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Notiziario Marketpress di Venerdì 15 Febbraio 2013
MILANO (TRIENNALE): MOSTRA PAOLA DE PIETRI. TO FACE A CURA DI ROBERTA VALTORTA - 2 MARZO/1 APRILE 2013  
 
Selezione di opere dalla serie "To Face", lavoro che Paola De Pietri ha realizzato lungo il fronte italo-austriaco della Prima Guerra Mondiale tra il 2009 e il 2011 e che indaga il lento mutamento del paesaggio di montagna segnato dai bombardamenti, dalle trincee, dai residui della guerra. Dove un secolo fa c’era la guerra, ora c’è la natura; i segni che quella ha lasciato sono confusi nella pietra della montagna o nell’erba che tutto ricopre. Solo esili indizi possono ricondurci alla complessità e alla durezza degli eventi, ora nascosti sotto il paesaggio naturale. Anche se in alcune immagini è possibile riconoscere ciò che resta di una trincea, Paola De Pietri ha fotografato ciò che non c’è più: la sua fotografia è dunque soprattutto pensiero, memoria, è ricerca della storia degli uomini nelle tracce materiali del paesaggio. L’artista ha osservato il silenzioso lavoro della natura che si riappropria lentamente di luoghi modificati dalla storia degli uomini. Le immagini mostrano una quotidianità del paesaggio naturale che nulla ha a che vedere con la rappresentazione della montagna consolidata nell’immaginario del turismo, fondato sulla magnificenza e sulla meraviglia. Con il suo consueto rigore e il suo elegante approccio concettuale, Paola De Pietri evita sapientemente il rischio e l’inganno della bellezza del paesaggio, dei colori saturi e brillanti, delle luci attraenti nella loro straordinarietà, scegliendo invece un tipo di fotografia dai toni smorzati, sottilmente e dolcemente documentaria, antispettacolare. Il grande formato delle opere (130 x160 cm) aiuta l’osservatore a entrare nell’ampiezza dei paesaggi e a vivere una dimensione spazio-temporale sospesa. Il progetto ha vinto il prestigioso Renger Patzsch Award 2009, istituito dal Folkwang Museum di Essen e sostenuto dalla Dietrich Oppenberg Stiftung, ed è pubblicato nella sua interezza in un volume edito dall’editore tedesco Steidl. La mostra è stata presentata anche al Maxxi di Roma nella primavera scorsa. "La mostra di Paola De Pietri, ospitata nei prestigiosi spazi della Triennale, dimostra ancora una volta quanto serio e proficuo sia il lavoro condotto dal Museo di Fotografia Contemporanea sostenuto dalla Provincia di Milano e dal Comune di Cinisello Balsamo", osserva il Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano e Presidente della Fondazione Museo di Fotografia Contemporanea, Novo Umberto Maerna. "Nelle foto di Paola De Pietri si può ravvisare il tentativo di trasmetterci non solo la fisicità dei luoghi, ma anche qualcosa che va oltre il dato materiale. Come disse Henri Cartier Bresson, le fotografie raggiungono l´eternità attraverso il momento. Quindi riscopriamo la capacità delle fotografie di evocare piuttosto che di dire, di suggerire piuttosto che di spiegare, che la rende materiale affascinante per un´ampia fetta di pubblico: lo storico, l´antropologo o lo storico dell´arte che voglia estrarre una sola immagine da una grande raccolta, magari usandola per raccontare le proprie storie. Perché i luoghi sono, in prima analisi, narratori di storie. E di persone. Storie che possono anche non avere niente a che fare con l´originale contesto narrativo della fotografia, con l´intento del suo creatore o con le modalità di fruizione del suo pubblico in prima battuta. Evocare, ricordare, tramandare. Questa mostra racchiude in sé tutte queste importanti funzioni". Biografia. Paola De Pietri (Reggio Emilia, 1960) è oggi un’artista molto stimata sia in Italia che in Europa. Laureata presso il Dams di Bologna, si dedica alla fotografia a partire dai primi anni Novanta. Lavora sull’idea di territorio, sia esso quello urbano delle città oppure quello organico e vegetale della natura, e sul rapporto dell´uomo con lo spazio abitato in relazione alla sua identità. Prende parte a numerosi progetti di committenza pubblica (Archivio dello Spazio/provincia di Milano, Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, Museo di Fotografia Contemporanea). Ha esposto in importanti sedi italiane ed europee. Tra queste: Espace Electra, Paris, 2000, Kunsthalle des Artmax, Braunschweig, 2001, Gam di Bologna 2001, Galleria Civica di Siracusa, 2002, Maxxi, Roma 2003, Palazzo Bricherasio, Torino, 2003, Biennale di Architettura, Venezia, 2004, Centre de la Photographie, Lectoure, 2004, Fotomuseum Winthertur, 2005, Villa Manin, Passariano, 2005, Quadriennale di Roma, 2005, Centro Internazionale L. Malaguzzi, Reggio Emilia, 2006, Museum of Contemporary Art, Shangai, 2006, Museo di Fotografia Contemporanea, 2007, Marca, Catanzaro, 2008, Le Bal, Paris , 2011, Settimana Europea della Fotografia, Reggio Emilia, 2012, Maxxi, Roma 2012. Sue fotografie sono conservate in molte collezioni pubbliche e private. Tra i volumi pubblicati: Paola De Pietri. Dittici (Art&, Udine, 1998), Paola De Pietri, Quaderni della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Pedragon, Bologna 2001, To Face, Steidl, London 2012 - Orari: martedì - domenica 10.30 - 20.30, giovedì 10.30 - 23.00 Lunedì chiuso ingresso gratuito  
   
   
MILANO (LE SALE DEL RE): “LEONARDO3 – IL MONDO DI LEONARDO” - LA MOSTRA CON ANTEPRIME MONDIALI ED ESPERIENZE INTERATTIVE - DAL 1° MARZO AL 31 LUGLIO  
 
Dall’1 marzo al 31 luglio aprirà a Milano uno degli eventi più interessanti del 2013, la mostra temporanea Leonardo3 – Il Museo di Leonardo, in Piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele Ii. Si tratta della più importante mostra interattiva e multidisciplinare dedicata a Leonardo artista e ingegnere e alle sue macchine ingegnose. L’esposizione ha ricevuto l’importante riconoscimento del Premio di rappresentanza del Capo dello Stato. Sulla medaglia celebrativa è incisa la firma del Presidente Giorgio Napolitano. «Un importante attestato di cui siamo davvero orgogliosi», dichiarano Massimiliano Lisa, Mario Taddei ed Edoardo Zanon, i tre curatori della mostra, «perché questo premio viene conferito ai grandi eventi, un riconoscimento formale con il quale viene manifestato il consenso del Capo dello Stato alle finalità perseguite da iniziative ritenute particolarmente meritevoli». La Mostra Intenti e presupposti L’importante rassegna è concepita e organizzata dal centro studi Leonardo3 (L3) di Milano, ed è l’evoluzione di quella (Il Laboratorio di Leonardo) che nel 2009 a Vigevano, coi suoi oltre 120 mila visitatori, è risultata essere la mostra più vista da sempre in tutta la provincia di Pavia. Dopo aver esposto i frutti delle sue ricerche a Milano nel 2005 alla Pinacoteca Ambrosiana, a distanza di otto anni (e dopo aver portato le sue mostre in tutto il mondo: New York, Chicago, Toronto, Filadelfia, Tokio, Città del Messico, San Paolo, Torino, Livorno, Doha, eccetera), gli organizzatori finalmente danno la possibilità anche al pubblico della loro città di fruire dei propri studi, scoperte e realizzazioni. Negli ultimi decenni sono state presentate innumerevoli mostre su Leonardo. Se le opere artistiche del grande genio sono state oggetto di grande attenzione, studio e divulgazione, non è accaduto lo stesso per le pagine dei suoi manoscritti, anche perché sono decisamente più difficili da comprendere e apprezzare. Leonardo lasciò 120 volumi, molti sono stati perduti, rimangono comunque 5 mila pagine, la maggior parte delle quali contengono disegni ancora da interpretare. La mostra presenta il frutto delle ricerche degli ultimi dieci anni di Mario Taddei ed Edoardo Zanon, e intende porre i riflettori proprio sul lavoro di Leonardo come “ingegnere”, oltre che “artista”, facendo comprendere i suoi scritti, i suoi progetti e gli studi per le macchine, le sue metodologie. Dal momento che Leonardo è stato un grande artista non mancano comunque in mostra importanti spazi per numerosi dei suoi disegni artistici oltre che per due delle sue più importanti creazioni, realizzate proprio a Milano: l’Ultima Cena e il Monumento equestre a Francesco Sforza. Contenuti e novità Per superficie espositiva (quasi 500 mq), contenuti (verranno presentati in anteprima mondiale i risultati di nuove ricerche) e durata (ben 5 mesi), questa mostra rappresenterà un appuntamento importante per famiglie, studenti, turisti e per chiunque sia interessato a scoprire Leonardo da Vinci, con modalità e soggetti mai visti prima. Saranno presentate oltre 200 macchine interattive, oltre a modelli fisici, molti inediti e mai ricostruiti dopo Leonardo, realizzati nel rigoroso rispetto del progetto originale, che si ritrova nelle migliaia di pagine, appunti e disegni contenuti nei più importanti manoscritti arrivati fino ai nostri giorni: il Manoscritto B, il Codice del Volo e il Codice Atlantico. Dallo studio di quest’ultimi sono state ricreate macchine suggestive, che saranno presenti in mostra: la Clavi-viola, il Leone Meccanico, l’Automobile-robot, il Cavaliere-robot, la Bombarda multipla, e molte altre. Tra le anteprime mondiali verranno svelati per la prima volta pubblico le ricostruzioni inedite di Sottomarino Meccanico, Macchina del Tempo, Macchina Volante di Milano, Cubo Magico e Libellula Meccanica. Tutta la mostra è caratterizzata da esperienze interattive in 3D per il pubblico, tra le quali anche le anteprime del Codice Atlantico in edizione completa, con oltre 1100 fogli consultabili digitalmente. Leonardo a Milano, che consente di vivere in prima persona la costruzione della Macchina Volante di Milano, della torre più alta del mondo prevista al Castello Sforzesco e di dipingere l’Ultima Cena. Al Cavallo gigante, ovvero Il Monumento a Francesco Sforza, è dedicata una stazione che svela anche come avrebbe potuto essere il monumento completo. Le esperienze interattive sono tutte anche in lingua inglese, per favorire la fruibilità dei contenuti anche al pubblico internazionale. I visitatori potranno sfogliare e comprendere facilmente e in maniera affascinante i contenuti dei fogli di Leonardo, utilizzare le sue invenzioni come mai prima, vivendo esperienze interattive, alcune destinate espressamente ai più piccoli, come Il Laboratorio di Leonardo, che consente di assemblare macchine leonardiane e stampare il proprio certificato di inventore, e il Ponte Autoportante da assemblare fisicamente. Per quel che riguarda l’arte, l’importante restauro digitale dell’Ultima Cena consentirà per la prima volta dai tempi di Leonardo di scoprire i particolari e i colori ormai perduti per sempre del celebre dipinto murale. I contenuti sono comunque moltissimi e caratterizzati da esperienze di edutainment per tutte le età. Le Sale del Re Il 7 marzo 1865, il Re Vittorio Emanuele Ii pose la prima pietra per la costruzione della Galleria. Il Re volle in Galleria prestigiose Sale per ospitare incontri privati e pubblici, feste e balli sfarzosi. Oggi le Sale, dopo un accurato restauro, hanno finalmente riaperto le porte per ospitare eventi. Dall’ingresso della Galleria che si affaccia su Piazza della Scala, ascensori dedicati conducono direttamente alla biglietteria e alle Sale, affacciate al suo interno. È la prima volta che le Sale del Re ospitano un evento di questo tipo. L’ingresso della Galleria è il luogo perfetto a Milano per una mostra sul Maestro, dal momento che l’entrata guarda direttamente al monumento a Leonardo da Vinci in Piazza della Scala. Leonardo3 (L3) è un innovativo centro di ricerca, casa editrice e media company la cui missione è quella di studiare, interpretare e rendere fruibile al grande pubblico l’opera di Leonardo da Vinci, impiegando metodologie e tecnologie all’avanguardia. Le sue mostre, realizzate con rigore scientifico-artistico, sono assolutamente inedite e hanno lo scopo di far scoprire e comprendere Leonardo con un linguaggio divulgativo destinato al grande pubblico. In occasione delle mostre organizzate a partire dal 2005, il suo lavoro e i suoi successi hanno avuto numerosi riconoscimenti da parte della stampa internazionale, dal New York Times ("Questa mostra ti aiuta a comprendere le mente di Leonardo") al Philadelphia Inquirer ("Leonardo da Vinci non ha effettivamente costruito la maggior parte di queste meraviglie. Eppure, cinque secoli dopo, un gruppo di studiosi italiani è riuscito a farlo"). Il Corriere della Sera del 3 settembre 2007 ha dedicato un’intera pagina a Leonardo3. Lo studioso Carlo Perdetti, il più importante studioso leopardiano vivente, ha scritto: “Quando c’è da interagire si entusiasmano tutti e questo lavoro è molto rigoroso. Il computer è uno strumento indispensabile. A Leonardo3 devono avere coraggio e andare avanti. Nella città in cui Leonardo visse dal 1482 al 1500 servirebbe un progetto sistematico sull’artista e lo scienziato. Una permanente…”. La radio ufficiale è Radio Montecarlo. Lo sponsor principale è Aviva. Il contenuto didattico di questa mostra, che si avvale del Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, sarà completato da numerosi laboratori per bambini e famiglie, e visite guidate, curate dalla Ad Artem di Milano. La mostra, per la sua importanza, è stata insignita del Premio di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica. “Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo” Milano, Piazza della Scala – Ingresso Galleria Vittorio Emanuele Ii Le Sale del Re 1 marzo – 31 luglio 2013  
   
   
MONZA (PARCO DELLA REGGIA, VILLA MIRABELLO): DINOSAURI IN CARNE E OSSA - DAL PRIMO MARZO AL 28 LUGLIO 2013  
 
Il prossimo 1° marzo a Monza aprirà una straordinaria mostra dedicata ai dinosauri: "Dinosauri in Carne e Ossa". Si tratta di un´esposizione di altissimo livello scientifico con esemplari in scala 1:1. Si sono dati appuntamento al Parco della Reggia di Monza. Un branco di oltre 40 rettili, mammiferi e anfibi preistorici che a distanza di milioni di anni si mostrano in tutta la loro imponenza. Ecco i protagonisti della mostra “Dinosauri in Carne e Ossa – Scienza e Arte riportano alla vita i dominatori di un Mondo perduto”, un evento di cultura/intrattenimento interamente Made in Italy, in programma dal 1 marzo al 28 luglio 2013, a cura di Stefania Nosotti e Simone Maganuco. La mostra è promossa e gestita dall’Associazione Paleontologica A.p.p.i. In collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza ed è stata realizzata da Geomodel. L’evento ha il patrocinio istituzionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e di Regione Lombardia, Comune di Monza, Provincia di Monza e Brianza, Camera di Commercio di Monza, e il patrocinio scientifico di prestigiosi Musei e Università del nostro Paese. Gode inoltre del supporto di un autorevole Comitato scientifico, in cui spicca il nome di John “Jack” Horner, paleontologo del Museum of the Rockies in Montana, già ispiratore e consulente scientifico del film cult “Jurassic Park”, e Presidente Onorario di A.p.p.i.. Il nucleo centrale di “Dinosauri in Carne e Ossa” è costituito dai modelli, tutti in grandezza naturale, di dinosauri e altri animali preistorici, ricostruiti nell’aspetto che dovevano avere in vita milioni di anni fa. Per realizzare le riproduzioni, infatti, paleontologi professionisti sono partiti dallo studio dei fossili per poi seguire personalmente le varie fasi di esecuzione delle sculture fino alla rifinitura in dettaglio. Scienza e Arte si uniscono per dare vita ad uno spettacolo unico capace di affascinare non solo i più piccoli, ma anche i grandi. In maniera divertente, infatti, i ragazzi, così come gli adulti, imparano a conoscere chi ha abitato la Terra prima di noi, ma anche a toccare con mano il lavoro dei paleontologi. Il percorso si snoda nelle sale di Villa Mirabello per proseguire all’interno del Parco della Reggia di Monza. Il visitatore andrà alla scoperta dei giganteschi dinosauri dominatori dell’Era Mesozoica e di molte altre creature preistoriche, come i possenti mammiferi dell’era glaciale che anche l’Uomo ha avuto modo di conoscere. Tra i dinosauri in mostra i carnivori più grandi fino ad oggi conosciuti, tirannosauro e spinosauro, e i dinosauri italiani soprannominati “Ciro” (Scipionyx samniticus), un piccolissimo cucciolo di carnivoro, e “Antonio” (Tethysadros insularis), un erbivoro delle dimensioni di un bovino. Una sezione ospita gli animali estinti in epoca recente e recentissima per causa dell’Uomo, un’altra il paleoacquario, un progetto sperimentale che utilizza le nuove tecnologie del virtuale ed è dedicato alla ricostruzione dei “mostri marini” mesozoici. Non mancheranno durante tutto il periodo della mostra eventi a tema, e iniziative speciali legate al mondo dei dinosauri. Infine, grande attenzione è dedicata alla didattica grazie ad un progetto con proposte differenziate per le scuole di ogni ordine e grado a cura dell’Associazione Paleontologica A.p.p.i. In collaborazione con Creda onlus: visite guidate, percorsi tematici, laboratori, scavo paleontologico, area picnic, trenino, sala proiezioni e conferenze, per un’intera giornata di svago e apprendimento al chiuso e/o all’aperto. Orari Da lunedì a venerdì: 14.00 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00) Sabato, domenica e festivi: 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00) Dal 1 maggio Da lunedì a venerdì: 14.00 – 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00) Sabato, domenica e festivi: 10.00 – 19.00 (ultimo ingresso ore 17.00) Dal 17 giugno la mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle 18.00) Biglietti • Famiglia (2 adulti e fino a 2 minori di 12 anni): € 21,00 • Intero: € 8,00 • Ridotto (3-12 anni, over 65): € 5,00 • Omaggio: 0-3 anni  
   
   
AOSTA (MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE, PIAZZA RONCAS 12): UN GRANDE GUTTUSO AD AOSTA - RENATO GUTTUSO. IL REALISMO E L´ATTUALITÀ DELL´IMMAGINE - A CURA DI: FLAMINIO GUALDONI CON FRANCO CALAROTA - 27 MARZO/22 SETTEMBRE 2013  
 
Volevo però dare, sia pure con un solo segno, il senso della storia che è passata. Renato Guttuso Se Pier Paolo Pasolini è stato il neorealista della parola, mentre Federico Fellini e Vittorio De Sica hanno portato il neorealismo al suo culmine sul grande schermo, Renato Guttuso è il maggiore esponente del realismo in pittura. Attraverso l´attentissima selezione di opere del Maestro riunite nella mostra realizzata dall´Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d´Aosta e ospitata al Museo Archeologico Regionale di Aosta, curata da Flaminio Gualdoni con Franco Calarota, il visitatore potrà instaurare di persona un dialogo con l´opera di un artista che cerca la verità proprio nella relazione con il suo pubblico. La mostra riunisce oltre 50 opere primarie di Guttuso, dalla nature morte della fine degli anni ´30 e dei primi ´40 al drammatico Partigiana assassinata, 1954, dal visionario Bambino sul mostro, 1966, all´epico Comizio di quartiere, 1975. Scrive Flaminio Gualdoni nel saggio introduttivo al catalogo: "Ora che l´ideologia dell´avanguardismo a ogni costo cede il posto a riflessioni meditate sul secondo dopoguerra, la scelta ispida di Guttuso, un´aristocrazia formale attenta allo stesso tempo alle ragioni essenziali del comunicare, conferma che il senso della storia può essere continuità e non rottura, far nuova la sostanza dello sguardo e non la pelle del far vedere, riportare l´umano al centro del discorso e non limitarsi a un´arte che parli solo d´arte". Profondamente coinvolto nel clima sociale e politico del suo tempo, Renato Guttuso è tra le coscienze più autorevoli dell´arte del secondo dopoguerra. Sin dalla metà degli anni ´30 la sua scelta è chiara, in nome di una figurazione che da un lato recuperi in modo critico l´identità antica della pittura, la sua capacità di farsi racconto ed emblema, e dall´altro sia lo specchio critico di un rapporto intenso, lucido, drammatico anche, con la storia. La precoce scelta antifascista, l´adesione al movimento comunista, ne fanno l´interprete maggiore di un realismo che non è scelta retorica e celebrativa, ma testimonianza critica del proprio tempo, del presente individuale e collettivo, di cui restituire una verità possibile. "Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, libertà che, come nella vita, consiste nella verità", scrive Guttuso. E ancora: "Sempre ha contato, soprattutto, per me il rapporto con le cose. Trovare, o credere di trovare questo rapporto (naturalmente non stabile né fisso) ha significato, in qualche modo, tentare la possibilità di comunicare tale rapporto. Un´arte senza pubblico non esiste". Colta tanto quanto antiintellettualistica, la pittura di Guttuso sceglie temi di genere, dalla natura morta al ritratto al nudo, fondendo registri che vanno dall´amore per il Rinascimento e il Seicento all´umore popolaresco, dalla sintesi formalmente forte alla narratività, dall´evidenza potente delle cose all´allegoria. La sua è, anche, partecipazione piena al dibattito delle avanguardie, di cui ha piena consapevolezza ma che sempre guarda da un punto di vista di piena, rivendicata autonomia. Riflette sull´espressionismo, instaura un dialogo serrato con Picasso e le sue sintesi brucianti, polemizza con il disimpegno etico delle correnti a lui contemporanee, perché per lui la realtà "è un rendiconto di ciò che la realtà è, di ciò che è dell´uomo". Produzione e organizzazione della mostra: Anonima Talenti Srl Catalogo Silvana Editoriale Info: Assessorato Istruzione e Cultura - u-mostre@regione.Vda.it - www.Regione.vda.it  
   
   
MILANO (GAMMANZONI): LA PRIMA RETROSPETTIVA SU GUGLIELMO CIARDI - DAL 12 APRILE AL 31 MAGGIO 2013  
 
La mostra ripercorre la carriera dell’ultimo grande interprete del vedutismo veneto dell’Ottocento, erede di Canaletto, Guardi, Bellotto, attraverso i suoi capolavori più importanti, provenienti da prestigiose collezioni italiane e internazionali. Dal 12 aprile al 31 maggio 2013, Gammanzoni - Centro Studi per l’Arte Moderna e Contemporanea, ospita per la prima volta a Milano, una retrospettiva interamente dedicata a Guglielmo Ciardi (Venezia, 1842-1917), l’ultimo grande interprete del vedutismo veneto dell’Ottocento. L’esposizione, curata da Francesco Luigi Maspes ed Enzo Savoia, presenta alcuni dei maggiori capolavori di Ciardi, provenienti da prestigiose collezioni italiane e straniere, in grado di ripercorrere la carriera dell’erede di Canaletto, Guardi, Bellotto che, al pari di questi maestri, ha saputo diventare il cantore delle magiche atmosfere di Venezia, della sua laguna e del territorio circostante. La mostra fornirà un fondamentale contributo allo studio e alla conoscenza della lunga, quanto fortunata, parabola artistica di Ciardi, iniziata nel 1860 sui banchi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e conclusasi con tutti gli onori nella stessa città lagunare nel 1917. La rassegna – la prima, se si esclude quella storica di Treviso del 1977 – ricostruisce le tappe fondamentali dell’epopea artistica del pittore veneziano al fine di valorizzarne l’originalità – soprattutto nella pittura di paesaggio e nella veduta – in ambito sia nazionale che internazionale, come attestano le sue numerose partecipazioni alle esposizioni estere, dove ottenne premi e riconoscimenti, oltre alle altrettanto numerose attestazioni di stima da parte dei colleghi stranieri. Guglielmo Ciardi protagonista del vedutismo veneto dell’Ottocento - tale è il titolo dell’iniziativa milanese - documenta la formazione accademica di Ciardi maturata seguendo le lezioni del maestro Domenico Bresolin, l’incontro a Firenze con Telemaco Signorini e i macchiaioli toscani (“Essi – come ricorderà al critico Ugo Ojetti – mi insegnarono non la pratica meccanica dell’arte mia ma il diritto ad essere indipendente, ad essere sincero, ad essere io”), le conversazioni avute con il critico Diego Martelli, il successivo incontro a Roma con il pittore Nino Costa e, soprattutto, il suo amore profondo per la conoscenza diretta della natura, per il paesaggio – “fatto dal vero e studiato ad occhi aperti” – immortalato nei luoghi a lui più cari, da Venezia alla laguna, dal Sile alla campagna trevigiana sentita “come una liberazione dalla città”. Il percorso espositivo, rigorosamente cronologico, prende le mosse dal ritrovato capolavoro Canale della Giudecca del 1867 – versione dell’omonima tela donata dagli eredi Ciardi al Museo di Ca’ Pesaro a Venezia – e da Mattino di maggio del 1869, fondamentale per la comprensione della prima formazione dell’artista. Gli anni Settanta sono documentati da Mattino in laguna, Barche di pescatori in laguna, Vele al sole, opere in cui il pittore, nel sigillo di una concordia serena tra uomo e ambiente, ritrae le figure dei pescatori che spingono in mare le loro barche, il tutto reso con macchie di colore che hanno un’ascendenza non tanto nell’ambiente dei Macchiaioli toscani, quanto in Luca Carlevarijs e nei vedutisti veneti del Settecento. Mulino sul Sile e Mercato a Badoere testimoniano invece l’interesse di Ciardi per gli improvvisi sbalzi cromatici della campagna veneta, diventandone un interprete fedele, al punto da immergersi pienamente, grazie alle lunghe permanenze in queste località, nel contesto di vita popolare e dedicando molte opere al lavoro e alla faticosa vita dei contadini, senza per questo tralasciare l’eco delle pause liete, come nel caso delle celebri riprese del mercato di Badoere. La mostra trova poi il suo apice nella veduta di Sant’erasmo (1889) – in passato documentata nella celebre raccolta Duca di Milano –, e nella grande tela del Canal Grande, inviata dall’artista all’Esposizione Internazionale di Berlino del 1891, da allora mai più esposta al pubblico e solo di recente riapparsa in una prestigiosa collezione privata europea. Barconi e vele nella laguna di Venezia (1892), che anticipa le sperimentazioni dei primi anni del Novecento, conclude idealmente la rassegna. Accompagna l’esposizione un catalogo Antiga edizioni. Note biografiche Nato il 13 settembre 1842 a Venezia, dove morì il 5 ottobre 1917. Studiò all’Istituto di Belle Arti della sua città. Liberatosi dalla prima educazione accademica, s’ispirò esclusivamente alla natura, con acutezza di percezione e schiettezza di sentimento, affermandosi in una sua tecnica originale. Nella «Guida di Venezia» di Giulio Lorenzetti così è scritto di lui: «Magnifico e solido paesista veneziano, che tornato alla natura, esempio inusitato, ai suoi giorni, con umile e commossa sincerità, iniziò anche prima di Favretto, in Venezia, un’era nuova nella pittura della sua patria». Si affermò nel 1886 col suo capolavoro Messidoro, che fu premiato con medaglia d’oro alle esposizioni di Nizza e di Berlino ed ebbe tante lodi alla Mostra di Venezia del 1887, dove venne acquistato per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nella quale attualmente si trova con l’altra opera Canal Grande. Suoi lavori principali: L’estate e Verso sera, esposti a Milano nel 1872; Il sole a Quinto; Sul Cimon; Il lavoro; Sul campo, esposti a Napoli nel 1877; Venezia da Campaldo; Chioggia, esposti a Venezia nel 1881; Porto d’Anzio; Ottobre; Solitudine; La calma, esposti a Torino nel 1880; Venezia, esposto a Roma nel 1883; Sottomarino; Raggio di sole; Quiete, esposti a Firenze pure nel 1883; Canal della Giudecca; Il mattino a Venezia, esposti a Firenze nel 1885; Dopo il temporale; Ritorno dal pascolo; Barche da pesca in riposo, pure a Firenze nel 1886; Plenilunio sul Sile, esposto nel 1898 a Torino. Altre sue opere notevoli: Avanti sera; Lago d’Averno; Dintorni di Roma; Campagna trevigiana; Il torrente; Le Dolomiti; Il Canal Grande da Rialto; Il Canal Grande da San Benedetto; Mattino d’autunno; Sera a Schilpario; Val di Scalve. Fu insegnante all’Accademia di Venezia dal 1894 alla morte  
   
   
MILANO (INSTITUTO CERVANTES): MOSTRA FOTOGRAFICA "MEDITERRANEO" - FINO AL 5 APRILE  
 
La fotografia è un’arte crudele. È capace di mostrarci, in modo ragionevolmente accettabile, ciò che siamo. Ma è anche capace di deformarci e trasformarci fino al punto estremo in cui la bellezza e l’orrore del mondo diventano per noi irriconoscibili o irrangiugibili. “Mediterráneo” è un’inquietante mostra sul mondo privato, il nostro, che in teoria tutti conosciamo. Ma nulla di più lontano dalla realtà. Il bianco e nero, il colore estremo, le prospettive torturate, le acrobazie degli attori fortuiti, l’iperrealismo delle forme mai viste, l’esegesi mitologica – tutte tecniche alla portata dei maestri – fanno sì che ci chiediamo, contemplando le immagini, se quello sia il Mediterraneo in cui voler trascorrere le nostre felici vacanze in famiglia. Abbiamo inserito nelle nostre vite la fotografia come strumento più degno della nostra felicità familiare o amichevole, ma la fotografia è un organo puro della memoria e non è un caso che gli psicoterapeuti la utilizzino per recuperare i casi più severi di Alzheimer. Ma in mano a dei maestri fotografi è una rivelazione. Vedono ciò che non vediamo. Ci insegnano a vedere quello che abbiamo dentro. O quello che la specie ha creato per noi. Ángel Gutiérrez Aguirre, Osvaldo Cipriani, Vicente López Tofiño, Juan Manuel Castro Pietro e Juan Manuel Díaz Burgos ci insegnano che lo stesso mare di ogni estate diventa un’esperienza unica, una risorsa interminabile di suggerimenti, di realtà che sono alla portata delle mani ed in un altro mondo. Ci dicono che siamo di più e migliori se guardiamo con loro. Interessato fin da giovane al mondo della fotografia, Ángel Gutiérrez Aguirre venne iniziato a quest’arte grazie a centri di studio e seminari tenuti da famosi professionisti. Anche se proprio per essere stato influenzato da tante tendenze diverse e da nessuna in particolare, viene considerato un autodidatta. Si specializzò nel bianco e nero nei suoi primi lavori da fotografo. Solo successivamente vide la vera dimensione dello strumento fotografia come mezzo di espressione. Dopo essere venuto a contatto con la più ampia scelta di professionisti del mondo dell’immagine digitale, nel 2003 inizia a utilizzare le nuove tecnologie dell’immagine nei suoi lavori, rinforzando ancora di più la sua visione fotografica. Conoscitore di differenti nazioni e culture grazie ai suoi frequenti viaggi all’estero, tratta temi relativi alla cultura asiatica tanto quanto ritratti più intimisti che ci avvicinano nello stesso tempo ad altri paesi quanto al nostro. Osvaldo Cipriani nasce a Bahía Blanca, Argentina nel 1942. Inizia la sua attività fotografica da autodidatta, in seguito studierà col maestro George Arsich e lavorerà con lui per due anni. Inizia poi l’attività di fotografo di scena, vedendo pubblicate le sue fotografie su giornali, cataloghi e poster. Nel 1961 inizia l’attività di professore di fotografia. Nel 1980 si trasferisce a Madrid dove continua la professione di insegnante di fotografia e cinema. Realizza con successo un corso pilota di fotografia per bambini nella Casa della Cultura di Getafe, dal quale nasce un progetto col fine di portare la fotografia nelle scuole della citta. Dal 1984 insegna all’Università Popolare di Torrejón de Ardoz. Nel 1995 fonda il gruppo “Nueve y Medio” con altri fotografi della periferia di Madrid. Negli anni tra il 1999 e il 2005 prende parte a numerose esposizioni sia collettive che individuali. Nel 2008 i suoi alunni organizzano la mostra “Homenaje a Osvaldo” in occasione del suo pensionamento. Vicente López Tofiño nacque a Cuenca nel 1949. Nel 1968 si appassionò ai segreti della fotografia. Dopo vari anni di esperienza nel campo della fotografia industriale e di moda, nel 1978 comincio a pubblicare i suoi servizi nel Diario-16, El país, Nuevo Diario, El mundo y Foto Profesional ; allo stesso tempo realizzava i suoi primi progetti personali. Da allora le sue fotografie sono apparse in numerose pubblicazioni, è stato corrispondente internazionale della rivista Carta de España, ha impartito corsi tecnici in diverse scuole di fotografia ed è stato responsabile del dipartimento di Immagine Corporativa della Compagnia Telefonica. Attualmente realizza diversi servizi in Africa, Asia e Sud America; è coordinatore generale del progetto “Cuenca en la mirada”, della deputazione di Cuenca e conclude il sui saggi fotografici in Etiopia, Perù, India e Sumatra dove ha lavorato con Castro Prieto. Nel 2007 collaborò all’esposizione Retratos”. Juan Manuel Castro Prieto (Madrid, 1958) è un fotografo con una vasta esperienza professionale ed insegnante di sviluppo fotografico, compito al quale si dedica fin da giovane, specialmente per lavori in bianco e nero, lavorando persino su commissione di altri famosi fotografi spagnoli. Dal 1992 ha diretto diversi laboratori di sviluppo fotografico, correlando questo lavoro alla sua attività fotografica presentata dal 1986 in numerose esposizioni individuali e collettive in Spagna, Usa, Perù e molte capitali europee e sudamericane. La sua opera fa parte di diverse collezioni e con questa si sono editate numerose pubblicazioni relative alla fotografia. Il suo impegno fotografico è stato premiato con vari riconoscimenti, tra cui il Premio Hoffman nel 1992, i Premi della Junta de Extremadura nel 1990 e 1993 e il Premio della Diputación Provincial de Granada nel 1986. In varie occasioni ha realizzato progetti nei quali doveva percorrere territori per scoprire la sua realtà con tutte le tinte cromatiche possibili, in paesi come l’Etiopia o il Perù e in zone come il fiume Tajo o il Mediterraneo Almeriense. Juan Manuel Díaz Burgos nasce l’8 novembre 1951 a Cartagena (Spagna). All’età di otto anni ebbe in regalo la sua prima macchina fotografica. Nel 1972 entra nella scuola di specializzazione del suo paese e pochi anni dopo entra a far parte del corpo docenti. Nel 2011 chiede il pensionamento anticipato. Ha esposto in più di 80 eventi individuali e più di 90 in esposizioni collettive. Le sue opere hanno fatto parte dei più importanti musei del mondo, in Francia, Argentina, Usa, Giappone, Cuba, Germania e altri paesi. Tra i tanti progetti conseguiti, partecipa col suo grande amico Juan Manuel Castro Prieto allo sviluppo dell’opera del fotografo peruviano Martín Chambi e realizza il progetto più ambizioso riguardo la fotografia murciana “Fotografía en la región de Murcia”; scopre ed è curatore dell’opera di Klaus Schnitcher “Conrado” in Republica Dominicana. Le sue opere vengono pubblicate in riviste e libri specializzati internazionali. Il suo lavoro si incentra sui paesi latinoamericani, principalmente Cuba, Repubblica Domenicana e Perù. Nel 2000 di propia iniziativa pone le basi per la creazione del Centro Storico Fotografico della regione Murcia, istituto che verrà realizzato l’anno seguente e verrà da lui diretto fino al 2007. La mostra resterà aperta da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 19.00Fino al 5 aprileInstituto Cervantes - Salón de Actos. Via Dante, 12 - Milano Ingresso libero Info: Dott.ssa Carmen Canillas - Gestora Cultural - Instituto Cervantes - Via Dante 12, Milano - Tel 02 720 23 450 - cultmil@cervantes.Es  
   
   
MILANO (VILLA NECCHI CAMPIGLIO, VIA MOZART, 14): UN SOFFIO DI PRIMAVERA - SECONDA EDIZIONE - SABATO 2 E DOMENICA 3 MARZO 2013, DALLE ORE 10 ALLE 18  
 
Sabato 2 e domenica 3 marzo 2013, dalle ore 10 alle 18, il fascino dei colori e dei profumi dei primi fiori della bella stagione sarà in mostra a Villa Necchi Campiglio a Milano, dove verrà ospitata la seconda edizione della speciale mostra-mercato dal titolo “Un soffio di primavera”, pensata dal Fai - Fondo Ambiente Italiano per tutti gli amanti del verde e del giardinaggio, che tanto successo di pubblico ha avuto lo scorso anno. Nei due giorni di manifestazione verranno presentati piante, fiori e prodotti da giardino che solitamente non si ha occasione di vedere nei numerosi appuntamenti floro-vivaistici della stagione primaverile. L’esposizione si svilupperà nel giardino e nel campo da tennis coperto della Villa e avrà come protagonisti una trentina di vivaisti accuratamente selezionati, invitati in base alla specializzazione e alla qualità della loro produzione, che proporranno piante, arbusti, erbacee perenni di fioritura tardo invernale e primaverile precoce. Tra le categorie in mostra: piante annuali, biennali e perenni da fiore quali ellebori, bergenie, primule, viole e ciclamini; piante e arbusti per giardino e terrazzo (in vaso o in zolla) quali camelie, Hamamelis, viburni, Cornus, calicanti, gelsomini, magnolie e ciliegi da fiore; piante aromatiche per il profumo e il sapore delle insalate di primavera; piante da orto freddo; piante rustiche da ingresso e da cortile quali aspidistre, liriopi, convallarie e felci; bulbose in fioritura tra fine inverno e inizio primavera quali Galanthus e Crocus; cactacee; arredi, attrezzi e prodotti per la cura del giardino e dell’orto; collezione di acacie; sementi e libri dedicati alla cura del verde e illustrazioni botaniche. Inoltre, in concomitanza con la manifestazione “Un soffio di primavera” sabato 2 marzo verrà inaugurata la mostra “Delizia e Meraviglia – Ritratti di erbe, erbacce e fiori selvatici commestibili” che verrà ospitata nello spazio espositivo di Villa Necchi fino a giovedì 21 marzo 2013: una selezione di 45 immagini scattate dall’artista e fotografa Caterina Saban ed esposte con l’intento di sensibilizzare il pubblico alla tutela della biodiversità. Gran parte delle varietà vegetali commestibili stanno infatti scomparendo, insieme alla varietà di prodotti ad esse collegati. In più sia sabato che domenica, alle ore 11, il noto ibridatore John Scarman terrà una conferenza sulla coltivazione delle rose. Per i più piccoli in entrambi i giorni saranno invece proposti laboratori creativi che permetteranno ai bambini di cimentarsi nella realizzazione di composizioni per la tavola con fiori. Orario di apertura al pubblico: La mostra-mercato sarà aperta al pubblico dalle ore 10 alle ore 18 (ultimo ingresso ore 17.30). Biglietti di ingresso: Mostra–mercato: Adulti € 6; Ridotti (4-14 anni) € 4; Iscritti Fai € 4. Mostra–mercato + Villa: Adulti € 12 Ridotti (4-14 anni) € 6; Iscritti Fai € 4. Info: Villa Necchi Campiglio - Via Mozart 14, Milano - tel. 02.76340121 - fainecchi@fondoambiente.It  - www.Fondoambiente.it  
   
   
PADOVA (GALLERIA SOTTOPASSO DELLA STUA): VITE SOSPESE - 21 FEBBRAIO/9 MARZO 2013 - INAUGURAZIONE MERCOLEDI 20 FEBBRAIO ORE 18.30  
 
Organizzata dal Settore Attivita Culturali dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova nell’ambito del format Universi Diversi, la mostra “Vite Sospese” verra inaugurata mercoledi 20 febbraio 2013 alle ore 18.30 nello spazio espositivo della Galleria Sottopasso della Stua. ≪Non c’è nessun “dopoguerra”. Gli stolti chiamavano “pace” il semplice allontanarsi del fronte. Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro. Il Cielo pieno d’acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra. Gli stolti combattevano i nemici di oggi foraggiando quelli di domani. Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di “libertà”, “democrazia”, “qui da noi”, mangiando il frutto di razzie e saccheggi. Difendevano la civiltà da ombre cinesi di dinosauri. Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi. Difendevano l’ombra cinese di una civiltà. Difendevano un simulacro di pianeta.≫ Da “New Italian Epic” 1 del collettivo di scrittori italiani Wu Ming L’esposizione nasce da una riflessione sul senso di indifferenza che il quotidiano susseguirsi di scenari di guerre piu o meno “lontane” ci evoca. Come scrive in “Crolli”1 Marco Belpoliti: ≪Non e un’apocalisse quotidiana. La nostra e piuttosto un’epoca di banalita ininterrotta. Dove il terrore esplode inconcepibile. Viviamo un “tempo penultimo”: una fine che non finisce di finire.≫ Noi invece abbiamo immaginato popoli e genti abituate a vivere in paesaggi ed epoche estreme . . Polverizzate o ridotte a brandelli da missili intelligenti lanciati da civilta evolute ed indifferenti. Ci siamo ispirati a questi scenari primordiali per la scelta dei materiali che compongono l’opera: legno solarizzato recuperato, stracci tinti e infine l’inserimento poetico delle velature di carta e le luci, realizzati da Donatella Edini, che cercano di restituire una luce lieve metafora di speranza. Nella trasparenza “la luce e narrante”, non solo a evocare interni familiari: in una dimensione simbolica/mistica la luce si carica di un senso ulteriore di significato, la prospettiva di una tenue speranza che altri orizzonti di pensiero sono auspicabili, possibili, Dovuti, attraverso una riflessione vera, finalizzata all’espansione della consapevolezza dell’importanza di condividere un impegno di pace. E’ necessaria una sorta di interrogazione esistenziale che conduca irrimediabilmente alla centralita e all’essenza della vita stessa. A margine il dialogo di Vite Sospese, emblematico dell’urgenza di dover riconfigurare come preponderante la riaffermazione di valori che per troppo tempo abbiamo disimparato a frequentare. Sono chiamate unanimemente “guerre umanitarie” anche se personalmente abbiamo un’altra idea di umanita e non crediamo di essere i soli ad averla! La condividiamo con Gino Strada, per esempio, che cerca di mettere insieme questa umanita dilaniata curando le sempre piu numerose vittime civili di queste guerre. Come ha scritto sul periodico Emergency: ≪Nessuna guerra puo essere umanitaria. La guerra e sempre stata distruzione di pezzi di umanita, uccisione di nostri simili. “La guerra umanitaria” e la piu disgustosa menzogna per giustificare la guerra, ogni guerra e un crimine contro l’umanita≫. Per ampliare ancora di piu questo concetto espressivo abbiamo invitato Bruno Maran, fotoreporter di guerra, a condividere con noi il suo punto di vista sulla “scia” che una guerra lascia: immagini, scatti dall’ex Jugoslavia, appena oltre l’Adriatico…altra guerra “umanitaria” dimenticata e risolta solo apparentemente. 1 [Einaudi Editore] ≪Noi siamo la guerra, noi portiamo nell’intimo la possibilità di questa malattia mortale che ci sta riducendo a ciò che non avremmo mai creduto possibile…..Noi rendiamo possibile la guerra, noi la permettiamo….Non esistono fatti e verità tutte in bianco o in nero. Esiste soltanto un “noi”- sì, noi siamo responsabili l’uno dell’altro…..≫ Tratto dal libro Balkan Express della scrittrice Slavenka Drakulić edito da “Il Saggiatore” 1993 Installazione a cura di: Alessio Brugnoli e Donatella Edini con la collaborazione artistica di Rita Servello “After-wars” foto e videoproiezione di Bruno Maran. La mostra rimarra aperta fino al 9 marzo 2013 Orario: 15.30 – 18.30, chiuso domenica Ingresso libero Settore Attivita Culturali – Servizio Mostre tel. 049 8204547 – bertolinl@comune.Padova.it   www.padovacultura.Padovanet.it    
   
   
FIRENZE (GALLERIA D’ARTE MODERNA DI PALAZZO PITTI E VILLA BARDINI): DA BOLDINI A DE PISIS - I CAPOLAVORI DI FERRARA - 19 FEBBRAIO/19 MAGGIO 2013  
 
La mostra esporrà nelle due prestigiose sedi museali dell’Oltrarno fiorentino – la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti e Villa Bardini della Fondazione Parchi Monumentali Bardini Peyron dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (Costa San Giorgio, n. 2) - un’ampia rassegna dell’intero percorso museale delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.con questo evento espositivo si è voluto in primis rispondere al disagio subito dalle Gallerie ferraresi a causa dei gravi danni subiti dagli ambienti di Palazzo Massari, sede delle collezioni dell’Ottocento e del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis, a causa del sisma che ha colpito nel maggio 2012 l’Emilia Romagna. Dopo avere presentato una significativa scelta delle collezioni a Palazzo dei Diamanti, la direzione dei musei ferraresi, non rassegnandosi alla necessità di ricoverare le opere in deposito, ha domandato e ottenuto ospitalità dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo museale della città di Firenze, così da consentire ad un pubblico più vasto la visione almeno temporanea di alcuni di questi capolavori, riassumibili nella sintetica cifra da Boldini a De Pisis. “Firenze ha risposto positivamente a questa iniziativa, in virtù di quella solidarietà tra istituzioni che ha avuto la sua prima, immediata motivazione nella consapevolezza di quanto sia importante mantenere viva l’attenzione su quell’evento drammatico, ma che ha trovato anche ulteriori motivi di sintonia nelle corrispondenze tra le raccolte ferraresi e fiorentine e nei legami che alcuni artisti rappresentati in mostra intrecciarono con la nostra città” (Simonella Condemi e Alessandra Griffo). A Villa Bardini 26 opere documenteranno le collezioni ferraresi prendendo avvio dal Romanticismo storico di Gaetano Turchi, Massimiliano Lodi, Girolamo Domenichini e Giovanni Pagliarini seguito dagli autoritratti dei principali artisti locali – da Giuseppe Mentessi a Giovanni Boldini – per giungere al simbolismo di Gaetano Previati con il capolavoro assoluto Paolo e Francesca (1909), tratto dall’omonimo canto dantesco. Qui sarà presente in particolare un nucleo rilevante di ritratti del grande Giovanni Boldini, opere di tono internazionale, condotte secondo uno stile ormai maturo, con una perfezione formale che aveva ormai raggiunto livelli di qualità tali da superare molti contemporanei. Alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti si esporranno invece 35 opere, tra dipinti e sculture: dal simbolismo letterario di Giovanni Muzzioli e Gaetano Previati, alle allegorie malinconiche nelle sculture di Angelo Conti ed Arrigo Minerbi. Anche in questa sede, in cui si traduce il nuovo pensiero del primo Novecento, si potranno ammirare tre capolavori di Giovanni Boldini intriganti per il sapore inedito, rispetto al repertorio consueto del pittore: due nature morte (Un angolo della mensa del pittore; Le mele calville) e la Marina a Venezia con scansioni geometriche simile ad una composizione manga giapponese. Rimanendo a questi souvenirs d’artista di città europee, un’ altra Venezia di Giuseppe Mentessi (Sagrato della Basilica di San Marco), e l’inquadratura del ponte di Charing-cross a Londra di Alberto Pisa. Info e prenotazioni: Firenze Musei - tel 055.290383 - firenzemusei@operalaboratori.Com    
   
   
ANCONA (SALONE DELLA LOGGIA DEI MERCANTI): TRUBBIANI FILMAKER 1968 – 1978 - FRANCESCO GALLUZZI ED ENRICO CRISPOLTI DIALOGANO CON VALERIANO TRUBBIANI E ROBERTO ANDREATINI - VENERDÌ 15 FEBBRAIO GENNAIO ORE 17,30  
 
Proseguono gli appuntamenti collaterali legati alla mostra “Trubbiani - De rerum fabula" in corso alla Mole Vanvitelliana: venerdì 15 febbraio gennaio alle 17,30 presso il Salone della Loggia dei Mercanti di Ancona. Francesco Galluzzi, docente di estetica nelle Accademia di Belle Arti di Palermo, ed Enrico Crispolti, curatore della mostra, parleranno di Trubbiani filmaker 1968 e il 1978 dialogando con l´artista e con Roberto Andreatini. L’incontro prevede la proiezione di 4 degli 8 film realizzati da Trubbiani ciascuno della durata di 15 - 20 minuti: “Buco” 1968, “Aspide” 1968, “Ova” 1969, “Aria di primavera” 1970. Trubbiani si interessa al mezzo filmico nel periodo in cui molti altri artistici plastici testano le possibilità creative del nuovo media. I film sono tutti in super8 o single8, cioè realizzati con una tecnica molto domestica, senza virtuosismi e offrono un taglio nuovo sull’immaginario dello scultore. “Nel cinema mi diverto ad estrarre l’anima degli argomenti ed i veleni degli stessi e i montaggi e le collusioni paradossali quasi sempre preclusi alla scultura” (Trubbiani, 1977). Così Franco Scataglini su Trubbiani filmaker: “Sostanzialmente, la macchina da presa è il suo tritatutto: divora cultura, materiale onirico, archeologia, vissuto, storia. Il piglio è dissacratorio: fa pensare a un trafugatore di suppellettili tombali. L’uso del mezzo sembra gioiosamente improprio: bastardo e folgorante come diventa ogni mezzo nelle mani di un bricoleur di talento.” L´incontro si terrà nel salone della Loggia dei Mercanti su gentile concessione della Camera di commercio, l´ingresso è libero. Info: Tel. 071 28 11 935 e 071.2225031 (orario mostra); Email: info@museoomero.It  - www.Museoomero.it  
   
   
RAVENNA (MUSEO D´ARTE DELLA CITTÀ DI RAVENNA - MAR): BORDERLINE. ARTISTI TRA NORMALITÀ E FOLLIA - DA BOSCH A DALÌ, DALL´ART BRUT A BASQUIAT - 17 FEBBRAIO/16 GIUGNO 2013  
 

Il MAR Museo d´Arte della Città di Ravenna prosegue la sua indagine su temi di grande interesse ancora da approfondire con l´ambizioso progetto espositivo dal titolo Borderline, Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall´Art Brut a Basquiat. in programma dal 17 febbraio al 16 giugno 2013, realizzato grazie al prezioso sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna.
L´obiettivo della mostra è di superare i confini che fino ad oggi hanno racchiuso l´Art Brut e l´ "arte dei folli" in un recinto, isolandone gli esponenti da quelli che la critica (e il mercato) ha eletto artisti "ufficiali".
Già nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali "arte dei folli" e "arte psicopatologica", prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.
Ricordiamo in sintesi alcune significative tappe storiche: già nel 1912 Paul Klee, in occasione della prima mostra del movimento artistico del Blaue Reiter alla Galleria Thannhauser di Monaco aveva individuato nelle culture primitive, nei disegni infantili e in quelli dei malati mentali le fonti dell´attività creativa. Nel 1922 lo psichiatra tedesco Hans Prinzhorn pubblicò un testo dal titolo "Bildnerei der Geisteskranken ("L´attività plastica dei malati di mente") che segnerà la fine dello sguardo positivista sulle produzioni artistiche nate negli ospedali psichiatrici. Infine, nel 1945 Jean Dubuffet conia la nozione di Art Brut avviando così una nuova epoca di ricerche in questo campo.
Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell´esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un´area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti "folli", "alienati" o, detto in un linguaggio nato negli anni ´70, "outsiders".
La mostra curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, docente presso l´Accademia di Brera, e da Gabriele Mazzotta, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano sarà inaugurata il prossimo 16 febbraio per proseguire fino al 15 giugno 2013.
Dopo una ampia INTRODUZIONE INTROSPETTIVA, con opere di Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel, Francisco Goya, Max Klinger e Théodore Géricault, l´esposizione sarà organizzata per sezioni tematiche.
Nel DISAGIO DELLA REALTA´ verranno presentate importanti opere di protagonisti riconosciuti quali Pierre Alechinsky, Karel Appel, Jean Dubuffet, Gaston Chaissac, Madge Gill, Vojislav Jakic, Asger Jorn, Tancredi Parmeggiani, Federico Saracini, Gaston Teuscher, Willy Varlin, August Walla, Wols, Adolf Wölfli, Carlo Zinelli.
Il DISAGIO DEL CORPO comprenderà una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l´estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici, poetici, talvolta violenti. In questa sezione troviamo Victor Brauner, Corneille, Jean Dubuffet, Pietro Ghizzardi, Cesare Inzerillo, André Masson, Arnulf Rainer, Eugenio Santoro, Carlo Zinelli; poi protagonisti del Wiener Aktionismus come Hermann Nitsch e Günter Brus; e infine Joaquim Vicens Gironella, Josef Hofer, Dwight Mackintosh, Oswald Tschirtner.
All´interno dei RITRATTI DELL´ANIMA ampio spazio verrà dedicato ad una sequenza di ritratti e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Francis Bacon, Enrico Baj, Jean - Michel Basquiat, Pablo Echaurren, Sylvain Fusco, Pietro Ghizzardi, Theodor Gordon, Antonio Ligabue, Bengt Lindstrom, Mattia Moreni, Arnulf Rainer, Gino Sandri, Lorenzo Viani. Due maschere Sepik vengono inserite, quali emblematici manufatti di arte primitiva, provenienti dalle popolazioni indigene del fiume Sepik in Melanesia. Un´intera sala verrà poi dedicata ad Aloïse Corbaz, storica autrice dell´Art Brut.
La mostra proseguirà con una sezione dedicata alla scultura, la TERZA DIMENSIONE DEL MONDO con inediti di Umberto Gervasi, Giuseppe Righi e ancora opere di arte primitiva del Sepik.
Infine, nel SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE COSE (titolo che richiama una mostra della Fondazione Mazzotta del 1989), verrà definito l´onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Salvador Dalì, Max Ernst, André Masson, Victor Brauner, oltre alla presenza di Paul Klee, grande estimatore dell´arte infantile e degli alienati, e dell´autore di Art Brut Scottie Wilson.
La mostra è possibile grazie alla collaborazione di alcuni musei e collezioni pubbliche e private tra cui ricordiamo: Collection de l´Art Brut, Losanna; Museo delle Culture, Lugano; Fondazione Antonio Mazzotta, Milano; Centro di Documentazione di Storia della Psichiatria "San Lazzaro", Reggio Emilia; Archivio Conti, Saronno; Fondazione Culturale Carlo Zinelli, San Giovanni Lupatoto (VR); Casa Museo Pietro Ghizzardi, Boretto (RE); Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue, Parma;
Verrà pubblicato un ampio catalogo delle Edizioni Gabriele Mazzotta con la riproduzione di tutte le opere esposte, saggi di Claudio Spadoni, Giorgio Bedoni, Gabriele Mazzotta, Sarah Lombardi, Francesco Paolo Campione, ed un´ampia sezione di apparati documentari.
Info: Borderline. Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall´Art Brut a Basquiat - Museo d´Arte della città di Ravenna - 
17 febbraio/16 giugno 2013

 
   
   
PARMA (MERCANTE IN FIERA): COLLEZIONE DI FABIO CASTELLI - IDEATORE MIA FAIR - 2/10 MARZO  
 
Una preziosa selezione di 60 fotografie presentate in cornici d’epoca e provenienti dalla raccolta del noto collezionista, esposta nell’ambito di Mercante in Fiera. La storia di Fabio Castelli, un protagonista dell’arte contemporanea, attraverso un’esposizione di un prezioso nucleo della sua collezione di fotografie, questo è quello che si propone la mostra “Le immagini, il tempo, una retrospettiva” allestita dal 2 al 10 marzo, nell’ambito di Mercante in Fiera a Parma.una laurea in economia e una lunga esperienza a capo di un’azienda nel settore siderurgico, ma sempre accompagnato da una passione per il collezionismo e la fotografia. Castelli, è tra le altre cose, l’ideatore e il fondatore di Mia Fair (www.Miafair.it), la prima e più importante fiera di fotografia d’arte in Italia in programma a Milano dal 10 al 12 maggio 2013. Insieme alle sessanta immagini della Collezione Castelli, presentate utilizzando cornici d’epoca, la mostra offrirà anche un connubio inedito tra la storia della fotografia e quella dell’alta orologeria attraverso la collezione di Eberhard & Co., una della più antiche Maison svizzere di orologeria e partner di Mia Fair.venti esemplari di segnatempo di Eberhard & Co., prodotti nel periodo di riferimento presentato, saranno abbinati alle sezioni temporali della mostra: dai tasca del Xix e Xx secolo, ai primi cronografi, fino ai moderni orologi e alle novità più recenti con l’iconico modello “Chrono 4”. Fabio Castelli, nella sua attività, che lo ha visto anche curatore di mostre e di progetti editoriali, nonché gallerista, ha sempre coltivato l’amore per il collezionismo, una passione nata a vent’anni ai Rencontres d’Arles, con un interesse che accoglie tutti gli ambiti fotografici, dalla fotografia di reportage alla fotografia di ricerca, dal disegno fotogenico ai contemporanei. Tutto questo, però, tenendo sempre presente l’aspetto didattico, per spiegare che cos’è un vintage, quali siano le peculiarità delle tecniche di stampa funzionali alle diverse espressioni linguistiche degli autori e quali siano le caratteristiche che un’opera deve avere per essere apprezzata dal mercato. “La fotografia - sottolinea Castelli - è un mezzo “democratico” e privo di barriere di utilizzo essendo alla portata di cellulare ma richiede approfondite conoscenze per accostarsi in modo consapevole al mondo dell’arte e del suo collezionismo”. Il progetto pensato per Parma vuole essere un “percorso storico in pillole” della fotografia, dai suoi esordi sino ad oggi, suddiviso in cinque sezioni:Tra il Xix e Xx secolo: Roger Fenton, Anonimo, Alphonse Marie Mucha, Wilhelm Von Gloeden; Arnold Genthe, Bourne & Shepherd, Stephen Joseph Thompson Tra le due guerre: Hans Bellmer, Egon Egone, Renato Di Bosso, Herbert Bayer, Marta Höpffner, Mario Gabinio, Willy Zielke, Joost Schmidt, Secondo dopoguerra fino agli anni ‘80: Mario De Biasi, Luigi Veronesi, William Klein, Franco Vaccari, Luigi Ghirriultimo ventennio: Paolo Gioli, Franco Fontana, John Stewart, Jan Groover, Giovanni Gastel Nuovo secolo: Jang Zhi, Maurizio Galimberti, Yorma Puranen, Andrea Galvani, Wim Delvoye Un’appendice sarà dedicata agli ultimi artisti acquisiti dalla collezione (Giovanni Chiaramonte, Luigi Erba, Seba Kurtis, Giulia Marchi, Paolo Meoni, Paolo Parma, Edoardo Romagnoli, Giovanni Ventura e Riccardo Varini) e agli straordinari vintage di Alfredo Camisa, scattati nell’immediato dopoguerra. - Mia Fair – Milan Image Art Fair 2013 - Milano, Superstudio Più (Via Tortona, 27) - Dal 10 Al 12 Maggio 2013 - Informazioni: Segreteria Organizzativa Mia Fair - Via San Vincenzo 22, 20123 Milano - Tel. / Fax +39.0283241412 - info@miafair.It - www.Miafair.it  
   
   
TOSCANA: LUOGHI INSOLITI - APERTI I PALAZZI STORICI DELLA REGIONE - DOMENICA 17 FEBBRAIO  
 
L’iniziativa si svolge con la collaborazione del Fai delegazione di Firenze e dell’Associazione Amici dei Musei. Domenica 17 febbraio, 17 marzo e 14 aprile, dalle ore 10 alle ore 12, la Regione Toscana apre le porte di Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati (sede della Presidenza), di Casa Rodolfo Siviero (un tempo abitazione del ministro-agente segreto noto per aver recuperato molte delle opere d’arte sottratte dalle truppe naziste durante l’occupazione italiana), e del Museo di storia della sanità toscana (ricavato nei quartieri monumentali dell’ex-ospedale San Giovanni di Dio). L’iniziativa si svolge con la collaborazione del Fai delegazione di Firenze e dell’Associazione Amici dei Musei, con lo scopo di rendere fruibili al pubblico alcuni tra i palazzi più belli di proprietà regionale, luoghi al di fuori dei consueti percorsi turistici ma di evidente valore storico ed artistico. Prenotazioni e informazioni, in orario 9-13, dal lunedì al venerdì: tel. 055/4385616 luoghi.Insoliti@regione.toscana.it    
   
   
BELLINZONA: ARCHEOLOGIA DEL 6000. REPERTI DALLA CONTEMPORANEITÀ E PICCOLA STORIA DELL’ARTE NEL TICINO - 23 FEBBRAIO/16 GIUGNO 2013  
 
Il Museo in erba di Bellinzona propone, per la primavera, due mostre che invitano a un fantastico viaggio fra futuro e passato. Al primo piano i bambini vivono l’esperienza dell’archeologo per allenarsi a guardare con occhi diversi il quotidiano ma anche per scoprire il dadaismo, Man Ray e Marcel Duchamp. Al piano inferiore, invece, i piccoli visitatori oltre a far conoscenza con alcuni importanti artisti ticinesi, si confrontano con tradizioni, mestieri e usanze che appartengono al nostro passato recente. La mostra, Archeologia del 6000. Reperti dalla contemporaneità, realizzata dal Dipartimento educativo Mambo – Museo d´Arte Moderna di Bologna, è nata per stimolare i bambini a reinventare l’uso delle cose, a guardarle con occhi diversi, a giocare con loro. I bambini sono “catapultati” in un ipotetico Museo del 6000, con tanto di teche trasparenti, in cui sono esposti i “reperti”, ognuno con la propria didascalia. Si tratta di oggetti quotidiani e familiari che hanno perso la loro funzione originale (per esempio un pettine è un… fossile di millepiedi) e sono quindi osservati come se fosse la prima volta. La visita alle meraviglie di questo museo archeologico futuro stimola la fantasia e riaccende la scintilla dello stupore per tutto ciò che ci circonda e che non siamo più capaci di vedere. Il percorso propone tre altre postazioni ludiche. La prima è una linea del tempo magnetica per scoprire l’evoluzione negli ultimi 250 anni degli apparecchi per ascoltare la musica, della telefonia e della scrittura (dalla prima macchina da scrivere all’I Pad). Le altre due postazioni vedono coinvolti attivamente i visitatori nel ruolo di “archeologi del 6000”: bambini e ragazzi sono invitati a catalogare oggetti noti, divertendosi a trovar loro un nuovo nome e un nuovo utilizzo e poi a vivere l’esperienza dello scavo e del ritrovamento grazie a una grande sabbiera in cui sono nascosti frammenti di calchi in gesso di oggetti comuni da riportare alla luce, ricomporre e analizzare. Un’avventura accattivante, creativa, un gioco da vivere con tutta la famiglia! --- Il Museo in erba ripropone il percorso ludico dedicato all’arte nel Ticino. L’allestimento per temi (ritratto e mestieri del passato, natura morta, paesaggio, pittura astratta), privilegia l’idea di evoluzione dei modi di vivere e di dipingere degli ultimi due secoli. Questa “Piccola storia dell’arte”, presentata in moduli interattivi a forma di valige giganti, è raccontata in quattordici riproduzioni di opere di artisti presenti nelle collezioni ticinesi, accompagnate da brevi testi, giochi d’osservazione e manipolazioni…I bambini potranno fare capolino dalla tela squarciata, come il personaggio nel dipinto di Rinaldi; vedere che effetto fa portare una gerla sulle spalle, come le contadine dipinte da Luigi Rossi; scoprire come molti lavori di Fernando Bordoni siano nati dalle tracce di un pneumatico spalmato d’inchiostro e fatto rotolare su un foglio di carta… Una mostra molto divertente e didattica che coinvolgerà attivamente i giovanissimi dai 4 ai 12 anni e le loro famiglie, avvicinandoli agli artisti che hanno operato nel Ticino e anche ai musei che ospitano le loro opere. L’atelier propone un ricco programma d’attività pittoriche, incontri con artisti, laboratori e animazioni per tutta la famiglia e su appuntamento anche per gruppi d’adulti. Il Museo in erba organizza inoltre divertenti feste di compleanno. Il programma dettagliato dell’atelier così come le comunicazioni per i docenti sono scaricabili dal sito: www.Museoinerba.com.  Info e prenotazioni: Il Museo in erba - Piazza Giuseppe Buffi 8, 6500 Bellinzona, Svizzera - Tel. + 41 91 835.52.54 - ilmuseoinerba@bluewin.Ch  - www.Museoinerba.com  
   
   
CAMBRIDGE: IL CARPENTER CENTER CELEBRA IL 50° ANNIVERSARIO  
 
Il Carpenter Center for the Visual Arts (Ccva) all’Harvard University è l’unico edificio di Le Corbusier in tutto il Nord America, ed uno degli ultimi ad essere completato durante la vita dell’architetto. Probabilmente un regalo da Alfred St.vrain Carperter, ultimato nel 1963 con l’intenzione di ospitare i programmi d’arte dell’Harvard College sotto uno stesso tetto a simbolo del riconoscimento visibile dell’Università all’importanza di tutta l’arte contemporanea. La cattedra d’arte visiva ed il Department of Visual and Environmental Studies (Ves) fu creato cinque anni dopo nel 1968. Le Corbusier disegnò il Carpenter Center nel suo studio di Parigi con la collaborazione dell’architetto cileno Guillermo Jullian la Fuente. La preparazione in sito dei piani edilizi fu gestita dall’ufficio di Josep Lluis Sert, poi passata all’Harvard Graduate School of Design. La sua splendida collezione di forme di cemento armato riassumono molti dei fondamenti del design dei primi lavori di Le Corbusier: gli ondulatoires della La Tourette, i brises soleils dell’unité d’habitation di Marsiglia e gli originali Five Points del 1920, con rampe e curve che si estendono nell’ambiente. L’edificio firmato di Le Corbusier fu concepito per diventare un laboratorio di pensiero critico e creativo. Con la sua passeggiata architettonica, i suoi ondulatoires enormi o finestre curve, i suoi spazi aperti ed intersecanti che invitano ad uno scambio perpetuo tra esterni ed interni dell’edificio. Le Corbusier immaginava il Carpenter Center come uno straordinario edificio di benvenuto che promuove un flusso continuo di movimento, luce, energia ed idee. Il suo concetto d’arte è coerentemente democratico: tutti gli studenti hanno la capacità di creare, e questa dovrebbe coinvolgere tutti gli altri aspetti dell’università e delle sue attività. L’edificio include una visione di comunità ove l’arte, le scienze e l’umanità parlano un medesimo linguaggio, abitano la medesima cultura ed interagiscono costantemente impegnandosi in uno spazio comune ove la sperimentazione, in senso scientifico oppure artistico, riunisce gli studenti, i critici e i praticanti nel pensiero e nella discussione. A Maggio 2013 il Carpenter Center for the Visual Arts celebra il 50° anniversario ed i programmi previsti nella primavera del 2013 mostrano la storia vibrante in maniere diverse e creative per mettere in risalto l’unicità dell’edificio, stimolare la collaborazione nell’Ateneo e celebrare la sintesi d’arte ed architettura di le Corbusier. Brute! Dal 12 Febbraio al 7 Aprile 2013 alla Main e Sert Gallery è una mostra che sottolinea l’icona del Carpenter Center per stimolare un dialogo critico che ne investighi la continuità e controversa contemporaneità. Il focus dell’esposizione è la creazione ed inclusione di lavori di sei donne artiste per stimolare discussioni sul genere sessuale, l’architettura e pratica artistica. Il gruppo d’artiste è di varie generazioni ed internazionale. Nairy Baghramian, iraniana di nascita e berlinese d’adozione; l’emergente tedesca Alexandra Leykauf; la londinese Anna Barriball e la nota artista concettuale newyorchese Barbara Bloom. Brute! Pone l’opera d’arte nel dialogo con oggetti ed immagini, documenti d’archivio e correzioni, provocando un discorso d’uso ed abuso del cemento e del vetro al Carpenter Center. La mostra include anche opere d’artiste e professori del Ves Amie Siegel, Katarina Burin. Il Carpenter Center ospita di norma tra le sei e le otto esposizioni l’anno; inoltre organizza letture ad Harvard di rinomati artisti, tra i quali Yoko Ono, Jessica Stockholder, Maya Lin, Julie Mehertu, Walid Raad, Sanford Biggers ed altri ancora. Mantiene inoltre l’archivio cinematografico di Harvard, oltre a gestire un corso di cinematografia. Ogni giovedì una serie di letture serali riuniscono importanti artisti contemporanei che parlano dei propri lavori. Info: Ufficio Turismo Massachusetts c/o Thema Nuovi Mondi Srl  - www.Massvacation.it  – bostonma@themasrl.It