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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 06 Luglio 2010
LA PROTEINA CHE DECIDE CHI VINCE E CHI PERDE  
 
Bruxelles, 6 luglio 2010 - Una nuova ricerca ha rivelato che la cosiddetta proteina Flower (Fwe) ha il potere di segnalare le cellule deboli per l´eliminazione, permettendo alle cellule più sane di rimanere e prosperare. La Fwe, una proteina della membrana cellulare presente negli animali multicellulari, durante la competizione delle cellule ha il potere di giudicare alcune cellule come "vincenti" e altre come "perdenti". I risultati dello studio, che è stato in parte finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (Cer), sono stati pubblicati sulla rivista Developmental Cell. La ricerca, condotta da un team di sette scienziati del Centro nazionale spagnolo di ricerca oncologica (Cnio) a Madrid, fornisce nuove informazioni sul processo della competizione delle cellule. Potrebbe anche contribuire al modo in cui trattiamo le malattie che coinvolgono squilibri di idoneità delle cellule come per esempio il cancro. "Ci interessa studiare come le cellule dei dischi immaginali delle ali delle mosche distinguono le cellule vincenti da quelle perdenti durante la competizione tra le cellule," ha spiegato il dott. Eduardo Moreno del Cnio, che ha ricevuto una Starting Grant del Cer nel 2007 di quasi 1 Mio Eur per il progetto Supercompetitors ("Genetic and Genomic Study of Cell Competition in Drosophilia"). Queste borse permettono agli scienziati emergenti con un valido curriculum di consolidare il loro team di ricerca e condurre ricerca indipendente in Europa. Quando una cellula si sviluppa, confronta i suoi tassi metabolici con quelli delle cellule che la circondano. Di conseguenza, le cellule più capaci di adattarsi, proliferano a scapito di quelle meno idonee. Questo processo di competizione tra le cellule è stato descritto per la prima volta in strutture larvali (chiamate dischi immaginali che contribuiscono a formare ali e altre parti del corpo) delle mosche della frutta nel 1975. Dalla scoperta della competizione tra le cellule, altri geni sono stati collegati ad essa (dmyc, l´omologo della Drosophila del proto-oncogene c-Myc, è tra quelli studiati). Per il loro studio, il dott. Moreno e il suo team Cnio hanno usato un approccio genomico e lo hanno unito ad analisi funzionali per cercare di identificare i geni espressi nelle prime fasi della competizione delle cellule. Hanno quindi scoperto che tre diverse forme di Fwe agiscono come "etichette" cellulari che contribuiscono alla decisione in conseguenza della quale una cellula vince o perde. Una particolare etichetta Fwe ha il potere non solo di etichettare le cellule come perdenti ma è responsbile di attivare la loro eliminazione tramite apoptosi (morte cellulare). Hanno anche scoperto che la Fwe è necessaria nella competizione tra le cellule ma non ha niente a che fare con la crescita e la sopravvivenza della cellula in generale. "Nel loro insieme, i nostri risultati suggeriscono che diverse isoforme di Fwe [forme diverse della stessa proteina] generano la struttura necessaria e sufficiente per etichettare le cellule come vincenti o perdenti durante le interazioni competitive tra le cellule," ha concluso il dott. Moreno. Nel loro articolo, gli autori notano che il "codice" extracellulare delle isoforme di Fwe "potrebbe avere implicazioni biomediche oltre la competizione cellulare perché gli squilibri dell´idoneità delle cellule si manifestano con l´invecchiamento, la formazione di un cancro e la metastasi." La competizione cellulare potrebbe essere un modo di garantire che solo le cellule migliori rimangano e contribuiscano alla crescita e al benessere dell´organismo. Il ruolo svolto dalla Fwe nella competizione cellulare la rende un interessate tema di studio. Una nuova strada percorribile dalla ricerca potrebbe essere lo studio della funzione della competizione cellulare in situazioni di isolamento da altri segnali che controllano la crescita dei tessuti. Del team del dott. Moreno che ha partecipato a questo studio fanno parte Christa Rhiner, Jesus M. Lopez-gay, Davide Soldini, Sergio Casas-tinto, Francisco A. Martin, e Luis Lombardia. Per maggiori informazioni, visitare: Centro nazionale spagnolo di ricerca oncologica: http://www.Cnio.es/es/index.asp  Consiglio europeo della ricerca http://erc.Europa.eu/    
   
   
UNO STUDIO FINANZIATO DALL´UE FA SPERARE IN CURE MIGLIORI PER IL DIABETE NEONATALE  
 
Bruxelles, 6 luglio 2010 - Un nuovo studio finanziato dall´Ue rivela che la debolezza muscolare risontrata in molti malati di diabete neonatale è causata da problemi del sistema nervoso centrale e non dei muscoli. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, potrebbe portare a nuove e migliori cure per questa malattia. Il sostegno dell´Ue a questo lavoro proveniva dal progetto Biosim ("Biosimulation - a new tool in drug development"), che è stato finanziato nell´ambito dell´Area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologia per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq), e dal progetto Edict ("European drug initiative on channels and transporters"), che è stato sovvenzionato nell´ambito del Tema Salute del Settimo programma quadro (7° Pq). Il diabete neonatale è una malattia ereditaria che di solito si manifesta nei primi sei mesi di vita. Oltre alle difficoltà a controllare i livelli di glicemia, molti pazienti hanno anche muscoli deboli e flaccidi e problemi di equilibrio nonché difetti che riguardano il linguaggio e lo sviluppo cognitivo. Per molti anni, per i pazienti si prospettava una vita di iniezioni di insulina per curare la malattia. Tutto ciò è cambiato nel 2004 quando è stato identificato il difetto genetico che sta dietro il diabete neonatale. Si è scoperto che i malati di diabete neonatale hanno una mutazione genetica che ha come risultato la produzione di una versione iperattiva di una proteina che forma canali Katp (canali del potassio sensibili all´Atp) nelle membrane cellulari. Tra le altre cose, i canali Katp controllano il rilascio di insulina dalle cellule beta del pancreas; quando il Katp diventa iperattivo, blocca il rilascio di insulina. Il risultato è il diabete. Questa scoperta permette ai pazienti di smettere le iniezioni di insulina e passare a compresse di sulfonilurea; questo farmaco chiude i canali Katp che si sono aperti, stimolando così il rilascio di insulina. "Oltre ad avere problemi di secrezione dell´insulina, circa uno su cinque bambini affetti da diabete neonatale tende ad avere uno sviluppo più lento rispetto agli altri e ha problemi a camminare e parlare", ha spiegato il professor Frances Ashcroft dell´Università di Oxford nel Regno Unito. "La sulfonilurea ha rivoluzionato la cura di questi bambini, permettendo loro di prendere una pillola che controlli il diabete invece di fare iniezioni quotidiane di insulina. In molti casi, il farmaco migliora anche i loro problemi neurologici e alcuni bambini hanno cominciato a camminare o parlare poco dopo aver cambiato trattamento". La sulfonilurea ha avuto risultati positivi nella maggior parte dei pazienti. Alcuni pazienti però continuano a soffrire di problemi muscolari e si teme anche che il farmaco possa danneggiare il cuore. In questo recente studio, gli scienziati hanno cercato di trovare una soluzione al problema della debolezza muscolare. Per fare ciò, hanno creato due gruppi di topi geneticamente modificati. In un gruppo, il gene Katp mutato è stato inserito nelle cellule dei muscoli, mentre nel secondo gruppo, è stato inserito nelle cellule nervose. La funzione muscolare di questi topi è stata poi confrontata con quella di topi sani normali. I topi con la mutazione nei muscoli hanno avuto un rendimento pari a quello dei topi sani e il controllo delle funzioni motorie e l´equilibrio sembravano essere rimasti intatti. Al contrario, i topi con la mutazione nelle cellule nervose hanno avuto un rendimento scarso in tutti i test sulla funzione cellulare. Avevano inoltre problemi di equilibrio. È importante notare anche che i topi con la mutazione nelle cellule nervose mostravano anche segni di iperattività. Sebbene l´iperattività non sia considerata una caratteristica del diabete neonatale, sono stati riferiti numerosi casi di marcata iperattività. "I risultati ottenuti con i topi fanno intravedere la possibilità che questa sia causata dall´iperattività dei canali Kapt e possa quindi essere considerata come una caratteristica del [diabete neonatale]", scrivono gli scienziati. "I nostri risultati suggeriscono che i problemi di debolezza muscolare e coordinazione riscontrati nei bambini affetti da diabete neonatale si verificano nelle cellule nervose e non nelle cellule muscolari", ha commentato Rebecca Clark dell´Università di Oxford. "Questo ha implicazioni per quanto riguarda il modo in cui potremmo migliorare le cure di questa malattia". Attualmente, la maggior parte dei pazienti affetti da diabete neonatale viene curata con la sulfonilurea che ha come obiettivo i canali Katp delle cellule sia nervose che muscolari. "Questi risultati suggeriscono che sono necessari farmaci rivolti ai canali Katp neuronali, piuttosto che muscolari, per curare le deficienze motorie", sottolineano i ricercatori. I farmaci devono inoltre essere in grado di entrare nel cervello. La ricerca dovrebbe quindi occuparsi di trovare farmaci che siano in grado di attraversare con facilità la barriera emato-encefalica, raccomandano i ricercatori. Guardando al futuro, il team ha adesso in programma di studiare con precisione quali aree del cervello risentano dei canali Katp iperattivi e come il difetto genetico causi i difetti cognitivi spesso associati al diabete neonatale. Per maggiori informazioni, visitare: Science: http://www.Sciencemag.org/  Wellcome Trust: http://www.Wellcome.ac.uk/  Progetto Edict: http://www.Edict-project.eu/  Biosim: http://biosim-network.Eu/home/    
   
   
LE AZIONI MARIE CURIE PROMUOVONO LA LOTTA CONTRO IL CANCRO AL CERVELLO  
 
Bruxelles, 6 luglio 2010 - Mentre continuano le iniziative europee per le lotta al tumore cerebrale, l´Ue intensifica il suo impegno finanziando uno scienziato italiano che sta sperimentando una nuova cura che potrebbe determinare il debellamento di questa patologia. Milo Malanga, che lavora fianco a fianco con gli scienziati e i ricercatori del Cyclolab in Ungheria, ha presentato i risultati della sua ricerca relativa proprio allo sviluppo di un farmaco antitumorale a base di ciclodestrine (una famiglia di composti che contiene le molecole dello zucchero) in occasione della conferenza Marie Curie che si è tenuta a Torino lo scorso 2 luglio. Il lavoro del dott. Malanga si inserisce nel progetto Cyclon ("Novel multifunctional cyclodextrin-based nanocarriers for drug encapsulation and delivery as a strategy to overcome current therapeutic drawbacks") che ha ricevuto fondi per l´ammontare di più di 2,4 milioni di euro nell´ambito dell´Azione Marie Curie - Reti per la formazione iniziale del Settimo programma quadro (7°Pq). I partner del progetto presenteranno i risultati nel 2013, al termine del programma. Coordinato dal Centro nazionale per la ricerca scientifica "´Demokritos´ ", in Grecia, il progetto Cyclon riunisce esperti provenienti da Francia, Ungheria, Islanda, Italia, Spagna e Svezia. "Sfortunatamente i farmaci avanzati per la lotta contro diversi tipi di tumori cerebrali sono scarsi e neppure così efficaci da garantire un grado accettabile di successo", ha affermato Malanga, aggiungendo che se il lavoro effettuato presso il Cyclolab "porterà i frutti previsti, i nuovi farmaci antitumorali potrebbero essere pronti per il 2013". Secondo gli esperti i nuovi farmaci dovrebbero poter uccidere le cellule cancerose senza danneggiare quelle sane. Un altro problema che i ricercatori si trovano a dover affrontare consiste nel fatto che il cervello è protetto da uno strato di cellule ad alta densità, noto come "barriera emato-encefalica", che riduce l´efficacia delle attuali terapie antitumorali Malanga è uno dei 398 ricercatori titolari di una borsa di studio che ha partecipato alla conferenza "Marie Curie", ai margini dell´Euroscience Open Forum 2010 a Torino. La conferenza "Marie Curie" mirava a far sì che i ricercatori e gli scienziati sostenuti dall´Ue potessero acquisire nuove esperienze e ampliare le proprie conoscenze. L´ue ha destinato alle Azioni Marie Curie più di 4,5 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. Nel corso degli ultimi 14 anni, le Azioni Marie Curie sono state uno strumento importante per la creazione dello Spazio europeo della ricerca. Della supervisione della gestione delle Azioni è incaricata l´Agenzia esecutiva per la ricerca (Rea), istituita proprio per gestire le Azioni. "Mi auguro che Milo Malanga e i suoi colleghi riescano a sviluppare un farmaco che possa salvare migliaia, se non milioni, di vite" ha affermato il commissario europeo per Istruzione, Cultura, Multilinguismo e Gioventù Androulla Vassiliou, responsabile del fondo Marie Curie. "Sono orgogliosa del contributo Ue al loro lavoro, che è un esempio eccellente del valore aggiunto delle sovvenzioni europee a sostegno della ricerca", ha aggiunto. "Il programma Marie Curie riunisce i migliori talenti dell´università e della ricerca per far sì che la conoscenza possa circolare liberamente attraverso i confini stimolando innovazione e nuove idee, che costituiscono la linfa del progresso nel settore della salute e in molti altri settori". Il commissario per la ricerca, l´innovazione e la scienza Máire Geoghegan-quinn è intervenuta all´Euroscience Open Forum 2010 di Torino il 3 luglio, parlando di come la strategia della Commissione sull´Unione dell´innovazione favorirà il progresso scientifico e la prosperità. Si parlerà anche di come il Centro comune di ricerca contribuirà a questi obiettivi con la sua nuova strategia Per maggiori informazioni, visitare: Marie Curie: http://ec.Europa.eu/research/mariecurieactions/  Euroscience  Open Forum: http://www.Esof2010.org/  Strategia Europa 2020: http://ec.Europa.eu/eu2020/index_en.htm  7° Pq: http://cordis.Europa.eu/fp7/people/home_it.html    
   
   
NUOVO SERVIZIO DI EMERGENZA/URGENZA PEDIATRICA A VICENZA  
 
Vicenza, 6 luglio 2010 - Ogni anno accedono ai Pronto Soccorso del Veneto circa 300 mila bambini, di cui circa 8 mila arrivano trasportati dal Suem 118. Il dato è stato ricordato dall’assessore regionale alla sanità Luca Coletto in occasione dell’inaugurazione del servizio di emergenza/urgenza pediatrica presso l’Ospadale San Bortolo di Vicenza. Insieme al direttore generale dell’Ulss n. 6 Antonio Alessandri c’erano il direttore dell’Unità operativa complessa di pediatria e patologia neonatale Paolo Colleseli e il presidente della Conferenza dei sindaci della stessa Ulss (che copre il territorio di 39 comuni) Luca Cavinato. Alla cerimonia erano presenti anche numerosi amministratori locali, rappresentanti di altre Ulss vicentine e parlamentari oltre al personale medico e sanitario dell’ospedale di Vicenza. La nuova struttura è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione Città della Speranza e di privati cittadini in memoria di un familiare. Il direttore generale Alessandri ha messo in rilievo da un lato il livello qualitativo dei servizi sanitari all’interno dell’Ulss e, dall’altro, il perseguimento dell’obiettivo della umanizzazione dell’assistenza nei confronti del malato. Alessandri ha sottolineato anche la sinergia esistente tra le quattro Conferenze dei sindaci della provincia di Vicenza. Da parte sua, il prof. Colleselli ha delineato il quadro dell’attività del reparto in cui si registrano annualmente, tra l’altro, circa 1500 ricoveri pediatrici, 700 ricoveri di patologia neonatale, 16 mila visite di pronto soccorso pediatrico con 24 mila prestazioni. La nuova struttura consentirà quindi di offrire una migliore organizzazione del servizio, tenendo distinte le urgenze dai ricoveri ordinari. L’assessore Coletto ha fatto rilevare che nel nuovo piano sociosanitario regionale sarà importante l’apporto delle Conferenze dei sindaci per l’organizzazione della rete dei servizi sul territorio. Il Veneto è una delle regioni più avanzate – ha aggiunto – ma ciò non significa che non ci sia da lavorare per migliorare ancora. Ha avuto infine parole di apprezzamento per la nuova struttura dell’Ospedale di Vicenza, realizzata con finanziamenti privati, in un momento di congiuntura difficile per tutti. Un’esperienza – ha auspicato – da mutuare anche in altre realtà. Al termine è stata inaugurata anche una nuova auto medica per il soccorso avanzato pediatrico e adulto del Suem 118 di Vicenza.  
   
   
NUOVA TECNICA PER STENOSI AORTICA SEVERA E´ STATA DIMESSA, A TRE GIORNI DALL´INTERVENTO, UNA PAZIENTE ULTRAOTTANTENNE CHE LUNEDÌ SCORSO HA EFFETTUATO NELL’OSPEDALE S. CARLO DI POTENZA, E PER LA PRIMA VOLTA IN BASILICATA, UN IMPIANTO DELLA VALVOLA AORTICA PER VIA TRANSFEMORALE  
 
Potenza, 6 luglio 2010 - La nuova tecnica di impianto valvolare, effettuata in pochi centri in Italia, viene praticata su quei pazienti che presentano gravi controindicazioni (età avanzata con severe comorbilità) che impediscono il trattamento con la tecnica chirurgica tradizionale in circolazione extracorporea. Il progetto prevede l´impianto transfemorale o transapicale della valvola aortica in pazienti anziani con valvulopatia degenerativa che non possono essere sottoposti all’intervento tradizionale a cuore aperto in circolazione extracorporea. Tale tipologia di intervento consente un importante salto di qualità nel trattamento della valvulopatia aortica grave, considerando che circa un terzo dei pazienti con patologia valvolare aortica non viene operato a causa dell´età proibitiva o di patologie concomitanti. Considerato che la popolazione interessata è destinata a crescere negli anni per l´aumento dell´età media delle popolazioni, con queste nuove metodiche chirurgiche si potrà garantire un significativo miglioramento in termini di aspettativa e di qualità della vita, con riduzione delle recidive di scompenso e delle conseguenti ospedalizzazioni, nonché miglioramento dei tempi di riabilitazione rispetto alla cardiochirurgia tradizionale. Il potenziale impatto di questa nuova metodica chirurgica sulla popolazione lucana e sul sistema sanitario regionale (in Basilicata, ad oggi, sono circa 31.000 gli ultraottantenni di cui 1.300 con una prevalenza di stenosi valvolare aortica severa dei quali il 30% ad alto rischio chirurgico o comorbilità) è rilevante, anche in considerazione delle poche strutture sanitarie che nell´area del Centro – Sud effettuano tale tipologie di intervento, per cui il San Carlo può proporsi come centro attrattivo e regionale ed extra regionale per tale metodica. Va comunque sottolineato un aspetto importante: la tecnica di impianto transfemorale e transapicale della valvola aortica non deve essere intesa come “sostitutiva” bensì complementare della chirurgia tradizionale e comunque riservata ad un sottogruppo selezionato e particolarmente critico di pazienti. La collaborazione multidisciplinare e la condivisione dei protocolli operativi sono gli elementi imprescindibili del successo procedurale. Ed è per questo che insieme al progetto “operativo”, l´Azienda ha previsto la costituzione di un gruppo di lavoro multidisciplinare per la valutazione dell´appropriatezza della procedura, formato da cardiochirurghi, emodinamisti, cardioanestetisti che dovranno valutare, caso per caso, la tipologia di valvola da impiantare e l´approccio da praticare (transfemorale o transapicale) per l´impianto della stessa. Il gruppo di lavoro è composto dal dott. Francesco Sisto, direttore del Dipartimento Alta Specialità del Cuore e Grossi Vasi, dal dott. Luigi De Trana, direttore del Dipartimento Emergenza Accettazione, dal prof. Roberto Gaeta, direttore dell´U.o. Di Cardiochirurgia, dal dott. Pasquale Lisanti, direttore dell´U.o. Di Cardiologia Emodinamica, dalla dott.Ssa Eugenia Lasorella, direttore f.F. Dell´u.o. Di Cardioanestesia. Per l´anno 2010 è previsto l´impianto di almeno 6 valvole aortiche, di cui ad oggi due già impiantate con successo per via transfemorale (una paziente di 83 anni e un paziente di 66 anni con patologie controindicanti la chirurgia tradizional) ed è già in programma il primo impianto con approccio transapicale.  
   
   
INQUINAMENTO E TROMBOSI: NUOVI FILONI DI RICERCA L’ESPOSIZIONE A PARTICOLATO PUÒ MODIFICARE IL NOSTRO DNA IN SOLI SETTE GIORNI E AUMENTARE IL RISCHIO DI TROMBOSI  
 
Milano, 6 luglio 2010 - Un filone di ricerca tutto italiano che, dall’accertamento del nesso tra il fenomeno dell’inquinamento atmosferico e l’incremento del rischio di trombosi, sta andando verso la messa in luce dei meccanismi di azione attraverso i quali le polveri sottili inducono alterazioni della coagulazione del sangue, facendo leva su una delle discipline più innovative: l’epigenetica. Al centro della sessione inaugurale del 21st International Thrombosis Congress, che si apre oggi a Milano fino al 9 luglio 2010 presso l’Hotel Marriott, presieduto dalProfessor Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all’Università di Milano e direttore della Clinica Medica presso la Fondazione Irccs Ospedale Maggiore di Milano, l’intervento del professor Andrea Baccarelli - responsabile del Centro di epidemiologia molecolare e genetica del Policlinico di Milano e adjunct professor all’Harvard School of Public Health di Boston – spiega gli effetti molecolari e cellulari delle polveri sottili, cercando di identificare nuove strategie di protezione. “Gli effetti dell’inquinamento atmosferico - è stato ormai ampiamente dimostrato - non si fermano all’apparato respiratorio, ma coinvolgono molti altri distretti dell’organismo, tra cui, il sistema cardiocircolatorio – dichiara il Professor Baccarelli - Uno studio da me guidato, eseguito in collaborazione con il centro Trombosi della Fondazione ospedale Maggiore e pubblicato su Archives of Internal Medicine nel 2008, dimostra che l’inquinamento da polveri sottili è causa di un notevole incremento del rischio di trombosi venosa profonda. Realizzata in Lombardia, coinvolgendo più di duemila persone, l’indagine ha evidenziato che, per ogni aumento di 10 microgrammi di Pm10 per metro cubo d’aria, si ha un incremento del 70% del rischio di trombosi”. “Il nostro organismo è un network – aggiunge il professor Pier Mannuccio Mannucci - è una totalità integrata e interconnessa. Quello che accade in un punto della rete, il più delle volte segue i grandi circuiti di collegamento interno, in primo luogo il sistema immunitario. Le cosiddette polveri sottili, un insieme di inquinanti aerei e solidi, che provengono da processi di combustione – e quindi soprattutto da traffico automobilistico ma anche da riscaldamento domestico e attività industriali - attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari. Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, cominciano a produrre grandi quantità di 6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico, a causa degli effetti pro-coagulanti del mediatore stesso”. Le conclusioni di questo studio hanno avuto riconoscimenti a livello mondiale tanto che l’American Heart Association, la massima autorità nel campo di inquinamento e malattie cardiovascolari, ha sottolineato il rilevante contributo delle ricerche italiane nel recente Scientific Statement pubblicato nel numero di Giugno 2010 della rivista internazionale Circulation. Nel documento ufficiale della American Heart Association sono ben sette i contributi scientifici di Mannucci e Baccarelli ad essere citati e proposti alla attenzione degli esperti e del pubblico. Ma il futuro della ricerca si sta spostando sui meccanismi di regolazione epigenetica del Dna: quei meccanismi che modulano l’espressione genica, senza intaccare la sequenza del Dna stesso. “Uno dei meccanismi epigenetici più conosciuti è la metilazione, cioè l’aggiunta di particolari gruppi chimici a regioni specifiche di Dna – afferma Baccarelli. Con il mio gruppo di ricerca, abbiamo scoperto che in cellule di persone esposte all’inquinamento dell’aria, il livello di metilazione del Dna cambia rispetto a chi non lo è. I nostri risultati dimostrano che respirare aria inquinata può mettere a soqquadro il nostro Dna, determinando la riprogrammazione della funzione dei nostri geni anche soltanto dopo sette giorni caratterizzati da livelli di inquinamento sopra la soglia”. “Lo studio è stato effettuato a Boston ed è confermato da indagini simili che stiamo conducendo su popolazioni italiane – aggiunge Baccarelli - e la cosa interessante è che nella stessa popolazione in cui si è osservata una consistente diminuzione della metilazione di particolari regioni del genoma, in concomitanza di picchi di inquinamento, si è anche osservato un aumento della frequenza di infarti e ictus. Questo ci fa sospettare che i due fenomeni siano legati”. L’aspetto interessante è che questi cambiamenti nella metilazione possono anche verificarsi spontaneamente, fisiologicamente, con l’invecchiamento. “E’ come se vivere esposti al traffico e allo smog ci facesse invecchiare prima – commenta Baccarelli- Si tratta di risultati importanti non solo per definire meglio i meccanismi che legano l’inquinamento alle malattie trombotiche, ma anche per trovare possibili soluzioni. L’elemento interessante dei cambiamenti epigenetici è che sono reversibili. Quindi, se troviamo un modo per invertirne la rotta, possiamo pensare di ridurre gli effetti nocivi dell’aria inquinata, pur non riuscendo a ridurre l’inquinamento di per sé”.  
   
   
AL S.CARLO DI POTENZA RIESCE RARO INTERVENTO UROLOGICO SU BIMBO ALBANESE  
 
Potenza, 6 luglio 2010 - Sta bene Iari – lo chiameremo così per motivi di privacy – il bambino albanese diventato la mascotte del reparto di Urologia del San Carlo di Potenza. Biondo, con grandi occhi azzurri, Iari è arrivato a Potenza lo scorso febbraio, grazie ad un ponte umanitario attivato con l´intermediazione della Caritas e della Regione Basilicata, per sottoporsi ad un delicatissimo intervento chirurgico non praticabile nei centri ospedalieri albanesi. Iari ha appena 16 mesi. E´ arrivato al San Carlo accompagnato dalla mamma con un complicatissimo quadro clinico che faceva pensare, inizialmente, a una forma di ermafroditismo. Le analisi diagnostiche effettuate presso il nosocomio potentino hanno invece riscontrato una severa ipospadia perineale (anomalia congenita del pene dovuta ad un insufficiente sviluppo dell’uretra, il foro da cui fuoriesce l´urina, il cui sbocco non è localizzato all’apice del glande ma si trova, nei casi più gravi, nello scroto o nel perineo), un´inversione scroto – peniena (ossia i testicoli si trovano al di sopra del pene) e una grave malformazione ano - rettale, prognosi molto complessa a causa della compresenza di tre diverse patologie. L´assenza di possibili mutazioni genetiche è stata confermata da test di mappatura cromosomica. Appurato il quadro clinico è stato approntato il programma chirurgico grazie anche alla consulenza esterna di due dei maggiori esperti del settore: il prof. Emilio Merlini, presidente della Società Italiana di Urologia Pediatrica, e il prof. Roberto De Castro, chirurgo pediatrico di fama internazionale, collaborazione resa possibile grazie al supporto della Direzione Strategica. I due professionisti hanno supportato lo staff del dott. Michele Muscillo, direttore dell´U.o. Di Urologia del San Carlo, durante la seduta operatoria. Iari ha effettuato il primo dei tre interventi programmati giovedì scorso. L´equipe, composta dal prof. De Castro, dal dott. Muscillo, dal dott. Ciro Ammendola e dagli anestetisti Leonardo Perfido e Caterina Simone, ha eseguito, in un unico intervento, la correzione dell´ipospadia, la risoluzione della malformazione ano – rettale e una prima correzione dell´inversione scroto - peniena. L´intervento, durato 7 ore, è stato un grande successo. In primis per le attuali condizioni del piccolo Iari: ieri il bambino stava bene ed è tornato a ridere e giocare tra le braccia della sua mamma. In secondo luogo per la complessità dell´intervento: Iari presentava tre differenti patologie che avrebbero richiesto specialisti diversi e un maggior numero di operazioni. L´equipe è riuscita invece, nella prima sessione del programma chirurgico, a correggere, e in parte risolvere, tutti e tre i problemi del piccolo. Da sottolineare anche l´utilizzo della mucosa intestinale per la ricostruzione dell´uretra: tale tecnica rappresenta infatti la prima esperienza di ricostruzione con mucosa intestinale per questo tipo di impianto. Il programma chirurgico prevede ancora altre due sedute operatorie, tra un mese e tra sei mesi, per garantire la completa guarigione del bambino. Nei tempi fuori dall’ospedale, Iari sarà ospitato dai preti della Caritas di Potenza. Ancora una volta la Direzione Strategica del San Carlo ha dimostrato grande sensibilità e attenzione a problematiche di questo tipo così come la Regione Basilicata, attraverso il D.lgs 25 luglio 1998, n. 286 relativo all’ingresso e soggiorno in Italia per cure mediche e il Programma Regionale di assistenza sanitaria in favore di bambini e adolescenti provenienti da paesi extracomunitari, approvato nel 2007, ha autorizzato la presa in carico del bambino e finanziato tutte le spese mediche.  
   
   
LIGURIA, APPROVATO IL RIPARTO ALLE AZIENDE SANITARIE DIMINUITO DEL 2,3% ISTITUITO FONDO PEREQUATIVO TRA LE ASL PER RENDERE OMOGENEA LA SPESA SANITARIA  
 
 Genova, 6 Luglio 2010 - La Regione ha varato il riparto del fondo sanitario nazionale tra le aziende sanitarie, ospedaliere e gli Ircss – Ist e Gaslini del sistema ligure. Un provvedimento che stabilisce per ogni azienda l’entità delle risorse del fondo sanitario 2010 assegnato dal Governo che ammonta a 3 miliardi e 147 milioni. Lo ha reso noto il 2 luglio l’assessore regionale alla salute Claudio Montaldo dopo l’approvazione della delibera da parte della Giunta regionale. Rispetto all’anno precedente la quota di finanziamento è diminuita del 2,03%. Lo stanziamento passa pertanto da 3 miliardi e 212 milioni del 2009 a 3 miliardi e 147 milioni del 2010 con una diminuzione di 65 milioni “Alle aziende ospedaliere e agli Enti equiparati vengono riconosciuti un livello di costi inferiore rispetto a quello del 2009 di un valore percentuale compreso tra – 2,2% e 2,8%. Ad eccezione della Asl 1 e della Asl 5 alle quali è stato riconosciuto un decremento di costi più contenuto pari a -1,2% per la Asl 1 e a – 1,8% per la Asl 5. Così come l’ospedale San Martino di Genova a cui abbiamo riconosciuto una riduzione dei costi di solo lo 0,7% in quanto struttura di riferimento regionale”. Alla Asl 1 Imperiese sono stati assegnati 327 milioni di euro pari a – 1,22% rispetto al 2009, alla Asl 2 Savonese 529 milioni, pari a meno 2,67%, alla Asl 3 Genovese 903 milioni pari a meno 2,24%, 226 milioni alla Asl 4 Chiavarese, 361 milioni alla Asl 5 Spezzina. All’ospedale San Martino di Genova vengono assegnati 434 milioni, 156 milioni all’ospedale Galliera, 24,3 milioni all’ospedale Evangelico, 140 milioni all’Istituto Gaslini di Genova e 47 milioni all’Ist. “Per la prima volta – ha spiegato l’assessore regionale alla salute, Montaldo – il 90% dei fondi è stato ripartito con criteri innovativi individuati sulla base dei settori di intervento: il 5% delle risorse del fondo sono state destinate all’area della prevenzione, il 45% all’area ospedaliera, il 25% all’area territoriale e il 25% all’area dell’emergenza ed è stato inoltre istituito un fondo di equilibrio per compensare alcune situazioni storiche di maggiore sofferenza tra le Asl , come la Asl 1 che storicamente percepisce una quota capitaria più bassa rispetto alle altre aziende, per favorire il passaggio tra la spesa storica e il costo standard che introduce il principio di responsabilità e del controllo di gestione”. Genova. La Regione ha varato il riparto del fondo sanitario nazionale tra le aziende sanitarie, ospedaliere e gli Ircss – Ist e Gaslini del sistema ligure. Un provvedimento che stabilisce per ogni azienda l’entità delle risorse del fondo sanitario 2010 assegnato dal Governo che ammonta a 3 miliardi e 147 milioni. Lo ha reso noto l’assessore regionale alla salute Claudio Montaldo dopo l’approvazione della delibera da parte della Giunta regionale. Rispetto all’anno precedente la quota di finanziamento è diminuita del 2,03%. Lo stanziamento passa pertanto da 3 miliardi e 212 milioni del 2009 a 3 miliardi e 147 milioni del 2010 con una diminuzione di 65 milioni “Alle aziende ospedaliere e agli Enti equiparati vengono riconosciuti un livello di costi inferiore rispetto a quello del 2009 di un valore percentuale compreso tra – 2,2% e 2,8%. Ad eccezione della Asl 1 e della Asl 5 alle quali è stato riconosciuto un decremento di costi più contenuto pari a -1,2% per la Asl 1 e a – 1,8% per la Asl 5. Così come l’ospedale San Martino di Genova a cui abbiamo riconosciuto una riduzione dei costi di solo lo 0,7% in quanto struttura di riferimento regionale”. Alla Asl 1 Imperiese sono stati assegnati 327 milioni di euro pari a – 1,22% rispetto al 2009, alla Asl 2 Savonese 529 milioni, pari a meno 2,67%, alla Asl 3 Genovese 903 milioni pari a meno 2,24%, 226 milioni alla Asl 4 Chiavarese, 361 milioni alla Asl 5 Spezzina. All’ospedale San Martino di Genova vengono assegnati 434 milioni, 156 milioni all’ospedale Galliera, 24,3 milioni all’ospedale Evangelico, 140 milioni all’Istituto Gaslini di Genova e 47 milioni all’Ist. “Per la prima volta – ha spiegato l’assessore regionale alla salute, Montaldo – il 90% dei fondi è stato ripartito con criteri innovativi individuati sulla base dei settori di intervento: il 5% delle risorse del fondo sono state destinate all’area della prevenzione, il 45% all’area ospedaliera, il 25% all’area territoriale e il 25% all’area dell’emergenza ed è stato inoltre istituito un fondo di equilibrio per compensare alcune situazioni storiche di maggiore sofferenza tra le Asl , come la Asl 1 che storicamente percepisce una quota capitaria più bassa rispetto alle altre aziende, per favorire il passaggio tra la spesa storica e il costo standard che introduce il principio di responsabilità e del controllo di gestione”.  
   
   
ROMA: BAMBINO GESÙ, INAUGURATO NUOVO DIPARTIMENTO DI EMERGENZA  
 
Roma, 6 luglio 2010 - "Il Bambino Gesù è un punto di eccellenza in Italia, ben venga questo nuovo pronto soccorso. Oggi questo ospedale, al quale la città di Roma e la Regione sono affezionati, si arricchisce di un ulteriore struttura che va verso la deospedalizzazione, laddove non è necessario il ricovero ma è ancora prematuro andare casa". Queste le parole del presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ieri, in occasione dell´inaugurazione del nuovo pronto soccorso, riorganizzato per poter sopportare 55 mila accessi annui. Tra le novità, la realizzazione di spazi dedicati all´Osservazione Breve Intensiva (Obi): una soluzione intermedia tra il ritorno a casa immediato, dopo la diagnosi in Pronto Soccorso, e il ricovero ospedaliero, che consente prestazioni più efficienti sia in termini di accoglienza sia di qualità dell´assistenza. L´accesso è protetto dalla cosiddetta "camera calda", dove le vetture e le ambulanze possono trasportare i pazienti al riparo dalle intemperie e da shock termici. Altra novità assoluta, la realizzazione di un percorso esclusivamente dedicato alla gestione delle maxi emergenze chimiche. Polverini ha sottolineato come la nuova struttura vada "nella direzione del progetto di riforma che io ho iniziato nella nostra Regione: meno ospedalizzazione e più servizi intermedi, fino ad arrivare all´assistenza domiciliare ma sempre guardando al paziente e alla sua salute". Quindi ha invitato i piccoli pazienti a realizzare disegni da inviare alla Regione per poi poter organizzare una mostra.  
   
   
BURLANDO A RAPALLO PER IL NUOVO OSPEDALE DEL TIGULLIO: “PIÙ SERVIZI SUL TERRITORIO, MENO OSPEDALI. SOLO COSÌ MIGLIORIAMO LA QUALITÀ DELL´OFFETA E TENIAMO I CONTI DELLA SANITÀ IN EQUILIBRIO  
 
Genova, 6 Luglio 2010 - Il presidente Claudio Burlando, accompagnato dagli assessori regionali Boitano (Edilizia) e Chiesa (Infrastrutture), dal direttore dell´Agenzia Sanitaria Regionale, Franco Bonanni, dal riconfermato direttore generale della Asl 4 Chiavarese, Paolo Cavagnaro e dal nuovo direttore sanitario Gaddo Flego, ha effettuato ieri mattina un sopralluogo nel nuovo ospedale del Tigullio a San Pietro di Novella a Rapallo. Erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Rapallo, Mentore Campodonico, il sindaco di Zoagli, Rita Nichel, e il sindaco di Sestri Levante, Andrea Lavarello. Alla visita hanno partecipato anche i consiglieri regionali Bagnasco, Benzi, Limoncini, Rocca e il consigliere segretario del Consiglio Giacomo Conti. I lavori della nuova struttura ospedaliera sono stati completati e sono già iniziati i collaudi necessari alla messa in attività: è previsto che questi si concludano entro la fine del mese di ottobre e che l’ospedale entri in funzione per dicembre. “Mi dispiace per il ritardo con cui si aprirà l’ospedale”, ha dichiarato Burlando, “ma forse è meglio che la struttura non parta in piena estate, sarebbe subito messa alla prova di un impatto potenziale decisamente superiore al normale, causato dalla presenza turistica”. A proposito delle polemiche suscitate dalla prevista chiusura della chirurgia generale dell’ospedale di Recco - così come indicato dal Piano di riqualificazione del servizio sanitario ligure recentemente presentato dalla Giunta regionale – il presidente Burlando ha sottolineato come sia impossibile, di fronte a una progressiva restrizione delle risorse, non abbandonare la vecchia offerta per una prospettiva di razionalizzazione e di migliore qualità dell’offerta nuova: “La direzione è quella di una maggiore diffusione dei servizi territoriali e, parallelamente, di una concentrazione dei servizi ospedalieri”, ha continuato Burlando. “L’alternativa a questa necessaria riorganizzazione purtroppo è di mettere le tasse a tutti i cittadini liguri ed è proprio per non arrivare a questo che stiamo facendo tutto il possibile per mantenere in equilibrio i conti della sanità”. “Spero – come è giusto che sia – che nel 2011 ci venga riconosciuta dallo Stato la quota calcolata per l’incidenza degli anziani sulla popolazione ligure, una battaglia che sta trovando anche in Consiglio il consenso di tutti: siamo di fronte una fase finanziaria difficile, che richiede l’impegno e la responsabilità di tutti”, ha concluso il presidente Burlando. L’ospedale del Tigullio avrà 140 posti letto con stanze singole o al massimo a due letti, per un costo complessivo – chiavi in mano – di 40 milioni di euro. La sua attività sarà caratterizzata da prestazioni di elezione di chirurgia protesica ortopedica maggiore e minore, con ricovero ordinario e day surgery, e di oculistica, specialità ambedue molto importanti per la Regione Liguria e per il territorio perché oggetto di fughe di pazienti verso altre regioni.  
   
   
INAUGURATA LA NUOVA PIAZZOLA DELL´ELISSOCCORSO A PONTREMOLI  
 
Firenze, 6 luglio 2010 - «In questo periodo si parla molto di costi e di tagli anche per la sanità, ma la Toscana si trova in una situazione finanziaria solida grazie al lavoro fatto negli anni passati. L´obiettivo è quello di continuare con il rigore, ma anche di continuare a investire. Vorrei bandire dal linguaggio termini come tagli, razionalizzazione, riduzione del personale. Lavoriamo per la salute dei cittadini». All´inizio della sua visita negli ospedali della Asl 1 di Massa - Carrara l´assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ci tiene a mettere subito in chiaro che il rigore imposto dalla situazione economica non dovrà avere in nessun modo conseguenze negative sulla salute dei cittadini. La visita parte da Fivizzano, dove l´assessore viene accolta dal direttore generale della Asl Antonio Delvino, da tutta la diri genza della Asl, dal consigliere regionale Loris Rossetti, dal sindaco di Fivizzano Paolo Grassi e dagli operatori dell´ospedale Sant´antonio Abate. Da domani, i reparti di chirurgia e di ortopedia dell´ospedale verranno accorpati come è già stato fatto all´ospedale di Pontremoli: «Questi accorpamenti non vengono fatti per risparmiare – chiarisce l´assessore – ma per migliorare la qualità delle cure. Uniamo ortopedia e chirurgia per garantire al paziente la migliore assistenza multidisciplinare possibile». Dopo l´ospedale, la visita al cantiere del Polo riabilitativo Don Gnocchi (era presente il direttore Francesco Converti), proprio accanto all´ospedale: 60 posti letto (36 di riabilitazione intensiva ospedaliera e 24 di riabilitazione estensiva extraospedaliera), che saranno pronti entro 8 mesi. Da Fivizzano, trasferimento a Pontremoli, dove l´assessore è stata accolta da una delegazione di mamme e di operatori, preoccupati per i l futuro del punto nascita. E´ seguito un dialogo e uno scambio di opinioni. «Tutti vogliamo garantire la massima sicurezza a mamme e bambini - dice l´assessore - . Sono sicura che le valutazioni che l´azienda sta portando avanti siano basate esclusivamente su logiche di qualità e sicurezza». Dopo la visita al nuovo pronto soccorso, che aprirà tra breve («ci troviamo in un ospedale dove si è investito e si continua a investire per il futuro», ha sottolineato Daniela Scaramuccia), l´inaugurazione della nuova piazzola dell´elisoccorso davanti all´ospedale, con il sindaco di Pontremoli Franco Gussoni e il cappellano dell´ospedale, don Sergio Simoncelli, che ha benedetto la piazzola dedicata ai donatori di sangue (a Pontremoli c´è la più alta concentrazione di donatori di tutta la Toscana). La piazzola è costata 400 mila euro, ed è in attesa dell´autorizzazione Enac per il volo notturno. «Questa inaugurazione – ha detto l´assessore – va a completare un percorso di riorganizzazione della rete di emergenza-urgenza. Dal 2006 sono 34 gli interventi di questo tipo per aree di atterraggio e decollo che si stanno realizzando in Toscana». La visita ha toccato poi l´ospedale civico di Carrara, dove l´assessore ha incontrato il personale e i medici della sezione provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). Tappa successiva, l´ospedale di Massa. La visita si è conclusa al cantiere del nuovo ospedale delle Apuane, a Massa vicino al casello autostradale. I lavori sono appena iniziati; se i tempi verranno rispettati, l´ospedale dovrebbe essere pronto entro tre anni. Costo complessivo 152 milioni di euro.  
   
   
SANITA´ IN SICILIA: PARITA´ E PARI OPPORTUNITA´, VARATE LE LINEE GUIDA  
 
 Palermo, 6 luglio 2010 - Le aziende sanitarie sono tenute ad esigere l´osservanza delle norme che vietano qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta nella vita lavorativa e dovranno promuovere la concreta attuazione del principio delle pari opportunita´ nelle politiche del personale, attraverso la rimozione di forme esplicite ed implicite di discriminazione e la valorizzazione professionale e lo sviluppo di pari opportunita´ di carriera per lavoratori e lavoratrici. E´ questo in sintesi il contenuto delle linee di indirizzo sulle misure per attuare parita´ e pari opportunita´ nelle aziende del servizio sanitario regionale che sono state approvate con un apposito decreto a firma dall´assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, che richiama le numerose norme nazionali ed europee gia´ esistenti in materia di parita´ di trattamento. "E´ un´importante sollecitazione culturale - spiega l´assessore Russo - affinche´ vengano osservate le norme esistenti e si proceda alla effettiva rimozione di tutti gli eventuali ostacoli all´effettiva parita´ di opportunita´ tra i dipendenti del servizio sanitario, come del resto e´ previsto dalla Costituzione italiana. E´ una prospettiva di civilta´ che coincide con l´obiettivo di migliorare la qualita´ del lavoro con politiche di gestione e sviluppo delle risorse umane che puntino ad eliminare odiose, oltre che inutili, discriminazioni che ancora esistono". Una delle principali raccomandazioni contenute nelle "linee di indirizzo" e´ quella che riguarda la concreta attuazione del principio di parita´ di trattamento e di pari opportunita´ nei confronti delle persone con disabilita´ e tra i lavoratori indipendentemente dalla razza, dalla religione e dall´origine etnica. Tra le altre azioni sollecitate dal documento c´e´ il rispetto delle norme sulla composizione delle commissioni di concorso con l´osservanza della riserva a favore delle componenti donne; l´organizzazione del lavoro secondo modalita´ che favoriscano la conciliazione e la qualita´ dei tempi di lavoro e di vita; la predisposizione di criteri per il conferimento degli incarichi dirigenziali che tengano conto del principio di pari opportunita´; l´adozione, nel rispetto delle relazioni sindacali, di un codice di condotta aziendale per la prevenzione delle molestie nel luogo di lavoro e per la dignita´ dei lavoratori.  
   
   
"GUSPINI PER LA VITA": IPOTESI DI ACCORDO PER SALVARE LA STRUTTURA  
 
Cagliari, 6 Luglio 2010 - Al termine di una riunione, svoltasi alla presenza del Prefetto di Cagliari, si è aperto uno spiraglio per la risoluzione della vertenza che riguarda la struttura sanitaria "Guspini per la vita". Tra Assessorato, Asl 6 di Sanluri, Comune di Guspini e proprietà è stata concordata una bozza di preaccordo che, in attesa della valutazione economica del perito del Tribunale, potrebbe portare all’acquisizione della struttura da parte della Azienda sanitaria territoriale. "Sin dai primi mesi di insediamento in Assessorato, mi sono adoperato perché la struttura continuasse a funzionare - ha sottolineato l’assessore regionale della Sanità, Antonello Liori – Perciò, non posso che esprimere piena soddisfazione per l’ipotesi di soluzione che, grazie alla mediazione del Prefetto, si è trovata per la vicenda. Il primario diritto all’assistenza dei malati, ma anche l’importante salvaguardia dei posti di lavoro potranno trovare un’adeguata risposta".  
   
   
DISABILI, LA REGIONE EMILIA ROMAGNA CON LE ASSOCIAZIONI CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO.  
 
 Bologna, 6 luglio 2010 - «È il momento di stare a fianco dei più deboli per difendere i diritti e per assicurare il sostegno, anche economico, a chi maggiormente ne ha bisogno. Occorre cambiare una manovra economica in cui non c’è nessun equilibrio e nessuna equità, i cui tagli vanno a colpire drammaticamente anche l’assistenza e i servizi essenziali». Lo ha sottolineato l’assessore regionale alle Politiche sociale Teresa Marzocchi, inviando agli organizzatori un messaggio in cui si valutano positivamente i contenuti della manifestazione nazionale che si terrà mercoledì 7 luglio a Roma, davanti a Montecitorio. L’iniziativa di protesta è promossa dalle associazioni dei disabili Fand (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) e Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell´Handicap) contro le norme previste dalla manovra economica e dall´introduzione di un emendamento sul tema di invalidità. La manovra in discussione prevede l´innalzamento della percentuale di invalidità necessaria per la concessione dell´assegno mensile di assistenza agli invalidi civili parziali mentre l’emendamento propone una modalità applicativa che conserva il precedente limite del 74%, nei casi di patologia unica, ed innalzandolo all´85% per le persone affette da più patologie le quali singolarmente valutate hanno percentuali inferiori al 74%. «Il Governo – aggiunge l’assessore Marzocchi - puntando sull’innalzamento della percentuale di invalidità non solo non riuscirà a contrastare, ove presente, il fenomeno dei falsi invalidi ma rischia di andare a generare ulteriori nuove povertà in un contesto dove le difficoltà e la sofferenza sono presenti. Sono altri i modi per contrastare fenomeni di illegalità».  
   
   
FVG: POLITICHE SOCIALI PER GLI ANZIANI A CONFRONTO  
 
 Duino Aurisina, 6 luglio 2010 - Le politiche sociali di comunità, vale a dire tutte quelle iniziative che si propongono di mantenere un´attiva vita comunitaria degli anziani e un proficuo rapporto fra le diverse generazioni, possono favorire la salute e l´autonomia della popolazione al di sopra dei 65 anni. È quanto emerso al convegno "Politiche attive di comunità per invecchiare in salute: esperienze a confronto", che si è svolto oggi a Duino Aurisina (Trieste) con il concorso della Regione e in particolare della direzione centrale Salute e integrazione sociosanitaria che fa capo all´assessore Vladimir Kosic. L´appuntamento è stato promosso da Federsanità Anci con la collaborazione, oltre che dell´Amministrazione regionale, dell´Azienda per i servizi sanitari Ass n. 1 Triestina e del Comune di Duino Aurisina. Questo tema è particolarmente sentito in regione, come ha ricordato il presidente di Federsanità Anci del Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Napoli, perché il 23 per cento della popolazione - vale a dire 290 mila persone - hanno un´età superiore ai 65 anni. Tolti 50 mila non autosufficienti, restano 240 mila anziani, un quinto dei residenti, che potranno mantenere a lungo una buona qualità della vita. Gli anziani vanno però considerati prima di tutto - lo ha rilevato il direttore dell´Ass Triestina, Fabio Samani - non un peso ma una risorsa da valorizzare. Le politiche rivolte agli ultra sessantacinquenni devono perciò puntare sui fattori che determinano il benessere, e che sono di natura ambientale e socioeconomica, per poter raggiungere quell´obiettivo di invecchiare in salute che è stato indicato dall´Organizzazione Mondiale della Sanità. In Friuli Venezia Giulia, per quanto riguarda le politiche attive di comunità, non siamo all´anno zero, come è emerso nel corso del convegno. Vi sono numerose esperienze condotte dalle Aziende sanitarie ma soprattutto dai Comuni, con il concorso determinante - come ha rilevato tra gli altri il sindaco di Duino Aurisina Giorgio Ret - di un fitto tessuto di associazioni del volontariato. Nell´incontro di oggi si sono appunto confrontati dirigenti delle Aziende sanitarie, numerosi amministratori locali ed esponenti del mondo del volontariato, per uno scambio di conoscenze e per delineare un percorso di crescita in quantità e qualità delle iniziative di socializzazione a favore degli anziani. Occorre insomma fare sistema e valorizzare il ruolo delle associazioni del volontariato, che chiedono soltanto di poter lavorare ma che qualche volta sono frenate - è stato rilevato nel corso del convegno - da troppi vincoli burocratici.  
   
   
A PISA - PALAZZO BLU DALL’8 OTTOBRE 2010 AL 23 GENNAIO 2011 LA MOSTRA JOAN MIRó. I MITI DEL MEDITERRANEO  
 
Pisa, 6 luglio 2010 - A Pisa, dall’8 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011, le sale sul Lungarno di Blu | Palazzo d’arte e cultura, ospitano la mostra “Joan Mirò. I miti del Mediterraneo”. L’iniziativa è la seconda di un ciclo triennale di mostre dedicato ai grandi protagonisti dell’arte del Novecento e al loro rapporto con le tradizioni, la luce e le culture del Mediterraneo. Continua così il programma che caratterizza le attività espositive di Blu | Palazzo d’arte e cultura, istituzione creata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, col fine di essere un rilevante punto di riferimento per le proposte culturali non solo per la città. “Joan Miró. I miti del Mediterraneo”, curata da Claudia Beltramo Ceppi, Teresa Montaner - conservatrice alla Fundació Miró di Barcellona - e Michel Draguet - direttore generale dei Musées Royaux des Beaux Arts del Belgio, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, con il patrocinio del Comune di Pisa e dell’Ambasciata di Spagna in Italia, organizzata da Giunti Arte mostre musei, presenterà 110 opere, tra dipinti, sculture, litografie, disegni e illustrazioni, nelle quali, attraverso il potere trasformatore della poesia e del mito, l’artista catalano esprime la complessità del reale. Se da un lato, la poesia costituisce per Miró lo strumento per aprire lo spazio e accrescere le sue capacità di artista, il mito è una forma di racconto che aiuta la comprensione della realtà. Proprio la realtà è il fulcro attorno cui ruota tutta l’arte di Miró, sia che si tratti di quella esterna, quotidiana, sia che si tratti di quella interiore, ovvero dei sentimenti e della rielaborazione del vissuto effettuata dai ricordi. Il mito è anche lo strumento utilizzato per rivendicare l’identità catalana. All’inizio del ‘900 gli artisti della Catalogna, di fronte alla tragedia della guerra civile e a un nuovo governo sempre più autoritario, condividono con i compatrioti la necessità di rivendicare un’identità che, fino ad allora, era un dato di fatto che non necessitava di una narrazione. Miró ritrova questa identità nel paesaggio, nella luce, nelle montagne, nei campi lavorati e nelle spiagge brillanti sotto il sole. Tutto ciò conduce Miró verso un’identificazione intensa, quasi atavica, con la natura e il paesaggio del Mediterraneo. I motivi preferiti di Miró, che poi ritorneranno trasfigurati nel corso di tutta la sua lunghissima produzione artistica, sono insetti, lumache e serpenti, oltre naturalmente alle donne, simbolo stesso della Madre Natura, e agli uccelli, visti come animali mitologici. Il percorso espositivo si apre con alcune opere dedicate al mito di Dafne e Cloe e a quello del Minotauro. Il primo, con la sua attenzione per l’aspetto bucolico, ben si adatta all’esaltazione da parte di Miró della sua terra e della forza dell’uomo quando è in comunione con essa. Quello del Minotauro, evocato da litografie come L’éveil du géant del 1938, e poi ripreso nel 1970 con la scultura Tête de taureau, oltre a rappresentare la relazione e l’interdipendenza fra l’uomo e la natura, simboleggia la bestialità e la violenza cieca dell’uomo che caratterizza quegli anni di guerra. Lo spazio di Miró, i suoi colori e la sua iconografia, raccontano con chiarezza il temperamento catalano, abitualmente definito come il sentimento della terra, associato a un misticismo esacerbato e a una identificazione con un universo ineffabile. Tale ambivalenza viene risolta, da un lato, con la figura della contadina catalana sfigurata da piedi enormi, dalle lumache, dai serpenti, dagli insetti, dai fiori e dagli alberi, mentre, dall’altro, le scale, gli uccelli, gli insetti volanti, le stelle e le comete descrivono l’evasione dalle contingenze terrene. Analogamente, lo stile si scinde in creazioni in cui si identificano pennellate uniformi di colori vivi, forme dai contorni vigorosi, immagini riconoscibili, a pitture cosmiche, quasi astratte, nelle quali una linea tenue o qualche segno sparso divengono trasparenti in un grande vuoto spaziale. Anche nella sua maturità, Miró continuerà questa ricerca parallela tra rappresentazione della realtà esterna, attraverso la narrazione di tipo mitologico, e l’aspirazione a una pace interiore, ben espressa dalle illustrazioni per le Costellations di André Breton, in cui la poesia, grande passione di Miró, si coniuga con la sua raffigurazione di uno spazio infinito in cui linee, colori e forme si compongono e si scompongono. Le serie Archipel Sauvage del 1970 e L’espoir du navigateur del 1973 fanno parte, insieme a altre importanti tele raramente esposte e agli haiku illustrati, di una sezione dedicata ai viaggi come evasione dal contingente verso gli spazi infiniti della mente. Chiudono il percorso espositivo le sezioni dedicate al mito della donna, della Madre Natura e dell’uccello mitologico. Qui s’incontreranno lavori caratterizzati da colori vivi, pennellate spesse, pesanti tracce di nero che esprimono la violenza del ciclo vitale e della natura; spesso la donna è raffigurata stuprata da un uccello. L’esasperazione delle linee, la rarefazione dell’aria intorno alle figure atrocemente deformate costituiscono il tentativo disperato di esorcizzare i mostri che il mito porta con sé.  
   
   
NUOTATA TRANSCONTINENTALE DALL’AFRICA ALL’EUROPA IN 272.160 BRACCIATE IL PRIMATISTA DI ‘TRAVERSATA A NUOTO PIÙ LUNGA DEL MONDO’ SI PREPARA A BATTERE IL SUO STESSO RECORD: STABILITO GIÀ ALL’ETÀ DI 53 ANNI  
 
Milano, 6 luglio 2010 - Ha 55 anni il dottor Giovanni Brancato, biologo nutrizionista, un fisico atletico, ma non certo da ‘palestrato’: muscoli tutti da allenamento. Brancato si prepara a partire il 21 luglio mattino dalla Tunisia (Biserta-capo Bianco) per arrivare in 7 tappe consecutive, di oltre 30 chilometri di nuotata al giorno, la sera del 27 (o 28, secondo le condizioni del mare) in Sardegna a Villasimius. Si tratta comunque d’una distanza di 220 chilometri, cioè 118 miglia marine. Il ritmo di Brancato è regolarmente di 54 bracciate al minuto: per 12 ore in acqua tutti i giorni si arriva alla ragguardevole cifra di 272.160 bracciate in una settimana. Brancato è tutt’altro che nuovo a tali imprese: detiene infatti già il primato della traversata a nuoto più lunga del mondo, riconosciuta ufficialmente dalla Fin-federazione Italiana Nuoto, quando nel luglio 2008, in 4 giorni ha nuotato per 145 chilometri ‘congiungendo’ la Corsica (Cap Corse) e la Liguria/alassio. Brancato ha deciso quindi di ‘stracciare’ il record da lui stesso detenuto: del team tecnico-scientifico imbarcato sulla nave appoggio – il caicco italiano ‘Cidzaroglu’ di 25 metri, al comando di Nuccio Chiara – è infatti componente determinante il Commissario Federale Franco Lo Cascio della Fin. “L’impresa, anche stavolta, non vuol certo essere semplicemente un’exploit sportivo – tiene a specificare il dottor Giovanni Brancato – ma prevede nuovamente lo sviluppo di ben più significativi obiettivi: una sempre più aggiornata e approfondita ricerca medico-scientifica e fisiologico-nutrizionale, su basi naturali seppur in condizioni ‘estreme’. “Eppoi, al di là del nuovo record di nuoto in mare aperto* - conclude Brancato - dare un vivace contributo per un ulteriore avvicinamento socio-turistico-culturale tra la Tunisia e l’Italia”. Su Google <Giovanni Brancato impresa> documentazioni e immagini dell’impresa 2008. *Senz’ombra di ‘gabbie antisquali’, le quali costituiscono chiaramente un ‘traino’ fendi-correnti’ per chi nuoti stando al loro interno. E nell’apero mare fra Tunisia e Sardegna nuotano molti più squali ‘di rispetto’ che in Adriatico.