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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Giugno 2010
11º WORKSHOP INTERNAZIONALE SULLA SIMULAZIONE E GLI IMPIANTI EGSE(EATTREZZATURA ELETTRICA DI SUPPORTO A TERRA PER I PROGRAMMI SPAZIALI)  
 
Noordwijk, 8 giugno 2010 - Dal 28 al 30 settembre 2010 si terrà a Noordwijk, nei Paesi Bassi, l´11º workshop internazionale sulla simulazione e gli impianti Egse (Electrical Ground Support Equipment, ovvero attrezzatura elettrica di supporto a terra) per i programmi spaziali. Il primo workshop sulla simulazione per i programmi spaziali europei (Sesp - Simulation for European Space Programmes) è stato organizzato nel 1990 e da allora svolge ogni due anni. Il workshop sull´attrezzatura elettrica di supporto a terra (Egse) si è tenuto per la prima volta nel 1992. In seguito alle sinergie sviluppatesi tra i due campi, si è deciso di combinare i due workshop in un unica manifestazione. L´evento riguarda ora la progettazione, l´assemblaggio, l´integrazione e le strutture di prova. Ciò include simulatori di concetti di sistema, simulatori di mission performance, simulatori di ingegneria funzionale, impianti per la convalida del software e attrezzature elettriche di supporto a terra (Egse). Un aspetto importante da esplorare è la comunanza tra questi impianti nel campo della modellazione, della simulazione e delle banche dati, nonché dei metodi e degli strumenti. Il workshop è un´opportunità per rafforzare la consapevolezza delle nuove tecnologie e di come esse possono essere impiegate a sostegno della progettazione e attuazione dei progetti spaziali in maniera conveniente. Il workshop fornisce inoltre all´Agenzia spaziale europea degli spunti preziosi per la formulazione degli obiettivi della ricerca e dello sviluppo, nonché per la promozione dell´armonizzione e normalizzazione in questi campi tecnologici in rapida crescita. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Congrex.nl/10c05/  
   
   
MARCHE: APERTI DIECI ´SPORTELLI ENERGIA´ PER GLI ARTIGIANI COINVOLGERANNO 250 IMPRESE PER DIVENTARE PROTAGONISTE DEL PEAR.  
 
Ancona, 8 Giugno 2010 - Muove i suoi primi passi il nuovo progetto voluto e cofinanziato dalla Regione Marche per diffondere lo strumento della diagnosi energetica tra le imprese artigiane delle Marche. ´Il fulcro delle attivita` - spiega l´Assessore all´Energia e Ambiente, Sandro Donati - e` rappresentato dalla rete di dieci sportelli, distribuiti su tutto il territorio regionale, che avranno il compito di informare e sensibilizzare le imprese artigiane sull´utilizzo dello strumento della diagnosi energetica. Attraverso l´analisi dei propri consumi, - spiega Donati - degli eventuali sprechi, delle possibilita` offerte dai nuovi sistemi di produzione e gestione dell´energia, dei vantaggi dell´impiego delle fonti rinnovabili, le imprese artigiane diventeranno soggetti attivi del Pear e delle nuove frontiere della green economy, cogliendone tutte le opportunita`´. Il progetto, denominato ´Presa - Progetto sul risparmio energetico e la sostenibilita` ambientale´, viene attuato da Cna Marche e Casartigiani Marche, le due associazioni di categoria dell´artigianato che hanno risposto all´invito regionale ed e` sostenuto al 50% delle spese da fondi regionali grazie ai contributi di 100.000 Euro del Servizio Ambiente e di 62.000 Euro del Servizio Industria. Il progetto prevede il coinvolgimento di 250 imprese e la redazione di linee guida operative, di carattere organizzativo e tecnologico, per la predisposizione di Piani energetico ambientali aziendali relativi a 4 settori produttivi. La durata del progetto e` di 18 mesi. Per presentare il progetto le associazioni hanno organizzato tre incontri territoriali: il primo si terra` martedi` 8 giugno, alle 17,30 a Pedaso (Ap) all´Hotel Valdaso. Gli altri due incontri si terranno ad Ancona e Pesaro, giovedi` 1 luglio e giovedi` 29 luglio. Per la conferma degli altri due incontri e per i relativi dettagli, si rimanda al sito internet www.Ambiente.regione.marche.it/  L´elenco dei dieci sportelli attivati puo` essere consultato sul sito internet www.Ambiente.regione.marche.it/  Pesaro c/o C.n.a. - Via Mameli, 90 - Pesaro - Tel. 0721.426121 elisapacassoni@cnapesaro.Com  Fano c/o Casartigiani - Via Caduti sul Lavoro, 10 - Fano (Pu) Tel. 0721.83361 metaurense@abanet.It  Fermignano c/o C.n.a. - Via G. Donizetti - Fermignano (Pu) - Tel. 0722.331581 raffaellabussaglia@cnapesaro.Com  Ancona - Osimo c/o C.n.a. - Via A. Moro, 56 - Osimo (An) - Tel. 071.717469 pdastore@an.Cna.it  Jesi c/o C.n.a. - Viale Don Minzioni, 5/c - Jesi (An) - Tel. 0731.239480 mnatali@an.Cna.it  Macerata c/o C.n.a. - Via Zincone, 20 - Macerata - Tel. 0733.27951 info@mc.Cna.it  Fermo 1 c/o C.n.a. - Via Xxv Aprile, 37/b - Fermo - Tel. 0734.600288 fermo@cnapicena.Com  Fermo 2 c/o Casartigiani - Viale Trento, 116 - Fermo - Tel. 0734.224677 fermo@casartigiani3.191.It  Ascoli Piceno c/o Casartigiani - Via Alessandria, 12 - Ascoli Piceno - Tel. 0736.341362 info@sasaf2000.It  San Benedetto del Tronto - Ascoli Piceno c/o C.n.a. - Viale Indipendenza, 42 - Ascoli Piceno - Tel. 0736.42176 gladioli@cnapicena.It    
   
   
FERRANIA. INCONTRO IN REGIONE: MOBILITÀ SOSPESA E CASSA IN DEROGA FINO A OTTOBRE. SI CERCANO INTESE PER NUOVO SVILUPPO PRODUTTIVO. VERIFICARE NUOVE POSSIBILITÀ PER LA COSTITUZIONE DI UN POLO PER L’ENERGIA FOTOVOLTAICA.  
 
Genova, 8 Giugno 2010 - I rappresentanti dell’azienda hanno accettato la proposta della Regione Liguria, formulata dall’assessore allo sviluppo Guccinelli, per una proroga della cassa integrazione in deroga per i dipendenti fino a ottobre di quest’anno, e per la contestuale sospensione delle procedure per la messa in mobilità. Un tempo guadagnato per verificare nuove possibilità di sviluppo per la Ferrania e la costituzione di un polo per l’energia fotovoltaica. A questo primo risultato si è giunti nel corso della riunione tenuta oggi, 7 giugno 2010, presso la sede della Regione Liguria, a Genova, con la partecipazione degli assessori Guccinelli e Vesco (lavoro), dei rappresentanti dell’azienda e dell’Associazione industriali di Savona, dei sindacati e della Rsu. “In questi mesi – dice l’assessore Guccinelli – tutti i soggetti firmatari dell’Accordo di programma avranno la possibilità di approfondire ogni novità nell’assetto produttivo, anche verificando gli sbocchi delle trattative aperte dalla proprietà con diversi soggetti industriali per definire partnership in vista del rafforzamento del polo del fotovoltaico”. Le parti hanno convenuto di svolgere un approfondimento tecnico già lunedì prossimo, in un nuovo incontro presso l’Associazione industriali di Savona, al quale parteciperà anche la Regione Liguria. “In tutto questo – ha sottolineato ancora Guccinelli – noi stiamo lavorando privi di un interlocutore fondamentale: il governo. Il ministero dell’Industria, com’è noto, si era ripetutamente impegnato per contribuire alla creazione alla Ferrania di un polo nazionale per il fotovoltaico – doveva essere uno dei tre principali – ma oggi non c’è più il ministro, e nemmeno il ministero”  
   
   
RICONVERSIONE DELL’IMPIANTO ENEL DI PORTO TOLLE  
 
Venezia, 7 giugno 2010 - “La decisione del Tar è una vittoria per l’ambiente e per lo sviluppo ecosostenibile del territorio. La riconversione dell’impianto Enel di Porto Tolle, sulla quale saranno investiti due miliardi e mezzo di euro, è un intervento necessario, che porterà grandi vantaggi economici, ambientali e occupazionali”. Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia commenta la decisione del Tribunale Amministrativo del Lazio che ha respinto i ricorsi promossi per l’annullamento della pronuncia di compatibilità ambientale della riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. “La riconversione, attesa da anni, della centrale Enel di Porto Tolle – continua il presidente Zaia – sarà fatta nel pieno rispetto degli ecosistemi di quel luogo e delle attività di pesca e mitilicoltura che vi si praticano. Ridurrà il consumo di combustibile e – per circa l’80% - le emissioni prodotte dalla centrale. Creerà nuovi posti di lavoro, valorizzando le professionalità e le risorse venete, tanto nella fase della vera e propria ristrutturazione dell’impianto che nella sua futura gestione. Come ha ribadito anche il Tar dopo anni di contenziosi, il Polesine e le sue bellezze paesaggistiche e ambientali sono al sicuro”. “Il Veneto – conclude Zaia - non sarà vittima di una visione oscurantista della scienza e della tecnologia che sono invece strumenti di progresso da mettere al servizio del territorio, come nel caso di Porto Tolle”.  
   
   
CASA IN LOMBARDIA: DIRITTO FONDAMENTALE DI TUTTI  
 
Milano, 8 giugno 2010 - Politiche di sostegno alla famiglia da una parte e interventi di riqualificazione e miglioramento del tessuto urbanistico dall´altra. Sono queste le due direttrici lungo le quali si muoverà Regione Lombardia nella legislatura appena cominciata per attuare la propria idea di politica per la casa. Direttrici che sono state illustrate questa sera dall´assessore alla Casa, Domenico Zambetti, nel corso del convegno "Il territorio milanese e l´housing sociale. La nuova legge regionale", cui hanno partecipato, fra gli altri, gli assessori del Comune di Milano Mariolina Moioli (Famiglia, Scuola e Politiche sociali) e Stefano Pillitteri (Qualità, Servizi al cittadino e Semplificazione), il presidente dell´Aler di Milano, Loris Zaffra e il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi. "Nella nostra provincia - ha detto Zambetti - un abitante su 25 è inquilino di una casa Aler e parliamo di una popolazione che per il 92% è italiana. Metà di questa popolazione stessa è in età lavorativa ed è proprio il lavoro o la sua precarietà a rappresentare il problema principale per queste famiglie. Ecco quindi che parlare di casa significa entrare nelle vite della nostra gente per capirne i problemi e risolverli nonostante le difficoltà". "Risolvere le esigenze abitative - ha proseguito - trasformare le nostre città, abbattere pregiudizi in base ai quali è popolare tutto ciò che è brutto, significa adoperarsi, impegnarsi con passione e tenacia per porre le basi per una società vivibile e umana da lasciare ai nostri figli". A questo servono gli 850 milioni di euro che la Regione ha stanziato nell´ultimo quinquennio. Fondi che, insieme ad una semplificazione e a una maggior flessibilità delle procedure e delle norme, hanno permesso di promuovere un sistema di housing aperto e responsabilizzante per tutti i soggetti. "Per questo - ha spiegato Zambetti - l´abitare è al centro della nostra politica. L´abitare inteso come diritto centrale dei cittadini, non solo ad avere un luogo dove risiedere, ma anche a disporre di una rete di infrastrutture e di una dotazione di servizi, in grado di garantire a ciascuno la possibilità di valorizzare la propria identità personale e professionale nel modo più pieno". La strada per raggiungere quest´obiettivo sarà dunque quella di perseguire un housing sociale in grado di coinvolgere una molteplicità di soggetti, anche nuovi o diversi da quelli tradizionali. "Obiettivo - ha concluso Zambetti - che consideri adeguatamente le molte sfaccettature della domanda e che valorizzi al massimo le risorse finanziarie disponibili". A questo proposito, nei giorni scorsi, il Governo ha destinato alla Lombardia 55 milioni di euro per la prima attuazione del Piano Casa nazionale, mentre altri 45 sono in arrivo per gli alloggi a canone sostenibile.  
   
   
IL MUTUO MIGLIORE NON ESISTE CONSIGLI UTILI PER ORIENTARSI TRA TASSI DI INTERESSE, GARANZIE E IPOTECHE DIVENTATO, A CAUSA DELLA CRISI, UN VERO E PROPRIO INCUBO PER MOLTE FAMIGLIE IL MUTUO RIMANE TUTTAVIA LA PORTA D’INGRESSO NELL’ACQUISTO DELLA CASA.  
 
Trento, 8 giugno 2010 - La parola d’ordine, quando si intende comprare un’abitazione, è una sola: informarsi. Il problema, semmai, è come. Di notizie e di consigli su come districarsi tra rate, estinzioni anticipate, portabilità ve ne sono a bizzeffe ma spesso, sottoposte ad un’analisi attenta, si rivelano ingestibili, inaffidabili, poco credibili e persino contro gli interessi del consumatore. Un aiuto concreto, consiglia, il 6 giugno, Pier Luigi Fausti, presidente del Consiglio Notarile di Bergamo, ci po’ arrivare dai tecnici e dagli intermediari indipendenti. Quello però che dobbiamo scordarci, incalza Roberto Anedda, direttore Marketing Mutuionline, è l’idea che esista un mutuo migliore di un altro. La bontà di un tipo piuttosto che di un altro è un fatto soggettivo. Dipende cioè dalla propria posizione personale, dalle proprie esigenze. Ci sono però, quelle sì, delle dritte cosiddette “universali”. Incominciamo dai tassi. Vi sono i floor, ossia quelli base, ed i cap, che prevedono un tetto alla possibilità che gli interessi salgano. Nei prodotti attualmente in circolazione tale tasso è arrivato però al 5%. Una quota abbastanza alta che lo rende più costoso di un mutuo variabile normale. Altra cosa da tenere ben presente è l’ammontare del tasso normale (Euribor+spread) e quello del tasso effettivo che, attualizzando, ad esempio, gli oneri ruotanti al mutuo come può essere l’assicurazione, ci dà il costo reale. E’ solo comparando i tassi effettivi che capiamo qual è il mutuo più vantaggioso. Spesso infatti le spese possono toccare cifre stellari. Esiste poi la portabilità, ossia la possibilità di mantenere l’ipoteca passando però ad un’altra banca e spuntando condizioni migliori. Sposata da quasi 207.000 famiglie italiane tale opzione, seppur ancora farraginosa, ha avuto il merito, secondo i relatori dell’incontro organizzato dal Consiglio Nazionale del Notariato in collaborazione con “Il Sole 24 Ore”, di aver sbloccato la concorrenza nel settore tra gli istituti di credito. La surroga però, mette in guardia Roberto Anedda, non deve essere vista come una speculazione finanziaria. Ritornando all’ipoteca è utile sapere che la sua cancellazione può avvenire in due modi. Tramite notaio o tramite l’estinzione automatica, in altre parole mediante una comunicazione che la banca inoltra all’ufficio del registro. La sola differenza sta nel prezzo. Mentre il primo metodo è a pagamento, il secondo è gratis per legge. Antenne ben alzate vanno tenute anche nel caso dell’ottenimento della sospensione temporanea delle rate del mutuo. Questa azione, sottolinea il notaio Fausti, evidenzia lo stato sociale degli istituti di credito ma non è indolore. Quello che viene sospeso, per un massimo di dodici mesi, è il pagamento della quota capitale ma non quello della rata di interessi. Nonostante il doversi districare tra mille opzioni, incombenza non sempre facile e tutt’altro che riposante, chi desidera accendere un mutuo, è stato sottolineato durante l’incontro, lo faccia. I tassi sono ai minimi storici. L’euribor è sotto l’1% e non dovrebbe muoversi prima del 2011. I tassi fissi partono da poco più del 4%. Il sogno casa, oggi più che mai, è a portata di mano.  
   
   
CRISI DELLE COSTRUZIONI NEL LAZIO: ASSOCIAZIONI E SINDACATI INSIEME  
 
Roma, 8 giugno 2010 - Si è svolto presso la sede della Federlazio un incontro tra i rappresentanti delle principali Associazioni imprenditoriali e dei Sindacati dell’edilizia di Roma e del Lazio. Presenti all’incontro, oltre al Presidente della Federlazio Maurizio Flammini e a quello di Federlazio Edilizia Antonio D’onofrio, il Presidente dell’Acer Eugenio Batelli, il Presidente di Ance Lazio Urcel Stefano Petrucci, il Presidente dell’Unione Costruzioni e Restauro di Cna Roma Alessandro Maruffi, il Coordinatore di Lega delle Cooperative produzione e lavoro Maurizio Giachi. Per i Sindacati erano presenti il Segretario di Fillea Cgil Roberto Cellini, i Segretari di Filca Cisl Stefano Macale e Andrea Cuccello, il Segretario di Feneal Uil Francesco Sannino. L’incontro è stato organizzato per discutere dell’attuale grave crisi che ha colpito l’economia romana e laziale, con particolare attenzione al comparto dell’edilizia in quanto uno dei settori trainanti della nostra economia: l’edilizia è infatti il settore economico che produce il Pil più elevato. Nel corso dell’incontro si è costituito ufficialmente un “Tavolo di concertazione” tra le Associazioni e i Sindacati presenti che avrà lo scopo di evidenziare tutte le criticità e di individuare insieme le possibili soluzioni da percorrere per rendere meno critica la situazione economico-occupazionale nel breve e medio periodo nel settore delle costruzioni, mettendo sotto osservazione gli investimenti per lo sviluppo regionale infrastrutturale in relazione con le altre regioni. I partecipanti al Tavolo appena costituito hanno annunciato che subito dopo le ferie estive sarà organizzata una manifestazione con lo scopo di proporre a tutte le parti interessate (Regione, Provincia, Comune e Governo nazionale), non solo i problemi del comparto, ma anche le proposte per affrontare una crisi che sta mettendo quotidianamente alla prova la resistenza di imprenditori e lavoratori: in estrema sintesi, incontrarsi e discutere per “produrre concretamente lavoro”. Nei prossimi giorni sarà organizzata una conferenza stampa per illustrare nel dettaglio obiettivi e proposte che si intendono portare all’attenzione delle Istituzioni.  
   
   
DALLA PROVINCIA PERUGIA OLTRE 1MILIONE E 336MILA EURO PER LE SCUOLE. FONDI ASSEGNATI PER IL DIRITTO ALLO STUDIO E PER QUALIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DELLE SCUOLE DELL’INFANZIA  
 
Parma, 8 giugno 2010 – Superano il milione e 336mila euro i finanziamenti assegnati dalla Provincia per le scuole del territorio. 951.482 euro vanno ai Comuni per il diritto allo studio: per l’acquisto di mezzi e attrezzature, interventi a supporto dell’integrazione dei disabili e degli studenti stranieri, trasporto scolastico. 385mila euro sono invece destinati a progetti di qualificazione e miglioramento delle scuole dell’infanzia. Per quanto riguarda il diritto allo studio, circa 150mila euro sono i contributi elargiti ai Comuni per l’acquisto di attrezzature per la mensa, scuolabus, mezzi e ausili per agevolare l’inserimento scolastico di alunni in situazione di handicap: è andato un finanziamento del 70% della spesa ai Comuni di montagna e a quelli entro i 5000 abitanti, e del 50% agli altri; 12.600 euro vanno ad esempio al Comune di Valmozzola per l’acquisto di un mezzo 4 x4 per il trasporto alunni, oltre 30mila al Comune di Fornovo per uno scuolabus, quasi 9mila al Comune di Fontanellato per un autoveicolo per trasporto disabili con pedana sollevatrice, quasi 65mila al Comune di Neviano per uno scuolabus. Quasi 338.300 euro sono invece destinati agli interventi dei Comuni per l’inserimento dei disabili (spese per il personale educativo-assistenziale), con l’assegnazione di una quota inversamente proporzionale alla dimensione demografica, mentre oltre 68.500 euro vanno a iniziative a supporto dell’integrazione di alunni stranieri: si sono finanziati progetti di rete che coinvolgano un numero significativo di scuole sul tema dell’integrazione, tra gli altri “Scuole e culture dal mondo” coordinato dal Comune di Parma (ente capofila), “Incontri tra le diversità” coordinato dalla Comunità montana delle Valli del Taro e del Ceno, “Dall’accoglienza a una nuova comunità” coordinato dal Comune di Langhirano. Quasi 395mila euro, infine, sono stati destinati dalla Provincia ai Comuni del territorio per i servizi di trasporto scolastico e di trasporto speciale: anche in questo caso si tratta di contributi assegnati con percentuale diversificata della spesa, riservando una percentuale maggiore ai Comuni di montagna e a quelli con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. Per quanto riguarda invece le scuole dell’infanzia, dei 385mila euro complessivi oltre 87mila vanno a progetti di qualificazione (21 i progetti finanziati, relativi a strutture nei Comuni di Parma, Sorbolo, Fidenza, Noceto, Felino, Montechiarugolo, Trecasali, Borgotaro, Colorno, Corniglio, Traversetolo, Salsomaggiore, Langhirano, Bedonia, Fornovo, Busseto, San Secondo), quasi 264mila sono destinati al miglioramento complessivo delle scuole dell’infanzia e oltre 33mila al sostegno a figure di coordinamento pedagogico con attività prevalente nelle scuole dell’infanzia. “Si riconferma anche in questo modo – spiega l’assessore provinciale alle Politiche scolastiche Giuseppe Romanini - l’attenzione che la Provincia riserva alla scuola e al mondo dell’istruzione: alla scuola dell’infanzia e alla sua qualificazione, fondamentale per gli standard che ci caratterizzano, e al tema del diritto allo studio, che un’istituzione deve assolutamente garantire. E in quest’ottica la scelta di assegnare risorse percentualmente maggiori ai Comuni di montagna e ai Comuni con pochi abitanti parla da sola: anche così si offrono pari opportunità a tutte le zone della Provincia, con un’attenzione speciale al riequilibrio territoriale. Anche questo, in un momento difficile per la scuola com’è quello che stiamo vivendo, può contribuire a fa sì che la scuola di Parma e del Parmense mantenga il suo alto livello qualitativo”.  
   
   
EDILIZIA IN BASILICATA: NUOVO ALLARME DA OSSERVATORIO FENEAL-UIL  
 
Potenza, 8 giugno 2010 - Un nuovo forte allarme sulla situazione occupazionale nel comparto delle costruzioni, dopo quello lanciato solo qualche giorno fa dai sindacati di categoria dei lavoratori edili lucani - Fillea, Filca e Feneal - arriva dai dati diffusi dall´Osservatorio Feneal-uil in collaborazione con il Cresme. La previsone effettuata a livello nazionale è quella di una perdita di 126 mila posti di lavoro entro la fine del 2010, di cui non meno di 1000-1300 riguardano la Basilicata. “L´attesa per una vera ripresa si sposta così al 2012 - sottolinea la Feneal-uil - ma questo vuol dire ancora cassa integrazione, disoccupazione e distruzione di posti di lavoro e di imprese che sarà difficile poi recuperare. Ecco perché Governo e Parlamento si devono svegliare: la manovra correttiva, pure inevitabile, non può essere la sola risposta alla crisi. Servono invece interventi positivi sul sostegno all´occupazione, sugli investimenti, sulle opere di manutenzione e di modernizzazione del territorio. Ecco perché rilanciamo l´idea di un patto decennale sulla prevenzione e manutenzione del territorio sottratto alle logiche della lotta politica e dotato di risorse certe”. Per il segretario generale regionale della Feneal-uil Domenico Palma “Governo, Parlamento e Regione devono quindi capire che l´unico volano reale per riagganciare la crescita resta quello delle costruzioni e servono allora scelte politiche coraggiose e rapide, dando al settore quella centralità economica e sociale che merita. Ci vuole un progetto complessivo forte, con interventi decisi e con tempi rapidi. Occorre un intervento che sia in grado di sostenere il settore nei prossimi mesi, servono urgenti politiche di sostegno agli enti locali finalizzate alla messa in cantiere di piccole opere, servono politiche di sostegno alla piccola e media imprese in termini di tenuta dei rapporti con il sistema bancario ma soprattutto l´estensione della Cigo a 12 mesi, come per l´industria. Dal nostro punto di vista questo lo consideriamo un passaggio cruciale per l´economia ed il futuro, ma anche per i rapporti fra istituzioni e sindacato. E noi siamo determinati a non mollare la presa”.  
   
   
AOSTA: ESITO DELLA RIUNIONE SUL PIANO NAZIONALE DELL´EDILIZIA ABITATIVA  
 
Aosta, 8 giugno 2010 - L’assessore alle opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale pubblica, Marco Viérin, ha partecipato, nei giorni scorsi, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti alla riunione convocata dal Sottosegretario di Stato, sen. Mario Mantovani, per impostare gli accordi di programma da sottoscrivere tra le Regioni e il Ministero per definire gli interventi da attuare nell’ambito degli indirizzi previsti dal Piano nazionale di edilizia abitativa, approvato con il Decreto Legge 112/2008. Vista la presenza di numerosi Assessori regionali la riunione è stata l’occasione per discutere delle impostazioni politiche dei prossimi decreti attuativi del piano nazionale dell’edilizia abitativa. In particolare, l’Assessore Marco Viérin ha riassunto le modifiche legislative che la nostra Regione ha adottato in questo ultimo anno e mezzo dando priorità al recupero del patrimonio edilizio pubblico esistente, della Regione o dei Comuni, rispetto all’occupazione di nuovi territori, ribadendo che «oltre ad evitare all’Ente pubblico di acquisire nuove aree, intervenire sul patrimonio esistente è anche più conveniente considerando il risparmio a medio termine di risorse e di costi indiretti derivanti dalle nuove opere di urbanizzazione che si renderebbero necessarie.» In tale ottica l’Assessore ha suggerito la necessità di modifiche legislative per uno snellimento generale delle procedure anche con riferimento all’applicazione, a volte troppo rigida, dei vincoli imposti dalle Sovraintendenze sul recupero del patrimonio esistente quando sarebbe indispensabile privilegiare una logica e appropriata fruibilità funzionale per la persona. L’assessore precisa inoltre che «nel corso della riunione il Sottosegretario di Stato ha comunicato che con Decreto ministeriale dell’8 marzo 2010, sono state assegnate alla nostra Regione, sulla base di criteri di ripartizione fissati nel 2007, le prime risorse pari a euro 675mila euro. » La Regione nei prossimi mesi dovrà definire una proposta per la destinazione di tale finanziamento al fine di sottoscrivere l’accordo di programma definitivo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L’assessore ricorda, infine, che sempre nell’ambito del Piano nazionale di edilizia abitativa con un decreto ministeriale del novembre 2009 sono stati concessi alla Regione Autonoma Valle d’Aosta 889mila euro destinati alla ristrutturazione di 24 alloggi di edilizia residenziale pubblica del Comune di Aosta responsabile dell’attuazione dell’intervento.  
   
   
SULLE ALI DELL’INNOVAZIONE: IL TRENTINO CE LA FARA’  
 
Trento, 8 giugno 2010 - Spunti, suggerimenti e proposte per la revisione della politica degli incentivi alle imprese: questo il tema al centro dell’ ultimo incontro del 6 giugno dal programma dell’ edizione 2010 della “tenda aperta” sulle strategie anticrisi messe in campo dall’amministrazine provinciale del Trentino. Interlocutori del talk show di piazza sono stati Michele Michelini (direttore Servizio finanza, ricerca e sviluppo - Apiae), Renata Diazzi (direttore C.e.ii Trentino), Michele Iori (consigliere Ordine dei dottori commercialisti), Franco Ischia (segreteria Generale Cgil) Le politiche di innovazione sono state il tema conclusivo della serie di incontri organizzati, per tutti i quattro giorni del festival, all’interno della tenda aperta. Michele Michelini, direttore del Servizio finanza dell’Agenzia provinciale per gli incentivi alle imprese, ha dato il via alla conversazione con un segnale di incoraggiamento affermando che il Trentino saprà uscire dalla crisi e probabilmente anche “rafforzato”. “Perché noi trentini non ci deprimiamo nei momenti difficili, ma ci diamo da fare, e chi ha questa propensione non sarà mai in stallo”. Michelini è entrato, quindi, nel merito della imminente riforma provinciale degli incentivi alle imprese scegliendo di focalizzare il suo intervento sul campo delle azioni di incentivazione all’interno della rete di imprese, che ha definito piccola ma per questo in grado di affrontare le problematiche di mercato attraverso una logica cooperativa e non competitiva. Nello scenario qui delineato l’accesso al mercato nazionale e internazionale è uno degli obiettivi primari dell’accompagnamento alle imprese. “Sul tavolo di discussione aperto per la riforma si è parlato di abbattere il problema dell’accesso al mercato per le donne, che fanno fatica a implementare iniziative imprenditoriali, ma anche per i giovani che in modo analogo hanno difficoltà ad avviare progetti innovativi. I giovani sono preziosi per il tessuto produttivo del Trentino, per questo vanno sostenuti all’interno di un quadro normativo vero e proprio”. Per Michele Iori, consigliere dell’Ordine dei commercialisti del Trentino, la politica degli incentivi può essere vista dal punto di vista di una immediata crisi di liquidità che a breve termine è stata affrontata con crediti di garanzia. “In secondo luogo la si può considerare in termini più estesi come la serie di iniziative mirate a far entrare capitale istituzionale nelle aziende più innovative. Per quanto riguarda i giovani, Iori ha chiesto di introdurre nell’accompagnamento alla creazione di impresa altri provvedimenti più esaustivi come la consulenza per la richiesta di un primo mutuo, oppure incentivare le riqualificazioni dei vecchi immobili e di aree con problematiche particolari. Renata Diazzi, direttrice del Ceii Trentino: “Abbiamo un osservatorio diverso da quello a cui si è fatto riferimento ora, ossia quello delle piccole e micro imprese con orientamento all’ artigianato. Le imprese artigiane che si rivolgono a noi hanno progetti di ricerca che in base alla legge provinciale n.6 non vengono valutati in modo esauriente. Invece essi intendono concorrere in una strategia di sviluppo. Siamo cresciuti rapidamente negli ultimi anni tanto che l’anno scorso abbiamo seguito 41 progetti di innovazione. Chiediamo pertanto di essere coinvolti nel nuovo progetto di riforma”. Sul versante delle parti sociali Franco Ischia della segreteria della Cgil ha evidenziato la necessità di portare, in modo ancora più netto, la politica degli incentivi su un piano generale di sviluppo pubblico dell’imprenditoria, anche se, a suo avviso, non sarebbe opportuno, allo stesso tempo, promuovere tutto in modo indiscrimanto ma si dovrebbe operare una selezione solo di quei progetti orientati verso l’eccellenza e l’innovazione. “Sicuramente bisogna insistere anche su una strada di sostegno all’innovazione e all’imprenditoria tracciata già da tempo da questa Provincia – ha aggiunto il sindacalista- e potenziata ancor più in tempi di crisi. In questo contesto sono importanti interventi come il “Fondo Olivi” di tutela dell’occupazione oppure quello realtivo all’agevolazione fiscale dell’Irap a fronte del mantenimento dei posti di lavoro”. Sul piano delle nuove misure che hanno stabilito corsi di formazione per lavoratori con problemi (cassintegrati, sospesi) Ischia ha, infine, sollecitato un provvedimento per una qualificazione permanente della professionalità.  
   
   
LOMBARDIA: 50 MLN PER LA RICERCA INDUSTRIALE FINANZIATI PROGETTI IN BIOTECH, MODA, DESIGN,ICT, MATERIALI "UN´INIEZIONE DI FIDUCIA ALLE IMPRESE IN FUNZIONE ANTICRISI" PROVINCIA PER PROVINCIA LE 50 INIZIATIVE SOSTENUTE DA REGIONE  
 
Milano, 8 giugno 2010 - Regione Lombardia finanzia con quasi 50 milioni di euro la realizzazione di 50 progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale che afferiscono alle aree tematiche prioritarie per il sistema produttivo lombardo, vale a dire biotecnologie alimentari e non, nuovi materiali, moda, design e Ict. "E´ fondamentale mettere in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione per aiutare le imprese lombarde ad uscire dall´attuale crisi - spiega il vicepresidente e assessore all´Industria e Artigianato, Andrea Gibelli -. Investire di questi tempi 50 milioni di euro nella ricerca industriale significa infatti dare un´iniezione di fiducia ai nostri imprenditori, stimolarli a mettere in campo know how e competenze per guardare insieme oltre la crisi, nella certezza che lo sviluppo della competitività sia il vero trampolino di rilancio sui mercati nazionali ed internazionali". I progetti presentati, che hanno un costo che non può essere inferiore a euro 500.000 euro, riceveranno un contributo massimo di 1,5 milioni di euro. I nomi dei beneficiari, pubblicati oggi sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia (Burl), sono stati scelti fra le 219 piccole, medie e grandi imprese che avevano presentato richiesta di finanziamento. Il bando prevede che i progetti sviluppino nuove tecnologie in grado di modificare sostanzialmente i prodotti/processi, di realizzare e qualificare un prototipo del prodotto e/o servizio innovativo che abbia validità industriale e prevedere un programma di utilizzo dei risultati, che garantisca il pieno conseguimento degli obiettivi prefissati. "Si tratta - ha sottolineato Gibelli - di un finanziamento mirato, rivolto solo ed esclusivamente a progetti che devono obbligatoriamente concludersi con la realizzazione di un prodotto innovativo che abbia validità industriale. Solo così è possibile fornire una risposta concreta alle istanze delle piccole, media e grandi imprese del nostro territorio". Nel processo sono stati coinvolti complessivamente 1.200 soggetti, di cui 1.000 imprese e 200 centri di ricerca e università pubbliche e private. "Il finanziamento dunque - ha concluso Gibelli - è un risultato quali/quantitativo importante, che colloca le politiche regionali in materia di ricerca e sviluppo al vertice degli investimenti pubblici per accrescere la competitività delle Pmi lombarde attraverso attività di innovazione di prodotti, processi e servizi". Di Seguito, Suddivise Per Provincia, Denominazione Progetto, Impresa Capofila, Area Tematica E Contributo Assegnato: Milano: 1) Scale-up terapia tk studio e realizzazione di un nuovo sistema integrato per la produzione di tk, trattamento innovativo per alcuni tipi di leucemie al fine di implementare l´accessibilità e l´applicazione su larga scala/ Molmed spa/non alimentari/1.438.303,03 euro; 2) Total ecopapers/ Chemiba s.R.l./nuovi materiali/1.479.165,47 euro; 3) Dispositivi innovativi a protezione dalle polveri ambientali/Con.tec engineering s.R.l./nuovi materiali/763.938,10 euro; 4) Pulp/pegasus microdesign s.R.l./ict/1.384.108,27 euro; 5) Slimgoat - realizzazione di un processo industriale integrato per lo sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento delle malattie metaboliche/Consorzio interdisciplinare di studi biomolecolari/biotecnologie non alimentari /1.500.000, euro; 6) Protesi ortopedica transfemorale completa realizzata con materiali avanzati /Roadrunnerfoot engineering s.R.l /nuovi materiali/424.179,70 euro; 7) Mito - materiali innovativi per ottiche olo grafiche/ Carlo Gavazzi space s.P.a./nuovi materiali/797.890,24 euro; 8) Nai-acne/new anti-infectives consortium/biotecnologie non alimentari/1.216.277,94 euro; 9) Ecoimpatto eco-progettazione di manufatti e processi da plastiche di scarto post consumo/I.c.m.a. San Giorgio industria costruzioni macchine e affini s.P.a./design/1.420.274 euro; 10) Socrate - sistema osservazione continua rischi ambientali e territoriali/Ellegi s.R.l./ict/723.549,56 euro; 11) Titano - ricerca di nuovi materiali catalizzatori e loro integrazione in dispositivi per processi di elettrofotocatalisi eterogenea per la rimozione di inquinanti refrattari e patageni resistenti delle acque/Ozono elettronica internazionale s.R.l/nuovi materiali/919.711,33 euro; 12) Greencosmetic. Green chemistry applicata all´innovazione di prodotto e di processo di materiali polimerici o compositi per l´industria cosmetica/Res Pharma Industriale/nuovi materiali/1.496.689, 28 euro; 13) Safa pipe/Beca Engineering srl/nuovi materiali/1.144.736,96 euro; 14) Sepsis/dia.pro/biotecnologie non alimentari/1.441.941,65 euro; 15) Progetto Sure/eximia srl/Ict/1.459.559,68 euro; 16) Telepark/società cooperativa Tecne/ict/1.158.812,73 euro; 17) Eco-hq Green Design/ C S & L Consorzio Sociale/design/461.038, 49 euro; 18) M3 /Mobile Medical Monitoring/mediaitaly Srl/(ict)/1.198.641,66 euro; 19) Ffg/ Gempliss srl/Ict /1.228.463 euro; 20) Light+energy+information: nuovi territori progettuali per il network pubblico nell´interno urbano/Danese Srl/design/671.522 euro; 21) Itsociety: Piattaforma basata sul concept di Itsme per il Social Computing/itsme Srl/ict/ 1.004.558,63 euro; 22) Industrializzazione e validazione preclinica di una Piattaforma Tecnologica Per Applicazioni Cliniche Di Medicina Rigenerativa/ske srl/Biotecnologie non alimentari/1.247.119,98 euro; 23) Un servizio web per la gestione integrata del rischio finanziario energetico nelle pmi/ Npo Sistemi Spa/ict/1.080.295,30 euro; 24) H20-leak/sdi automazione industriale srl/Ict/948.739, 97 euro; Bergamo 25) Greenmade/f.t.r. Forniture Tessili Riunite/moda/958.157,83 Euro; 26) Indes Industrial Electro Spinning/pielleitalia/nuovi materiali/906.626, 06 euro; Brescia: 27) Nuovi materiali e nuove tecniche di estrusione nell´ambito della produzione dei cateteri endovascolari/ Enki s.R.l./nuovi materiali /677.783,75 euro; 28) Ice cream maker/A.s.g. International s.R.l./design/381.704,60 euro; 29) Monitoraggio remoto di pompe a altissima pressione/ Gulliver s.R.l./ict /368.272 euro; 30) Alimentart- alimenti per allevamento; ricerca e tecnologia/Fa.ma.vit Spa/ biotecnologie alimentari/1.199.181,21 euro; 31) Nuovi compound a base Ptfe con l´ausilio di nano promoter polimerici/inorganici/Polis srl/nuovi materiali/1.139.141,45 32) Realizzaizone di dispositivi a supporto della gestione degli effluenti di allevamento e della loro valorizzazione energetica per lo sviluppo sostenibile delle imprese agricole/Ptm/ict/624.282,59 euro; 33) Safe-food/pinti-inox spa/Nuovi materiali/747/312,83 34) Salute 2.0/ Mondora Spa/ict/ 637.710 euro; 35) Sistema integrato per la produzione di materiali innovativi per la realizzazione di pietra ricomposta ad alte prestazioni/Dolmen/nuovi Materiali/749.392, 3 Euro; 36) Sistema di controllo nella filiera vitivinicola/U.m. Elettronica Snc/ict/512.792, 97 euro; 37) Studio e messa a punto di una lega di zinco innovativa/Almar spa/nuovi materiali/1.091.240,77 euro; Como) 38 Funzionalizzazioni Via Sol-gel per tessuti altamente innovativi/For. Tex srl/Moda/781.310,55 euro; Cremona: 39) Biotecnologie riproduttive innovative per la diffusione della genetica della bufala mediterranea italiana (innovab)/Avantea s.R.l /biotecnologie alimentari/1.465.270,72 euro; 40) Quantizzazione rapida della qualità microbiologica nella filiera della produzione dei formaggi a lunga stagionatura/Fratelli Pozzali srl/ biotecnologie alimentari/1.310.221,51 euro; Lecco) 41) Dyscarf/ Mako - shark s.R.l./design /927.320,10 euro; 42) Materiali Innovativi per lo Sviluppo di Ingranaggi di grandi dimensioni (Xl-gear)/galbiati Group S.r.l/nuovi materiali/1.102.933,42 euro Lodi: 43) Mais resistente a diabrotica e fusarium nella pianura lombarda/ Parco tecnologico padano/ biotecnologie/ 1.450.342,22 euro; Mantova 44) Plant Cell/biofin Laboratories Srl/biotecnologie non alimentari/1.471.310,81 Euro; Pavia: 45) Ceminn Cementazione Innovativa/colmegna spa/nuovi materiali/1.122.901, 51 euro; Varese) 46) Parmenide - idrogeli di poliammidoammine nanostrutturate: innovazione nella rimozione di metalli, metalloidi e microinquinanti organici dalle acque/Austep-austeam/nuovi materiali/ 944.775,57 euro; 47) Amicrotex/tiba Tricot/moda/1.196.233, 21 euro; 48) Nuovi manufatti insonorizzanti a base di scarti di gomma da pneumatico miscelati con polimeri termoplastici/Proge Plast Engineering srl/nuovi materiali/380.866,96 euro; 49) Star £D/laffon Spa/design/323.850 Euro; 50) Moto+/sisa spa/Moda/ 888.638 euro.  
   
   
IL CICLO DELLA ROVINA SIMON JOHNSON: “SIAMO NELLE MANI DI UN’OLIGARCHIA FINANZIARIA”  
 
Trento, 8 giugno 2010 - Banche troppo grosse per fallire, perché un loro tracollo rovinerebbe il sistema economico. Ovvero quanto il potere economico diventa anche politico, in una spirale che tende a crescere e a preservarsi fino al momento in cui queste banche non diventeranno troppo grosse per essere salvate. È il "ciclo della rovina", tratteggiato il 6 giugno da Simon Johnson, un ciclo che tornerà a ripetersi e a far precipitare l´America, e con essa l´Europa e gli altri Stati, in crisi sempre più insostenibili. Poche le change che rimangono ai governi, ormai strettamente intrecciati e dipendenti da questi perversi sistemi finanziari. L´ultimo libro di Simon Johnson, "Tredici banchieri", è fra le opere economiche più vendute, in testa alle classifiche americane e del mondo. Nel presentarlo Stefano Lepri, giornalista di "La Stampa", ha illustrato per sommi capi il percorso dell´economista americano, attualmente fra i consulenti del Congresso americano nel settore dell´economia e della finanza, spiegando poi il significato dei "Tredici banchieri": "Si tratta dei signori più forti degli Stati Uniti, in grado di controllare non solo l´economia ma la stessa democrazia americana – ha commentato Lepri – Sono a capo di banche talmente grandi che, se fallissero, comprometterebbero la stabilità del sistema; ma non è utile all´economia una tale crescita, serve solo per interessi privati, per esercitare poteri di monopolio e influenzare la politica generale". Banche che hanno generato la crisi dei mutui del 2007 ma che sono rimaste impunite, in un ciclo destinato a ripetersi finché non si porranno delle regole precise. "Questa crisi è effettivamente la più grave dagli anni ´30 – sono state le parole di Simon Johnson – in ogni nuova crisi si ha un peggioramento della situazione generale e bisogna lavorare sempre di più per far riprendere l´economia. In realtà è stato il sistema finanziario che ha assunto rischi eccessivi: per salvare l´economia siamo stati costretti a salvare le banche e le aziende che avevano causato il tracollo. Nella storia della finanza non è mai successo che così poche persone avessero in mano la maggioranza delle transazioni, abbiamo a che fare con un´oligarchia finanziaria, anche se di tipo moderno, che è stata salvata prima dall´amministrazione Bush e ora da Obama". Ma non è sempre stato così: "Wall Street esiste da un secolo e mezzo, ma fino agli anni ´70 non concentrava un tale potere. A dare il la al sistema è stata la deregulation di Ronald Reagan, che ha cancellato i limiti per il settore finanziario e permesso alle banche di crescere in modo esagerato, senza nessun controllo". Banche spregiudicate, che si assumono rischi immensi ben sapendo che il loro fallimento sarebbe stato scongiurato dal governo, mentre i ricavi sarebbero rimasti nelle mani dei privati. "La proposta che sto portando avanti è molto concreta: il governo degli Stati Uniti dovrebbe frammentare e rendere più piccoli questi istituti di credito – sono state le conclusioni di Simon Johnson di fronte a questo scenario desolante –. Purtroppo un recente progetto di legge in questo senso presentato al Senato è stato bocciato. Ma io temo che se si continuerà su questa strada prima o poi le banche diventeranno anche troppo grandi per essere salvate, perché supereranno la stessa economia degli Stati". Al termine dell´intervento di Simon Johnson è seguito un breve dibattito, che ha riportato l´attenzione sul tema europeo e sul recente tracollo della Grecia. Anche in questo caso il giudizio dell´economista è stato quasi brutale: "Ritengo che la risposta dell´Unione europea sia stata confusa e incompleta, andando a vantaggio di chi voleva arricchirsi". Sbagliata, soprattutto, la politica dei titoli di stato: "Si tratta di un mercato esposto alle speculazioni – sono state le conclusioni di Simon Johnson – non a vantaggio del benessere sociale. L´eccesso di liquidità è stata una delle cause della crisi".  
   
   
QUALE E “QUANTA” ETICA PER REGOLARE IL MERCATO GLOBALE  
 
Trento, 8 giugno 2010 - Ovvero quali insegnamenti morali, ma anche funzionali possiamo trarre dalla crisi che negli ultimi trentasei mesi ha attanagliato il pianeta? Ne hanno discusso il 6 giugno in biblioteca gli autori de “Il buono dell’economia” con Innocenzo Cipolletta. Possiamo trarre una “lezione morale” dagli sconvolgimenti, non solo economici, che questa crisi sta ponendo in essere e che, presumibilmente, porterà a rivedere l’approccio al mercato? Mentre molti analisti discutono – e litigano – per capire se questa crisi economica è più grave o meno grave di quella del 1929, altri invece cercano di capire perché il modello di neoliberismo ha prodotto effetti così sconcertanti, ma soprattutto si chiedono quali sono le “nuove” regole che possono riportare la fiducia della gente in un mondo, quello economico, che ha subìto e sta subendo fortissime critiche da ogni lato. Coordinati – e “pungolati” – da Tonia Mastrobuoni, coordinatrice degli “Incontri con l’Autore” del Festival e giornalista de Il Riformista, ne hanno discusso nella sede centrale della biblioteca i tre autori del libro – a cura di Egea – intitolato “Il buono dell’economia”, dove buono non sta per gustoso ma per “giusto, moralmente etico”. Il volume è stato redatto da Salvatore Carrubba - direttore per le strategie editoriali del gruppo 24 ore – che ha raccolto i pensieri a ruota libera di padre Gianpaolo Salvini, direttore de “la civiltà cattolica”, e Luigi Zingales, professore di imprenditorialità e finanza all’Università di Chicago. A “condire” l’incontro la consueta “sagacia” di Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Ateneo di Trento e delle ferrovie dello Stato, che ha aggiunto “a voce” le sue considerazioni sui temi trattati dal libro stesso. “Una cosa è certa – ha detto Carrubba nel suo primo intervento – questa crisi ha messo in discussione il credo liberista nel mercato con una conseguente delegittimazione etica negli ultimi anni. Per questo ho pensato di riunire attorno allo stesso tavolo due economisti dalla diversa impostazione: padre Salvini, per avere la posizione della Chiesa cattolica, e il professor Zingales che proviene proprio da quella scuola di Chicago che ha posto le basi teoriche del modello economico che è stato alla base delle decisioni finanziarie del mondo anglossassone e che è, adesso, messo in forte discussione”. “L’etica deve essere presente in ogni attività umana, non solo nell’economia – ha aggiunto padre Salvini – non è solo il Papa a dirlo nella sua ultima enciclica, ma è – o dovrebbe essere - insito in tutti noi. Il problema è ‘quale etica?’ Certo non solo quella della Chiesa. Il modello potrebbe essere quello dell’Onu che ha trovato una sintesi di valori tra tutti gli Stati su cui far convergere il consenso. Con Caritas in veritate il Papa ha voluto introdurre nell’economia ‘l’inquietudine della gratuità’ e cioè il pensare di operare non solo per una ricompensa monetaria. A una suora che lavorava al Cottolengo venne chiesto “ma madre come fa a fare questo lavoro? Io non lo farei per tutto l’oro del mondo!’ Ed ella rispose: ‘neanch’io!’. Pensiamo ancora al microcredito o al commercio equo e solidale”. Gli ha fatto eco Zingales che, pur in un’ottica differente, ha detto di “condividere il bisogno di regole e di un’autorità che regoli il mercato. Se questa non c’è o è corrotta il mercato non funziona più e diventa una giungla” Ed ancora: “Due sono i concetti che, forte dell’esperienza americana, mi sento di rimarcare come fondamentali – ha proseguito Zingales – il primo è che bisogna insegnare, soprattutto ai giovani, che un comportamento non etico magari paga subito ma ha effetti devastanti sul medio e lungo periodo, anche per se stessi; e il secondo è che c’è un interesse sociale a punire il comportamento fraudolento perché ci danneggia tutti. Da questo punto di vista in Italia non siamo messi bene”. A chiosare il ragionamento dei tre esperti Innocenzo Cipolletta ha rimarcato “La frase fondamentale del libro è secondo me questa del Papa: ‘l’economia deve avere dei fini ma i fini non devono venire dall’economia’. La condivido appieno perché ho sempre pensato che l’economia sia una scienza che trova il modo di raggiungere con efficienza gli obiettivi fissati da altri, e cioè dalla volontà popolare tramite la politica”. A chiusura del dibattito la Mastrobuono ha spostato la discussione su un altro, attualissimo tema caldo, almeno per quanto riguarda l’Italia: quello dell’evazione fiscale, recentemente ridefinita come “macelleria sociale”. Per padre Salvini “la Chiesa forse dovrebbe intervenire di più su queste tematiche ma non è che non lo faccia, è solo che qui, rispetto per esempio al tema della sessualità, la sua voce trova meno eco”. Per Carrubba “Il tema dell’evasione è la dimostrazione che l’etica non si può inculcare, deve provenire da dentro noi stessi”. Per Zingales “Negli Usa fin da bambini si insegna il dovere dello stand up, e cioè di indignarsi, e di denunciare quei comportamenti che creano una disfunzionalità sociale danneggiando alla fine tutti. Andrebbe fatto anche in Italia dove abbiamo ancora il retaggio dei Comuni e pensiamo che lo Stato sia altro”.  
   
   
LA CRISI DELL’EURO E IL DISORIENTAMENTO DEI MERCATI  
 
Trento, 8 giugno 2010 - E’ stato Marcello De Cecco il protagonista dell’incontro pubblico del 6 giugno al Caffè dei Portici in Piazza Duomo, organizzato dal Giovani Imprenditori del Trentino. L’economista partenopeo ha lanciato un grido d’allarme sul futuro sempre più incerto della moneta unica. Un’europa che affronta la crisi in ordine sparso è un’Europa destinata ad essere sempre più debole davanti alle sfide del mercato globale. E’ questo uno degli spunti offerti dall’economista Marcello De Cecco nell’incontro fra il pubblico e i relatori del Festival , moderato dal direttore del Corriere del Trentino, Enrico Franco, con la partecipazione di Diego Schelfi presidente dalla Cooperazione Trentina. A preoccupare Marcello De Cecco gli sviluppi della grave crisi che in questi mesi sta attraversando il Vecchio Continente con pesanti ricadute sull’Euro: “La situazione è molto grave, inutile negarlo - ha spiegato il docente di Storia della finanza e della moneta alla Scuola Normale Superiore di Pisa – e senza dubbio aver visto molte indecisioni politiche e certe mosse da parte di governi forti come quello tedesco nell’ affrontare il caso Grecia, ci rende ancora più preoccupati”. La mancanza di risposte comuni reali e concrete apre le porte ad un rischio di balcanizzazione economica in grado di cancellare l’Europa come l’abbiamo vissuta dopo la creazione della moneta unica: “Una balcanizzazione che farebbe comodo a molti speculatori già in azione e che finirebbe per aggravare il disorientamento generale che si sta vivendo in questo momento”. Secondo De Cecco stiamo assistendo ad una sorta di “si salvi chi può” in cui rischiamo tutti di essere travolti dal cosiddetto mercato globale senza avere dei punti di riferimento: “Basti pensare che per salvare il salvabile attraverso gli aiuti di stato durante la crisi è stato completamente ignorato anche quel diritto alla concorrenza predicato per anni da molti economisti.” Quello che si sta disegnando dunque è un mercato economico globale con regole nuove nel quale anche i giovani imprenditori trentini potrebbero trovare nuove opportunità: “Credo – ha sottolineato De Cecco - che come in tutti i momenti di cambiamento epocale , come potrebbe essere questo, vi siano anche dei margini per nuove avventure imprenditoriali di successo. Tutti però devono avere la consapevolezza che i pericoli , rispetto ad un tempo , saranno senza dubbio maggiori e le cadute più rovinose senza protezioni di sorta, in un’economia che naviga sempre più a vista e nell’incertezza di cambiamenti repentini”.  
   
   
ALL’EURO FAREBBE BENE LA SVALUTAZIONE LA CRISI NELL’ANALISI DI NOURIEL ROUBINI, L’ECONOMISTA CHE HA PREVISTO LA “BOLLA”  
 
Trento, 8 giugno 2010 - Il 7 settembre del 2006 un suo intervento al Fondo monetario internazionale, dove avvertì del rischio di una bolla immobiliare nel mercato americano, lo portò ad essere guardato come un mentecatto. Un anno dopo tornò all’Fmi e questa volta fu accolto come una sorta di profeta. Ecco perché Nouriel Roubini, docente di economia e business internazionale alla New York University, oltre che consultato, per dirne una, dalla Casa Bianca – il 6 giugno protagonista dell’intervento su “Crisi della finanza: passato, presente e futuro” – è stato presentato da Tito Boeri, direttore scientifico del Festival, come l’economista che più di tutti è riuscito ad avvicinare e capire i fattori che erano alla base della crisi. “Non ha avuto paura ad andare controcorrente”, ha detto Boeri alla platea del teatro Sociale. E non si è certo sottratto alle domande (e alla risposte) scomode. A cominciare da quel che ci tocca più da vicino: l’euro. Allora, tenetevi forte: Roubini non ha dubbi. “L’euro dovrà essere svalutato. E’ una scelta necessaria, auspicabile, inevitabile. Perché in alcuni casi, penso alla Grecia, siamo molto vicini all’insolvenza. L’euro è arrivato a quotare 1,50 contro il dollaro. Ora è a 1,20. La parità – ma anche meno se pensiamo che nel 2002 il rapporto era 0,82 – è antidoto al rischio di default, alla bancarotta, a quel che è già successo in Argentina”. Economista che ha saputo mettere radici in molti paesi del mondo, Italia compresa (è passato per la Bocconi, anche), nato ad Istanbul nel 1958, autore del libro in questi mesi tradotto da Feltrinelli (“La crisi non è finita”), Roubini ha esordito con i complimenti al festival. “Non c’è dubbio che anche la mancanza di informazioni e di conoscenze ha il suo peso in quel che accade e per questo sono salutari appuntamenti come quello di Trento”. Sì, la crisi non è finita, avverte: “Errato pensare di essere di fronte ad avvenimenti rari, eccezionali, al passaggio di un cigno nero che prima di ricomparire chissà quanto tempo passerà ancora. Macché. Questo secolo, specie per quel che riguarda le economie emergenti, è disseminato di crisi. Eppure non sono avvenimenti da accettare supinamente, in parte sono prevedibili e in qualche misura anche prevenibili. Va soprattutto compreso quel delicato passaggio rappresentato dal passaggio dal debito privato a quello pubblico. Rimettere a posto le cose ha costi altissimi, si pensi a quel che significa il salvataggio delle banche che in alcuni Paesi ha voluto dire metterle nella lista spese del bilancio pubblico. Le crisi hanno tratti comuni: il boom ecomico che precede il crollo, un incremento assurdo del valore della Borsa, la deviazione enorme dei prezzi dal valore reale, il rapido accumulo del debito. Chi è il colpevole? Sono in molti. Scarsi controlli delle istituzioni finanziarie, un certo lassismo, distorsioni nel comportamento dei banchieri, agenti di rating disinvolti, la stessa stampa che dipinge una realtà nella quale sembra sia tutto possibile senza accorgersi che molto si regge su un castello di carta. L’errore degli esperti che continuano a pensare alla crisi come a qualcosa di eccezionale e non come ad una regola”. Continua Roubini: “Vi è stata una esuberanza psicologica, tutti volevano stare nella bolla, poi hanno sbattuto la faccia nella realtà. La gente non impara niente, un festival come questo serve anche a far capire le cose. E la cosa è che c’è stato un eccesso di accumulo di debito. Guardate, la Grecia è solo la punta dell’iceberg, un piccolo assaggio. I grandi deficit di bilancio sono comuni a molti Paesi dell’Europa, specie ad est e lo stesso mercato americano potrebbe avere problemi. E’ inevitabile ricorrere alla riduzione della spesa pubblica e all’aumento degli introiti. La cifra fatta per il debito complessivo europeo – 750 miliardi di euro – è sintomatica se si pensa ai 30 che hanno portato il Brasile anni fa in zona fallimento. Certo, alcuni paesi – Usa, Giappone, Gran Bretagna – in possesso di monete “mondiali” possono monetizzare il deficit con inevitabile aumento dell’inflazione. Ma nelle zone deboli dell’euro – dalla Grecia alla Spagna – la Bce non può certo monetizzare i debiti. Se la Grecia non risolve il suo problema l’unica soluzione è il default o la ristrutturazione del debito pubblico. E poi, abbiamo garanzie che i governi riusciranno a far digerire le misure prese? Per evitare lo scompaginamento dell’unione monetaria europea si può pensare alla deflazione ma vuol dire recessione, non sopportabile per anni e con enormi costi sociali e politici oppure si deve ricorrere alle riforme strutturali, come in Germania. Ma servono 10 – 15 anni di tempo. Ecco perché dico che la svalutazione dell’euro appare come la soluzione necessaria, auspicabile ed inevitabile. Per arrivare a quel buon equilibrio tra condizioni fiscali e politiche monetarie, per evitare deflazione e recessione. E poi, con l’austerità fiscale accompagnata dalla crescita economica aiutata da riforme strutturali, stimolare la domanda interna. Proprio come ha fatto la Germania”.  
   
   
APPRENDISTI,SODDISFAZIONE PER LA SENTENZA DELLA CONSULTA «TOSCANA PRONTA A GESTIRE LE COMPETENZE SULLA FORMAZIONE AZIENDALE»  
 
 Firenze, 8 giugno 2010 - «La sentenza della Corte Costituzionale sull´apprendistato, accogliendo in buona sostanza le obiezioni di incostituzionalità sollevate da nove Regioni, fra cui la Toscana, è un fatto positivo, che riporta correttamente la competenza su questi temi alla Regione e restituisce, così, a Regione e parti sociali, la possibilità di determinare, con il lavoro di concertazione previsto dalla legge e praticato da sempre in Toscana, i profili formativi dell´apprendistato professionalizzante in caso di formazione aziendale». A salutare con soddisfazione il pronunciamento della Consulta, avvenuto con sentenza del 14 maggio scorso, è l´assessore alle attività produttive, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini a nome della Commissione tripartiita, l´organismo di concertazione previsto dalla legge regionale, attraverso il quale le parti so ciali concorrono alla determinazione delle politiche del lavoro. La Corte Costituzionale ha stabilito che sono corretti i rilievi di incostituzionalità sollevati dalle Regioni sulla legge 133 giudicata lesiva delle competenze regionali per quanto riguarda le modalità della formazione aziendale nei casi di apprendistato professionalizzante. Le organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro concordano dunque con le istituzioni sul fatto che la sentenza sia un punto fermo importante. Anche perchè, come ricorda l´assessore, la Toscana, era stata la prima regione a fare una legge di recepimento della norma nazionale sull´apprendistato e quindi, oggi, si ritrova avvantaggiata perchè possiede già una norma immediatamente applicabile.  
   
   
I CINESI CHE NON CONOSCIAMO LO SVILUPPO E LA DIFFUSIONE IN ITALIA DEGLI “OVERSEAS” AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA DANIELE COLOGNA PARLA DEI PREGIUDIZI SULL’IMMIGRAZIONE CINESE  
 
 Trento, 8 giugno 2010 - Sono recenti le polemiche sull’espansione del mercato cinese. Sui loro prodotti si è detto di tutto, che sono di bassa qualità, che sono ricavati da materie prime nocive per la salute umana, o ancora che arrecano pesanti danni all’economia italiana. Parte dell’Italia ha reagito così, con slogan che invitano i cittadini a comprare prodotti locali e nazionali, ma c’è un’altra parte che di fronte alla loro espansione ha reagito “allungando una mano” per stringere alleanze. Nel 2003, infatti, Cesare Romiti da Presidente dell’Istituto Cinese ha voluto imprimere un maggiore impulso ai rapporti tra l’Italia e la Cina attraverso l’istituzione della Fondazione Italia Cina. Quest’anno, alla quinta edizione del Festival dell’Economia di Trento, la stessa Fondazione ha organizzato l’incontro: “Il ruolo degli overseas chinese: informazione, pregiudizi e realtà sull’immigrazione cinese”, in cui Daniele Cologna (Ricercatore dell’Agenzia di ricerca sociale Codici di Milano) ha affrontato il tema dello sviluppo e della diffusione degli overseas chinese (cinesi d’oltremare) e delle realtà locali in cui risiedono. “Quando parliamo di cinesi in Italia – ha spiegato Cologna - parliamo di un gruppo particolare, vale a dire di immigrati che hanno ancora in tasca il passaporto della Repubblica Cinese e che non sono scappati da situazioni di povertà, bensì da un periodo di crescita e sviluppo. Basti pensare che il maggior afflusso di cinesi in Italia viene da Wenzhou, una delle città più ricche della Cina”. È stato dunque l’aumento del tenore di vita a portare gruppi di cinesi alla ricerca di altre zone in cui vivere. Di fronte allo sviluppo della Cina nelle zone rurali, molto vicine alle città, le persone si sono trovate a scegliere se spostarsi in provincia per sostenere l’aumento del costo della vita o se migrare in altri paesi dove magari c’era un famigliare ad accoglierli. “Le persone – prosegue Cologna - che arrivano in Italia non sono grandi economisti. Non è vero che hanno un grande fiuto per gli affari, che “mangiano economia con le bacchette”, sono semplici contadini, allevatori, pescatori”. La città di Wenzhou negli ultimi dieci anni ha registrato un elevato sviluppo come mostrano le fotografie che Cologna ha illustrato al pubblico. Le vie di Wenzhou sono passate da modeste e vuote a vie in cui i grattacieli si innalzano verso l’alto e i palazzi, i negozi, i bar e i ristoranti colorano il centro. Le persone hanno iniziato a spostarsi dalla campagna alla provincia lasciando le proprie abitazioni. Alcuni di loro sono migrati in Italia, “in tutto – ha affermato Cologna - sono circa 180 mila e le loro attività non sono quelle manifatturiere come siamo abituati a vedere in televisione, ma sono imprese che rientrano nel settore terziario. Il piccolo commercio di quartiere nelle nostre città stava scomparendo, quando il reparto orto/frutta del supermercato è diventato tanto grande quanto quello del fruttivendolo, i fruttivendoli hanno iniziato a chiudere, e così anche le piccole librerie, le sartorie, ecc. Ora il mercato cinese ha reintrodotto questi servizi”. Il pregio delle imprese cinesi sembra essere racchiuso nella loro capacità d’aver colto le esigenze della popolazione italiana: “hanno introdotto prodotti a prezzi modici e la possibilità di contrattare. Non sono imprenditori innovativi, sono solo attenti perché sono indebitati. A Milano per esempio si sono accorti che gruppi di peruviani ed equatoriali non avevano un luogo in cui andare a mangiare, così hanno creato per loro dei ristoranti in cui recarsi. In poco tempo abbiamo visto diminuire il livello di violenza sulle strade e di ubriachezza molesta”. Può apparire una provocazione ma “in realtà - ha concluso Cologna - “le comunità cinesi non sono isolate, non competono contro di noi, ma agiscono assieme agli altri. Non sono ancora completamente integrati, ma un cinese su quattro in Italia è un bambino e va a scuola, impara la nostra lingua e stringe relazioni umane”.  
   
   
LA CALDARERIA PARLA ITALIANO “LE NORME ARMONIZZATE PER LE ATTREZZATURE A PRESSIONE: STRUMENTO PER LA COMPETITIVITÀ? IL PUNTO DI VISTA DI COSTRUTTORI E COMMITTENTI”  
 
Milano, 8 giugno 2010 - “La normativa europea è uno strumento per la competitività della caldareria: dobbiamo investire nel rafforzare la filiera italiana per contrastare la concorrenza dei paesi asiatici che fino ad ora si sono dimostrati più capaci di noi a fare sistema”. Emanuela Tosto, Presidente di Ucc, Associazione dei Costruttori di Caldareria federata Anima, introduce così la Tavola rotonda che ha visto protagonisti costruttori, Epc e end-user in occasione dell’Assemblea Generale 2010 di Ucc lo scorso 29 aprile. “Il tema di cui abbiamo discusso, - Le norme armonizzate per le attrezzature a pressione: strumento per la competitività?- non è solo una problematica tecnica ma un elemento necessario per la competitività delle imprese a livello nazionale e internazional”, ha tenuto a precisare Emanuela Tosto aprendo i lavori di una Tavola Rotonda che ha coinvolto nomi di primo piano della filiera della Caldareria e dell’impiantistica italiana: da Enel a Saipem , da Tecnimont, Sices a Cosmec. Pellizzer di Sices ha condotto una sintesi della situazione attuale sull’applicazione delle norme per gli apparecchi a pressione. L’ingegnere ha presentato un’analisi condotta su un campione di 100 progetti, realizzati da aziende italiane nel biennio 2007-2009, riguardanti apparecchi a pressione. “Meno della metà dei progetti era destinata al mercato europeo: questa porzione vede per il 35% l’Italia protagonista come acquirente, per il rimanente 65% l’extra Italia. Solamente in un 5% di quel 35% sono state applicate le norme armonizzate. Il dato rivela, quindi, una preferenza per altri codici e una prevalenza decisa del codice Asme, ancora preferito per la sua facilità di applicazione e al minor costo progettuale”. E’ stato bene evidenziato che il costruttore, sia in fase d’offerta che di progettazione esecutiva, si basa su indicazioni progettuali di massima (data sheets) forniti dal proprio Cliente, che nella maggior parte dei casi impongono un codice di progettazione preciso. “Secondo Direttiva Ped 97/23/Ce il Fabbricante è l’unico responsabile della progettazione e della fabbricazione di un prodotto al fine di immetterlo nel mercato della Comunità per suo conto. Il fabbricante deve garantire che i prodotti da immettere sul mercato comunitario siano progettati e fabbricati nel rispetto dei requisiti essenziali applicabili indicati nelle direttive di nuovo approccio. La Norma Armonizzata En 13445-3 permette certamente di adempire al meglio ai requisiti di cui all’Allegato I della Direttiva e di affrontare il percorso di certificazione (ivi compresa quindi anche la progettazione) con una certa serenità”. Pellizzer, provocando la platea, si chiede e domanda se progettare En dia veramente un valore aggiunto. Come segnalato dall’intervento dell’ing. Lidonnici, negli Usa la progettazione di un apparecchio a pressione comporta l’applicazione puntuale del codice Asme (nella maggior parte dei casi il codice usato è l’Asme Viii divisione 1, che non richiede di fatto specifiche competenze ingegneristiche, ma solo il rispetto letterale di tutti i requisiti del codice e della user’s design specification elaborata dal committente). “Diversamente accade in Europa dove vige il sistema delle Direttive di Prodotto. In questo sistema è fondamentale innanzitutto l’esecuzione, da parte del costruttore (unico responsabile), di un’analisi dei rischi che garantisca il rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza della Direttiva in tutte le possibili condizioni in cui l’apparecchio si verrà a trovare; in altre parole, la sicurezza del prodotto dipende da una specifica analisi, non dal rispetto pedissequo di uno standard”. Lidonnici ha evidenziato le peculiarità delle norme armonizzate En, sottolineando che solo l’uso di tali norme, nate in funzione delle Direttive, garantisce il rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza, ma che purtroppo gli utilizzatori non hanno ancora raggiunto un adeguato livello di conoscenza di tali norme. “Le norme armonizzate riconosciute anche al di fuori dell’Europa – ha concluso Lidonnici - possono configurarsi come uno strumento per la competitività nei paesi extra-Europei”. Oviedo di Tecnimont ha illustrato alla platea numerosi progetti realizzati in Europa utilizzando diversi codici di calcolo. “Anche gli altri codici sono stati tempestivamente aggiornati – ha precisato il relatore- Oltre questo elemento, una serie di fattori porterebbero gli utilizzatori a preferire ancora i codici differenti dalle norme En 13445. Tra questi, l’abitudine di utilizzo, un riscontro positivo dei numerosi codici e, infine, un’eccessiva severità delle norme armonizzate; reperibilità sul mercato di materiale marcati Asme in confronto di materiale En; selezione dell’Ente Notificato da parte degli utilizzatori finale e anche del codice nazionale aggiornato ai requisiti della Ped (Ad2000, Codap 2000, Pd 5500, ecc.); l’eccesiva frequenza di aggiornamento delle norme armonizzate e la conseguente minore confidenza nell’applicazione delle regole di progettazione, fabbricazione e collaudo contenente nella norma En 13445”. L’ing. Piazza di Saipem ha presentato alcuni progetti a cui sono state applicate le norme armonizzate. Ha ribadito le difficoltà che comporta l’utilizzo del codice En tra le quali i lunghi tempi per ricevere assistenza. Ha segnalato l’eccessivo, e forse troppo frequente, aggiornamento e il non sempre facile rapporto degli organismi notificati. “E’ impellente la necessità che la norma venga completata e integrata andando a colmare alcune mancanze come ad esempio nel campo dei materiali”. Infine il dott. Ercolano, Responsabile Acquisti Ingegneria e Innovazione Enel, in qualità di committente si è detto soddisfatto per aver potuto presenziare alla tavola rotonda: “E’ un’occasione favorevole per ascoltare il punto di vista e gli approfondimenti di Costruttori e Società di Ingegneria in merito al tema riguardante ’l’utilizzo delle norme armonizzate. Tutto ciò che può portare ad una semplificazione progettuale ed ad un conseguentemente miglioramento dei progetti dal punto di vista gestionale e di sicurezza non può che essere ulteriormente sviluppato. Le norme armonizzate - ha concluso - sono già state utilizzate in alcuni progetti Enel”. Il moderatore Riva, concludendo la tavola rotonda, ha rilanciato la proposta di lavorare insieme e investire in modo da rendere possibile la definizione di una strategia per lo sviluppo ed il completamento del sistema di norme armonizzate, fatto che potrebbe garantire un incremento della competitività dell’intera filiera. I presenti hanno dato vita a un breve dibattito che ha rilevato il grande interesse della filiera e l’urgenza di un continuo confronto sul tema. “E’ necessario continuare a fare sistema su argomenti tecnici che coinvolgono le nostre competenze sui mercati internazionali - conclude Emanuela Tosto, Presidente Ucc - Chiediamo un confronto costruttivo che ci possa portare ad una strategia condivisa da parte di tutti i protagonisti del settore. La caldareria nel mondo parla ancora italiano. Questo è un settore che deve continuare ad essere un’eccellenza: l’avvio di questo confronto di sistema non potrà che essere da stimolo a rimanere protagonisti’.  
   
   
DOVE VA IL MONDO DEL LAVORO INCONTRI CON L’AUTORE  
 
Trento, 8 giugno 2010 - Sindacato, politiche del lavoro, crisi economica, disoccupazione, rapporti industriali. Numerosi gli spunti offerti dalla presentazione de “L’annuario del lavoro”. Ne hanno discusso il 6 giugno pomeriggio gli autori Massimo Mascini e Nuzia Penelope con il senatore e ex ministro del lavoro Tiziano Treu. Dodici mesi tra i più difficili per il mondo dell’occupazione e per l’economia. Un anno, per dirla con gli autori “stretto tra la "tempesta perfetta" che ha scosso le regole di fondo dell´economia e della finanza, la riforma della contrattazione che ha messo a dura prova i rapporti sindacali, lo spettro della disoccupazione che si è allargato al di là delle previsioni più nere”. Ultimo aspetto, confermato proprio due giorni fa dall’ultimo rapporto che segna in Italia un’occupazione giovanile pari al 30%. Dati allarmanti, cifre pesanti. Ma in tutto ciò, qual è il ruolo dell’attuale sindacato? Quale direzione ha intrapreso il mondo del lavoro? Come si comportano imprese, associazioni di categoria e governo? “L’italia è attanagliata da diverse divisioni – ha spiegato Mascini -. Tra nord e sud del Paese, tra lavoratori protetti, tutelati e lavoratori privi di ogni diritto e garanzia. A ciò si aggiunge una classe politica e dirigente storicamente incapace di indicare una traiettoria precisa e brillante”. Divisioni che, specie negli ultimi mesi, hanno coinvolto anche le sigle confederali, messe ancor più in crisi dal terremoto economico e finanziario dell’ultimo biennio. “Il sindacato è in difficoltà, e sembra incapace di capire dove e come affrontare i problemi. La divisione stessa consumatasi all’interno del mondo sindacale ne è testimonianza”. Tornando alla divisione tra diverse tipologie di lavoratori, Nunzia Penelope ha subito voluto puntualizzare il suo punto di vista. “Nessun lavoratore, neanche quello a tempo indetermintao o del settore pubblico può considerarsi “protetto” – ha esordito Penelope, anche riferendosi alla recente manovra finanziaria che proprio gli addetti del pubblico impiego va a colpire maggiormente -. Lo stesso sindacato non rappresenta più la propria base sociale, di cui non è in grado neanche più di guidare le vertenze sindacali come testimonia quanto accaduto negli ultimi mesi”. Proprio il graduale e ormai definitivo scollamento che si è consumato tra mondo sindacale e lavoratori è stato il fulcro del dibattito. Uno scollamento che, a detta degli autori, è avvenuto per tutte le categorie di rappresentanza, compresa Confindustria. “Le classi dirigenti si sono staccate dalla loro base di rappresentanza e invece di discutere dei problemi con essa lo fanno tra loro – hanno denunciato -. Sindacati e Confindustria si sono trasformate in strutture di lobbies, collaterali al governo”. Molto dell’attuale disegno l’ex ministro Treu lo attribuisce alla crisi che “ha squassato ogni equilibrio della vita economica e finanziaria” ha detto. “Il tradizionale tessuto di contrattazione è stato completamente stravolto e vigono confusione e incertezza tali che lo stesso sindacato non sa come muoversi”. Confusione e incertezza che hanno condotto alla disgregazione delle posizioni delle singole sigle confederali, “incapaci di reagire e di avere una visione, una prospettiva d’azione, di dare risposte concrete”. Come uscirne allora? Con la dichiarazione conclusiva di Mascini, che più che essere una teoria, ha tanto il sapore di un auspicio, di una speranza. “Confidiamo nella capacità e nel dinamismo che caratterizzano i diversi territori del nostro Paese – ha concluso l’autore -. Dai territori può ripartire l’impulso a che il sistema si rinnovi, cresca e si sviluppi creando nuove opportunità”.  
   
   
LA GIUNTA DELLA CALABRIA HA APPROVATO LA MORATORIA DI UN ANNO PER IL PAGAMENTO DEI MUTUI CONTRATTI DA PICCOLE E MEDIE IMPRESE  
 
Reggio Calabria, 8 giugno 2010 - La Giunta regionale ha approvato ieri, sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Scopelliti la moratori di un anno per il pagamento dei mutui contratti dalle piccole e medie imprese. “Abbiamo iniziato – hanno dichiarato gli assessori, alle attività produttive, Antonio Caridi, ed al Bilancio Giacomo Mancini - pensando alle famiglie calabresi alle quali il Governatore Scopelliti ha voluto che venisse destinato il “tesoretto” di quattro milioni di euro, recuperato dalla cancellazione di una voce di bilancio prevista dal collegato alla Finanziaria 2010, che assegnava contributi a pioggia ad enti e associazioni. Oggi, continuiamo a sostenere il mondo delle imprese a vantaggio del quale abbiamo approvato una moratoria di un anno per il pagamento dei mutui contratti”. Questa moratoria era stata, inizialmente, regolata da un avviso sottoscritto il tre agosto 2009 dall’Abi, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalle associazioni di rappresentanza delle imprese e prevedeva la sospensione per dodici mesi della quota capitale delle rate del mutuo, la sospensione dai sei ai dodici mesi della quota capitale dei canoni di operazioni di leasing, rispettivamente mobiliare ed immobiliare e l’allungamento a 270 giorni delle scadenze delle anticipazioni bancarie sui crediti. L’accordo escludeva, dal suo ambito di applicazione, i finanziamenti e le operazioni creditizie con agevolazione pubblica nella forma del contributo in conto interessi o in conto capitale. In seguito, su proposta della Conferenza delle Regioni e delle Province, l’Avviso è stato integrato, prevedendo che ciascuna Amministrazione regionale procedesse ad individuare puntualmente l’elenco degli interventi/leggi di incentivazione regionale a cui estendere l’applicazione. “Con l’adesione a questo accordo – concludono gli assessori Mancini e Caridi – la Giunta Scopelliti offre alle piccole e medie imprese calabresi una boccata d’ossigeno in questo momento di difficile crisi economica e, allo stesso tempo, persegue con convinzione il piano anticrisi varato dal Governo”.  
   
   
THE EXIT STRATEGY IL RISCHIO MACROECONOMICO PRIMA E DOPO LA CRISI  
 
Trento, 8 giugno 2010 - Prima della crisi, gli internazionalisti parlavano di squilibri globali e crisi del dollaro. I macroeconomisti della “great moderation”, dibattendo il ruolo della fortuna rispetto alla buona politica economica. Ma per Giancarlo Corsetti, docente all´Università Roma Iii, ricercatore associato al Cepr e condirettore dell´International Macroeconomic Program “la crisi ha chiaramente minato la fiducia nel modello di gestione del rischio macroeconomico nella globalizzazione, non ha prodotto la crisi del dollaro, non ha eliminato gli squilibri globali. Piuttosto ha posto un problema di debito oltre a quello del debito estero”. E la fase attuale è ancora più delicata: “Una strategia d’uscita a vista sta aumentando i fattori contro la coesione internazionale”. Tutto questo nell’incontro del 6 giugno “Un mondo a tasso zero”, dibattito moderato dal giornalista del Sole 24 Ore, Dino Pesole. Rischio macroeconomico prima e dopo la crisi che ha investito l’economia globale. E’ questo il focus dell’intervento di Giancarlo Corsetti, esperto di contabilità del rischio. Nella sua riflessione, prima della crisi i tassi d’interesse e i premi per il rischio erano a livelli storicamente bassi. “Con la crisi – ha spiegato -, il premio per il rischio è diventato alto e volatile; i tassi d’interesse di medio e lungo termine non sono cresciuti e le banche centrali hanno portato i tassi d’intervento vicini allo zero, equiparando moneta a titoli a breve”. Ed ora? “In questo momento, la ripresa è minacciata dal rischio d’insolvenza pubblica di alcuni stati” ha spiegato. In sostanza, dopo mesi d’impasse dei mercati finanziari, banche centrali e governi hanno risposto riportando i tassi d’interesse a zero, lasciando crescere i deficit pubblici. Ma il rischio, per Corsetti, è che il mondo a tasso zero soffochi la ripresa dei mercati. In questo senso, va elaborata una vera e propria “exit strategy”, una strategia d’uscita per rilanciare i mercati. “I G20 hanno annunciato la fine dello stimolo fiscale e l’inizio dell’era del consolidamento – ha spiegato -. Questo non perché la recessione sia finita, ma perché dubbi sulla solvibilità pubblica possono innescare di nuovo il meccanismo che ha generato la crisi”. Dunque, “la nuova fase della crisi definisce il problema della exit strategy dal rischio del macroeconomico”. Solo adesso gli economisti hanno definito le fasi scatenanti della crisi e Corsetti le ha volute snocciolare; un modo per trovare la giusta terapia della ripresa, allontanando lo spauracchio di una bolla bis. “Sono tre le fasi che caratterizzano la crisi – ha spiegato -. La prima risale al 2007: con la correzione della bolla nel settore edilizio, l’opacità degli Abs li rende liquidi, creando dubbi sui bilanci degli intermediari finanziari e panico nell’interbancario”. In altre parole, per rispondere di primo acchito alla crisi nata nel settore immobiliare, vengono messi in campo interventi limitati che confermano il modello di politica economica tradizionale. Dalla crisi di liquidità del 2007 si arriva allo shock del 2008, data della seconda fase. “Questo momento è caratterizzato dal panico; una crisi di solvibilità che inizia il trasferimento del rischio dal settore finanziario a quello pubblico”. In questa fase i governi s’indebitano a tasso zero; garanzie pubbliche alle banche riducono le risorse per trasferimenti a famiglie e imprese non-finanziarie. Ma c’è un conflitto più profondo. Si arriva al presente: la terza fase del “consolidamento fiscale e ri-equilibrio del rischio”. In sostanza, il consolidamento deve evitare che il bilancio diventi fonte di rischio macro. Ma per riassettare gli equilibri globali la sfida è ancora aperta: le misure d’urgenza rischiano di soffocare la ripresa. “Questo – ha concluso Corsetti – è un vero dilemma per le banche centrali che oscillano tra il sostenere il debito pubblico e rispondere a potenziali tensioni sui prezzi”. Nessuna ricetta per l’Italia; Corsetti non si espone sulle misure del nostro Paese e smorza i toni con un vecchio proverbio: “Il caso italiano? Meglio non mangiare a digiuno”.  
   
   
IL PRESIDENTE SCOPELLITI HA INCONTRATO I RAPPRESENTANTI REGIONALI DEI SINDACATI CALABRESI  
 
Reggio Calabria, 8 giugno 2010 - Incontro preliminare ed introduttivo per alcune riflessioni sulle emergenze della Calabria e creare i presupposti affinchè si rafforzino sempre di più le adeguate sinergie per affrontarle e risolverle. I rappresentanti regionali dei sindacati, Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno avuto modo di discutere con il Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, mettendo sul tavolo le numerose priorità e criticità, condivise dallo stesso Presidente che ha avuto modo di dare avvio, insieme agli altri componenti della Giunta Regionale, ad una piattaforma programmatica. Ad affiancare Scopelliti, erano presenti alla riunione, gli assessori, alla cultura, Mario Caligiuri, al bilancio, Giacomo Mancini ed all’agricoltura e forestazione Michele Trematerra. “In una situazione drammatica come la nostra – ha affermato il Governatore Scopelliti – occorrono persone che sappiano costruire, c’è da vincere una partita contro il tempo e l´apporto dei sindacati è fondamentale. L´obiettivo è quello di dialogare il più possibile su tutti i temi, per affrontare e condividere le scelte. Sono numerosi i temi su cui costruire un rapporto proficuo con i sindacati. Non sono un uomo di parte – ha proseguito Scopelliti – in quanto Presidente, devo dare risposte ai calabresi. A questo primo incontro ne seguiranno altri su temi specifici. Purtroppo sono molte le emergenze della nostra regione, tra cui il lavoro, la sanità, la lotta alla criminalità organizzata, l’ambiente e quindi la tutela del territorio. Sul tema del lavoro – ha affermato Scopelliti – stiamo ipotizzando di utilizzare i bandi comunitari. Per quanto riguarda il tema sanitario la situazione è più complessa e drammatica, ecco perchè chiediamo un confronto costruttivo con i sindacati, affinchè si possano effettuare delle scelte indirizzate, non tanto ai tagli, ma bensì alla riorganizzazione della rete sanitaria. Lo stesso potenziamento tecnologico dei presidi, può migliorare il sistema, evitando gli sprechi e migliorando il servizio per il cittadino. Il mancato rispetto del patto di stabilità, porterà inevitabilmente al commissariamento del comparto Sanità. Per troppi anni la politica ha pensato più a se stessa, rispetto alle esigenze del territorio, la Regione deve quindi tornare ad essere protagonista, pensando al futuro dei calabresi. I soldi ci sono – ha concluso Scopelliti - ma vengono spesi in modo inadeguato, si tratta di scelte di civiltà e certamente non mi farò condizionare dalle logiche clienterali”. Interventi ampi ed articolati quelli dei rappresentanti sindacali, che hanno apprezzato la determinazione negli intenti del Presidente Scopelliti. In rappresentanza dei sindacati, sono intervenuti i segretari regionali, Paolo Tramonti della Cisl, Roberto Castagna della Uil, Sergio Genco della Cgil e Antonio Franco dell´Ugl. Sanità, tutela del livello occupazionale, lotta al precariato, legalità e Porto di Gioia Tauro, ma anche cultura, ricerca, formazione e tutela ambientale, gli argomenti maggiormente trattati dagli esponenti sindacali. Non sono mancati commenti incoraggianti al nuovo Presidente e alla nuova Giunta Regionale, chiamata ad affrontare un duro lavoro per superare le numerose criticità. La proposta condivisa è stata quella di ripartire dalla piattaforma rivendicativa del diciannove giugno 2007, con le opportune modifiche, ma, soprattutto, è stata sottolineata l´importanza della pianificazione e della programmazione con la Giunta, per vincere le emergenze e tornare ad un livello di normalità amministrativa.