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Notiziario Marketpress di Mercoledì 27 Giugno 2012
Politica
UE: IL PRESIDENTE BARROSO INTERVIENE IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO: "FAR PROGREDIRE L´EUROPA"  
 
Bruxelles, 27 giugno 2012 – Di seguito il Discorso del Presidente Barroso in vista del Consiglio europeo: "far progredire l´Europa": “Signore e signori. Cari amici, Grazie per avermi invitato oggi a partecipare a questa conversazione, alla vigilia del Consiglio europeo di questa settimana. Sarà un piacere scambiare opinioni con i membri tanti illustri Epc oggi. Vorrei iniziare da definire che cosa sia in gioco in questo vertice. Le ultime settimane sono state un momento di accresciuta tensione nell´Unione europea e nell´area dell´euro in particolare. E ´ormai chiaro che il mondo si aspetta europei a impegnarsi per soluzioni credibili e concrete per diventare più integrata e più unito. In effetti questo è ora un vero e proprio necessità sistemica globale se si vuole garantire in tutto il mondo stabilità finanziaria ed economica. Siamo ora, come ho detto da qualche tempo, in un momento decisivo per l´integrazione europea. Dobbiamo articolare la visione in cui l´Europa deve andare, e un percorso concreto per come arrivare. Io non so se l´urgenza di questo è pienamente compreso in tutte le capitali dell´Unione europea. Dobbiamo essere realistici in cosa possiamo aspettarci da un unico vertice dei leader europei. Ma io credo che questo Consiglio europeo può - e anzi deve - dare un forte impulso al nostro programma di crescita, attraverso misure concrete per stimolare l´attività economica, ma anche di impostare un processo a lungo termine per costruire una più forte, vera Unione economica e monetaria. Permettetemi di spiegare brevemente che cosa intendo dire con questo. Sarò molto breve sul primo di questi, vale a dire misure per stimolare l´economia, sperando che sarò in grado di elaborare più avanti durante la nostra conversazione. Nel nostro approccio, abbiamo bisogno sia il consolidamento fiscale e la crescita. Questa crescita può venire solo dalla combinazione di finanze pubbliche sane e profonde riforme strutturali e investimenti mirati. Non dobbiamo dimenticare il commercio, interno ed esterno, che è, e deve rimanere, una fonte importante della crescita europea. Ci aspettiamo che gli Stati membri a concordare un "pacchetto completo" di misure per la crescita. Si tratta di misure importanti che la Commissione ha proposto nel corso dell´ultimo anno e che sarà sostenuta dai capi europei di Stato e di Governo, ad esempio, l´aumento della capacità di prestito della Bei, project bonds e un uso più mirato della Ue strutturali e di coesione fondi. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero adottare, per intero, le raccomandazioni specifiche per paese che la Commissione di cui il 30 maggio. Queste riforme sono di cambiare testa sulle pratiche che ostacolano la nostra competitività e fermare i nostri mercati funzionano come dovrebbero. Le misure di questa compatta di crescita sono decisioni importanti che affrontano le radici dei problemi dell´Europa, mentre allo stesso tempo oliare le ruote dell´economia attraverso investimenti mirati per rilanciare l´economia di nuovo in movimento. Anzi, di integrare gli sforzi di riforma fondamentale, dobbiamo investire in progetti e nelle zone in cui il denaro è assolutamente necessario per stimolare la crescita. E il quadro finanziario pluriennale (Qfp), il bilancio europeo, dovrebbe essere visto come parte del nostro investimento in crescita. Signore e signori, Il 23 maggio, il Consiglio europeo ha dato mandato al suo Presidente, in collaborazione con me stesso, il Presidente dell´Eurogruppo e il presidente della Banca centrale europea, a presentare una visione per il futuro di un´Unione più profonda e integrata economica e monetaria . La relazione che verrà presentata al Consiglio europeo è l´inizio del processo verso una più profonda integrazione con una particolare attenzione verso quegli Stati membri che condividono la moneta unica. Esso si basa sugli sforzi audaci verso una maggiore stabilità, il coordinamento e la crescita che l´Unione europea ha preso dall´inizio della crisi. Si coglie il momento di porre questi sforzi nella prospettiva di una piena unione economica e monetaria, in particolare la zona Euro, e identifica i principali elementi di tale impresa. Si tratta di una dimostrazione concreta del nostro impegno costante verso la moneta unica e al progetto europeo. Questo processo di integrazione deve essere progressiva. Si dovrebbe iniziare con passi che possono essere presi immediatamente, senza una modifica del trattato. Questi portino a lungo termine che possono richiedere tali modifiche. Il suo cuore sarà un concetto guida - che una maggiore solidarietà e una maggiore responsabilità devono andare di pari passo: ogni passo ulteriore verso la solidarietà sarebbe stata accompagnata da un passo corrispondente verso una maggiore responsabilità. Al suo cuore sarà un metodo di guida - il metodo comunitario, che garantisce la democrazia, legittimità, responsabilità e inclusione. La posta in gioco non è solo l´integrazione economica, è anche la fiducia economica generale nella zona euro, e anzi, il nostro impegno per il progetto europeo. È per questo che abbiamo bisogno di essere coraggiosi e definire la via da seguire. Per una vera Unione economica e monetaria da stabilire, credo che abbiamo bisogno di un sindacato bancario, un´unione fiscale e ulteriori passi verso un´unione politica. Il primo di questi blocchi che possono essere raggiunti rapidamente e senza modifiche del trattato è un quadro finanziario integrato, una "unione banking". Dal momento che i primi giorni di unione monetaria, il ritmo con cui la finanza e le istituzioni finanziarie hanno operato, integrato e varcato le frontiere nazionali, ha superato di gran lunga il ritmo di vigilanza transfrontaliera e della regolamentazione. La crisi ha chiaramente rivelata, la portata di questo coordinamento insufficiente vigilanza. In risposta, l´architettura europea per la vigilanza finanziaria è stata notevolmente migliorata. Ma ora dobbiamo andare oltre. Allo stesso tempo, un circolo vizioso si è affermata, in cui l´utilizzo dei fondi dei contribuenti per salvare le banche rende sovrani più deboli, mentre i sempre più avversi al rischio delle banche a fermare i prestiti alle imprese che necessitano di fondi, rendendo l´economia - e il settore bancario con it - rallentare, che ancora una volta indebolisce ulteriormente il sovrano. Siamo in grado di spezzare questo ciclo negativo ora se vogliamo il coraggio di stabilire un quadro forte e finanziario integrato. Un corpus unico di norme è vitale per il mercato unico dei servizi finanziari. Basandosi su questo, dovremmo stabilire rapidamente un controllo unico bancario europeo e di una assicurazione dei depositi comune e quadro di risoluzione. La Commissione ha già presentato proposte sui requisiti patrimoniali, nonché sui sistemi di garanzia dei depositi e dei comuni strumenti di risoluzione dei prestiti bancari tra cui reciproca tra fondi nazionali. Queste proposte dovrebbero essere deciso entro la fine di quest´anno. Abbiamo intenzione di presentare ulteriori proposte nei prossimi mesi su un supervisore europeo comune e una comune assicurazione dei depositi e lo schema di risoluzione, compresi i fondi comuni pagati principalmente da quelle banche che sono supervisionate dal supervisore comune europeo. Il nostro punto di partenza dovrebbe essere il 27. Ma dobbiamo riconoscere che alcuni paesi hanno opt-out. Questi out opt ​​deve tener conto del caso in architettura futuro. Ma restano l´eccezione, non la regola. Coloro che desiderano progredire deve essere in grado di farlo. Ma una cooperazione rafforzata o deroghe adeguatamente circoscritti può permettere a questo senza creare un rischio per l´integrità del mercato unico e l´integrità dell´Unione europea. Il blocco secondo edificio è quello di sviluppare un quadro integrato di bilancio, una "unione fiscale". La crisi ha nuovamente evidenziato le ricadute delle nostre politiche di bilancio e fiscali. In un´Unione europea più integrata economica e monetaria, posizioni di bilancio solide, non sarà facoltativo, saranno non negoziabili. Noi proponiamo di esaminare ulteriori misure che possono richiedere modifiche del Trattato. Lasciate che vi dica qui che l´unione fiscale è molto più che semplici obbligazioni in euro o in obbligazioni di stabilità. Ciò significa anche un maggiore coordinamento nella politica fiscale e un approccio molto più forte europeo per le questioni di bilancio a livello nazionale ed europeo. Queste decisioni in materia di maggiore integrazione economica, finanziaria e fiscale implicano importanti cambiamenti al modo in cui i nostri cittadini sono governate e al modo in cui vengono spesi i loro tasse. Maggiore responsabilità democratica e della legittimità sono assolutamente cruciale. E qui arriva il terzo elemento si propone di guardare - un quadro più integrato e politica più forte, o una "unione politica". Tali sviluppi devono essere guidato con il metodo comunitario, con la partecipazione a causa dell ´istituzione che è la base della legittimità democratica a livello europeo: il Parlamento europeo. Dobbiamo guardare al ruolo e le competenze dei parlamenti nazionali negli affari europei, e dobbiamo rafforzare i legami tra i parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Ma ai fini di coerenza, nell´interesse della democrazia, e ai fini di apertura e trasparenza, non dobbiamo creare nuove istituzioni o separata. C´è una Unione europea, vi è un Parlamento europeo direttamente eletto, e non c´è uno della Commissione europea, che è qui per difendere gli interessi di ogni Stato membro, e di promuovere l´integrità dell´Unione europea nella sua interezza. Su questioni di competenza europea, la Commissione è il governo economico dell´Europa. Sto per l´unità, non divisione. Per l´integrazione, non la frammentazione. Signore e signori, Mi fermo qui, per dare tempo per le tue domande e le nostre discussioni. Ma prima di farlo, lasciate che vi lasciano alcun dubbio - questa crisi è la più grande minaccia per tutto quello che abbiamo raggiunto attraverso la costruzione europea negli ultimi 60 anni. Di fronte a questa cruda realtà, fermi non è un´opzione. Un grande balzo in avanti è ora necessario. Potrebbe non essere semplice. Si richiede ambizione, la visione e la determinazione di attuare riforme di ampio respiro. Ma io credo che questa sia la migliore, anzi l´unica strada che può dare ai nostri cittadini la prosperità, le nostre imprese le opportunità, ei nostri giovani il futuro che tutti meritano. Grazie per la vostra attenzione.”  
   
   
VERTICE EUROPEO: IL PRESIDENTE DEL CESE SOLLECITA DECISIONE SUL MASTER PLAN PER L´EUROPA LA CRESCITA SOSTENIBILE E L´OCCUPAZIONE ARRIVERÀ SOLO ATTRAVERSO L’ UNIONE FISCALE, FINANZIARIO E POLITICO  
 
Bruxelles, 27 giugno 2012 - Per la Presidente del Cese Staffan Nilsson il momento della verità è arrivato: "Questa è la fase finale per l´integrazione euro ed europeo, questa volta non può essere solo un vertice più europeo perché la gente ha perso la fede. O la zona euro - con l´Europa nella sua scia - farà il salto di qualità nell´integrazione o si romperà a parte ". Dal momento che il fallimento di Lehmann Brothers, il Comitato è stato chiede un´integrazione più europea come l´unica risposta adeguata alla crisi. Ora, dopo anni di intergovernativo in Europa e con troppi piccoli, timidi passi, solo un vero piano maestro con una chiara tabella di marcia fissata può salvare l´Europa dalla disintegrazione e disordine e spianare la strada alla crescita sostenibile e l´occupazione. Signor Nilsson vede qualche motivo di ottimismo: accordo sta emergendo sui passi necessari verso un sindacato finanziario o bancario, con un sistema comune garanzia dei depositi, un fondo di risoluzione comune e vigilanza a livello Ue. Questo sarà un elemento essenziale per rompere il circolo vizioso delle banche deboli e deboli finanze pubbliche in alcuni Stati membri. Inoltre, l´invito congiunto da Francia, Germania, Italia e Spagna per una crescita pacchetto del valore fino a € 130 miliardi sarebbero dimostrare che le posizioni meno rigide stanno guadagnando terreno in crescita l´austerità paradosso. Visione più politica, leadership e risolvere, però, sarà necessaria da tutti gli Stati membri, non solo quelli della zona euro. C´è uno un´Europa unita, non due. D´altra parte, i membri della zona euro in particolare, devono accordarsi su una unione fiscale basata su strumenti di debito comuni come Eurobonds. Una tabella di marcia concreta per l´introduzione di questi strumenti devono essere adottate e un cambiamento nella retorica è necessaria: a questo summit, tutti i membri della zona euro devono chiaramente accettare di europeizzazione abbastanza debito pubblico alla fine ogni speculazione sul percorso futuro che la zona euro avrà. E con questo impegno, l´architettura del futuro politico della zona euro e l´Europa deve essere riformato. "Abbiamo bisogno di Eurobond per porre fine alla crisi del debito sovrano, e abbiamo bisogno di maggiore integrazione politica per avere Eurobonds. Non si può andare senza l´altra. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è quello di prendere la democrazia ad un nuovo livello. Ora. "  
   
   
UE: "KETS": TECNOLOGIE CHIAVE PER LA CRESCITA E L´OCCUPAZIONE  
 
Bruxelles, 27 giugno 2012 - La Commissione europea ha lanciato, ieri , una nuova strategia europea per la diffusione e lo sviluppo delle Tecnologie chiave abilitanti (Kets), che includono micro e nanoelettronica, materiali avanzati, biotecnologie industriali, fotonica, nanotecnologie e sistemi avanzati di produzione. Secondo recenti stime del Gruppo europeo di alto livello sulle Kets, il mercato mondiale delle Tecnologie chiave abilitanti e´ destinato a passare dall´attuale valore di 646 miliardi di euro ad oltre 1000 miliardi entro il 2015: un incremento esponenziale di oltre il 54%, pari ad oltre l´8% del Pil Ue. "I prodotti più innovanti, ad alto valore aggiunto, come gli ´smartphones´ o le auto elettriche, funzionano grazie alle Tecnologie chiave abilitanti. Le Kets sono il cuore e il cervello della nuova innovazione industriale ed hanno un potenziale, inespresso, per creare nuova occupazione qualificata in Europa", ha detto il Vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, nel corso della conferenza stampa di presentazione. "L´europa necessita di sviluppare l´applicazione su scala industriale delle Kets – ha aggiunto Tajani -. Queste tecnologie popolano già il futuro economico e tecnologico dell´Unione. Investire maggiormente nelle Kets significa contribuire, in maniera concreta, alla crescita e alla creazione di posti di lavoro, mantenendo e rafforzando la leadership tecnologica europea". Nel solo settore delle nanotecnologie il numero dei posti di lavoro nell´Ue dovrebbe aumentare da 160mila nel 2008 a circa 400mila entro il 2015. La strategia mira a stimolare la produzione industriale delle Kets, con maggiore ricerca applicata più vicina alla domanda e ai mercati. L´europa non può perdere terreno, rilanciare la crescita in Europa e creare posti di lavoro nell´industria, facendo fronte al tempo stesso alle sfide scottanti della società contemporanea. L’europa è leader nella ricerca e nello sviluppo per le Kets, con una quota mondiale di domande di brevetto superiore al 30%. Malgrado ciò il dominio dell’Ue nella R&s non si traduce nella produzione dei beni e dei servizi necessari per stimolare la crescita e l´occupazione. Per ulteriori informazioni http://ec.Europa.eu/enterprise/sectors/ict/key_technologies/index_en.htm Le Ket sono una grande fonte di posti di lavoro, molti dei quali di qualità elevata L´applicazione delle Ket è estremamente importante sia per la competitività industriale che per rispondere alle grandi sfide sociali dei nostri giorni. Il ruolo trasversale e multiforme delle Ket è rispecchiato dal numero di Pmi operanti nel settore e dal numero di posti di lavoro di qualità elevata creati. Secondo le stime sull´occupazione ad esempio nel 2008 i lavoratori nel settore delle nanotecnologie a livello mondiale erano 160.000: un aumento del 25% dal 2000. Il settore della micro e nanoelettronica e le sue naturali industrie a valle nel campo delle tecnologie dell´informazione e della comunicazione hanno creato in Europa oltre 700 000 posti di lavoro nel corso dell´ultimo decennio, con una tendenza verso posti di lavoro più orientati ai servizi e altamente qualificati e una rapida ripresa dopo la crisi. La biotecnologia industriale è stata riconosciuta come la Ket guida della bioindustria. Si stima che ogni euro investito in ricerca e innovazione in questo settore produrrà un utile dieci volte superiore. Inoltre si prevede che le Pmi, fattore trainante dell´innovazione e dell´occupazione in Europa, contribuiranno a creare la maggior parte dei posti di lavoro nei settori delle tecnologie abilitanti. La maggior parte delle 5.000 imprese europe nel settore della fotonica sono Pmi. In Germania l´80% circa delle imprese operanti nel campo della nanotecnologia sono piccole o medie imprese. Le Ket possono ridare all´Europa la leadership nell´innovazione - Le Ket sono una fonte essenziale di innovazione. Esse forniscono l´indispensabile base tecnologica per tutta una serie di applicazioni produttive, come quelle necessarie per sviluppare tecnologie a basse emissioni di carbonio, migliorare l´efficienza energetica e delle risorse e sviluppare nuovi medicinali per far fronte all´invecchiamento della popolazione. Le Ket definite nel 2009 sono1 diventate una priorità per l´Ue, come è testimoniato anche dal loro ruolo centrale nelle proposte della Commissione sul futuro programma Ue di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 e sul Fondo europeo di sviluppo regionale. La capacità dell´Europa di sviluppare e applicare su scala industriale le Ket svolge un ruolo cruciale nel contribuire alla competitività e alla crescita sostenibili. Il mercato interno offre un contesto propizio per le Ket. Costituito da mezzo miliardo di cittadini europei, il mercato interno offre notevoli opportunità commerciali per gli sviluppatori e gli utilizzatori finali delle Ket: senza dubbio uno dei principali punti di forza dell´Ue. La prossimità geografica tra gli attori delle Ket integra le catene del valore europee e offre quindi un vantaggio competitivo. Oggi l’Ue rappresenta il più grande mercato integrato del mondo, aperto alle innovazioni, con industrie all´avanguardia nei settori dell´automobile, della chimica, dell´aeronautica, dell´aerospaziale, della salute e dell´energia – tutte utilizzatrici delle Ket. La Commissione propone una strategia globale e a lungo termine, che comprende tutti gli strumenti pertinenti a livello dell´Ue e le principali parti interessate: un approccio integrato per il finanziamento della ricerca e dell´innovazione nel settore delle Ket che copra l´intera catena del valore, per trasformare la ricerca in prodotti per il mercato e crescita economica; un approccio strategico per le Ket nel finanziamento regionale dell´innovazione allo scopo di modernizzare la base industriale nelle regioni europee; la garanzia dell´accesso ai finanziamenti per i progetti sulle Ket mediante la Banca europea per gli investimenti; la valorizzazione delle politiche per le Ket a tutti i livelli assicurando il coordinamento delle attività europee e nazionali per realizzare sinergie e complementarità tra tali attività e utilizzare al meglio le risorse pubbliche; la garanzia della parità di condizioni in un mercato concorrenziale a livello mondiale mobilitando gli strumenti commerciali esistenti per garantire una concorrenza equa e condizioni di eguaglianza sul piano internazionale. Una governance adeguata per assicurare una corretta attuazione e il massimo sfruttamento delle sinergie.  
   
   
ANTONIO TAJANI VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, RESPONSABILE PER L´INDUSTRIA E L´IMPRENDITORIA INTERVIENE SULLE TECNOLOGIE ABILITANTI FONDAMENTALI (KETS): PROTAGONISTE DELLA FUTURA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE  
 
Bruxelles, 27 Giugno 2012 – Di seguito l’intervento di Antonio Tajani Vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l´Industria e l´Imprenditoria In tema di di Tecnologie abilitanti fondamentali (Kets): protagoniste della futura rivoluzione industriale. “ L´europa si trova ad affrontare una situazione economica e sociale che non ha eguali dal secondo dopoguerra ad oggi. Oltre alla necessità di creare posti di lavoro e rafforzare la competitività, dobbiamo superare altre sfide cruciali: l´invecchiamento della popolazione, l’accesso (strategico e sostenibile) a materie prime e fonti energetiche, nonché la lotta al cambiamento climatico e la tutela degli ecosistemi. Il mondo nel 2020 sarà molto diverso da quello attuale - Dovrebbero aumentare considerevolmente i consumi, in particolare la domanda di energia e di materie prime. Nel 2030, ad esempio, è previsto il raddoppio del parco auto circolante, che passerà da 800 milioni a 1,6 miliardi, per raggiungere nel 2050 i 2,5 miliardi di veicoli. Si tratta di sfide enormi che l´Europa deve affrontare con uno sforzo comune. Sfide che rappresentano nel contempo un´opportunità per generare una nuova domanda di beni e servizi e creare in tal modo maggiore occupazione. Perché l´Europa possa cogliere questa opportunità la politica deve svolgere appieno il proprio ruolo, adoperandosi per accelerare una nuova rivoluzione industriale. La prima rivoluzione industriale è spesso associata all´uso del carbone e del vapore, per far funzionare le macchine; in seguito, è venuta l´era del petrolio. Infine, la terza rivoluzione industriale è un processo già in atto, basato sugli sviluppi della tecnologia per rispondere alle grandi sfide sociali. La nostra economia, infatti, sta subendo cambiamenti radicali anche grazie alle nuove tecniche di produzione basate sulla comparsa delle Tecnologie abilitanti fondamentali (key enabling technologies, Kets) che sono, a mio avviso, uno dei grandi protagonisti della rivoluzione industriale. Queste ultime, infatti, rappresentano i mattoncini tecnologici, grazie ai quali costruiremo qualsiasi tecnologia o prodotto innovativo hi-tech nei prossimi anni. Delle vere e proprie "materie prime dell´innovazione e della green economy". La micro e nanoelettronica, le nanotecnologie, la fotonica, i materiali avanzati, la biotecnologia industriale e le tecnologie di produzione avanzate sono, infatti, fondamentali per la produzione di smart greed, pannelli solari, pale fotovoltaiche, auto elettrica, satelliti, e, in generale, di quasi tutti i beni di consumo all´avanguardia, come il settore degli smartphones o dei pc. Il loro impatto economico a livello mondiale è stimato intorno ai 650 miliardi di euro nel 2008 e dovrebbe aumentare a oltre mille miliardi di euro nel 2015. Non credo che occorra aggiungere altro per sottolineare l´importanza, per l´Unione europea, di sviluppare e sfruttare industrialmente tali tecnologie abilitanti per garantire il consolidamento e la modernizzazione della propria base industriale affinché essa possa reggere la concorrenza mondiale. Questo l´obiettivo della "strategia europea sulle tecnologie abilitanti fondamentali" che presentiamo oggi. Essa rappresenta, inoltre, la risposta della Commissione: alle raccomandazioni del consiglio europeo dello scorso Marzo che invitavano, per l´appunto, la commissione a "rafforzare le tecnologie abilitanti fondamentali"; alle raccomandazioni del Gruppo ad alto livello sulle Kets. Kets - Considerazioni Principali Con il 32% di brevetti depositati tra il 1991 e il 2008, l´Unione europea è ancora tra i leader mondiali nello sviluppo delle Kets. Essa, infatti, è l´unica regione che detiene tutte e 6 le tecnologie. Secondo la Commissione, l´Ue ha tutti i requisiti per mantenere questa posizione. Tuttavia non possiamo cullarci sui nostri successi. La competizione da parte della Cina, dell´India, della Corea diventa sempre più pressante e aggressiva. Basti pensare che negli ultimi 10 anni la quota di brevetti depositati dell´Asia è passata dal 29% al 38% La principale debolezza dell´Ue sta nella sua incapacità di trasformare le proprie idee in beni e servizi. La produzione manifatturiera legata alle Kets, infatti, è in continua diminuzione. I grafici alle mie spalle sulle batterie li-ion e sui pannelli fotovoltaici pv-cell sono particolarmente indicativi. Emerge chiaramente lo scollamento netto tra brevetti Ue (rispettivamente 31% e 36%) e produzione in Ue (0% e 5%). Ciò è particolarmente preoccupante per due ragioni: 1. Nel breve periodo, andranno perse possibilità di occupazione e di crescita. 2. Sul lungo periodo, ciò rischia di compromettere la capacità di generare nuove conoscenze. Innovazione e produzione, infatti, sono intrinsecamente legati, si rafforzano a vicenda e di conseguenza hanno luogo in stretta prossimità. Quest´ultimo punto è di fondamentale importanza perché ci fa capire che o riusciamo a invertire la tendenza attuale, oppure ci troveremo di fronte a un circolo vizioso che, a causa della diminuzione della produzione, comporterà una graduale erosione della nostra base di conoscenze. Ovvero, della principale forza della nostra economia. Perchè solo puntando sulla qualità e non certo sulla quantità, l´Ue potrà vincere la sfida sul mercato globale. Elementi Principali Della Strategia Europea Sulle Kets - La strategia che vi presentiamo oggi parte da una considerazione politica: di fronte ad una competizione sempre più aggressiva ( e non sempre leale!) a livello mondiale, non possiamo più pensare secondo logiche nazionali. La risposta deve essere europea. Dobbiamo mettere insieme le nostre forze, coordinare le nostre politiche e le nostre azioni per fornire una risposta europea. A tale proposito l´Ue ha messo in campo diverse iniziative che combinate tra loro potranno sostenere un vero e proprio approccio europeo: 1- Maggiore focus sulla Ricerca Applicata, per cercare di oltrepassare la "valle della morte" che impedisce alle idee di entrare nel mercato. Per questo in Horizon 2020, saranno dedicati quasi 7 miliardi per il sostegno di progetti pilota e dimostratori che prevedano la combinazione di diverse tecnologie nel settore delle Kets. 2- Fondi regionali. In un momento in cui “ogni euro conta” al fine di aumentare l´effetto leva dei finanziamenti europei abbiamo ritenuto fondamentale: A) modificare le regole per permettere la combinazione dei fondi ricerca e innovazione con i fondi strutturali. Cosa fino ad oggi non possibile. E´ chiaro che ciò aprirà delle possibilità importanti, soprattutto per le regioni obiettivo coesione che, in linea generale, faticano maggiormente a raggiungere l´obiettivo del 3% di investimenti in R&d. B) Altro elemento a mio avviso fondamentale per quel che riguarda i fondi strutturali: le Kets vengono definitive come una delle aree di investimento prioritarie per le quali è possibile utilizzare i fondi strutturali per finanziare progetti molto più vicini al mercato, che vanno sino alla prima produzione. Elemento quest´ultimo fondamentale al fine di ancorare la produzione sul territorio europeo e evitare delocalizzazioni. E´ molto facile, infatti, prendere un prototipo e poi andare a produrlo in Cina. Diventa molto più difficile farlo quando si ha già una prima linea di produzione e una struttura ad essa dedicata in Europa. 3- Firma di un Memorandum di Intesa con la Bei per rafforzare il sostegno alle Kets. In questo senso guardiamo con molto interesse ai 10 miliardi di ri-capitalizzazione della Bei che dovrebbero essere confermati dal Consiglio europeo di questa settimana. 4- Rafforzare il coordinamento interno ed esterno alla Commissione. Sarà definita una Governance ad hoc per le Kets in seno alla commissione per assicurare la coerenza e le sinergie tra tutti i programmi interessati. Costituiremo, inoltre, un gruppo consultivo esterno per rafforzare il partenariato pubblico-privato. 5- Nell´ambito dell´attuale modernizzazione delle norme in materia di aiuti di Stato, la Commissione presenterà il prossimo anno una revisione delle linee guida per la ricerca e l´innovazione per sostenere l´attuazione delle strategia Europa 2020 e migliorare la qualità della spesa pubblica. La comunicazione sottolinea, inoltre, che la disciplina sugli aiuti di stato prevede criteri specifici per valutare gli aiuti destinati alla realizzazione di un importante progetto di interesse comune europeo, ai sensi dell´art.107 (par.3) punto B del trattato. 6- Politica Commerciale: creazione di un contesto commerciale più favorevole alle tecnologie abilitanti fondamentali a livello bilaterale e multilaterale. Ciò proseguendo i propri sforzi a favore di una concorrenza leale, nonché la lotta contro le sovvenzioni da parte dei paesi terzi. Promuoveremo, inoltre, la cooperazione con i paesi terzi nell´ambito di tali tecnologie nei comparti che presentano un interesse reciproco. In conclusione, tengo a sottolineare che la Commissione non può affrontare tutte le sfide da sola. Le attività di diffusione delle tecnologie abilitanti richiedono un coordinamento e la creazione di sinergie tra tutte le parti interessate: Commissione, stati membri, regione, industria. Per questo motivo la Commissione invita gli Stati membri e le regioni a definire e ad attuare strategie di specializzazione intelligente (necessità di pensare europeo e non più secondo logiche di campanile, nella definizione delle priorità per i fondi regionali per potere avere un effetto leva con i fondi europei di R&i), e a promuovere azioni specifiche per le tecnologie abilitanti, basate sui poli di competitività (cluster). Infine, riteniamo che sia importante che anche l´industria si assuma le proprie responsabilità. La Commissione si è dimostrata disponibile a promuovere progetti di innovazione più rischiosi e costosi che siano più vicini al mercato e di importanza essenziale per la competitività dell´Ue. In tempi di finanze pubbliche limitate, è più che mai importante che i fondi pubblici siano utilizzati per favorire la crescita e l´occupazione. I membri del gruppo di esperti ad alto livello hanno, in questo contesto, concordato impegni delle parti interessate per la creazione di linee pilota industriali. Sulla base di questi impegni, è mia intenzione avviare un dialogo con le parti interessate del settore affinché esse elaborino e sottoscrivano un memorandum d´intesa, che dovrebbe esprimere il loro impegno a contribuire attraverso le tecnologie abilitanti alla strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.  
   
   
UE: OLLI REHN IN MERITO ALLA RICHIESTA SPAGNOLA DI RICAPITALIZZAZIONE DELLE ISTITUZIONI FINANZIARIE  
 
 Bruxelles, 27 giugno 2012 - di seguito la Dichiarazione del Vice-presidente ue Olli Rehn in merito alla richiesta della Spagna di assistenza finanziaria per la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie: “ Accolgo con favore la richiesta ufficiale delle autorità spagnole per l´Eurogruppo di assistenza finanziaria per la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie. A seguito di questa richiesta, ho incaricato il nostro staff per accelerare i lavori per fornire una valutazione chiara del settore e delle sue esigenze, così come una proposta per la condizionalità politica necessario che deve accompagnare l´assistenza, in collegamento con il personale della Bce , Eba e il Fmi. I requisiti di capitale recentemente stimati da due società private forniscono un buon punto di partenza per questo lavoro. Sono fiducioso che si possa concludere un accordo sul memorandum d´intesa nel giro di settimane, in modo che possiamo procedere con lo sforzo di ristrutturazione. Ristrutturazione del settore bancario è fondamentale per rafforzare la fiducia nell´economia spagnola e per ripristinare le condizioni per un adeguato accesso al credito da parte delle imprese e delle famiglie, quindi per sostenere la ripresa. La condizionalità politica del sostegno finanziario, sotto forma di un Efsf / Esm prestito, sarà focalizzata sulle riforme specifiche rivolte al settore finanziario, compresi i piani di ristrutturazione che devono essere pienamente conformi alla normativa Ue aiuti di Stato le regole. Condizionalità si applica alle banche di essere ricapitalizzata e al settore finanziario spagnolo nel suo complesso, compreso il suo controllo e requisiti normativi. Inoltre, mi aspetto che la Spagna a mantenere la stessa determinazione e lo slancio delle riforme che possono portare una crescita sostenibile e posti di lavoro migliori e più numerosi, nonché di rispettare i suoi impegni nell´ambito della procedura per i disavanzi eccessivi. Infatti non ci può essere crescita sostenibile senza finanze pubbliche sostenibili, sia a livello nazionale e subnazionale. I progressi in questi settori saranno strettamente e regolarmente recensione in parallelo con l´assistenza finanziaria.”  
   
   
UE, REGISTRO TRASPARENZA: OLTRE 5.000 GRUPPI DI INTERESSE REGISTRATI NEL PRIMO ANNO  
 
Bruxelles, 27 giugno 2012 – Il Registro trasparenza - Ue Register - ha celebrato il suo primo compleanno il 23 giugno con 5.150 gruppi di interesse registrati con il Parlamento europeo o della Commissione europea, il Consiglio valutando la possibilità di unirsi a loro, e una consultazione pubblica per raccogliere il feedback degli utenti. Il Parlamento europeo ha rafforzato e semplificato le procedure di accreditamento per i rappresentanti di interessi, che è ora direttamente accessibile tramite il sito Trasparenza Registrati. Vicepresidente del parlamento europeo Rainer Wieland, con responsabilità specifica per le questioni di trasparenza ha dichiarato: " Come uno strumento di informazione, più persone utilizzano e si nutrono in questo registro, il più efficiente diventerà Vorrei quindi incoraggiare tutti impegnati nella rappresentazione. Interessi a livello dell´Unione europea a firmare fino a questo "patto di trasparenza" e incoraggiare tutti i membri di questo Parlamento per fare riferimento ad esso per up-to-date informazioni. " Il Consiglio sta "osservando" le operazioni del registro, in vista di un impegno futuro ad unirsi al Parlamento europeo e la Commissione europea in questo registro comune. Parlamento auspica che diventerà un membro a pieno titolo nel più breve tempo possibile. L´iscrizione al registro per la trasparenza è volontaria. Tuttavia, è obbligatorio registrarsi per accedere al Parlamento europeo. Gli individui che hanno completato il processo di registrazione come indicato sul sito web del registro per la trasparenza potrebbe essere concessi diritti di accesso al Parlamento europeo per un massimo di 12 mesi. Una consultazione pubblica sul funzionamento del registro è disponibile fino alla fine di agosto sul sito web della Commissione "La vostra voce in Europa".  
   
   
UE: MARCO BUTI IN VISITA A ROMA PER DISCUTERE DELLE RACCOMANDAZIONI SPECIFICHE SULL´ITALIA  
 
Bruxelles, 27 giugno 2012 - Le Raccomandazioni specifiche sull´Italia presentate dalla Commissione europea lo scorso 30 maggio sono state al centro del seminario organizzato il 25 giugno dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea. E´ intervenuto il Direttore generale Ecfin Marco Buti, il quale ha presentato lo stato dell´arte delle raccomandazioni, in vista della loro definitiva approvazione al prossimo Consiglio europeo del 28-29 giugno. L´evento, al quale hanno partecipato i rappresentanti delle Istituzioni italiane coinvolti nelle analisi e nelle discussioni sulle raccomandazioni specifiche, nonché i giornalisti delle maggiori testate italiane, ha costituito un momento di confronto e di dibattito tra le posizioni più specificatamente italiane e la Commissione europea.  
   
   
VENETO E MORAVIA-SLESIA (REP. CECA) FIRMANO PROTOCOLLO DI INTESA  
 
 Venezia, 27 giugno 2012 - Anche se geograficamente parlando Veneto e Moravia-slesia, regione nord orientale della Repubblica Ceca, non sono proprio vicinissime, molti sono gli elementi di comune interesse che le uniscono. Lo hanno evidenziato le delegazioni delle due Regioni, incontratesi ieri a Venezia, Palazzo Balbi, sede della Giunta veneta, per la sottoscrizione di un’intesa che le impegna a sviluppare tra loro la collaborazione in diversi ambiti – economico, produttivo, culturale, scientifico, turistico, infrastrutturale e dei trasporti, della ricerca e dell’istruzione, della gestione dei sistemi sanitari –, favorendo il coinvolgimento e i rapporti anche tra le rispettive associazioni imprenditoriali, università, Camere di Commercio e istituzioni pubbliche e private. L’assessore veneto al bilancio, Roberto Ciambetti e il presidente della Moravia-slesia, Jaroslav Palas, hanno convenuto sull’opportunità di dare “un taglio concreto a questa intesa, che non rimarrà un semplice documento firmato, ma produrrà presto una reale e proficua operatività a vantaggio di entrambe le regioni e delle loro realtà produttive e culturali”. “Le nostre sono terre di antica tradizione – ha detto Ciambetti, ricordando che il percorso di avvicinamento tra Veneto e Moravia-slesia è iniziato alcuni anni fa, anche grazie al contributo del Console onorario della Repubblica Ceca a Venezia, Giorgio Boatto, presente all’incontro –, accomunate da un forte senso di identità e da un grande amore per la propria storia e le proprie tradizioni. La nostra Regione considera l’Europa centro orientale un’area geopolitica di interesse prioritario, con la quale sviluppare crescenti iniziative di scambio. Tra i paesi di quest’area, la Repubblica Ceca è un partner estremamente importante, per la sua dinamicità in campo culturale e produttivo. Per questo il Veneto, che già intrattiene rapporti con la Boemia Centrale, vuole allargare le relazioni con altre comunità ceche e sviluppare con loro forme di cooperazione interregionale, anche nell’ambito dei programmi comunitari, con l’obiettivo di utilizzare insieme gli strumenti operativi e finanziari dell’Unione Europea”. Il presidente Palas, ha descritto la Moravia-slesia come una regione con una storica economia industriale, specialmente nel campo dell’acciaio e del ferro, che nonostante la penalizzazione dal punto di vista ecologico dovuta all’ingombrante presenza di industrie pesanti, conserva vari siti di interesse naturale da cui sviluppa una buona offerta turistica. “Nel nostro territorio operano anche molte aziende di piccola e media dimensione – ha concluso Palas – e proprio per l’esperienza che il Veneto ha in questo settore, sono convinto che potremo iniziare presto un proficuo percorso di collaborazione”. Un auspicio condiviso dall’assessore Ciambetti e dai rappresentanti veneti di Confindustria, della Confartigianato e dell’Università di Ca’foscari di Venezia, uno dei pochi atenei italiani dove si insegna la lingua ceca.  
   
   
LE REGIONI SI ASPETTANO DAL GOVERNO RISPOSTE CHIARE  
 
Torino, 27 giugno 2012 - “Giudizio sospeso. Dal Governo non abbiamo avuto nessuna risposta. Noi abbiamo rappresentato i nostri problemi e ora aspettiamo una risposta chiara”: è la dichiarazione rilasciata dal presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, al termine dell’incontro svoltosi il 26 giugno a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Mario Monti, e la delegazione delle Regioni. “Non si può governare con serietà senza sapere quali risorse abbiamo a disposizione a metà anno - ha aggiunto Cota - In particolare, in un settore come quello della sanità che è una belva feroce della spesa. Il riparto del fondo sanitario è ancora bloccato, la cifra è 106 miliardi, ma non ci hanno ancora detto quanti ce ne daranno. E se si taglia ancora nel 2012 si va a cambiare il sistema sanitario e non saremo più in grado di garantire i servizi”. “Lo stesso discorso vale anche per il trasporto pubblico locale - ha concluso Cota - Dove questa incertezza si intreccia con una serie di contratti che le Regioni hanno già siglato”.  
   
   
RIFORME: FVG, DA GOVERNO RISPOSTE EVASIVE  
 
Trieste, 27 giugno 2012 - "Nessun passo concreto da parte del Governo; abbiamo ricevuto risposte evasive che non hanno fatto segnare nessun progresso nella trattativa sulle riforme che l´esecutivo vuole attuare". Questo il commento di ieri del vicepresidente della Regione Luca Ciriani al termine dell´incontro delle Regioni con il Governo, rappresentato a Palazzo Chigi dal Primo Ministro Mario Monti e dai Ministri Passera, Cancellieri, Gnudi e Patroni Griffi. "Abbiamo ribadito - ha proseguito Ciriani - la nostra ferma richiesta di essere parte attiva in un dialogo con il Governo e di non essere messi di fronte a scelte già fatte. Chiediamo certezze riguardo alle intenzioni dell´esecutivo sia sulla riforma dei Comuni e delle Province, sia sulle risorse per la sanità, ma oggi queste certezze non ci sono state fornite. Le politiche di tagli e riforme sulla quale si sta lavorando toccheranno anche le Regioni a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia, ma dato che la nostra specialità ha sempre voluto dire responsabilità e non privilegi, faremo sentire forte la nostra voce su quelli che sono i diritti degli abitanti di questa regione, non sottraendoci a quello che è necessario ma nemmeno piegandoci a logiche che vogliono far pagare soprattutto chi non ha sperperato i soldi pubblici".  
   
   
FIRENZE: BARDUCCI INCONTRA IL NUOVO AMBASCIATORE DEL VIETNAM IN ITALIA IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA ACCOGLIE A PALAZZO MEDICI NGUYEN HOANG LONG PER DISCUTERE INSIEME PROSSIME COLLABORAZIONI  
 
 Firenze, 27 giugno 2012 - E´ stato accolto calorosamente dal Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci a Palazzo Medici Riccardi, il nuovo Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Socialista del Viet Nam nella Repubblica Italiana, Nguyen Hoang Long. I due rappresentanti politici si sono incontrati lunedì 25 giugno per discutere alcune proposte di collaborazione e di scambio tra i due paesi, da tempo uniti da un rapporto di amicizia. L´ambasciatore ha illustrato le iniziative in programma per i prossimi mesi, tra queste l´inaugurazione dell´Ufficio Vietnam, il 16 settembre, presso l´Agenzia di Promozione economica della Regione Toscana. Il 2012 sarà invece dedicato alle celebrazioni del "L´anno del Vietnam in Italia": una serie di grandi eventi che avranno luogo in tutto il territorio nazionale, soprattutto a Firenze. Barducci si è reso disponibile ad una collaborazione nella scelta delle location degli eventi e nell´organizzazione di manifestazioni d´interesse culturale e artistico. Tra gli argomenti al centro del dialogo, anche lo scambio e lo svilupppo del rapporto tra l´università vietnamita e quella fiorentina: un buon modo per crescere insieme puntando sulle generazioni di domani.  
   
   
TOSCANA: “LA CORTE DEI CONTI CONFERMA LA BUONA GESTIONE FINANZIARIA DELLA GIUNTA”  
 
Firenze, 27 giugno 2012 – “Faremo tesoro del contributo della Corte dei Conti, che ringraziamo. Ma siamo anche contenti per il generale giudizio di apprezzamento che la stessa Corte ha espresso sul bilancio 2011, a conferma della buona gestione finanziaria che la giunta ha avuto”. E’ il commento dell’assessore al bilancio della Toscana, Riccardo Nencini, sulla relazione della Corte presentata ieri in Consiglio regionale. Una relazione che ha messo tra l’altro in evidenza il pieno utilizzo, anche per il 2011, delle risorse comunitarie, il rispetto del patto di stabilità con la cessione di una quota significativa a favore degli enti locali e il trend di crescita del recupero dell’evasione fiscale. “Dal 2009 ad oggi abbiamo avuto un incremento del 70 per cento – ricorda l’assessore – e siamo passati da 100 a 167 milioni di tributi regionali recuperati in un anno, per lo più Irap e bollo auto: una voce importante che ci ha consentito di attutire il peso dei tagli del governo e continuare a garantire funzionamento e qualità di servizi fondamentali”. “Abbiamo anche lavorato sulla riorganizzazione della spesa, in particolare quella di funzionamento – conclude Nencini – e continueremo a farlo. Già possiamo comunque registrare risultati significativi, come la stessa Corte ha messo in evidenza, sul fronte del personale, della spesa per le missioni, della formazione, delle consulenze e degli oneri legati a prestiti e mutui”.  
   
   
ROMA, GIORNATA NAZIONALE DI STUDIO SULLA SALUTE E SULLA SICUREZZA SUL LAVORO  
 
Campobasso, 27 giugno 2012 - Il Vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Michele Iorio (Presidente della Regione Molise), è intervenuto il 25 giugno a Roma, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, come relatore, alla "Giornata nazionale di studio sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro". L´iniziativa, organizzata dalla Commissione parlamentare d´inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro del Senato, ha visto la presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ha aperto i lavori il Presidente del Senato della Repubblica, Renato Schifani, mentre sono intervenuti tra gli altri, il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, il Presidente della Commissione Lavoro del Senato della Repubblica, Pasquale Giuliano, il Sostituto Procuratore della Repubblica di Torino, Raffaele Guariniello. Questo il testo dell´intervento del Presidente Michele Iorio: «Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Senato, Onorevoli Deputati e Senatori, Autorità tutte, Desidero, prima di tutto portare il saluto del Presidente Vasco Errani che - a causa dei molteplici impegni che, nel suo ruolo di Commissario Straordinario per la ricostruzione, lo trattengono in Emilia-romagna - non può oggi essere qui presente, come avrebbe voluto. E desidero ringraziare, a nome della Conferenza delle Regioni, la Commissione Parlamentare d´inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, e in particolare il suo Presidente, Oreste Tofani, per questa importante giornata di studio e di approfondimento. In questa sede voglio fare solo poche annotazioni, anche perché lascerò agli atti un ampio documento approvato nel corso di una recente Conferenza delle Regioni dove sono riportati i dati, le osservazioni sui progressi realizzati, le sottolineature sulle criticità ancora esistenti e le proposte per fronteggiare ancora meglio il cosiddetto fenomeno delle "morti bianche". Poche riflessioni per dire, prima di tutto, che non possiamo e non dobbiamo ridurre il tema della prevenzione dei rischi e della sicurezza nei luoghi di lavoro ad una mera questione di competenze. Ci dobbiamo invece interrogare tutti, ad ogni livello, su cosa dobbiamo fare - di più o meglio - per diffondere la "cultura della prevenzione". Certo scontiamo decenni di ritardi e disattenzioni amministrative, certo abbiamo di fronte un dissesto idrogeologico di enormi dimensioni, certo abbiamo applicato in ritardo (rispetto ad altri Paesi sviluppati) e non in maniera uniforme sul territorio il rispetto di criteri antisismici per l´edilizia residenziale, per le strutture industriali e per gli edifici pubblici, ma non per questo possiamo arrenderci! Possiamo e dobbiamo andare avanti. Non possiamo però perdere tempo in polemiche strumentali sull´attribuzione delle competenze. Qui c´è in ballo la sicurezza del lavoro: la salute e la vita dei lavoratori. Ad esempio quando parliamo di criteri antisismici, non possiamo pensare che questo sia il problema di una Regione o di un Comune: si tratta evidentemente di una questione che coinvolge l´intero sistema Paese. E´ una emergenza dell´Italia. E allora ci si deve interrogare non più sul "livello della competenza", come se questo potesse poi circoscrivere l´ampiezza o la profondità di ciò che accade e come se questo conseguentemente potesse poi permettere di circoscriverne la responsabilità. Dobbiamo smettere di pensare che ciò che riguarda un comune non abbia valenza per la Regione e ciò che coinvolge una Regione non riguardi lo Stato: è una logica sbagliata. Far fronte in modo efficace ai rischi del lavoro significa impegnarsi per sviluppare una cultura della prevenzione che attraversa trasversalmente le istituzioni, i sindacati, le organizzazioni che rappresentano le imprese, il mondo della scuola, il volontariato. Partendo dai livelli più vicini al cittadino, per salire poi più in alto quando un singolo comune non ce la fa o non ha i mezzi, quando un´associazione territoriale imprenditoriale ha bisogno di un livello superiore, quando l´attività di una Regione ha la necessità di inquadrarsi in una strategia di sistema, ha bisogno di ritrovarsi e riconoscersi in una comunità nazionale, in uno Stato. Serve quindi una "partecipazione reale", fatta di persone e di azioni concrete che vanno stimolate, cercate, supportate, ma non certo imposte dall´alto. Le leggi ci sono! E sono buone leggi. E´ sul loro funzionamento che dobbiamo piuttosto interrogarci, ma su questo tema tornerò al termine di questo mio intervento. Se ci interroghiamo in modo pragmatico e senza pregiudizi sulle esigenze della partecipazione - cioè, per essere molto concreti, su quello che può fare una scuola o un´Associazione di cittadini, una fabbrica o un sindacato, un imprenditore o un dopolavoro - ebbene allora non possiamo pensare ad un approccio verticistico o centralista. Saranno dunque le istituzioni del territorio che, in prima battuta, dovranno sostenere questi sforzi. C´è una "parola chiave" su cui concentrare la nostra attenzione, in questa sede e in futuro: Coordinamento. Abbiamo avviato un´azione incisiva in questi anni. A partire dalla fase di concertazione che ha portato al varo del Decreto legislativo 81 del 2008 per arrivare al Piano Nazionale di prevenzione 2010-2012. E vorrei ricordare che sono stati istituiti in tutte le Regioni i "Comitati Regionali di coordinamento" che hanno già superato una difficile fase di start up. Certo ora si tratta di rendere pienamente operative le funzioni di pianificazione e programmazione. Ma queste strutture stanno agendo sulla base di piani regionali nell´ambito del "Piano Nazionale della prevenzione 2010-2012" con l´obiettivo di ridurre gli infortuni gravi o mortali. Credo che nei due settori che registrano la maggiore percentuale di incidenti seri sul lavoro - edilizia e agricoltura - si siano riscontrati dati molto significativi. Ma più in generale abbiamo registrato un aumento delle aziende ispezionate: erano poco più di 130.000 nel 2008 sono state più di 162.000 nel 2010. La percentuale delle imprese controllate è passata dal 5,37% del 2008 al 6,6% del 2010, andando quindi al di là dell´obiettivo, fissato dallo stesso Piano, di controllarne almeno il 5%. Insomma la verifica dei volumi delle attività dimostra che il sistema nel suo complesso ha garantito i previsti livelli essenziali di assistenza. Possiamo, dobbiamo fare di più , ma la parola d´ordine è "leale collaborazione". Che senso hanno, ad esempio, iniziative di vigilanza assunte unilateralmente a livello centrale? Perché ancora oggi riscontriamo difficoltà a sviluppare un comune sistema informativo? Pensiamo davvero che i dati debbano essere "patrimonio di un ente" e non invece terreno su cui basare l´azione comune della Repubblica, intesa come Stato, Regioni ed enti locali? Pongo queste domande perché penso che i rallentamenti e le criticità - che pure ci sono - siano dovute spesso alla scarsa consapevolezza, che si riscontra in ogni livello, di far parte di un sistema policentrico dove ognuno è parte costituiva e responsabile di questa governance. Guardare a questi temi nell´ottica del proprio cortile significa non agire nell´interesse del Paese e, per quello che riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro, vuol dire andare contro gli interessi dei lavoratori. Del resto ci sono esempi positivi della collaborazione Stato-regioni: penso, ad esempio alle attività di coordinamento e di omogeneizzazione delle pratiche di lavoro, realizzata anche con corsi di formazione e con obiettivi condivisi. Dunque non occorre una volontà di vertice o un nuovo accentramento, ma una sollecitazione reciproca fra i diversi livelli istituzionali, una collaborazione bidirezionale, il superamento definitivo del più profondo dei mali della nostre istituzioni: l´autoreferenzialità. Come Conferenza delle Regioni stiamo cercando di fare la nostra parte. Dal varo del decreto Legislativo del 2008 abbiamo fornito il nostro parere a 7 Decreti proposti dal Governo, abbiamo sottoscritto 3 intese e 4 accordi in Conferenza Stato-regioni e fra questi di particolare rilievo è quello relativo alla formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro. Non ci nascondiamo certamente le difficoltà, nella consapevolezza però che - pur nella difficile situazione contingente - il tema di una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro rappresenta un obiettivo comune di Governo e Regioni. E se è condiviso l´obiettivo, comuni devono essere i mezzi e gli strumenti per perseguirlo. C´è ad esempio il tema delle risorse finanziarie. E qui voglio fare solo due sottolineature. In un momento come quello attuale non sarebbe opportuno superare la duplicazione delle attività di vigilanza evitando controlli non coordinati fra le amministrazioni? Non si spenderebbe di meno e meglio rimettendo tale attività esclusivamente alle aziende sanitarie? Anche perché vi è evidentemente una stretta attinenza fra la materia più generale della tutela della salute e quella della "tutela e sicurezza del lavoro". Sarebbe tra l´altro - e uso un eufemismo - "irrazionale" arrivare ad un´asimmetria fra gli interventi nell´uno e nell´altro settore. E qui arrivo alla seconda sottolineatura che accenno solamente perché rimanda ad un tema più ampio su cui peraltro è in corso in queste settimane un difficile confronto con il Governo. Pensiamo che sia davvero possibile migliorare i risultati - peraltro incoraggianti - in materia di sicurezza del lavoro con un taglio ed una riduzione drastica delle più generali risorse destinate alla sanità? Se gli infortuni mortali sul lavoro si sono ridotti - passando dai 2524 del 1978 ai 980 del 2010 (drammaticamente ancora troppi)- forse ciò è dovuto anche all´azione portata avanti in questi ultimi anni, come riconosciuto esplicitamente anche dalla stessa Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro (nella "Ii relazione intermedia sull´attività svolta" del 23 novembre 2010). Un´azione che occorrerebbe incentivare, forse anche in termini di investimenti e di unità di personale dedicate all´attività di vigilanza. Concludo tornando al tema: non credo che la questione cruciale sia quella delle competenze. Anzi mi sembra questo un escamotage per non affrontare o rimandare ulteriormente la soluzione dei problemi. Le leggi ci sono, facciamole funzionare! Perché questo Paese - quando si trova di fronte ad uno ostacolo - si convince subito di aver sbagliato strada? Perché preferisce tornare indietro, per ricominciare daccapo? Perché dimentica la validità e la lunghezza del percorso finora fatto? Beh! Questa è, rubando le parole a Giovanni Amendola, un´Italia che non mi piace, che nega la solidarietà che indissolubilmente lega gli individui. E in ambito istituzionale questa solidarietà ha una e una sola traduzione: leale collaborazione. Se non fossi convinto che esiste però un´Italia migliore e che è maggioranza nel Paese, un Paese che sa che il futuro si costruisce giorno dopo giorno, forse sarei meno ottimista. Ho avuto invece conferma - anche in esperienze drammatiche - che c´è un Paese che sa affrontare le difficoltà, che ci sono Istituzioni che hanno voglia e volontà di collaborare. Ecco perché perdonatemi, ma la battaglia sulle competenze mi appare obsoleta, una schermaglia lontana anni luce dalla voglia di fare dei nostri cittadini».  
   
   
FONDI UE, LE MARCHE SUL PODIO DELLE REGIONI CON LE MIGLIORI PERFORMANCE  
 
Ancona, 27 giugno 2012 - “E’ un risultato molto soddisfacente ma allo stesso tempo è uno stimolo a proseguire con costanza sulla strada intrapresa. Il traguardo raggiunto sicuramente ripaga del lavoro di squadra compiuto fini qui e ci obbliga a guardare sempre di più nella direzione della qualità, oltre che della quantità della spesa. Si tratta di puntare sempre di più a rendere strutturali gli effetti dell’azione messa in campo con le risorse comunitarie, in modo tale da supportare il territorio in questo momento di particolare difficoltà economica, ma anche per farsi trovare pronti alla ripartenza”. Così il vice presidente della Giunta regionale e assessore alle Politiche comunitarie Paolo Petrini, commentando la perfomance d’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo regionale. Spesa certificata oltre il 30% e impegni quasi al 70% rispetto alla dotazione finanziaria dei fondi europei disponibili. E’ questo il dato aggiornato al 31 maggio scorso, relativo alla Regione Marche e ufficializzato dal Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca in occasione della prima verifica dei target nazionali introdotti dal nuovo Governo sulla spesa dei fondi comunitari. I dati resi noti dal Ministero evidenziano un panorama nazionale in cui alla data del 31 maggio la spesa certificata è pari al 25% dei fondi europei disponibili. Una percentuale di poco superiore all’obiettivo fissato (+1,1%), che comunque denota una lieve accelerazione nella certificazione della spesa. Le migliori performance vanno ai sedici programmi regionali dell’Obiettivo Competitività. Fra questi la Regione Marche si attesta fra le prime cinque in assoluto, evidenziando ottimi livelli di performance sia per il Programma Operativo Fesr che per il programma Operativo Fse. In particolare, il Programma Operativo Fesr ha fatto registrare una performance di spesa superiore al 35% e di impegno del 70% delle risorse disponibili. Un risultato in linea con la media europea che vede la spesa per i programmi operativi del Fondo Strutturale di Sviluppo Regionale attestarsi al 37,5% circa..  
   
   
NASCE ABRUZZO SVILUPPO SPA.CHIODI,TAGLI AL CDA IL PRESIDENTE,GOVERNANCE PER POLITICHE INDUSTRIALI  
 
Pescara, 27 giugno 2012 - Nasce Abruzzo sviluppo Spa, dopo un processo di incorporazione e fusione tra Abruzzo Sviluppo e Sviluppo Italia Spa, cominciato con l´acquisizione del pacchetto azionario di controllo da Invitalia e terminata il 26 giugno, con la cessione della quota detenuta da Regione Abruzzo. Abruzzo sviluppo Spa si configura come una vera Agenzia regionale, la cui attività verrà disciplinata nella legge regionale per lo Sviluppo e la promozione del sistema produttivo regionale, prossima all´esame del Consiglio regionale. Nel pomeriggio, in occasione del rinnovo delle cariche societarie si procederà con l´eliminazione di funzioni e ruoli doppi nel Cda, delineando un vertice operativo che vedrà la riconferma dei consiglieri di amministrazione, Leandro Verzulli e Carmelo Occhiuto e la nomina di Mario Pastore, attuale direttore generale della Direzione Sviluppo economico, alla Presidenza della Spa. Il direttore generale sarà Nello Rapini, ex presidente di Abruzzo sviluppo. Anche in questo, risultano accorpate le funzioni di amministratore unico. In Abruzzo sviluppo transitano il personale qualificato (trenta unità), tre incubatori d´impresa (Avezzano, Mosciano Sant´angelo e Sulmona) e 15.000 mq coperti. Il presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi, accompagnato dal suo vice, Alfredo Castiglione, ha spiegato la fondazione di Abruzzo sviluppo Spa come "un processo professionale che non fa confusione tra ruoli e si pone obiettivi precisi: coadiuvare la Regione nella programmazione delle politiche industriali, concretizzare le decisioni, accelerare la spesa dei fondi comunitari". "E´ chiaro a tutti - ha poi aggiunto - che oltre a risanare, la Regione si attrezza con modelli di governance adeguati ai tempi, questo vuole dire offrire alla società servizi migliori a costi contenuti". Non è mancata nella sua illustrazione un riferimento allo spirito delle nomine: ottica del risparmio, efficienza nei rapporti interistituzionali, rapidità di decisioni, e puntuale controllo e monitoraggio delle attività societarie. "Tutto fuorché scelta politica, sono contro i carrozzoni", ha asserito. "Abbiamo scelto invece un tecnico che pulisse il campo da confusioni di ruoli". Chiodi insiste anche sul direttore generale: "Non abbiamo cercato la sistemazione per il futuro, ma un contratto di consulenza a tempo determinato, legato alla durata del Cda come si usa in tutti i sistemi maturi". Il Presidente non ha mancato di evidenziare la solidità finanziaria dell´Agenzia: "Le perdite societarie non sono un fatto ineludibile, dimostriamo che ce ne sono di sane come Abruzzo sviluppo, con un bilancio in positivo ormai consolidato". Il vicepresidente Castiglione si è detto soddisfatto per la nascita di una vera Agenzia per le politiche industriali, "in una fase di grandi cambiamenti che investono tutta la politica regionale del settore in modo radicale. Siamo anche soddisfatti per aver raggiunto un risultato così ambizioso razionalizzando i costi e consegnando al mondo produttivo un punto di riferimento, che si basa sui presupposti di vera efficienza e efficacia".  
   
   
FVG: CIRIANI, BENE TAGLIO IRPEF, ORA SI GUARDI A IRAP  
 
 Trieste, 27 giugno 2012 - "Il taglio dell´Irpef alle persone con basso reddito, sotto i 15mila euro, è una azione concreta che questa amministrazione regionale ha avviato, alla luce della crisi, a vantaggio dei cittadini. Ora, dopo le persone, dobbiamo pensare alle aziende". Così il vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Luca Ciriani, ha commentato la scelta del presidente Tondo di aiutare i cittadini più in difficoltà, "una mano tesa - ha detto Ciriani - per evitare che il già debole potere d´acquisto dei cittadini cali ulteriormente, in questo difficile momento per l´economia". Ma proprio l´economia regionale ha bisogno, secondo Ciriani, di essere sostenuta: "Dobbiamo lavorare - ha concluso il vicepresidente - affiché anche le aziende possano ottenere un taglio dell´Irap. Mi riferisco in particolare alle aziende più piccole, quelle che stanno in piedi oggi grazie alla determinazione e al coraggio di imprenditori che pur confrontandosi con difficoltà senza precedenti non mollano la presa, continuano a impegnarsi e a mantenere attiva la propria forza lavoro. Se riusciremo in questa azione non solo daremo ulteriori risposte concrete ai nostri imprenditori, ma aiuteremo anche la nostra economia. Non è semplice per il bilancio della Regione rinunciare a quote di entrate per Irpef ed Irap, ma è oggi un modo concreto per far impegnarci in una azione virtuosa di sostegno"  
   
   
CALABRIA: INTERVENTO DELL’ASSESSORE AL BILANCIO IN CONSIGLIO REGIONALE  
 
Catanzaro, 27 giugno 2012 - Di seguito, l’intervento fatto dall’assessore Giacomo Mancini durante il dibattito in Consiglio regionale sull’assestamento del Bilancio. “Chi gestisce le risorse pubbliche, soprattutto in questo momento di crisi generale, ha il dovere della serieta´. E alla serieta´ ci siamo ispirati anche nella definizione dell´assestamento. Siamo partiti da una regola tanto semplice quanto in passato poche volte applicata: nessuna nuova spesa senza che vi sia una entrata dello stesso valore. Il nostro obiettivo e´ portare avanti l´opera di risanamento dei conti regionali avviata fin dal suo insediamento dall´amministrazione Scopelliti che dovra´ portare la Calabria nel 2014 a raggiungere il pareggio di bilancio. Questa ambizione l´abbiamo coniugata con la volonta´ di aggredire le tante emergenze sociali e occupazionali presenti in Calabria. Dei circa diciannove milioni dei saldi positivi di amministrazione piu´ del 60% lo abbiamo destinato alle politiche per il sociale. Ecco perche´ riteniamo ingenerose alcune autorevoli voci alzatesi in questi giorni. Le altre risorse le abbiamo canalizzate verso il comparto dei trasporti, della protezione civile, dell´ambiente, della cultura e del turismo. Consapevoli poi che ogni euro guadagnato con la lotta all´evasione possa poi essere destinato alle famiglie dei nostri concittadini in difficolta´ abbiamo previsto una norma che ci consentira´ fin dai prossimi mesi di gestire altre cospicue risorse. Queste si andranno ad aggiungere a quelle risparmiate nel comparto della sanita´ che, per come ha spiegato il Presidente Scopelliti, potranno poi essere dirottate per dare altre risposte ai bisogni dei calabresi. Siamo poi in dirittura di arrivo nella partita che riguarda i derivati e della patologia ad essi collegata, che riportera´ nelle casse dei calabresi le risorse dei calabresi. Con queste risorse che stanno per entrare nelle nostre casse siamo convinti, e utilizzo le stesse parole del Governatore Scopelliti, di risolvere, attraverso una variazione di bilancio nei prossimi mesi, tutte le emergenze che storicamente nel,a parte finale dell´anno si sono sempre presentate. In questo periodo di crisi, pero´, non basta possedere le risorse. Non basta avere nei capitoli di bilancio le risorse per coprire il fabbisogno reale dei singoli comparti. In questo momento di crisi occorre avere la possibilita´ anche di spenderle queste risorse. Cosa che a causa del Patto di stabilita´ anche alla Calabria non e´ consentito.Ecco perche´ anche oggi dalla massima assemblea regionale si deve levare forte e chiara una voce unanime per cambiare il meccanismo di questa normativa ingiusta e iniqua che si presenta sempre piu come una camicia di forza per la Regione.e´ drammatico, ancora piu´ in questo momento, avere le risorse ma non poterle spendere a favore dei nostri concittadini. La nostra amministrazione e´ al lavoro per recuperare e continuare a recuperare risorse. Tutti quanti (le forze politiche di maggioranza e di opposizioni, le organizzazioni sociali e datoriali, il mondo della cultura e dell´informazione e anche la Cei), pero´, dobbiamo lottare e remare nella stessa direzione per fare in modo che Calabria le proprrie risorse le possa spendere per i calabresi”.  
   
   
PUGLIA: DA 9 AD OLTRE 22 MILIONI PER IL BANDO PARTENARIATI POSTI PER 256 RICERCATORI SFORZO DOVEROSO VISTA LA STRAORDINARIA PARTECIPAZIONE AL BANDO  
 
Bari, 27 giugno 2012 - Tredici milioni in più per il bando “Partenariati regionali per l’innovazione”, intervento che fa parte del Piano Straordinario per il lavoro in Puglia e prevede il raggruppamento di imprese e organismi di ricerca per la presentazione di progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale. La dotazione aggiuntiva, che fa salire ad oltre 22,3 milioni il budget del bando, rispetto ai 9 milioni iniziali, permette di finanziare 34 progetti, 23 in più rispetto agli 11 agevolabili con la vecchia dotazione. Un salto in avanti che consentirà di assumere 256 giovani ricercatori, possibilità inizialmente estesa solo a 108 di loro. Così la graduatoria uscita a marzo è stata aggiornata con gli scorrimenti disposti oggi. Dei 34 progetti agevolati, 14 sono quelli coerenti con i programmi di sviluppo presentati dai Distretti produttivi (per un totale di oltre 8,6 milioni di euro) e 20 i progetti d’altro genere (che valgono più di 13,6 milioni). Il numero di piccole e medie imprese coinvolte è 141, mentre 10 sono gli organismi di ricerca. Insieme svilupperanno investimenti per 33,5 milioni di euro. “Aumentare il budget era uno sforzo doveroso”, ha spiegato la vicepresidente e assessore allo sviluppo economico Loredana Capone. “Il successo di questo bando è stato davvero inaspettato per la straordinaria partecipazione ed anche per la qualità delle proposte presentate da imprese e organismi di ricerca. Un risultato che non ci aspettavamo considerando la particolarità del bando, uno dei più innovativi del Piano per il Lavoro perché premia l’aggregazione tra le aziende ed impone la collaborazione tra imprese ed organismi di ricerca. E invece ci hanno inviato 76 progetti, di cui 67 quelli ammissibili per investimenti pari a 36,8 milioni di euro. Di fronte ad una domanda così forte abbiamo cercato di fare il massimo sforzo possibile portando a più del doppio il budget del bando e permettendo a 256 giovani ricercatori di avere un’importante opportunità di lavoro”. I ricercatori assunti opereranno nelle biotecnologie e scienze della vita, nelle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (Tic), nell’aerospazio, nell’energia e ambiente, nei nuovi materiali e nanotecnologie. Per la durata del progetto avranno l’opportunità di passare dall’università o dall’organismo di ricerca direttamente in un’azienda del territorio regionale. La nuova graduatoria è consultabile da oggi su www.Sistema.puglia.it e http://pianolavoro.Regione.puglia.it    
   
   
ACCORDO VENETO-SARDEGNA, SELEZIONE DEL GESTORE DELLA SOVVENZIONE  
 
Cagliari, 27 giugno 2012 - Il Crp ha pubblicato l´avviso di selezione del progetto e dell´organismo intermedio che gestirà la sovvenzione globale per l´attuazione dell´accordo di cooperazione interregionale tra Veneto e Sardegna. La sovvenzione globale ha la finalità di innescare processi di sviluppo economico e occupazionale nei territori delle due Regioni promotrici dell´accordo di cooperazione, creando concrete opportunità per sperimentare percorsi innovativi di collaborazione, investire in innovazione e competenze, trasferire e adottare buone pratiche. Attraverso l´intervento si intende principalmente promuovere le seguenti finalità: rafforzare la collaborazione economica tra le due Regioni, per contrastare la crisi finanziaria e occupazionale; superare il divario tra le aree geografiche; creare i migliori presupposti per una crescita stabile. Possono candidarsi soggetti pubblici o privati, sia singolarmente che raggruppati o consorziati o che intendono consorziarsi o riunirsi in Rti/ats, i quali, indipendentemente dalla loro natura giuridica, si impegnino ad esercitare le attività senza fini di lucro. Il plico di partecipazione dovrà pervenire entro le ore 12 del 23 luglio 2012 presso la Regione Veneto – Direzione regionale Lavoro – Rio Tre Ponti – Dorsoduro 3494/A – 30123, Venezia. Per chiarimenti è possibile inviare una e-mail all´indirizzo di posta elettronica dir.Lavoro@regione.veneto.it  o un fax al numero 041/2795948.  
   
   
FIRENZE: PROVINCIA, 5 MILIONI DI EURO PER LA FORMAZIONE DI QUALITA’  
 
Firenze, 27 giugno 2012 - Al via centinaia di corsi rivolti a disoccupati, lavoratori in cassa integrazione e in mobilità. L’assessore provinciale Elisa Simoni illustra il pacchetto formazione anticrisi 2012-2013. Quasi 3,8 milioni di euro per i corsi formativi brevi della rete dei Centri Formativi Territoriali diffusi sulla provincia e 1,3 milioni per quelli di qualifica professionale: tutti corsi rivolti a disoccupati, lavoratori in cassa integrazione o iscritti alle liste di mobilità. Un totale di 5,2 milioni di euro (fondi Fse Por 2007/2013) che la Provincia di Firenze investe in formazione e riqualificazione professionale. Un vero e proprio “pacchetto formazione anticrisi” presentato dall’Assessore provinciale a lavoro e formazione Elisa Simoni. Grazie all’insieme di misure, rese note in conferenza stampa, nei prossimi mesi partiranno sul territorio provinciale 500 corsi e percorsi formativi sulle più svariate discipline. Tra questi anche corsi professionalizzanti che rilasciano una qualifica riconosciuta per addetti panificatori, pasticceri, estetisti, specialisti in cad, cura della persona e tanto altro. “Investiamo molto in questa tipologia di formazione professionalizzante, di aggiornamento o riqualificazione – afferma Elisa Simoni – perché ne capiamo l’importanza per la tenuta economica, occupazionale e sociale dell’area fiorentina e dell’intera Toscana. La rete dei Centri Formativi Territoriali (Cft) si conferma punto di riferimento per tutti i cittadini e i lavoratori interessati ad avere un aiuto economico per la propria formazione, oltre a ricevere informazioni e orientamento”. I Cft. Sperimentazione avviata nel 2010, il progetto Cft è nato per riportare la formazione professionale vicina ai cittadini. In sostanza, un Cft è costituito dalle sedi e dalle strutture delle agenzie formative locali che propongono e organizzano i corsi di formazione. Secondo le indicazioni del bando provinciale, i corsi devono corrispondere alle diverse vocazioni produttive ed economiche del territorio di riferimento: così se il Mugello è orientato ad agricoltura, ambiente e sociale, l’Area Fiorentina Nord si dedica più a meccanica, energia, acqua, gas e servizi, mentre la zona Firenze Centro è vocata a turismo, cultura, artigianato artistico e commercio. I circa 300 corsi del 2011 hanno coinvolto 4000 cittadini sul territorio fiorentino. Migliaia di cittadini sono attesi anche per le circa 500 tipologie di corsi al via nei prossimi mesi: dai tanti moduli dedicati alla pelletteria, fino alla bioedilizia, dalla progettazione per il solare-fotovoltaico, alle tecniche di vendita nel settore della moda e del commercio, fino ai molti corsi in informatica e lingue straniere, finanziati in totale con 3,8 milioni di euro per gli anni 2012 e 2013 (in allegato l’elenco con tutti i corsi dei Cft). La particolarità dei corsi organizzati tramite la rete dei Cft è che sono completamente finanziati e quindi gratuiti per il cittadino, andando così incontro a chi si trova in un momento di difficoltà legato alla crisi economica. Le figure professionali. Corsi formativi finanziati per 1,3 milioni. Al via nei prossimi mesi anche 24 corsi professionalizzanti svolti da agenzie accreditate per ottenere qualifiche quali tecnico Cad meccanica, magazziniere con principi di logistica, estetista, macchinista abbigliamento, panificatore, pasticcere, idraulico. I moduli formativi, finanziati dalla Provincia di Firenze – sempre con risorse Fse Por 2007/2013 pari per la precisione a un milione e 360mila euro - hanno una durata minima di 600 e massima di 1.800 ore (30% di stage). “Si tratta di un importante investimento in corsi che formano le figure professionali e gli addetti ai lavori ‘normali’ – ha detto in conferenza Elisa Simoni – Sono corsi che solitamente vengono organizzati solo per ragazzi, mentre questa volta i corsi dedicati alla formazione per queste professioni vengono aperti anche agli adulti: i tanti lavoratori e lavoratrici che purtroppo escono dalle imprese del territorio, non riescono a trovare lavoro e devono riqualificarsi. Lavoratori e lavoratrici la cui situazione si complica ulteriormente quando gli ammortizzatori finiscono”. ´´´ Per le informazioni su tutti i corsi: click su www.Informolavoro.it > “Cerca corso”. Per ogni settore d’interesse si vedono i vari corsi organizzati, l’agenzia di riferimento, i contatti per l’iscrizione al corso. Altre info ai Centri per l’impiego http://www.Provincia.fi.it/lavoro/centri-per-limpiego/ ´´´  
   
   
SICILIA:SBLOCCATA VERTENZA INPS, RIPARTONO AMMORTIZZATORI IN DEROGA  
 
Palermo, 27 giugno 2012 - "Sta per essere risolto il contenzioso con l´Inps che ci permettera´ di ricevere la quota rimanente di riparto delle somme assegnate alla Regione per gli ammortizzatori sociali, e contestualmente fara´ si che possa riprendere la trattazione con le aziende siciliane in crisi, che ne faranno richiesta, per avere accordata la cassa integrazione in deroga". Lo ha annunciato l´assessore regionale al Lavoro, Giuseppe Spampinato, nel corso di un incontro tenuto stamani con i leader delle organizzazioni sindacali. "Tutto questo comunque - ha aggiunto Spampinato - non e´ sufficiente perche´ da un monitoraggio effettuato dagli uffici del Dipartimento Lavoro, si evince che le somme che abbiamo a disposizione e quelle che otterremo, sono inferiori a quanto prevediamo di spendere per fare fronte alla crisi che attraversa il mondo delle imprese. Sara´ necessario sottolineare e chiarire che gran parte delle vertenze riguardano aziende con oltre 150 dipendenti e, come da accordo Stato-regione, devono essere oggetto di interesse nazionale. Ecco perche´ - conclude Spampinato - d´intesa con le forze sociali e le forze politiche bisogna iniziare una interlocuzione con il ministero che porti ad una intesa per ottenere ulteriori somme". Per le pratiche gia´ decretate occorrono oltre 47 milioni di euro a cui aggiungere oltre 38 milioni per gli accordi sottoscritti in attesa di decreto, mentre una stima delle somme necessarie per le pratiche ancora da istruire prevede l´esigenza di 164 milioni di euro. All´incontro con l´assessore, assieme ai leader sindacali Giorgio Tessitore della Cisl, Michele Pagliaro della Cgil, Claudio Barone della Uil, hanno partecipato i dirigenti generali del dipartimento Lavoro, Anna Rosa Corsello e dell´Agenzia regionale per l´Impiego, Maria Letizia Di Liberti e il capo di gabinetto dell´assessorato, Maria Mezzapelle. Moderatamente soddisfatti i sindacati, che proseguono con lo stato di agitazione e le altre iniziative programmate, ma concordano sulle azioni programmate e l´impegno dimostrato dell´assessore Spampinato che domani mattina, assieme al Dirigente generale, Anna Corsello sara´ a Roma per l´inizio di una interlocuzione con le istituzioni ai massimi livelli. Il primo incontro avverra´ al Ministero del Lavoro.  
   
   
RICERCA: LA TOSCANA PUNTA SUI GIOVANI CON 200 OPPORTUNITÀ  
 
Firenze, 27 giugno 2012 – Nuove tecnologie per acquisire dallo spazio immagini della Terra a più alta risoluzione , nuovi algoritmi per studiare l’inquinamento nella biosfera, nuove tecniche per studiare le frane, nuovi metodi per insegnare l’italiano agli stranieri. Ma anche: modelli per controllare via satellite i livelli di inquinamento, sistemi per monitorare parchi fotovoltaici, nuove metodologie per curare malattie degenerative negli anziani, sistemi innovativi per restaurare beni artistici, applicazioni robotiche nella riabilitazione e nelle protesi. Ecco alcuni dei progetti (in tutto 172) sui quali stanno per essere attivati 200 assegni di ricerca per altrettanti giovani (under 35) con 6 milioni di euro messi a disposizione da Regione Toscana su fondi europei cui si aggiungono altri 6 milioni da soggetti in partenariato (3 dalle Università e dai Centri di ricerca più altri 3 dal sistema delle imprese). Il via libera ai progetti è stato decretato dalla Regione. Si è così aperta la fase successiva: quella delle convenzioni che ogni singolo ente dovrà firmare, in tempi rapidi, con la Regione. Nel corso dell’estate i singoli enti (le tre Università toscane, l’Università per Stranieri, il Cnr, il Sant’anna, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la Scuola Normale, l’Istituto di astrofisica e l’Imt) prepareranno gli avvisi per selezionare i 200 ricercatori che lavoreranno ai progetti. In ogni caso gli assegni di ricerca (ciascuno da 30 mila euro lordi ad anno, per due anni) dovranno essere attivati entro il 6 novembre 2012. I 200 giovani destinatari devono essere disoccupati o inoccupati, essere titolari di un diploma di dottorato (o titolo estero equivalente o di un diploma di specializzazione di area medica oppure titolari di laurea specialistica o di laurea vecchio ordinamento con almeno tre anni di esperienza di ricerca documentata), avere un’età non superiore ai 35 anni. Non ci sono limiti di nazionalità e deve essere rispettata la parità di genere. 8 gli ambiti disciplinari in cui si articolano i 172 progetti di ricerca: scienze della vita (biomedicina, rispositivi medici, medicina personalizzata, ecc.); biorobotica e neuroscienze (nuove generazioni di robot, ecc.); sistemi avanzati di accelerazione della conoscenza (nuove piattaforme Ict, sistemi di calcolo e di archiviazione digitale, ecc.); fotonica (tecnologie laser, chip ad alta integrazione, ecc.); nanomateriali e nuovi materiali (sostituzione di materie prime rare, materiali riciclabili, ecc.); social innovation (multiculturalità, inclusione sociale, ecc.); energie rinnovabili (nuove fonti energetiche, nuovi motori e propulsori, ecc.); spazio e aerospazio (ingegneria aerospaziale, esplorazione spazio, tecnologie spaziali per applicazioni terrestri, ecc.). 60 gli assegni all’Università di Firenze, 34 all’ateneo pisano e 28 a quello senese; 8 all’Università per stranieri, 31 al Cnr, 27 al Sant’anna, 6 all’Istituto di Fisica Nucleare, 4 alla Normale e uno, rispettivamente, all’Istituto di Astrofisica e all’Imt. 115 progetti (corrispondenti a 139 assegni) sono co-finanziati con fondi di imprese private: oltre la metà di tali progetti 8il 56%) sono interamente co-finanziati con fondi di imprese che coprono la parte del costo degli assegni non coperta da fondi Fse. In un ulteriore 22% dei casi il co-finanziamento privato copre fra il 50 e il 25% del costo degli assegni.  
   
   
GIOVANISÌ: APERTI I PRIMI INFOPOINT. LE NOVITÀ SUL PROGETTO  
 
Firenze, 27 giugno 2012 – Sono partiti ieri i primi 21 e entro un anno se ne aggiungeranno altri 29, distribuiti sull’intero territorio toscano. Sono i Giovanisì Infopoint, spazi informativi nei quali le nuove generazioni toscane potranno trovare informazioni e supporti rispetto alle tante azioni del progetto che Regione Toscana ha voluto per favorire la loro autonomia. Li ha presentati oggi nel corso di una conferenza la Stella Targetti, vicepresidente della Regione con delega all’istruzione, insieme al presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani, al segretario di Anci Toscana Alessandro Pesci, e ad Alessandro Sanzo per Upi Toscana. Ciascun Infopoint sarà aperto almeno 18 ore settimanali. Indirizzi e orari sono reperibili su www.Giovanisi.it. La rete informativa si stende su tutte le province toscane: 2 gli Info nell’aretino (Arezzo e Sansepolcro); 4 nella provincia di Firenze (Firenze, Campi Bisenzio, Empoli, San Casciano Val di Pesa); 2 nel grossetano (Grosseto e Castel del Piano); 2 a Livorno (Livorno e Portoferraio); 2 a Lucca (Lucca e Pietrasanta); 2 a Massa (Massa e Fivizzano); e sempre due nel pisano (Pisa e Pomarance), nel pratese (Prato e Vernio), nel senese (Siena e Chiusi). In provincia di Pistoia è aperto, per ora, solo l’Info nel capoluogo. L’allestimento di ciascun Infopoint è stato curato dalla Fondazione Sistema Toscana. Oltre a questi 21 punti, Upi Toscana svolgerà sul territorio un’attività di comunicazione ed informazione sul progetto Giovanisì per i comuni non coperti dalla rete degli Infopoint, al fine di garantire al maggior numero di giovani interessati la possibilità di accedere alle opportunità offerte dal progetto regionale. Si tratta della conseguenza di un accordo che fa seguito a un protocollo firmato, in maggio, dal presidente Enrico Rossi con i presidenti di Upi, Anci e Uncem toscani (non solo “per informare, supportare e interessare le giovani generazioni alle azioni attivate attraverso il progetto” ma anche per “eventualmente riorientare, attraverso scambi diretti che tengano conto anche delle proposte effettuate dai giovani, le stesse azioni regionali”). Un particolare, quest’ultimo, che piace molto alla vicepresidente Stella Targetti, secondo cui “è del tutto evidente l’importanza del messaggio che vogliamo dare ai giovani favorendo politiche, nei loro confronti, non calate dall’alto di chissà quale saggezza ma capaci di modificarsi proprio in base al racconto che i giovani tracciano di loro stessi”. Importante, negli Infopoint, anche il ruolo degli enti locali: questi si impegnano in ulteriori azioni di accompagnamento e di animazione territoriale. Fra gli esempi di buone pratiche da svolgere nella rete degli Info: consulenze su azioni che i giovani intendano avviare sul progetto regionale, accompagnamenti nella compilazione della modulistica, infoday e focus tematici. Fra le iniziative che proprio oggi vengono svolte per l’apertura materiale degli spazi, si segnala un incontro in “Palazzo Giovane” (Firenze) trasmesso in diretta dal Portalegiovani; una conferenza stampa a Pietrasanta; l’apertura delle attività nella biblioteca San Giorgio a Pistoia. Iniziative in programma anche a Empoli, San Casciano, Prato, Pisa, Grosseto, Livorno, Arezzo. Più in generale, per quanto riguarda il progetto Giovanisì, ecco lo stato dell’arte su alcuni dei fronti aperti. Servizio Civile. Sul bando scaduto il 27 aprile, sono 1.160 i giovani toscani che stanno avviandosi a svolgere questa specifica forma di servizio. I primi 570 partiranno a luglio, i restanti 590 a settembre. Tutti giovani, in genere under 30 (tranne i portatori di handicap per i quali l’età è alzata a 35), che presteranno servizio in 4 aree tematiche: generale, giudiziaria, immigrazione, Carta Sanitaria Elettronica. Ciò con un contributo individuale di 433 euro mensili per 12 mesi. Tirocini. Per offrire ai giovani la possibilità di prepararsi al mondo del lavoro attraverso una formazione il più possibile adeguata, la Regione co-finanzia 300 degli almeno 500 euro mensili obbligatori per l’attivazione di un tirocinio (da un minimo di 2 mesi fino a 6 con proroghe fino ad arrivare, in certi casi, a 12 mesi e a 24 per i disabili). Se poi l’azienda decide di assumere il giovane con un contratto a tempo indeterminato, la Regione mette a disposizione incentivi di 8 mila euro (elevabili, in certi casi, a 10 mila). Dal giugno 2011 sono ben 2.100 i tirocini attivati con il rimborso di Regione Toscana. Tirocini presso strutture della Giunta regionale. Sta per uscire un nuovo bando per attivare altri 50 tirocini formativi, rivolti a giovani laureati, presso strutture della Giunta regionale (le 5 Direzioni Generali e l’Avvocatura). A ogni tirocinante sarà attribuito un rimborso spese pari a 500 euro mensili lordi per 6 mesi. Accordi con le professioni. Attraverso accordi specifici con le professioni (ordinistiche e non) e con le Università, la Regione promuove anche praticanti finalizzati all’accesso nelle professioni e alcuni tirocini curriculari. A studi professionali e a enti che attivino tirocini di almeno 500 euro, Regione Toscana offre un rimborso di 300 euro mensili. Assegni di ricerca per giovani under 35. L’importo è di 60 mila euro lordi in due anni per 200 assegni (12 milioni di risorse investite, 6 delle quali dalla Regione, 3 dalle Università, 3 dalle imprese). Saranno attivati entro il 6 novembre 2012. Si tratta di 200 assegni di ricerca per finanziare percorsi di alta formazione di giovani ricercatori presso Università ed enti di ricerca toscani.  
   
   
GIOVANI AMBASCIATORI DEL MADE IN PIEMONTE  
 
Torino, 27 giugno 2012 - Saranno veri e propri ambasciatori della tecnologia piemontese nel mondo gli under 35 che le aziende formeranno ed invieranno in Brasile, Russia, Cina, India, Sudafrica e in altre nazioni ad alta crescita economica raggiungendo così tre obiettivi: dar lavoro ai giovani, internazionalizzare sempre più il sistema industriale e renderlo più competitivo nei nuovi mercati. La Regione ha aperto i termini della misura 6 del Piano Giovani, finanziata con un milione e mezzo di euro. “Le parole d’ordine continuano ad essere giovani, internazionalizzazione e competitività - sottolinea l´assessore regionale allo Sviluppo economico, Massimo Giordano - I giovani, in particolare, sono coloro che in questo momento soffrono di più nel trovare un impiego e abbiamo quindi studiato questa misura per dare loro la possibilità di avere un agevole primo ingresso nel mondo del lavoro, sfruttando al meglio l’occasione di un’esperienza professionale e formativa importante, che possa essere spesa al meglio nel curriculum. Gli under 35 sono per noi una grande risorsa e dobbiamo dare occasione di far esprimere al meglio le loro potenzialità. Le idee e l’energia di cui dispongono le nuove generazioni potranno restituire vigore a settori importanti della nostra economia, con benefici per tutti. Grazie ai testimoni della tecnologia piemontese potremo inoltre raggiungere al meglio i mercati in via di sviluppo, con buona spinta per l’export”. Gli interventi ammissibili riguardano l’inserimento, dopo un adeguato periodo di formazione, fino a tre giovani nella forza vendita dell’impresa con contratti di diversa natura, non necessariamente a tempo indeterminato. Il giovane interessato dovrà essere distaccato per un periodo compreso fra sei mesi e un anno sul mercato estero scelto dall’impresa proponente ed indicato preventivamente in domanda. Sono equiparati al soggiorno all’estero i periodi di rientro e permanenza in azienda, durante i quali l’attività lavorativa svolta dovrà riguardare l’internazionalizzazione dell’impresa ed essere coerente con quella svolta all’estero. Le aziende potranno effettuare le selezioni dei curricula dei giovani attingendo da siti e banche dati dedicati (es. Job placement universitari); in alternativa, potranno fare pubblicità della propria ricerca pubblicando gli annunci tramite gli appositi canali (agenzie interinali, internet, sito aziendale). Sono accettate esclusivamente le spese per la copertura dei costi di formazione iniziali (compresi corsi di lingua) e copertura assicurativa, le spese per viaggio, soggiorno, visti e permessi di ingresso. L’agevolazione è concessa nella forma di contributo a fondo perduto in regime de minimis ed ammonta al 50% del totale dei costi effettivamente sostenuti fino a 30mila euro a persona. Le domande devono essere inviate compilando il modulo telematico reperibile su www.Finpiemonte.info  Possono accedere al bando le aziende che al momento della presentazione della domanda non siano classificate in difficoltà, abbiano almeno un’unità locale attiva situata in Piemonte e iscritta nel Registro delle imprese della Camera di Commercio, abbiano già avviato o intendano intraprendere politiche di penetrazione e consolidamento commerciale nei mercati internazionali.  
   
   
ROMA: FARE COMUNITÀ, UNICA VERA RICETTA PER USCIRE DALLA CRISI PRESENTATO IL RAPPORTO «IL VALORE DEL SOCIALE A ROMA» AGLI STATI GENERALI DEL SOCIALE E DELLA FAMIGLIA DI ROMA CAPITALE  
 
 Roma, 27 giugno 2012 – Una città accogliente e inclusiva. A Roma più di un maggiorenne su tre (850mila persone) non è nato nella capitale. I maggiorenni romani di seconda generazione, con entrambi i genitori nati a Roma, sono 626mila. Gli altri hanno almeno un genitore nato altrove o non sono nati a Roma. La capitale è da sempre una città che accoglie e integra persone provenienti da territori vicini e lontani, un formidabile magnete che attrae persone a caccia di opportunità: 350mila sono gli stranieri residenti, 145mila le persone di almeno 18 anni nate in altri comuni del Lazio, 97mila quelle provenienti dalla Campania e 78mila dalla Puglia. Riguardo alle province di provenienza, prevale quella di Roma (da dove arriva l’8,6% dei non nativi), seguono quelle di Napoli (6,5%), dell’Aquila (3,5%), poi Latina, Foggia, Frosinone e Bari. La comunità romana è il frutto di persistenti flussi di persone in entrata, per questo ancora oggi si può dire che «romani si diventa». La famiglia vero «tondino» della comunità. Le relazioni familiari sono il cuore della comunità romana: dall’affettività alle esigenze concrete, tutto ruota intorno alla famiglia, tanto che si tende, per quanto possibile, a vivere in prossimità dei parenti. Più del 50% dei romani con almeno 18 anni abita con i genitori o vive a un massimo di 30 minuti a piedi da loro (un quarto vive a meno di 15 minuti). Il 48% ha parenti stretti a un massimo di 30 minuti a piedi dalla propria abitazione (il 33% a meno di 15 minuti). Nella scelta dell’abitazione, oltre al prezzo e alle caratteristiche, conta la possibilità di vivere nei pressi di genitori, parenti, amici: il 67% dei romani ha amici stretti a un massimo di 30 minuti a piedi da casa. La famiglia è uno degli attori decisivi del welfare romano: nella capitale ci sono 45mila famiglie con badanti, 20mila con baby sitter, 265mila contano su forme di aiuto familiare. Si stima che le famiglie spendano per badanti e baby sitter circa 800 milioni di euro all’anno. Ci sono poi le spese per servizi e prestazioni di tutela: in un anno 853mila famiglie hanno sostenuto spese sanitarie private, 508mila hanno pagato le attività sportive, 91mila lezioni private (ripetizioni scolastiche, attività formative, ecc.), 424mila polizze assicurative private (sanitarie, previdenziali, ecc.). Il collante delle reti informali, dal volontariato all’associazionismo. Quasi 470mila romani dichiarano di dedicarsi in modo regolare (213mila) o saltuariamente (253 mila) ad attività di volontariato informale e organizzato. Si tratta di più di 61mila giovani con età fino a 29 anni, 125mila adulti con età tra 30 e 44 anni, 170mila tra 45 e 64 anni, 110mila anziani. Il 45% dei romani è iscritto o partecipa alle iniziative di varie associazioni (sportive, ambientaliste, culturali, ecc.) presenti in modo capillare sul territorio. L’importanza delle relazioni di prossimità, dal vicinato al quartiere. La comunità romana è tenuta insieme da famiglie e reti informali. La prossimità territoriale conta meno, ma guai a cedere a visioni riduttive dei quartieri, anche periferici, perché ovunque in città, periferie incluse, esiste una fitta rete di relazioni sul territorio. Il vicinato è considerato dal 30% dei romani una forma di comunità dove ci si conosce, frequenta ed eventualmente aiuta. Il quartiere è per molti uno spazio di relazioni importante, visto che il 36% dei romani dichiara di partecipare ad attività ed eventi che si realizzano nei territori, il 32% svolge gran parte delle relazioni sociali in piazza o al bar, il 25% è direttamente coinvolto nella soluzione dei problemi del quartiere. I disagi sociali a Roma. Come in tutte le grandi città, a Roma è presente una pluralità di forme di disagio sulle quali occorre intervenire. Ci sono 107mila non autosufficienti e 80mila disabili, 74mila giovani che non studiano e non lavorano, 131mila persone che vorrebbero andare a vivere per conto proprio ma non ci riescono a causa dei costi elevati delle case, 63mila disoccupati di lungo periodo, 29mila persone con almeno cinquant’anni alla ricerca di un lavoro, 106mila famiglie a basso reddito, nelle quali si contano 62mila persone che lavorano (working poor). Si stimano in circa 40mila le famiglie in cui si sommano almeno tre forme di disagio. E crescono le vulnerabilità potenziali. C’è stato un vero boom del numero di persone che vivono sole: 303mila in più negli ultimi dieci anni. Dai disagi nasce una domanda imponente di welfare che Roma deve affrontare, con il rischio che i tagli imposti dal governo colpiscano in città fino al 40% degli attuali beneficiari di servizi, interventi, prestazioni di assistenza. Boom delle persone sole. A Roma è esploso il numero delle persone sole, quelle che fanno famiglia a sé. Erano 292mila nel 2001, sono diventate 596mila nel 2010 (303mila in più), con un ritmo di crescita media annua del 7,4%. I nuclei unipersonali in città erano poco più del 28% del totale delle famiglie romane nel 2001, sono diventati il 44% nel 2010. Nel quinquennio più recente (2005-2010) l’incremento è stato ancora più intenso: +11,7% pari a 62.500 persone in più. Il boom è evidente nel Municipio I (+29%, 12mila persone sole in più) e nel Municipio Viii (+36%, 9.200 persone sole in più). Incrementi percentuali a due cifre si sono registrati anche nei Municipi Vii (+14,6%), Xii (11,4%), Xiii (+16,5%), Xix (+13%) e Xx (+10,8%). Non c’è il rischio banlieue a Roma. Il 55% dei residenti in periferia definisce medio il livello socio-economico della propria famiglia, un dato analogo a quello rilevato nei quartieri semiperiferici e del centro. E il disagio a Roma non è concentrato come nelle banlieue parigine. Nei rioni del centro ci sono più famiglie con persone non autosufficienti (l’8% contro il 7% della periferia), mentre nei quartieri periferici sono più alti i livelli di disagio nel rapporto con il lavoro (il 6% di famiglie con giovani che non studiano e non lavorano e il 6% con disoccupati di lungo corso). Nella periferia prevale l’eterogeneità sociale, con una robusta presenza di impiegati (il 46% dei capofamiglia contro il 37% registrato in centro), insegnanti (il 6% contro il 10%), liberi professionisti (il 14% contro il 26%). Nei quartieri della periferia le famiglie proprietarie dell’abitazione in cui vivono sono l’82%, rispetto al 71,5% registrato nei quartieri del centro. Il 78% delle abitazioni in periferia ha il collegamento a Internet, il 77% in centro. Tutto intorno a me. I servizi e le attività che i romani si trovano a una distanza di quindici-venti minuti a piedi da casa: la spesa alimentare (l’89,4% dei residenti) e quella non alimentare (70,5%), le pratiche spirituali, come andare a messa (87,3%), la cura del corpo, dallo jogging alla palestra, alla piscina (75%), il medico di medicina generale (74,9%), gli spazi di gioco per i bambini (73,2%), i servizi sociali di riferimento (57,4%), la scuola per i figli (54,4%), cinema, teatri e musei (38,2%). Il 20% dei romani arriva al posto di lavoro in quindici-venti minuti a piedi, il 32% in meno di mezz’ora, il 34% entro un’ora, il 14% in un’ora e mezza al massimo, e solo il 20% impiega più di un’ora e mezza. Il destino futuro della città secondo i romani e i «nuovi romani». Nel 2020 Roma sarà più aperta al mondo (lo pensa il 76% dei romani), più dinamica (72%) e più solidale (59%). Molto positiva anche la visione dei migranti, vero motore della crescita della città, visto che l’80% è qui per restare e il 62% ha aspettative crescenti, con la convinzione che i figli staranno meglio di loro. Per i romani la città è comunque destinata a correre verso il meglio. Di questo sono ancora più convinti i migranti: il 60% ritiene che nei prossimi cinque o dieci anni i più bravi riusciranno a emergere nel mondo del lavoro, per il 50% accadrà altrettanto nell’imprenditoria per gli immigrati che hanno la grinta per farcela, il 65% crede che i figli dei migranti riusciranno sempre di più a superare le difficoltà nella scuola e quelli con più talento si affermeranno. 2025: una città di longevi, di donne, di stranieri. Nel 2025 abiteranno a Roma 158mila persone in più, pari al 5,7% in più dell’attuale popolazione, che supererà i 2,9 milioni di persone. Aumenteranno di più le donne (+6,6%, 97mila in più), le persone in età attiva, di 15-64 anni (+4,7%, 85mila in più), gli anziani, con 65 anni e oltre (+15,8%, 92mila in più), gli ultraottantenni (+43,7%, 73mila in più). Due saranno le tendenze forti della popolazione cittadina: longevità e femminilizzazione. E le donne saranno la componente di gran lunga più consistente dei longevi: nel 2025, dei 677mila anziani che abiteranno a Roma, 405mila saranno donne. Se proseguiranno i trend registrati finora, nel 2025 a crescere di più saranno ancora i Municipi Viii (+48%, 49mila residenti in più) e Xiii (+26,5%, 57mila in più). Via libera alla voglia di autoimpiego, risorsa per una buona politica sociale cittadina. Date le dinamiche demografiche e l’evoluzione dei bisogni sociali, non ci sarà budget pubblico in grado di finanziare una copertura adeguata nel prossimo futuro se non riparte la creazione di occupazione. Servono 53mila posti di lavoro di qui al 2020 per mantenere l’attuale livello di occupazione e 203mila per raggiungere il tasso di benchmark europeo. Decisiva sarà la capacità di attivare la voglia di autoimprenditorialità che si stima possa coinvolgere complessivamente 400mila romani. Infatti, 161mila cittadini si dichiarano intenzionati ad aprire una piccola impresa, 135mila un’attività commerciale, 103mila un’attività artigianale, 99mila una cooperativa sociale insieme ad altre persone. La capitale non ha bisogno di grandi carrozzoni pubblici per creare occupazione fittizia, ma di condizioni favorevoli per dispiegare le sue energie potenziali. Così il lavoro potrà essere il vero veicolo della coesione comunitaria. Valorizzare le diversità, impedire che diventino fratture. Tolleranti (38%), generosi (24%), collaborativi (21%) e laboriosi (19%): sono questi gli aggettivi con cui i romani si descrivono. Ci sono però diversità che rischiano di generare slabbramenti del tessuto cittadino e una potenziale conflittualità. I romani si sentono più distanti in primo luogo dalle persone con una diversa posizione politica (37%), poi da quelle appartenenti a un’altra classe sociale (21%), un altro livello culturale (18%), un’etnia diversa (13%), un’altra religione (12%), un altro quartiere (10%), un’età differente (8%). Riguardo ai valori di cui la città avrà più bisogno per essere migliore, è il rispetto quello richiamato più spesso (51%), poi la solidarietà (40%), la tolleranza (33%), la responsabilità (19%), la moralità (15%). Il rispetto è un valore indispensabile affinché diverse identità e aspettative, stili di vita e interessi differenti, molteplici traiettorie socio-economiche possano coesistere virtuosamente, senza diventare fonte di una conflittualità diffusa. Questi sono i principali risultati del rapporto «Il valore del sociale a Roma», presentato oggi da Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, nell’ambito degli Stati Generali del Sociale e della Famiglia di Roma Capitale, a cui sono intervenuti, tra gli altri, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il Vicesindaco Sveva Belviso, l’Assessore alla Famiglia, all’educazione e ai giovani Gianluigi De Palo, il Ministro per la Cooperazione internazionale e l´Integrazione Andrea Riccardi, il Vescovo ausiliare di Roma Guerino Di Tora.  
   
   
MB: CARRELLO DELLA SPESA SEMPRE PIÙ CARO PER FAMIGLIE LOMBARDE  
 
 Milano, 27 giugno 2012 - I prezzi degli alimentari aumentano in un anno del 3,5% e per le famiglie lombarde il carrello costa circa 80 Euro in più. A Monza l’aumento per la spesa alimentare è maggiore rispetto alla media (+4,4%): un rincaro che vale per i portafogli dei monzesi circa 100 euro su base annua. I prezzi degli alimentari crescono di più a Varese (+5,5%) e a Lodi (+4,9%) mentre Bergamo è il capoluogo con gli incrementi più contenuti (+1,3%). Lecco e Pavia, nonostante gli aumenti registrati, sono le città lombarde più economiche per riempire il carrello: rispettivamente il costo della spesa vale il 5,9% e il 5,7% in meno rispetto alla media lombarda. E sugli scaffali di negozi e dei punti di grande distribuzione è boom delle promozioni: 20 prodotti del “carrello tipo” presentano almeno una referenza di marca in promozione. E se si acquistano i prodotti a marchio commerciale, il risparmio è pari a circa il 34%. E in Lombardia è in aumento anche il costo dei servizi: al bar, per esempio, il caffè è cresciuto in media del 3,4% in un anno e una pizza in pizzeria si paga lo 0,6% in più rispetto ad un anno fa. Sono alcuni dei dati che emergono dalla Rilevazione dei prezzi di alcuni beni e servizi di largo consumo a Monza e in Lombardia realizzata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza con il coordinamento scientifico di Ref-ricerche, presentate oggi presso la sede della Camera di commercio di Monza e Brianza. Il carrello della spesa a Monza … vale mediamente 161 Euro. Anche a Monza, come in Lombardia, aumenta il prezzo della maggioranza dei generi alimentari rispetto allo scorso anno: il caffè tostato, ad esempio, registra +22,1%. In controtendenza l’olio extravergine di oliva (-4,9%) e il pollo (-1,8%). Nel carrello costa meno anche il dentifricio (-3,9%). …e nelle altre province lombarde Lecco è la provincia più economica della Lombardia per il carrello della spesa (-5,9% rispetto alla media lombarda), seguita da Pavia (-5,7%). Monza e Milano sopra la media lombarda (rispettivamente +3,5% e +3,6%). I prezzi degli alimentari crescono di più a Varese (+5,5%) e a Lodi (+4,9%) mentre Bergamo è la provincia con gli incrementi più contenuti (+1,3%) I prezzi dei servizi a Monza e in Lombardia Tra i prezzi dei servizi al bar, il caffè in un anno cresce a Monza di +5,5% (1 Euro il prezzo medio), un aumento superiore alla media lombarda (+3,4%). Tra le consumazioni al bar il “toast veloce” della pausa presenta gli aumenti più significativi (+7,3% in un anno). Gustarsi l’espresso al bar è un’abitudine che costa di più a Cremona, Brescia e Bergamo (1 Euro), di meno a Como, Varese e Milano (0,90 Euro). In aumento a Monza il prezzo per un’uscita in pizzeria (+0,5% in un anno), rincaro in linea con la media lombarda (+0,6%). Anche se concedersi una pizza a Monza (9,5 Euro) costa meno di Milano (10,2 Euro) e Varese (10,6 Euro).  
   
   
DONNE, IN 20 ANNI 100.000 ISCRITTE AD ASSOCIAZIONI  
 
Milano, 27 giugno 2012 - Il bando ´Progettare la parità in Lombardia´, lanciato da Regione Lombardia lo scorso anno, ha consentito di avviare 27 progetti, nei quali sono stati coinvolti 178 soggetti tra associazioni, enti locali, Asl, scuole e altre realtà su tutto il territorio regionale. Nel corso del 2011 ha messo a disposizione dei progetti avviati da gruppi iscritti all´Albo regionale delle associazioni femminili 200 mila euro, attivando un percorso virtuoso all´interno del quale sono stati avviati interventi per un valore complessivo di 525 mila euro. A renderlo noto il sottosegretario alle Pari opportunità, Moda e Design di Regione Lombardia, Ombretta Colli, nel corso dell´incontro annuale con le associazioni femminili e con i Centri risorse locali di parità, che si è tenuto a Palazzo Lombardia. "Un incontro - ha sottolineato il sottosegretario Colli - che, pur essendo ormai una tradizione consolidata per Regione Lombardia e per le tante realtà iscritte all´albo, quest´anno ha una rilevanza particolare. Nel 2012 si celebra infatti il ventesimo anniversario dell´istituzione dell´Albo regionale delle associazioni femminili, che Regione Lombardia introdusse, prima in Italia, nel lontano 1992, e che oggi conta 321 associazioni iscritte, per un totale di oltre 100 mila associate".  
   
   
DONNE, LEGGE ANTI VIOLENZA: IL PLAUSO DELLA GIUNTA LOMBARDA  
 
 Milano, 26 giugno 2012 - "L´approvazione della Legge regionale sulla violenza contro le donne è un passaggio di grande importanza, perché colma un vulnus legislativo che riguardava un fenomeno particolarmente odioso. Questo, però, non rappresenta un punto di arrivo, bensì un punto di partenza per le politiche che Regione Lombardia intende mettere in atto, per arrivare alla realizzazione concreta delle pari opportunità". Ombretta Colli, sottosegretario del Presidente alle Pari opportunità, Moda e Design di Regione Lombardia, esprime così tutta la sua soddisfazione per la conclusione dell´iter della Legge regionale sulla violenza contro le donne, approvata oggi dal Consiglio regionale. "Mi fa molto piacere - ha concluso il sottosegretario Colli - che il confronto in Aula abbia portato all´approvazione di un testo condiviso su un tema tanto importante, da richiedere la massima responsabilità da parte di tutte le forze politiche". "Con l´approvazione di questa legge Regione Lombardia si dota di uno strumento utile per aiutare e accompagnare le donne vittime di violenza, sostenendo la ricchezza di realtà presenti sul territorio lombardo che quotidianamente si occupano dei casi di violenza". Con queste parole l´assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli, ha commentato l´approvazione della norma. Redatta da un apposito gruppo di lavoro del Consiglio Regionale, la legge ha l´obbiettivo di varare nuove azioni a favore dei centri anti violenza e altre unità d´offerta anche sperimentali e di dare vita a misure di sostegno a favore delle donne vittime di violenza. "Questo provvedimento - aggiunge l´assessore - vuole promuovere anzitutto la cultura della non violenza, nella consapevolezza che le vittime sono in continua crescita e che le violenze avvengono spesso all´interno delle mura domestiche, danneggiando quindi non solo le donne, ma anche i loro figli. Accanto quindi al sostegno dei servizi e delle realtà presenti nel territorio lombardo, credo che il primo ambito d´intervento dovrà essere quello educativo a partire dai più giovani, per riscoprire il ruolo centrale della donna nella nostra società". "L´importanza - conclude Boscagli - di questa legge è sottolineata anche dal significativo stanziamento programmato: un milione di euro. Una cifra importante che potrà dare corso concreto alle iniziative e agli obbiettivi che si propone". "Una legge articolata e concreta, che ha alcuni importanti aspetti che la qualificano". E´ il commento dell´assessore allo Sport e Giovani della Regione Lombardia Luciana Ruffinelli, all´approvazione, da parte del Consiglio regionale, della legge contro la violenza nei confronti delle donne. "Il primo aspetto importante - spiega Ruffinelli - è la grande attenzione alla cultura del rispetto della donna e della prevenzione dalle violenze e della denuncia e uscita dal sommerso, spesso simile a una schiavitù continua. Inoltre mi sta a cuore la tutela dell´immagine della donna nell´ambito della comunicazione mediatica e pubblicitaria". "Il secondo aspetto da sottolineare - aggiunge l´assessore - riguarda la rete tra forze dell´ordine, operatori sanitari e associazioni che danno assistenza e alloggi. E´ una battaglia importante, per la quale serve la correlazione di tante congiunte azioni". "Il terzo punto da rilevare - spiega ancora Ruffinelli - è la concretezza di concedere immobili in comodato o deroghe per l´assegnazione diretta di alloggi di residenza pubblica e la concretezza di un finanziamento importante da parte della Giunta: un milione di euro". "Desidero - conclude l´assessore Ruffinelli - far arrivare all´esterno di quest´Aula il senso del lavoro utile e necessario che qui si svolge, oggi e sempre nella legislazione e nel governo di Regione Lombardia".  
   
   
AL VIA IL XVIII MEETING INTERNAZIONALE ANTIRAZZISTA  
 
 Firenze, 27 giugno 2012 – ‘Generazione Diritti’ è il titolo dell’edizione numero 18 del Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina. Organizzato da Arci Toscana con il sostegno della Regione, l’appuntamento è come sempre a Cecina mare, dal 30 giugno fino al 7 luglio. Al centro del Mia 2012 i diritti delle nuove generazioni, quella fetta sempre più consistente di popolazione costituita dai giovani nati o cresciuti nel nostro paese ai quali però viene impedito il completo godimento dei diritti basilari di cittadinanza (civili, sociali e politici) a causa della legge italiana che non prevede l’acquisizione della cittadinanza per il fatto di essere nato sul territorio di uno stato (il cosiddetto ius soli). “Il titolo del Mia 2012 – ha spiegato l’assessore al welfare Salvatore Allocca – racchiude in sé il senso di una richiesta collettiva di riconoscimento di diritti da parte di persone già di per sé cittadini in quanto studenti, lavoratori, contribuenti. Ci troviamo a commentare una situazione davvero paradossale. In fondo queste persone chiedono soltanto di poter esercitare diritti che spettano a tutti i membri di una comunità. Sono persone che rappresentano il nostro futuro, in grado di dare un contributo importantissimo in termini economici e demografici”. “Dal meeting – spiega Gianluca Mengozzi, presidente di Arci Toscana – vogliamo mandare un messaggio: oggi è possibile aprire una nuova stagione delle politiche dell’immigrazione che hanno contraddistinto l’Europa, e in particolare l’Italia, in questi ultimi anni. Lo dimostrano le oltre 200mila firme raccolte dalla campagna L’italia sono anch’io nonchè le parole del presidente Napolitano. La società italiana e il mondo della politica si sono accorti che ci sono milioni di ragazze e ragazzi, nati da genitori stranieri, tutti portatori di storie italiane ma in attesa, ormai ingiustificata, del riconoscimento dei loro diritti”. Il Mia 2012 riserverà una dedica particolare a Samb, Diop e alle altre vittime della strage di Piazza Dalmazia a Firenze dello scorso dicembre. Secondo i dati Istat (1 gennaio 2011), su quasi 33 mila nuovi nati quelli partoriti da donne straniere sfiorano le 6 mila unità (18%; il dossier Caritas Migrantes eleva la quota al 24%). Gli under30 stranieri sono aumentati di circa 100 mila unità tra il 2003 e il 2011: da 61mila sono passati a 161 mila. Secondo il dossier Caritas Migrantes, nell’anno scolastico 2010/2011 sono stati 56.280 gli alunni stranieri iscritti nelle scuole toscane (+5,6% rispetto all’anno precedente), pari all’11,4% della popolazione studentesca (la media nazionale si ferma al 7,9%). Il 41,4% di questi (23.225 in termini assoluti) è nato in Italia. Gli stranieri residenti in Toscana, iscritti nelle anagrafi comunali, superano quota 364 mila, il 9,7% della popolazione totale. Secondo il dossier Caritas Migrantes gli stranieri regolari sfiorano le 400 mila unità, il 10,6% della popolazione. In entrambe i casi il dato supera sia la media italiana (7,5%) che quella europea (6,5%).  
   
   
CONVEGNO SUI SERVIZI ALLA PERSONA E OCCUPAZIONE NEL WELFARE CALABRESE  
 
Catanzaro, 27 giugno 2012 - La Regione e Italia Lavoro, attraverso il programma nazionale Assap, hanno organizzato una conferenza stampa-convegno dal tema “Servizi alla Persona e occupazione nel welfare calabrese”, che si svolgerà mercoledì 27 giugno, a Vibo Marina, all’Hotel Cala del Porto in Via Roma. La giornata prevede una prima parte, con inizio alle ore 9.30, sul tema: “Incontro con gli sportelli territoriali delle Agenzie di intermediazioni aderenti al Programma”, alla presenza di Mario Conclave, Responsabile Progetto Assap di Italia Lavoro e di Bruno Calvetta, Dirigente Generale al Dipartimento Lavoro, Formazione Professionale e Politiche Sociali della Regione. Subito dopo ci sarà la conferenza stampa, alle ore 11.30, dell’Assessore Francescantonio Stillitani che sarà affiancato da Natale Forlani, Direttore Generale dell´immigrazione e delle politiche di integrazione Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e Mauro Trincali, Coordinatore di gestione di Italia Lavoro. La seconda parte, pomeridiana, sarà incentrata sul tema: “Incontro con gli sportelli pubblici e privati e i referenti della Rete”. Oltre a Mario Conclave, interverrà Renato Scordamaglia del settore Assistenza Tecnica alle Politiche Sociali della Regione. Il Programma Nazionale Assap “Azione di sistema per lo sviluppo di sistemi integrati di servizi alla persona” promuove la realizzazione di un sistema nazionale integrato di azioni, finalizzate alla qualificazione dei servizi di cura e di assistenza alla persona (badanti). In pratica, si promuove la creazione di una rete di sportelli pubblici e privati di incrocio domanda/offerta di assistenza, che informi, orienti e assista le famiglie e le persone nella loro ricerca di assistenza qualificata o di occupazione, anche temporanea. La rete territoriale, oltre il matching domanda/offerta, offre servizi di consulenza nella gestione del rapporto del lavoro e di formazione e qualificazione degli addetti ai servizi di cura, anche attraverso sistemi di riconoscimento delle competenze informali. Nelle regioni obiettivo Convergenza (Sicilia, Calabria, Puglia, Campania) il programma “Azione di sistema per lo sviluppo di sistemi integrati di Servizi alla Persona (Assap)” è oggetto di finanziamento da parte del Fondo Sociale Europeo, per un impegno complessivo di dieci milioni di euro da utilizzare in voucher.