei, specialmente in Germania” ci dice Goran Zepponi, ingegnere a capo del Team Tecnico di Fiat Lux “ E cio’ che possiamo migliorare in Italia e’ la sola strategia iniziale: evitare la frammentazione e puntare ad un grande, enorme consorzio che otterra’ migliori offerte e garanzie sui prodotti e restituira’ gettiti migliori, sicuri e differenziati”. Un progetto innovativo quello che l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero si trova in questi giorni a valutare. Un enorme parco fotovoltaico ed eolico, che potrebbe utilizzare tutte le oltre 200 diocesi italiane, dalle Alpi alla Sicilia. Mentre l´Italia punta al nucleare, Fiat Lux tiene il timone ben puntato in direzione delle Energie pulite e rinnovabili. E speriamo che sia la luce. .  
   
   
BASILICATA: PETROLIO, LA RELAZIONE IN AULA DEL PRESIDENTE DE FILIPPO  
 
 Potenza, 25 febbraio 2009 - Di seguito la relazione in Aula del Presidente della Regione Vito De Filippo sul tema del petrolio: “Siamo stati chiamati più volte, in questi anni, a valutare, rendere conto, verificare o proporre su un tema così fondamentale quale è quello del petrolio. Appare chiaro come una discussione aperta e sincera sulla vicenda lucana del petrolio, che non voglia essere pigra e disimpegnata alla voce di riscatto e di crescita che proviene dai nostri territori, non possa che collocarsi dentro il clima di generale e civile sfiducia che registra la società regionale, nonostante sia in prossimità di cambiamenti importanti del suo assetto organizzativo e funzionale, su cui questa aula ed io stesso abbiamo misurato moltissima ostinazione. Seppure nel corso della sua storia la Basilicata non aveva compiuto un salto d’innovazione così ampio ed ambizioso, con cui ha saputo riformare lo statuto stesso dei servizi Pubblici ed i suoi sistemi di presentazione turistica e di offerta economica, di riassetto sanitario e degli enti locali a tutto vantaggio di un nuovo e più ampio rapporto orizzontale tra amministrazione, cittadini ed imprese, si percepisce come il rapporto fra risorse ed opportunità sia totalmente disallineato. Tanto disallineato da amplificare ulteriormente la percezione della crisi e rendere più severo il giudizio sulla politica. Sappiamo che il tempo in cui abbiamo agito non è stato dei più facili. Per usare Camus è stato un tempo di resistenza vissuto quasi ad oltranza. Un tempo in cui la Basilicata ha dovuto affrontare le prove più severe e quelle più urgenti alla sua determinazione di futuro provando a non cedere nulla sul campo delle sue aspirazioni di sviluppo. Colpita al cuore delle sue ambizioni più forti da crisi globali e durature, esposta ai rischi di una gravissima recessione economica e sociale, attraversata da un incredibile carico mediatico d’inchieste giudiziarie, la Basilicata non si è arresa al gioco infelice e ingiusto del destino. Piuttosto vuole rivendicare il suo spazio di libertà e d’iniziativa, mettendo ancora coraggio e buon cuore nella parte più complicata del suo impegno istituzionale. Sono convinto che il lavoro di tutti in questi anni troverà l’apprezzamento che merita. Del resto “fructum afferunt in patientia” dice Luca in 8, 15. Le cose portano frutto nella pazienza. E la storia tormentata di questi anni è stata a volte maldestramente raccontata all’opinione pubblica in un gioco diventato in alcuni momenti spietato che ha visto perfino la compiacenza di una certa politica, interessata al solito pettegolezzo di strada ed alla delegittimazione istituzionale di questa regione. Naturalmente sono anche ben consapevole dei limiti della politica su cui le giunte regionali di questa complicata legislatura hanno dovuto esercitare il peso delle loro scelte. Un quadro regionale in pericolosa fibrillazione che ha visto più volte il centrosinistra, affaticarsi su coesione e unità d’intenti, non risparmiando nemmeno il tono di riconoscibilità governativa e di mediazione ragionevole che invece avrebbe dovuto assolvere, almeno rispetto alla tradizione di difesa e di tenuta istituzionale sempre svolta dai suoi partiti fondatori. E ciò nonostante e per la buona disponibilità politica ed istituzionale di quest’aula, molto si può ancora fare per ritrovare un passo veloce e riformista d’iniziative e di nuova tensione progettuale ed etica che declini da subito le necessità di una nuova azione amministrativa. E lo si può fare rilanciando, tutti insieme maggioranza ed opposizione, alla società lucana la sfida più importante, quella di non rassegnarsi al suo presente, ma di avere fiducia e responsabilità sulla partita del futuro come quella di un campo nuovo e diverso di opportunità che l’attività estrattiva può offrire. Si tratta di saper articolare, nella leale differenza delle posizioni di questa aula, una iniziativa che offra alla Basilicata occasioni future di crescita. Il quadro degli accadimenti politici e legislativi nazionali confermerebbero facilmente questa traiettoria. Il federalismo fiscale e le sue ombre, il divario ampio e conflittuale tra nord e sud che da qualsiasi angolazione politica lo si analizza propone testimonianze di reazione, di separatismi se non di ribellione, la crisi che stringe d’assedio la debolezza dei territori e delle comunità. A questo quadro si può rispondere uniti negli interessi generali che sono una cosa diversa da un vacuo unanimismo. E’ in questa direzione che può essere guadagnata la nostra discussione sul tema del petrolio. Evitando di cadere nel facile tranello della polemica ed invece misurando con forza politica un banco di prova utile a definire direzioni, orientamenti, questioni. Anche qui, però, occorre essere chiari. La cronologia politica e normativa che ha accompagnato la vicenda del petrolio in Basilicata è ormai nota. Lo Stato non era affatto preparato ad una simile scoperta e lo spazio di titolarità sui diritti di roaylties che la Regione è riuscita ad ottenere, con un braccio di ferro durissimo, sono state il massimo risultato possibile dentro quel tempo avaro e pieno di centralismo nazionale. Gli effetti di quegli accordi hanno permesso di finanziare con partite modeste, intorno ai 60 -70 milioni di euro e soltanto da qualche anno, azioni significative al tessuto regionale delle imprese, delle giovani generazioni, della ricerca e dei territori. Ne cito solo alcune su cui ho ricevuto da quest’aula, consenso ed approvazione. La riduzione della bolletta energetica a vantaggio delle famiglie lucane e della loro difesa reddituale. 5 milioni per il sostegno all’Università degli Studi della Basilicata. 20 milioni per la garanzia creditizia alle imprese. Chi mai potrebbe interrogarsi realmente sulle direttive di un’azione di sostegno così ampia e consistente che innesta sui settori strategici della ricerca scientifica e dei territori, delle imprese e delle famiglie e del welfare? Ma nonostante tutto ancora si assiste ad un dibattito in certi momenti povero di verità, in cui le contraffazioni d’autore riempiono la pancia della discussione pubblica di illusioni salvatrici. E’ la solita porta stretta delle cattive abitudini, mi consentirete, con cui si vuole ancora una volta fare il male della nostra regione. Mi chiedo e vi chiedo, cari consiglieri, quanto è lungo e severo il giudizio che dobbiamo in quest’aula consegnare alla società lucana? E smascherare le cassandre di turno che vorrebbero un paradiso di felicità e di autarchia regionale che non può esistere con risorse così ridotte e misurate sulla scala infinita dei problemi del mondo. Diversamente da quest’aula mi aspetto altro. Un dibattito utile, ad ampio raggio che proponga l’obiettivo di riallineare il petrolio sul campo delle maggiori garanzie d’accesso ai territori ed ai suoi versanti di sviluppo diretto: imprese, cultura, turismo. E dentro questo obiettivo comune realizzi un fronte rivendicativo bipartisan che abbia buone motivazioni e più forti ragioni sui diritti della Basilicata. Abbiamo notato come nella dispersione percepita delle opportunità si vada, a volte clamorosamente, dilatando l’esigenza di sicurezza e di tutela della salute e dell’ambiente. Pur sapendo che non siamo stati scoperti su questo versante, abbiamo voluto rilanciare operativamente anche su questo fronte. Con l’avvio dello strumento più eccezionale che è quello del piano di sorveglianza sanitario della comunità, della definitiva e permanente strutturazione di una rete di monitoraggio e di una incalzante verifica sulla sicurezza degli impianti con la collaborazione di Arpab, Metapontum Agrobios e tutti gli altri enti che hanno competenza. Il tutto verificato e discusso con un modello di partecipazione che abbiamo sperimentato per il nucleare con il tavolo della trasparenza. Sono consapevole che occorre riaprire un nuovo quadro contrattuale e di nuove regolazioni sul petrolio, secondo una triangolazione aggiornata tra Stato-regione-compagnie ed in linea con i vantaggi che possono sopraggiungere dal federalismo. Un quadro capace d’intervenire efficacemente anche sull’allargamento percentuale delle royalties da versare che assegni responsabilità maggiori, nuovi compiti e migliori sorveglianze sui dati d’estrazione e sul monitoraggio ambientale. Al riguardo intendo convocare già nelle prossime settimane, un tavolo istituzionale con i parlamentari lucani, a cui chiederò nell’interesse generale della Basilicata, di costruire azioni di lobbying politica per portare avanti con la massima unità e la più assoluta determinazione la questione del petrolio e del livello effettivo dei suoi vantaggi, delle sue risorse e dei suoi investimenti. In questo ambito la rassegna delle proposte da lanciare al Governo e su cui quest’aula dovrebbe discutere, può riferirsi ad una forte azione nel settore dell’alta formazione e delle Infrastrutture per la Basilicata. In particolar modo: 1) Finanziare già dal 2011 in Basilicata la Facoltà di Medicina e la Scuola di Specializzazione in igiene ambientale e degli impianti industriali. 2) Finanziare una Scuola Superiore in Tecnologie industriali degli Idrocarburi, che permetta la nascita in Regione di giovani con competenze specifiche nel settore degli idrocarburi e in generale nel settore della componentistica energetica per formare i quadri, che serviranno per il distretto energetico, con sedi operative nel distretto energetico. 3) Aprire una trattativa sulle infrastrutture. Appare chiaro, se vogliamo il bene di questa terra, che i grandi concessionari Anas e Trenitalia e lo stesso programma proposto dal Governo non tengano nel debito conto la Basilicata. 4) Adozione da parte del Governo di uno specifico provvedimento legislativo di perequazione a favore delle aree interessate dalle estrazioni (o da grandi produzioni da fonte fossile o nelle aree di raffinazione) mirante a consentire accordi, in cui la Regione svolga l’attività di garante e aggregatore della domanda di energia primaria o secondaria (gas, olio, energia elettrica) tra i Concessionari (o le Aziende produttrici di energia) ubicati in un determinato territorio e le aziende estrattrici o produttrici operanti nel territorio. Il provvedimento determinerebbe delle “isole energetiche” nelle quali, attesi i disagi connessi alle produzioni e attesa la minore infrastrutturazione di dette aree, si preveda “a titolo di compensazione” la possibilità per le Aziende che vi si insediano di poter beneficiare di energia a costo più contenuto . Gli accordi nel rispetto delle regole di mercato enfatizzerebbero i vantaggi economici localizzativi connessi alla distanza dai “luoghi di produzione” e quelli connessi alla gestione razionale ed aggregata dell’acquisizione dell’energia da parte delle aziende. Il cappello del Governo potrebbe efficacemente difendere l’iniziativa dagli strali dell’Autorità della Concorrenza. Tutta l’attività si annoderà con il nuovo programma di sviluppo per le aree di estrazioni, che prevederà l’avvio a regia centrale di tre progetti complessi: a) Programma di incentivazione all’insediamento di industrie produttrici di componentistica per il rinnovabile; b) Programma per lo sviluppo delle filiere agroalimentare nei territori delle estrazioni; c) Programma per la nascita di un attrattore turististico/culturale “valle dell’Energia”. Anche sul rapporto di negoziazione con le Compagnie petrolifere si dovrà perseguire: 1. Lo sblocco degli accordi ancora non attuati (Sviluppo sostenibile 40 Mld lire, Contributi per la Gestione del Monitoraggio ambientale 90 Mld lire, Contributo per la Società di sviluppo (accordo non firmato) 10 Mld, attivazione dell’Osservatorio Ambientale). 2. Il ripristino per ulteriori 10 anni del Contributo di Compensazione ambientale di 5,6 M€/anno per la forestazione, di cui l’ultimo anno di erogazione è stato il 2008. 3. La realizzazione di un distretto dell’Energia intorno all’area delle estrazioni in cui Eni e Shell si impegnino a far allocare i principali fornitori di tecnologie accessorie per le attività di estrazione ed in generale per l’energia (componentistica per il rinnovabile – si pensi ad es. Ad un impianto per la produzione di celle per il fotovoltaico, di cui Eni è uno dei 5 produttori italiani e l’unico stabilimento italiano è a Nettuno), che generi un indotto occupazionale certo. In effetti in coerenza con le indicazioni contenute nella Deliberazione Cipe n. 166 del 21 dicembre 2007 “Attuazione del Quadro Strategico Nazionale (Qsn) 2007-2013 Programmazione del Fondo per le Aree Sottoutilizzate”, la Regione persegue l’obiettivo di promuovere la realizzazione di un “distretto energetico”, in Val d’Agri, finalizzato a: • lo sviluppo di attività di ricerca, innovazione tecnologica ed alta formazione in campo energetico, facendo leva sul costituendo centro studi “Enrico Mattei” e coinvolgendo a tal fine le altre ‘eccellenze’ regionali a partire dall’Università degli Studi di Basilicata; • l’insediamento nell’area di imprese innovative specializzate nella produzione di tecnologie e componentistica utili all’innalzamento dell’efficienza energetica da parte degli utilizzatori finali in campo sia civile che produttivo; • l’attivazione di filiere produttive incentrate sull’adozione di materiali tecniche e tecnologie innovative per la produzione di energia con particolare riferimento alle fonti rinnovabili ed alla cogenerazione; • la realizzazione, con il supporto della Sel, di impianti alimentati da fonti rinnovabili, con i caratteri della innovazione e sperimentazione con il coinvolgimento di enti di ricerca (Enea – Università Agrobios, Cnr etc), enti locali,e, ove necessario, dei grandi operatori del settore, anche attraverso gli strumenti della programmazione negoziata (Enel, Sunpower ecc. ); 4. L’extra Bonus (o extra – sconto) sulla bolletta di tutti i residenti in Basilicata (lettera a Scaroni di De Filippo), di almeno il 10-15 % sul valore della materia prima venduta in Regione. Il Beneficio potrebbe portare ad una riduzione del costo del Gas (abbinata all’iniziativa regionale veramente significativa). 5. La valutazione dell’estendibilità dell’extra-bonus sul gas anche alle imprese lucane nell’ottica di attuare una compensazione energetica ai territori interessati dalle estrazioni, caratterizzati da un ritardo di sviluppo e da consistenti difficoltà di accessibilità (il quadro evolutivo internazionale caratterizzato dalla crisi finanziaria dovrebbe attenuare le problematiche di antitrust esistenti in proposito), l’entità di tale sconto potrebbe configurarsi nell’impegno di Eni a garantire a tutte le imprese lucane un prezzo della materia prima pari a quello di vendita al Psv al netto quindi degli oneri di trasporto, distribuzione, commercializzazione all’ingrosso e vendita, o ancora meglio, pari alla Qe, tariffa cui fin ora ha pagato il gas della Regione, e tale impegno negoziale produrrebbe un risparmio consistente rispetto alle tariffe normalmente praticate alle imprese, tale azione andrebbe inquadrata nella politica commerciale di Eni finalizzata a favorire lo sviluppo delle aree di estrazione, avrebbe buone possibilità di ricevere un ok dall’Antitrust, in quanto andrebbe ad intervenire su extracosti, pagati dalle imprese (soprattutto le medio piccole in ragione della loro localizzazione e della loro inadeguatezza tecnica a concordare il prezzo della materia prima) e si esplicherebbe prevalentemente nella capacità negoziale di Eni stessa con il territorio della Basilicata. Gli effetti pratici sarebbero significativi il valore della Qe del 2007 è stata pari a 21 c€/mc in tale periodo difficilmente imprese lucane hanno ottenuto gas a meno di 33 c€/mc, nel 2008 la Qe è stata di 28 c€/mc e le imprese lucane non hanno ottenuto in questo anno forniture di gas a meno di 38-40 c€/mc. 6. Il cofinanziamento di impianti di produzione di energia da fonti non fossili per complessivi 180 Mw (impianti del valore di circa 180 M€) da realizzare tramite un programma quinquennale, finalizzato a rendere la Pubblica Amministrazione Lucana assolutamente autosufficiente da un punto di vista energetico (100 Mw ) + una produzione aggiuntiva corrispondente ad una potenza di 80 Mw per garantire un consistente e prolungato abbattimento del costo dell’energia ai residenti nelle aree interessate da infrastrutture energetiche (cofinanziamento al Programma Sel art. 9 L. 31/2008); 7. La cessione di tutto il Gas della Val d’Agri per venderne quota al Psv al fine di finanziare impianti da rinnovabile, da realizzare nei prossimi 6 anni. Sono alcune direttrici di lavoro sulle quali ci potremo ripiegare nei prossimi giorni. Un lavoro di merito fatto dal governo regionale e dai capigruppo per arrivare ad una piattaforma condivisa che ci permetterebbe di aprire il negoziato con governo e compagnie in maniera forte e decisiva. Questo orizzonte presuppone responsabilità massime della maggioranza e della minoranza. Da parte sua il governo è pronto a questo confronto. .  
   
   
LOTTA ALLE MAFIE: OLTRE 6 MILIONI DALLA REGIONE LAZIO PER RICONVERTIRE IMMOBILI CONFISCATI  
 
Roma, 25 febbraio 2009 - I Casali della Borgata Finocchio confiscati al boss Enrico Nicoletti trasformati in biblioteca e centro culturale, un immobile di 1. 600 mq (Vi Municipio) che ospiterà un centro per i senza tetto, un edificio (a Gaeta) che diventerà un centro per anziani, una villa a Pantanelle (Ciampino) che sarà trasformata in una casa famiglia per ex prostitute, un casale a Valmontone che diventerà uno sportello comunale per la sicurezza. Sono solo alcuni degli immobili confiscati alla mafia che la Regione ha deciso di riconvertire in strutture dedicate al sociale e alla cultura. Per un totale di 329 immobili presenti in 37 Comuni del Lazio. L’impegno della Regione Lazio per il riutilizzo a fini sociali di questi beni è concreto: 6 milioni di euro nel triennio 2009-2011, a cui si aggiungeranno 300. 000 euro l’anno destinati a iniziative per la legalità, da tenersi proprio in queste strutture. Non solo. Nella giunta regionale, che si terrà venerdì prossimo, sarà approvato un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e l’ufficio del Commissario straordinario di governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Obiettivo: stabilire un costante flusso di informazione sulle confische e un coordinamento istituzionale per semplificare tutto il processo di assegnazione dei beni. Le iniziative sono state presentate a Roma nel corso della ‘Prima Giornata Regionale per la Fruizione dei Beni confiscati’ dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo e dall’assessore regionale alla Sicurezza, Daniele Fichera. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, anche il Presidente dell’associazione Libera, Don Luigi Ciotti, il Commissario straordinario di governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, Antonio Maruccia, il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. “Sulla lotta alla criminalità organizzata – ha detto Marrazzo – c’è bisogno di una forte coesione. Non tutti in questa regione avevano consapevolezza della pervasività della criminalità: con l’Osservatorio regionale sulla sicurezza e legalità abbiamo finalmente collocato il fenomeno nella sua giusta dimensione”. “Nel prossimo anno – ha annunciato Marrazzo – la regione Lazio proseguirà con queste attività e lo faremo in tutti i settori della sicurezza, dalla microcriminalità alla delinquenza da emarginazione sociale. Perché bisogna dire che la criminalità più pericolosa che c’è è proprio quella organizzata”. Il Governatore ha ricordato che il Lazio “è la seconda regione a firmare un protocollo d’intesa con l’Ufficio di governo per i beni confiscati. Ora è venuto il tempo di fare nomi e cognomi delle mafie. E’ evidente che non siamo a Reggio Calabria o in Campania, ma loro, i criminali, ci sono e per questo , più che nel passato , non daremo tregua alla criminalità. E a noi, più delle ronde, interessano le volanti”. Marrazzo ha poi avvertito: “ Sta arrivando una crisi economica senza precedenti e dove c’è una crisi economica, la criminalità arriva come uno sciacallo a disarticolare la società”. L’assessore Fichera ha ricordato che nel Lazio operano “70 cosche e che dei 329 immobili confiscati in regione, 223 sono stati già assegnati”. “I progetti di ristrutturazione di beni presentati sono 13: 8 dai Comuni e 5 dalle associazioni e nel 2008 sono stati investiti 1,3 milioni di euro”. “Il valore di questo intervento – ha detto - va al di là del suo pur importante effetto pratico. E’ il segno simbolico della contrapposizione delle istituzioni e della società civile alla cultura e al modo di essere e agire della criminalità organizzata”. “Il cittadini – ha spiegato il Prefetto Pecoraro – avvertono e denunciano di più la microcriminalità, mentre la criminalità organizzata si muove in modo sotterraneo ed è più difficile da cogliere”. “Per combattere la mafia –ha commentato- non basta solo arrestare Brusca o Nicoletti, ma bisogna colpire il patrimonio delle mafie per non dare ulteriore linfa a chi vive coi guadagni illeciti”. Sulla necessità di semplificare le procedure di assegnazione, ha insistito anche Don Luigi Ciotti di ‘Libera’. “Molti beni confiscati – ha detto – sono sotto blocco per via di ipoteche bancarie. Bisognerebbe – ha auspicato – che le banche dessero un segno forte di legalità, risolvendo queste situazioni”. ”Questi beni – ha aggiunto Don Ciotti – sono davvero ‘cosa nostra’ e vengono da signori che li hanno ottenuti con il sangue e la violenza. Oggi restituirli ai cittadini, non solo con la formalità, ma con l’utilizzazione effettiva, è una delle cose più belle che possa accadere”. .  
   
   
AVVIATO LAVORO PER LA DEMOLIZIONE DI NOVE ECOMOSTRI IN CALABRIA  
 
Reggio Calabria, 25 febbraio 2009 - La Regione Calabria va avanti nell’attuazione dei programmi per l’identificazione e l’abbattimento degli ecomostri e per l’istituzione dell’Osservatorio del paesaggio (progetto pilota nazionale in collaborazione con l’Emilia-romagna). L’impegno del presidente della Regione Calabria Agazio Loiero è stato preso durante l’incontro a Roma con i vertici nazionali delle Associazioni ambientaliste. “Fin dall’inizio di questa legislatura - ha dichiarato Agazio Loiero, presidente della Regione Calabria - abbiamo preso di punta il problema della tutela del territorio calabrese, allo stesso tempo bellissimo e fragilissimo come dimostrano gli ultimi eventi calamitosi. Per questo lavoriamo concretamente per superare tutte le difficoltà e completeremo il percorso avviato di abbattimento della prima lista di ecomostri”. L’azione è partita dai risultati del “Gruppo Tecnico di Lavoro” (a Roma lo ha rappresentato Renato Nicolini) del programma “Paesaggi & Identità” della Regione Calabria che prima ha individuato cinque categorie di criteri per valutare i casi rispondenti ad una possibile definizione di ecomostri e poi censito circa 800 edifici e strutture potenzialmente da abbattere. I criteri generali di identificazione corrispondono alle incompatibilità dei fabbricati con i contesti territoriali, insediativi, normativi ed unità del paesaggio e con l’incompletezza dell’opera. I primi nove ecomostri, identificati dal “Gruppo Tecnico di Lavoro”, i cui procedimenti burocratici e giuridici erano conclusi con le decisioni di illegittimità all’edificazione, ha riguardato l’accordo di programma Governo-regione per l’abbattimento e la nuova sistemazione dell’area ad uso pubblico. La situazione attuale, dopo due anni dall’avvio dell’accordo, è la seguente: Ecomostro di Pizzo: barriera artificiale in località la “Seggiola”. Approvato progetto abbattimento che amplia l’intervento alla rinaturalizzazione del sito. Ecomostro di Tropea: demolite due villette abusive all’interno del Villaggio “Le Roccette”. Approvato progetto di riqualificazione dell’area. Ecomostro di Scilla: completata la demolizione e la risistemazione dell’area in cui esistevano i resti, in cemento armato, di una costruzione insistente sul molo del porto denominata “Lo scoglio di Ulisse”. Ecomostro di Cessaniti: realizzata quasi completamente la rinaturalizzazione dell’ex cava soggetta a vincolo ad opera della Sovrintendenza dei Beni Archeologici con presenza di resti di un’antica villa romana. Ecomostro di Rossano: realizzata al 70% la demolizione delle costruzioni abusive su demanio in località “La Zolfara”, attribuibili anche alla ‘ndrangheta, con approvazione del progetto riqualificazione dell’area e restituzione della spiaggia demaniale ai cittadini. Ecomostro di Copanello di Stalettì: realizzata al 90% la demolizione del fabbricato, con rifinanziamento per problemi stabilità terreno, con necessario prolungamento dei lavori di abbattimento e risistemazione dell’area, caratteristiche del luogo: sito archeologico e di interesse comunitario in pendio sul mare. Ecomostro di Stignano Mare: progetto approvato su cui è stato presentato ricorso da parte della proprietà contro l’avvio demolizione fabbricato abusivo in zona non demaniale ma a tutela demaniale. Ecomostro di Stilo: ultimate procedure per avvio demolizione delle due villette costruite sulla spiaggia di Stilo. Ecomostro di Bova: approvato progetto demolizione con aggiunta di una barriera sottomarina per il contenimento del versante, in merito al tronco di molo ed elementi prefabbricati in calcestruzzo insistenti in località Capo San Giovanni. .  
   
   
BASILICATA: VERTENZE LOGITEC EUROGLOBAL, CGIL: IMPEGNI ANCORA DISATTESI  
 
Potenza, 25 febbraio 2009 - “Precipita la situazione dei dipendenti delle aziende Logitec / Euroglobal, che gestiscono il deposito Alvi di Ferrandina – zona industriale”. Lo rende noto, in un comunicato stampa, Marcella Conese, della Filcams Cgil. “I lavoratori – si legge nella nota - tornano a presidiare i cancelli del capannone, considerato che fino ad ora non hanno percepito lo stipendio di gennaio, nonostante gli impegni assunti nel corso dell’incontro tenutosi presso la Prefettura di Matera il 17 febbraio. Infatti, nel suddetto incontro, le aziende si erano impegnate a corrispondere le spettanze entro il 20 di febbraio, ma fino ad oggi i lavoratori non hanno percepito alcunchè. Ad aggravare ulteriormente la situazione, ieri sono pervenute le lettere di preavviso di licenziamento, con la comunicazione che il rapporto di lavoro cesserà il 31/03/2009. Inoltre, le aziende stanno rifiutando la prestazione dei lavoratori, lasciandoli in uno stato di assoluta incertezza. Per questi motivi, i lavoratori in sciopero – conclude Conese - continueranno a presidiare l’ingresso dell’azienda fino a che la stessa non avrà provveduto a liquidare le spettanze maturate”. .  
   
   
FIRENZE: LA CRISI ALLA BAIN DESIGN DI MONTESPERTOLI  
 
Firenze, 25 febbraio 2009 - E’ necessario che siano definite modalità univoche e certe per individuare le tipologie di “attività di L’azienda Bain Design di Montespertoli, che personalizzava mobili, è in liquidazione dal 24 dicembre ed ha avviato la procedura di mobilità per 22 addetti. L’assessore al lavoro Stefania Saccardi ha risposto, in Consiglio provinciale, a due domande d’attualità di Londi e Malquori (Pd) e del Prc. “L’azienda lavorava soprattutto per il mercato statunitense – ha spiegato l’assessore Saccardi – e la crisi sembra essere stata provocata anche dalla mancata diversificazione su altri mercati. La fase sindacale è appena iniziata anche se va ricordato che i lavoratori avranno diritto alla sola disoccupazione essendo del settore commercio e sotto i 50 dipendenti. Anche per questo caso valuteremo, alla luce dell’accordo, l’applicazione o meno della cassa in deroga anche per questi settori”. Anche Londi ha ricordato che: “L’azienda vendeva esclusivamente negli Stati Uniti e, a causa della crisi americana e della crisi del dollaro, ha registrato una flessione del fatturato del 53%. La Filcam ritiene che ci possano essere margini di trattativa per seguire strade alternative a quella dichiarate dall’azienda. L’invito che facciamo alla Provincia è quello di mettersi in moto per cercare delle soluzioni che possano dare delle prospettive a questa azienda e a questi lavoratori interessati dalla mobilità”. Per Calò: “La chiusura di quest’azienda, in un piccolo centro, equivale ad un terremoto. C’è una crisi che continua a mordere e a devastare tutto il modello di sviluppo dell’empolese-valdelsa. Dobbiamo cercare di fare tutti gli sforzi possibili per poter rilanciare perlomeno un pezzo di questo settore”. .  
   
   
CEMENTIFICIO SACCI, VERTICE STRAORDINARIO IN REGIONE TOSCANA DALLA RIPRESA DEL CICLO PRODUTTIVO DIPENDONO 300 POSTI DI LAVORO  
 
Firenze, 25 febbraio 2009 - Vertice straordinario ieri in Regione per fare il punto sulla situazione del cementificio Sacci di Greve in Chianti, sequestrato dalla magistratura dopo ripetuti sforamenti dei limiti di rumore previsti dai piani acustici dei Comuni di Greve e San Casciano. All´incontro hanno partecipato gli assessori regionali all´ambiente e al lavoro Anna Rita Bramerini e Gianfranco Simoncini, insieme alla direttrice dell´Arpat Sonia Cantoni, a rappresentanti della Provincia di Firenze e del Comune di Greve in Chianti e delegati sindacali della Rsu aziendale. Durante la riunione è stata più volte ribadita dagli assessori regionali e dagli enti locali l´importanza della permanenza dell´attività nella zona. Tra dipendenti e indotto, infatti, ruotano attorno al cementificio Sacci oltre 300 posti di lavoro. Si è sottolineata la necessità che l´azienda si metta velocemente in regola, portando a termine tu tti gli adempimenti per ridurre i rumori e rispettare i limiti imposti dai piani di classificazione acustica di Comuni di Greve e San Casciano. I partecipanti all´incontro auspicano comunque che si verifichino al più presto le condizioni necessarie per permettere alla magistratura di disporre il dissequestro e consentire la ripresa del ciclo produttivo. Arpat ha assicurato la propria disponibilità a lavorare a fianco degli enti locali per fornire all´azienda consulenze e strumenti utili a superare le criticità presenti nel piano di risanamento acustico già a suo tempo presentato dal cementificio, ma giudicato dall´Agenzia inadeguato. La Regione, intanto, si è riservata di verificare con i sindacati quali strumenti potranno essere utilizzati per tutelare i lavoratori del Sacci, che da domani si troveranno a 0 ore. Nel caso in cui il sequestro dovesse protrarsi non è esclusa la possibilità per l´azienda di chiedere lo s tato di cassa integrazione straordinaria. La Regione Toscana si è inoltre dichiarata disponibile ad incontrare l´azienda alla luce degli sviluppi attesi nei prossimi giorni. .  
   
   
EMPOLESE-VALDELSA: LA CRISI NEL SETTORE VETRARIO  
 
Firenze, 25 febbraio 2009 - Il Consiglio provinciale è tornato ad affrontare la crisi nel settore vetrario nell’empolese valdelsa con due domande d’attualità di Londi e Malquori (Pd) e del gruppo Prc alle quali ha risposto l’assessore al lavoro Stefania Saccardi. “Già ci siamo occupati della crisi nel settore del vetro artistico che vede proprio nell’empolese una delle sue capitali, basti ricordare il recente fallimento della cristalleria Arno di Ponzano con 22 dipendenti licenziati e la Vetreria Azzurra con cassa integrazione straordinaria, già approvata, per un anno. Per altro la crisi coinvolge lavoratori con alta età e con professionalità. C’è un lavoro costante per valutare le diverse modalità di impiego del fondo sociale europeo, a sostegno dei lavoratori – ha spiegato l’assessore Saccardi – e la scorsa settimana la Regione Toscana ha sottoscritto l’accordo con il Governo, in relazione all’applicazione della cassa in deroga, e stiamo lavorando insieme alla Regione su iniziative a sostegno del reddito dei lavoratori in crisi”. Malquori ha ricordato come: “Empoli è una zona nota per il vetro ma la congiuntura sta mettendo in crisi il settore e le esportazioni verso gli Stati Uniti d’America si sono quasi arrestate. I costi sempre più alti aggiungono ulteriori problemi a tutto il settore. Auspichiamo possa proseguire questo interessamento da parte della Provincia ed invitiamo a verificare, da vicino, caso per caso, la situazione delle aziende che lavorano nel settore vetrario”. Per Calò: “C’è una crisi che è dovuta alla concorrenza, una crisi che è dovuta alla competitività, una crisi che è dovuta al mercato e ci troviamo ad avere segnali che dovrebbero porre degli interrogativi alle istituzioni. Al di là delle piccole e medie imprese, che storicamente sono collocate nei territori, che chiudono chi continua a pagare duramente i costi di questa crisi sono i lavoratori e le lavoratrici e le loro famiglie. Le istituzioni debbono comunque dire la loro e restare al fianco dei lavoratori colpiti da questa crisi”. .