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Notiziario Marketpress di Lunedì 28 Febbraio 2005
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CRESCITA RECORD PER THE NORTH FACE IN EUROPA NEL 2004 CONTINUANO I RISULTATI POSITIVI DELL'AZIENDA LEADER NEL SETTORE DELL' ABBIGLIAMENTO, CALZATURE, ATTREZZATURE E ACCESSORI  
 
The North Face, in continua crescita nel mercato europeo, ha chiuso l'anno fiscale 2004 con un fatturato pari a 140,5 milioni di dollari e un aumento del 43% rispetto al 2003. In Euro, l'incremento è stato del 29%. Le vendite dell'ultimo trimestre 2004 sono aumentate del 48% rispetto allo stesso periodo del 2003, raggiungendo quota 36 milioni di dollari. L' incremento delle vendite ha interessato tutte le categorie di prodotto. La crescita è stata forte in tutti i mercati europei, dimostrandosi particolarmente marcata nel Regno Unito dove l'incremento nel 2004 è stato pari al 55%. Il marchio The North Face ha registrato un aumento delle vendite del 35% in Italia, del 32% nel Benelux, del 27% in Francia e del 18% in Spagna; seguono Germania, Austria e Svizzera con un incremento del 16%. Karl Heinz Salzburger, Presidente della International Outdoor Coalition di Vf Corporation - di cui fanno parte i marchi The North Face, Eastpak, Jansport, Vans, Napapijri e Kipling - dichiara: "Questo trend positivo continua anche grazie al costante impegno del marchio nella ricerca tecnologica e nello sviluppo di prodotti innovativi, che ha permesso a The North Face di diventare leader riconosciuto nel settore dell'outdoor, grazie alle caratteristiche di autenticità, affidabilità e contenuti tecnici che da sempre lo contraddistinguono." "È ormai da parecchie stagioni che registriamo uno slancio positivo in tutta Europa ed è con grande piacere che notiamo come la tendenza si sia mantenuta" afffermaTopher Gaylord, Managing Director di The North Face Emea (Europe, the Middle East, and Africa). "Il nostro portafoglio ordini per Primavera 2005 infatti è in aumento del 22%." Questa performance positiva viene attribuita anche alle diverse iniziative commerciali e di marketing avviate nel corso del 2004.Un esempio di iniziativa commerciale vincente è il programma Retail Partnership di The North Face che nel 2004 ha visto l'inaugurazione di tre nuovi punti vendita monomarca, rispettivamente ad Amsterdam (Olanda), San Pietroburgo (Russia) e Helsinki (Finlandia). I negozi sono pensati per rappresentare al meglio il marchio sottolineando la sua tradizione di avventura e di esplorazione del mondo outdoor per risvegliare nei consumatori quella voce che dice: Never Stop Exploringt. I negozi sono studiati per offrire ai consumatori una visione tridimensionale della mission di The North Face attraverso un mix di design innovativo e soluzioni tecniche. Manufatti etnici multiculturali aggiungono un tocco di calore in più.  
   
   
MIGLIORATO L'ACCESSO ALLE CURE SANITARIE PER GLI EUROPEI 'MOBILI'  
 
Bruxelles, 28 febbraio 2005 - L'introduzione a giugno del 2004 della Ehic (European Health Insurance Card) ha enormemente agevolato l'accesso all'assistenza medica dei milioni di europei che viaggiano in altri paesi dell'Ue, in vacanza o per lavoro. Ma considerate le differenze di diritto alle cure sanitarie sancite dalle regolamentazioni dei diversi paesi, sussistono ancora molte incomprensioni e molta burocrazia. Il progetto Netc@rds, finanziato nell'ambito del Quinto programma quadro (5Pq), intende agevolare ancora di più la mobilità dei cittadini europei integrando le reti informatiche nazionali esistenti e i sistemi d'organizzazione che disciplinano l'accesso alle cure sanitarie. 'Gli Stati membri stanno adottando sempre più numerosi le tessere sanitarie elettroniche, e così facendo snelliscono la loro amministrazione della sanità', spiega Marjan Susselj dell'Health Institute della Slovenia, uno dei 20 partner del progetto. 'Netc@rds sta lavorando per creare l'interoperabilità tecnica tra le smart card nazionali esistenti, i relativi lettori e i sistemi d'elaborazione dei dati. Inoltre intende stabilire l'interoperabilità legale e amministrativa delle procedure che stanno dietro alle card', ha aggiunto. Come Susselj ha chiarito nel corso di una presentazione a Bruxelles il 21 febbraio, anche i paesi che non sono ancora passati alle smart card potranno beneficiare del progetto. Per esempio potranno avvalersi dell'acquisizione automatica dei dati per i dettagli relativi alla copertura medica ed al diritto ad essa dei visitatori bisognosi di cure mediche. La sicurezza risulterà migliorata grazie alla creazione di un rete di server, e sarà possibile controllare online la validità di una card presentata in un ospedale o ad un medico. Il primo progetto pilota si è svolto durante i Giochi olimpici in Grecia nel 2004. Al programma hanno partecipato 14 ospedali. La fase pilota è stata un successo, ed è stata estesa ai Giochi paralimpici, ha detto Susselj. Gli utenti hanno trovato il processo semplificato e accelerato. Non vi sono stati problemi di formazione in quanto il sistema è risultato semplice e usabile. 'Del nuovo sistema hanno beneficiato tutti, i dispensatori di cure sanitarie, le mutue e i pazienti', ha dichiarato Susselj. 'Esso significa meno amministrazione, affidabilità migliorata e sicurezza dei dati per alcuni, e procedure notevolmente più semplici e veloci per altri'. Entro marzo 2006 il progetto dovrebbe essere completamente validato per l'immissione sul mercato, e presentare tutti i requisiti tecnici previ per il suo dispiegamento iniziale. È stato proposto di sostituire progressivamente, a partire dal 2007-2008, l'attuale Ehic a lettura umana con una tessera elettronica. 'La Coppa del mondo di calcio in Germania del 2006 è la nostra meta per la completa implementazione', ha detto l'eurocommissario per la Società dell'informazione e i media Viviane Reding. 'Con tutte le differenti nazionalità riunite in un unico luogo, dovremo essere in grado di agevolare le cure mediche, se necessarie'. 'Dobbiamo ricordare tuttavia che non stiamo parlando di un sistema basato su una tessera unica per persona', ha aggiunto la Reding. 'Attualmente vi sono nell'Ue molti e diversi sistemi, con molte e diverse tessere. Se parliamo di interoperabilità di diversi sistemi e non di un unico sistema, è perché la diversità culturale nell'Ue per le cure sanitarie è veramente forte'. In effetti il progetto ha scoperto che i diversi sistemi informatici richiedevano un'armonizzazione relativamente inferiore per diventare tecnicamente interoperabili, grazie allo sviluppo di una notevole standardizzazione in Europa nel corso dell'ultimo decennio. Invece saranno necessari sforzi superiori per allineare gli aspetti amministrativi, organizzativi e giuridici dei diversi sistemi sanitari nazionali. Per maggiori informazioni sul progetto Netc@rds: http://www.Netcards-project.com/index.php  
   
   
OSPEDALI ITALIANI SPENDONO TROPPO POCO IN ICT RISPETTO AD ALTRI PAESI UE L’INTEGRAZIONE DEI SISTEMI INFORMATIVI STA TUTTAVIA PRENDENDO PIEDE PER ASSICURARE LA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA  
 
 Roma, 28 febbraio 2005 - Il settore sanitario italiano, e quello ospedaliero in particolare, investono troppo poco nei sistemi informativi, se paragonati a molti altri paesi Ue, sebbene l’Ict stia assumendo una crescente importanza per il raggiungimento di una gestione efficace dei percorsi di assistenza. È questo il principale dato emerso dal convegno “Il sistema informativo sanitario integrato: requisiti, strategie, esperienze”, tenutosi ieri presso il Centro Congressi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e organizzato da T-systems Italia e Consorzio Edith che ha visto protagonisti alcuni dei maggiori esperti nazionali di sanità e di sistemi informativi sanitari. Al centro dell’incontro il modello fornito dal Policlinico Gemelli e l’efficienza derivata da un corretto e illuminato approccio verso un sistema informativo sanitario integrato. Il convegno è stata anche l’occasione per riflettere sulle reali esigenze del settore sanitario nazionale e sulle migliori soluzioni possibili, attuabili per conciliare efficienza e ottimizzazione delle risorse. Le aziende sanitarie, infatti, non solo sono spinte verso un crescente impegno per il miglioramento dei servizi assistenziali erogati ai cittadini ma, nello stesso tempo, sono chiamate a qualificare la spesa sanitaria, se non addirittura a contenerla, per i limiti imposti dalle politiche di bilancio. Tutto ciò presuppone, in primo luogo, l’adeguamento degli strumenti organizzativi, operativi e informativi. Nonostante la centralità che l’informazione assume nell’efficace gestione dei percorsi di assistenza, nel settore sanitario - e nel nostro paese in particolare - i sistemi informativi rappresentano una componente assai esigua degli investimenti in tecnologia, pur rappresentando una leva strategica a supporto decisionale del management. I dati presentati durante l’incontro, relativi a un’indagine Mckinsey (2003), hanno evidenziato che la spesa per Ict in Italia nel settore ospedaliero è tra le più basse in Europa. Nel nostro Paese solo il 2% del totale della spesa ospedaliera viene destinato all’Ict, contro una media del 4-5%, con punte dell’8%, di altri paesi Ue come Germania, Francia, Finlandia, Olanda, Regno Unito, Danimarca, Svezia o Finlandia. Tale quadro certamente spiega il ritardo del nostro servizio sanitario nella realizzazione di performanti e diffusi sistemi informatici in sanità. “Da un’indagine condotta con Atkearney - ha commentato il Professor Americo Cicchetti, responsabile del Laboratorio di Economia Sanitaria presso l’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica di Roma - con la finalità di analizzare quali fattori rendessero facile il cambiamento per le aziende sanitarie, è emerso che tre sono gli elementi da cui dipende l’agilità al cambiamento: reattività, tempestività e flessibilità. I risultati, purtroppo, mostrano un panorama che non è certamente confortante: solo il 6% delle aziende, infatti, secondo quest’indagine, ha le doti dell’organizzazione agile. Nella nostra ricerca, in tema di Ict - ha sottolineato il Prof. Cicchetti - abbiamo registrato come, al di là delle buone intenzioni, gli investimanti nei sistemi informativi non solo siano bassi, ma manchi la consapevolezza del management che i servizi informatici costituiscono una leva strategica aziendale nella sanità, indispensabile per produrre il cambiamento”. Il quadro però sta per cambiare “anche per l’impulso che può venire da una nuova classe di manager, che anche la nostra Università sta formando, dotati di cultura organizzativa e gestionale”. “Quanto al ruolo dei sistemi informatici in sanità occorre capirsi bene – ha concluso Cicchetti – non sono solo uno supporto all’erogazione dei servizi per la salute, ma oggi devono costituire la base di supporto per i processi decisionali e per migliorare il rapporto con i pazienti che, anche attraverso un oculato impiego dell’Ict, possono conquistare la centralità nel sistema salute”. Nonostante il quadro poco incoraggiante, durante il convegno è stato più volte sottolineato come le aziende sanitarie oggi sembrino aver compreso appieno l’importanza di dotarsi di strumenti che migliorino e velocizzino i flussi di informazioni e rendano la struttura sanitaria più “snella” nella gestione interna e nella risposta all’utente. A tale consapevolezza si accompagna un mutamento di prospettiva: il sistema informativo non è più visto come un semplice strumento a supporto della gestione della produzione e delle transazioni aziendali, ma è diventato un’arma strategica per lo sviluppo organizzativo. “L’approccio Erp (Enterprise Resource Planning) rappresenta una strategia vincente, in tal senso, purché il sistema tenga conto delle specificità delle strutture sanitarie e non costituisca una semplice “clonazione” di modelli e procedure realizzati per contesti organizzativi diversi”, ha affermato l’ing. Fabrizio Massimo Ferrara, Amministratore Delegato di Gesi e Direttore Generale del Consorzio Edith. “L’utilizzo di un’architettura aperta, l’integrazione di tutto il patrimonio informativo aziendale in una struttura unitaria e accessibile e l’utilizzo corretto e sinergico dei diversi standard esistenti nel settore sanitario costituiscono elementi strategici fondamentali per il conseguimento di questi obiettivi”. Gli fa eco l’ing. Fabio Blasi, Business Consultant Public & Healthcare Division in T-systems Italia “Scegliere l’outsourcing dei servizi informatici significa, per il management delle strutture ospedaliere, focalizzarsi sulle proprie competenze primarie”, ha affermato. “L’outsourcing nella sanità va visto, quindi, come un mezzo per risolvere i problemi, attraverso un processo in divenire che parta dalla standardizzazione, dall’aumento dell’efficienza e dal contenimento dei costi, per puntare progressivamente all’aumento della qualità dei servizi, alla maggior efficienza dei processi, alla ‘business flexibility’”. “Tale approccio è condiviso dal Policlinico “Agostino Gemelli” che, sin dalla propria fondazione, ha puntato sull’informatica come strumento privilegiato per la gestione e l’ottimizzazione delle proprie infrastrutture alla luce dei risultati conseguiti in termini di efficienza, flessibiltà e organizzazione”, ha commentato il Dottor Giuseppe Mobilia, Direttore della Sede di Campobasso dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Presidente del Consorzio Edith. Una struttura complessa e articolata quale il Policlinico Gemelli (che comprende 20 edifici, occupa circa 5000 dipendenti, conta circa 25.000 presenze giornaliere, vanta 1.900.000 anagrafiche sanitarie, circa 70 mila degenze ordinarie, oltre 70 mila accessi da Pronto soccorso, e 1.000.000 pazienti ambulatoriali l’anno) richiede una gestione puntuale di informazioni e dati che riguardano l’area sanitaria, quella didattica e quella amministrativa con soluzioni legacy, client server, wireless, web-based intranet/internet. Tutte le varie componenti debbono essere posizionate in modo opportuno, onde integrarsi e interagire per evitare ridondanze, duplicazioni e malfunzionamenti, ed ottenere, invece, l’integrità, la riservatezza e la disponibilità dei dati. “Per noi è fondamentale che tutto sia legato al paziente, cha ha molteplici contatti con la struttura ospedaliera”, hanno commentato l’ing. Riccardo Ceccarelli e l’ing. Gianni Scavino – rispettivamente Responsabile del Sistema Informativo dell’Ucsc di Roma e responsabile tecnico-amministrativo dei sistemi informatici dell’Ucsc. “Il risultato è, pertanto, un insieme di informazioni che vanno a confluire e ad arricchire la sua cartella clinica e che devono essere gestite nel miglior modo possibile. Ci siamo pertanto dotati di strumenti che ci consentano di ottimizzare al meglio i processi”, hanno concluso. Il caso della Piastra polifunzionale, per esempio – destinata sia all’attività operatoria elettiva sia a quella d’urgenza - attiva da circa un anno presso il Policlinico Gemelli, mostra perfettamente quanto la razionalizzazione dei sistemi informativi possa contribuire al miglioramento della gestione della struttura. Era infatti necessario pianificare rigorosamente gli interventi elettivi, integrare la logistica e l’approvvigionamento dei materiali, rilevare in tempo reale gli eventi assistenziali e gestionali attraverso un nuovo sistema informativo di programmazione intra-operatorio e di refertazione, assicurando la flessibilità d’impiego delle risorse tecnologiche e umane; si doveva, inoltre, garantire l’autonomia dell’attività svolta in regime di day surgery e degli interventi in urgenza, di chirurgia sostitutiva e libero-professionali rispetto alla rimanente attività di elezione. “L’informatizzazione spinta dell’intero processo assistenziale e logistico, caratterizzata da soluzioni fortemente innovative e tecnologicamente avanzate, ha costituito il collante indispensabile del cambiamento”, ha commentato il Dottor Andrea Cambieri, Direttore Sanitario di Presidio del Policlinico “Agostino Gemelli”. “I dati operativi dei primi 12 mesi avvalorano la validità delle scelte progettuali e organizzative compiute”, ha concluso. Altro esempio interessante è costituito dal Dipartimento di Bioimmagini e Scienze Radiologiche che ha optato per i sistemi Ris (Radiology Information Systems) e Pacs (Picture Archiving and Communication System) che rappresentano ormai la realtà dell’organizzazione di un moderno servizio di Radiologia e di un sistema sanitario integrato ospedaliero, grazie all’abbattimento dei costi ed alla evoluzione esponenziale della tecnologia digitale. “L’informatizzazione della Radiologia, inizialmente vista come un processo “interno”, è divenuta via via parte integrante del processo di informatizzazione complessiva delle strutture sanitarie”, hanno commentato il Prof. Lorenzo Bonomo e il Dott. Biagio Merlino del Dipartimento di Bioimmagini e Scienze Radiologiche Policlinico Gemelli. È stato quindi presentato il Centro di Ricerca e Formazione ad Alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche di Campobasso, di cui è direttore sanitario il Dottor Carlo di Falco, pensato per sviluppare essenzialmente attività assistenziali e cliniche nel campo oncologico e cardiovascolare, di ricerca scientifica (di base ed applicata), di formazione e didattica universitaria. Il Centro è dotato di una rete di connessione interna per un cablaggio completo di tutta la struttura che consente la trasmissione informatizzata dei dati sia internamente che esternamente alla stessa. I programmi applicativi, che hanno fatto sì che la struttura diventasse a sua volta un laboratorio per la sperimentazione di “sistemi esperti”, hanno riguardato principalmente l’Area della Degenza, l’Area Ambulatoriale e dei Servizi, l’Area Critica legata al Blocco operatorio e Terapia Intensiva e, per concludere, l’Area della Didattica e Formazione. “Possiamo immaginare che gli sviluppi futuri si riferiscano essenzialmente a due principali filoni: uno che riguarda l’ambiente interno per arrivare alla proposizione di una cartella clinica informatizzata ed integrata ed a un sistema di archiviazione consequenziale, l’altro che riguarda il completamento dell’interazione con i sistemi esterni regionali per la predisposizione di una carta elettronica per la gestione di tutti i dati sanitari della popolazione registrata, in linea con l’analogo progetto ministeriale”, ha concluso il Dottor Carlo di Falco.  
   
   
TERAPIE DEL ‘PARKINSON’: QUI PURE ALL’ INSEGUIMENTO DI DOSI DOPANTI  
 
Reggello (Fi) - 28 febbraio 2005 - Occorre sin dall’inizio chiarire che i trattamenti usati nella cura della Malattia di Parkinson - farmaci, riabilitazione, neurochirurgia - finora sono tutti sintomatici, cioè riducono o sopprimono i sintomi, ma non modificano in modo sostanziale il decorso della malattia, che resta progressivamente invalidante: l’abbiamo comunque almeno rallentato, guadagnando degli anni di vita. Pertanto un parkinsoniano d’oggi è molto più ‘fortunato’ di un paziente di 30-40 anni fa, quando la cura principale era rappresentata dagli anticolinergici di sintesi, che avevano sostituito da poco tempo le tinture e gli infusi di fiori di Belladonna, ricchi dell’anticolinergico naturale atropina: in 5-6 anni ancora la maggior parte di questi malati perdeva comunque l’autonomia e la mobilità, e giungeva al decesso per complicanze respiratorie/polmonari. Terapia sintomatica dopaminergica. Invece oggi sia a) farmaci potenti sostituiscono direttamente la dopamina non più prodotta nel cervello dai neuroni della ‘sostanza nera’ in degenerazione, sia b) la riabilitazione motoria specifica assicurano, a partire dal momento della diagnosi/terapia, almeno un decennio di vita pressoché normale ed accettabile; inoltre in alcuni casi (1-2 per cento) molto avanzati, con la chirurgia si ripristina una buona risposta bio-farmacologica alla terapia dopaminergica sostitutiva: così riconducendo in pratica il paziente ad uno stadio meno avanzato di malattia. In realtà, nell’ambito della terapia dopaminergica sostitutiva, si deve differenziare la levodopa (precursore metabolico che all’interno del sistema nervoso si trasforma in dopamina) rispetto ai dopaminoagonisti (pramipexolo, ropinirolo, cabergolina),analoghi chimici della dopamina, che legandosi ai suoi recettori specifici al posto della dopamina scarseggiante, ne consentono un ‘risparmio’. I dopaminoagonisti sono entrati nell’uso più esteso giusto in questi ultimi dieci anni, affiancando e poi in parte sostituendo la levodopa che – non dimentichiamolo - circa 30 anni fa aveva comunque rivoluzionato la terapia del Parkinson, aprendo questa nuova strada. Ma ora i dopaminoagonisti, con il loro crescente impiego, testimoniano i limiti della levodopa che, dopo alcuni anni di somministrazioni, causa essa stessa, insieme alla malattia che progredisce, movimenti involontari e loro fluttuazioni. Infatti, alla fine di una non breve (5-6 anni) ‘luna di miele’ con la levodopa il paziente, quando ne assume una dose ottiene un miglioramento dei sintomi che dura sì 3-4 ore, durante le quali però ha dei movimenti involontari talora invalidanti, cui inoltre segue la ricomparsa dei sintomi propriamente parkinsoniani con riduzione della mobilità fino al blocco . Nella giornata questi cicli di tremori/blocchi si ripetono per 4-5 volte in relazione alle assunzioni di levodopa: purtroppo i preparati ‘ritardo’ non sono efficaci nell’assicurare un livello di farmaco costante ed anche l’aumento di numero delle somministrazioni oltre le 4-5 al giorno è controproducente perché l’assorbimento della levodopa è intestinale, quindi dipende strettamente dallo svuotamento gastrico. Per evitare/ritardare la comparsa di questa sindrome tardiva [che aveva meritato al ‘parkinson’ l’antica denominazione ‘ossimoro’ “paralisi agitante”], oggi si preferisce iniziare il trattamento subito con i dopaminoagonisti, piuttosto che farli precedere dalla levodopa: specie nei pazienti meno anziani, con una più lunga aspettativa di vita. Nella maggior parte dei pazienti che iniziano il trattamento con dopaminoagonista, è ad un certo punto comunque necessario aggiungere levodopa : quando il dopaminoagonista non è più in grado di controbilanciare da solo l’aggravarsi progressivo dei sintomi. Anche l’associazione già dall’inizio levodopa-dopaminoagonista - con la quale si realizza un risparmio nella dose totale giornaliera di levodopa e quindi una ridotta esposizione ai suoi cumulativi difetti collaterali - è in grado di ridurre il rischio di comparsa di fluttuazioni e discinesie. In sintesi la terapia dopaminergica sostitutiva si basa sull’impiego oculato di levodopa e dopaminoagonista: con una preferenza verso il dopaminoagonista per i pazienti più giovani, considerando comunque quasi certa, per la maggior parte dei pazienti, la necessità dell’aggiunta di levodopa nel corso dell’evoluzione della malattia. Terapie delle fasi avanzate. Dopo alcuni anni di trattamento con levodopa la malattia evolve in una fase avanzata caratterizzata dalle fluttuazioni dei sintomi motorii e da movimenti involontari (discinesie e distonie) e si complica talvolta pure con sintomi psichici, come allucinazioni e depressione, e meno frequentemente demenza. Spesso compaiono anche disturbi della postura e difficoltà a camminare, realizzando quel quadro di ‘freezing’/’congelamento’ per cui il paziente a momenti si immobilizza come ‘incollato’ al pavimento. Tutti questi disturbi sono trattabili con farmaci o con la riabilitazione, tuttavia con risultati di fatto modesti, se comparati ai risultati a suo tempo ottenuti dalla terapia dopaminergica: nei primi 8-10 anni di malattia. Ad esempio: per le ‘fluttuazioni’ si usa entacapone, inibitore enzimatico che prolunga la permanenza della levodopa nel plasma e quindi a livello cerebrale e che allunga di 1-2 ore la durata della risposta terapeutica alla levodopa stessa. Per le discinesie si ricorre ad un vecchio farmaco antinfluenzale, l’amantadina, che bloccando i recettori del glutammato riduce l’ipersensibilità dopaminergica . Per i disturbi cognitivi e psichici si usano i farmaci usuali come neurolettici atipici, inibitori dell’acetilcoliesterasi ecc. La neuroprotezione: Attualmente non sono disponibili farmaci capaci di bloccare il decorso di degenerazione progressiva dei neuroni dopaminergici nella sostanza nera, e quindi l’aggravarsi della malattia di Parkinson. Di fatto con un farmaco, od una combinazione di farmaci, ad effetto neuroprotettivo si sarebbe risolto, insieme ai farmaci sintomatici, il problema ‘Parkinsonì. Tuttavia un rallentamento della progressione sembra ottenibile con i dopaminoagonisti e con i farmaci inibitori delle monoamino-ossidasi: tali dimostrazioni, documentate anche da Pet e Spet con la ‘conta’ dei neuroni dopaminergici, non sono incontrovertibili e sono in discussione nella comunità scientifica. Ma la neuroprotezione, seppur parziale, appare sempre meno un miraggio e sempre più una risorsa per il ‘parkinsoniano’. (Da appunti del prof. Ubaldo Bonuccelli, Dipartimento Neuroscienze – Università di Pisa)  
   
   
BACCO, TABACCO & CAFFE’: IL ‘PARKINSON’ NON C’E’  
 
Reggello (Firenze), 28 febbraio 2005 - La notizia dei ‘tossici’ alcool/caffè/fumo protettivi (Neuroprotettivi) per il ‘Parkinson’ deriva da robuste evidenze epidemiologiche. (da appunti del prof. Ubaldo Bonuccelli, Dipartimento Neuroscienze Univ. Pisa - Presidente Associazione Italiana Malattia Parkinson e Disturbi Movimento) Per il fumo di sigaretta sono circa 50 gli studi pubblicati da 40 anni in qua - il primo nel 1966 sui ‘soliti’ veterani americani – che mostrano un'incidenza di ‘Parkinson’ più bassa del 30-40 per cento nei fumatori rispetto ai fumatori. Il rischio di sviluppare ‘Parkinson’ nei fumatori è inversamente proporzionale al numero di sigarette fumate: poche sigarette proteggono poco! Caroline Tanner nel 2002 ha studiato il problema nei gemelli, confermando che in tali soggetti con lo stesso patrimonio genetico questa relazione inversa fumo/Parkinson è addirittura rafforzata. Le basi biologiche di questa protezione sono state correlate ad effetti della nicotina, che stimola un sottotipo di recettori cerebrali colinergici, dai quali viene regolato il rilascio di diversi neurotrasmettitori: compresa la dopamina. Per giustificare il comunque dato di fatto, si è può anche pensare che qualcuna delle centinaia di sostanze contenute nel tabacco possa avere effetti di stimolazione su enzimi detossificanti o di stimolazione di fattori trofici cellulari. Di recente, studi Pet e neurochimici hanno evidenziato che nel cervello dei fumatori c'è un blocco degli enzimi Mao (monoammino-ossidasi) implicati nell'ossidazione della dopamina e di altri neurotrasmettitori: questo effetto del fumo (non della nicotina ma di uno o più degli altri principi attivi contenuti nella foglia del tabacco),potrebbe essere la spiegazione dell'effetto di neuroprotezione,perchè l'ossidazione della dopamina produce radicali liberi che danneggiano i neuroni contenenti dopamina: proprio quelli che si ammalano e muoiono nel Parkinson. A complicare la questione, alcuni studi dell'ultimo decennio hanno dimostrato che la stessa relazione inversa che esiste fra fumo e Parkinson è valida anche per caffè e Parkinson ed alcool e Parkinson: secondo alcuni ricercatori,considerata la frequente associazione fra caffè e fumo, il vero neuroprotettore sarebbe contenuto nel caffè, identificandolo nel gruppo delle antiossidanti catechine. Lo stesso consumo di tè appare associato con un rischio ridotto di Parkinson, ed anche nel tè sono presenti polifenoli dotati di notevole effetto antiossidante. Insomma la questione è aperta ed interessante: tutti i vegetali per proteggersi dagli effetti devastanti degli Uva che ossidano in modo eccezionale, sono dei naturali produttori/depositi di antiossidanti. Chissà che da quest'area di ricerca (fitofarmacologia) non esca l'elisir antiparkinson? Una nuova ricerca, resa pubblica dal American Journal of Epidemiology, fornisce ulteriori prove sul collegamento fra il fumo e il presunto minor rischio di contrarre il morbo di Parkinson. Ben lungi dal suggerire il fumo come la strada per ridurre il rischio di contrarre il morbo, i ricercatori precisano però che capire il rapporto tra fumo e ‘Parkinson’ potrebbe contribuire ad identificare la causa della malattia e il modo migliore per trattarla o prevenirla. Nel morbo di Parkinson le cellule del cervello che producono la dopamina non riescono ad assolvere più al loro compito, portando a sintomi quali il tremore, la rigidità e il ritardo nei movimenti, oltre che problemi di equilibrio e coordinazione.Dei movimenti La causa esatta è sconosciuta, ma molti ricercatori ritengono determinante un cocktail di fattori, genetico, l'invecchiamento, ambientali. Concordando con gli autori del nuovo studio, negli ultimi trent'anni varie ricerche hanno mostrato il collegamento tra il fumo e la riduzione del rischio di contrarre il ‘Parkinson’: ma una spiegazione biologica del - comunque ampiamente costatato - collegamento è sempre rimasta senza risposte precise,ed alcuni ricercatori hanno suggerito la tesi che fumare non è di per sé un fattore protettivo nei confronti del ‘Parkinson’, ma. Piuttosto sono alcune caratteristiche genetiche che potrebbero essere alla base sia della tendenza a fumare sia della non tendenza Parkinson. Nella loro nuova ricerca, il Dott. Harvey Checkoway ed i suoi colleghi della Washington University hanno studiato a Seattle il rapporto fra Parkinson ed il tabagismo, ma anche tra Parkinson ed il consumo di caffeina e di alcool, in 210 uomini e donne nei quali era stata diagnosticata la malattia di Parkinson e in 310 uomini e donne di paragonabile riferimento che invece non ne erano colpiti. Dopo avere analizzato i questionari completati dai partecipanti, i ricercatori hanno notato che i fumatori, ‘attuali’ ma anche ex’, avevano avuto un rischio più basso del 50 per cento di ammalarsi di Parkinson mentre i fumatori proprio ancora attivi, avevano un rischio minore addirittura del 70 per cento rispetto agli ex-fumatori. Al contrario"nessun legame è stata rilevato per il consumo di caffè o per il consumo totale di caffeina o di alcool" precisano Checkoway e i suoi colleghi sul numero di aprile dell'American Journal of Epidemiology "mentre, si è notata una riduzione del rischi per chi avesse consumato due o più tazze di tè o di drinks alla cola al giorno". Quali siano i meccanismi possibili alla base di queste interazioni, oppure se realmente o meno si tratti di un rapporto di causa-effetto, rimane tuttora da acquisire Riguardo al fumo, un'ipotesi, notano i ricercatori della Washington University, è che il fumo di sigaretta protegga da Parkinson inibendo determinati enzimi che possono avere effetti tossici sulle cellule del cervello, basando questa tesi su ricerche effettuate sugli animali.  
   
   
EPIDEMIOLOGIA DELLA MALATTIA DI PARKINSON  
 
Reggello (Firenze), 28 febbraio 2005 -La malattia di Parkinson è una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale, relativamente frequente nell’età adulta. Per l’identificazione dei casi di parkinsonismo la maggior parte delle metodologie abituali (consultazione di archivi ospedalieri, dei medici di famiglia e specialisti, consumi dei farmaci specifici), provoca una sottostima dei tassi perché, in genere, tra l’esordio della sintomatologia clinica e la diagnosi trascorrono in media due anni e pertanto i pazienti che non hanno ancora consultato il medico di famiglia o il neurologo o che non si sono rivolti a strutture ospedaliere o che non hanno ancora utilizzato farmaci, non verrebbero identificati. Per tale ragione negli ultimi quindici anni si sono sviluppati studi descrittivi che hanno utilizzato la metodologia del censimento ‘porta a porta’, un approccio diretto con tutta la popolazione oggetto di indagine che permette un più completo accertamento dei casi, anche quelli non ancora ‘ufficializzati’. Inoltre la Malattia di Parkinson abitualmente insorge sopra i 40 anni di età, pertanto, per confrontare i tassi ottenuti in aree differenti da un punto di vista socioeconomico e con diverse attese di vita, è necessario standardizzarli rispetto a una comune popolazione di riferimento. Prevalenza La prevalenza della malattia di Parkinson risulta infatti estremamente variabile a seconda delle popolazioni prese in considerazione, con differenze pure di 10 volte tra i tassi più bassi ed i più alti: dai 31,4 ai 328 casi ogni 100.000 abitanti. Anche in Italia è riportata una estrema variabilità di risultati, con prevalenze tra 65,6 e 185 abitanti su 100.000 per gli studi che hanno utilizzato metodologie indirette e invece addirittura 257 nell’unico studio porta a porta, effettuato in Sicilia In particolare le prevalenze risultano nettamente inferiori in Asia, in Africa ed in Sardegna. Specificamente rilevante risulta quindi lo studio condotto in tre comunità siciliane (Terrasini, Riposto e Santa Teresa di Riva), che ha utilizzato il metodo porta a porta, strutturato in 2 successive fasi di indagine e ottenendo così informazioni epidemiologiche dirette e complete, con pochi rischi di distorsioni. In questa ricerca – pubblicata nel ’92 da Letterio Morgante, professore ass. Neurologia Univ. Messina - la prevalenza cruda per 100.000 abitanti è risultata pari a 257: i tassi sono risultati aumentare progressivamente con l’aumentare dell’età e non si sono evidenziate differenze significative tra i 2 sessi. Le prevalenze ottenute nello studio siciliano appaiono dunque nettamente superiori a quelle riportate precedentemente in Italia: l’interpretazione di tali risultati è possibile sulla base proprio dell’approccio metodologico porta a porta, che ha permesso di identificare quasi un 35 per cento [ovvero ben un terzo] di casi non ancora diagnosticati, che sicuramente sarebbero sfuggiti ad un’indagine epidemiologica di tipo indiretto. Incidenza L’incidenza esprime il numero di nuovi casi che si verificano nell’arco di una determinata unità di tempo e in una determinata popolazione. Per la Malattia di Parkinson, a differenza di altre patologie il cui esordio può essere riferito ad un momento determinato, si impone di considerare per l’incidenza il giorno in cui viene posta la diagnosi clinica. Comprensibilmente dato l’instaurarsi subdolo e sfuggente che tipicamente caratterizza il ‘Parkinson’: infatti spesso tra l’esordio della sintomatologia e la diagnosi clinica corre un intervallo tra i 6 e i 18 mesi. Anche per questo gli studi di incidenza sono meno numerosi rispetto a quelli di prevalenza, e sono stati per lo più effettuati in Paesi industrializzati, con tassi variabili tra 4,9 e 23,8 casi su 100.000 abitanti. I tassi di incidenza sono comunque bassi prima dei 50 anni e raggiungono valori più elevati tra 70 e 79 anni. I casi di parkinsonismo giovanile appaiono tra l’1 e il 18,5 per cento. Negli ultimi 60 anni i tassi di incidenza si sono mantenuti praticamente stabili. Mortalità e sopravvivenza Così come per il tasso di incidenza anche per quello di mortalità è sempre opportuno considerare i dati con il beneficio dell’inventario. Infatti, in era pre-dopa, alcuni studi clinici riportavano una ridotta sopravvivenza nei soggetti affetti da Malattia di Parkinson rispetto alla popolazione generale, con un rischio relativo di morte triplo nei parkinsoniani. Dopo l’introduzione della levodopa e fino alla metà degli anni ’80, invece si è assistito ad una inversione di tendenza, con numerosi studi clinici che riportavano una sopravvivenza sovrapponibile alla popolazione generale. Dopo tale epoca, invece, gli studi di popolazione che hanno un migliore grado di accuratezza, ribadivano una ridotta sopravvivenza dei parkinsoniani: e per cause di morte che si discostano rispetto a quelle della popolazione generale. Però è anche risultato che negli Stati Uniti – ad esempio - solamente nel 63,9 per cento [con un difetto ,quindi, di 4 casi su 10] la Malattia di Parkinson veniva correttamente riportata sui certificati. I dati più recenti, indicativamente danno comunque a causa del ‘Parkinson’ un rischio di morte più elevato e una sopravvivenza significativamente ridotta. (Da appunti del prof. Giovanni Abbruzzese, Straordinario di Neurologia, Università di Genova)  
   
   
LA DIAGNOSI DI MALATTIA DI PARKINSON  
 
Reggello (Firenze), 28 febbraio 2005 - Non essendo ancora effettivamente disponibili “marcatori biologici” o “tests standard” utilizzabili durante la vita, la diagnosi di malattia ‘spontanea’ (idiopatica) di Parkinson si basa comunemente giusto sull’osservazione della presenza e progressione di specifici segni clinici: generalmente ritenuta ‘semplice’, la diagnosi di ‘parkinson’ spontaneo si presta in realtà a frequenti errori diagnostici, anche tra specialisti dei disordini del movimento, in particolare nelle fasi iniziali di malattia. Solo l’esame neuropatologico, in grado di evidenziare specifiche alterazioni - ‘impoverimento’ neuronale e altri segni degenerativi nella sostanza nera e nel locus ceruleus, ma non in altre strutture cerebrali - consente una diagnosi di certezza: studi clinico-patologici, basati sull’analisi retrospettiva di casistiche cliniche di cui si era resa disponibile la verifica autoptica, hanno evidenziato un tasso elevato (circa il 25 per cento: 1 su 4) d’errori diagnostici. Ciò è dovuto al fatto che segni caratteristici della malattia di Parkinson idiopatica/’spontanea’ possono frequentemente riscontrarsi anche in altre condizioni cliniche, infatti inquadrate come sindromi parkinsoniane o “parkinsonismi”: poi a loro volta distinti in “atipici” (di natura degenerativa) e “sintomatici” (comprendenti forme conseguenti a idrocefalo, lesioni vascolari, encefalite, uso di farmaci neurolettici). Criteri diagnostici. I criteri più comunemente utilizzati per la diagnosi clinica di malattia di Parkinson sono quelli formulati dalla ‘United Kingdom Parkinson’s Disease Society Brain Bank’, basati su tre livelli successivi: 1. Diagnosi di sindrome parkinsoniana (riscontro di movimenti rallentati/bradicinesia) più almeno un altro sintomo tra: a) rigidità muscolare, b) tremore di riposo, c) instabilità posturale), 2. Criteri d’esclusione invece del ‘Parkinson’ quali: riscontro di eventi cerebrovascolari ripetuti, traumi cranici, encefalite, crisi oculogire, uso di neurolettici, paralisi (sopranucleare) dello sguardo, precoce compromissione dell’autonomia, demenza precoce, evidenza Tac di tumorecerebrale. 3. Criteri prospettici di supporto alla diagnosi di ‘Parkinson’ quali: esordio unilaterale e anche persistente asimmetria dei sintomi, presenza di tremore di riposo, conservata risposta alla levodopa per 5 anni, discinesie coreiche da levodopa, decorso progressivo di almeno 10 anni. In sintesi, sulla base della più recente revisione critica dei dati, la diagnosi di Malattia di ‘Parkinson’ poggia sulla combinazione d’alcuni segni motorii “cardinali” (tremore di riposo, bradicinesia, rigidità, esordio asimmetrico dei sintomi), e sull’esclusione di sintomi ritenuti “atipici” (instabilità posturale precoce, allucinazioni, demenza antecedente i sintomi motorii, grave disautonomia, cause sintomatiche documentate) e sulla valutazione della risposta terapeutica alla levodopa. Se si utilizzano rigorosamente tali aggiornati criteri, le possibilità d’errore nella diagnosi di ‘Parkinson’ scendono sotto il 10 per vento: con un valore predittivo corretto pari al 98.6 per cento. Tuttavia, la certezza assoluta della diagnosi non è garantita: è comunque importante sottolineare che la responsività al trattamento sostitutivo dopaminergico ne costituisce un aspetto fondamentale. Sempre tenendo conto che però nelle fasi iniziali una discreta risposta farmacologica si può riscontrare anche in forme “atipiche” o “secondarie”: a questo riguardo, il valore dei test farmacologici acuti (levodopa, apomorfina) appare maggiore nei pazienti con malattia in fase più avanzata. Infine, la recente identificazione di numerose forme ereditarie di parkinsonismo levodopa-responsivo (parkinsonismi monogenici da mutazioni dei geni α-sinucleina, parkina, Uch-l1, Dj-1, Pink1) ha messo ora in dubbio non solo i criteri neuropatologici comunemente utilizzati, ma addirittura l’identificazione stessa della “Malattia di Parkinson idiopatica/spontanea” presunta come condizione unica. La diagnosi differenziale Tra le condizioni cliniche che più di frequente sono erroneamente diagnosticate come ‘parkinson idiopatico’ (in particolare nelle fasce d’età più avanzate) vanno annoverate: il “tremore essenziale”, la malattia di Alzheimer ed il ‘parkinsonismo vascolare’. Il “tremore essenziale” rappresenta uno dei più frequenti disordini del movimento, ma può essere solitamente distinto in relazione ad alcuni elementi clinici, fra cui la frequente familiarità, la scarsa progressività, l’assenza di risposta terapeutica alla levodopa. Tuttavia, la precocità e la predominanza dei disturbi cognitivi (unitamente all’evoluzione clinica) consentono generalmente una facile differenziazione. Il ‘parkinsonismo vascolare’ rappresenta un’entità clinica discussa: infatti isolati segni parkinsoniani possono essere frequentemente riscontrati in pazienti con lesioni cerebrovascolari,con un quadro clinico dominato dai disturbi della deambulazione e scarsa risposta alla terapia con levodopa.( Tuttavia, il problema diagnostico differenziale più complesso si pone nei confronti dei cosiddetti “parkinsonismi atipici”. Nonostante lo scopo prettamente divulgativo di questo contributo, proprio per maggiore chiarezza fra la gente può essere utile sottolineare alcuni aspetti più caratteristici. - La “paralisi sopranucleare progressiva” si presenta con un esordio dopo i 40 anni, caratterizzato da un parkinsonismo associato a difficoltà di muovere gli occhi in senso verticale e marcata instabilità posturale: cadute già nel primo anno di malattia. - L’”atrofia multisistemica” comporta perdite d’autonomia e urinarie e parkinsonismo scarsamente responsivo alla levodopa. - Infine, la “malattia da corpi di Lewy diffusi” è inquadrabile in base al decadimento cognitivo: l’attenzione e le funzioni visuo-spaziali mostrano tipiche fluttuazioni diurne e frequenti manifestazioni allucinatorio-deliranti, associate ad una sindrome parkinsoniana di modesta entità; la diagnosi è corroborata dalla presenza di cadute, episodi sincopali, spiccata intolleranza ai neurolettici. Conclusioni La diagnosi clinica di Malattia di Parkinson idiomatica/spontanea è basata sull’identificazione di determinate combinazioni di sintomi/segni motori “cardinali”: può non essere semplice e comporta l’esclusione di forme di parkinsonismo “atipico” o “secondario”. Risulta sempre fondamentale la verifica nel tempo della rispondenza sia a rigorosi criteri clinici sia al trattamento farmacologico sostitutivo con levodopa o dopamino-agonisti diretti. (da appunti del prof. Giovanni Abbruzzese, Straordinario di Neurologia, Università di Genova)  
   
   
SEGNALI PRECOCI NELL’UMORE/SONNO/OLFATTO - L’INDIZIO DEL ‘GRATTA & ANNUSA’  
 
Reggello (Firenze), 26 febbraio 2005 - La Malattia di Parkinson è caratterizzata da degenerazione delle cellule nervose addette alla produzione dell’essenziale neurotrasmettitore dopamina (‘dopaminergiche’, nella substantia nigra del cervello): ne deriva ovviamente la perdita di dopamina nelle aree cerebrali con appunto connessione dopaminergica : ‘nucleo striato’, ‘corteccia frontale’, regioni limbiche. E’ circa il 60-80 per cento dei neuroni dopaminergici a degenerare già prima che i sintomi motori del ‘Parkinson’ si manifestino con la comparsa di bradicinesia, tremore, rigidità ed instabilità posturale: i sintomi sui quali si basa infatti la diagnosi clinica della Malattia di Parkinson. [*] I sintomi non motorii del ‘Parkinson’ comprendono: alterazione della funzione olfattiva, disturbi dell’umore, disturbi cognitivi, disturbi del sonno, alterazioni sensitive e dell’autonomia. Approssimativamente il 20 per cento (quindi 1 su 5)dei pazienti lamenta disturbi dell’umore già anni prima dell’esordio dei sintomi motorii: diversi studi hanno dimostrato che la depressione può predisporre alla Malattia di Parkinson. Di fatto al momento della diagnosi per il 9,2 per cento dei pazienti risulta una storia di depressione, rispetto al 4 per cento (quindi meno della metà) della popolazione di controllo: ciò a dimostrazione anche del rischio biologico intrinseco al ‘Parkinson’ di avere disturbi dell’umore, indipendentemente dalla consapevolezza di essere affetti dall’invalidante malattia e dalla presenza dei sintomi conclamati. ‘Gratta & annusa’ Il deficit dell’olfatto, giustamente misurato con metodiche specifiche, è stato riportato nel 70-75 per cento (2 su 3) dei pazienti parkinsoniani. Una microsmia viene riferita nell’anamnesi del 68 per cento dei pazienti, rispetto ad appena l’1 per cento dei controlli: microsmia esordita in media già un anno prima della diagnosi. Infine uno studio di coorte ha dimostrato che una disfunzione olfattiva spontanea è associata ad un rischio aumentato di sviluppare la Malattia di Parkinson. L’assenza di correlazione tra la microsmia e gli stadi e durata della malattia, e la sua presenza invece in pazienti appena diagnosticati e non ancora trattati, suggerisce che il deficit dell’olfatto si manifesti precocemente nel corso della malattia: deficit dell’olfatto sono stati riscontrati anche in familiari asintomatici di pazienti parkinsoniani. Questi dati suggeriscono che la disfunzione olfattiva potrebbe essere un precoce segno predittivo di Malattia di Parkinson. A tal fine è stato messo a punto ed è in uso un carnet di 40 foglietti ‘gratta & annusa’, che sfregati sprigionano altrettanti odori con cui testare le capacità percettive/analitiche olfattive dei ‘sospetti’. Neuroprotezione ‘a naso’ precoce La caratterizzazione di sintomi precoci del ‘Parkinson’ quali depressione e microsmia, assume un ruolo fondamentale alla luce dello sviluppo di terapie neuroprotettive. E’ evidente che l’efficacia neuroprotettiva di un farmaco è maggiore quanto più precoce è il suo impiego: è quindi ipotizzabile che un trattamento neuroprotettivo del ‘Parkinson’ possa esprimere la maggiore efficacia ancor prima della comparsa dei sintomi motorii. Attualmente la diagnosi di Malattia di Parkinson si basa su criteri clinici. Tuttavia lo studio del trasportatore fisiologico della dopamina, con metodiche Pet-positroniche o Spect-protoniche, può evidenziare una precoce perdita di fibre dopaminergiche. Inoltre questa tecnica offre un marker biologico di progressione della malattia. È stato riportato che il legame che si istituisce col tracciante radioattivo è correlato con lo stadio di malattia e si riduce del 10 per cento ogni anno nelle fasi precoci di malattia: lo studio del trasportatore dopaminergico tramite Spect può distinguere pazienti in stadio precoce preclinico da controlli sani. Infatti, in soggetti a rischio di sviluppare la Malattia di Parkinson, come membri asintomatici di famiglie con forme di parkinsonismo ereditate, questa tecnica offre un eccellente mezzo per identificare pazienti in fase precoce/premotoria. Non è chiaramente realistico proporsi di applicare per la popolazione generale un programma di screening Spect: ma potrebbe essere invece fattibile screenare persone con aumentato rischio di sviluppare la Mp, selezionate sulla base di segni non motori precoci [come il ‘gratta & annusa’] e sintomi ‘parkinsoniani’ ancora lievi. *) E’ rilevante notare che una progressiva degenerazione dei neuroni dopaminergici è comunque parte integrate del normale processo di invecchiamento: tali cellule nervose sono infatti alla nascita circa 400.000, ma risulta ridotto di almeno il 25 per cento (un quarto) pure nelle persone normali una volta giunte alla sessantina. Quindi l’invecchiamento, anche quello fisiologico, è associato ad una maggiore vulnerabilità di alcuni sistemi neuronali. Infatti, clinicamente, l’alterazione della postura, la bradicinesia e la marcia a piccoli passi, tipiche del paziente parkinsoniano, ricordano l’aspetto corrente dell’individuo piuttosto anziano. (da appunti del prof. Paolo Barone – Dipartimento Scienze Neurologiche; Univ. ‘Federico Ii’ Napoli)  
   
   
SEMPRE PIÙ GIOVANI SCELGONO DI DIVENTARE INFERMIERI CRESCONO I POSTI ASSEGNATI PER LE IMMATRICOLAZIONI AL CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA: NELL’ANNO ACCADEMICO 2003-2004 SI REGISTRA UNA CRESCITA DEL 25,4% RISPETTO ALL’ANNO ACCADEMICO 2001-2002  
 
Roma, 28 febbraio 2005 - Sempre più giovani scelgono la professione infermieristica: questo è quanto emerge dal Rapporto annuale sulla formazione universitaria degli infermieri*, realizzato a cura della Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi (Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici di Infanzia). La professione di infermiere acquista sempre maggior appeal tra i giovani. Cresce, infatti, il numero di posti assegnati per le immatricolazioni al corso di laurea in infermieristica per l’anno accademico 2003-2004, a conferma di un trend positivo ormai consolidato negli anni: circa 2.600 posti in più rispetto al 2000-2001. Quasi la metà dei posti aggiuntivi sono stati attivati al Sud, ove nel quinquennio, l’incremento di posti è stato del 66,6%. La diversa distribuzione territoriale dei posti per le immatricolazioni, ottenuta anche grazie alle indicazioni dell’Ipasvi, consente oggi di corrispondere meglio alle esigenze di formazione delle diverse regioni. Disaggregando i dati su base territoriale, emerge che la ripartizione di posti per le immatricolazioni, nell’anno accademico 2003-2004, è stata la seguente: 24,9% al Nord-ovest, il 23% al Nord-est, il 28,4% al Centro e il 23,8% al Sud. Nell’anno accademico 2000-2001 i posti per le immatricolazioni erano così suddivisi: 33,7% al Nord-ovest, il 23,8% al Nord-est, il 24,6% al Centro e il 17,9% al Sud. Nel 2003-2004 risulta non coperto il 16,3% dei posti disponibili per le immatricolazioni, con rilevanti differenziazioni percentuali per area territoriale: 20,6% nel Nord-ovest, 19,9% nel Nord-est, 14,7% al Centro e 5,3% nel Sud. Tra gli anni accademici 2001-2003 e 2003-2004, il grado di copertura dei posti assegnati mostra comunque una leggera tendenza all’aumento. Nel 2003-2004 l’età media degli immatricolati risulta essere di anni 22,7 per gli uomini e 22,3 per le donne. Dall’indagine si delinea, di conseguenza, che gli uomini si laureano un anno dopo rispetto alle donne (a 25,8 anni contro i 24,9 delle donne). Questo perché la carriera infermieristica rappresenta, in genere, la prima scelta di percorso formativo universitario per le donne, mentre per gli uomini molto spesso la decisione avviene più tardi. Gli immatricolati nell’anno 2003-2004 sono stati: il 71,3% donne e il 28,7% uomini. Dal rapporto è chiara la tendenza ad una crescita della già elevata mobilità degli immatricolati. In particolare, va sottolineata, la rilevante quota di immatricolati che provengono da regioni diverse da quelle in cui seguono i corsi, quota che a livello nazionale si colloca oltre il 20%. I maschi mostrano una propensione alla mobilità extra-provinciale alquanto maggiore delle femmine (43,3% contro il 32,4%). Il numero di laureati nell’anno solare 2003 è stimato in 6.250 unità, 550 unità in più rispetto all’anno precedente. Il flusso dei laureati risulta, comunque, ancora al di sotto della domanda ed è ancora insufficiente a coprire il turn-over stimato nelle 12.513 unità l’anno. La durata del percorso formativo universitario, valutata sul flusso dei laureati, risulta, inoltre, di 3,3 anni e non mostra differenze sensibili tra i sessi. La percentuale di iscritti fuori corso risulta del 6,2%, dato ampiamente al di sotto della media nazionale rispetto ad altri corsi di laurea. Dall’indagine emerge altresì che nell’anno accademico 2003-2004 il numero di docenti per il corso di laurea in infermieristica è stimabile in circa 11.400 unità, il 24,2% delle quali infermieri. Al fine di garantire ulteriormente la qualità della formazione professionale, a giudizio dell’Ipasvi questa percentuale va ulteriormente aumentata, soprattutto al Sud. Il numero di tutor è stimabile in poco meno di 7.000 unità. Nel complesso, il personale docente (docenti in senso stretto e tutor) è pari a 70-80 docenti per 100 iscritti. La Presidente della Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, Annalisa Silvestro, ha così commentato quanto emerso dalla ricerca: l’indagine realizzata dall’Ipasvi ha registrato trend positivi nella scelta del corso di laurea in infermieristica e nella scelta della professione, che oggi, più che nel passato, significa scegliere una professione con competenze tecnico-scientifiche e relazionali di alto livello e con ottime e nuove prospettive di carriera”.  
   
   
NUOVO STIMOLATORE NERVOSO PER LE PERSONE AFFETTE DA PIEDE CIONDOLANTE  
 
Bruxelles, 28 febbraio 2005 - Un progetto Eureka anglo-olandese ha sviluppato un impianto per la stimolazione nervosa che aiuta le persone affette da piede ciondolante a camminare con maggiore facilità e velocità. Le persone affette da piede ciondolante non sono in grado di piegare all'indietro caviglia e punte, perché i muscoli di quest'area, che in condizioni normali aiutano il piede a toccare il suolo nella fase di oscillazione, sono deboli e non riescono a svolgere efficacemente la loro funzione. Il piede ciondolante può essere associato a numerose altre malattie, come le alterazioni della flessione dorsale o dei nervi periferici, diabete, neuropatie, tossicità farmacologica, colpo apoplettico. In Europa, ogni anno oltre 500.000 persone soffrono un colpo apoplettico, e il 10% circa rimane con il piede ciondolante. Gli attuali trattamenti hanno importanti controindicazioni. Il partner olandese del progetto, il dottor Hermie Hermens, della Roessingh Research and Development, spiega: 'O l'articolazione della caviglia viene bloccata con un tutore, o viene applicata una stimolazione elettrica a un nervo della gamba attraverso elettrodi fissati sulla pelle. Gli elettrodi devono essere fissati con precisione, operazione difficile, dolorosa e lunga'. Il nuovo sistema prevede l'impianto di un nuovo componente collegato al nervo appropriato, in modo da eliminare i problemi di collocazione degli elettrodi. Lo stimolo elettrico non è doloroso, dato che la corrente non attraversa la pelle, afferma Hermens. Il progetto ha usato una tecnologia sviluppata in origine dalla britannica Finetech Medical per stimolare la vescica. Un test clinico sta attualmente provando il dispositivo e le reazioni dei pazienti, e i primi risultati dimostrano che i partecipanti sono in grado di camminare meglio, più rapidamente e per più tempo, con un'andatura più stabile. I partner ritengono che il dispositivo verrà bene accolto sul mercato, e sperano di venderne circa 30.000 all'anno. La commercializzazione non può cominciare prima di avere formato i medici alla procedura chirurgica d'impianto e di averne spiegato i vantaggi. Il consorzio sta quindi lavorando con i gruppi di chirurghi per metterli al corrente della nuova tecnologia. Http://www.eureka.be/inaction/viewsuccessstory.do?docid=271426  
   
   
SE PROTEGGI LA PELLE, PERCHE NON PROTEGGI LA VISTA? SUL NUOVO SITO BENESSEREVISIVO.COM LE INFORMAZIONI, LE REGOLE, I SUGGERIMENTI PER TUTELARE E MANTENERE IL PROPRIO "CAPITALE VISIVO"  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Un sondaggio condotto nei principali paesi europei indica che l'83% degli intervistati è consapevole dei danni che il sole può causare alla pelle e adotta adeguate misure protettive. Solo il 4%, invece, presta attenzione ai rischi cui sono esposti gli occhi dimenticando che, malgrado rappresentino solo il 2% della superficie totale del corpo, sono un organo di vitale importanza e l'unico che consente alla luce di penetrare e arrivare in profondità nel nostro organismo. Buona parte degli interpellati ha dimostrato di ignorare totalmente che molte insidie per la vista si presentano nella vita quotidiana, in situazioni di assoluta normalità. Basti ricordare il continuo passaggio da ambienti interni e luce artificiale ad ambienti esterni, l' esposizione ai dannosi raggi solari Uva e Uvb, l'esposizione al riverbero che è una delle maggiori cause di affaticamento oculare, il degrado ambientale e climatico, ecc. Per chi vuole saperne di più è attivo il nuovo sito www.Benesserevisivo.com uno spazio dove chiunque può trovare informazioni e risposte al quesito "che cosa devo sapere e che cosa posso fare per mantenere e preservare il più a lungo possibile il mio capitale visivo?" Dal sito emerge chiaramente che salute e benessere visivo sono la somma di molteplici fattori e di comportamenti che non riguardano solo gli occhi ma che investono l'intera persona. Alimentazione corretta, periodici controlli effettuati da professionisti dell'ottica, sistematica revisione degli occhiali laddove già utilizzati, illuminazione adeguata e tanti altri accorgimenti possono contribuire concretamente al benessere visivo, in ogni condizione di luce Trascurare questi dettagli può portare, nel lungo termine, a disturbi rilevanti quali infiammazioni della cornea, congiuntiviti o, addirittura, patologie ancora più serie. All'arricchimento e aggiornamento del sito collabora Transitions Optical, leader mondiale nella produzione di lenti fotocromatiche, cioè di lenti che, chiare in interni, si scuriscono automaticamente quando vengono esposte alla luce del sole, proteggono al 100% dai dannosi raggi Uva e Uvb, migliorano la percezione ai contrasti, riducono l'affaticamento da riverbero . In molti paesi, Transitions Optical è impegnata a fianco delle istituzioni in una intensa campagna di informazione ed "educazione" dei consumatori, sollecitati ad adottare nella vita di tutti i giorni, iniziando sin dall'infanzia, adeguate misure per proteggere gli occhi, analogamente a quanto si fa per difendere la pelle dal sole e dalle aggressioni ambientali. Preservare salute e benessere visivo non è un'impresa impossibile e i professionisti dell'ottica sono alleati preziosi. Www.benesserevisivo.com  
   
   
INDAGINE FNAP/CNA IL PROFILO DELL’ANZIANO DEL TERZO MILLENNIO ALLA SCOPERTA DI PROGETTI CHE DENUNCIANO VOGLIA DI FUTURO  
 
Milano, 26 febbraio 2005 - Si prevede che nel 2050 in Italia gli anziani rappresenteranno circa il 35% della popolazione: una realtà che non può essere concepita in termini di solo “bisogno”, di sola “mancanza” di capacità, competenze, voglia di intraprendere, di progettare una qualche ipotesi di futuro: come oggi siamo ancora abituati a rappresentare la terza età. Non è in base all”assenza” delle cose importanti per la vita delle persone e della società che può essere riprodotta un’immagine credibile dell’attuale condizione degli anziani. E’ piuttosto attraverso la “rilevazione” di vitalità mai sopite, dell’esistenza di segnali di nuova centralità nelle relazioni, memoria del passato e proiezione verso un futuro di cui rimane la sfida, che deve essere individuato un nuovo programma di proposte e di azioni. Questa è la strada che ha inteso intraprendere la Federazione Nazionale degli Artigiani Pensionati (Fnap) quando ha affidato all’A.a.ster una indagine-studio sulle aspettative di un campione rappresentativo (1300 interviste) dei suoi soci in tre diverse realtà territoriali, Lombardia, Veneto e Piemonte, fra le più tradizionalmente significative nella rappresentazione della piccola imprenditoria artigiana. I numerosi, interessanti, anche curiosi, senz’altro indicativi riscontri emersi verranno presentati lunedì 28 febbraio 2005 , alla Provincia di Milano in presenza dei seguenti ospiti: Tarcisio Viscardi, Presidente Cna Regionale; Dr Filippo Penati, Presidente Provincia di Milano; Carlo de Matthaeis, Presidente Nazionale Fnap; Prof. Aldo Bonomi, Direttore Consorzio A.a.ster; Prof. Massimo Cacciari, filosofo; Dr Mauro Maldonato, psicanalista – Università di Napoli; Don Raffaello Ciccone, Resp. Le Ufficio Vita Sociale e lavoro – Diocesi di Milano; Dr Umberto Fazzone e D.ssa Carla Dotti, Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale; Dr Roberto Formigoni, Presidente Regione Lombardia.  
   
   
L’ENEA INCONTRA L’IMPRESA A RESEARCH TO BUSINESS BOLOGNA 28 FEBBRAIO – 1 MARZO 2005  
 
Roma, 28 febbraio 2005 - L’Enea presenterà 35 progetti di ricerca avanzata nell’ambito di Research To Business – la Ricerca rinnova l’Impresa, la manifestazione fieristica promossa dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Emilia-romagna, da Bolognafiere, dall’Aster dal Ministero delle Attività produttive, dall’Ice e dal Servizio Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione delle Imprese (Sprint), con la collaborazione di Confindustria, Confcooperative, dell’Istituto per la Promozione Industriale e dell’Industrial Heritage Program, che si terrà nei giorni 28 febbraio e 1 marzo presso la Fiera di Bologna. I progetti Enea verranno presentati direttamente dagli stessi ricercatori nelle apposite Meeting Session e presso lo stand Enea, dove sarà possibile avere un’ampia panoramica delle attività e dei risultati della ricerca riguardanti i progetti, con descrizioni, filmati, prototipi e modelli. In linea con gli obiettivi della manifestazione, l’Enea si propone di far conoscere i propri progetti di ricerca avanzata ad altri centri di ricerca pubblici e privati italiani e internazionali e al mondo produttivo al fine di attivare nuovi progetti di ricerca industriale e indagare nuove opportunità di collaborazione e di trasferimento tecnologico. I 35 progetti Enea sono ripartiti nelle quattro aree di ricerca previste dalla manifestazione, e precisamente: nuovi materiali e nanotecnologie, biotecnologie, energia e ambiente, alta tecnologia meccanica. Nuovi materiali e nanotecnologie: Metodo di rivelazione di immagini innovativo basato sull’irraggiamento con raggi-X molli; Tecpo-polnav: Manufacturing di una imbarcazione da diporto in materiale riciclabile; Applicazioni tecnologiche della sorgente neutronica impulsata Plasma Focus; Materiali avanzati; Injection moulding di polveri ceramiche; Processi Sol-gel per il finissaggio o la tintura dei tessuti; Trattamenti superficiali mediante tecnologia Sol-gel Dip-coating; Mavet: Moduli avanzati di vettori di trasporto collettivo; Tecnologia di deposizione di rivestimenti Cermet per la realizzazione di “coating”. Biotecnologie: Piante ingegnerizzate per la formulazione di vaccini anti Hiv; Repertorio molecolare sintetico di anticorpi ricombinanti per diagnosi e terapia; Metodo alternativo per la cicatrizzazione delle lesioni esterne; Neemcontrol: Controllo dell’attività riproduttiva degli animali sinantropi; Vaccini di origine vegetale contro i tumori dal virus del papilloma umano. Energia e ambiente: Safeguard: Salvaguardia di infrastrutture critiche altamente informatizzate; Sia: Servizi ingegneria ambientale; Ecobach: Bus a chiamata ecologico; Icam: Impianto mobile di solidificazione/stabilizzazione di rifiuti speciali; Impianto mobile per il trattamento in-situ di percolato da discarica rsu; Nuovi processi a membrana per la disinchiostrazione di carte da macero; Valeria: Valorizzazione energetica e agronomica dei rifiuti agroindustriali; Modello di area industriale sostenibile; Riade: Applicazione di processi innovativi per la lotta alla desertificazione; Riders: Automazione e controllo di sistemi di trattamento acque reflue; Socis: Sorveglianza dello sviluppo algale in corpi idrici superficiali; ecoSmes : Servizi di innovazione ambientale di prodotto nelle Pmi; Prometeo: Ottimizzazione del trattamento e riuso degli effluenti.; La formazione aperta e a distanza dell’Enea; Applicazione di analisi del ciclo di vita (Lca); Concentratore solare fotovoltaico con primario rifrattivo, filtro dicroico e doppio ricevitore; Radiometri per alti flussi luminosi applicati alla caratterizzazione di fasci di luce concentrata; Membrane per la separazione e produzione di idrogeno; Sviluppo di un collettore solare a concentrazione innovativo. Alta tecnologia meccanica: Sidart: Sistema integrato per la diagnostica dei beni artistici; Sviluppo di tecniche di giunzione tra materiali ceramici e leghe di rame.  
   
   
IL SEN. ALBERTO BALBONI, COMPONENTE DELLA COMMISSIONE FINANZE E TESORO DEL SENATO, AD ASSICURAEXPO  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Sabato 5 marzo 2005, alle ore 10, presso il Centro Esposizioni e Convegni Tiapoint del Centergross di Bologna si terrà una  tavola rotonda dal titolo “Centralita’ dell’Isvap nella vigilanza sul settore assicurativo. Autonomia a rischio?”. Intrerverranno nella discussione i rappresentanti di Uea, Unione Italiana Assicuratori, Sna, Sindacato Nazionale Assicuratori, Unapass, Unione Nazionale Agenti Professionisti di Assicurazione, Ania, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici e il Prof. Aurelio Donato Candian, docente di Diritto delle Assicurazioni dell’Università Bocconi di Milano.  
   
   
EICMA 205 : GIA’ 158 I NUOVI ESPOSITORI  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Manca poco più di un mese al grande evento fieristico dell’anno : l’inaugurazione ufficiale della nuova Fiera di Milano, certamente la più grande, e probabilmente la più bella d’Europa. Sarà, come noto, la nuova Casa dell’Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo, una della primissime grandi manifestazioni che lascia il quartiere fieristico tradizionale, ricco di storia ma non più competitivo con i moderni quartieri espositivi. Eicma 2005 si trasferisce dunque nella nuova Fiera e adotta un format nuovissimo, a titolo sperimentale : Ciclo a settembre ( 16-19) e Moto a novembre ( 15-20). Ovviamente l’organizzazione dei due eventi è unica, e procede di pari passo. Procede bene : ad oggi infatti sono ben 158 gli Espositori “nuovi” – in quanto non avevano mai esposto a Milano o erano assenti da diversi anni- che hanno presentato la domanda di partecipazione : 36 per il Ciclo e 122 per la Moto. Tanto che si pongono già i primi problemi di capienza, nel senso che non è più cosi’ sicuro che i padiglioni opzionati per le manifestazioni - il 14/18 per il Ciclo e 2/4, 6/10 e 14/18 per le Moto- consentiranno di soddisfare tutte le richieste. Ma uno dei grossi vantaggi che la nuova Fiera assicura –oltre a quello di riservare buone posizioni a tutti gli Espositori – è la possibilità di risolvere al meglio problemi di questo tipo. Parallelamente al lavoro di assegnazione degli stand, che è molto laborioso perché si tratta di partire da zero per sistemare complessivamente oltre 70.000 mq di superficie espositiva netta, sta facendo importanti passi avanti il lavoro diretto a identificare, selezionare e realizzare le iniziative collaterali che arricchiranno la manifestazione, e che nel loro insieme sono mirate a fare di Eicma, oltre che una grande manifestazione fieristica, anche uno straordinario Evento, fatto di momenti spettacolari e culturali, di ricerca e di approfondimento. Si lavora con due obiettivi : migliorare le iniziative già sperimentate che avendo riscosso particolare successo saranno sicuramente riproposte ( l’Eicma Show District, le esibizioni spettacolari di Trial Acrobatico, la Pedalata Azzurra, la Rosa d’Inverno) – e lanciare alcune iniziative nuove, particolarmente qualificanti.  
   
   
IL GRUPPO CO.PRO.B. - ITALIA ZUCCHERI PROTAGONISTA IN CAMPO AD AGRIFOOD MADE IN ITALY 2005 VERONA, 3 – 6 MARZO 2005  
 
Bologna, 28 febbraio 2005 – Massima integrazione produttiva, mantenimento della proprietà in Italia, leadership e valorizzazione dell’esperienza nazionale nel settore. Questo il messaggio che Italia Zuccheri, la società bieticolo–saccarifera nata dal raggruppamento di Co.pro.b. - unica cooperativa italiana di produttori bieticoli - e Finbieticola - società finanziaria detenuta dalle principali associazioni bieticole nazionali (A.n.b, C.n.b, A.b.i.) - lancia al Salone Agrifood di Verona. Primo in Italia ad intraprendere un progetto di “Rintracciabilità della filiera bieticolo-saccarifera” dai campi alla tavola, il Gruppo Italia Zuccheri - Co.pro.b. Si fa portavoce di un percorso innovativo capace di affermare i valori della mission aziendale quali: responsabilità, eticità, qualità. “Questa forte innovazione nel settore bieticolo–saccarifero – sottolinea Daniele Bragaglia, Amministratore Delegato di Italia Zuccheri e Direttore Generale di Co.pro.b. – ci consente di conciliare le logiche commerciali con le finalità di crescita e valorizzazione dell’intero comparto, grazie ad un prodotto che risponde alle esigenze di trasparenza e sicurezza espresse dagli utilizzatori più evoluti”. In sintonia con questa filosofia, volta alla valorizzazione della rintracciabilità ed italianità dello zucchero, il Gruppo Italia Zuccheri - Co.pro.b. Ribadisce il proprio messaggio ad Agrifood Made In Italy 2005, la prima manifestazione fieristica internazionale volta alla promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità. Presso il proprio spazio espositivo, il Gruppo Co.pro.b. - Italia Zuccheri presenterà il primo zucchero con informazioni on pack dettagliate su filiera, certificazione e materia prima 100% italiana. Una grande innovazione per una commodity come lo zucchero, per la prima volta contraddistinto da italianità della materia prima e certificazione di rintracciabilità sulla confezione. Pad. 7 Stand 471 - 472  
   
   
AL SAIEDUE LIVING DAL 16 AL 20 MARZO UN RICCO CARNET DI INCONTRI PROMOSSI DA EDILEGNO E AIPPL  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Edilegno, associazione che aderisce a Federlegno-arredo, sarà presente alla nuova edizione di Saiedue Living, in programma dal 16 al 20 marzo a Bologna con una ricca serie di incontri, in cui saranno affrontati temi legati alle iniziative sviluppate dal progetto "Posa", alle problematiche relative alle attività forestali e al miglioramento della comunicazione con il consumatore finale. "Il progetto di posa di serramenti, schermi e scale prefabbricate: modalità e linee guida" è il tema del primo appuntamento in calendario organizzato da Edilegno/federlegno-arredo in programma il 17 marzo alle ore 14.30 presso la Sala Madrigale padiglione 36. Durante l'incontro verrà tracciato un bilancio delle iniziative realizzate dal progetto "Posa" che nel corso del 2004 ha promosso la costituzione del Gruppo Installatori di Serramenti e Scale, ma anche l'organizzazione di incontri tecnici-formativi e la realizzazione di una collana di manuali tecnici contenenti le linee guida per la corretta posa in opera di porte, finestre, schermi e scale prefabbricate. L'incontro sarà anche l'occasione per presentare le nuove iniziative del progetto riguardanti i contenuti del primo manuale tecnico sull'installazione di finestre, portefinestre e schermi oscuranti. Le problematiche legate alle attività forestali con particolare attenzione ai temi dell'illegal loggin e del conflict timber saranno l'oggetto del dibattito organizzato da Fedecomlegno e Edilegno. I rappresentanti dei Ministeri interessati e il Responsabile Campagna Foreste di Greenpeace, saranno chiamati a confrontarsi su "Legno legale e sostenibile: che fare? Confronto di idee tra gli interessati al problema: ambientalisti, ministeri, imprenditori, industriali e commercianti" venerdì 18 marzo alle ore 14.30 presso la Sala Melodia – Centro Servizi – blocco B. Come migliorare la comunicazione con il consumatore finale. Il 19 marzo alle ore 11.00 presso la Sala Madrigale padiglione 36 si parlerà anche di questo nell'incontro organizzato dall'Associazione Italiana Posatori Pavimenti di Legno in collaborazione con Professional Parquet sul tema "Marketing e comunicazione nella gestione del punto vendita di parquet". L'incontro ha la finalità di fornire al posatore che opera tramite un punto vendita, alcune indicazioni per realizzare una migliore e più efficace comunicazione con il consumatore finale attraverso lo studio di un particolare lay-out del punto vendita, l'esposizione dei prodotti e la grafica. Edilegno e Aippl saranno inoltre presenti con due stand istituzionali, uno al padiglione 28 dedicato ai Gruppi Produttori e Installatori di Serramenti e scale e l'altro al padiglione 35 dedicato al Gruppo Produttori di Pavimenti in Legno e all'Associazione Italiana Posatori Pavimenti di Legno.  
   
   
A EUROSTAMPI SI PREMIANO I GIOVANI DESIGNER POLIURETANI INNOVATIVI PER PROGETTI ALL’AVANGUARDIA  
 
Parma, 28 febbraio 2005 - La prossima edizione della fiera – a Parma dal 31 marzo al 2 aprile 2005 – ospiterà, infatti, istituti universitari e scuole specializzate, per dare spazio ai giovani progettisti e designer in grado di conferire al mercato una sferzata di energia, con idee sempre nuove ed originali. Proprio in questo contesto si inserisce la quarta edizione del Premio Esaedro, il concorso internazionale promosso da Ilpo Divisione Integrali - azienda specializzata nella trasformazione del poliuretano - e Dow Italia - azienda che produce e commercializza un’ampia varietà di sistemi poliuretnici – che ha scelto proprio Eurostampi 2005 per la cerimonia di premiazione dei progetti vincitori. Il concorso si rivolge a studenti di università, istituti di formazione e scuole superiori, che sono stati chiamati a sfruttare le potenzialità del poliuretano nel settore dell’arredamento. Il concorso prevedeva la possibilità di utilizzare tre tipi di materiali - conglomerato a base di materiale inerte e legante poliuretanico, poliuretano a spruzzo e gel poliuretanico - per realizzare progetti riguardanti tre temi principali: mobili e complementi d’arredo per interni o esterni, oggetti d’uso domestico e arredo urbano. “Con questa quarta edizione del Premio Esaedro – afferma Paolo Marani, Direttore generale Ilpo – intendiamo incentivare l’uso di materiali innovativi, quali conglomerati, poliuretani a spruzzo e gel e estendere il tema del concorso, precedentemente dedicato solo all’arredo, a differenti ambiti progettuali. La decisione di stringere un rapporto di collaborazione con università e scuole aderenti all’iniziativa rappresenta sicuramente un mezzo vantaggioso per individuare innovative possibilità di impiego di questi versatili materiali”. Gli fa eco Riccardo De Genova, Global business Leader Sistemi Poliuretanici per la Dow Chemical Company: “Riteniamo che promuovere la creatività dei giovani designer sia un’ottima idea. Inoltre, crediamo molto nelle possibilità offerte da alcuni materiali e pensiamo che le tre famiglie di materiali poliuretanici proposte possano lasciare grande spazio alla fantasia e alla creatività”. Il poliuretano, infatti, è un materiale in grado di trovare applicazione in vari settori produttivi (arredamento, calzatura, industria automobilistica…), grazie alla sua grande versatilità. Le proprietà dei polimeri poliuretanici permettono di soddisfare esigenze specifiche, quali una migliore abrasione e l’alta capacità di isolamento elettrico e acustico. I prodotti realizzati con poliuretano si presentano così più durevoli, più sicuri e meno dannosi per l’ambiente che ci circonda. I progetti premiati, suddivisi per tipologie di materiale impiegato : per la sezione “Conglomerato” il primo premio verrà assegnato a Stefano Cavilli per “G-uscio”, il secondo a Erez Yerushalmi per “Insideout” e il terzo a Erica Masini per “Whim”. Per la sezione “Poliuretano a spruzzo” il primo premio andrà a Giulia Ancarani per “Minor Stress” e il secondo classificato sarà Maia Gianandrea per “Paolina B”. Per la sezione “Gel poliuretanico” il premio va a Antonio Galati e Stefano Pinna per “Spalliera Massaggiatrice”. La premiazione ufficiale si svolgerà venerdì 1 aprile alle ore 11.30 presso la sala convegni della fiera di Parma, nell’ambito di Eurostampi.  
   
   
AD ARREDOECASA LA PRIMA EDIZIONE DI CASATECH: DOMOTICA E BIOARCHITETTURA SEMPRE PIU’ DI CASA 26 FEBBRAIO – 6 MARZO  
 
 Busto Arsizio, 28 febbraio 2005 - La fiera Arredocasa, arrivata al 18° appuntamento, ospita quest’anno la prima edizione di Casatech un’area dove Tecnologia e Architettura Biosostenibile concorrono a creare un’abitazione moderna e confortevole, in grado di rispondere alle diverse esigenze di vita quotidiana, rispettando la natura e la salute. Un altro aspetto importante è quello riguardante i disabili, per i quali la domotica e le tecnologie da essa utilizzate possono oggi fare davvero molto per la qualità della vita. Stili, tecniche e competenze Casatech si è avvalsa anche della collaborazione tra aziende della vicina Svizzera, tra cui Domotica.ch, ed aziende italiane, tra cui Bioabitare S.r.l. Un connubio tra tecnica, tecnologia e natura che ha reso possibile la realizzazione di un progetto abitativo completo. Abitare nel presente “Oggi” è la parola che distingue Casatech. Qui non si fanno ipotesi future, ma si può vedere, toccare, vivere l’esperienza di un’abitazione accessibile oggi. All’interno dell’area verrà infatti ricostruito un intero ambiente abitativo, dove l’elevato livello tecnico e tecnologico è volutamente celato e presentato in maniera “user friendly” per tutte le tipologie di utenti, considerando con attenzione anche le diverse disabilità. Sarà così possibile scoprire che l’attuale abitazione può cambiare con dei semplici accorgimenti e che una casa sana e confortevole può essere accessibile a tutti. Comodità nella casa in un’ottica di qualità della vita. Un tessuto leggerissimo che diventa tenda, tappeto o copridivano e che filtra le onde elettromagnetiche, lasciando passare solo lo stretto necessario alla ricezione degli apparecchi a distanza (telefonini, telecomandi, ecc.); nuovi sistemi di riscaldamento, invisibili ma più efficaci; sistemi di sicurezza e video sorveglianza a distanza con trasmissione in diretta dell’immagine della casa. Questo e molto altro è ciò che sarà possibile vedere a Casatech, contestualizzato nel suo utilizzo. Soluzioni che sembrano del futuro, ma che sono già una realtà di oggi. Attribuire una connotazione culturale al cambiamento tecnologico. L’innovazione della tecnologia è la costante del nostro tempo, che crea oggi l’opportunità per architetti, designer, ingegneri, costruttori, installatori ed elettricisti di proporre nuovi modi di vivere la casa. Ma qualsiasi nuova soluzione deve prima connotarsi anche culturalmente. Casatech traccia il contorno di questa “veste” culturale per la Tecnologia e per l’Architettura all’interno dell’ambito abitativo, identificandone la sua utilità nel contesto umano. Www.casatech.it  
   
   
EIMA SHOW: LO SPETTACOLO DELLE MACCHINE AGRICOLE SI TERRÀ NEL MESE DI GIUGNO IN PROVINCIA DI FERRARA LA "TRE GIORNI" DELLA MECCANIZZAZIONE  
 
Roma, 28 Febbraio 2005 - Si svolgerà dal 17 al 19 giugno prossimo a Ferrara la prima edizione di Eima Show, la grande kermesse dedicata alle macchine agricole,, che comprende esposizione dei modelli, prove in campo, sfide di velocità e di traino, e un calendario di eventi spettacolari ispirati alla cultura country. L'iniziativa - presentata il 9 febbraio a Roma da Guglielmo Gandino, Presidente di Unacoma Service, società organizzatrice - rappresenta l'evoluzione delle giornate dimostrative di Eima in Campo, e si annuncia come uno dei grandi appuntamenti europei del settore. I numeri forniti dall'organizzazione - 40.000 metri quadrati di esposizione statica, 800.000 metri quadrati di area dimostrativa, 5.000 di area servizi - danno la dimensione di questo evento, che sarà ospitato dall'azienda "Palazzi Diamantina" in località Vigarano Mainarda (Fe), presso la quale verranno installate grandi tensostrutture e tribune, allestiti ristoranti e punti di accoglienza, realizzate aree parcheggio in grado di accogliere fino a 600 fra pullman e camion, e 4.600 autovetture. Previsto l'arrivo di oltre 30 mila visitatori, e la presenza di più di 200 aziende espositrici, per una manifestazione che, a differenza di Eima in Campo, non ha un ambito tematico circoscritto ma comprende ogni comparto della meccanizzazione: dalla bonifica e lavorazione del terreno all'irrigazione, dai trattamenti alla raccolta dei prodotti, dall'insilaggio e trasporto fino alla componentistica e al giardinaggio professionale. Ad Eima Show partecipano anche espositori che rappresentano le industrie e gli enti di servizio collegati alla meccanizzazione agricola, vedi le aziende dei settori petrolifero, chimico e sementiero, vedi le banche, le società finanziarie, le assicurazioni e i servizi di noleggio. Grande spazio anche allo spettacolo e alla cultura, con il Dragster Show, che vedrà macchine agricole trasformate in bolidi da competizione, con il rodeo, che prevede sfide di doma western su tori e cavalli, ma anche con l'opportunità di visita al museo dell'artigianato agricolo allestito presso l'azienda Palazzi Diamantina, di voli in mongolfiera, di serate danzanti e di country dinner. Con i connotati dell'appuntamento "festoso" - ha detto Guglielmo Gandino - 1'Eima Show si propone non soltanto come un evento di carattere tecnico, dove le aziende possono mostrare le caratteristiche e la funzionalità della propria gamma di mezzi meccanici, ma anche come un momento di promozione della cultura della meccanizzazione, che in ogni contesto produttivo rappresenta un fattore di progresso, uno strumento per accrescere l'efficienza e la produttività delle imprese, e soprattutto migliorare la qualità della vita degli addetti all'agricoltura.  
   
   
NEL SEGNO DEL GIGLIO XII MOSTRA MERCATO DEL GIARDINAGGIO DI QUALITÀ  
 
Colorno (Pr), 28 febbraio 2005 - Quattro giorni di trionfo per fiori e piante, decine di stand immersi nel verde del Parco della Reggia di Colorno, il meglio del vivaismo nazionale ma anche le proposte del grande vivaismo d’oltralpe scelto e garantito da un marchio che in Europa continentale non teme confronti in termini di qualità: quello di Courson. Esperti e operatori di quella che è la più raffinata tra le mostre di giardinaggio di qualità del Vecchio Continente hanno scelto infatti di affiancare Artù nel suo progetto di dare un preciso “taglio” alla Mostra mercato nazionale del giardinaggio di qualità “Nel segno del Giglio” di Colorno. L’appuntamento primaverile con l’esposizione parmense (Colorno è a pochi chilometri da Parma) è organizzato da Artù e promosso dalla Provincia di Parma. Per differenziarsi dalle molte (forse troppe) proposte analoghe in Italia, da tre anni Colorno ha scelto il “Modello Courson”, mostra-mercato con cui “Nel segno del Giglio”, unica in Italia, ha sottoscritto un gemellaggio ufficiale. Esperti ed espositori de “Les Journèes des plantes de Courson” saranno presenti a Colorno, così come esperti ed espositori di Colorno sono stati ospiti di Courson. Da notare come nell’ambiente degli appassionati, la mostra francese (www.Coursondom.com) che si svolge due volte l’anno nel Parco seicentesco del Castello di Courson disegnato da Le Notre sia considerata come la vetrina di maggior prestigio (e nobiltà) in Europa. Una scelta di qualità e di livello superiore che è stata condivisa da Colorno e che, anno dopo anno, è riuscita a far emergere la mostra parmense nel vastissimo panorama di esposizioni di giardinaggio in Italia. Il gemellaggio è ormai così organico da prevedere che chi visita Colorno avrà l’ingresso gratuito alla manifestazione francese, e viceversa, così come prevede l’assegnazione di un Premio Speciale Courson al miglior espositore di Colorno. “Nel Segno del Giglio”, dal 22 al 25 aprile, Parco della Reggia Ducale, Colorno (Pr).  
   
   
CONTINUA LA MOSTRA MERCATO SULL'ARTIGIANATO FEMMINILE CHE DISCENDE DAGLI INCA FINO AL 18 MARZO ALLA FONDAZIONE MONDRAGONE  
 
Napoli, 28 febbraio 2005 - Allestita in collaborazione con l’associazione Sumampa, la mostra mercato sull'artigianato femminile che discende dagli Inca continua alla Fondazione Mondragone fino al 18 marzo (Piazzetta Mondragone, 18, da lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Il sabato fino alle 13). Tappeti, cesti, trapunte, scialli, coperte in lana d’alpaca, tavoli, sedie, chaise longue in cuoio intrecciato, portaselle, quaderni, bastoni in legno e in argento alcuni dei pezzi esposti . Organizzata in collaborazione con l’associazione Sumampa, la mostra documenta la vita delle popolazioni rurali santiagueñe del Monte Argentino, un’area molto depressa nei paraggi di Santiago del Estero, nel nord ovest dell’Argentina. Un’iniziativa che fa parte del fitto programma di valorizzazione della moda e dell’ artigianato promosso dal commissario straordinario della Fondazione e presidente del Polo Regionale della Moda Femminile Elena Perrella. “Abbiamo scelto quest’iniziativa – spiega la Perrella – per fare della Fondazione una finestra aperta sul mondo della creatività femminile. In questo caso parliamo di un mondo geograficamente molto lontano, che fa, come noi, della cultura, dell’artigianato e della condizione femminile una leva di sviluppo e di emancipazione” .  
   
   
ALFA ROMEO AL 75° SALONE INTERNAZIONALE DI GINEVRA  
 
Ginevra, 28 febbraio 2005 - Uno stand tutto allestito sulle tinte del rosso e del grigio metallizzato: i colori che da sempre interpretano la sportività e la sofisticata tecnologia delle vetture Alfa Romeo. Un'area espositiva di forte impatto scenografico e capace di accogliere il pubblico in modo coinvolgente e dove conoscere da vicino le due attese "world premier": la berlina Alfa Romeo 159 e il coupè Alfa Romeo Brera. Nate dalla lunga e consolidata esperienza della marca nel campo delle berline sportive di prestigio e degli affascinanti coupè, le due vetture segnano l'inizio di una nuova generazione di automobili per la Casa automobilistica. In particolare, il progetto "Alfa Romeo 159" si basa su metodologie di progettazione innovative espletate da un team internazionale che è riuscito a coniugare, senza compromessi, performance e obiettivi sino ad oggi difficilmente conciliabili - massimo piacere di guida, elevate performance e stile distintivo - con le migliori prestazioni nei campi di sicurezza, comfort e robustezza. Il tutto si è concretizzato in uno chassis assolutamente nuovo con sospensioni inedite e con una nuova generazione di propulsori e cambi. Gli stessi concetti progettativi sono stati applicati ad Alfa Romeo Brera, il modello che trasforma la tradizionale anima del coupè in quella più esaltante della "sportività assoluta". Insomma, due novità di assoluto interesse per le quali Alfa Romeo ha deciso di raccontare, attraverso filmati e vetture del passato, la grande storia delle sue berline e coupè. Del resto esiste un fil rouge che lega tutte le automobili Alfa Romeo: la ricerca continua dell'innovazione abbinata alla gloriosa tradizione sportiva. In questo senso, quindi, l'alternarsi sullo stand di vetture storiche e modelli nuovi crea la giusta scenografia per ricordare vetture e progettisti, corse e motori che hanno segnato il progresso tecnologico e le vicende sportive del Novecento. Perché nel patrimonio del Marchio c'è tutto questo, insieme con il lavoro e l'orgoglio professionale delle migliaia di persone - tecnici, operai, dirigenti - che nel tempo si sono avvicendati nelle fabbriche, negli uffici e sui campi di gara. Qui si trovano le radici di quell'inimitabile personalità che sulle strade di ogni giorno ci fa immediatamente riconoscere un'automobile Alfa Romeo da tutte le altre che incrociamo. Ecco allora, al centro dello stand, due Alfa Romeo 159: la prima è una versione Q4, equipaggiata dal nuovo e potente motore 3.2 V6 Jts 24v da 191 kW (260 Cv) - espressione di supremazia tecnologica - e "vestita" di una carrozzeria color "rosso Rubino" che bene esprime l'interpretazione Alfa Romeo di "sportività classica". La seconda berlina adotta il brillante 2.4 Jtdm da 147 kW (200 Cv) e si propone con una "livrea argentata" che contraddistingue la nuova generazione di vetture Alfa Romeo. La stessa supremazia tecnologica che appartiene alla storia del Marchio come dimostrano le tante berline del passato e dal quale nasce la nuova Alfa 159. Per questo, proprio accanto al nuovo modello, è presente sullo stand una splendida Giulia Ti: è il modo migliore per ricordare la storia delle berline secondo Alfa Romeo. La Giulia Ti, come sottolinea uno slogan del tempo, è l'auto "disegnata dal vento". La linea è rivoluzionaria: frontale basso, racchiuso da quattro fari, cofano deportante, parabrezza avvolgente come quello di un aereo da caccia e, soprattutto, coda tronca. Il motore, un quattro cilindri di 1570 cm3, sfodera 92 Cv. Il modello esposto a Ginevra è la versione Ti del 1963 con cambio al volante, freni a disco ed omologata per sei posti. Tra l'altro, Ti (Turismo Internazionale) è una sigla che negli anni Settanta Alfa Romeo assegnava solo alle auto più ricche di contenuti. Oggi quelle due lettere, semplici e gloriose al tempo stesso, ricompaiono su una linea specifica che può essere richiesta sui modelli Alfa Romeo. Vicino a questo esemplare storico, trova posto un'Alfa Romeo 156 attuale interpretazione della berlina Alfa Romeo, presentata per la prima volta nel suo nuovo allestimento Sport. Ridisegnata dalla prestigiosa matita di Giorgetto Giugiaro e che rappresenta il connubio perfetto tra sportività ed eleganza, tra performance ed equilibrio delle forme. All'esterno la vettura si contraddistingue per i nuovi cerchi in lega da 17" a raggi, per l'assetto ribassato, per il kit sportivo della carrozzeria e per la sigla specifica. All'interno, invece, spiccano il sistema Hi-fi con lettore Cd, il volante con impugnatura ergonomica e sportiva, in pelle, e dotato anche dei comandi radio. Passiamo alla zona che ospita l'Alfa Romeo Brera esposta nella versione Q4 e dotata di un propulsore 3.2 V6 Jts da 24 valvole, un gioiello dell'ingegneria motoristica che sviluppa una potenza di 191 kW (260 Cv) a 6200 giri/min, con una coppia massima di 322 Nm (32,8 kgm) a 4500 giri/min. Accanto al nuovo coupè disegnato da Giorgetto Giugiaro in collaborazione con il Centro Stile Alfa Romeo, si possono ripercorrere alcune memorabili pagine di storia automobilistica Alfa Romeo e tra queste una porta la firma della Giulietta Sz che sfila proprio a Ginevra. Era la seconda metà degli anni Cinquanta quando il carrozziere Elio Zagato, su richiesta del pilota Massimo Leto di Priolo, trasforma la sua Giulietta Sv distrutta in una gara. Il maestro milanese interviene in modo assolutamente personale sulla linea e, soprattutto, sull'impiego dei materiali della carrozzeria e delle parti mobili. Il prototipo così realizzato debutta a Monza nella Coppa lntereuropa del '56 e riporta una netta vittoria. La vettura piace alla dirigenza dell'Alfa Romeo che ne commissiona alcuni esemplari. Tra il 1960 e il 1961 viene prodotta la Giulietta Sz mentre tra il 1961 e il 1962 esce dagli stabilimenti la Giulietta Sz Coda Tronca: in totale, vengono prodotte 217 vetture. Oggi il testimone è stato raccolto dall'Alfa Romeo Brera, un passaggio simbolico nel solco di quella tradizione che ha dato vita ad automobili che, ora come allora, erano belle e piene di temperamento, magico equilibrio tra ragione e sentimento, tra cultura tecnica e creatività progettuale. In questo senso, quindi, riflettori puntati anche sull'ultima nata: la Nuova Alfa Romeo 147. Dalla linea armoniosa ma sempre "muscolosa", la nuova vettura si presenta con uno stile rinnovato sia all'esterno sia all'interno: erede di un modello vincente, oggi è più grande, più potente e con maggiore personalità. Infatti, introduce numerose novità nel campo della meccanica e delle dotazioni come il brillante 1.9 Jtd 16v M-jet da 150 Cv, un inedito cambio robotizzato Easy Speed, le nuove sospensioni Comfort e i dispositivi più sofisticati nel campo della sicurezza: dal Vdc all'Asr, dall'Abs completo di Ebd agli air bag "a tendina". Bella, sportiva ed elegante: la Nuova Alfa Romeo 147 stimola l'istinto di guida regalando forti emozioni. A Ginevra sono esposte due versioni: un'Alfa Romeo 147 Gta Selespeed, una delle vetture più veloci e potenti del segmento (250 Cv - 184 kW) e un'Alfa Romeo 147 2.0 Ts da 110 kW (150 Cv) anch'essa con cambio robotizzato sequenziale. Al Salone, poi, Alfa Romeo è presente anche con altre importanti novità, sempre all'insegna del "cuore sportivo" e del grande temperamento che possiedono tutti i suoi prototipi e automobili di serie. Un esempio? Alfa Romeo Crosswagon Q4, il nuovo modello che ha segnato il ritorno di Alfa Romeo nel mondo delle vetture a quattro ruote motrici. Infatti, adotta la trazione integrale Q4, una trasmissione a 4 ruote motrici permanente, a tre differenziali, con ripartizione di coppia sbilanciata su asse posteriore. La ripartizione del livello di coppia tra gli assali anteriore e posteriore viene modulata in modo continuo, in funzione dell'aderenza proprio dal sistema Q4. È la caratteristica maggiormente intonata alla guida sportiva, alla sportività che incrementa la sicurezza attiva. L'alfa Romeo Crosswagon Q4 è equipaggiata con il brillante 1.9 Jtd 16v Multijet da 150 Cv (110 kW) e viene presentata al Salone in un allestimento inedito: una nuova tinta di carrozzeria "blu Montecarlo" ed un originale ambiente in pelle "pieno fiore" di colore blu che riveste la plancia, i pannelli e i sedili. Tra l'altro, il modello "Crosswagon" è la vettura che accompagnerà la squadra italiana di sci alpino alle sfide di Coppa del Mondo, Mondiali di Sci e Olimpiadi Invernali. Il Marchio, già presente sulle tute delle squadre maschile e femminile di sci alpino, ha infatti voluto sviluppare un'altra iniziativa creando Alfa Romeo Ski Racing Team. E la stessa "anima sportiva" è riproposta in alcuni suggestivi filmati trasmessi sullo stand che mostrano la partecipazione diretta di Alfa Romeo nel Campionato Europeo Turismo (da quest'anno diventato mondiale) e nell'European Alfa Challenge. Dal mondo delle competizioni alle strade di tutti i giorni. Sotto i riflettori della rassegna svizzera ritroviamo l'Alfa Romeo Gt dotata del potente 3.2 V6 da 176 kW (240 Cv). Nato in collaborazione con Bertone, il modello propone stile originale e prestazioni esaltanti, e rappresenta una concezione inedita di sportività, nella quale convergono anche comfort ed eleganza. Le stesse caratteristiche che il pubblico può apprezzare su Alfa Romeo 166, l'ammiraglia di Casa Alfa Romeo che esprime armonia di forme e di contenuti, e la raffinatezza di una grande berlina di prestigio. A questi punti di forza, Alfa 166 aggiunge, sia all'esterno sia all'interno, particolari estetici di forte impatto visivo e abbinamenti di tessuti e colori di grande fascino. La vettura in mostra è equipaggiata con il potente 3.2 V6 - abbinato ad un cambio meccanico a 6 marce - ed è proposta nell'allestimento Luxury che offre di serie una lunga serie di dispositivi: dal Vdc alla selleria in pelle, dalle ruote in lega 18" al navigatore ai proiettori bi-xenon.  
   
   
ALFA ROMEO 159, ANTEPRIMA MONDIALE  
 
Ginevra, 28 febbraio 2005 - Sfila al Salone di Ginevra l'Alfa Romeo 159, capostipite della nuova famiglia che sostituirà il modello 156. Erede, quindi, di un modello di successo, l'originale berlina raccoglie il testimone con l'obiettivo di essere il nuovo punto di riferimento del segmento. In vendita a partire dalla prossima estate, la nuova Alfa Romeo 159 si presenta con una linea elegante e sinuosa, capace di coniugare dimensioni generose con la compattezza tipica della sportività Alfa Romeo grazie ad un equilibrato gioco di proporzioni e rapporti volumetrici. Nasce così una berlina di prestigio che abbina il raffinato stile "italiano" con la "sportività elegante" di Alfa Romeo. Disegnata da Giorgetto Giugiaro in collaborazione con il Centro Stile Alfa Romeo, la nuova vettura propone tratti distintivi che definiscono la sua forte personalità e la rendono immediatamente riconoscibile, secondo le peculiarità del Marchio. Ad iniziare dal frontale, forte ed essenziale, dominato da un family feeling Alfa Romeo che è rappresentato dal caratteristico "trilobo" su cui campeggia lo scudetto di grandi dimensioni. Da qui, idealmente, si sviluppa l'intera vettura combinando una leggera "aggressività" stilistica con una spiccata eleganza delle forme: impressione rafforzata anche dai gruppi ottici, preziosi oggetti di design. La forma trapezoidale della vista frontale accentua la sensazione di solidità della vettura come enfatizzato dall'abitacolo che poggia su una possente spalla. Questa, tra l'altro, corre in fiancata lungo tutta la linea di cintura per allargarsi considerevolmente all'altezza dell'ampio montante posteriore. Quest'ultimo elemento possiede una doppia funzione stilistica: si raccorda alla curvatura del lunotto, proprio in corrispondenza dell'asse della ruota (è anche questo un chiaro tratto estetico di forza, robustezza e dinamicità) e raccoglie, in fiancata, l'abitacolo grazie all'accorgimento stilistico del classico "gomito" Alfa Romeo. Inoltre, il montante anteriore arretrato slancia la vettura valorizzando la presenza di un potente propulsore, oltre a rendere l'abitacolo ancora più compatto esteticamente favorendo così la massima visibilità nelle curve. Quindi, slancio e solidità, ma anche dinamismo e robustezza: solo un grande equilibrio stilistico può coniugare binomi così distanti tra loro. Come dimostra, per esempio, il "muscoloso" parafango che, allineato alle ruote generose, rappresenta il punto di massima larghezza della vettura esprimendo, in modo inequivocabile, l'idea di un'automobile ben "piantata al terreno". Infine, sebbene di grande capienza, il terzo volume - splendido nelle sue forme ed equilibrio - si sposa perfettamente con la parte anteriore esaltandone la personalità unica, oltre ad essere caratterizzato da una forte orizzontalità, rimarcata dal doppio terminale di scarico cromato nelle versioni più potenti. Conclude, in alto, la presenza di un piccolo spoiler che coniuga stile e funzionalità, al di sotto del quale domina lo stemma in posizione di rilievo ed i fanali che, allungati e divisi dal taglio del bagagliaio, includono forme cilindriche, derivate stilisticamente dai proiettori anteriori. Infine, il nuovo modello può "vestire" ben 14 colori di carrozzeria. Rispetto al modello 156, la nuova vettura assicura una maggiore abitabilità per un elevato comfort a bordo, un punto di forza confermato anche dalle generose dimensioni: infatti è lunga 4.660 millimetri, larga 1.828 e alta 1.417, mentre il passo è 2.700 millimetri. Come la linea esterna anche gli interni dell'Alfa Romeo 159 rappresentano l'espressione più evoluta della sportività e dell'eleganza della Casa automobilistica. Il punto di partenza nella loro definizione è stato l'assetto di guida ponendo al centro dell'attenzione il conducente: ottimi rapporti nelle distanze fra pedaliera, sedile, volante e cambio consentono di percepire sensazioni di completo controllo della vettura a tutto vantaggio del piacere di guida tipicamente Alfa Romeo. Inoltre, la plancia e il mobiletto avvolgenti comprendono tutti gli strumenti dedicati alla guida ed ergonomicamente orientati verso il conducente. In particolare, il tachimetro, il contagiri e gli altri indicatori, tutti rigorosamente analogici, sono circolari ed hanno grafiche chiare, raffinate ed estremamente leggibili. Il cupolotto della plancia, poi, accentua la forma a "canotto" degli strumenti principali confermando una peculiarità del design Alfa Romeo che si fonda su una radicata cultura dei volumi ed un maturo trattamento delle superfici. Per sottolineare la continuità funzionale tra plancia e mobiletto si è ricercata continuità formale con la consolle: infatti, il mobiletto - rialzato nella sua tensione verso la plancia - presenta una sportiva leva del cambio dai movimenti brevi e precisi, ed un comodo poggiabraccio provvisto di un ampio vano portaoggetti climatizzato. Insomma, gli interni del nuovo modello rappresentano il giusto equilibrio tra eleganza e sportività, binomio che Alfa Romeo traduce in raffinati abbinamenti cromatici, tessuti di qualità, preziose pelli "primo fiore" e materiali pregiati (come dimostrano le mostrine realizzate in alluminio). La gamma, poi, si compone di tre allestimenti, tutti caratterizzati da un particolare rivestimento interno dall'aspetto "naturale". Merito della sofisticata tecnologia "slush moulding" con la quale è stata realizzata la plancia che garantisce una raffinata opacità e una sensazione tattile di elevata morbidezza. Infine, il cliente può apprezzare i sedili avvolgenti e sagomati che sono confezionati con attenta selezione dei materiali ed estrema cura dei dettagli. Con il nuovo progetto "Alfa 159" Alfa Romeo vuole posizionarsi ai vertici della sicurezza passiva. Per questo gli ingegneri Alfa Romeo hanno appositamente progettato e sviluppato il nuovo pianale "premium" che adotta materiali ad elevate prestazioni, lamierati multispessore e saldatura laser. Dal punto di vista dell'architettura la scocca beneficia di numerosi interventi come, per esempio: elementi scatolati rigidamente collegati, sia trasversalmente sia verticalmente; tre linee di carico nella parte anteriore; continuità dei longheroni per tutta la lunghezza della vettura; strutture integrali e aumento dei punti di saldatura in corrispondenza dei nodi strutturali. Ne risulta una eccellente rigidezza torsionale della scocca ai vertici del segmento: oltre 180.000 daNm/rad. L'alfa Romeo 159 offre fino ad otto airbag (tra i quali spiccano quelli dedicati alle ginocchia e quelli laterali che si estendono lungo tutta la superficie vetrata); sistemi di ritenuta innovativi (pretensionatore su fibbia e limitatore di carico degressivo sulla cintura di sicurezza); e sedili anteriori con dispositivo "anti-colpo di frusta" che, in caso di urto posteriore, avvicinano i poggiatesta alla nuca degli occupanti. Ad uno stile di grande impatto estetico corrisponde un'offerta motoristica ampia ed articolata. Innanzitutto, i tre nuovi motori Jts con doppio variatore di fase continuo (aspirazione e scarico): il 3.2 V6 24v da 191 kW (260 Cv), il 2.2 da 136 kW (185 Cv) e il 1.9 da 118 kW (160 Cv) quindi con una potenza specifica compresa tra 81 e 85 Cv/l. Tutti rispettano i limiti Euro 4 e si dimostrano propulsori ad altissime prestazioni sfruttando al meglio l'iniezione diretta della benzina, ovvero il particolare sistema di combustione che prende il nome di Jts: Jet Thrust Stoichiometric. Per il cliente questo si traduce in una grande brillantezza del motore che aumenta il piacere di guida e le prestazioni. I tre propulsori offrono eccellenti valori di coppia di cui l'88% già disponibile a 2.000 giri/mim: 322 Nm (32,8 kgm) a 4.500 giri/min per il 3.2 V6 Jts; 230 Nm (23,4 kgm) a 4.500 giri/min per il 2.2 Jts; e, infine, 190 Nm (19,4 kgm) a 4.500 giri/min per il 1.9 Jts. Fin qui i benzina. Ma Alfa Romeo è da sempre all'avanguardia anche nei propulsori diesel, come dimostrano, per esempio, il 2.4 Jtdm 5 cilindri 20v da 147 kW (200 Cv a 4.000 giri/min) e 400 Nm (40,8 kgm a 2.000 giri/min) di coppia e i due 1.9 Jtdm: il primo è un "16v" da 110 kW (150 Cv a 4.000 giri/min) e coppia 320 Nm (32,6 kgm a 2.000 giri/min), il secondo è un "8v" da 88 kW (120 Cv a 4.000 giri/min) e coppia 280 Nm (28,6 kgm a 2.000 giri/min). Tutti dell'ultima generazione di propulsori "Common Rail", i Jtd con tecnologia Multijet appunto, dispongono di una sovralimentazione affidata ad un turbocompressore a geometria variabile ed intercooler. In particolare, il 1.9 Jtdm sfrutta una girante specifica sviluppata da Alfa Romeo mentre il 2.4 Jtdm dispone di una nuova testa cilindri e nuove bielle in acciaio "fratturato". Inoltre, i tre propulsori rispettano la normativa Euro 4 e offrono di serie la trappola per il particolato (Dpf) che abbatte le polveri fini secondo le attuali indicazioni Euro 5 (il sistema è "for life" e non richiede l'utilizzo di additivi per la rigenerazione). Infine, nella gamma sono disponibili nuovi cambi meccanici, a sei marce, caratterizzati da corse ridotte, innesti precisi e carichi contenuti. Inoltre, su alcune versioni saranno disponibili cambi automatici e un cambio robotizzato Selespeed, tutti con sei marce. La nuova Alfa Romeo 159 dichiara di "essere Alfa" fino in fondo, per esempio confermando un controllo e un piacere di guida senza compromessi. Da sempre, infatti, il comfort di marcia e il comportamento dinamico sono caratteristiche peculiari delle automobili Alfa Romeo: nel caso di questa vettura diventano veri e propri punti di forza. Ecco allora l'adozione di uno schema delle sospensioni di assoluto interesse e frutto di una nuova progettazione tesa a raggiungere i risultati di massima eccellenza. La sospensione anteriore è a quadrilatero "alto", quella posteriore è di tipo Multilink. Da qui una maggiore capacità di assorbimento delle asperità stradali; massima linearità e precisione nella risposta dello sterzo (il più diretto tra le berline di serie e con un diametro di sterzata contenuto); e una grande tenuta di strada, massima stabilità nelle manovre ad alta velocità e l'agilità di una vera Alfa Romeo nel "misto stretto". Il sistema frenante, poi, è il più competitivo della categoria e riprende la più autentica tradizione Alfa Romeo in questo ambito. All'eccellente comportamento su strada dell'Alfa Romeo 159 contribuiscono anche i pneumatici che realizzano il miglior compromesso tra maneggevolezza e comfort. Per garantire una deriva contenuta in curva e, nello stesso tempo, un'ottima capacità di assorbimento degli ostacoli, i tecnici dell'Alfa Romeo hanno sviluppato, insieme con i fornitori, pneumatici ad hoc che vantano le maggiori dimensioni della categoria fino a raggiungere i 235/45 R 18. La nuova Alfa Romeo 159 propone l'evoluzione della trazione 4x4 permanente con tre differenziali (quello centrale di tipo autobloccante Torsen C) già adottata da Crosswagon Q4. Cuore del progetto è il sistema "Quattro ruote motrici Alfa Romeo Q4" che opera una ripartizione permanente e dinamica della trazione sulle 4 ruote raggiungendo così il massimo livello di sicurezza attiva e della sportività. Il differenziale centrale autobloccante Torsen C gestisce la coppia motrice nella maniera più idonea ripartendo il 57% alle ruote posteriori e il 43% alle ruote anteriori. Il sistema, inoltre, assicura ottima motricità in qualsiasi condizione di aderenza grazie al controllo automatico di qualunque slittamento. Passiamo quindi ai sistemi elettronici di controllo del comportamento dinamico della vettura. Innanzitutto il Vdc che garantisce una padronanza assoluta della vettura in tutte le condizioni, anche quelle estreme, con taratura a carattere sportivo, come si addice ad una vera Alfa, contraddistinta da un telaio dalla grande tenuta di strada: il Vdc lascia al guidatore il totale piacere di padroneggiare il mezzo senza mai intervenire in modo intrusivo. Quando, invece, in condizioni di bassa aderenza si scala bruscamente di marcia, interviene l'Msr (Motor Schleppmoment Regelung) che ridà coppia al motore evitando il pattinamento derivante dal blocco delle ruote. Gli altri sistemi integrati al Vdc sono: il sistema antislittamento Asr (Anti Slip Regulation); la funzione Hba (Hydraulic Brake Assistance) che interviene in caso di frenata di emergenza; il sistema Abs completo di Ebd; e il sistema Hill Holder per le partenze in salita. Infine, contribuiscono alla sicurezza attiva anche i sofisticati fari bi-xenon. Il nuovo modello offre importanti dotazioni esclusive per aumentare il comfort di viaggio. Ecco allora Cruise control; sensori di pioggia, crepuscolari e di parcheggio (anteriore e posteriore); navigatore satellitare con mappe (anche con visualizzazione "bird-view"), comandi vocali e telefono vivavoce Gsm integrato; climatizzatore automatico bi o tri-zona in distribuzione e temperatura; autoradio con lettore Cd (compreso file Mp3) e Cd-changer da 10 dischi; Hi-fi Sound System Bose con Audiopilot per la compensazione automatica del suono e altoparlante centrale su plancia per una migliore resa acustica; sedili con regolazioni elettrica; sedile posteriore ribaltabile; e avviamento motore tramite un pulsante posto sulla consolle.  
   
   
LANCIA AL 75° SALONE INTERNAZIONALE DI GINEVRA SPORTIVITÀ E TECNOLOGIA SECONDO LANCIA  
 
Ginevra, 28 febbraio 2005 - Lancia rinnova la consuetudine di presentare le proprie novità, in anteprima mondiale, sul palcoscenico di Ginevra. Infatti, dopo Thesis nel 2001, Phedra nel 2002, Ypsilon nel 2003, Musa nel 2004, oggi è la volta della Ypsilon Sport, un concept car nato dalla collaborazione con Zagato, il famoso Centro Stile milanese che ha "vestito" numerose Lancia del passato. Espressione di potenza e sportività, la nuova vettura segna il ritorno della Casa in un campo che l'ha vista sempre protagonista firmando numerose delle pagine di storia dell'automobilismo mondiale. Ecco perché, rispetto ai precedenti stand allestiti per i Saloni internazionali, quello realizzato per Ginevra si rinnova sviluppandosi lungo linee guida di sportività e tecnologia, insieme ai concetti di eleganza e ospitalità italiana: sono questi i tratti distintivi che da sempre appartengono al patrimonio Lancia. In questo senso, quindi, si possono apprezzare le due zone in cui idealmente è stata divisa l'area espositiva: da una parte, il mondo del bicolore che esprime l'eleganza e la tradizione del Marchio; dall'altra quella dell'eccellenza tecnica e delle performance, rappresentata dall'intera gamma in produzione e della Ypsilon Sport. Comune ad entrambe le zone, l'impiego di materiali raffinati e di valore - come il legno di noce, il marmo ed il legno Wengé - che riportano ad un lusso elegante e sofisticato, comunque mai ostentato. Il tutto reso più "tecnologico" e proiettato nel futuro grazie ai due grandi schermi a led che ricoprono parte dell'edificio Lancia. In particolare, la nuova struttura si compone di due livelli, entrambi visibili poiché il cubo che si protende sullo stand è trasparente: a pian terreno, c'è la boutique Lancia, volutamente lasciata visibile dall'esterno in modo da catturare l'attenzione con oggetti di pura classe italiana, e il Water Bar dove il pubblico può dissetarsi scegliendo tra oltre cinquanta etichette diverse. Salendo le scale, infine, si accede ad una zona riservata da dove si può godere di una vista privilegiata sullo stand e in particolare sulla vettura firmata Zagato. Vero e proprio centro dell'esposizione, il prototipo Ypsilon Sport è ospitato su una pedana circolare realizzata in vetro e trama metallica, un oggetto di grande impatto visivo ed espressione della tecnologia. Del resto, oltre alla "sportività", la seconda linea guida dell'area espositiva è proprio la "tecnologia", come dimostra anche la teca di cristallo che contiene il propulsore 1.3 Multijet da 70 Cv, una vera e propria rivoluzione nel campo motoristico. Sempre sul pavimento di marmo, in rappresentanza dell'intera gamma, Lancia espone quattro vetture di produzione: sono tutte di colore nero - una tinta sportiva e, al tempo stesso, elegante - che pongono in maggior risalto l'originale "livrea" della Ypsilon Sport. Innanzitutto, Lancia Musa, il modello nato dal concetto di "ospitalità italiana" dove si è ospiti e non passeggeri. Presente a Ginevra nell'allestimento Platino ed equipaggiata con il brillante 1.4 16v da 95 Cv e cambio robotizzato "Dolce Far Niente", Musa invita a condividere il piacere di vivere a bordo di una vettura unica nel suo segmento. Certo un prodotto di lusso ma che mai sconfina nell'ostentazione perché è disegnato intorno ai desideri di quanti amano godersi la vita senza rinunciare alla praticità reale. Infatti, Lancia Musa porta nel mondo dell'auto i segreti dell'accoglienza italiana: è un'auto che riceve i suoi ospiti con buongusto, calore e generosità. Lancia Musa è buongusto nelle forme raffinate e armoniose, nei colori caldi combinati con eleganza, nei dettagli preziosi (come la calandra e i cerchi bicolore), nei materiali pregiati (come la pelle abbinata alla microfibra). La sua dimensione è giusta sia per l'uso urbano sia per i lunghi viaggi: lunga 3,98 metri, larga 1,70 e alta 1,66 metri, la vettura si pone come nuovo punto di riferimento in questa particolare fascia di vetture compatte. Lancia Musa è calore nelle sensazioni che offre ai suoi ospiti: la luminosità del tetto trasparente "Granluce" e l'ariosità dell'ambiente, la piacevolezza delle superfici e il comfort avvolgente dei sedili ergonomici. Il climatizzatore bi-zona e il Sound System Bose (tipici elementi Lancia) rendono particolarmente piacevole uno spazio facile da dominare grazie alla posizione di guida rialzata, all'ergonomia dei comandi e alla modularità dei sedili, che possono assumere fino a 32 posizioni differenti (compresa una singolare posizione a "chaise longue"). Lancia Musa è generosità nella sua offerta tecnologica: motori di ottime prestazioni, adatti a una guida rilassata e disinvolta. Due diesel Multijet: il 1.9 da 100 Cv, pieno ed elastico, ideale in qualsiasi situazione, e il 1.3 da 70 Cv, perfetto per la guida in città in abbinamento con il cambio sequenziale robotizzato denominato "Dolce Far Niente". Per chi fa meno chilometri, un brillante motore benzina 1.4 Fire da 95 Cv. Troviamo la stessa generosità nell'ampia e articolata dotazione di serie (l'allestimento Platino comprende tetto "Granluce", interni in pelle e microfibra, radio-Cd e cerchi in lega) e nei servizi di "Garanzia Parure Lancia", l'esclusivo pacchetto che permette di estendere la garanzia contrattuale al quinto anno dalla data d'immatricolazione o a un massimo di 120.000 km. Insomma, viaggiare su Lancia Musa è un'esperienza calda, rassicurante e piacevole, che rinnova il piacere di vivere all'insegna del buongusto e del benessere. E il nome Musa è coerente con questo concetto: un nome classico che evoca l'arte e la creatività. Anche la sua rappresentazione grafica ha un legame forte con la vettura: il disegno della lettera "M" ricorda una "chaise longue", simbolo di comfort e relax. Vicino alla Musa trova poi posto l'altra regina dello stand: Lancia Ypsilon, proposta nell'allestimento più ricco (Platino) ed equipaggiata con il brillante 1.4 Fire da 95 Cv. Dopo un anno di successi raccolti tra il pubblico e la critica - come dimostrano anche l'"European Automotive Design Award" vinto a Bruxelles, "l'Auto che preferisco 2004", assegnato dai lettori di Quattroruote e "l'Automobile più bella del mondo", eletta da una giuria di esperti di design - Lancia Ypsilon si conferma la vettura ideale per una clientela sofisticata che è alla continua ricerca di prodotti unici. Per questo il modello cattura a prima vista per quel suo stile originale e in piena sintonia con le moderne tendenze che chiedono un design morbido e sensuale. Gli interni poi accolgono passeggeri e guidatore in un ambiente emotivamente coinvolgente, ma anche un abitacolo funzionale e moderno per assicurare sempre il massimo comfort. Sensazioni alle quali contribuisce anche la particolare cura prestata ai dettagli, l'impiego di materiali pregiati, da vettura di lusso, e la creazione di raffinati ed eleganti accostamenti cromatici tra le tinte della carrozzeria e quelle dei rivestimenti interni. Caratteristiche uniche per il segmento. In questo contesto si inserisce il logo "Ypsilon", una vera e propria griffe. Dal design alla meccanica. In termini di propulsori e cambi, Lancia Ypsilon propone quanto di meglio possa oggi offrire l'ingegneria. Del resto, le grandi capacità stradali del modello, il suo comportamento sempre prevedibile e la facilità e piacevolezza di guida sono anche dovute alle prestazioni fornite da un "gruppo di potenza" d'avanguardia per una "cittadina". Quattro i motori. I primi due sono i collaudati e affidabili 1.2 da 60 Cv e 1.2 16v da 80 Cv, capaci di abbinare grandi doti di coppia e fluidità di funzionamento con cilindrate relativamente ridotte. A questi si aggiungono altri due propulsori: il brillante 1.4 16v da 95 Cv ed il rivoluzionario 1.3 16v Multijet da 70 Cv, entrambi abbinati ad un cambio manuale o ad un dispositivo sequenziale robotizzato denominato "Dolce Far Niente". Infine, non è esagerato dire che chiunque può trovare la Lancia Ypsilon che meglio risponde alle sue esigenze e ai suoi gusti. Del resto la gamma del nuovo modello è composta da quattro allestimenti (Ypsilon, Argento, Oro e Platino) ed è una delle più complete del segmento. Merito anche di un'ampia possibilità di personalizzazione. Infatti, sono 555 quelle proposte dalla "piccola ammiraglia", frutto dell'abbinamento di undici colori di carrozzeria, sei diversi rivestimenti interni (disponibili in otto diverse tonalità) e cinque tipi di cerchi in lega (inclusi quelli della Lineaccessori). Qualunque sia la scelta e il livello di personalizzazione, Lancia Ypsilon è sempre affascinante e originale, nel pieno rispetto di quel gusto italiano famoso nel mondo. A Ginevra, poi, non potevano certo mancare le ammiraglie di Casa Lancia: Phedra e Thesis, entrambe proposte nell'allestimento più prestigioso (Emblema). Innanzitutto, sempre in questa zona dello stand, è presente una Lancia Phedra 3.0 V6 24v Cae, espressione dell'arte italiana di vivere. In particolare, il modello si contraddistingue per l'ambiente interno ovattato, piacevole da vedere e da toccare, curato nei minimi dettagli e predisposto alla convivialità tra più persone ed è allestito con una serie di dispositivi di sicurezza, di comfort e di telematica che lo pongono al vertice della categoria. Tra l'altro, da quest'anno sono disponibili due nuovi colori di carrozzeria: l'esclusivo Grigio Rossini e il Perla Brunelleschi, un chiaro perlato, caldo e sofisticato. Tanto comfort e raffinatezza stilistica, dunque, ma anche performance ai vertici del segmento. Merito dei quattro propulsori disponibili: a partire dal 2.0 16v a benzina da 136 Cv e il 2.0 Jtd 16v da 108, che uniscono buone prestazioni ad un'elevata economia di esercizio. Completano la gamma il 2.2 Jtd 16v da 128 Cv, un motore turbodiesel particolarmente vivace, capace di garantire in ogni situazione una guida divertente e una motorizzazione di grandi prestazioni (il sei cilindri 24v di 3 litri da 204 Cv) con cambio automatico, autoadattativo e sequenziale. Quest'ultimo propulsore vanta prestazioni eccellenti (velocità massima oltre 200 km/h); silenziosità propria di un motore 6 cilindri; funzionamento fluido e forte ripresa assicurati da una coppia generosa, massimo comfort e piacevolezza di guida. Accanto a Lancia Phedra, il pubblico può ammirare la Thesis Emblema 3.2 24v V6 con cambio "Comfortronic", una grande berlina che punta su eleganza e tecnica d'avanguardia per catturare l'élite degli automobilisti. Si tratta, infatti, di un particolare segmento che raccoglie un ristretto numero di modelli sui quali le case più importanti concentrano il meglio della tecnologia automobilistica oggi disponibile. Oltre al 3.2 24v V6, nel 2003 è stata introdotta anche un'altra motorizzazione: un 2.4 Jtd 20v da 175 Cv, prodotto appartenente alla seconda generazione dei diesel a iniezione diretta Common Rail, quelli Multijet, ed è disponibile con cambio automatico a cinque marce o cambio manuale a sei rapporti. Insomma, due propulsori potenti e progressivi ai quali è corrisposta anche la revisione della taratura del sofisticato cambio automatico a cinque rapporti, in modo da garantire cambi di marcia più "morbidi" e, quindi, un sensibile aumento del comfort di guida. Per adeguarsi alla maggiore coppia erogata dal 2.4 Jtd 20v, infine, un cambio meccanico a sei rapporti da 40,7 kgm sostituisce quello attuale. Più compatto, il dispositivo è a tre assi e presenta una retromarcia sincronizzata e una frizione con recupero automatico di usura. Fin qui le novità della gamma. Confermati, invece, tutti i punti di forza dell'ammiraglia Lancia: dalla ricchissima dotazione di serie nel campo della sicurezza all'abitacolo lussuoso, ampio e protettivo come dimostrano, per esempio, il sofisticato impianto infotelematico Connect e i sedili che rappresentano l'odierno stato dell'arte in termini di comfort ed ergonomia. Nella versione "comfort", disponibile a richiesta, sono rivestiti in morbidissima nappa firmata Poltrona Frau. La seconda area dello stand allestito a Ginevra è dedicata al mondo del bicolore. Innanzitutto, caratterizzata proprio da una "livrea" a due tonalità (avorio e blu), sfila sulla passerella ginevrina una raffinata Lancia Astura Double Phaeton "Castagna" del 1933 che, unica vettura al mondo, ha vinto per due volte il prestigioso "Coppa d'Oro di Villa d'Este": nel 1933 e nel 2004. Giunto alla 75esima edizione, il concorso di bellezza per il design automobilistico di Villa d'Este (Cernobbio) rende onore ad una delle vetture più affascinanti della storia automobilistica internazionale. Commissionata da un cliente americano alla carrozzeria Castagna - si ritiene che fosse il regalo fatto dalla famosa ereditiera del tabacco Barbara Hutton al proprio marito - la vettura nasceva sulla base delle seconda serie dell'Astura ma, poiché venne consegnata agli inizi del 1934, riportava già le varianti della terza serie. Durante la Seconda Guerra Mondiale la Lancia Astura Double Phaeton "Castagna" circolava a Washington D.c. E restò sempre negli Stati Uniti fino al 1983, quando fece ritorno in Italia. Dal 1996 la vettura è di proprietà di Guido Lamperti, membro del Lancia Club Storico Italiano e conservatore del Registro Storico. Ricordiamo che la splendida automobile esposta a Ginevra nasce dal modello Astura (nome di un castello presso Nettuno) che, dal 1931 al 1939, venne costruito in quattro serie e prodotto in 2.911 esemplari. All'inizio della sua vita, il modello era equipaggiata con un 8 cilindri a V stretta (19°) di 2.604 cc che sviluppava 73 Cv a 4000 giri/min e le permetteva di raggiungere i 125 chilometri orari. Nel 1934, proprio con la terza serie, la cilindrata passò a 2972 cc e 82 Cv e le versioni offerte erano due: 233L, con passo lungo di 3.332 mm, e la 233C con passo corto di 3.100 mm. Inoltre, per le sue doti di tenuta di strada e maneggevolezza l'Astura venne impiegata anche in competizioni sportive: nel Giro automobilistico d'Italia del 1934 si aggiudicò i primi due posti nella classifica assoluta. Infine, il telaio era "a crociera" di lamiera scatolata al quale il motore era fissato elasticamente mediante due corte molle a balestra: un brevetto Lancia, che eliminava quasi del tutto le vibrazioni del motore. Insomma, eleganza stilistica ed innovazione meccanica sono racchiuse anche nella Lancia Astura Double Phaeton "Castagna", un binomio del resto comune alle numerose opere d'arte "a quattro ruote" firmate Lancia. Tra l'altro, proprio in occasione del Salone di Ginevra, viene ricordato Vincenzo Lancia (1881-1937) che, insieme ad altri tre pionieri dell'automobilismo, entra quest'anno tra le pagine dell'European Automotive Hall of Fame. Si tratta del prestigioso albo, curato dalla rivista Automotive News, dove sono raccolti i nomi dei più importanti e famosi imprenditori, ingegneri e designer che hanno contributo al progresso dell'industria automobilistica. Un segno tangibile di quanto la passione e la maestria del fondatore siano ancora oggi apprezzati nel mondo. Coerente con questo contesto "vintage" Lancia espone una versione unica di Lancia Musa b-colore. Eleganza, raffinatezza ed originalità sono le parole che coniugano l'armonia delle forme con la cura dei dettagli: da qui prende ispirazione e nasce questa versione esclusiva di Lancia Musa. Rispetto alla vettura di normale produzione, infatti, il modello aggiunge un tocco di originalità e di classe. Infatti, una linea esterna pulita e armoniosa si impreziosisce con il bicolore della carrozzeria: il bordeaux metallescente Tintoretto (tra i più eleganti della gamma) sposa un nero lucido con effetto laccato che ritroviamo nei cerchi in lega a lavorazione diamantata. Negli interni ritroviamo la stessa ricercatezza ed esclusività sinonimo della migliore tradizione Lancia: un vero e proprio salotto rivestito di pelle colore avorio, sia per i sedili sia per i pannelli porta, che si contraddistingue per la particolare lavorazione artigianale. Infine, sui cuscini e sugli schienali centrali si ritrovano fettucce di pelle bordeaux, ispirati al mondo dell'arredamento, ed abbinate ai colori esterni e trapuntate a "cannelloni passo largo". Accanto a questo "gioiello automobilistico", Lancia propone due Lancia Ypsilon b-colore, entrambe nell'allestimento Argento e dotate del cambio "Dolce Far Niente". La prima, equipaggiata con il brillante 1.3 Multijet da 70 Cv, si contraddistingue per una carrozzeria elegante e sofisticata, tutta giocata sulle tinte pastello Avorio Paganini, nella parte inferiore, e l'esclusivo colore micalizzato Marrone Caravaggio, in quella superiore. Un accostamento senza tempo, ripreso con delicatezza nel salotto interno che richiama i colori della carrozzeria. E la stessa esclusività dei rivestimenti si ritrova nella seconda Ypsilon b-colore 1.4 16v: la vettura esposta li propone di colore magnesio-marrone, un abbinamento cromatico che si sposa perfettamente con la linea esterna messa in risalto dal Grigio Rossini, per la parte bassa, e il nuovo colore Marrone Caravaggio, per quella alta. Il risultato finale è un contrasto cromatico nuovo e deciso, semplicemente irresistibile.  
   
   
LA NUOVA SMART FORFOUR BRABUS OFFRE EMOZIONI MOZZAFIATO SFRECCIANDO AD OLTRE 220 CHILOMETRI ORARI  
 
Roma, 28 febbraio 2005 - Con la nuova smart forfour Brabus il più giovane marchio automobilistico europeo mostra un lato del tutto nuovo: la massima espressione della potenza e del lusso. Il tutto, perfettamente in linea con lo slogan "spice up your life", ovvero "Porta più emozioni nella tua vita". Velocità massima 221 km/h, accelerazione da 0 a 100 chilometri orari in 6,9 secondi ed un piacere di guida ancora più accentuato: sono queste le caratteristiche della Brabus quattro posti, che la rendono ideale per i conoscitori e gli appassionati di automobili, senza comunque trascurare le virtù già comprovate del marchio, ovvero funzionalità, innovazione e sicurezza. La smart forfour Brabus suscita senza dubbio forti emozioni, garantendo sensazioni di guida di una potente auto sportiva ed un lusso straordinario in questo segmento. La potenza di 130 kW / 177 Cv ed i suoi 1.090 chilogrammi di peso a vuoto producono un rapporto peso-potenza pari a 8,4 kg per kW, o di 6,2 kg a Cv: valori che farebbero onore a qualsiasi auto sportiva. Questa straordinaria potenza è generata da un nuovo motore Turbo a quattro cilindri da 1,5 litri che, pur avendo una cilindrata paragonabile, è diverso dal motore di serie della smart forfour. La massima potenza nominale è disponibile a 6.000 giri al minuto, mentre la coppia massima di 230 Nm viene erogata a 3.500 giri/min. L'elasticità del propulsore è garantita dal fatto che il 90 % della massima forza di trazione viene sviluppato in un'ampia fascia di regime, compresa fra 2.300 e 5.700 giri. Il cambio a cinque marce, progettato espressamente per questo modello, consente di arrivare a più di 100 km/h in seconda: l'accelerazione da 0 a 100 km/h richiede quindi un solo cambio di marcia. Inoltre, anche la marcia più elevata consente una ripresa grintosa. Nello scatto da 80 a 120 km/h in quinta, la smart forfour Brabus impiega solo otto secondi, un risultato niente male anche in confronto ad altre vetture più grandi e potenti. Il telaio è stato ribassato di 30 mm davanti e di 28 mm dietro, conferendo agli ammortizzatori un assetto più rigido e potenziando l'impianto frenante (freni a disco autoventilanti anteriori). I nuovi cerchi in lega da 17" montano pneumatici Pilot Sport della Michelin, nell'imponente formato 205/40 per le ruote anteriori e 225/35 per quelle posteriori. Il risultato è una frenata estremamente stabile anche alle velocità superiori a 200 km/h, ed una guida particolarmente precisa e dinamica nei percorsi misti, che assicura un piacere di guida ancora maggiore sulle serpentine veloci, anche grazie allo sterzo più diretto (come sempre con servoassistenza elettrica). Il comportamento di marcia agile e marcatamente sportivo, tuttavia, non comporta eccessive rinunce sotto l'aspetto del comfort. Il carattere grintoso della smart forfour Brabus è sottolineato da alcuni discreti ritocchi apportati agli esterni e agli interni. Oltre ai cerchi in lega da 17" ed al telaio ribassato, le modifiche consistono soprattutto in uno spoiler frontale di maggiori dimensioni, un doppio terminale di scarico cromato, un diffusore sulla coda ed eleganti minigonne sottoporta. Tutti questi elementi estetici sono disponibili a richiesta per il montaggio a posteriori su qualsiasi smart forfour. Un dettaglio esclusivo riservato alla smart forfour Brabus consiste invece nei due inserti a rombi nella ma-scherina frontale. Un'altra caratteristica distintiva è rappresentata da uno spoiler sul tetto che riduce di 50 chilogrammi la portanza sull'asse posteriore alle massime velocità, esercitando inoltre un effetto stabilizzante sulla vettura. In più sul lato destro della vettura e sul portellone posteriore, spicca la scritta Brabus, che rende immediatamente riconoscibile la versione più potente della smart forfour. All'interno, i rivestimenti in pelle pregiata creano un ambiente di alta classe, accentuato dai poggiatesta, anch'essi rivestiti in pelle, e dai tappetini in velours su cui risalta la scritta Brabus. Le cuciture sulla pelle sono state realizzate in argento per creare un piacevole effetto di contrasto, che viene ripreso in numerose parti dell'abitacolo, come ad esempio la parte inferiore della plancia, lo schema degli innesti del cambio, le maniglie interne, le cornici degli strumenti (ridisegnati con scale di misurazione nere) ed i comandi dell'impianto di riscaldamento e ventilazione. Altre novità sono rappresentate dal pomello della leva del cambio in alluminio, dalla leva del freno di stazionamento nello stesso materiale, e dal volante sportivo a quattro razze con una speciale corona in pelle e razze argentate, nelle quali sono integrati i tasti per il comando dell'autoradio o dell'impianto audio con navigatore satellitare. Questa vettura offre non soltanto le prestazioni di un'auto sportiva ma anche una dotazione di serie estremamente ricca che comprende anche i rivestimenti in pelle sulla plancia e sui pannelli interni alle porte. La smart forfour Brabus arriverà sul mercato a maggio.  
   
   
ANTEPRIMA MONDIALE PER LA CONCEPT CAR DODGE CALIBER AL 75MO SALONE INTERNAZIONALE DELL’AUTO DI GINEVRA  
 
Ginevra, 28 febbraio 2005 – Dodge Caliber è una concept car dal design incisivo ed anticonvenzionale: compatta a cinque porte, Caliber coniuga la linea sportiva di un coupé con la potenza e la funzionalità di un Suv. Il design di Caliber colpisce e richiama tutti gli attributi del marchio Dodge: grintoso, potente, sicuro e pieno di energia. Presentata nella tonalità arancio Sunburst Orange, Dodge Caliber è stata concepita per chi, alla ricerca di una compatta, vuole uscire dagli schemi scegliendo una vettura dalla linea vigorosa, spaziosa e funzionale. “Lo stile grintoso e l’intelligente sfruttamento degli spazi interni, rende Caliber un’autentica Dodge”, afferma Trevor Creed, Senior Vice President Design, Chrysler Group. “Con questa concept car abbiamo ridefinito uno dei segmenti più competitivi al mondo. La concept car Dodge Caliber suscita emozioni in un segmento dove ogni vettura è uguale all’altra ed indica senza mezze misure la direzione futura del marchio Dodge nel mercato automobilistico globale.” Proporzioni potenti e muscolose dalle linee taglienti Dalla griglia frontale al terminale di scarico cromato ed in ogni parte della carrozzeria, la concept car Caliber ha impresso nel suo Dna tutto lo stile del marchio Dodge. La tradizionale griglia crociata conferisce a Caliber l’inconfondibile volto Dodge e domina il suo frontale energico e deciso. I larghi passaruota scolpiti, i grandi cerchi da 19 pollici, le ampie fiancate ed il cofano spiovente rendono il design di Dodge Caliber fiero e potente. I grandi fari e i fendinebbia si integrano nella mascherina cromata in un insieme equilibrato. La modanatura nera che attraversa tutta la lunghezza del tetto, confluisce nello spoiler integrato e ne esalta il profilo da coupé. La filosofia del marchio Dodge “Do More” si traduce in una configurazione a quattro porte con portellone posteriore per consentire un comodo accesso agli interni spaziosi. Il nuovo, caratteristico rapporto tra superfici vetrate e carrozzeria conferisce alla concept car Caliber un aspetto solido e protettivo. Il portellone posteriore inclinato in avanti accentua il suo profilo sportivo. Le maniglie cromate e le modanature laterali rifiniscono con stile il design laterale di Dodge Caliber. Anche il design posteriore di Dodge Caliber mostra forza e carattere come la griglia frontale. Lo spoiler nero sul tetto con la grande luce di stop centrale, il terminale di scarico cromato ed i grandi fanali disposti alle estremità della coda, rappresentano i tratti distintivi del design di Caliber. “Dodge Caliber rivoluziona il concetto di vettura compatta con il suo design energico e la grande funzionalità degli interni”, aggiunge Creed. “Caliber indica chiaramente come il marchio Dodge intende presentarsi sul mercato mondiale.” Nel corso del 2004, Dodge ha venduto in tutto il mondo oltre 1,4 milioni di vetture. Con una quota di mercato del 6,9%, Dodge è il quinto marchio nel mercato Usa. Dal 2006, avrà inizio in Europa l’offensiva di prodotto del marchio Dodge nei segmenti di maggior volume.  
   
   
CITROÉN C6: UN ALTRO MODO DI SEDURRE… LINEE CHE RIVELANO L'IDENTITÀ STILISTICA DELLA MARCA TECNOLOGIE INNOVATIVE  
 
Ginevra, 28 febbraio 2005  - Una nuova emozione: è nata Citroén C6. Sarà presentata al salone di Ginevra, Citroén C6 completa la gamma delle berline, attraverso la propria appartenenza all'universo di alta gamma, un mondo nel quale lo stile unico e senza tempo delle Grandi Citroén, insieme alla loro tecnologia innovativa, hanno permesso alla Marca di costruire una legittimità universalmente riconosciuta. Citroén C6 rispetta i valori fondamentali del suo segmento: eleganza, raffinatezza, status... E li associa ai valori essenziali della Marca, che nascono dalla sua storia ma sono in costante evoluzione, e si esprimono attraverso lo stile e la ricerca del benessere passando per una tecnologia d'avanguardia. Citroén C6 gioca la carta della distinzione e della seduzione, in cui design, benessere, piacere e tecnologia utile raggiungono un nuovo grado di perfezione. Citroén C6 allea una carrozzeria dalla linea fluida ed elegante ad un abitacolo con un'ergonomia completamente rivisitata. Questa struttura semplice e priva di qualunque dettaglio superfluo procura istantaneamente agli occupanti di C6 una sensazione di benessere unica che, associata alle caratteristiche di essenzialità ed intuitività del posto di guida, permette al conducente di adattarsi in modo naturale ad un ambiente nuovo, ma dalle funzionalità evidenti. Citroén C6 beneficia delle ultimissime innovazioni tecniche nella strumentazione, la motorizzazione e il collegamento al suolo. Il sistema di proiezione sul parabrezza dei dati di guida, l'Avviso di Superamento involontario della Linea di carreggiata (Asl), i fari bi-Xeno ad orientamento intelligente, la sospensione idropneumatica con ammortizzamento variabile istantaneo e un nuovo motore 2,7 V6 24v bi-turbo Hdi Fap rappresentano i principali elementi di un contenuto tecnologico completo e innovativo. Citroén C6 ha le qualità per sedurre sotto tutti i punti di vista. Citroén C6: uno stile unico carico di emozioni Autentica creazione, C6 realizza l'alleanza dei codici stilistici della Marca e del segmento dei veicoli di alta gamma. Le proporzioni, la linea del tetto e la curva dei passaruota disegnano una silhouette che rivela al primo sguardo l'identità Citroén. La filosofia e la linea dello sbalzo allungato nella parte anteriore e corto nella parte posteriore realizzano la sintesi tra un coupé potente e una berlina di prestigio, con le sue varie funzionalità. Nel frontale, Citroén C6 adotta un'ampia calandra che integra gli chevron cromati, che si estendono fino ai fari verticali. I fari risalgono sui parafanghi e sull'ampio cofano dotato di nervature, per un look determinato. Decisamente di status, con passo allungato, C6 seduce per il profilo slanciato e aerodinamico, che suggerisce stabilità, potenza ed abitabilità. Le superfici vetrate sposano la linea sagomata dell'arco del tetto, che sfugge verso i montanti posteriori, ammiccando sottilmente all'universo dei coupè. Questo riferimento di stile è confermato dalla presenza delle portiere senza cornice. La parte posteriore esce dagli schemi. Il lunotto posteriore concavo scende sul portellone posteriore che completa la sagoma, ed integra le funzioni d'illuminazione. La presenza di uno spoiler posteriore ad incidenza variabile riafferma uno dei valori fondamentali della Marca: l'aerodinamismo. All'interno, la sensazione di spazio e benessere si percepisce immediatamente. Il cruscotto essenziale, i materiali nobili e raffinati, ed infine i sedili generosi e sagomati, invitano i passeggeri di Citroén C6 a viaggiare in tutta serenità. Oltre allo stile, C6 propone un approccio innovativo alla tecnologia d'avanguardia, al dinamismo e al confort. Citroén C6 : tecnologia di punta al servizio del benessere e del piacere di guida Citroén C6 riafferma uno dei valori fondamentali della Marca: l'innovazione. Citroén C6 propone una nuova concezione del posto di guida, che abbina un quadro strumenti essenziale dedicato al conducente, un grande display centrale e un sistema di proiezione sul parabrezza dei dati di guida, che consente di sovrapporre alla visuale della strada le informazioni essenziali: la velocità, ma anche la navigazione, con un contributo notevole in termini di sicurezza attiva. Oltre ai sistemi intelligenti di assistenza alla guida già presenti su C4 e C5 come l'Avviso di Superamento involontario della Linea di carreggiata (Asl), l'assistenza anteriore e posteriore al parcheggio, i fari bi-Xeno ad orientamento intelligente, il regolatore e il limitatore di velocità, Citroén C6 dispone in esclusiva nella gamma Citroén di freno di stazionamento elettrico. Il posizionamento nella fascia superiore della gamma di Citroén C6 è confermato dalla scelta di due motorizzazioni V6 Benzina e Diesel, che privilegiano la flessibilità e il confort di guida: il motore benzina da 3 litri di cilindrata che sviluppa 215 cv Din (155 kW) e il nuovo 2,7 V6 24v b-turbo Hdi, che sviluppa 208 cv Din (150 kW) ed è dotato di Filtro antiparticolato. Le due motorizzazioni sono abbinate ad un cambio automatico a 6 rapporti. Il collegamento al suolo è costituito, per la prima volta, da treni a bracci multipli nella parte anteriore e posteriore, abbinati alla sospensione idropneumatica con ammortizzamento variabile istantaneo, per una nuova alleanza tra confort, tenuta di strada e piacere di guida. Citroén C6 si inserisce decisamente nella tradizione delle grandi Citroén, risultato di qualità stradali eccezionali e di un approccio inedito all'arte della vita a bordo. Citroén C6: benessere e serenità di alta gamma Ogni elemento dell'abitacolo contribuisce alla sensazione di confort: sedili dalle molteplici regolazioni, isolamento acustico, confort termico e posto di guida. La concezione originale del posto di guida e l'ergonomia del cruscotto permettono al conducente di concentrare tutta l'attenzione sulla strada. La concentrazione è favorita dalla silenziosità a bordo. C6 è infatti dotata di vetri laterali stratificati, che isolano dai rumori esterni. Ai passeggeri viene offerta un'abitabilità generosa, con uno spazio conviviale e personalizzato. Gli occupanti dei posti posteriori dispongono di sedili elettrici scorrevoli, per un relax ottimale. I vani di contenimento dei pannelli delle porte sono ispirati al design d'arredamento contemporaneo e al concetto di vero salotto viaggiante. Infine, per migliorare sempre più il benessere dei passeggeri, la climatizzazione prevede un sistema "soft feeling" , studiato per creare un velo d'aria omogeneo che avvolge i passeggeri e procura un grande confort termico. Le prestazioni di C6 in materia di sicurezza si collocano decisamente ai migliori livelli, sia per la gestione del veicolo che per la protezione degli occupanti. Esp, struttura rigida, Airbag "ginocchia", appoggiatesta attivi contribuiscono ad un altissimo livello di sicurezza attiva e passiva. Citroén C6 si differenzia naturalmente dai riferimenti attuali del segmento, pur rispettando i codici fondamentali dei veicoli di alta gamma: eleganza, raffinatezza e prestanza. Citroén aggiunge la sua competenza tecnica, la forza emozionale e la tecnologia d'avanguardia, e si colloca come costruttore di punta nell'ambito del design, della sicurezza e del benessere. Per lo stile eccezionale e per gli equipaggiamenti esclusivi, già alla prima occhiata C6 suscita emozione in tutti gli appassionati di auto e della guida.  
   
   
LORD CORPORATION: IL DISPOSITIVO DI FEEDBACK TATTILE DI LORD CORPORATION CONSENTE A VOLVO PENTA DI PRESENTARE UN SISTEMA DI PROPULSIONE PER LA NAVIGAZIONE RIVOLUZIONARIO  
 
Cary, Carolina del Nord, (Stati Uniti), 28 febbraio 2005 Il produttore di motori nautici Volvo Penta ha scosso il settore della navigazione grazie al recente lancio dell’Inboard Performance System (Ips), unico e altamente efficiente, che comprende un sistema di controllo tramite cavi migliorato grazie all’uso della tecnologia magnetoreologica (Mr) Lord per controllare la navigazione. Un sistema tattile Lord, il Tactile Feedback Device (Tfd), è stato incorporato nel profilo della console del timone e fornisce un feedback tattile all’operatore al fine di massimizzare il controllo e la sicurezza. Si tratta della prima applicazione per la navigazione commerciale con la tecnologia di controllo tramite cavi Mr di Lord. Il dispositivo rappresenta inoltre un passo avanti verso gli standard dell’automozione. Il Tfd può essere collegato a un Canbus ed è in comunicazione con i sistemi di criticità del veicolo. L’architettura Canbus permette un alto grado di sicurezza grazie alla ridondanza elettrica e meccanica. Il sistema Ips offre un dispositivo di controllo tramite cavi che gestisce le unità di propulsione elettronicamente invece che con i tradizionali cavi meccanici. Quando le unità di propulsione sono girate, l’intero propulsore spinge all’indietro e tutta la spinta è incanalata nella direzione desiderata. L’imbarcazione si gira rapidamente e con facilità, anche a bassa velocità, ed è molto semplice da manovrare. Lord ha commercializzato con successo la prima applicazione su un veicolo della tecnologia Mr per il controllo tramite i cavi dello sterzo nel 2002 in collaborazione con Material Handling Uk, un produttore di carrelli elevatori per camion con sede nel Regno Unito. Numerose società stanno valutando la possibilità di adottare applicazioni che richiedono un controllo tramite cavo e Lord è leader nel fornire dispositivi che funzionino con un feedback tattile per sistemi di questo tipo. "La specializzazione principale di Lord è il miglioramento del comfort per l’operatore e della sicurezza per il veicolo attraverso una vasta gamma di prodotti e tecnologie per gestire il movimento e la vibrazione" ha affermato Doug Leroy, market manager di Lord. "La linea di prodotti Tfd è un ampliamento di questa competenza specializzata”. I dispositivi Tfd di Lord riproducono fedelmente il senso del “tatto” dell’operatore in applicazioni con controllo tramite cavo e permettono operazioni più precise e sicure. Attualmente migliaia di veicoli sono utilizzati con componenti di guida con controllo tramite cavo di Lord. Volvo Penta ha incorporato il sistema Tfd di Lord nel design del suo Ips al fine di migliorare il controllo dell’operatore e la sicurezza. La società infatti ha compreso durante la messa a punto del sistema che le esigenze della sicurezza richiedono che i veicoli abbiano un feedback tattile di alta qualità sul volante. Il dispositivo Mr di Lord è stato scelto perché riproduce molto fedelmente il senso del “tatto” per l’operare con costi, dimensioni, peso e consumo energetico molto inferiori rispetto ai motori elettrici. Il sistema di Lord è il 60% più piccolo rispetto alle strumentazioni tradizionali e produce la stessa quantità di coppia con un sistema meno complesso. "Volvo ha inoltre riconosciuto il valore di un fornitore tecnicamente competente per componenti fondamentali per la sicurezza e ha scelto Lord perché possiamo fornire un prodotto molto specifico in breve tempo e offrire un servizio clienti di altissima qualità”, ha aggiunto Leroy. La tecnologia Mr di Lord è basata su formule di proprietà della stessa società e brevettate, progetti di ammortizzatori, salita, freni e frizione, oltre che su sofisticati algoritmi di controllo computerizzati. Se esposti a un campo magnetico, i materiali Mr cambiano di consistenza, passando dallo stato fluido a uno semi solido. La tecnologia Mr, pertanto, fornisce un controllo della dispersione di energia infinitamente vario per i dispositivi industriali e del settore automobilistico. La tecnologia permette ai progettisti di disegnare una vasta gamma di dispositivi e sistemi con una flessibilità molto maggiore rispetto al passato. Il risultato è un miglioramento delle prestazioni, una diminuzione del numero delle parti e della complessità e una riduzione delle dimensioni degli imballaggi e del peso. Www.mrfluid.com  
   
   
GUTTUSO CAPOLAVORI DAI MUSEI A PALAZZO BRICHERASIO DI TORINO  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - E’ dedicata a Renato Guttuso, uno degli artisti più interessanti ed emblematici del Novecento italiano, la mostra con cui Palazzo Bricherasio apre la stagione 2005 fino al 20 maggio; ottanta dipinti, scelti in modo da rappresentare l’intero arco creativo dell’attività artistica di Renato Guttuso, selezionando i capolavori che meglio documentano i diversi momenti espressivi dell’artista. Grazie al lungo lavoro di ricerca compiuto dagli Archivi Guttuso, le opere sono state scelte tra quelle presenti nei più importanti musei italiani ed esteri. Saranno inoltre esposte le opere che il maestro aveva tenute per sé, nella sua collezione privata; sarà così possibile ammirare le piccole tavolette con le quali, precocissimo, muoveva i primi passi nel mondo della pittura, e i grandi quadri come I funerali di Togliatti, La Crocifissione, La spiaggia, il Caffè Greco, e le splendide nature morte che, negli anni quaranta, facevano presagire la tragedia della guerra e della catastrofe. Guttuso è stato per più di cinquant’anni uno straordinario testimone del nostro tempo, in grado di rappresentare con le sue opere, ma anche con i suoi scritti, la condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni, politiche e private. Ripercorrerne l’arco creativo, documentando i diversi movimenti artistici di cui fu protagonista, spesso scomodo, e le accese polemiche che sempre lo animarono, può offrire ai visitatori l’opportunità di confrontarsi con un artista che aveva un’idea forte della funzione dell’arte nella società, una concezione che oltrepassava le mura dello studio. Per capire Guttuso non basta vedere le sue opere (di cui alcune sono divenute vere icone dell’arte europea), ma è fondamentale poter approfondire la sua straordinaria capacità di intessere rapporti con altri artisti, anche impegnati in discipline diverse. Scrittori come Moravia, scultori come Manzù, che gli dedicò il monumento funebre dove è sepolto, musicisti come Nono, poeti come Pasolini, Montale, Neruda grandi maestri della pittura come Picasso, Sutherland, ebbero con lui rapporti di feconda collaborazione artistica da cui sono nate illustrazioni per libri, scenografie, sodalizi talvolta sviluppatisi in movimenti artistici. E sarà questo uno dei principali aspetti che la mostra consentirà di approfondire grazie alla collaborazione degli Archivi Guttuso che metteranno a disposizione il prezioso materiale documentario, in gran parte inedito. Sarà possibile vedere il film documentario di Giuseppe Tornatore e gli inediti filmati messi a disposizione dall’Istituto Luce. Guttuso, che visse principalmente tra Milano, Roma e Palermo, ebbe importanti rapporti con i principali esponenti della cultura torinese: Carlo Levi, con il quale scambiò lettere ed opere fin dai tempi del confino; Natalino Sapegno, amico fraterno che fu vicino a Guttuso fino agli ultimi giorni; Cesare Pavese, per il quale illustrò romanzi; Norberto Bobbio, che l’ha sempre ricordato nei suoi articoli. Grazie alla collaborazione della Casa Editrice Einaudi, sarà documentata l’intensa attività intrattenuta con Guttuso, attraverso i libri illustrati e la corrispondenza intercorsa con Giulio Einaudi. L’esposizione prevede inoltre due sezioni: una dedicata al disegno, attività nella quale Guttuso fin dagli anni trenta fu considerato un maestro; l’altra al teatro musicale nella quale saranno esposti bozzetti e figurini dell’artista, corredati da fotografie di scena e locandine.  
   
   
I LUOGHI DE "LA SAPIENZA" MOSTRA IN OCCASIONE DEL SETTIMO CENTENARIO DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA  
 
Roma, 28 febbraio 2005 - prile 1303: ha inizio la lunga, secolare storia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" con la bolla di Papa Bonifacio Viii che istituisce lo Studium Urbis, uno "Studio" creato nella città di Roma - Urbs Urbium - aperto a tutti i settori della cultura e a tutti coloro che si recano nella città sede del ministero apostolico del papato. Nell'ambito delle iniziative volte a celebrare i Settecento anni di vita dell'Università, nasce la mostra "I luoghi de 'La Sapienza'", ospitata nella cornice del Complesso del Vittoriano dal 25 febbraio al 16 marzo. L'esposizione, promossa dall'Università degli studi di Roma "La Sapienza" in collaborazione con il Comune di Roma - Assessorato Lavori Pubblici, Manutenzione Urbana e Attuazione Strumenti Urbanistici, Assessorato alle Politiche Culturali - e la Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche della Cultura, della Comunicazione e dei Sistemi Informativi -, vuole raccontare attraverso documenti d'archivio, foto, disegni, grafici e oggetti provenienti da ben diciotto Musei della Sapienza, i fecondi rapporti tra Roma e la sua Università, dalla sua formale fondazione nel 1303 fino ai nostri giorni. L'intera iniziativa si avvale della collaborazione congiunta di varie Facoltà e Dipartimenti quali la Prima Facoltà di Architettura "Ludovico Quaroni", la Facoltà di Architettura "Valle Giulia", il Dipartimento di Architettura e Urbanistica per l'Ingegneria (Dau), il Dipartimento di Storia dell'Architettura Restauro e Conservazione dei Beni Architettonici (Dsarc), la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari, il Centro Interdipartimentale di Scienza e tecnica per la conservazione del Patrimonio Storico e Architettonico (Cistec), il Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche sulle popolazione e le società di Roma (Cisr). La mostra "I luoghi de 'La Sapienza'" si avvale di un importante Comitato scientifico composto da Gianni Orlandi - Presidente, Bartolomeo Azzaro, Lucio Valeria Barbera, Marta Calzolaretti, Paolo Colarossi, Attilio De Luca, Maurizio Fallace, Stefano Garano, Carlo Giavarini, Luigi Londei, Giuseppe Manacorda, Raffaele Panella, Aldo G. Ricci, Laura Ricci, Eugenio Sonnino. La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia. La mostra Come sottolinea il Magnifico Rettore Renato Guarini "La storia de "La Sapienza" è anche una storia di luoghi, un lungo percorso di incontri con la città di Roma. Nei settecento anni di esistenza della nostra università questo rapporto con il territorio ha assunto forme diverse, ma è rimasto sempre vivo e costante. Sin da quando l'università trovò collocazione nello storico palazzo della Sapienza, costruito appositamente alla fine del '500 e poi arricchito della bellissima Chiesa di Sant'ivo opera del Borromini, fu chiaro che "La Sapienza" era un elemento non trascurabile né casuale dell'assetto della città: lo sviluppo dello Studium Urbis avrebbe condizionato quello dell'Urbs e viceversa. Per secoli il cuore della vita universitaria fu nel centro di Roma, nell'area tra corso Rinascimento e il Pantheon; i famosi caffè del rione Sant'eustachio erano i caffè degli studenti. Quando nel 1935 "La Sapienza" si trasferì nella nuova sede fuori le mura, nella cittadella di impianto razionalista realizzata da Marcello Piacentini, solo apparentemente l'università si appartò rispetto alla città. La costruzione della città universitaria si inseriva in realtà in un progetto organico di sviluppo dell'area rimasta vuota a ridosso del Policlinico, inaugurato ai principi del '900". Dunque, la mostra "I luoghi de 'La Sapienza'" testimonia come a partire dalla sua fondazione nel 1303 la storia e lo sviluppo dell'Università "La Sapienza" si siano intrecciati con le sorti di Roma e come la sua "espansione" abbia profondamente interagito con il territorio della capitale. Obiettivo fondamentale dell'esposizione è quello di illustrare cronologicamente e sotto un profilo scientifico l'evoluzione e gli insediamenti de "La Sapienza" all'interno della città. Da una parte, quindi, si potrà ripercorrere l'evoluzione dell'istituzione universitaria attraverso documenti d'archivio, atti, oggetti, grafici, organizzati secondo criteri storico-cronologici, dall'altra si analizzeranno gli insediamenti dell'Università nella città nei loro aspetti tipologici, stilistici e urbanistici. La felice convivenza tra Roma e "La Sapienza" è documentata dalle sei sezioni dell'esposizione che spaziano da Le sedi storiche a La Città Universitaria, da La Valle delle Accademie a I nuovi luoghi de La Sapienza- la città e i quartieri, da Le nuove sedi de La Sapienza a La Sapienza per i monumenti di Roma. Notevole l'intervento di diciotto Musei de "La Sapienza" che hanno collaborato all'iniziativa attraverso il prestito di interessanti reperti storici: il Museo dell'Arte Classica, il Museo delle Origini, il Museo del Vicino Oriente, il Museo di Anatomia Comparata, il Museo di Antropologia, di Chimica, di Etruscologia ed Antichità Italiche, di Fisica, di Geologia; ed ancora il Museo di Idraulica, di Matematica, di Merceologia, di Mineralogia, di Paleontologia, di Storia della Medicina, di Zoologia, il Museo Erbario e l'Orto Botanico. La mostra è arricchita da sezioni complementari che ampliano la conoscenza della Storia e dei Luoghi della Sapienza: "La Sapienza per la conservazione del patrimonio storico - architettonico" curata dal Cistec che illustra quanto "La Sapienza" fa per il recupero e la salvaguardia dei monumenti a Roma e l'Audiovisivo storico sui Luoghi della Sapienza a cura del Cisr. Roma, Complesso del Vittoriano Ala Brasini, Via San Pietro in Carcere venerdì 25 febbraio - mercoledì 16 marzo 2005. Per informazioni: tel. 06/6780664  
   
   
I GIOCHI DI EINSTEIN TRENTO, MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI  
 
Trento, 28 febbraio 2005 - La Teoria della Relatività di Einstein vi ha sempre spaventato? Il Teorema di Pitagora l’avete solo ben imparato a memoria? Galileo, Newton, Faraday e Maxwell hanno popolato i vostri incubi da interrogazione di fisica o di scienze? Nessun problema: è finalmente giunta l’ora del vostro riscatto! A Trento una scintillante mostra interattiva vi offrirà l’occasione – assolutamente unica e perciò imperdibile – di toccare con mano esperimenti e avvicinarvi a teorie che vi hanno fatto sentire piccoli-piccoli e a volte zucconi, con il vantaggio di scoprirli senza dovervi stressare anzi divertendovi moltissimo. Che volere di più? Ad accompagnarvi in questo cammino di liberazione scientifica sarà nientemeno che Albert Einstein, il magico capoccione che ha aggiunto sorriso e ironia alla capacità di svelare le grandi intuizioni che hanno cambiato la storia del mondo e del sapere scientifico. “I Giochi Di Einstein” è la nuova mostra interattiva del Museo Tridentino di Scienze Naturali che, dal 12 marzo 2005, mette la fisica nelle vostre mani. Oltre 50 installazioni e oggetti per visitare la natura e il senso delle scoperte del più noto scienziato del Xx secolo. Strano ma vero: la relatività di Galilei potete sperimentarla a bordo di un trenino, Pitagora lo risolvete al volo con il gioco del domino, l’atomo di Rutherford si afferra con la mazza da golf e una stecca da biliardo è ciò che vi serve per giocare con la riflessione della luce. Incredibili illusioni ottiche vi fanno passare attraverso un muro, potete imbattervi in miraggi, ombre cinesi, sorprendenti campi magnetici, scoprire i misteri della luce e della materia e vedere il mondo a quattro dimensioni da un tram che viaggia alla velocità della luce. Potete inoltre rivivere, con nuove e originali forme, alcuni esperimenti fondamentali della fisica, come quelli di Young, Oersted e Faraday. La mostra - suddivisa in cinque sezioni – inizia con il viaggio a bordo di un trenino per rivivere gli esperimenti della relatività galileiana: prosegue poi con l’infanzia di Einstein, dove si esplorano i concetti della meccanica e dell’elettromagnetismo, soffermandosi su temi di fisica delle onde e dell’ottica, sino ad arrivare ai moti browniani, ad atomi e molecole, alla fisica quantistica e alla relatività ristretta e generale. Il tutto affrontato secondo la logica interattiva e giocosa, che da anni caratterizza le iniziative del Museo di Trento, e proposto in due lingue: italiano e inglese. Ideata e realizzata assieme al Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, la mostra resta aperta fino al 30 ottobre 2005, Anno Mondiale della Fisica dedicato al centenario delle sorprendenti pubblicazioni di Albert Einstein che hanno rivoluzionato il nostro modo di pensare aprendo la strada alla fisica moderna. Www.mtsn.tn.it  
   
   
L’ARTE URBANA IN MOSTRA PER I MILANESI ARTISTI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO LAVORERANNO INSIEME PER TRE SETTIMANE  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Un evento internazionale animerà la zona Ticinese di Milano per tre settimane, dal 6 al 25 marzo. Arte di strada, musica, sport, workshop, incontri e performance che vedranno coinvolti artisti provenienti da tutto il mondo. “Dopo un Carnevale all’insegna della partecipazione delle scuole di danza di ogni provenienza e categoria, hip-hop, danza moderna, funky –spiega l’assessore Giovanni Bozzetti- ecco un altro evento che coinvolgerà la nostra città in una commistione di generi diversi espressione della cultura metropolitana. Contaminazioni con la street art le possiamo trovare oggi nella moda, nel marketing, nei videogiochi e grazie a questo evento sarà possibile osservare gli artisti all’opera e ammirare le loro performance. Un evento gratuito al quale sono invitati tutti i milanesi, in particolare i giovani”. 6 marzo 2005: a Milano va in scena la creatività dell’avanguardia urbana internazionale. <­<­The Urban Edge Show>>, realizzato da “The P4” da un’idea dei curatori Abner Preis, Bo130 e Microbo, e il patrocinio del Comune di Milano Assessorato Moda, Turismo e Grandi Eventi, è una manifestazione che vuole offrire uno spaccato onnicomprensivo sul fenomeno della cultura underground, vuole essere un luogo di incontro e di confronto di tutte le sue forme espressive tra passato, presente e futuro, vuole rappresentare un orizzonte di stimoli e di possibilità. Street Art, Grafica, Illustrazione, Fine Art, Musica, Sport, Videogames animeranno per tre settimane - dal 6 al 25 marzo - lo spazio P4 in Via Pestalozzi 4. Una location di archeologia industriale, una scelta concettuale, un contesto ideale, importante tanto quanto l’atto artistico: la zona ticinese a Milano è infatti una delle più contaminate dalla urban gallery. Per la prima volta una sguardo leale e caleidoscopico sui 30 anni di storia dell’arte urbana dagli anni ‘70 ad oggi, tre generazioni a confronto suddivise in tre aree tematiche, ognuna raccontata attraverso una galleria di immagini, oggetti, opere, sculture, video, fotografie provenienti da collezioni private e musei, ognuna mostrata attraverso il lavoro dal vivo di artisti di livello internazionale: core, la parte più storica del writing e dei graffiti, (anni ’80) dark, il periodo più duro, con una radicale connotazione sociale e politica, (anni ’90) style, l’oggi e il domani, ovvero come il fenomeno dell’arte urbana compenetra e influenza trasversalmente la società e la cultura, dal design alla moda, dal marketing al linguaggio, dalle tecnologie ai media. Più di cinquanta artisti provenienti da tutto il mondo, protagonisti dei diversi generi espressivi metropolitani – toys, graphics, illustration, street art, sticker art, poster art, stencil art, graffiti, video, installazioni, tatoo art - e gli sportivi del team internazionale Eastpak - skaters, bmx riders, breakers - offriranno performance live, proporranno e provocheranno secondo ritmi e schemi liberi, in continuo sviluppo e divenire: in <­<­The Urban Edge Show>> tutto può avvenire in qualsiasi momento e a qualsiasi ora. Unico diktat: un’istintiva tensione ad affermare la propria esistenza, una spontanea dichiarazione del proprio mondo. Action “la diversità è il patrimonio che ci unifica e ci rende uguali” Bo130 Blu, Galo, Abbominevole, Fakso, sono alcuni dei nomi italiani che ‘lavoreranno’ a fianco con personaggi culto quali Obey e Doze Green in arrivo dagli Usa e per la prima volta in Italia; Influenza dall’Olanda e Mr Jago, Will Barras dall’ Uk, insieme agli olandesi The London Police, ai tedeschi Flyng Fortress e Akim&idee e allo spagnolo Nano4814. Fra i tanti anche la francese Miss Van, esempio conclamato dell’area style divenuta un’icona nel mondo della moda, e il gruppo Barnstormers guidato da Skwerm e formato da artisti in arrivo dal Giappone e dagli Stati Uniti, anche loro per la prima volta in Italia. Lo spazio <­<­P4>> allestito come una “città utopica”, con elementi di riciclo, dove l’interno e l’esterno si intersecano in un continuum visionario, è la “tela” condivisa per la libera espressione di ognuno degli artisti. E’ previsto un “melting pot”, ovvero uno spazio ove tutti insieme collaboreranno e dipingeranno, mescolando idee visive, stili espressivi, segni pittorici, sogni, ossessioni, collage, colori, giochi. Un progetto d’avanguardia ontologicamente legato a quest’arte che per il suo luogo d’espressione – la strada – e per il suo strumento di comunicazione – internet – permette una sorta di comunità creativa, di unità fra mondi ed espressioni. Ogni week-end sono previste performance live. Ad esempio sabato 12 marzo sono di scena i Rebel Ink e l’Eastpak Bmx Flatland, mentre il 19 Rae e l’Eastpak Skate Contest. Il 24 e 25 marzo è la volta della breakdance con i Bboyng e dei “Finders Keepers Crew” e il loro celebre show che dopo aver conquistato Londra e Barcellona, arriva in Italia per la prima volta. Tutti sono invitati a portare un proprio oggetto, possibilmente di riciclo, colorato, disegnato o dipinto secondo il proprio estro. Le opere senza distinzione insieme a quelle di alcuni artisti, verranno appese a un muro ed esibite. Domenica, nel corso del party di chiusura, tutti gli spettatori saranno invitati ad appropriarsi liberamente di un’opera. A disposizione del pubblico anche un’Area Game dove quindici postazioni ipertecnologiche Xbox Microsoft, animate sia dal titolo cult “Halo2” e dalle ragazze virtuali di “Dead Or Alive Ultimate” sia dai games Ubisoft, surriscalderanno ulteriormente l’ambiente trasformando i giocatori in cyborg: alta reattività, velocità di riflessi, eccitazione visiva, in nome della sfida virtuale. La tecnologia diventa movimento, dinamismo e velocità grazie alle soluzioni di navigazione satellitare <­<­Tom Tom>> che E-motion presenterà al pubblico per guidarlo alla ricerca di grandi emozioni. Alla base di tutto, musica a tema con i Dj Redbull Home Groove e i loro virtuosismi sonori. Alla sera, da Giovedì al Sabato, Happy Hour a tema a partire dalle 18.30, con aperitivi Ues, presso l’Area Lounge trasformata in una casa personalizzata da artisti del calibro di Anton Lopez e dal Team creativo 55Dsl, il brand di street fashion che da più anni organizza progetti a livello internazionale a supporto di giovani artisti e nuovi talenti. Lo spazio sarà totalmente dedicato al concept di “Feel at Home”, interpretato in chiave creativa e artistica. Gallery - Oltre all’area performance in cui gli artisti presenti all’evento si approprieranno totalmente dello spazio realizzando opere espressamente create per Ues, è prevista un’Area Gallery, un excursus storico, una retrospettiva di autori e di figure creative che maggiormente hanno contribuito alla storia dell’arte urbana. Questa sezione è animata da una mission didattico-educativa, da una lucida coscienza del valore culturale, dall’esigenza di legittimare le nuove forme espressive metropolitane, consapevolezza che si concretizza anche nell’organizzazione di visite guidate per le scuole. Meeting – Workshop - Per chi volesse approfondire maggiormente questo <­<­mondo libero>>, cercare di decodificarlo e venire in possesso dei codici di accesso, comprendere la sua portata rivoluzionaria, alla Triennale di Milano, il 17 marzo i maggiori esperti internazionali della cultura urbana, quali Aaron Rose, nome cult della street art nonché suo mentore, Influenza, artista dark, Paulo von Vacano (Editore Drago Arts & Communication), Alberto Abruzzese (Università degli Studi di Milano) e Andrea Collarini (Scuola Superiore del Loisar e degli eventi di comunicazione – Rimini) si riuniranno nel convegno <­<­Scenari delle Arti Metropolitane>>, moderati da Fausto Colombo. Il 18 marzo alle 18.30 presentazione del libro “Izastikup”, Edito da Drago Arts & Communication, con gli autori The Don, Microbo e Bo130 e alcuni artisti presenti nel libro. Il libro è una rara collezione di stickers, piccole opere d’arte, pezzi unici fatti a mano che prodotti in serie o in numero elevato, che rappresenta più di 600 artisti dagli Stati Uniti, Europa, Asia, Africa, Australia e Sud America, dipingendo un movimento che è nato per la strada ed è approdato alle più importanti gallerie e musei d’arte contemporanea. Infine, in collaborazione con University.it, vengono organizzati a pagamento www.University.it work-shop riservati agli studenti su temi di approfondimento inerenti alle professioni legate alla cultura urbana: Radio e Ingegneria Suono, Tecnologie e Grafica 3D, Marketing. Si svolgono in tre sessioni un pomeriggio alla settimana (7 - 14 – 21 marzo). Un mix d’arte eclettico, una fusione logaritmica fra l’arte ‘alta’ e la cultura popolare, tutto questo è <­<­The Urban Edge Show>>. Programma <­<­ The Urban Edge Show>> 5 -25 marzo 2005 - P4 -Via Pestalozzi,4 - Milano Sabato 5 marzo– Opening Party h 21 - Night Party, Music and Graffiti Live; Domenica 6 marzo Ore 15.00 - Apertura al pubblico. “The Urban Edge Show” è aperto tutti i giorni dalle 10.30 alle 19,00 Giorno di chiusura il lunedì. In più… Tutti i martedì-mercoledì e giovedì: su prenotazione: mattina - Visite guidate per le scuole. Tutti i giovedì-venerdì e sabato: h 18.30 - Happy Hour- Red Bull Homegroove Dj set (Pandaj, Fabio della Torre, Paine, Ezra, Don Letts). Tutti i sabati e domeniche Nel pomeriggio. Performance – graffiti live – sport show 12 marzo: Rebel Ink Eastpak Bmx Flatland (Nathan Penonzek, Raphael Chiquet, Alex Jumelin) 13 marzo: Eastpak Bmx Flatland 19 marzo: Rae Eastpak Skate Contest 20 marzo: Marc Haziza, Gianni Zattoni, Emilio Arnanz 17 marzo: Triennale di Milano Convegno “Scenari delle Arti metropolitane” (Viale Alemagna 6); 18 marzo: h 18.30 presentazione del libro “Izastikup” di Bo130, Microbo, The Don, edito da Drago Communication; Lunedì 7 – 14 – 21 marzo Workshop a pagamento in collaborazione con University.it Radio e ingegneria suono. Tecnologie e grafica 3D. Marketing; 24- 25 marzo Esibizione live con il gruppo di Artisti Finders Keeper Breakdance – Bboyng Show; Dal 3 Marzo al 5 marzo: Apertura riservata a stampa e operatori del settore con performance di live painting e installazioni. Www.thep4.com  
   
   
SE IL TEMPO FOSSE UN GAMBERO IN ARRIVO AL TEATRO NAZIONALE DI MILANO  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Scritta da Jaja Fiastri e Bernardino Zapponi, questa commedia musicale debuttò nel 1986 al Teatro Sistina ed ottenne, per i due anni di repliche, un grandissimo successo. Ancora oggi, stando ai risultati di un sondaggio effettuato presso gli spettatori, risulta essere quella che più di tutti il pubblico vorrebbe fosse ripresa. Merito della storia che offre momenti di grande divertimento, delle musiche di Armando Trovajoli, capace come sempre di inventare melodie e orchestrazioni che rimangono nell’orecchio e nel cuore dello spettatore. In questa versione rimangono anche dell’originale le scene di Uberto Bertacca e i costumi di Folco mentre le coreografie, tutte completamente nuove, sono di Gino Landi. La vicenda si snoda a Roma tra il tempo presente e il 1928. Adelina è una vecchietta centenaria che proprio il giorno del suo centesimo compleanno esprime un desiderio segreto: tornare ventenne per sposare quel nobile che le aveva chiesto la mano e che lei aveva respinto. E per veder realizzato questo duo sogno sarebbe disposta a vendersi l’anima. Max, un diavolo di passaggio, la sente e ne approfitta: la ringiovanisce e la riporta indietro nel tempo, in cambio della promessa di avere la sua anima. Tornata ad avere vent’anni Adelina si ritrova giovane fioraia a Campo Dei Fiori. Ma non può tutto essere così semplice perché se il diavolo fa le pentole non fa i coperchi. Sia Max che Adelina infatti non prevedono che al cuore non si comanda…Il cast, che vede Max Giusti nel ruolo del protagonista ancora impegnato in una commedia musicale dopo il personale successo ottenuto nel ruolo di Toto in Aggiungi un posto a Tavola. Accanto a Max Giusti, nel ruolo di Adelina, debutta nella commedia musicale Ronberta Lanfranchi conosciuta dal pubblico televisivo per la sua partecipazione a numerose trasmissioni come lo show del sabato sera accanto a Claudio Amendola. Sul palco anche 20 tra solisti e soliste. Dal 9 marzo. Www.Teatronazionale.it    
   
   
DA MARTEDI’ 8 MARZO, AL TEATRO STUDIO ANTIGONE DI SOFOCLE DI BERTOLT BRECHT REGIA DI FEDERICO TIEZZI  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Martedì 8 marzo, al Teatro Studio, ore 19.30, Antigone di Sofocle di Bertolt Brecht, regia di Federico Tiezzi. Traduzione di Cesare Mazzonis. Scene di Francesco Calcagnini, costumi Marion D’amburgo, luci Roberto Innocenti. Produzione Compagnia Lombardi-tiezzi, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Metastasio Stabile della Toscana. Antigone secondo Brecht, ovvero il teatro antico quale paradigma della contemporaneità, uno spettacolo che arriva al Teatro Studio dopo il debutto a Prato nell’aprile del 2004 e una lunga tournée italiana. Scritto nel 1948, dopo il ritorno dall’esilio statunitense, il testo di Brecht, basato su una traduzione di Hölderlin evocativa e visionaria, appare oggi una incisiva testimonianza sulla potenza distruttiva della guerra. La libertà che l’autore si concede rispetto al modello classico è senza limiti: la sacralità che investe l'eloquio dei personaggi nell'originale è laicizzata secondo i canoni dialettici della poetica straniante. Così Creonte diviene un "signore della guerra", Antigone un’eroina ribelle che agisce in nome della pace e Tiresia non è più il “cieco veggente”, ma un “osservatore” acuto e attento. “Questa Antigone, riscritta da Sofocle - dichiara Federico Tiezzi - mi interessa perché sullo sfondo c’è Hölderlin con la sua traduzione, sublime e di importanza capitale per la grande cultura tedesca moderna. Mi interessa perché mi spinge a lavorare su Sofocle e la tragedia classica; infine mi riporta a un momento cruciale della giovinezza, quando vidi lo spettacolo del Living Theatre, protagonisti Judith Malina come Antigone e Julian Beck nel ruolo di Creonte. Avevo diciassette anni e quel lavoro segnò la mia vocazione in maniera indelebile. Quello che accomuna Brecht agli altri autori sui quali ho lavorato - penso a Pasolini o a Testori, a Bernhard - è l’anti-classicità: tutti sono portatori di valori non ortogonali, anti-accademici. La scrittura di questi autori si pone il problema della ‘scena’, dello stile rappresentativo, non solo letterario. Sono autori, insomma, con i quali posso continuare il mio lavoro di ‘scrittura scenica’, più che di ‘messa in scena’”. L’analitica lucidità di Brecht si riflette infatti in modo evidente sull’impaginazione scenica dello spettacolo. “L’ambientazione è una scena fissa – dichiara il regista – un obitorio, con letti sui quali stanno cadaveri: sono il coro dei Vecchi di Tebe… sono anche coloro sui quali Creonte domina: un mondo di cadaveri (di morti viventi, o viventi che aspettano con terrore l’arrivo dei guerrieri da Argo). All’interno dell’obitorio avviene la dissezione della tragedia: una dissezione linguistica e strutturale del racconto, un’analisi, una sorta di autopsia che metta a nudo i nervi, i muscoli, i tessuti del racconto tragico”. In scena Chiara Muti (Antigone), Debora Zuin (Ismene), Sandro Lombardi (Creonte), Alessandro Schiavo (Emone), Giampiero Cicciò (Tiresia), Massimiliano Speziani (Guardiano), Silvio Castiglioni, Marion D’amburgo, Massimo Grigò, Fabio Mascagni, Lucia Ragni (Coro). Www.piccoloteatro.org  
   
   
MERCOLEDI’ 9 MARZO, AL TEATRO STREHLER, A GRANDE RICHIESTA, TORNA “ARLECCHINO RACCONTA”, SPETTACOLO DI ANIMAZIONE TEATRALE  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Mercoledì 9 marzo, alle ore 9.30, nella Scatola magica del Teatro Strehler (largo Greppi), a grande richiesta “Arlecchino racconta”, spettacolo di animazione teatrale a cura di Stefano De Luca, con Liana Casartelli, Giorgio Minneci, Anna Maria Rossano. La celebre maschera accompagna i giovani spettatori alla scoperta dei segreti del mondo del teatro. Nella scenografia originale della famosa edizione dell’ Arlecchino servitore di due padroni, gli attori, utilizzando alcuni oggetti di scena, raccontano come nasce una rappresentazione teatrale, danno vita a un vero e proprio spettacolo nello spettacolo e ad una divertente testimonianza della tradizione dei comici dell’arte. Per informazioni Tel 02 72 333 216/214/215  
   
   
AL PICCOLO TEATRO STUDIO IL QUARTO APPUNTAMENTO DELLA RASSEGNA ORCHESTRA SENZA CONFINI, IL MONDO MUSICALE DI CLAUDIO FASOLI  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Dopo i concerti dedicati a Bobby Watson, David Liebman, David Murray, James Newton, Andrew Hill e Paolo Fresu, l’annuale appuntamento della rassegna dedicato al mondo musicale di un artista di assoluta rilevanza artistica e storica ospita quest'anno la musica di Claudio Fasoli, arrangiata per orchestra da Riccardo Brazzale e con un ospite d’eccezione quale Enrico Rava. Veneziano, sassofonista e compositore che ha attraversato in maniera assolutamente originale la scena jazzistica europea dall’inizio degli anni ’70 ad oggi, Fasoli (che è stato un pioniere della didattica jazz in Italia) è passato dalle esperienze jazz rock con il celeberrimo Perigeo alle collaborazioni con artisti quali, tra gli altri, Kenny Wheeler, Daniel Humair, Henry Texier, Kenny Drew, John Surman, suonando nel contempo con gran parte dei più interessanti musicisti italiani. Il suo peculiare mondo musicale ha come caratteristica principale una assoluta integrità artistica e una forte componente progettuale. Musicista riflessivo, dalla poetica pervasa di un pregnante lirismo, Fasoli è un maestro nel realizzare un organico incontro tra parti scritte e sviluppo estemporaneo delle proprie composizioni. Mai banale o risaputo, appartiene alla ristretta schiera di poeti del jazz contemporaneo. Ospite speciale del concerto sarà Enrico Rava, il nostro musicista più conosciuto e apprezzato a livello internazionale, che ha più volte collaborato con Claudio Fasoli, la cui musica è particolarmente congeniale alla sottile malinconia del suo attuale linguaggio. Per l’occasione Enrico Intra ha ceduto la bacchetta della direzione dell’orchestra a Riccardo Brazzale, compositore e arrangiatore nonché organizzatore di importanti eventi concertistici (valga per tutti il festival di Vicenza) e leader della eccellente Lydian Sound Orchestra. Brazzale ha arrangiato con sapienza la musica di Fasoli, dato un respiro orchestrale alle composizioni del musicista veneziano, trattate con assoluta leggerezza di tratto.  
   
   
RUDOLF BARSHAI DIRIGE ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA NE LA CREAZIONE DI HAYDN  
 
Parma, 28 febbraio 2005 - «Haydn compose La Creazione nel 1797, a cinquantasei anni di età, con un ardore che solitamente si accende solo nell'animo di un giovane. Ho avuto la fortuna di essere testimone della profonda emozione e del fervente entusiasmo suscitati in tutto il pubblico dalle esecuzioni di questo oratorio sotto la direzione di Haydn. Haydn stesso mi ha confessato di non essere capace di descrivere i sentimenti che si agitavano in lui quando l'esecuzione corrispondeva esattamente alle sue attese, e il pubblico ascoltava attentamente ogni nota nel più perfetto silenzio». Con queste parole uno dei primi biografi haydniani, il pittore e musicista dilettante Dies, ci fornisce qualche informazione di prima mano, importante e significativa, sul La Creazione, il grande oratorio di Franz Joseph Haydn che costituisce il prossimo appuntamento della Stagione Concertistica del Teatro Regio. Due saranno le esecuzioni di questo capolavoro assoluto della storia della musica, venerdì 4 e sabato 5 marzo prossimi (rispettivamente per il Turno A e il Turno B dell’abbonamento) come sempre alle 20.30 presso l’Auditorium Paganini. Il concerto sarà presentato nell'ambito di Prima le parole..., il ciclo di incontri ideato e promosso dal Maestro Bruno Bartoletti, a cura di Jacopo Pellegrini, presso l'Auditorium della Casa della Musica nel pomeriggio di mercoledì 2 marzo (e non giovedì 3 come originariamente annunciato) alle ore 18.00 dal Prof. Franco Serpa. «In principio Dio creò il cielo e la terra, e la terra era informe e deserta, e le tenebre regnavano sugli abissi»: così l’Arcangelo Gabriele inizia il grande racconto che si dipana lungo le tre parti che costituiscono La Creazione: «E lo spirito di Dio si librava sulla superficie delle acque, e Dio disse: sia la Luce! E la luce fu»: così gli risponde il coro, iniziando quel percorso dialogico tra creature celesti e umane che contraddistingue, con un’altezza di risultati musicali di straordinario valore, tutta la composizione. Difficile immaginare un inizio più profondo e allo stesso tempo grandioso per un brano musicale: «Ora mi sentivo freddo come il ghiaccio, ora il mio corpo scottava, e più di una volta ho temuto di essere sull'orlo di un collasso». Queste sono le parole dello stesso Haydn, musicista e uomo profondamente imbevuto di cristianità, che in questa sua pagina riversa una spiritualità che, già esercitata nella composizione di numerose Messe e Oratorii, trova in questa composizione il suo punto sicuramente più alto. A dirigere l’Orchestra ed il Coro del Teatro Regio (maestro del coro è Martino Faggiani) ed un gruppo di solisti di rilievo internazionale in campo concertistico e operistico, il soprano Ursula Fiedler, il tenore John Mark Ainsley, il basso Wayne Tigges, è stato chiamato un musicista che, senza esagerazioni, è parte integrante della storia della musica dalla seconda metà del Novecento: Rudolf Barshai. Violinista della scuola del celebre Leopold Auer, Barshai è stato membro fondatore di due quartetti celeberrimi, il Borodin e il Caikovskij. Come violista collabora con musicisti quali Shostakovich, Richter, Oistrakh, Rostropovich, Gilels. Nel 1955 ha fondato la leggendaria Orchestra da Camera di Mosca, che ha diretto fino al 1976. Dopo aver lasciato la Russia nel 1977, dirige con successo di pubblico e critica le più importanti orchestre del mondo: Philharmonia, London Symphony Orchestra, Royal Philharmonic, London Philharmonic, Bayerische Rundfunk, Budapest Festival Orchestra, Wiener Symphoniker… Dal 1982 al 1988 ha guidato la Bournemouth Symphony Orchestra come Principal conductor, e dal 1985 al 1988 la Vancouver Symphony Orchestra come Music Director. È stato Principal guest conductor dell’Orchestre National de France. Ha diretto le principali orchestre dell’ex Unione Sovietica, con le quali ha anche effettuato molte incisioni di musiche di compositori quali Shostakovich, Caikovskij, Poulenc, Prokof'ev e Mussorgsky. Nel 2000 ha completato la sua orchestrazione della Decima Sinfonia di Mahler, ed ha appena concluso la sua trascrizione per archi del Quartetto in fa maggiore di Ravel. Particolarmente prestigioso anche il trio di cantanti che a questa esecuzione sono stati chiamati: artista di grandissima esperienza in campo concertistico e operistico, con un’attività svolta con grande successo nelle sale da concerto e nei teatri di tutto il mondo, il soprano tedesco Ursula Fiedler ha cantato a Vienna (Musikverein, Konzerthaus, Stephansdom…) Bruxelles, (Philharmonische Konzerte) Madrid, Barcellona, New York (Avery Fischer Hall) in un repertorio che va dal barocco al contemporaneo. Il curriculum del tenore inglese John Mark Ainsley è ricco di collaborazioni con le più importanti orchestre e i più noti direttori, dalla London Symphony ai Berliner Philharmoniker, da Sir Colin Davis a Giulini, vantando esperienze anche con gruppi e direttori specializzati nella prassi esecutiva d’epoca; ricchissima la sua discografia, così come la sua attività in campo operistico. Giovane ma già affermato in campo internazionale è il basso-baritono statunitense Wayne Tigges, impostosi recentemente per aver ottenuto un grande successo rimpiazzando Ildebrando D’arcangelo nel ruolo protagonistico delle Nozze di Figaro dirette da Sir Andrew Davis alla Lyric Opera di Chicago. Vincitore di numerosi concorsi internazionali, tra i prossimi impegni figurano le produzioni di Elijah, Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e Il barbiere di Siviglia alla Lyric Opera di Chicago. Www.teatroregioparma.org  
   
   
CONFERMATA LA SECONDA EDIZIONE DEL FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER AL VIA LA RICERCA PER GLI ARTISTI DEL TEATRO CANZONE  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - E’ stata confermata la seconda edizione del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber che si svolgerà alla Cittadella del Carnevale di Viareggio dal 19 al 24 luglio 2005. La manifestazione ha l’intento di tenere vivo l’inestimabile valore culturale lasciato da Gaber e di promuovere e sostenere il Teatro Canzone come genere specifico nella cultura teatrale italiana. A tale fine durante le serate, condotte da Enzo Iacchetti, si alterneranno, oltre a grandi nomi del mondo dello spettacolo italiano che costituiranno gli Ospiti per Gaber, anche artisti meno noti al grande pubblico, ma di importante valore artistico, che rappresenteranno gli Artisti del Teatro Canzone e verranno selezionati da una Commissione Artistica presieduta da Sandro Luporini, lo storico co-autore di Giorgio Gaber. Gli artisti che vogliono partecipare alla manifestazione dovranno inviare la loro domanda tra il 14 febbraio e il 31 marzo 2005 e la loro ammissione sarà determinata secondo un apposito regolamento che può essere scaricato dal sito dell’Associazione Culturale Giorgio Gaber www.Giorgiogaber.it  Nella prima edizione prestigiosi Ospiti per Gaber hanno proposto omaggi all’artista assolutamente originali ed esclusivi. Fra questi Claudio Baglioni, Claudio Bisio, Biagio Antonacci, Giorgio Panariello, Luciano Ligabue, Gianni Morandi, Luca Barbareschi, Franco Battiato, Gioele Dix, Enzo Jannacci, Ron e Roberto Vecchioni.  
   
   
IL MERCOLEDÌ ALL’“ONDA” DIVENTA NOUVELLE VAGUE  
 
 Milano, 28 febbraio 2005 - Inaugurazione mercoledì 2 marzo 2005 delle serate Nouvelle Vague (Nuova Onda) con il meglio della musica “Indie, Electro e Vintage Rock” all’Ondanomala Beach Cafè (alla sua seconda stagione invernale), musiche selezionate da Tommaso Toma e serate organizzate da Umma Gumma Produzioni. Il progetto parte con un primo programma di tre serate (2, 9 e 16 marzo 2005) ognuna delle quali prevede la presenza di gruppi Live dalle sonorità eccentriche e ricercatissime. Ad aprire le danze dalle 21.30 saranno i Giöbia, una band milanese dallo stile molto particolare, un melting pot di psichedelia, folk, dance, elettronica e pop. “Giöbia” è un termine sinonimo di strega e di giovedì, giorno in cui le streghe si incontrano per le loro danze. In questa chiave magica e fiabesca trova espressione lo stile delle loro serate. Se l’evento promette misteriose comparse, sicuramente meno misteriosa è la presenza della madrina della serata… intangibile quanto presente. Una ragazzina di soli 13 anni che si aggira nel locale con il suo malefico gatto, i lunghi capelli neri, le scarpe bianche firmate Mary Jane, un vestito Old style nero corto, circondata da mille gatti neri... Viene dall’America. Ha lasciato solo per quest’occasione le copertine dei suoi “fumetti” per venire in Italia… è Emily la Stramba. L’appuntamento è per tre settimane a partire da mercoledì 2 marzo 2005 dalle ore 19 alle 02 tutti i mercoledì (ingresso libero) c/o Ondanomala Beach Cafè in Via Lampugnano 109 a Milano.  
   
   
«CONVIVENDO TOUR 2005» BIAGIO ANTONACCI RADDOPPIA A MILANO CONFERMATA LA SECONDA DATA AL FORUM DI ASSAGO – 3 APRILE 2005  
 
Milano, 28 febbraio 2005 - Si aprono lunedì 28 febbraio 2005 le prevendite per la seconda data milanese di Biagio Antonacci prevista per il 3 aprile al Forum di Assago. Un raddoppio dettato dalla grandissima richiesta di biglietti a conferma del successo che fa seguito alla pubblicazione di Convivendo parte 2. L’album, uscito lo scorso 11 febbraio, ha venduto in una sola setimana 200.000 copie, conquistando direttamente la prima posizione della classifica. Il tour partirà il prossimo 11 marzo da Padova per concludersi a Roma il 12 aprile al Palalottomatica. I biglietti sono disponibili presso tutte le rivendite autorizzate e presso il circuito Ticket One al costo di 22 euro più prevendita (posto unico). Http://www.antonacci.com  
   
   
FORUM MILANO: PROGRAMMAZIONE EVENTI MARZO 2005  
 
Assago (Mi), 28 febbraio 2005 – Di seguito il programma degli eventi che si svolgeranno durante il mese di marzo a Forum Milano- Martedì 01 marzo 2005: Concerto ore 21.00 “Chemical Brothers”; Sabato 5 e domenica 6 marzo 2005: Manifestazione Sportiva sabato dalle ore 20.00 “Night Of The Jumps” domenica dalle ore 16.00; Domenica 6 marzo 2005: Fiere dalle ore 10.30 alle ore 18.00 “Smart Market”; Giovedì 10 e venerdì 11 marzo 2005: Spettacolo ore 21.00 “Beppe Grillo”; Martedì 29 marzo 2005: Concerto ore 21.00 “Laura Pausini”; Giovedì 31 marzo 2005 Concerto ore 21.00 “Blue”.  
   
   
IL SANNIO TERRITORIO DI VINI DOC E DI RESIDENZE D’EPOCA !  
 
Benevento, 28 febbraio 2005 - A Dugenta operatori turistici e Assessori comunali si incontreranno Martedì 1 Marzo alle 16,30 per discutere del futuro di tante residenze d’Epoca diffuse su tutto il territorio provinciale. Accolti dal Presidente e dall’Amministratore Delegato del Wine Resort “Torre Gaia” Teresa Cutillo e Tommaso Riccardi, e da Laura Pirisi del Balzo Presidente dell’Associazione “Residenze d’Epoca della Campania” gli ospiti ascolteranno per l’intero pomeriggio interventi di autorevoli relatori invitati da tutta Italia per comprendere le potenzialità di un mercato internazionale che ricerca sempre di più residenze di fascino per i propri soggiorni. Sarà l’occasione anche per promuovere le potenzialità enogastronomiche dei territori del Sannio, del Cilento, dell’Irpinia e del Matese terre dove sono ubicate molte delle strutture ad oggi associate. Fare rete è l’obbiettivo che si pone l’associazione e proprio a Dugenta si proporrà il primo Itinerario Turistico-enogastronomico delle Residenze d’Epoca della Campania. Un viaggio tra i vigneti con ospitalità di qualità per attrarre anche nell’entroterra turisti della costa sempre più interessati a conoscere dove nasce quel buon vino che bevono nei più eleganti ristoranti della Costiera Amlfitana. L’enoteca del Sannio a Benevento, le Terme di Telese, la spiritualità di Pietrelcina, lo splendido centro storico di Sant’agata de’ Goti, le Cantine di Foglianise e Sopolaca dove in settembre si svolge la tradizionale “Festa dell’Uva” con i suoi splendidi carri di antica tradizione o a Castelvenere al centro della Valle Telesina dove in ogni ultimo fine-settimana di ogni mese la popolazione locale e i turisti si rifugiano nelle grotte scavate nel tufo per degustare le innumerevoli specialità locali, accompagnate dagli ottimi vini della zona. Gli antichi sapori del Sannio hanno memoria antica e, nel degustarli, si può avvertire tutta la fragranza di una terra ricca di frutti. Il succedersi dei popoli così come la varietà del territorio (monti e boschi, colline e grandi distese coltivate, vallate e fiumi tortuosi), hanno arricchito una tradizione ancora viva e curata con amore dalla maggior parte della popolazione.E’ la cultura contadina, con la sua necessità di sopravvivenza, ma soprattutto, con il suo senso pratico e la sua antica saggezza, a dettare le regole per una cucina semplice ma dai sapori decisi, una cucina pensata anche per prepararsi alla dura stagione invernale, con le sue conserve, i salumi, i formaggi, le zuppe e le minestre, fatte con il cardone, con i pinoli e con l’uva passa, da gustare davanti al fuoco. Il vino, sangue della terra, è prevalentemente ‘Aglianico’, ( dal greco hellenikos) ma, là dove il terreno è sulfureo, ecco un ottimo ‘Greco di Tufo’, e dove il Taburno lo permette, c’è la migliore ‘Falanghina’, così come la coda di volpe. Annaffiati da questi ottimi vini, tutti doc, si possono degustare le carni più tenere di agnelli e maiali, cresciuti secondo i metodi più antichi e naturali, le paste fatte in casa, dalle forme più insolite e le pizze rustiche farcite con le verdure. Non mancano i dolci, soprattutto torroni che rispecchiano la vocazione della popolazione ad una tradizione artigianale che fonde il sacro e il profano, il cibo e l’artigianato in una sapiente armonia. E’ proprio nei dolci che appare il marchio più immediato della presenza locale: fragrante, appena percepibile, quasi misterioso come il nome che porta, il liquore Strega diffonde la sua magia tramite solari, sensuali, vellutate gocce. Vini Doc Del Sannio: Aglianico Del Taburno Doc; Falanghina Del Taburno Doc; Guardiolo Doc; S.agata Dei Goti Doc; Solopaca Doc; Sannio Doc. Il Sannio e’ la provincia campana che piu’ di ogni altra ha il suo territorio tutelato dalla Doc, cosi’ come le tre Docg Sono In Provincia Di Avellino. Ecco l’idea di creare un Itinerario enogastronomico delle residenze che sarà proposto da Fernanda Ruggiero responsabile comunicazione dell’Associazione e da Giulia Cannada Bartoli consulente per il turismo enogastronomico ed incoming per “Torre Gaia” a Dugenta. Dal Sannio all’Irpinia ai Templi di Paestum pernottando in graziose strutture per conoscere, lungo le Strade del Vino, la nostra meravigliosa regione Campania. Www.residenzedepocacampania.it  
   
   
SELLARONDA SKIMARATHON DEI RECORD LUNGER E GERARDINI SU TUTTI (600) RITIRATO MAURILIO DE ZOLT COL FIGLIO "KO" FREDDO PUNGENTE (-15°) E NEVICATA NELLA NOTTE  
 
Trento, 28 febbraio 2005 - Sono stati oltre 600 gli appassionati di sci alpinismo a dar vita, ieri notte, ad una Sellaronda Ski Marathon che rimarrà negli annali. Una gara di per sé affascinante, resa più difficile da un’alternante nevicata e soprattutto dal freddo rigido in quota, in particolare sui quattro splendidi passi dolomitici Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo che i concorrenti hanno dovuto superare per affrontare i 42 chilometri di percorso e i 2700 metri di dislivello, transitando nelle quattro valli ladine di Fassa, Gardena, Badia e Livinallongo. Una gara da incorniciare perché, dopo tre anni, l’altoatesino Hansjoerg Lunger ed il bellunese Alberto Gerardini hanno ritoccato il record che vantavano due eccellenti atleti, che rispondono al nome di Fabio Meraldi e Carlo Battel. La gara è scattata alle 6 di pomeriggio ad Arabba (Bl) quindi i concorrenti hanno subito affrontato la dura salita che li ha portati in vetta al Passo Pordoi. La prima fase di gara è sembrata lenta, forse anche per la nevicata che ha costretto i concorrenti a spingere più del previsto. Se la salita notturna con le pelli sotto gli sci, alla sola luce del faretto fissato sul casco, non è stata un’impresa ardua, la discesa lungo le piste della Val di Fassa ha fatto la differenza. Da un certo punto di vista la gara di testa è stata abbastanza monotona, con Lunger e Gerardini sempre al comando da soli, scrollatisi di dosso tutti i rivali fin dal passaggio al passo Pordoi. Al cambio pelli di Canazei la coppia di testa - del resto nemmeno tanto affiatata visto che Lunger inizialmente si era iscritto con la figlia e solo successivamente ha deciso di correre con Gerardini - aveva già un discreto margine sugli attesi Molin-fontana, entrambi bellunesi e dati per favoriti. I trentini Antiga e Daz hanno cercato inizialmente di rimanere appiccicati alla seconda coppia, ma il ritmo era troppo elevato. A fare selezione poi ci si è messo anche il freddo. Dopo Canazei i concorrenti hanno dovuto affrontare l’interminabile salita verso il Passo Sella. Temperature intorno ai -15° hanno messo in ginocchio i meno allenati. E proprio allo scollinamento del Passo Sella si è ritirato un nome illustre dello sci nordico, quell’intramontabile Maurilio De Zolt che era in gara col figlio Luca. E’ stato proprio quest’ultimo, ancora con i postumi dell’influenza, a dare forfait a causa dei crampi costringendo, secondo regolamento, anche il compagno di squadra all’abbandono. "Peccato ritirarsi – ha detto Maurilio De Zolt – io mi sentivo davvero in forma e fino a quel punto eravamo messi bene. Mi ero allenato con dei bei "lunghi", Luca è stato a letto fino a pochi giorni fa ed era a corto di allenamento. Fino a quel punto mi sono divertito moltissimo, voglio ritentare nel 2006". E quando gli chiediamo se ha sofferto il freddo ci risponde: "Se sei allenato il freddo non lo senti, è quando sei stanco che paghi caro. Io sono in forma, avrei continuato anche da solo, ma c’era il regolamento da rispettare…". Lunger e Gerardini hanno scollinato per primi anche in Val Gardena ed in Val Badia, facile poi per loro piombare sul traguardo di Arabba e chiudere la gara con una virata nella neve fresca che ha imbiancato gli spettatori i quali, nonostante il freddo, hanno atteso fin oltre mezzanotte gli arrivi dei partecipanti. Se Lunger era conscio delle proprie possibilità, molto sorpreso era invece Gerardini che ha tenuto un ritmo indiavolato: il cronometro si è fermato su 3h30’26", ben 59" in meno del record. Ma la loro prestazione acquista maggior rilievo se si considera che i secondi classificati, Molin-fontana, hanno impiegato ben 4 minuti in più ed i terzi ben oltre 7’. Insomma, ancora una volta la Sellaronda Skimarathon ha riservato grosse emozioni ed ha operato una netta selezione. Anche tra le donne il dominio è stato netto: le trentine Roberta Secco e Orietta Calliari hanno vinto alla grande e, tutto sommato, con un tempo (4h32’26") di tutto rispetto visto che si sono classificate 68.E assolute ed anche loro hanno abbassato il record detenuto da Carla Jellici e Michela Rizzi stabilito nel 2003, e giunte seconde quest’anno staccate di 17’. Sul podio sono finite anche Sandra Alchini ed Angela Stefani. Le coppie che hanno tagliato il traguardo in totale sono state 271; l’ultima, mista e formata da Raimondo Durin e Giuliana Pavlica, ha impiegato 6h39’55". Sellaronda Skimarathon 2005 - Classifica Maschile: 1) Lunger Hansjoerg-gerardini Alberto-03:30:26.4; 2) Molin Ivano -Fontana Luciano - 03:34:27.0; 3) Antiga Ivan -Daz Roberto - 03:37:43.0; 4) Fazio Fulvio -Fazio Alberto - 03:44:30.0; 5) Piazza Georg -Planker Martin- 03:48:01.4; 6) Pedrini Daniele -Illini Walter- 03:48:12.7; 7) Zorzi Francesco -Marta Franco- 03:48:32.4; 8) Piccoli Alessandro -Barattin Raul- 03:51:33.3; 9) Elsler Martin -Innerkofler Eugen - 03:51:57.1; 10) Santin Oswald -Dorfmann Manfred - 03:52:13.7. Classifica Femminile: 1) Calliari Orietta-secco Roberta - 04:32:26.3; 2) Rizzi Michela-jellici Carla - 04:49:21.9; 3) Alchini Sandra-stefani Angela - 04:53:53.0; 4) Fusi Marika-bones Bice - 05:23:00.9; 5) Rossi Sabrina- Parolini Brunella -05:53:21.8; 6) Degiampietro Denise-puntel Tiziana - 06:21:52.4 www.Sellaronda.it