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Notiziario Marketpress di Mercoledì 16 Febbraio 2005
Web alimentazione e benessere
MANGIARE IN CASCINA DI LOREDANA LIMONE VIAGGIO NELLA GASTRONOMIA E NELLE TRADIZIONI DELLA CIVILTÀ CONTADINA. CON LE RICETTE TIPICHE DELLE CASCINE PADANE. PRESENTAZIONE DI DAVIDE PAOLINI- ATESA EDITRICE, BOLOGNA  
 
Nella civiltà contadina, la cascina ha rappresentato un microcosmo pregno di umanità e schiettezza dove si viveva una vita intensa e semplice spesa tra la dura fatica accettata con religiosa sopportazione e la sincera condivisione del poco che si possedeva. Elemento architettonico proprio soprattutto del paesaggio agrario padano, la cascina è stata non solo un luogo di lavoro e produzione, ma anche di abitazione e vita di diverse generazioni di contadini: dunque un luogo di socialità, espressione e cultura rurale. Una radice povera ma innegabilmente ricca di significati, contenuti e sapori. Lì nascevano, vivevano e morivano intere generazioni di contadini, detti paišan, indissolubilmente legati ad una terra che non volevano e non potevano lasciare, terra impietosa – come impietoso era spesse volte il padrone – terra che li sfiancava e spaccava loro la schiena nutrendoli appena del necessario. Terra a cui mai osavano ribellarsi accettando sofferenza e destino quasi sempre come inevitabili. Questo libro riscopre, valorizza e ci fa riassaporare scene che hanno il respiro e l’incanto di un poema bucolico ricco di gusti poveri e di aromi semplici quali la minestra calda nel paiolo, le fondine del latte riempite con fette di polenta fumante, dolciumi e castagne in bella mostra su una bancarella nella piazza del paese; scene riprese da “L’albero degli zoccoli”, lo straordinario film di Ermanno Olmi, e dalle più belle pagine dei cantori della civiltà contadina padana – quelle di Alessandro Manzoni e Gianni Brera, Pia Fontana, Luisito Bianchi e Mario Lodi, dell’esordiente Giancarlo Broglia ad arrivare addirittura a Gianni Verga, siciliano, che soggiornò in Lombardia e, dapprima scettico, finì per definire “le passeggiate e i dintorni di Milano un po’ lontani, ma fra i più belli al mondo”. In queste scene da non dimenticare ogni contadino si riconosce agevolmente, e così suo figlio, ed i figli dei suoi figli… quale che sia il loro paese. Scene da non dimenticare, sì. Perché la fatica di chi è stato attore sul palcoscenico creato dalla natura – la campagna – s’intrida dell’inchiostro di chi ne ha descritto i giorni ed i ricordi s’impastino con i sapori che furono. Sapori e saperi ormai dimenticati - come scrive Davide Paolini nella presentazione - che ritroviamo nelle ricette di queste pagine: ricette umili che fanno riaffiorare in ognuno di noi sensazioni diverse ma riconducibili a quella vita legata alla terra e alle sue stagioni. A parte un’ampia ricerca bibliografica, “Mangiare in Cascina” è principalmente frutto della testimonianza di vera gente di cascina, e le numerose ricette a corredo sono quelle originali della tradizione. Il libro è diviso nei seguenti capitoli: I sapori della corte , La giornata, ‘l purcell: una ricchezza, I giorni di festa, Verso una nuova cascina. Ogni capitolo ha le sue ricette specifiche: ricette che bisognava ingegnarsi ad inventare con le scarse risorse a disposizione: la qual cosa richiedeva un talento particolare, una vera e propria arte quotidiana nell’attesa del giorno di paga o di festa quando ci si permetteva un po’ di carne ed un fiasco di vino, un’arte fatta di fiabe narrate davanti al camino che parlavano di tovaglie fantastiche che si apparecchiavano da sole, di tavole miracolosamente imbandite di ogni ben di Dio, di luculliani pranzi composti da tre, quattro, cinque paioli di risotto fumante e di intere botti di vino. Come questa, qui riassunta. La tovaglia meravigliosa. C’era una volta un buffone che andava alla corte del re, lo faceva divertire ed in cambio mangiava e beveva. A casa aveva sette o otto figli che morivano di fame. La moglie gli diceva: “Ti dicono il buffone e sei proprio un buffone! Lasci morire la tua famiglia di fame per andare a far divertire il re.” “Ascolta,” ribatté un giorno il buffone “domani il re e tutta la sua corte andranno a caccia nella selva ed io condurrò i muli col cibo. Avanzerà tanta roba e ne porterò anche a te. Vedrai che domani non parlerai più così.” Il giorno dopo il re ed il suo seguito partirono per la selva. Mentre il buffone apparecchiava, il sovrano vide un gallo e gli sparò ad un’ala, ma l’animale scappò. Allora il re comandò al buffone di rincorrerlo. Questi obbedì e lo seguì nel palazzo di un mago che, commosso dalla sua storia, gli regalò una tovaglia magica: a distenderla esclamando “Pronto il pranzo!” faceva comparire ogni ben di Dio. Il buffone lo ringraziò, prese il dono e si avviò verso casa. Purtroppo lungo il cammino si fece imbrogliare per ben tre volte e scambiò la tovaglia con altri oggetti, ma poi per fortuna riuscì sempre a recuperarla. Finalmente arrivò a casa e disse : “Moglie, prepara il tavolo con le sedie intorno e voi sedetevi tutti che al cibo ci penso io”. La moglie non ci credeva, ma quando il buffone esclamò “Pronto il pranzo!” apparve ogni ben di Dio e tutti mangiarono e bevvero. Quando il re venne a sapere della tovaglia, se la fece prestare perché doveva invitare il principe di Spagna ad un banchetto. Però poi la regina non voleva più restituirla; così ne comprò un’altra uguale che diede al buffone tenendo per sé quella magica. Ma alla fine la giustizia trionfò e la tovaglia meravigliosa ritornò al suo padrone. Questi provò a distenderla e comparve ancora il pranzo come accadeva prima. E poi han fatto pastino e pastone e non ce ne han dato neanche un boccone. Loredana Limone ha pubblicato la raccolta di fiabe Il Trenino Arlecchino e altre storie (Edizioni Associate, 2002) e La cucina del Paese di Cuccagna - Passeggiate gastronomiche con Matilde Serao (Il leone verde Edizioni, 2003).