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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Gennaio 2010
SCOPERTI NUOVI MARCATORI GENETICI PER I TRATTI DEL DIABETE  
 
 Bruxelles, 20 gennaio 2010 - Il lavoro svolto da un team internazionale di scienziati ha contribuito a fare luce sul prototipo biologico del diabete di tipo 2 (T2d). I due studi paralleli, in parte finanziati dall´Ue, sono stati condotti da ricercatori appartenenti a più di 100 istituti, impiegando i dati genetici di oltre 100. 000 individui. La scoperta delle varianti genetiche comuni associate al rischio di T2d e ai livelli di glucosio ematico è pubblicata in due rapporti nella rivista Nature Genetics. Nel mondo soffrono di diabete tra i 170 e i 285 milioni di persone. Circa il 95% dei malati soffre di T2d, che è caratterizzato da uno alto livello di zucchero ematico cronico. Il T2d di solito colpisce le persone che hanno più di 30 anni, ma si sta velocemente diffondendo anche nei bambini. Se la malattia non viene affrontata in maniera appropriata - avverte l´Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - i decessi dovuti al diabete potrebbero raddoppiare nel prossimo decennio. I due studi in questione sono stati condotti dal consorzio Magic ("Meta-analyses of glucose and insulin-related traits consortium") e rappresentano un esempio straordinario di collaborazione a livello europeo e internazionale. Il professor Nick Wareham dell´Istituto di scienze metaboliche presso l´Università di Cambridge nel Regno Unito ha spiegato che i tratti associati alle malattie come il T2d sono talmente comuni che risulta estremamente difficile per gli scienziati scoprire le cause genetiche che sono alla base delle manifestazioni fisiche e di stabilire un collegamento facile da capire. "Di fronte alle malattie comuni è necessario collaborare in grandi squadre per riuscire ed analizzare l´enorme quantità di dati disponibili", ha detto. Per il primo studio, il team ha eseguito una meta-analisi dei livelli di zucchero a digiuno in migliaia di partecipanti di discendenza europea. Essi hanno individuato nove varianti genetiche che influiscono sui livelli di glucosio a digiuno (molti dei quali sono legati ad un rischio aumentato di T2d) e una variante che influisce sull´insulina a digiuno e sull´Homa-ir (modello omeostatico della resistenza all´insulina). Nello studio parallelo, il team ha analizzato il livello di glucosio ematico dei partecipanti due ore dopo la somministrazione orale di un carico di glucosio (un test comune per la T2d in cui il sangue viene testato dopo l´assunzione di un liquido dolce contente glucosio), individuando tre nuove varianti genetiche associate ai livelli di glucosio aumentati. La dottoressa Inês Barroso del Wellcome Trust Sanger Institute nel Regno Unito e il suo team si dicono soddisfatti dei risultati, ma sono sorpresi di aver scoperto solo una forte associazione con i livelli di insulina. "Non riteniamo che si tratti di una differenza tecnica, ma che la genetica ci stia informando che le due misurazioni - insulina e glucosio - hanno diverse architetture con meno geni, varianti più rare o un´influenza ambientale maggiore che influisce sulla resistenza all´insulina", ha aggiunto la Barroso. Le scoperte del consorzio aumentano le conoscenze sui nuovi loci associati ai livelli di glucosio e al rischio di diabete, e - cosa più importante - forniscono approfondimenti sui pathway biologici che potrebbero in definitiva condurre al diabete. "Grazie a questi studi genetici, sta aumentando la nostra conoscenza sul T2d - fa notare il professor Mark Mccarthy della Oxford University nel Regno Unito - dal momento che riusciamo finalmente a fare un po´ di chiarezza sui percorsi che conducono alla meta finale, rappresentata dalla malattia". Per maggiori informazioni, visitare: Nature Genetics http://www. Nature. Com/ng/index. Html Institute of Metabolic Science: http://www. Ims. Cam. Ac. Uk/ .  
   
   
GENOVA, OGGI AL GALLIERA SALONE CONGRESSI L´OSPEDALE DIVENTA DIGITALE  
 
Genova, 20 gennaio 2010 – Sono quasi 2. 000 i referti firmati digitalmente e archiviati in modalità sostitutiva ogni giorno dall´Ospedale Galliera con una produzione media annua di oltre 600. 000 documenti clinici digitali. Dell´esperienza tutta genovese, che si pone l´obiettivo di evidenziare la strategicità degli strumenti informatici in tema di dematerializzazione della documentazione clinica, se ne parlerà domani, nell´ambito del convegno “G:ood - Galliera: Ospedale Orientato al Digitale”, a partire dalle ore 9. L´evento - data la numerosa partecipazione - si svolge in contemporanea nel Salone Congressi (Via Volta 8 – primo piano) e, con collegamento in tempo reale, nell´Aula Magna dell´Ente (Corso Mentana 10). “Si tratta di un percorso avviato pionieristicamente negli anni novanta – spiega Adriano Lagostena, Direttore Generale dell´Ente- che oggi ci permette non solo di gestire con un know how consolidato tutto il settore dell´informatizzazione, ma di fornire un contributo a livello nazionale sulla materia. Questo avanzato piano costituisce uno degli elementi determinanti nella pianificazione del nuovo Galliera organizzato per intensità di cura. Una componente, quella informatica, che ne completerà l´aspetto innovativo attraverso un sofisticato sistema di condivisione dei processi”. Nell´ambito della giornata i singoli interventi saranno condotti direttamente dai clinici delle tre aree attive coinvolte nell´attività specialistica: medicina, chirurgia e urgenza. Gli specialisti evidenzieranno nel corso delle proprie testimonianze gli aspetti di ottimizzazione dei processi sanitari forniti dalle applicazioni. “Nel biennio 2008-2009 - spiega Carlo Berutti Bergotto, Direttore dei Servizi Informatici e Telecomunicazioni del Galliera e responsabile scientifico del Convegno G:ood - abbiamo gestito oltre 22 un milioni e mezzo di immagini in digitale, garantendo anche per queste il processo di archiviazione sostitutiva. La “dematerializzazione” della cartella clinica ha portato notevoli cambiamenti organizzativi e alla progressiva scomparsa della refertazione tradizionale con una serie di vantaggi irrinunciabili, tra questi una riduzione del rischio clinico e una più rapida fruibilità dell´informazione sanitaria a tutti i livelli con possibilità di estensione agli operatori sanitari presenti sul territorio, oltre a un diretto risparmio economico. Il progressivo incremento della gestione documentale informatizzata all´interno della struttura ha creato così i presupposti finalizzati alla riduzione di carta, pellicole, tracciati nel trattamento dei dati del paziente”. Il progetto G:ood possiede quindi anche un´anima “verde”. Con la sostituzione dei supporti tradizionali in favore del documento informatico si arriverà progressivamente alla scomparsa della carta. Secondo il Cnipa (Centro Nazionale per l´Informatica nella Pubblica Amministrazione) nel 2009 in Italia sono state stampate negli uffici oltre 100 miliardi di pagine. Cinquanta miliardi di queste, che corrispondono a oltre un milione di alberi, sono state gettate dopo mezz´ora. .  
   
   
WORKSHOP SULL´ECCELLENZA NELLA FERTILIZZAZIONE IN VITRO  
 
Maribor - Slovenia, 20 gennaio 2010 - Il 22 e 23 gennaio 2010 si terrà a Maribor, in Sovenia, un workshop intitolato "The search for excellence in Ivf (in-vitro fertilisation): a practical approach". La medicina riproduttiva è un campo scientifico e clinico molto interessante. Ogni mese la ricerca compiuta in questo campo annuncia nuovi sviluppi, "primati" medici, nuove normative sviluppate da enti regolatori o controversie etiche - che spesso avviano i dibattiti tra i praticanti dello stesso campo, nonché con esperti di etica, legislatori, i media e il pubblico. L´evento è sponsorizzato dalla Società europea per la riproduzione e l´embriologia umana (Eshre). Il workshop fornirà un forum per i medici e gli scienziati per condividere i risultati della ricerca e discutere sui problemi e i nuovi sviluppi. La lingua ufficiale del corso è l´inglese. Per ulteriori informazioni, http://www. Eshre. Com/eshre/english/calendar/eshre-campus/the-search-for-excellence-in-ivf/page. Aspx/298 .  
   
   
SANITÀ IN SARDEGNA: RINNOVATO ACCORDO FEDERFARMA - SCORPORO OSPEDALI  
 
Cagliari, 20 Gennaio 2010 - Su proposta dell´assessore regionale dell´Igiene e Sanità e dell´Assistenza sociale, Antonello Liori, la Giunta regionale ha rinnovato l’accordo quadro con Federfarma Sardegna, rappresentante delle farmacie, e coi distributori intermedi (Cosafaca, Difarma, Sima) per lo smistamento dei medicinali del Prontuario terapeutico per conto del Servizio sanitario regionale. "La distribuzione - ha sottolineato l´Assessore Liori - finora ha fatto registrare una sensibile diminuzione della spesa a carico della Regione, assicurando un servizio capillare per il cittadino, abbiamo perciò deciso di rinnovarla e di estenderla a tutti i farmaci del Prontuario. ” Provvisoriamente, l’accordo è stato prorogato fino al 30 giugno 2010, in attesa che un gruppo di studio, costituito da Federfarma e Regione, predisponga la proposta di revisione, l’accordo per la distribuzione di dispositivi medici, prodotti dietetici e materiale per diabetici. Quindi, l´accordo sarà rinnovato fino al 31 dicembre 2011. Inoltre, la Giunta ha approvato in via definitiva – dopo il recente passaggio nella Commissione Sanità del Consiglio regionale – anche i progetti di scorporo del “C. T. O. ” e “Santa Barbara” di Iglesias e “Sirai” di Carbonia dalla Asl di Carbonia (e contestuale costituzione dell’Azienda Ospedaliera di Carbonia-iglesias); del “Dettori” di Tempio e “Giovanni Paolo Ii” di Olbia dalla Asl di Olbia (e contestuale costituzione dell’Ao di Olbia-tempio); del “San Francesco” e “Zonchello” di Nuoro dalla Asl di Nuoro (e contestuale costituzione dell’Ao di Nuoro); del “San Martino” di Oristano e “Delogu” di Ghilarza dalla Asl di Oristano (e contestuale costituzione dell’Ao di Oristano); del Microcitemico dalla Asl n. 8 di Cagliari e contestuale accorpamento all’Azienda “Brotzu” di Cagliari. .  
   
   
RICERCA IN ABRUZZO:CHIODI,PRESTO UN TAVOLO PER RILANCIO MARIO NEGRI SUD IL PRESIDENTE HA INCONTRATO IL DIRETTORE DEL CONSORZIO  
 
 Pescara, 20 gennaio 2010 - Sostenere al meglio le attività di ricerca del Consorzio Mario Negri Sud, uno dei poli di eccellenza del centro-sud nel campo della ricerca oncologica, di quella diabetologica, nell´approfondimento di alcune malattie genetiche e delle scienze ambientali, attraverso lo studio di nuove possibilità di collaborazione con le Asl e con diversi enti strumentali della Regione soprattutto in settori come ambiente e sanità. A tal proposito, il presidente della Regione, Gianni Chiodi, in visita presso la sede del Consorzio a Santa Maria Imbaro, accompagnato dal consigliere regionale, Emilio Nasuti, presidente della Commissione Bilancio, ha manifestato al direttore della struttura, Mario Tognoni, la disponibilità ad attivare, entro il prossimo mese di febbraio, un tavolo operativo con i direttori generali delle Asl, l´assessore alla Formazione, Paolo Gatti, il direttore dell´Agenzia Sanitaria regionale (Asr) e con il commissario dell´Arta proprio al fine di individuare maggiori possibilità di integrazione tra le attività di ricerca e di monitoraggio del Mario Negri Sud e quelle condotte dalla strutture della Regione e dagli enti ad essa collegati. "A parte la circostanza tutt´altro che trascurabile che la Regione Abruzzo è uno dei tre membri del Consorzio fin dalla sua costituzione, - ha rimarcato il presidente della Regione - ritengo impensabile che un punto di riferimento così importante per la ricerca medico-scientifica come il Mario Negri Sud, che vanta, tra l´altro, collaborazioni e collegamenti in tutto il mondo, in questi anni sia stato quasi dimenticato dalla Regione Abruzzo". Nella sede di Santa Maria Imbaro che, attualmente, può contare su circa 130 dipendenti, operano complessivamente oltre 200 persone tra adetti ai servizi, tecnici e ricercatori se si considera anche il corposo gruppo di borsisti. La struttura riceve esclusivamente finanziamenti per progetti di ricerca su base nazionale ed internazionale. Risorse che derivano in gran parte da fondazioni private come Airc, Telethon, Firc, Human Frontier Science Program, dalla Commissione Europea ma anche dalle industrie e da semplici cittadini. Al momento, una trentina di dipendenti del Consorzio è in cassa integrazione a causa della mancanza di commesse in alcuni settori ed è per questo che la prospettiva di fornire in futuro studi e ricerche a beneficio della Regione potrebbe anche lasciar intravedere un futuro più roseo. .  
   
   
- OSPEDALE LECCO, FORMIGONI: PROMESSA MANTENUTA VISITA AL MANZONI CON GLI ASSESSORI BRESCIANI E BOSCAGLI  
 
Lecco, 20 gennaio 2010 - Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha dato il via oggi alle celebrazioni per il decennale dell´ospedale Manzoni di Lecco, visitando la struttura e incontrando medici, infermieri, personale amministrativo e volontari delle stesso ospedale. Formigoni, accompagnato dagli assessori Luciano Bresciani (Sanità) e Giulio Boscagli (Famiglia e Solidarietà sociale) ha parlato di una "promessa mantenuta", tanto che "l´ospedale Manzoni è il meglio di quanto la sanità lombarda, e quindi italiana, può offrire". "Il Manzoni - ha detto Formigoni incontrando i lavoratori dopo le testimonianze del Direttore generale, Ambrogio Bertoglio, di una volontaria, di un´infermiera e di un medico - è il primo ospedale di nuova generazione che abbiamo costruito in Lombardia, cui ne sono seguiti altri, caratterizzato da strutture non solo moderne da un punto di vista tecnologico ma anche più spaziose, accoglienti, costruite in modo che i pazienti si possano sentire il più possibile a casa loro". Il presidente ha poi ricordato l´impegno della Regione nel dotare gli ospedali di macchinari e apparecchiature sempre all´avanguardia, tra cui la nuova Pet-tac del reparto di medicina nucleare, visitato oggi dallo stesso Formigoni. Tra le altre novità menzionate dal presidente, anche il nuovo reparto di cardiochirurgia, altra tappa della visita di oggi, che "insieme agli assessori Bresciani e Boscagli abbiamo voluto e ´portato a casa´, dopo aver convinto i rappresentanti del Consiglio regionale". Realizzato in collaborazione con i Riuniti di Bergamo e perfettamente integrato con la cardiologia e la riabilitazione, il nuovo reparto vanta un modello organizzativo innovativo. Sempre in tema di innovazione, Formigoni ha ricordato come proprio a Lecco sia stata avviata l´esperienza della Crs. "Oggi - ha aggiunto - siamo il più grande sistema al mondo, con dieci milioni di tessere, a utilizzare una carta non solo per tutti i servizi sanitari ma anche per molte altre funzioni, destinate tra l´altro a crescere in futuro". Sempre in tema di realizzazioni, il presidente ha anche ricordato il progetto della nuova sede di Lecco del Politecnico di Milano, nell´area del vecchio ospedale, con un investimento regionale di 24 milioni. Il vero punto di forza del sistema lombardo però, secondo Formigoni, sono le persone, gli operatori sanitari, con la loro "dedizione, professionalità, voglia di fare, senso del dovere e capacità di agire anche al di là del proprio dovere". Interrogato su quale fossero gli aspetti da migliorare, il presidente ha indicato due punti, sottolineando però che il sistema sanitario lombardo "è a livelli di eccellenza mondiale, tanto che vengono a studiarlo da ogni parte e per di più garantisce da anni il pareggio di bilancio". Il primo riguarda l´impegno, che la Regione sta già portando avanti, per fare in modo che i cittadini si sentano sempre più vicini al proprio ospedale, recuperando un senso di appartenenza che anni di statalizzazione e burocratizzazione hanno in parte allontanato. Il secondo punto è un impegno ancora maggiore a "lavorare in squadra, in dialogo continuo" tra ospedale e territorio, ospedale e università, con la Regione e all´interno della stessa struttura. "Il genio italico e lombardo - ha detto Formigoni - sta nella capacità di innovare e allo stesso tempo di fare squadra. Bisogna saper guardare avanti insieme: chiunque abbia un´idea, la proponga, se ne discuta, in uno spirito di costante dialogo e collaborazione". .  
   
   
APERTA LA PROCEDURA NEGOZIALE CHE INTERESSA TUTTE LE AZIENDE DELLA TOSCANA OLTRE 18 MILIONI DI EURO PER LA RICERCA INDUSTRIALE IN SANITÀ  
 
Firenze, 20 gennaio 2010 - Si è aperta la procedura negoziale con la quale la Regione Toscana assicura contributi alle imprese e agli organismi di ricerca, tramite i fondi messi a disposizione dal programma operativo Por Fesr 2007-2013 sulla linea d’intervento 1. 1. C, che coinvolge la Direzione generale Diritto alla Salute. Complessivamente sono messi a disposizione oltre 18 milioni di euro, provenienti da risorse regionali, nazionali e comunitarie. «E´ un altro passo – afferma l´assessore per il diritto alla salute Enrico Rossi – per consolidare la competitività del sistema produttivo regionale, promuovendo la ricerca, il trasferimento tecnologico, i processi di innovazione e rafforzando le relazioni tra i settori pubblico e privato. Per i cittadini ci saranno le ricadute positive di una sanità che attinge al meglio della ricerca più avanzata. » Possono proporsi le imprese di piccola, media e grande dimensione con sede operativa in Toscana, che presentano un progetto di ricerca industriale o sviluppo sperimentale nell’ambito della farmaceutica e delle biotecnologie, in partenariato con un organismo di ricerca toscano. Quest’ultimo dovrà infatti sostenere almeno il 10% dei costi ammissibili del progetto. Ciascun progetto di investimento, della durata di 2 anni eventualmente prorogabile di un ulteriore anno, deve avere un costo complessivo ammissibile compreso tra 3 milioni e 10 milioni di euro, mentre l’intensità di aiuto massima prevista da parte della Regione varia tra il 40% e l’80% dei costi, in base alla dimensione e alla natura delle imprese. Il contributo concesso non sarà comunque superiore a 3 milioni di euro per singolo progetto. La procedura prevede che alcuni aspetti del contenuto dei progetti siano oggetto di approfond imento e confronto tra la Regione e i soggetti promotori dell’iniziativa, fino alla formulazione di una proposta definitiva. Le manifestazioni di interesse possono essere presentate fino alle ore 12 del 4 marzo 2010 sul sito internet: https://sviluppo. Toscana. It/11c/ previo rilascio di nome utente e password per l’accesso al sistema, e con successivo invio della stampa cartacea della domanda secondo le indicazioni riportate nell’avviso. La procedura informatica è totalmente rinnovata rispetto a quella utilizzata per il precedente bando sempre sulla linea 1. 1. C che si è concluso a luglio. Infatti sono presenti un tool di aiuto online, una chat interattiva che fornisce aiuto agli utenti in tempo reale, form interamente compilabili sul sito, 2 indirizzi di posta elettronica dedicata, uno per i contenuti dell´avviso e uno di supporto informatico. .  
   
   
UGL SANITÀ DI ROMA: "SANITÀ PRIVATA DEL LAZIO .. UN FIUME IN PIENA"  
 
Roma, 20 gennaio 2010 – Ieri il Gruppo San Raffaele ha conseganato alle Oo. Ss. La procedura di mobilità per 127 lavoratori, si tratta della seconda procedura che il Gruppo sanitario avvia, dopo aver mandato a casa già l´estate scorsa un notevole numero di lavoratrici e lavoratori, e questa si va aggiungere a quella della Fondazione Santa Lucia, 241 dipendenti, ai circa 400 del Consorzio Ri. Rei ai 24 del Centro di Riabilitazione "Vojta" e forse ad un´apertura prossima di procedura di mobilità anche del Gruppo Ini. Che dire? Se i mesi scorsi gli amministratori della Regione Lazio hanno esaltato il tanto sospirato Piano Sanitario Regionale come "Ancora" di salvezza dei vari problemi della sanità regionale, mi sembra che specialmente la sanità privata si un fiume in piena, per non parlare anche di tante strutture ospedaliere sempre private, come il "Cristo Re", che versano in condizioni finanziarie disastrose. “A tutto ciò da aggiungere una Regione Lazio assente, che per mezzo del suo Presidente aveva promesso tempo fa, specialmente ai lavoratori della Sanità Privata in modo particolare che ”la riorganizzazione (Piano di rientro Sanitario Regionale) non deve lasciare sul campo morti e feriti, dobbiamo difendere i lavoratori e tutelare i pazienti”, mi sembra, che da oggi, il campo si è riempito abbastanza dilavoratori che hanno perso già il lavoro e altri che stanno in attesa di avere lo status di disoccupato, e questo è il segno di una pessima gestione della sanità pubblica e privata che alle pregresse difficoltà hanno aggiunto una conclamata incapacità a governare il sistema sanitario regionale. ” .  
   
   
ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI IN MONTAGNA: DECISA IN VENETO NUOVA ORGANIZZAZIONE STRUTTURE RESIDENZIALI CON - 60 P.L. PER MANTENERE QUALITA´ SERVIZI E RISPARMIARE COSTI  
 
Venezia, 20 gennaio 2010 - “Mantenere in attività e permettere il miglior funzionamento dei centri di servizio residenziali a favore dei nostri anziani non autosufficienti che vivono nella montagna veneta”. Questa la ragione di un provvedimento, approvato dalla Giunta veneta su proposta dell’Assessore alle politiche sociali Stefano Valdegamberi, con il quale è stata decisa la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi nelle strutture residenziali per anziani non autosufficienti ubicati in zona montana che hanno di solito capacità ricettiva inferiore a 60 posti letto. “Con ciò – precisa l’Assessore – salvaguardiamo l’indispensabile attività di questi centri ed evitiamo una penalizzazione inaccettabile e discriminatoria per la gente anziana che vive in queste numerose zone della nostra regione, dal bellunese al veronese, dal vicentino al trevigiano. Il mantenimento di questi servizi essenziali in territori, la cui accessibilità è più complicata che in altre parti del territorio, diventa un valore e un dovere ineludibili per la loro sopravvivenza sociale ed economica”. Valdegamberi spiega che l’applicazione letterale della legge regionale n. 22 del 2002 (autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, sociali e sociosanitarie) e le successive deliberazioni regionali che hanno stabilito i requisiti minimi organizzativi e operativi tra cui una capacità ricettiva superiore ai 60 posti letto, avrebbe comportato nelle zone di montagna il rischio di penalizzare l’attività dei centri di servizio. “Per assicurare realmente l’uniformità e omogeneità della qualità dei servizi agli ospiti dei centri sull’intero territorio regionale, che è tra l’altro uno dei principi informatori della stessa legge regionale – sottolinea l’Assessore regionale – si è pertanto deciso di sperimentare nelle zone di montagna modelli organizzativi semplificati per fare economie di scala, riuscire ad abbattere del 20, 25% i costi della gestione complessiva dei servizi e delle strutture, e di conseguenza pesare meno sulla retta a carico degli ospiti”. In sintesi, la deliberazione regionale prevede: apposite convenzioni tra i centri di servizio nelle zone di montagna, di dimensioni inferiori ai 60 posti letto, e altri soggetti istituzionali di dimensioni maggiori (Ullss, Ipab, etc) allo scopo di ammortizzare i costi fissi; la definizione di modelli standard organizzativi e organizzativi alla luce di economie derivanti dalla ridotta dimensione dei centri di servizio montani. A tal fine, il provvedimento regionale propone la nomina di un gruppo di lavoro che monitori la sperimentazione fino al 31 dicembre 2010, producendo poi dettagliata relazione alla giunta veneta. .  
   
   
LE QUATTRO STAGIONI ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA MILANO 20 GENNAIO - 2 FEBBRAIO 2010 ESPONGONO: ROBERTO BOROTTO, SARA MICHELA CAROZZA, LUMINITA GALL, SILVANA GIRAUDO, MARIOLINA SPADARO, MARTINA TAPINASSI, LOUVIO, LORENADIA VIDONI, MAURO ORIETTI  
 
Milano, 20 gennaio 2010 - La Galleria Il Borgo annuncia la Mostra Internazionale d´Arte "Le Quattro Stagioni", che ha l’intento di promuovere le nuove espressioni artistiche legate all’iconografia delle stagioni, rintracciando un trait d’union tra la tradizione storico-artistica figurativa e le innovative astrazioni dell’arte contemporanea. Per l’occasione sono stati selezionati artisti dalla formazione varia e dalla provenienza eterogenea, così da creare un terreno fertile per gli scambi artistico-culturali tra diverse espressioni artistiche, sottolineando non soltanto i punti di distanza stilistica, ma anche i relativi parallelismi. L’esposizione è dedicata al tema delle stagioni, interpretato in maniera modulare sia da Sara Michela Carozza, sia da Silvana Giraudo, entrambe si presentano come sensibili interpreti del colore che suggerisce fiabesche atmosfere. L’astratto si fa audace nei lavori più cupi ed estremamente significativi di Roberto Borotto e Mauro Orietti: il primo pone un’attenzione particolare all’ambiente attraverso il gesto vibrante e sicuro, il secondo opta per un’espressione geometrizzante del costrutto scenico con l’impiego della spatola. Sorridono al visitatore i preziosismi allegorici di Luminita Gall, artista romena di grande talento, e quelli spirituali dell’autrice francese Lorenadia Vidoni. Louvio cattura l’attenzione per la magnificenza del mosaico e la stessa solarità di realizzazione artistica si ritrova nella ricerca di Martina Tapinassi, profondamente legata alle iconografie mitologiche botticelliane. La bellezza della pittura si situa nella sperimentazione artistica di Mariolina Spadaro, in mostra con un “Omaggio a Gaudì” dalle innumerevoli sfaccettature segniche. .  
   
   
MILANO: WOMEN PAINTERS FROM FIVE CONTINENTS 26 GENNAIO - 26 MARZO 2010.  
 
Milano, 20 gennaio 2010 - “E´ studiando questo tema di Donne Pittrici Dai Cinque Continenti che sono arrivata a chiarire a me stessa alcuni approdi nevralgici dell’arte contemporanea globale”, dice Daniela Palazzoli, curatrice della manifestazione. “Ora, attraverso questa esposizione voluta da Osart Gallery di Milano di dipinti di così alto livello sia espressivo che mediatico, spero di attizzare un dialogo stringente con altri. Rispondo quindi subito alle domande più pressanti sull’argomento”. “La scelta della pittura - dice Andrea Sirio Ortolani di Osart Gallery - deriva dalla nostra passione per questo linguaggio che richiede competenza, preparazione, passione, concentrazione, investimento di energie e di forze sia immaginative che razionali, individualmente, socialmente e culturalmente complesse. La pittura è anche diffusa globalmente, con sorprendente ed inattesa ricchezza di variabili”. In passato molte donne artiste si sono rivelate grandi pittrici, sia pure a fasi storiche alterne dipendenti dalla possibilità o meno di sapere, vedere, viaggiare, agire e farsi conoscere, connessa con la liberalità del loro ambiente vitale. Sono state le battaglie condotte negli anni Settanta, soprattutto nelle nazioni democratiche, a creare una possibilità stabile di autodeterminazione del genere femminile, con conseguente crescita di attenzione per i loro esiti creativi positivi. Mostrare queste Women Painters from Five Continents significa quindi mostrare un tipo di artista lontana anni luce rispetto ai vecchi modi di considerare la donna, nonché a quello di praticare la pittura come semplice espressione di sé. Queste artiste, che, esclusa la pittrice aborigena, vanno dai 27 ai 40 anni, - grazie alla consuetudine col mondo delle idee, e ad una vita equamente suddivisa fra pensiero, creatività ed azioni pratiche - modellano l’unicità dei loro stili pittorici facendo dialogare le loro doti ‘femminili’ di intuizione psicologica e di conoscenza dei valori universali della vita con le nuove capacità e forze creative pragmatiche che derivano da una diretta e liberatoria consuetudine di mondo. La progressiva apertura di molte nazioni alla democrazia e al libero mercato, con la sua caduta di barriere sociali, artistiche e culturali oltre che economiche, accresce anche attenzione e consapevolezza - a livello globale - verso i risvolti a lungo termine di queste scelte. La prima è che, fra paesi, si cominciano a fare paragoni e confronti non solo materiali, ma centrati anche sui vari aspetti del buon vivere umano, culturale e sociale in cui molte donne giocano ruoli di primo piano. Grazie a questi riconoscimenti il processo di attenzione a favore dell’affermazione anche creativa delle donne si va affinando. L’importante è imparare a godere di queste offerte di combinazioni e giochi inediti tessuti fra razionale ed emotivo; funzionale, edonistico ed estetico; forte e psicologicamente sensibile, che migliora ed arricchisce la qualità umana delle nostre vite. Ci introduciamo al tema attraverso la pittrice aborigena Ruby Williamson (1940 circa), che ci richiama alla realtà ancestrale del continente australe, e all´ingegno e alla volontà di alcune artiste che sono state capaci di superare i confini, loro imposti, che le escludevano dalla pratica pittorica. E’ da migliaia di anni che gli aborigeni comunicano in modi molteplici i loro “Sogni” (Dreamings) sulla creazione della loro terra, e sulla nascita della vita, degli esseri umani, e del codice morale che li guida da parte degli spiriti ancestrali. Nel 1971, si cominciarono ad introdurre presso alcune tribù supporti moderni e la pittura ad acrilico, che facilitarono produzione e diffusione di queste opere. Questa era un’attività solo maschile, mentre le donne erano relegate alla produzione di manufatti manuali. Intorno al 1980 esse cominciano ad emanciparsi, e a dipingere da sole opere sempre più apprezzate (al punto che oggi ottengono riconoscimenti pari e superiori a quelli dei pittori) grazie alla loro capacità di interpretare con verve e immaginazione i canoni dei simboli, e le forme astratte attraverso cui vengono raccontati visivamente sia storie e miti che i punti salienti del paesaggio e degli insediamenti, grazie ai quali esse vivono in comunione col loro villaggio. Anche la personalità e la pittura di Rosson Crow (1982) - texana, dotata di un vasto bagaglio di studi artistici e viaggi pittorici - si nutre del rapporto con degli ambienti sociali di riferimento. Nel suo caso – come con Texas Painting (George Strait) – essa è affascinata da alcuni interni di pub, bar ed altri luoghi pubblici, divenuti ormai parte dei miti e delle leggende locali, a causa delle serate epiche a cui hanno fatto da magnete e da sfondo, e del tipo di aggregazione umana che ricordano. Qui ad esempio essa evoca un celebre musicista country George Strait, attraverso una pittura ricca di improvvisazioni e colorazioni jazzistiche, rock e country. Poiché nelle sue scenografie non compaiono persone, essa integra i suoi palcoscenici con la prepotente vitalità della sua gestualità pittorica che diventa, per i nostri sguardi, la protagonista complice di una ‘vita notturna dipinta’. Fra esplosioni e depressioni di colore, ed una intensa vitalità segnica, ci ritroviamo anche noi ad abitare la sua immaginaria casa della notte. L’artista sud coreana Chung, Suejin (1969) è una grande osservatrice che ama raccontare possibili incontri ed incroci, più che storie lineari, di persone, eventi, situazioni, oggetti attraverso affinità ed enigmi che possiamo incontrare nel catalogo pressoché infinito del mondo delle merci, dei giochi e delle attività socializzanti del mondo moderno. Questa sua fantasia figurativamente immaginifica, da acrobatica giocoliera, è così attraente e misteriosa da tentarci di sostare lì, a bearci nell’interpretazione delle sue opere. Ma è meglio non farlo, tanto più che questi suoi quadri enciclopedici, a un livello profondo sono opere astratte, strutture tridimensionali, in cui siamo invitati ad addentrarci non solo secondo le coordinate verticali ed orizzontali della superficie, ma anche nella profondità delle tre dimensioni del quadro (e quindi anche lungo le diagonali). Dice lei: “La pittura è geometria multi-dimensionale. E il capire la pittura ha a che fare con la risonanza che si crea fra la struttura multi-dimensionale del dipingere e la struttura di coscienza di chi osserva”. Grazie alla sua generosità ed ingegnosità creative, struttura, forme, colori e incontri di storie e di frammenti ci invitano a partecipare a una partita a scacchi continua fra realtà ed astrazione. Quella che ci propone Iva Kontic (1982) è una installazione basata su tre vedute di strade cittadine dipinte, come se le osservassimo da una finestra, stando all’interno della stanza. Chi visita la mostra si trova al centro dell’installazione composta dai tre quadri, e ‘abita’ questo ambiente con vedutasu- strada, ma scarsa visibilità all’interno, che si trova in fitta penombra. Guardo Iva con un punto interrogativo negli occhi: l’insieme è curioso, e molto ben dipinto, ma per me non è coinvolgente. “E’ Belgrado, la mia città, spiega. Ma soprattutto è la rappresentazione di un fallimento, di un incontro mancato”. Nuovo punto di domanda da parte mia, accompagnato questa volta da un confronto mentale sulle differenze fra ciò che vedo io, e ciò che vedono, lei, e altri abitanti di Belgrado. Noi, passanti del mondo globale, restiamo indifferenti. Iva Kontic che vive lontano dalla sua città natale, ha dipinto queste vedute di Belgrado con la nostalgia di chi ha negli occhi, nel naso e nelle orecchie, luci, profumi, suoni, di un mondo incantato di memorie d’infanzia. Per lei e per altri quella veduta è la partitura di una vita. Per noi, anonimi viaggiatori disincantati, essa è solo un punto su un atlante, un punto che al massimo ci interessa come punto artistico messo a fuoco dalla Kontic su una realtà agrodolce della globalizzazione. Una realtà del glocal. Affetti e memoria riconoscono a un paesaggio un´unicità, sia reale che fittizia, che nasce da una specie di identità psicologica fra un´esistenza e i luoghi in cui si svolge. Agli ‘estranei’ giramondo globali come noi restano solo due strade: capire ed accettare, oppure non viaggiare e restarsene a casa, ignorando, se gli riesce, il mondo globale che avanza. Io viaggio, e anche Iva Kontic in fondo non rinuncia a farlo. La pittura per lei è solo uno dei tanti strumenti a disposizione. Ciò che conta sono l’urgenza e il senso di necessità a dire certe cose, che la fanno reagire al mondo costruendo opere. Altre artiste qui presenti possono condividere queste affermazioni, o meglio potrebbero… se non fosse che. Se non fosse che la pittura è oggi la scrittura visiva per eccellenza, universale, elastica, condivisibile, e leggibile sia sul piano sensibile, fisico, materico che su quello concettuale e persino installattivo. Lo dimostrano le due artiste del nostro progetto - Hayv Kahraman e Lynette Yiadom-boakye - il cui interesse appassionato si rivolge, più che alla casa ed allo spazio, agli esseri umani. La biografia umana e creativa di Hayv Kahraman (1981) ci introduce a un modello di artista che si sta diffondendo fra le generazioni globali di nuovo tipo – gente cresciuta in più di un paese, che oggi dispone di formazioni educative e di contatti sociali e culturali che permettono il confronto critico fra modelli sociali, e la pratica di una grande varietà di tecniche e stili artistici a cui attingere. Kahraman è estremamente diretta nell’affrontare il tema che le sta a cuore: l’oppressione femminile e le violenze di cui sono vittime le donne di paesi come l’Iraq in cui lei è nata. Strumento fondamentale della sua strategia comunicativa è la sorpresa: ci avviciniamo ai suoi quadri quasi storditi dalla eleganza di linee e dalla bellezza delle sue donne sinuose e dai colli slanciati, per arrestarci allibiti quando ci rendiamo conto delle soperchierie a cui sono sottoposti questi poveri esseri trasformati in marionette. La sua formazione nella tecnica disegnativa con inchiostri sumi - che è anche una filosofia che mira a controbilanciare in modo dinamico le forze dell’universo - si arricchisce nel tempo di altri stimoli culturali, dalla miniatura persiana ad alcune suggestioni della raffigurazione rinascimentale (Kahraman ha studiato anche a Firenze). Anche nelle opere di grandi dimensioni essa tratta sempre le sue figure - su fondi neutri - in chiave bidimensionale a piatto. Questo le permette di eliminare ogni distrazione dal contrasto fra l’elastica bellezza di linee delle loro silhouette e le forme di oppressione che subiscono. Con lei la bellezza diventa così una nuova arma di denuncia: anche chi non vuole ascoltarla alla fine non resiste al fascino delle immagini, si avvicina e viene assalito dai contenuti. E’ in questo modo, che rende obsoleto il brutto, che lei riesce a catturare l’attenzione di chi guarda, per invitarlo ad una interpretazione e ad una riflessione attive. Lynette Yiadom-boakye (1977), anglo-ganese, ha esordito con dei ritratti ispirati alla grande tradizione ritrattistica europea di cui ama l’autorevolezza e la presenza simbolica. Anche i suoi personaggi sono figure forti, aggressive, agguerrite: ‘con denti forti’ come dice lei. Infatti Yiadom- Boakye li dipinge, non perchè stiano lì a farsi rimirare, ma per la loro capacità di affrontare l’altro - cioè noi -, di attirare la nostra attenzione, e di ingaggiarci in un confronto e in un dialogo di mutua interrogazione sulle nostre rispettive personalità, o anche solo su cosa vogliamo o ci aspettiamo da un ‘altro’. I suoi “ritratti” non sono persone reali, ma fittizie. La loro credibilità nasce dal fatto che sono proiezioni del suo immaginario, nutrito di sogni oltre che di suggestioni fisiche e di richiami iconografici a figure di potere come politici e ambasciatori. Gli occhi, che spesso emergono dal nero degli sfondi, più che farsi guardare, fissano inesorabili l’osservatore. Di recente Yiadomboakye, oltre a ritratti singoli, ha iniziato a fare dei gruppi. Il tema questa volta è quello dei Partisans, o seguaci di un capo. Per la prima volta l´opera ha un tono narrativo: i protagonisti del dipinto non sono più statici, ma colti in un´azione che ha risvolti fra il misterioso e l´ironico. I ʻseguaciʼ sembrano risvegliati d´improvviso dal sonno - hanno ancora addosso le loro calze da notte e si proteggono dal freddo avvolti nelle lenzuola. Essi seguono straniti una figura carismatica femminile (simile a Lynette stessa) che li guida come fosse calamitata dal bastone che regge in mano. L´idea di potere, che nelle opere precedenti veniva affidata a dei testimonials ufficiali, qui trasmigra decisamente in una guida al femminile. Proprio perchè il senso della sua arte è più concettuale che figurativo, per lei la pittura non è un optional. E´ una forma di scrittura determinante: riesce a visualizzare l’inesistente e a nutrire di presenza fisica e materica le sue figure. Chi visita la mostra si trova al centro di uno spazio che è l’esatto opposto di una quadreria o di una sala espositiva normale. Le opere ci appaiono - non appese al muro per la contemplazione - ma protese verso di noi, intente a coinvolgerci, a chiedere il nostro parere, a provocare attenzione, domande e contraddittori. Anche se queste artiste per età e cultura appartengono a un mondo che sembra avere superato il clima delle battaglie femministe radicali, lo stesso impegno e sensibilità umana con cui esse fanno delle scelte nelle impostazioni della vita quotidiana e nei temi per cui battersi, le porta a considerare il dipingere un’attività comunicativa forte ed impegnata. Talento, forza creativa, capacità di convincere, intrattenere, sedurre - con uno scopo - trasformano lo spazio espositivo in un’arena in cui, attraverso la bellezza, esse ci ingaggiano su argomenti come la sensibilità verso l’ambiente, la percezione di ciò che si può chiamare ‘casa’ nel mondo globale, i rapporti fra i generi, quelli fra le razze e fra i sessi, e che cosa alla fine fa di un individuo una persona distinta da ogni altra, capace di stare anche con gli altri. Queste artiste non si conoscono, non fanno parte di un gruppo e provengono da culture e luoghi sparsi nei cinque continenti. Ognuna ha stile e personalità creativi autonomi. Alcune affinità di discorso che ritroviamo in questo percorso seminale ci rassicurano: sono la promessa di una possibilità di intesa, di dialogo a livello globale in cui l’energia creativa dell’arte riesce ad avere un ruolo forte e persuasivo. Daniela Palazzoli Daniela Palazzoli si è laureata in Storia dell´Arte presso l´Università Statale di Milano con una tesi sul ruolo degli artisti nella Scuola del Bauhaus. Ha iniziato la sua carriera accademica insegnando alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e alla Rutgers University, New Jersey State University. In seguito presso l´Accademia di Brera di Milano – Accademia che ha anche diretto – ha avviato e tenuto un corso che studiava le relazioni tra arte, mass media e cultura dei nuovi media. Critico d´arte e curatore di fama internazionale, dagli anni ´70 al 2000 Daniela Palazzoli ha curato molte esposizioni museali, libri ed eventi dedicati all´arte, alla fotografia, al video e al libro d´artista come mezzo espressivo (Atac - Amici Torinesi dell´Arte Contemporanea - ha da poco pubblicato un volume su alcune di queste attività). Dopo il 2000 si è anche occupata dell´esplorazione dell´arte contemporanea nei Paesi emergenti con esposizioni museali e libri come China Art Now, 2004/5 e India Art Now, 2007. .  
   
   
TORINO, GARE DELLA COPPA DEL MONDO DI SCI PER DISABILI  
 
Torino, 20 gennaio 2010 - Da lunedì 18 a sabato 23 gennaio le discipline paralimpiche invernali tornano ad essere protagoniste sulle piste di Sestriere, in occasione delle gare della Coppa del Mondo di Sci Alpino per Disabili. La Coppa torna dunque sul Colle, dopo le Finali (disputate nel marzo del 2004), le gare del 2009 e, soprattutto, dopo le Paralimpiadi Invernali del 2006. Circa 120 atleti provenienti da 20 Nazioni disputano due discese libere, due supergiganti ed una super combinata (supergigante + una manche di slalom). Gli atleti gareggeranno sulla pista Kandahar Banchetta G. Nasi di Sestriere Borgata e saranno suddivisi nelle categorie Standing (sciatori i piedi), Sitting (seduti) e Visually Impaired (ipo e non vedenti). L’evento è reso possibile anche grazie al contributo finanziario ed organizzativo della Provincia di Torino. Di particolare rilievo l’adesione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha messo in palio un premio speciale. L’organizzazione delle gare (così com’è avvenuto in occasione del Campionati Italiani del 2008 e della Coppa del Mondo del 2009) è ancora una volta curata (per conto del Comitato Italiano Paralimpico e del Comitato Internazionale Paralimpico) dalla società Freewhite Ski Team Asd, fondata e presieduta da Gianfranco Martin, indimenticato discesista della Nazionale italiana, medaglia d’argento in combinata alle Olimpiadi di Albertville del 1992. Da lunedì 18 gennaio la “Casa Olimpia” della Provincia di Torino (ex Casa Cantoniera) ospiterà la sala stampa a disposizione dei giornalisti, mentre le procedure di accoglienza e accredito di atleti, allenatori, accompagnatori e giornalisti avverranno presso l’Hotel Lago Losetta Melvin Jones, struttura ricettiva unica al mondo, con 23 stanze completamente accessibili ai disabili. La Media Agency Provincia di Torino curerà l’ufficio stampa della manifestazione, la sala stampa ed il supporto ai giornalisti che seguiranno le gare, diffondendo inoltre comunicati, fotografie e filmati utilizzabili gratuitamente dalla stampa scritta e radiotelevisiva locale e nazionale. Le attività presso la “Casa Olimpia” e quelle collaterali alle gare saranno organizzate in collaborazione con la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, che gestisce la struttura per conto della Provincia e cura il cartellone invernale ed estivo delle iniziative ospitate nella ex “Casa Cantoniera”: l’appuntamento più prestigioso sarà il concerto dell’Orchestra di ritmi Moderni “Arturo Piazza” presso il Palazzetto dello Sport di Sestriere. Il Programma E Gli Orari Delle Gare - lunedì 18 e martedì 19 gennaio: prove discesa libera - mercoledì 20 gennaio: alle 12 prima gara di Discesa libera, alle 16 cerimonia ufficiale di inaugurazione della manifestazione e premiazione al Palazzetto dello Sport - giovedì 21 gennaio: alle 12 seconda gara di Discesa libera; alle 16 premiazione al Palazzetto Sport - venerdì 22 gennaio: gare di Super-g (alle 10) e di Slalom (alle 13,30) valide per la Super Combinata; alle 19 cena di gala e premiazione; alle 21 concerto dell’Orchestra di ritmi Moderni “Arturo Piazza” - sabato 23 gennaio: alle 11 gara di Super-g Per saperne di più: www. Provincia. Torino. It www. Freewhite. It .