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MERCOLEDI
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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 30 Gennaio 2013 |
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IMPARARE L´ALFABETO DEL CONTROLLO DEI GENI |
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Bruxelles, 30 gennaio 2013 - Scienziati del Karolinska Institutet in Svezia hanno fatto progressi nella comprensione di come sono regolati i geni umani. Nel loro studio hanno identificato le sequenze di Dna, che si legano a oltre quattrocento proteine che controllano l´espressione dei geni. Dopo il sequenziamento del genoma nel 2000, si sperava che la conoscenza dell´intera sequenza del Dna umano potesse essere rapidamente tradotta in benefici medici come nuovi farmaci e strumenti di previsione in grado di identificare le persone a rischio di malattia. Questo si è però rivelato più difficile del previsto. "Il genoma è come un libro scritto in una lingua straniera, conosciamo le lettere, ma non riusciamo a capire perché il genoma umano fa un essere umano o perché il genoma di un topo fa un topo", dice il professor Jussi Taipale, che ha coordinato lo studio presso il Dipartimento di bioscienze e alimentazione. "Anche il perché alcune persone hanno un rischio più alto di sviluppare malattie comuni come le patologie cardiache o il cancro non è ancora stato compreso". Inoltre, le particolarità dei legami dei fattori di trascrizione umani sono state confrontate a quelle dei topi. Sorprendentemente non sono state trovate differenze. Secondo gli scienziati, questi risultati suggeriscono che il meccanismo di base dell´espressione genetica è simile negli esseri umani e nei topi, e che le differenze delle dimensioni e della forma sono causate non da differenze delle proteine del fattore di trascrizione, ma dalla presenza o dall´assenza di specifiche sequenze che si legano a esse. "Nel suo complesso, il lavoro rappresenta un grande passo avanti verso la decifrazione del codice che controlla l´espressione dei geni e fornisce una preziosa risorsa per gli scienziati di tutto il mondo per capire meglio la funzione di tutto il genoma umano", dice il professor Taipale. "Il conseguente incremento della nostra abilità di leggere il genoma migliorerà anche la nostra abilità di tradurre le informazioni genomiche che si accumulano rapidamente in benefici medici". Questo progetto è stato sostenuto dal Centro di bioscienze del Karolinska Institutet, dalla Fondazione Knut e Alice Wallenberg, dal Consiglio svedese della ricerca, dal Science for Life Laboratory, dalla Fondazione svedese per il cancro, dalla sovvenzione del Cer Advanced Grant Growthcontrol e nell´ambito del progetto Syscol del tema "Salute" del 7° Pq dell´Ue. Per maggiori informazioni, visitare: Scilifelab http://www.Scilifelab.se/ Syscol http://syscol-project.Eu/ |
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"FORUM EUROPEO PER LA BUONA PRATICA CLINICA (EFGCP)" |
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Bruxelles, 30 gennaio 2013 - Il 29 e 30 gennaio 2013 si terrà a Bruxelles, in Belgio, la conferenza annuale 2013 del "Forum europeo per la buona pratica clinica" (European Forum for Good Clinical Practice - Efgcp). Le tecnologie digitali fanno parte ormai della nostra vita quotidiana, danno forma e cambiano le cure mediche e la ricerca. Anche se esiste già una grande quantità di letteratura sull´argomento, è chiaro che queste tecnologie sollevano importanti questioni etiche che devono essere risolte. Per i professionisti dell´assistenza sanitaria, il loro uso deve essere basato sulle prove, i ricercatori dovrebbero usare i nuovi metodi equamente e per quanto riguarda i comitati etici la "paura del nuovo" non deve dare luogo a ostilità ingiustificate o persino critiche sfavorevoli. La conferenza costituirà un forum per tutte le parti interessate alla ricerca in campo sanitario. Insieme discuteranno gli argomenti attuali e in particolare l´etica delle tecnologie emergenti nelle cure, nelle prove e nella ricerca cliniche. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Efgcp.eu/conference_details.asp?id=330&l1=10&l2=1&timeref=1 |
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SBLOCCATI 130 MLN. DI EURO PER EDILIZIA SANITARIA DEL VENETO
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Venezia, 30 gennaio 2013 - Sono stati sbloccati 130 milioni di euro a favore del Veneto per la realizzazione di interventi di edilizia sanitaria da finanziare con i fondi previsti dall’art. 20 della legge nazionale n. 67/88. Lo hanno reso noto il presidente della Regione e l’assessore regionale alla sanità, al termine della odierna seduta di giunta che ha preso atto della disponibilità di risorse che finanzieranno la programmazione risalente al 2008-2009, per la quale il Cipe aveva già assegnato al Veneto nel 2008 circa 205 milioni di euro. “C’è stato un taglio lineare del 20% - ha spiegato l’assessore - operato dal governo sui finanziamenti collegati al fondo per l’art. 20, estrapolando da qui le risorse per altri ambiti, come il trasporto pubblico locale. Con i 130 milioni di euro rimasti, abbiamo finanziato in toto solo la previsione iniziale per l’ospedale di Treviso (50 milioni di euro), mentre per gli altri 18 interventi presentati con la programmazione 2008-2009 è stata effettuata una riduzione spalmando i fondi in maniera proporzionale. Sentito il Ministero, abbiamo infatti avuto garanzie che, essendo questa una programmazione esistente ratificata da una precedente delibera del Cipe, nella prossima tranche di finanziamenti che dovrebbe essere nella disponibilità del nuovo governo - circa un miliardo - ci saranno i fondi per andare a copertura totale dei 205 milioni. Quindi la differenza tra i 130 milioni ora sbloccati e i 205 milioni previsti sarà erogata nella prossima tranche di finanziamenti dell’art. 20”. “E’ un momento di estrema soddisfazione – ha aggiunto l’assessore – perché non era facile portare a casa questi soldi in un periodo di congiuntura economica assolutamente negativa come quello che stiamo attraversando e che non riguarda solo il Veneto. Del resto se non c’è crescita di Pil è difficile che ci sia aumento dei finanziamenti. La Regione del Veneto, come poche altre regioni a livello nazionale, ha sempre portato a termine tutte le sue programmazioni, con le progettazioni e la presentazione nel rispetto cronologico di tutta la complessa documentazione richiesta dalla procedura, e quindi è sempre riuscita a portare a casa i fondi. Altre regioni non sono riuscire a farlo e, siccome frequentemente l’art. 20 fa capo a finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti, il far rimanere questi fondi nella casse dello Stato e non sfruttarli significa far aumentare il debito pubblico. Questo non è mai successo con il Veneto che ha sempre impegnato tutto quello che è stato programmato, certificato e ratificato con delibere Cipe. La soddisfazione – ha aggiunto – è ancor più grande perché questa volta abbiamo dovuto difendere i fondi del Veneto anche dalle pretese di varie Regioni che, senza la dovuta programmazione, hanno tentato fino all’ultimo di ottenere comunque delle quote di finanziamenti. Dopo i tagli nazionali subiti sarebbe stata una vera e propria beffa.”. L’assessore ha infine fatto presente che non ci sono più state, da parte dell’amministrazione statale, richieste di programmazione dopo il 2009 ed al momento è tutto fermo. Adesso è prevista una nuova disponibilità di un miliardo: saranno presentate dalle Regioni nuove programmazioni e lo farà anche il Veneto che ha molti altri progetti necessari e qualificanti da realizzare. Tra le prossime richieste del Veneto, come già ampiamente annunciato dal presidente, ci sarà anche quella relativa al nuovo ospedale di Padova. |
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PERCORSI DI CURA OLTRE LA MALATTIA ONCOLOGICA: IL PAZIENTE AL CENTRO ANCHE DOPO LA GUARIGIONE |
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Siracusa, 30 gennaio 2013 - I pazienti che guariscono da un tumore dopo aver affrontato, superandola, una dura battaglia contro la malattia, non devono essere lasciati soli. Un lungovivente, cioè colui che ha appena terminato un percorso di cura con risultati positivi, necessita ancora di assistenza, attraverso programmi di controllo e di cura, sia dal punto di vista clinico che psicologico. Se ne parlerà anche venerdì 1° febbraio ad Aviano (Pordenone) nell’incontro “I survivors in oncologia: l´esperienza italiana”, al quale parteciperanno medici di varie regioni italiane e i rappresentanti delle associazioni di pazienti. Verrà illustrato il modello organizzativo dell’Uoc di Oncologia Medica- Rao, diretta dal dottor Paolo Tralongo e basato sulla “centralità del paziente”. Saranno inoltre valutati altri modelli nazionali e internazionali come quelli di Milano, Bari e degli Usa. “Dopo la diagnosi di un tumore i controlli periodici rappresentano un momento importante per la valutazione del paziente. Oltre alla sorveglianza della malattia oncologica di base, il follow up consente di prendere in considerazione altri aspetti della salute: le tossicità tardive, i secondi tumori, le comorbidità, la fatigue, l’educazione a stili di vita corretti (nutrizione, attività fisica, astensione da fumo e alcool), l’impatto psicosociale della malattia e tutte quelle condizioni comunque legate alla malattia oncologica che ostacolano il ritorno alla normale quotidianità e per le quali esistono strumenti e procedure di provata utilità ed efficacia – spiega il dottor Tralongo -. Il follow up è un’ attività a bassa complessità solitamente basata su un’anamnesi accurata, sull’esame obiettivo generale e, in alcuni casi, su pochi esami strumentali, ben definiti da linee guida e da documenti di raccomandazione”. I pazienti clinicamente guariti vengono seguiti anche dal punto di vista psicologico per una completa riabilitazione e, nella maggior parte dei casi, il loro supporto inizia fin dal momento della prima diagnosi. “Esistono dei percorsi specifici post guarigione – prosegue il dottor Tralongo -. In particolare, nella nostra Unità Operativa è attivo un programma di supporto che segue il paziente per tutte le problematiche che possono derivare dalla diagnosi di un tumore, da quelle puramente cliniche a quelle psicosociali. L’ obiettivo è quello di creare una struttura interamente dedicata a questi pazienti in un’unità a sé stante ma al tempo stesso intimamente connessa con l’unità operativa in cui si effettuano le cure intensive”. Non è escluso però che la malattia si ripresenti. Anche per questo il paziente non deve essere abbandonato a se stesso, come illustra il dottor Tralongo: “Nei primi periodi successivi al termine delle terapie oncologiche specifiche, i controlli devono essere necessariamente ravvicinati, per poi diradarsi man mano che ci si allontana nel tempo dall´insorgenza del tumore. Va ricordato che il malato guarito può cadere in recidive o contrarre un secondo tumore. Inoltre ci sono guarigioni che implicano stati di invalidità permanenti, più o meno gravi, che rendono il paziente dipendente dai presidi medici e da varie forme di assistenza”. “Ai pazienti ai quale è stato diagnosticato un tumore e che hanno terminato le terapie iniziali di tipo chirurgico, medico o radioterapico, vengono generalmente proposti visite e controlli periodici, per verificare che non ci sia una ripresa della malattia, che non si verifichino effetti collaterali a distanza e che un’eventuale recidiva della malattia sia diagnosticata il prima possibile - aggiunge il dottor Tralongo -. I pazienti hanno superato la fase molto stressante della diagnosi e di cure decisamente impegnative e vogliono progressivamente tornare alla vita normale pur con la prospettiva di mantenere sotto osservazione il proprio stato di salute. Il paziente e i familiari vengono supportati in questo percorso fin dall’inizio della diagnosi di malattia”. Il dottor Tralongo fornisce alcune indicazioni, utili al paziente lungovivente per mantenersi in salute: oltre ad avere abitudini di vita sane, consiglia di circondarsi di persone evitando così l’isolamento, per rinforzare anche la propria psiche. “Ciascuno di noi può fare tanto per ottenere un corretto stile di vita; cambiando abitudini e riducendo l´esposizione ai più noti fattori di rischio, è possibile mantenere uno stile di vita di qualità. Non iniziare a fumare, o interrompere questa abitudine, risulta quanto mai importante per la salute di chiunque e in particolare di un lungovivente. Le bevande alcoliche fanno parte dell´alimentazione e della cultura dell´uomo e il vino accompagna i pasti o una serata in compagnia. Tuttavia, il consumo di alcool eccessivo è dannoso per l´organismo e può essere cause di malattie – conclude il dottor Tralongo –. Un esercizio costante e quotidiano consente di prevenire le malattie del cuore, ridurre il sovrappeso, le cadute, la depressione, l´osteoporosi, le complicanze broncopolmonari. Mangiare in modo vario ed equilibrato deve essere uno stile di vita quotidiano. È un binomio che funziona quello tra la ricchezza delle relazioni personali e la salute: più si hanno amici, o persone da frequentare, nel corso della giornata, meno ci si ammala. L´isolamento può essere, molto spesso, più dannoso del fumo, della cattiva alimentazione e persino dell´obesità”. |
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IPERTENSIONE ARTERIOSA RESISTENTE AI FARMACI: ALLA FONDAZIONE MONASTERIO NUOVE CONFERME DEI BENEFICI CLINICI DELLA DENERVAZIONE RENALE LA TECNICA POTREBBE ESSERE UTILIZZATA ANCHE PER LA CURA DI ALTRE PATOLOGIE |
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Pisa, 30 gennaio 2013- L’ipertensione arteriosa resistente ai farmaci ora ha una cura che funziona. La Fondazione Toscana Gabriele Monasterio di Pisa sta sperimentando una nuova procedura, ancora poco utilizzata in Italia: la denervazione simpatica renale. A distanza di 4 mesi dal coinvolgimento di tre pazienti resistenti ai farmaci e che quindi rischiano eventi cardiovascolari tre volte superiore rispetto alla media, il gruppo guidato dal dr. Sergio Berti, Responsabile di Cardiologia Interventistica, dispone oggi di dati che confermano i benefici clinici della procedura. Si aprono dunque prospettive nuove e positive per il futuro di tutti quei pazienti affetti da questa patologia e resistenti ai farmaci (fino al 10% delle persone che soffrono di ipertensione arteriosa) e che quindi sono a rischio di infarto miocardico, ictus cerebrale e insufficienza renale. “Possiamo oggi confermare questi dati preliminari sui benefici della denervazione renale. L’approccio multidisciplinare e la collaborazione tra i cardiologi interventisti e i cardiologi clinici della struttura che seguono il decorso dei pazienti – afferma Sergio Berti, Responsabile dell’U.o.c. Cardiologia Interventistica - ha avuto un ruolo fondamentale per il successo di questo trattamento. Questo modo di lavorare, unito al crescere dell’esperienza e a ulteriori risultati positivi, potrebbe aiutarci a capire se questa tecnica potrà trovare applicazione anche per altre patologie, come ad esempio le malattie renali croniche, che prevedono un’iperattività del sistema nervoso”. Il sistema è stato utilizzato su tre pazienti affetti da ipertensione resistenti a più di tre farmaci antiipertensivi e le procedure sono state eseguite presso il laboratorio di emodinamica. I dati clinici preliminari del sistema dimostrano che è sicuro ed efficace. Lo studio, denominato “Enlightn I”, ha dimostrato che si ottiene una riduzione della pressione sistolica media di 22 punti pochi giorni dopo la procedura e di 26 punti a 60 giorni dall’intervento. La riduzione della pressione è fondamentale dal momento che il rischio di un evento cardiovascolare si riduce del 50% ogni 20 punti di decremento della pressione sanguigna. A distanza di 1 mese dalla procedura di denervazione renale, il primo paziente è passato da valori di pressione arteriosa 160/95 mmHg a valori 135/80 mmHg, mentre il secondo paziente, che prima della procedura aveva una pressione media durante le 24 ore di 164/100 mmHg con picchi fino a 195/105 mmHg, ha registrato a distanza di 1 mese, valori di 135/82 mmHg con una riduzione della terapia antipertensiva. Il terzo paziente, infine, dopo 1 mese dall’intervento, ha mostrato una riduzione dei valori sistolici di pressione arteriosa di 20 mmHg rispetto ai valori al momento del ricovero. Ancora una volta la Fondazione Monasterio, voluta e creata dal Cnr e dalla Regione Toscana quale centro di eccellenza nel trattamento delle patologie cardiopolmonari, si conferma struttura all´avanguardia nell´utilizzo di tecnologie innovative ed un punto di riferimento in cui il paziente è Fondazione Cnr/regione Toscana per la Ricerca Medica e di Sanità Pubblica (L. R.t. N. 85/2009). |
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I BAMBINI COL DIABETE DEI GRANDI DA OGGI HANNO LE LORO LINEE GUIDA |
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Roma, 29 gennaio 2013 - Negli ultimi trent’anni la prevalenza di obesità tra i bambini ha raggiunto proporzioni sconvolgenti, soprattutto negli Stati Uniti, dove anche la First Lady Michelle Obama è scesa in campo per sensibilizzare opinione pubblica e genitori all’importanza di vigilare sulle corrette abitudini alimentari e di stile di vita dei propri figli, dando lei per prima come Prima Mamma d’America il buon esempio. E purtroppo lo tsunami obesità sta travolgendo anche l’Europa e l’Italia in particolare, anche e soprattutto sul fronte delle nuove generazioni. L’italia è la maglia nera d’Europa per l’obesità nei bambini. L’obesità, vero flagello per la salute in quanto ‘madre’ o elemento peggiorativo di tante malattie cronica è considerata anche il principale fattore di rischio per la comparsa dei diabete dei grandi, il cosiddetto diabete di tipo 2, una malattia causata da una ridotta sensibilità dei tessuti all’insulina. Il diabete di tipo 1, quello caratteristico dei bambini e degli adolescenti, almeno fino alle soglie del terzo millennio, è invece una malattia completamente diversa, causata dalla distruzione del pancreas, l’organo che produce insulina, da parte del sistema immunitario. Da qualche anno, negli Stati Uniti, come in Europa, si sta osservando un numero sempre più importante di casi di diabete di tipo 2 nei bambini e negli adolescenti. E’ una malattia per molti aspetti inedita e che merita quindi un’attenzione particolare. Per questo gli esperti americani sono scesi in campo, per dettare le istruzioni per l’uso di questa malattia dei grandi che sta facendo sentire sempre più la sua presenza tra bambini e adolescenti e lo hanno fatto con delle linee guida che saranno pubblicate sul numero di Febbraio della rivista ‘Pediatrics’. Sono le prime linee guida in assoluto su questo argomento e sono state redatte a più mani dall’American Academy of Pediatrics in collaborazione con l’American Diabetes Association, la Pediatric Endocrine Society, l’American Academy of Family Phisicians e l’Academy of Nutrition and Dietetics. Due le terapie di prima linea consigliate: - insulina nei casi in cui non è chiara la diagnosi tra diabete di tipo 1 e tipo 2; quando il piccolo paziente ha dei valori di glicemia altissimi o quando il paziente si presenta in chetoacidosi, una delle più gravi complicanze dello scompenso diabetico. - metformina: è il farmaco di prima scelta in tutte le altre condizioni, e viene prescritta insieme ad un programma di cambiamento radicale dello stile di vita, comprendente in primo luogo indicazioni dietetiche, oltre ad un programma di attività fisica. Molta attenzione viene dedicata in queste linee guida proprio agli aspetti di uno stile di vita salutare, nel tentativo di correggere quello che le errate abitudini alimentari e la sedentarietà hanno squilibrato. In Italia, secondo i dati di Okkio alla Salute del Ministero della Salute (rilevazione condotte su 42mila bambini di terza elementare), il 23% dei bambini è in sovrappeso e l’11% obeso. Tra i nostri bambini sono molto diffuse le errate abitudini alimentari: il 9% non fa colazione e uno su tre la fa in maniera inadeguata), 1 bambino su 4 non mangia ogni giorno frutta e verdura, circa il 50% consuma soft drink zuccherati nell’arco della giornata,1 bambino su 2 ha la televisione in camera da letto e un bambino su 5 pratica sport per non più di un’ora a settimana (mentre dovrebbe fare sport per almeno un’ora al giorno). “Il diabete è una condizione che può interessare tutte le età della vita, dall’infanzia alla vecchiaia – afferma Stefano Del Prato, Presidente Sid – Fino a qualche anno fa il diabete che insorgeva in età infanto-giovanile veniva considerato diverso dalla forma che insorgeva in età adulta. Il primo, noto come diabete tipo 1, è dovuto alla distruzione delle cellule che producono insulina, l’ormone che controlla i livelli dello zucchero nel nostro sangue (glicemia). La carenza di questo ormone impedisce all’organismo di generare l’energia di cui ha bisogno a partire dallo zucchero e lo costringe a ricercarla utilizzando i grassi depositati nei nostri tessuti. Quando questo processo diventa particolarmente grave, questi grassi formano corpi chetonici (tra i quali l’acetone) che se prodotti in quantità eccessive intossicano l’organismo e creano condizioni di emergenza (chetoacidosi). Nell’adulto, invece, il diabete (diabete tipo 2) raramente si accompagna a formazione di corpi chetonici perché la produzione dell’insulina non è quasi mai completamente assente, anche se questa insulina fatica ad agire normalmente (insulino-resistenza). Il diabete tipo 1 è sempre stato considerato un diabete che insorge in età infantile, in soggetti con normale peso corporeo e di solito si manifesta improvvisamente a volte con il quadro drammatico della chetoacidosi. Al contrario, il diabete tipo 2 era considerato una condizione che si sviluppava lentamente in soggetti adulti generalmente in sovrappeso con, in particolare, un eccesso di girovita e che poteva procedere, anche per lungo tempo, senza particolari sintomi al punto che frequentemente veniva riscontrato in occasione di abituali check-up. Questa distinzione piuttosto chiara sta però via via scomparendo soprattutto perché il diabete tipo 2 diventa sempre più comune nelle età giovanili e adirittura in età pediatrica. Il dato è preoccupante perché se il diabete tipo 1 era relativamente poco frequente (80-100 nuovi casi per milione di abitanti all’anno) il diabete tipo 2 è molto più frequente ed interessa non meno del 5% della popolazione italiana, una percentuale destinata a crescere con il passare del tempo. Il motivo di questa maggiore frequenza del diabete tipo 2 è largamente dovuta allo stile di vita (poca attività fisica e dieta ipercalorica) con il conseguente aumento dell’obesità, il principale fattore scatenante per il diabete tipo 2. Proprio le generazioni più giovani stanno pagando lo scotto maggiore di questi cambiamenti di vita: attività sedentarie, televisione, computer, giochi elettronici tutto contribuisce a ridurre l’attività fisica nei nostri ragazzi. A questo si unisce un’insana abitudine a un uso eccessivo di bevande zuccherate, di alimenti preconfezionati, di colazioni saltate e il ricorso a merendine e spuntini vari il tutto sostenuto da un massiccio battage pubblicitario. Il risultato è che l’Italia è la maglia nera dell’obesità in Europa: 23 bambini di età compresa tra gli 8 e 9 anni su 100 sono in sovrappeso e 11 su 100 francamente obesi. Pochi anni di questa situazione e il diabete tipo 2 comincia a comparire a 10, 11, 12 anni….. Oggi si può calcolare che su ogni 10 bambini ai quali viene diagnosticato il diabete, 2 hanno un diabete tipo 2, condizione pressochè sconosciuta in questa età fino a qualche anno fa. Questo fenomeno è destinato ad aumentare come purtroppo ci insegna l’esperienza americana. In quel Paese il diabete tipo 2 è un problema talmente importante da avere reso necessario il tentativo di codificare il trattamento di questi bambini redigendo una apposita linea guida. Ora, questo può essere visto come un doveroso atto da parte della classe medica e dei medici specialisti, in particolare. In realtà è un’amara sconfitta. Vuol dire che per un’incapacità di trasmettere concetti di salute adeguati e di arginare il fenomeno obesità siamo costretti a pensare a quale farmaco cominciare a somministrare a un bambino, che dovrà continuare ad assumerne sempre di più per gli anni a seguire nel tentativo di evitare le conseguenze del diabete e cioè le complicanze a carico di occhi, nervi, rene, cuore e vasi. Ritengo che tutto questo debba fare riflettere con grande attenzione perché questo non può essere l’eredità che lasciamo ai nostri figli. La battaglia contro il diabete non può essere condotta solo con la promulgazione di sacrosante linee guida ma anche e soprattutto con una forte azione educativa su tutta la popolazione, sui ragazzi e i loro genitori e sui genitori a venire mostrando quelli che sono i rischi di una condizione che s’instaura nell’infanzia, si trascina nell’adolescenza e prosegue nell’età adulta. Tra l’altro le armi farmacologiche a nostra disposizione rimangono, nel bambino, limitate. Abbiamo quindi bisogno di capire ancora meglio quali sono i meccanismi che favoriscono la comparsa del diabete, tipo 1 e tipo 2 e quali siano i migliori punti di attacco che garantiscano efficacia senza esporre il bambino a rischi dovuti al farmaco. Questi obiettivi possono essere raggiunti solo con una forte attività di ricerca medica che deve essere adeguatamente sostenuta con un impegno comune. Il nostro Paese continua a produrre ricercatori di eccellenza. Il loro lavoro, la consapevolezza di tutti dovrebbero essere la via migliore per vincere una battaglia che invece in questo momento sta solo preoccupando”. |
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LA TROMBOSI AI TEMPI DELLA CRISI I NUMERI E I COSTI DELLE MALATTIE DA TROMBOSI IN ITALIA E IN EUROPA. INFARTI E ICTUS: EPIDEMIA DEL NUOVO MILLENNIO |
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Milano, 30 gennaio 2013 – Infarto e Ictus cerebrale sono la più probabile causa di morte tra le donne europee, e colpiscono in modo diverso nei diversi Stati della Ue: le più colpite sono le donne bulgare (70 donne su 100 muoiono per colpa di una Trombosi cerebrale o coronarica = Ictus o Infarto), mentre in Francia e in Olanda “solo” 30 donne su 100 perderanno la vita per queste malattie da Trombosi. In Italia 42 donne su 100 moriranno di una malattia cardio o cerebrovascolare. Va un po’ meglio per gli uomini francesi, olandesi, sloveni e spagnoli; nel resto dell’Europa la media dei colpiti è uguale. In Italia 35 uomini su 100 muoiono a per malattie causate da Trombosi. E’ un genocidio: ogni anno in Europa muoiono più di più di 4 milioni di persone e altrettante sopravvivono con invalidità gravissime e devastanti per la qualità della vita. È in particolare l’Ictus a fare più paura: uccide ogni anno più di un milione di persone, e occupa il secondo posto fra le cause di morte in Europa. Ad oggi in Europa una donna su 7 e un uomo su 10 ogni anno muoiono per colpa di un Ictus cerebrale; in Italia, ogni anno 38 mila uomini e 25 mila donne persi per il Paese e per le loro famiglie. Il contesto in Europa non migliora se poniamo attenzione ai costi di queste malattie. Ogni anno in Europa vengono spesi 196 miliardi di euro per curare i pazienti colpiti da malattie cardio e cerebrovascolari: metà della cifra riguarda i costi diretti, quali ricoveri in ospedale, farmaci ed esami, l’altra metà è a carico delle famiglie per l’assistenza al paziente e della società intera per la perdita di produttività causata dalla malattia o dall’invalidità conseguente alla malattia quando non sia mortale. La prevenzione è possibile, ma passa obbligatoriamente anche dallo stile di vita: dati europei confermano che 55 italiani su 100 non pratica alcuna attività fisica, nemmeno il cammino. Quelli descritti sono solo alcuni dei dati disponibili a livello italiano ed europeo, che verranno illustrati nel corso dell’incontro con la stampa aperto al pubblico in programma mercoledì 6 febbraio alle 12.30 a Palazzo Clerici a Milano, organizzato da Alt - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari- Onlus, con l’obiettivo di contribuire a migliorare una consapevolezza ancora insufficiente sui big killer del nuovo millennio e sull’ importanza e l’efficacia di azioni di prevenzione in tempi di crisi. Con il patrocinio di Regione Lombardia, del Comune di Milano e con il sostegno di Pirelli, la conferenza chiamerà a raccolta medici, ricercatori, universitari e rappresentanti delle Istituzioni, coalizzati per promuovere uno stile di vita più sano e ormai indispensabile. Modera la giornalista Nicoletta Carbone. Parteciperanno Andrea Monti, direttore de La Gazzetta dello Sport e Vittorio Bosio, vicepresidente del C.s.i. (Comitato Sportivo Italiano) che presenteranno la 2° Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi, che, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio, Coni e Lega Calcio, quest’anno sarà abbinata alla Gazzetta Cup, con lo scopo di sottolineare l’importanza dello sport in un programma di stile di vita sano, a partire dai più giovani, per permettere loro di crescere in salute e con abitudini intelligenti che potranno portare con sé per tutta la vita e saranno determinanti per la loro probabilità di salute futura. |
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MALATTIE RARE, AD OGNUNA LA SUA CURA: APPROVATI I PERCORSI DIAGNOSTICO-TERAPEUTICI |
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Firenze 30 gennaio 2013 – A ciascuna malattia rara, la sua cura. Sono stati approvati dalla giunta regionale i percorsi diagnostico-terapeutici specifici per un nutrito gruppo di malattie rare. I percorsi sono dedicati a patologie rare – quali osteogenesi imperfecta, sindrome di Rett, sindrome di Klinefelter – per le quali il Forum delle Associazioni toscane delle malattie rare e le strutture specialistiche di coordinamento della rete regionale dei presìdi hanno in questi ultimi due anni risocntrato la necessità di un approfondimento, per uniformarne i percorsi assistenziali. Le malattie rare soffrono spesso di difficoltà di inquadramento diagnostico e terapeutico. Per questo nel 2010 il Gruppo di coordinamento regionale istituito dall’assessorato al diritto alla salute ha avviato il progetto Conferenze dei presìdi, veri e propri workshop dai quali sono scaturite proposte di percorsi che sono state poi sottoposte al parere del Consiglio sanitario. Con il supporto organizzativo della Fondazione Gabriele Monasterio, che gestisce il Registro Toscano Malattie Rare, sono state realizzate fino al 2012 27 Conferenze dei presìdi, dedicate a 34 patologie, alle quali hanno partecipato 1.316 operatori. La delibera approva un primo gruppo di percorsi, che diventano patrimonio comune anche attraverso la divulgazione del nuovo sito dedicato alla rete toscana delle malattie rare, www.Malattierare.toscana.it La sperimentazione dello strumento delle Conferenze dei presìdi ha portato a progettare un nuovo tipo di azione: si tratta delle Conferenze di rete, la cui programmazione partirà ufficialmente con la Giornata Mondiale delle Malattie Rare, il 28 febbraio, alla quale anche la Regione Toscana aderisce con uno specifico convegno dedicato. Le strutture di coordinamento, i medici e le associazioni metteranno in calendario una serie di incontri dedicati alle principali problematiche assistenziali riscontrate, per gruppi specialistici di malattie rare: incontri che sfoceranno in conferenze finali di condivisione e consenso. |
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AL VIA IL RIORDINO DEL SISTEMA SANITARIO TOSCANO, DALLA REGIONE 20 MILIONI ALLE AZIENDE |
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Firenze 30 gennaio 2013 – Il riordino del sistema sanitario parte con lo stanziamento di 20 milioni di euro da parte della giunta regionale, che con la delibera approvata ieri ha stabilito criteri di riparto e modalità di erogazione alle aziende sanitarie (Asl e Aou) delle risorse, già prenotate dalla delibera di fine anno, con la quale veniva ridisegnato il sistema sanitario toscano. La somma di 20 milioni di euro (13 dei quali dovranno essere riservati alle azioni per il riassetto del territorio) servirà a supportare le azioni di riordino del Ssr previste dalla delibera del 28 dicembre scorso, e deve considerarsi un contributo alle aziende sanitarie per l’avvio e/o la realizzazione delle azioni prioritarie necessarie. Tra queste, l’implementazione delle Case della salute (alle quali vengono destinati ben 8.200.000 euro), lo sviluppo delle cure intermedie, l’incremento dell’appropriatezza della produzione ospedaliera, il recupero della sua efficienza attraverso la definizione del numero di posti letto per acuti in base a standard regionali; ancora, la riorganizzazione delle Centrali operative del 118, attraverso l’attivazione di Centrali operative uniche di Area Vasta, la riorganizzazione della rete territoriale di emergenza urgenza, la razionalizzazione della rete dei laboratori. Entro il 31 gennaio saranno comunicati alle aziende i criteri e le modalità di riparto delle risorse. Le quote complessive spettanti alle aziende saranno erogate con queste modalità: - 40% alla comunicazione di avvio del progetto; - 20% a seguito di verifica intermedia sullo stato di attuazione, da parte del gruppo di monitoraggio e controllo appositamente istituito dall’assessorato al diritto alla salute; - 40% a seguito della verifica definitiva, sempre da parte del gruppo di monitoraggio e controllo. La mancata realizzazione delle azioni nei tempi e con le modalità previste dal progetto attuativo potrà determinare una riduzione dell’ultima tranche della quota. Nelle prossime settimane, e comunque entro marzo 2013, saranno definiti anche criteri di riparto e modalità di erogazione di un ulteriore fondo di 21.850.000, per il miglioramento dell’appropriatezza della produzione ospedaliera: la cifra sarà distribuita a tutte le aziende sanitarie (Asl e Aou) in base ai risultati che otterranno in termini di appropriatezza delle prestazioni. |
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SANITA’: IN VENETO REFERTI SUL PC DI CASA, PARTE CAMPAGNA INFORMATIVA SUI BUS.
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Venezia, 30 gennaio 2013 - Parte l’1 febbraio prossimo la campagna informativa della Regione Veneto che mira ad estendere e potenziare il servizio di scarico dei referti via internet da parte dei cittadini. 160 autobus transiteranno per un mese, fino all’1 marzo prossimo, nei territori di Adria, Arzignano, Chioggia, Feltre, Legnago, Mirano, Monselice, San Donà di Piave, Thiene e Verona per portare un messaggio utile a tutti i veneti: “Il referto? E’ online sul sito della tua azienda sanitaria ed ospedaliera”. Si tratta di una campagna informativa promossa dalla Regione Veneto realizzata dal Consorzio Arsenàl.it, Centro Veneto Ricerca e Innovazione per la Sanità Digitale, in collaborazione con l’Azienda Ulss 9 Treviso nell’ambito del progetto Veneto Escape. Questa iniziativa dal 2009 al 2012 ha permesso di dematerializzare l’intero processo documentale in tutte le aziende sociosanitarie ed ospedaliere venete, rendendo disponibili i referti via internet ai quasi 5 milioni di cittadini che costituiscono la popolazione residente in regione. “I dati preliminari del progetto – dice l’assessore regionale alla sanità – indicano che già oggi il 57% dei veneti scarica i propri referti via internet. Un dato importante, che vogliamo però far crescere raggiungendo quei cittadini che ancora magari non conoscono il servizio, che permette di risparmiare 12 euro per ogni referto scaricato via web, pari 72 milioni di euro annui in Veneto. Non solo un risparmio economico, ma la possibilità di migliorare i percorsi di cura, resi più incisivi dalla rapida disponibilità del documento digitale”. Le 11 aziende interessate dalla campagna sono: Ulss n. 2 Feltre, Ulss n. 4 Alto Vicentino, Ulss n. 5 Ovest Vicentino, Ulss n. 10 Veneto Orientale, Ulss n. 13 Mirano, Ulss n. 14 Chioggia, Ulss n. 17 Este, Ulss n. 19 Adria, Ulss n. 20 Verona, Ulss n. 21 Legnago e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. In tali aree è previsto il passaggio di autobus con immagini pubblicitarie che invitano i cittadini ad utilizzare i siti delle loro rispettive aziende sociosanitarie ed ospedaliere per provvedere allo scarico dei propri referti. Gli esiti della campagna e i risultati finali di Veneto Escape, iniziativa che ha inciso profondamente sulle organizzazioni sanitarie e rivoluzionato le abitudini dei cittadini veneti, saranno resi noti a marzo in occasione della conferenza di chiusura del progetto. |
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BOLZANO: CERFICAZIONE CHIRURGIA ONCOLOGICA PER GARANTIRE QUALITÀ DI INTERVENTO ALLA POPOLAZIONE
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Bolzano, 30 gennaio 2013 - - La proposta per la certificazione della chirurgia onocologica approvata dalla Giunta provinciale (28.01.2013) è stata presentata martedì 29 gennaio, dall´assessore provinciale alla sanità Richard Theiner, assieme al direttore sanitario Oswald Mayr e Luca Armanaschi della direzione dell´Azienda sanitaria. Come ha sottolineato l´assessore provinciale Richard Theiner "abbiamo una grande responsabilità verso le persone malate di tumore (3.226 persone nel 2011 in provincia di Bolzano, 9 persone al giorno con diagnosi di turmore) ed è necessario creare le condizioni migliori per affrontare al meglio le patologie tumorali creando le condizioni per garantire la diagnosi e la cura migliori. La politica e l´amministrazione devono mostrare responsabilità e coraggio oltre la logica delle lobbies". Come ha detto il direttore sanitario Oswald Mayr la certificazione della chiururgia oncologica si è dimostrato uno strumento efficace per ridurre le percentuali di morte (ogni anno in Alto Adige sono circa 1.400 i decessi per tumore; i tumori costituiscono la seconda maggiore causa di morte in provincia di Bolzano). Nelle realtà territoriali confinanti vengono già applicate tali certificazioni riconosciute a livello nazionale ed internazionale e per il cui ottenimento è necessario il rispetto di precisi standard. Per tale ragione, e non perché lo impone l´Unione Europea , come ha detto l´assessore Theiner, è opportuno giungere alla certificazione secondo criteri e standard internazionali. È importante garantire la qualità delle strutture e degli operatori anche in vista della liberalizzazione che, dall´ottobre 2013, consentirà ai pazienti di scegliere non solo di recarsi in strutture di altre realtà regionali italiane, ma anche all´estero. Una commissione di esperti insediata ad hoc il 26 giugno 2010 ha analizzato i casi trattati negli ultimi tre anni nelle sette strutture ospedaliere provinciali. Guardando i dati statistici emerge che nel 2011 il 93 per cento delle operazioni di tumori sono state eseguite nei tre ospedali maggiori e presso l´ospedale centrale (Merano, Bressanone, Brunico e Bolzano), mentre il 6,7 per cento in quelli periferici (Silandro, San Candido e Vipiteno). Come ha affermato l´assessore Theiner le operazioni oncologiche in futuro si concentreranno sui quattro ospedali dove esse finorasono state eseguite con maggior frequenza e che devono ottenere l´opportuna certificazione secondo gli standard qualitativi necessari. Ciò non significa che gli ospedali periferici saranno esclusi; come ha proseguito Theiner essi continueranno ad essere una parte importante nell´attività di rete. Per ottenere la certificazione, come ha spiegato Luca Armanaschi della direzione dell´Azienda sanitaria, è necessario il rispetto delle soglie di struttura previste per specifica patologia, il rispetto delle soglie professionali previste per singolo chirurgo, la griglia degli indicatori (circa 25 dalla diagnosi alla riabilitazione) per ogni paziente oncologico, nonché la collaborazione in rete degli specialisti coinvolti per le varie specialità cliniche (tumor boards). In sede di prima certificazione la soglia di struttura può essere ridotta fino al massimo del 20 per cento. Per quanto attiene gli indicatori professionali, ad esempio per il carcinoma della mammella significa che i singolo operatori chirurgici dedicati dovranno garantire 50 interventi chirurgici all´anno, dei quali almeno 25 in qualità di primo operatore ed i rimanenti svolti in qualità di tutor in ambito formativo delle nuove leve. |
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MARCHE: SERVIZI DI SOLLIEVO E ASSISTENZA DISABILI GRAVI, INTERVENTI PER IL 2013 . |
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Ancona, 30 gennaio 2013 - La Giunta regionale ha chiesto il parere al Cal sulle linee di indirizzo dei Servizi di Sollievo a favore di persone con problemi di salute mentale e delle loro famiglie e sui criteri attuativi riguardanti l’assistenza domiciliare indiretta al disabile in situazione di particolare gravità. Per entrambi i provvedimenti sono state confermate le risorse dell’annualità precedente: rispettivamente € 1.080.000 e € 2.532.000. I Servizi di Sollievo sono un progetto sperimentale avviato nel 2001 e proseguito negli anni visti i benefici prodotti agli utenti, in particolare: servizi di tempo libero, punti di aggregazione e socializzazione, di promozione dell’auto-mutuo aiuto, di residenzialità breve. E’ un progetto che va inquadrato nel novero dei servizi per la famiglia e deve avere le caratteristiche di servizio territoriale sociale che conta su una serie di collegamenti con servizi sociali, sanitari, lavorativi, ricreativi e di socializzazione, culturali. “Questi servizi – spiega il vice presidente e assessore regionale ai Servizi sociali, Almerino Mezzolani – mettono in atto la programmazione sanitaria regionale degli ultimi anni che mira a spostare l’asse di intervento dalla componente sanitaria a quella capace di mobilitare risorse pubbliche, private, del terzo settore del volontariato, verso una reale integrazione delle politiche sanitarie con quelle sociali”. “La Regione – continua Mezzolani – con i Servizi di Sollievo ha dato così avvio a un percorso integrato dove il sociale, titolare della progettazione, in accordo con la sanità, assicura nuovi interventi per un sostegno alle famiglie dei soggetti con problematiche psichiatriche”. Attualmente il Piano sanitario regionale 2012/2014 prevede al’interno dell’Area Salute mentale lo sviluppo dei Servizi di Sollievo con il chiaro obiettivo di far assumere a tale progettualità la connotazione di intervento consolidato. I Servizi di Sollievo sono interventi a titolarità dei Comuni che fanno parte degli Ats, a cui spetta il compito di favorire la collaborazione di tutte le realtà territoriali. Confermato anche nel 2013 il ruolo delle Province per la progettazione e per l’attuazione dei progetti. Riguardo, invece, al riparto del finanziamento tra le cinque Amministrazioni provinciali, sono stati introdotti parametri oggettivi come la popolazione servita e il territorio di competenza. Le risorse economiche sono costituite oltre che dalla quota regionale da quote di cofinanziamento a carico dei soggetti coinvolti nel progetto di importo pari almeno alla quota regionale. Per disabilità di “particolare gravità” si intende invece quella in cui la minorazione singola o plurima abbia ridotto l’autonomia personale del soggetto tale da rendere necessario un intervento assistenziale permanente e continuativo. L’assistenza è svolta da un familiare, convivente o non con il disabile, oppure da un operatore esterno individuato dal disabile stesso o dalla famiglia. Avranno diritto ai contributi coloro che abbiano riconosciuta la propria disabilità di particolare gravità da parte di un’apposita Commissione sanitaria provinciale. A ciascuno sarà poi assegnato un punteggio compreso tra 16 e 48 cui corrisponde un monte ore di assistenza massimo settimanale. Sono escluse le disabilità conseguenti a patologie connesse a processi precoci di invecchiamento derivanti da malattie degenerative quali demenza senile o Alzheimer, all’Aids, alle neoplasie e le disabilità di tipo psichiatrico. Ugualmente, sono esclusi dal beneficio economico gli ospiti di strutture residenziali o semi residenziali; i soggetti inseriti nei centri socio-educativi diurni; coloro che beneficiano del contributo regionale previsto per il progetto “Vita Indipendente” e per quello destinato alle persone affette da Sla. |
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SANITA´: PRESIDENTE ABRUZZO, INSERIRE PARTO INDOLORE NEI LEA "PARTOANALGESIA E´ UN DIRITTO DI OGNI DONNA" |
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L´aquila, 30 gennaio 2013 - Al via in Abruzzo il percorso della legge sulla partoanalgesia che permetterà di inserire il parto indolore nei Lea (livelli assistenziali di assistenza), attraverso l´esame in commissione sanità delle eventuali criticità. L´inserimento nei Lea potrà garantire la partoanalgesia 24 ore su 24, negli ospedali abruzzesi che hanno i requisiti necessari per attuare questa pratica. "L´abruzzo - come ha spiegato il Presidente della Regione - è stata tra le prime in Italia a dotarsi di questa norma che dà diritto alle donne di scegliere come partorire. Le partorienti potranno optare consentendo di ridurre o eliminare in via analgesica i dolori legati al travaglio e al parto. La legge approvata è tra le prime in Italia e pone l´Abruzzo all´avanguardia in questo contesto culturale e sociale nell´affermazione dei diritti delle donne. Scegliere come partorire è un diritto. Lavoreremo, quindi, per garantire questa opportunità, nel più breve tempo possibile, su tutto il territorio abruzzese". |
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POLITICHE PER LA SALUTE: SALIRE LE SCALE FA BENE, AL VIA LA CAMPAGNA INFORMATIVA "LE SCALE. MUSICA PER LA SALUTE" REALIZZATA DALLA REGIONE IN COLLABORAZIONE CON ANCI E UPI: TOTEM, LOCANDINE, DEPLIANT NELLE SEDI DI REGIONE, AZIENDE SANITARIE, COMUNI E PROVINCE |
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Bologna, 30 gennaio 2013 - Un pentagramma con cuoricini al posto delle note e persone grandi e piccole che salgono a significare come le scale siano “musica” per la salute: è questa l’illustrazione di Ro Marcenaro che campeggia, sopra lo slogan “Le scale. Musica per la tua salute” su totem, locandine, depliant, realizzati dalla Regione in collaborazione con Anci e Upi e posizionati in questi giorni nelle sedi della stessa Regione, delle Aziende sanitarie, dei Comuni e delle Province per invitare a salire le scale, un’attività fisica di potenziamento muscolare consigliata dall’Oms per mantenere un buono stato di salute. La campagna informativa invita “a salire 90 gradini al giorno, anche facendo qualche rampa alla volta”, quale attività di prevenzione: numerosissimi studi pubblicati in letteratura internazionale, infatti, hanno dimostrato l’efficacia dell’attività fisica sia di potenziamento (come, appunto, salire le scale) sia aerobica (come camminare per almeno 30 minuti al giorno) per la prevenzione di molte malattie cardiovascolari e metaboliche. L’attività fisica infatti è efficace nella prevenzione e nel trattamento di numerose patologie quali l’infarto, l´obesità e il diabete, di alcuni tumori, della depressione e per contrastare il deficit cognitivo della persona anziana. In tutti i mezzi (totem, locandina, depliant) vengono spiegati sinteticamente i vantaggi di questa semplice attività, che deve diventare una sana abitudine quotidiana: S come Salute (aumenti la tua salute, se sali le scale), C come Calorie (perdi peso, se sali le scale), A come Autostima (accresci la tua autostima, se sali le scale), L come Longevità (allunghi la tua vita, se sali le scale), E come efficienza (potenzi i tuoi muscoli e migliori il tuo equilibrio, se sali le scale). I totem, realizzati in cartone con una tasca per contenere depliant, saranno posizionati nei luoghi dove si può scegliere se prendere l’ascensore o salire le scale, o comunque in prossimità delle scale. I depliant illustrativi, oltre che nelle tasche dei totem, saranno a disposizione nelle portinerie, negli Uffici relazioni con il pubblico e nei luoghi frequentati dai cittadini. Le locandine saranno affisse nelle portinerie e anche lungo le scale per sostenere e incoraggiare le persone a fare questo piccolo ma importante movimento che potenzia i muscoli e aumenta il dispendio energetico giornaliero senza perdite di tempo o costi economici. Nel depliant, che ha l’obiettivo di fornire informazioni più approfondite sui vantaggi dell’attività fisica per la prevenzione delle malattie, viene anche sottolineato come questa attività sia importante per l’azione “a cascata”: una persona che si abitua a fare le scale o a non usare l’auto per andare al lavoro tenderà a praticare questi comportamenti anche a casa e nel tempo libero, e tenderà a promuoverli con i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro. La campagna di promozione dell’uso delle scale, che ha comportato un costo, sostenuto dalla Regione, di 40mila euro, ha già raggiunto, prima del suo avvio ufficiale, alcuni dei suoi fini in quanto ha contribuito in modo sostanziale a rafforzare reti e alleanze con Comuni e Province, fondamentali per gli interventi di prevenzione. È stato attivato infatti, fin dal primo momento della progettazione, un tavolo regionale di coordinamento generale della campagna, a cui partecipano i rappresentanti di Comuni, Province e Regione (i Servizi dell’Assessorato politiche per la salute). A tavoli provinciali, a cui partecipano anche i referenti delle Aziende sanitarie per l’attività fisica, è affidato il coordinamento locale. La campagna “Scale Musica per la salute” è sostenuta e diffusa anche da due reti dell’Organizzazione mondiale della sanità: rete “Città sane”, coordinata a livello nazionale dal Comune di Modena e rete Health promoting hospital & services, cui aderiscono tutte le Aziende sanitarie dell’Emilia-romagna. E’ poi già prevista una valutazione sul campo dell’efficacia della campagna informativa con il monitoraggio degli edifici pubblici dove sono posizionati totem, locandine, depliant, la rilevazione a campione della percentuale di persone che fanno le scale (attraverso operatori che fungeranno da rilevatori in determinate giornate e ore) e la somministrazione di questionari a campioni di dipendenti di Aziende sanitarie, Comuni, Province sulle abitudini all’uso delle scale. “Le scale. Musica per la tua salute” è parte del progetto “promozione dell’attività fisica”, contenuto nel Piano regionale della prevenzione, che ha come obiettivo generale il potenziamento di interventi rivolti a persone di tutte le fasce di età (bambini, adulti, anziani) e in diversi contesti (scuola, tempo libero, luoghi di aggregazione, servizi sanitari). |
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INCONTRO INTERREGIONALE DI SLITTINO SU PISTA NATURALE VALLÉ D’AOSTE/ SüD TIROL |
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Aosta, 30 gennaio 2013 - L’assessorato istruzione e cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta informa che sulla base di accordi tra gli Assessorati competenti in materia di Istruzione della Regione autonoma Valle d’Aosta e della Provincia autonoma di Bolzano per il tramite della Sovraintendenza agli studi della Valle d’Aosta e dell’Intendenza di lingua Ladina di Bolzano, è stato organizzato un incontro interregionale tra gli studenti delle classi prime della scuola secondaria di primo grado delle due comunità con finalità sportivo- culturali. Tale iniziativa s’inserisce nel quadro di precedenti buone pratiche messe in atto tra i due Assessorati fin dall’anno scolastico 2006-2007. L’incontro si terrà a St-oyen - Flassin, dal 4 al 6 febbraio 2013 e avrà come tema principale la pratica dello slittino su pista naturale. Programma - 4 febbraio: arrivo alle ore 14.30 della rappresentativa dell´Alto Adige/süd Tirol e incontro con la rappresentativa valdostana ( M.i. Viglino di Villeneuve, Grand-combin di Variney, Mont-emilius 3 di Charvensod e E. Martinet, Emile Lexert e Saint-roch di Aosta) presso il Convitto Regionale F. Chabod, Via Cretier 2 ad Aosta. A seguire visita ad Aosta organizzata dagli alunni della rappresentativa valdostana. 5 febbraio: dalle ore 9.30, a St-oyen - Flassin, gara di slittino su pista naturale tra gli alunni delle due rappresentative. La premiazione è prevista alle ore 16 al Foyer de Fond di Flassin; 6 febbraio 2013: partenza della rappresentativa dell´Alto Adige/süd Tirol. Per informazioni: Assessorato istruzione e cultura - l.Spina@regione.vda.it – tel. 0165/275893 |
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LA CANZONE UFFICIALE DEI MONDIALI FIEMME 2013 CON GORAN BREGOVIC, PRESENTATA "C´È UN FIORE SULLE DOLOMITI" |
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Trento, 30 gennaio 2013 - In ritardo, a causa di un volo aereo giunto a Verona un´ora dopo l´orario previsto, in tarda serata di ieri e´ arrivato in Sala stampa della Provincia il musicista e compositore balcanico Goran Bregovic per presentare la canzone ufficiale dei Mondiali Fiemme 2013. Con lui anche il presidente della Federazione Cori del Trentino Sergio Franceschinelli, quello della Federazione delle Bande della provincia di Trento Renzo Braus, il direttore generale della Divisione turismo e promozione di Trentino Sviluppo Paolo Manfrini, il presidente del Comitato tecnico organizzatore dei Campionati del Mondo di Sci nordico Piero Degodenz e la responsabile dei Grandi Eventi della Provincia autonoma Marilena Defrancesco. Soddisfazione e orgoglio da parte dei presidenti delle Federazione dei Cori trentini Franceschinelli e delle Bande trentine Braus per aver avuto la possibilità di lavorare accanto ad una star internazionale, come Il maestro Bregovic. "La mia ambizione - ha detto Goran Bregovic, in apertura - era quella di fare un pezzo con un sapore di Dolomiti, che potesse essere un souvenir degli ospiti del Campionato Mondiale di sci nordico. Abbiamo lavorato con tutto il cuore e il Comitato Organizzatore dei Mondiali ci ha aiutato molto. Non c´è niente al mondo che piace a tutti. Speriamo sarà una canzone che farà ballare tutti e porterà il Trentino nel mondo". Paolo Manfrini ha ripercorso un po´ le tappe che hanno portato alla realizzazione della canzone partendo da un´idea iniziale "che era quella di aver per i Mondiali non un inno solenne ma una canzone di world music internazionale che potesse valorizzare l´elemento della coralità promosse attraverso la mediazione di una star internazionale come Goran Bregovic che diventa anche testimonial dei Mondiali, e riesce a interpretare e rilanciare sulla scena internazionale non solo i Mondiali ma anche il territorio". "Costo ufficiale della canzone e´ stato di 30.000,00" ha detto Paolo Manfrini. "Dal mio punto di vista abbiamo raggiunto l´obiettivo che ci eravamo proposti"´ ha detto Piero Degodenz presidente del Comitato Organizzatore dei Mondiali che ha ringraziato di cuore non solo il maestro Bregovic, ma tutti i coristi, le bande e tutti coloro che hanno lavorato per la realizzazione della canzone. "Ci sarà il concerto di beneficenza il 20 febbraio. È già iniziata la prevendita (Casse Rurali Trentine convenzionate in orario di sportello Biglietteria Teatro Auditorium e Biglietteria Teatro Sociale www.Primiallaprima.it ) Il ricavato sara´ devoluto in beneficenza al progetto Fondriest for Children a favore dell´Ail, Associazione Italiana contro le Leucemie della Clinica di Oncoematologia Pediatrica dell´Università di Padova. Ecco il link alla canzone: https://dl.Dropbox.com/u/73289989/dolomiti%20master%20%20.mp3 |
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