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MARTEDì

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Notiziario Marketpress di Martedì 09 Marzo 2004
Pagina7-PolEst
INDIA E PAKISTAN IL COMMERCIO PROPONE UN SICURO CAMMINO VERSO LA PACE. DI STANLEY A. WEISS  
 
International Herald Tribune 21-22/2004
Gli incontri storici tra funzionari indiani e pakistani, i primi da quando nel 2002 i due rivali in possesso del nucleare, furono sul punto di dichiararsi guerra, danno il via a nuove possibilità basate sulla fiducia reciproca - fare soldi e non la guerra. Bisogna ammettere che da entrambe le parti il nuovo "dialogo composito"non verterà solo sulla contesa provincia del Kashmir, ma su tutti gli altri problemi bilaterali, compreso quello dello sviluppo "economico". Il commercio tra rivali non garantisce la pace, ma un'economia funzionante puo' supportare una buona politica. Come ovunque del resto, l'interdipendenza economica del subcontinente puo' promuovere la fiducia e ridurre le tensioni. L'unione Europea conferma il legame tra prosperità e sicurezza. Cosi', la decisione del mese scorso della South Asian Association per la cooperazione regionale,composta di sette stati, di creare un'area di libero scambio entro il 2006, ha indotto il Primo ministro indiano Atal Bihari Vajpayee a profetizzare un mercato comune stile unione europea, ed una moneta comune per l'intera regione. Gli imprenditori, che sono più pragmatici, aiutano del resto i governi a ricordare che sempre il conflitto tiene lontano il business. Il commercio nato tra India e Cina, è visto come un aiuto alla risoluzione di decennali reciproche dispute di confine. Come del resto, é improbabile che la Cina invada Taiwan, a parte le manifestazioni colme di retorica di Pechino, visto che Taiwan é uno dei suoi maggiori investitori e partners commerciali .Tuttavia il subcontinente non ha un tale impatto commerciale sulla "escalation militare". Lo scambio commerciale bilaterale tra India e Pakistan é minimo, 200 milioni di $ in tutto, meno dell'1% del loro commercio globale. Questa virtuale "area non commerciale" é innaturale. A fine anni'40, quasi il 60% delle esportazioni pachistane erano verso l'India, e 1/3 delle importazioni del Pakistan proveniva dall'India. La ripartizione separo' le aziende e le filande indiane dagli approvvigionamenti di materiale grezzo in Pakistan. Il Panjab, il paniere del sud est asiatico fu diviso e distrutto. Oggi, sembra finalmente che Delhi e Islamabad riconoscano che fare marcia indietro rispetto alla partizione, sotto il profilo dell'economia, sia di reciproco interesse. L'indiano Krishna Rasgotra, ex Segretario degli esteri, ha dichiarato che "più importanti legami economici, saranno, a tempo debito, di aiuto nell'affrontare argomenti politici più complessi e temi legati alla sicurezza". La pensa cosi' anche Rajesh Shah, un manager di punta: "E' interesse dell'India - ha detto - incoraggiare la democratizzazione in Pakistan e creare una forte base di scambio e legami economici. Il Primo Ministro pachistano Zafarullah Khan Jamali, ha dichiarato lo scorso autunno alla Camera di Commercio americana: "contatti interpersonali e interessi commerciali reciproci, creano una relazione più stabile tra nazioni, di quanto non sia possibile tra governi". Gli incontri di Islamabad hanno posto le basi per una vera diplomazia commerciale. L'india dovrebbe oggi mettersi alla guida, in quanto economia più forte dell' Asia del sud,e procedere alla riduzione delle tariffe, ancora tra le più alte al mondo, in particolare quelle sui beni provenienti dai paesi in via di sviluppo, come il Pakistan. Il Pakistan, invece,dovrebbe accordare all'India lo stato di nazione più favorita, cosa che l'India ha già fatto nei confronti del Pakistan, su richiesta del Wto e come previsto dall 'accordo regionale sul libero scambio firmato il mese scorso. Cio' significherebbe l 'apertura del mercato pachistano aldilà dell'elenco dei 610 prodotti indiani attualmente approvati. Gli analisti prevedono che il commercio annuale tra India e Pachistan potrebbe arrivare a 6 bilioni di euro entro l'anno. Con un patto di libero scambio il settore tessile pachistano, la spina dorsale della sua economia, potrebbe raggiungere i 300 milioni di indiani della classe media. L'india dovrebbe rinunciare alle sue riserve sul cosiddetto "oleodotto della pace " dal Pachistan al Iran. L'india, uno dei maggiori importatori di gas ha bisogno dell'Iran che possiede la seconda riserva mondiale di gas naturale. I timori di New Delhi di dipendere da un oleodottotrans pachistano sono comprensibili. Ma i 700 milioni di dollari di pedaggio l'anno darebbero a Islamabad una forte spinta per la stabilità e prosperità nazionale. E infine l'India e il Pachistan dovrebbero ricostruire le basi delle reciproche infrastrutture commerciali. Il ripristino dello scorso mese dei collegamenti tra i servizi di bus, arerei e ferroviari, hanno segnato l'inizio. L'eliminazione di pesanti restrizioni ai permessi consentirebbe di viaggiare e commerciare più liberamente alle persone di affari. Gli Stati Uniti, in quanto maggior partner commerciale sia dell'India che del Pachistan , potrebbero aiutare incoraggiando gli scambi tra economisti e capi d'industria. Per decenni i diritti acquisiti, inclusi quelli dei ricchi generali che controllano molta dell'economia pachistana, hanno tenuto in ostaggio il commercio con la scusa che prima viene il Kashmir. Ma, come ha osservato recentemente un commentatore pachistano, "il Kashmir non é il cuore del problema, ma un problema dei comandanti dell'arma". Invece di soladati indiani e pachistani che si inviano colpi di arma da fuoco sul campo di battaglia, imprenditori indiani e pachistani potrebbero scambiarsi carte da visita nei consigli di amministrazione.