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Notiziario Marketpress di Lunedì 25 Marzo 2013
MANO ROBOTICA  
 
Bruxelles, 25 marzo 2013 - Perdere l´uso di un arto - o perdere l´arto completamente - può avere un impatto enorme sulla qualità della vita di una persona. Fare i conti con una menomazione o una disabilità può essere un´esperienza ugualmente traumatica e la strada per la guarigione è spesso lunga e molto difficile. Cambiare la propria vita per fare spazio alla nuova realtà non è una cosa che si può fare facilmente o velocemente. Tutte le cose che una volta si davano per scontate improvvisamente diventano più difficili. Anche se si è perso il braccio più debole, per esempio, il braccio più forte adesso deve svolgere i suoi compiti da solo. Ma la capacità di svolgere il lavoro di tutti i giorni non è l´unica cosa a essere compromessa. Ne soffre anche l´indipendenza. Immaginate di dover guidare la macchina con una mano sola. Non si può tenere il volante e usare la leva del cambio contemporaneamente. Improvvisamente spostarsi diventa molto più complicato. Tutti i cambiamenti della propria vita in seguito alla perdita di un arto possono avere effetti emotivi oltre che fisici. In passato questi effetti rendevano la vita di una persona molto più difficile e faticosa. Oggi però non è necessario che la qualità della vita venga compromessa dopo una tale perdita. Adesso ci sono molti progressi tecnologici che possono aiutare una persona a riacquistare la propria sicurezza e indipendenza. La robotica aiuta le persone a riappropriarsi della propria vita. I robot hanno lo scopo di renderci la vita più facile, ci aiutano a preparare la cena, a controllare i bambini o a ricevere gli ospiti. Ma per darci una mano i robot hanno bisogno essi stessi di mani eccezionali in grado di tenere un uovo, giocare a palla o versare il caffè. Gli ingegneri hanno accettato questa sfida e negli ultimi anni hanno sviluppato mani robotiche con una destrezza, forza e sensibilità senza precedenti. Tra coloro che hanno lavorato in questo campo ci sono dei ricercatori europei come quelli che lavorano al Centro di ricerca "E. Piaggio" dell´Università di Pisa e all´Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, che hanno creato una mano robotica che è destinata a rivoluzionare il mondo delle protesi intelligenti. La nuova mano, semplice e robusta e che costa molto meno di una mano robotica tradizionale, è capace di riprodurre quasi tutti i movimenti naturali della mano. La maggior parte delle azioni robotiche di afferrare si basano sulla presa di un oggetto fermo o fisso. La nuova mano riesce a fare molto di più. La mano del progetto è robusta e ubbidiente e capace di afferrare quasi tutti i tipi di oggetti guidata da un solo motore, al costo di un paio di centinaia di dollari. Grazie alla sua semplicità ed estrema versatilità potrebbe essere usata sia come mano robotica che come protesi della mano molto facilmente. Le sue dita sopportano "abusi" fisici come forti impatti e disarticolazione. Questa incredibile convergenza di prestazioni, robustezza e convenienza - spiega Antonio Bicchi, coordinatore del Gruppo di ricerca robotica presso il Centro di ricerca "E. Piaggio" e scienziato anziano all´Istituto Italiano di Tecnologia - è stata possibile grazie al rivoluzionario progetto della mano. "Le falangi sono costituite da due coppie di cilindri che rotolano l´uno sull´altro imitando le articolazioni del corpo umano", spiega. "Le dita sono collegate con legamenti elastici, senza elementi meccanici di collegamento, come viti, che conferiscono alla mano una struttura elastica e più semplice". "Ma non si tratta semplicemente di copiare la struttura della mano umana", aggiunge. "Dobbiamo piuttosto capire i meccanismi del movimento e della percezione alla base delle prestazioni della mano e sviluppare una struttura artificiale in grado di funzionare allo stesso modo". Il progetto ha deciso che per capire completamente l´intelligenza, dovevano prima analizzare e capire i dettagli del sistema senso-motorio della mano umana. Il team ha basato il progetto della Pisa-iit Softhand sulla teoria secondo la quale le sinergie senso-motorie hanno le radici nella neuroscienza. La teoria delle sinergie analizza tutti i movimenti complessi che possiamo effettuare come sono prodotti da una combinazione di poche configurazioni di movimenti di base, come la chiusura delle dita per afferrare un oggetto. Queste unità di movimento, o sinergie, generate da una precisa configurazione dei muscoli, sono determinate dalle nostre caratteristiche anatomiche. Comprendono movimenti innati o movimenti imparati nella prima infanzia. Così per riprodurre il movimento dell´afferrare un oggetto in una mano meccanica, non è necessario fornire ogni dito di un motore, come avviene nelle mani robotiche tradizionali. Invece deve essere determinata la configurazione della sinergia responsabile del movimento e il suo schema deve essere quindi riprodotto in modo che un singolo motore sia in grado di controllare l´intero movimento. Il risultato è la prima mano artificiale in grado di effettuare quasi tutti i diversi tipi di presa sugli oggetti quotidiani con un singolo motore e, grazie alla semplicità, la robustezza e il basso costo della sua struttura, è destinata a rivoluzionare non solo il mondo delle protesi e delle mani robotiche ma anche altre tecnologie. Capire le sinergie sensoriali e motorie del corpo umano, compresi i principi di sensibilità a basso livello e controllo nella progettazione di mani meccaniche, avrà un ruolo enorme nello sviluppo di intelligenza artificiale in generale. L´iniziativa di ricerca, che ha ricevuto un finanziamento Ue di 2,5 milioni di euro attraverso una sovvenzione "Erc Advanced Grant" assegnata al professor Bicchi, è una collaborazione tra gruppi di neuroscienza, matematica e ingegneria. La mano sarà usata come piattaforma di studio per mappare le sinergie e per studiare aspetti della presa robotica in progetti futuri. La mano ha già guadagnato un vasto consenso, essendo stata riconosciuta come il più innovativo progetto presentato alla Conferenza internazionale "Humanoids" a Osaka, in Giappone, a dicembre 2012. Questo riconoscimento seguiva il premio ricevuto in occasione della Conferenza internazionale sui robot e sistemi intelligenti (Iros2012), in Portogallo. Il progetto è un altro esempio di come l´Ue stia sviluppando una solida base nel campo della robotica industriale, ma soprattutto costituisce per le persone le cui funzioni delle mani sono menomate, a causa dell´età, di una lesione o di una malattia, un altro passo avanti verso una vita indipendente nonostante la disabilità. Per maggiori informazioni, visitare: Centro di ricerca "E. Piaggio" http://www.Centropiaggio.unipi.it/research/robotics.html  
   
   
SECONDO SUMMIT ONE HEALTH DEL GRF  
 
Davos, 25 marzo 2013 - Dal 17 al 20 novembre 2013 si svolgerà a Davos, in Svizzera, il secondo summit One Health del Grf (Global Risk Forum). One Health promuove un approccio integrato alla salute pubblica, che riflette l´interconnessione di un sistema ecologico più grande. Si tratta di una strategia mondiale per espandere le collaborazioni interdisciplinari e le comunicazioni in tutti gli aspetti della sanità per esseri umani, animali e l´ambiente. Si prevede che le sinergie ottenute facciano progredire la sanità per il Xxi secolo e oltre, accelerando le scoperte della ricerca biomedica, potenziando l´efficacia della salute pubblica, espandendo tempestivamente la conoscenza scientifica di base, e migliorando l´istruzione medica e le cure cliniche. La conferenza sarà un´opportunità per discutere il progresso necessario per un approccio globale integrativo della gestione del rischio. Inoltre individuerà dei modi per ottenere un valore aggiunto attraverso cooperazioni multisettoriali e con molte parti interessate e per promuovere migliori modelli di partenariato pubblico-privato per strumenti di finanziamento basati sul rischio. Le conclusioni dovrebbero essere usate per fare delle raccomandazioni su politica e cambiamenti organizzativi e per stimolare una più efficiente collaborazione tra le parti interessate. Per ulteriori informazioni, visitare: http://onehealth.Grforum.org/  
   
   
"BIOMICROWORLD 2013"  
 
Madrid, , 25 marzo 2013 - Dal 2 al 4 ottobre 2013 si svolgerà a Madrid, in Spagna, la quinta conferenza internazionale su microbiologia ambientale, industriale e applicata (Biomicroworld2013). I microbi (o microrganismi) sono troppo piccoli per essere visti a occhio nudo. Essi comprendono batteri, funghi, protozoi, microalghe e virus. Si prevede che la biotecnologia microbica, che usa questi microbi ed è resa possibile dagli studi genomici, porti a scoperte decisive come vaccini perfezionati e migliori strumenti diagnostici, agenti microbici migliorati per il controllo biologico di parassiti vegetali e animali, modifiche di patogeni vegetali e animali per virulenza ridotta o nuovi agenti microbici per il biorisanamento del suolo e dell´acqua contaminati da deflussi agricoli. La conferenza vedrà ricercatori, ingegneri e scienziati attivi in microbiologia industriale, biotecnologia, scienze ambientali, agricoltura, microbiologia alimentare e medica, e altri campi correlati, comunicare le attuali priorità della ricerca e i progressi in questi settori. Insieme tenteranno di individuare nuovi approcci di ricerca. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Biomicroworld2013.org/    
   
   
STAMINALI: ZAIA, “IN VENETO MOLTI CENTRI PRONTI ALLE CURE, IL GOVERNO CI METTA NELLE CONDIZIONI DI EROGARLE”  
 
Venezia, 25 marzo 2013 - “In Veneto abbiamo già molti centri e strutture pronti a somministrare trattamenti con le staminali. Non credo sia giusto che un servizio sanitario fra i primi in Europa per qualità ed efficienza costringa alcuni suoi pazienti (come la piccola Celeste) a sorbirsi viaggi della speranza in cerca di cure che non trova”. Lo dichiara il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, in relazione alle decisioni assunte il 21 marzo dal Consiglio dei Ministri in materia di utilizzo delle cellule staminali “Chiedo quindi formalmente al Governo – aggiunge Zaia - che metta il servizio sanitario veneto rapidamente nelle condizioni di erogare terapie anche sperimentali”.  
   
   
LA SOMMINISTRAZIONE PRECOCE DI LAQUINIMOD, GARANTISCE UNA RIDUZIONE SIGNIFICATIVA DEL RISCHIO DI PROGRESSIONE DELLA DISABILITÀ, RISPETTO ALLA SOMMINISTRAZIONE RITARDATA. I RISULTATI A TRE ANNI DELLO STUDIO ALLEGRO SULLA SCLEROSI MULTIPLA RECIDIVANTE-REMITTENTE.  
 
Gerusalemme, Israele e Lund, Svezia, 25 marzo 2013 - Teva Pharmaceutical Industries Ltd. E Active Biotech annunciano i principali risultati ottenuti dall´estensione open-label dello studio Allegro, di fase Iii, che valuta sia la progressione della disabilità, sia la sicurezza di laquinimod orale attraverso il confronto tra la somministrazione precoce e quella ritardata, nel trattamento della Sclerosi Multipla Recidivante-remittente (Rrms). Lo studio mette a confronto l´efficacia di laquinimod nei pazienti che lo hanno assunto per 36 mesi (early-start) con quella rilevata nei soggetti cui è stato somministrato per 24 mesi (delayed-start). Laquinimod è un farmaco orale, da assumere una volta al giorno, , oggetto di studi di fase Iii per il trattamento della Rrms. Degli 864 pazienti che hanno partecipato alla fase iniziale in doppio-cieco del trial Allegro, il 97% ha partecipato all´estensione open-label e l´87% ha completato un anno della fase open-label. Per l´intera durata dello studio (in doppio cieco e open-label), i soggetti trattati precocemente con Laquinimod avevano un minor rischio di progressione della disabilità, rispetto ai pazienti che avevano iniziato tardivamente il trattamento(rischio di progressione della disabilità dell’11.8% vs 16.7%, Hr = 0.62, p < 0.0038). “I risultati dello studio a lungo termine su laquinimod suggeriscono rilevanti benefici sia in termini di trattamento precoce della Rrms, sia nel ritardare potenzialmente la disabilità, obiettivo primario per la cura di questa malattia” ha detto Michael Hayden, President of Global R&d e Chief Scientific Officer di Teva Pharmaceutical Industries, Ltd. “Il processo di sviluppo del profilo clinico di laquinimod ha fatto emergere importanti evidenze sull’unicità del suo meccanismo d’azione. Siamo stati anche incoraggiati dai dati preclinici che hanno dimostrato un potenziale effetto diretto di laquinimod sui processi neurodegenerativi”. Lo studio, inoltre, supporta un favorevole profilodi sicurezza e tollerabilità di laquinimod nei pazienti affetti da Rrms. Nel corso della fase open-label non sono emerse nuove informazioni sulla sicurezza di laquinimod. Inoltre, uno studio pre-clinico, condotto su modelli animali, ha dimostrato la capacità di laquinimod di aumentare la mielinizzazione degli assoni e gli oligodendrociti maturi. Queste evidenze suggeriscono le potenziali proprietà rigenerative e anti-infiammatorie di laquinimod. I risultati di entrambi gli studi saranno condivisi con la comunità scientifica in seguito a un´attenta analisi dei dati. Gli Studi Altri dettagli possono essere scaricati direttamente dal sito web dell´Ann: http://www.Abstracts2view.com/aan/  
   
   
SANITA´:BOCCONI;CHIODI,RIDOTTI DEBITO E TASSE.ORA QUALITA´ IL COMMISSARIO ANALIZZA I DATI DEL RAPPORTO OASI 2012  
 
Pescara, 25 marzo 2013 - L´abruzzo è tra le "cinque Regioni con i conti sanitari in attivo, ed è anche l´unica che ha ridotto le tasse e non ha aumentato i ticket per propria scelta". Lo chiarisce il commissario ad acta per la sanità, Gianni Chiodi, analizzando le risultanze del "Rapporto Oasi 2012", realizzato dall´Universita´ Bocconi di Milano. "Il Rapporto - chiarisce Chiodi - evidenzia che prima di chiedere nuovi sacrifici fiscali ai contribuenti, hanno chiuso il bilancio con leggeri attivi solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo. Tutte le altre sarebbero andate in rosso. La nostra regione nel 2006, in sede di verifica dei conti della sanità da parte dei Ministeri è rientrata tra quelle non in grado di assicurare stabilità ai conti della sanità e con la legge finanziaria dello stesso anno, in seguito alla procedura di diffida ed affiancamento gestionale è stata obbligata all´aumento automatico massimo dell´aliquota Irap che dell´addizionale Irpef".procendendo nella sua analisi, il Commissario aggiunge che secondo l´osservatorio Uil sulle politiche territoriali a livello di singole regioni, a causa dei conti non in ordine della sanità in tre Regioni (Campania, Calabria e Molise) l´aliquota dell´addizionale Irpef è al livello massimo ovvero il 2,03per cento, mentre in altre regioni (Lazio, Abruzzo e Sicilia) e all´1,73per cento. L´abruzzo è l´unica regione che ha attuato la riduzione delle addizionali fiscali regionali a partire dall´anno d´imposta 2012, per un importo complessivo stimato in 40 milioni di euro, di cui 22 relativi all´Irpef e 18 all´Irap. Per l´Irpef è prevista una riduzione dello 0.23 per cento (dall´attuale 1.73 per cento all´1.50 per cento) per i redditi fino a 15mila euro, e dello 0.11 per cento (dall´attuale 1.73 all´1.62) per quelli compresi tra i 15 e i 28mila euro. Per l´Irap, invece, è previsto un taglio dello 0.22 per cento per tutti i settori, fatta eccezione per il comparto agricolo, per cui la riduzione è fissata all´1 per cento."Nonostante la nostra regione sia in piano di rientro - commenta il commissario Chiodi - siamo stati autorizzati dal Ministero dell´Economia dopo che si è proceduto al controllo dei nostri conti e della appropriata erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, a ridurre le tasse dei cittadini abruzzesi, mentre le altre regioni con i conti in rosso le hanno dovute aumentare. Fra l´altro - continua Chiodi - avendo messo a posto i conti, nel 2015 quando avremmo finito di pagare i debiti di una cartolarizzazione, faremo un ulteriore riduzione fiscale: a quel punto l´Abruzzo diventerà un faro nazionale per quanto riguarda le politiche di gestione della finanza pubblica. Inoltre, è in diminuzione il debito che pesa sulle spalle degli abruzzesi, l´indicatore, dato dal rapporto tra i disavanzi maturati dalle Aziende e la popolazione residente nel 2011 per la prima volta, dopo oltre un decennio, torna positivo. Globalmente da -68,78 euro pro capite nel 2009, già notevolmente diminuito rispetto agli esercizi precedenti, nel 2011 l´indicatore è positivo: si maturano 35 euro pro capite di avanzo". La Regione Abruzzo, proprio perché interessata all´opinione dei suoi cittadini, sta partecipando come regione pilota in una Ricerca promossa dall´Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali finanziata dal Ministero della Salute sulla "Sperimentazione e trasferimento di modelli di empowerment organizzativo per la valutazione ed il miglioramento della qualità dei servizi sanitari", al fine di realizzare un´indagine conoscitiva nazionale sulla qualità delle strutture ospedaliere secondo la prospettiva del cittadino. Hanno preso parte all´iniziativa 16 Regioni e sono state analizzate 54 strutture sanitarie a campione sia pubbliche che private e nel 2013 tale analisi riguarderà tutte le strutture dell? intero territorio nazionale. I quattro fattori dell´umanizzazione analizzati sono: Processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona che come media dei 54 ospedali delle 16 Regioni è pari a 6,2 su un punteggio massimo di 10 e per le strutture abruzzesi analizzate la media è pari a 5,56 con un punteggio di 7,54 dell´Ospedale Santo Spirito di Pescara; Accessibilità fisica, vivibilità e comfort dei luoghi di cura, la media dei risultati dell´intero campione è 7,0 e per le strutture abruzzesi è 6,96; Accesso alle informazioni, semplificazione e trasparenza a livello di intera ricerca la media del campione è 6,7 ,per le strutture abruzzesi analizzate è 7,3, quindi superiore alla media derivante dai dati ottenuti dai 54 ospedali; Cura della relazione con il paziente/cittadino come risultato della media di tutte le strutture prese ad analisi è 6,9 per le strutture abruzzesi è 5,74.  
   
   
RIABILITAZIONE NEUROLOGICA SI FA SENZA DOLORE  
 
San Pellegrino Terme (Bg), 25 marzo 2013 – Nelle patologie cerebro-vascolari, post-traumatiche e neurodegenerative, come la malattia di Parkinson e la sclerosi multipla, il dolore affligge il 30% dei pazienti durante la terapia riabilitativa ed è già presente in circa la metà delle persone trattate. Per questo motivo alla Casa di cura D.ri Quarenghi di San Pellegrino Terme (Bg), specializzata nella riabilitazione cardiologica, respiratoria, ortopedica e neurologica, sono stati implementati specifici trattamenti volti a un’efficace gestione della sintomatologia dolorosa. Presso la clinica vengono seguiti mediamente ogni anno fino a 1400 pazienti, di cui 800 in ambito neurologico e ortopedico. “L’équipe riabilitativa della nostra struttura, composta da neurologi, fisiatri, ortopedici e internisti, si è arricchita della figura del medico anestesista, dedicata proprio alla diagnosi e alla terapia del dolore”, illustra il dottor Pietro Salvi, neurologo riabilitatore presso la clinica di San Pellegrino Terme. “Per un corretto approccio al problema della sofferenza, il primo step da seguire riguarda la sua misurazione, che eseguiamo utilizzando la scala internazionale Vas (scala visiva analogica): uno strumento unidimensionale che quantifica ciò che il malato soggettivamente percepisce come sintomo doloroso, attraverso un righello numerato da 0 (nessun dolore) a 10 (massimo dolore). L’intensità algica è ormai riconosciuta quale parametro vitale del paziente, alla stregua di temperatura corporea e pressione arteriosa, pertanto viene costantemente monitorata dal personale infermieristico di reparto”. Sul fronte delle terapie farmacologiche, la struttura applica le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: laddove si evidenzia un dolore lieve vengono impiegati paracetamolo e Fans (farmaci anti-infiammatori non steroidei) da usare per brevi periodi, passando poi a oppioidi deboli quando il dolore diventa lieve-moderato. Infine, se il dolore si presenta come moderato-grave, il trattamento prevede oppioidi forti. Grande attenzione viene dedicata anche alle terapie fisiche a scopo antalgico. La struttura è infatti dotata di un reparto che esegue onde d’urto, laser, tens, vibrazioni, campi magnetici ed è munito di una vasca terapeutica per la riabilitazione in acqua. Il dolore è poi affrontato dai fisioterapisti con tecniche antalgiche, come il trattamento manuale dei trigger point, il kinesiotaping, la riflesso-terapia auricolare e plantare. Dato lo specifico focus dedicato all’analgesia, la clinica Quarenghi partecipa a un innovativo studio scientifico multicentrico sul trattamento del dolore in pazienti in corso di riabilitazione dopo artroprotesi di ginocchio, i cui dati preliminari sono stati presentati all’ultimo convengo Simfer (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa). “Dallo studio, che ha visto l’impiego di oppioidi durante il trattamento riabilitativo, – commenta Salvi – è emerso un buon controllo del dolore con conseguente miglioramento dell’articolarità, un rapido recupero della stazione eretta e della velocità del cammino. Gli effetti collaterali sono stati poco significativi, con una buona aderenza alle cure da parte del paziente e il recupero di una migliore qualità di vita”. La Legge 38 del 2010 ha sancito per tutti i cittadini il diritto a non soffrire e si è proposta di garantire nel nostro Paese un equo accesso a un’assistenza qualificata e un approccio terapeutico più appropriato. L’impegno dimostrato dalla clinica Quarenghi sul fronte della terapia antalgica risponde proprio a quanto richiesto dalla recente normativa. “É indubbio che in seguito alla Legge 38 l’approccio al dolore sia cambiato, perché si è posta maggior attenzione al problema. Sono stati così implementati protocolli validati per gestire in modo appropriato la sofferenza ed è stata potenziata la formazione periodica del personale sanitario. Per una migliore sinergia tra ospedale e territorio, occorre ora una più stretta collaborazione tra il medico ospedaliero e il medico di famiglia, con l’organizzazione di corsi di aggiornamento sul problema dolore. Un ulteriore sforzo riguarda, inoltre, l’informazione presso la cittadinanza, che va sensibilizzata sul suo diritto a non soffrire; solo così potremo veramente realizzare un ospedale-territorio senza dolore, così come auspicato dalla normativa”, conclude Salvi.  
   
   
ABRUZZO: CHIODI,40 MLN PER NUOVE ATTREZZATURE SANITARIE RIDURRE TEMPI ATTESA E REFERTI SEMPRE PIU´ DETTAGLIATI  
 
Pescara, 25 marzo 2013 - Nuove attrezzature a beneficio dei presidi ospedalieri delle Asl Abruzzesi, più di 40 milioni di investimenti nel 2012, molte sono già in funzione e per le altre sono in corso di ultimazione in questi giorni le gare d´acquisto. Nel dettaglio, nella Asl di Avezzano Sulmona L´aquila nel 2012 sono stati acquistati quasi 4 milioni di attrezzature sanitarie e per altri 4 milioni e 600 mila sono in corso le gare per l´acquisto, tra cui tre nuove Tac, di cui una a 128 strati, ecografi, ecocardiografi, nuova strumentazione endoscopica e un nuovo Fibroscan. La nuova Tac a 128 strati è la più potente nel mondo, essa permette di "scannerizzare" l´intero corpo umano in circa 3 secondi, fornendo ai sanitari una visione completa ad altissima definizione, che agevolerà notevolmente i chirurghi, abbattendo contemporaneamente il tempo necessario per definire le condizioni del paziente e i traumi presenti. Nella Asl di Lanciano Vasto Chieti nel 2012 sono stati acquistati più di 6 milioni di attrezzature tra cui Mammografi, Pet-tac e nel primo trimestre 2013 sono già state avviate gare per 5 milioni per l´acquisto anche di 24 Ecografi per i Presidi Ospedalieri e di un acceleratore per radioterapia. La Asl di Pescara nel 2012 ha acquistato più di 2 milioni di attrezzature tra cui 2 risonanze magnetiche nucleari e un miscroscopio ad alta risoluzione.La Asl di Teramo nel 2012 ha avviato gare per l´acquisto di più di 18 milioni di attrezzature tra cui Tac, Ecografi, Ecocolordoppler, apparecchiature per l´oculistica, cardiologiche, endoscopiche e polmonari. "In questi anni come commissario alla Sanità - commenta il presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi - il mio primo obiettivo è stato il risanamento dei conti, dato che il nostro sistema sanitario presentava disavanzi da più di 300 milioni l´anno, poi il recupero di una credibilità a livello ministeriale e nazionale, ora la nostra frontiera è quella di garantire un sistema sanitario di qualità, fatto di ricoveri appropriati, di eccellenze, di personale qualificato e di attrezzature d´avanguardia. L´arrivo programmato di nuovi macchinari ci permetterà di soddisfare la maggiore richiesta dell´utenza sia interna che esterna e di puntare alla riduzione delle liste d´attesa. Sarà possibile così eseguire più velocemente gli esami e aumentare il ventaglio delle prestazioni, migliorando l´efficacia della prevenzione grazie alla presenza nei nostri ospedali di macchinari d´avanguardia".  
   
   
FETO IN BICOCCA: TOTALE ESTRANEITÀ DELL’ATENEO AI FATTI  
 
Milano, 25 marzo 2013 – «Prendiamo atto delle dichiarazioni della dottoressa Paola Leoni – dice il rettore Marcello Fontanesi -. Come già annunciato e come concordato con la magistratura, il 21 marzo è stata costituita la nostra commissione di inchiesta ma aspetteremo la conclusione formale delle indagini per avviare i lavori. Tuttavia, poiché gli elementi che sono emersi mettono in luce fatti rilevanti sul fronte disciplinare interno, è necessario un nostro intervento per appurare come si sono svolti i fatti e se sono state rispettate le regole procedurali. Se sarà accertato che chi è coinvolto nella vicenda non ci ha detto tutta la verità o non ha rispettato le regole andrà incontro a sanzioni disciplinari». Allo stato dei fatti, gli sviluppi dell’indagine della magistratura, sembrano confermare quanto emerso dai primi rilievi e cioè che l’Ateneo non è stato coinvolto in alcun modo nelle ricerche relative all’utilizzazione dei tessuti fetali. Il professor Vescovi e i suoi collaboratori non hanno mai sottoposto alcun protocollo di ricerca al Comitato Etico di Ateneo per una valutazione o approvazione in tal senso. «L’introduzione del feto – continua Fontanesi – non era autorizzata, vi sono leggi e regolamenti che vanno rispettati, non solo dal punto di vista “burocratico” ma anche e soprattutto sotto il profilo etico-giuridico. Noi siamo profondamente convinti dell’importanza delle ricerche finalizzate alla cura delle malattie. Al tempo stesso riteniamo debbano sempre essere rispettate l’etica e le buone pratiche di ricerca. Il mancato rispetto delle regole, purtroppo, discredita la ricerca, ne ritarda gli sviluppi e allontana il conseguimento dei suoi obiettivi». Il professor Vescovi è stato convocato, insieme ai suoi collaboratori, dal rettore per essere risentito sulla vicenda.  
   
   
TOSCANA-CINA, LA COLLABORAZIONE SI RAFFORZA E SI ALLARGA  
 
Firenze, 25 marzo 2013 – “E’ per noi un onore e un piacere ricevere questa delegazione. Le relazioni col vostro grande Paese rivestono un’importanza enorme per la strategia della nostra Regione. L’accordo di cooperazione siglato nel 2009 ha dato grandi soddisfazioni e prodotto buoni risultati nel campo della ricerca e della formazione in sanità. Ora abbiamo in discussione l’estensione di questo accordo, sia nel tempo che nei contenuti. Siamo molto interessati e onorati di poter concludere questo nuovo accordo, ci auguriamo di poterlo fare entro la fine dell’estate”. Con queste parole l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni ha accolto il 21 marzo in Palazzo Strozzi Sacrati una delegazione cinese della provincia di Guangxi, venuta in Toscana per discutere l’ampliamento dell’accordo concluso nel 2009 in materia di sicurezza alimentare. Sulla base dei risultati positivi raggiunti e a seguito di contatti intercorsi negli ultimi mesi, anche in occasione di missioni toscane in Cina per altre attività, le due Regioni hanno deciso di rinnovare l’accordo, ampliandone l’ambito al turismo, al settore agro-alimentare, alla formazione manageriale in sanità, all’alta teconologia e all’innovazione. Con l’assessore Marroni, hanno accolto la delegazione, capeggiata da Zhou Xinjian, direttore generale del Comitato del Guangxi del Partito Comunista Cinese, Andrea Leto, dirigente dell’assessorato che da anni segue i rapporti con la Cina, Stefano Giovannelli, responsabile di Toscana Promozione, e Alessandra Guidi, pro-rettore dell’Università di Pisa per i rapporti internazionali. Dopo i saluti, le presentazioni e la proiezione di un breve video sul sistema sanitario toscano, i presenti sono entrati nel merito dell’accordo. “La nostra Provincia ha fatto con la Regione Toscana accordi su tanti aspetti – ha sottolineato Zhou Xinjian – Vogliamo sviluppare ancora questi accordi, e per questo vi invito a venire in Cina a visitare la nostra Provincia”. “Saremo onorati di venire – ha risposto l’assessore Marroni – Potremo definire tutti gli aspetti dell’accordo entro la fine dell’estate, e poi venire da voi per firmarlo”. “La Provincia del Guangxi è in grande cambiamento ed evoluzione – ha ricordato Andrea Leto – e ci fa molto piacere avere degli scambi con voi. Svilupperemo i temi comuni che già abbiamo affrontato: lo scambio di studenti, la formazione per il management e per i professionisti, la ricerca nel campo degli alimenti e della salute”. “La Toscana ha avviato da diversi anni un’azione precisa per sviluppare i rapporti con la Cina – ha detto Stefano Giovannelli, di Toscana Promozione – La Toscana è molto conosciuta in Cina. Un mese fa, in occasione di una visita che abbiamo fatto con il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi a Roma, l’ambasciatore cinese ci ha detto che la Toscana è la regione italiana con cui la Cina ha rapporti più forti”. L’incontro si è concluso con uno scambio di doni. Nel pomeriggio, la delegazione cinese sarà ospite dell’Università di Pisa.  
   
   
POLITICHE PER LA SALUTE - MEDICI DI FAMIGLIA E REGIONE EMILIA ROMAGNA INSIEME PER AFFRONTARE LA CRISI  
 
Bologna, 25 marzo 2013 - Una intesa straordinaria per far fronte a questo periodo di crisi economica senza intaccare la qualità dell’assistenza è stata siglata ieri tra la Regione, con la firma dell’assessore alle politiche per la salute Carlo Lusenti, e tutti i sindacati dei medici di medicina generale con la firma dei segretari di Fimmg Renzo Le Pera, di Snami Francesco Biavati, di Smi Alessandro Chiari, di Intesa Sindacale Pasquale Ortasi. “Per mantenere la qualità dell’assistenza in questo difficile momento – ha dichiarato l’assessore Lusenti ricordando che oltre ai 150 milioni di euro da bilancio regionale, il sistema sanitario nel 2013 deve reperire 260 milioni per mantenere l’equilibrio di bilancio - abbiamo chiesto il contributo anche dei medici di medicina generale che ringrazio per la disponibilità dimostrata e per il contributo che hanno dato in questi anni: è anche grazie al loro lavoro abbiamo raggiunto buoni risultati sia riguardo alla appropriatezza prescrittiva, sia riguardo al corretto utilizzo del ricovero in ospedale e alla presa in carico delle cronicità.” “Con questa intesa - ha continuato Lusenti - abbiamo condiviso la necessità di lavorare per ottimizzare al massimo l’utilizzo delle risorse migliorando ancora l’ appropriatezza nella prescrizione di farmaci ed esami specialistici, per costruire assieme un sistema di monitoraggio sui risultati raggiunti e per iniziare il confronto sulla istituzione di uno specifico Fondo regionale da dedicare alla cronicità, da proporre poi per l’inserimento nei nuovi accordi sulla medicina generale di cui si comincerà a ragionare prima dell’estate”. In particolare, dal punto di vista economico, l’intesa siglata in viale Aldo Moro 21 prevede un risparmio complessivo di 15 milioni di euro da ottenere “senza intaccare la qualità dell’assistenza” . Le risorse potranno arrivare, in minima parte (quantificata in 4,5 milioni), dal miglioramento dell’appropriatezza nella prescrizione di esami specialistici e, in gran parte, dall´utilizzo, nelle cure, di farmaci "equivalenti o generici" al posto di farmaci "di marca". Come noto. I farmaci "equivalenti o generici" sono farmaci che hanno lo stesso principio attivo - e quindi la stessa efficacia terapeutica - dei farmaci coperti da brevetto, ma costano meno al Servizio sanitario proprio perchè non sono più coperti da brevetto. A sostegno della diffusione dell’utilizzo dei generici al posto dei farmaci di marca, l’intesa prevede che la Regione, attraverso le Aziende sanitarie, promuova campagne informative per invitare i cittadini a sceglierli e i medici a proporli al momento della prescrizione. L’intesa, nel ribadire la validità del modello organizzativo delle cure primarie basata su una forte integrazione della medicina generale nelle attività distrettuali, prevede anche , come ricordato dall’assessore, l’avvio di un confronto per la costruzione di un Fondo regionale per la gestione delle cronicità, necessario per rafforzare, all’interno della medicina generale, l’attenzione alla gestione delle patologie croniche. L’emilia-romagna, come noto, si caratterizza per una elevata percentuale di persone anziane (il 22,5% di over65enni contro il 20,8 nazionale al 31.12.2011) e, inevitabilmente, questo comporta anche un elevato numero di persone affette da una o più malattie croniche: investire risorse umane ed economiche nella presa in carico di queste persone rappresenta uno degli obiettivi prioritari di sistema. Il modello organizzativo delle cure primarie in Emilia-romagna è basato sulla integrazione della medicina generale anche a livello della programmazione. L’impegno e gli investimento della Regione, con il fattivo impegno dei medici di medicina generale, è ricordato nell’intesa sottoscritta, ha permesso il raggiungimento di importanti obiettivi: presa in carico di persone con patologie croniche, istituzione dei Nuclei di cure primarie (strutture organizzative dei Distretti che riuniscono tutti i professionisti che operano nel territorio, a cui i medici di famiglia obbligatoriamente aderiscono), realizzazione della rete telematica Sole (che permette lo scambio tra professionisti del territorio e dell’ospedale di informazioni sugli assistiti nel rispetto della privacy), la diffusione dei profili dei Nuclei di cure primarie (report annuali, su modello condiviso, con dati epidemiologici ed analitici sulle condizioni di salute e sull’utilizzo dei servizi della popolazione di riferimento utili per valutare e programmare servizi), la realizzazione delle Case della salute (strutture fisiche che assicurano alla popolazione le attività assistenziali che non necessitano di ricovero).  
   
   
MELANOMA: ECCO COME RIDURRE IL TUMORE NEL 50% DEI PAZIENTI “LA RICERCA ITALIANA APRE LA VIA ALLE TERAPIE COMBINATE”  
 
Milano, 25 marzo 2013 – L’associazione delle terapie è la nuova via per sconfiggere il melanoma. La combinazione di un innovativo anticorpo monoclonale, ipilimumab, disponibile in Italia da pochi giorni, con la chemioterapia tradizionale a base di fotemustina, riduce questo tumore della pelle in misura significativa nel 46,5% dei pazienti e ha mostrato risultati incoraggianti anche in caso di metastasi cerebrali. La svolta nella lotta al melanoma è frutto di una ricerca guidata dal Nibit, il Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori, e pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica “Lancet Oncology”. I promettenti risultati dello studio (“Nibit M1”), l’unico al mondo di questo tipo, iniziato nel luglio 2010 e terminato nell’aprile 2011 su 86 pazienti, permettono di dare il via ad un nuovo studio, il “Nibit M2”, presentato oggi a Milano. L’obiettivo è quello di paragonare l’efficacia della combinazione dell’ipilimumab con la fotemustina, rispetto alla fotemustina utilizzata da sola, in termini di sopravvivenza globale in pazienti con melanoma metastatico che presentino anche metastasi cerebrali. Si tratta di uno studio di fase Iii che coinvolgerà un maggior numero di pazienti (146) con melanoma avanzato e metastasi cerebrali, che non hanno ricevuto precedenti trattamenti. “Il melanoma è un tumore della pelle particolarmente aggressivo che ogni anno nel nostro Paese provoca 7000 nuove diagnosi e 1500 decessi – afferma il prof. Michele Maio, presidente Nibit e direttore dell’Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena-istituto Toscano Tumori -. L’incidenza della malattia è in costante crescita e l’età di insorgenza si sta abbassando. Con le due terapie combinate in alcuni casi si è osservata una regressione completa del tumore, in altri la risposta è stata parziale oppure abbiamo registrato una stabilizzazione della malattia. I risultati sono così promettenti che, a gennaio 2013, abbiamo avviato la nuova sperimentazione ‘Nibit M2’, promossa dalla Fondazione Nibit. Proseguiamo sulla strada aperta da ‘Nibit M1’, per dimostrare che la combinazione di ipilimumab con fotemustina ha un’efficacia superiore, in termini di sopravvivenza globale, rispetto alla chemioterapia da sola quando somministrata in questa specifica categoria di malati, di solito esclusa dagli studi a causa delle metastasi cerebrali. Sono coinvolti 10 centri italiani e il lavoro terminerà nel 2015”. È la prima volta al mondo che viene avviata una ricerca di questo tipo, a conferma dell’eccellenza raggiunta dai ricercatori del nostro Paese. L’italia è un punto di riferimento negli studi sull’immunoterapia. “Il melanoma, per le sue caratteristiche biologiche, è il candidato ideale per l’applicazione di questo approccio, che cambia i criteri di valutazione della risposta al trattamento - sottolinea il prof. Giorgio Parmiani, direttore dell’Unità di Immuno-bioterapia del Melanoma e Tumori Solidi dell’Istituto Scientifico Fondazione San Raffaele -. Le risposte cliniche possono richiedere anche alcuni mesi, ma in genere durano più a lungo. Nel melanoma metastatico non si registravano progressi significativi da decenni. Ma oggi abbiamo a disposizione nuove armi”. In particolare ipilimumab, un innovativo anticorpo monoclonale sviluppato da Bristol-myers Squibb, è il primo farmaco negli ultimi tre anni ad aver ottenuto dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) il riconoscimento come importante innovazione terapeutica. “Un altro aspetto rilevante di ‘Nibit M1’ – sottolinea la dott.Ssa Anna Maria Di Giacomo dell’Immunoterapia Oncologica di Siena, principal investigator dello studio ‘Nibit M2’ – è costituito dalla sopravvivenza, pari, a un anno dalla conclusione del lavoro, al 52,6% contro il 25% del trattamento standard riportato in letteratura. Va considerato che il dato medio nei pazienti con melanoma avanzato è di circa 6-9 mesi. Non solo. La percentuale ha raggiunto il 54% nelle persone con metastasi cerebrali. Da qui l’idea di approfondire, con ‘Nibit M2’, l’efficacia della combinazione terapeutica solo nei malati con queste caratteristiche, arruolati in maggior numero rispetto a ‘Nibit M1’ che includeva una popolazione eterogenea colpita dalla malattia. Ricordiamo che circa il 50% dei pazienti con melanoma in fase avanzata presenta anche metastasi cerebrali”. Il Nibit riunisce in rete le più importanti strutture italiane, circa 50, che si occupano di bioterapia dei tumori. Da una costola del network è nata nel 2012 la Fondazione Nibit. “Vi sono strutture nel nostro Paese in grado di competere a livello mondiale – conclude il prof. Maio -. Anche all’interno di sperimentazioni cliniche internazionali i centri italiani hanno spesso un ruolo preminente per la qualità del lavoro svolto. L’obiettivo della Fondazione è promuovere studi clinici sull’immunoterapia del cancro, anche partendo dai rapporti che il Nibit è riuscito a consolidare in questi anni. Il Network infatti è parte integrante del World Immunotherapy Council (Wic), che racchiude 18 organizzazioni nazionali. Wic è stato istituito per riunire in rete i gruppi che nei diversi Paesi d’origine si sono strutturati per lavorare nell’ambito dell’immunoterapia”.  
   
   
DISABILITA’. GIORNATA MONDIALE SINDROME DOWN. CONVEGNO ASSOCIAZIONE MARCA TREVIGIANA  
 
Venezia, 25 marzo 2013 - L´Onu ha fissato il 21 marzo di ogni anno la Giornata Mondiale della Sindrome di Down, per creare una nuova cultura della diversità e per promuovere il rispetto e l’integrazione nella società di tutte le persone con sindrome di Down. Ma qual è il futuro che aspetta questi giovani? Se ne è parlato il 21 marzo nel convegno organizzato dall’Aipd Sezione Marca Trevigiana presso la sede della Provincia di Treviso. “2060. E io come sarò? La Sindrome di Down nell´età adulta e anziana”, questo il titolo dell’incontro a cui ha partecipato anche l’Assessore ai Servizi Sociali della Regione del Veneto Remo Sernagiotto. “Il mio grazie alle associazioni – ha commentato l’Assessore - che dedicano il loro tempo alle persone con disabilità e alle loro famiglie: il loro lavoro è prezioso per tutta la società. L’aipd in particolare ha tutto il mio sostegno per l’impegno con cui aiuta nel percorso di crescita le persone con Sindrome di Down”. “Mi auguro che i giovani che si trovano a vivere questa realtà – ha continuato - abbiano una lunga vita consentita loro dai progressi della medicina e da una sempre migliore integrazione sociale, occupazionale e culturale ma soprattutto abbiano una ‘buona’ vita: l’obiettivo deve essere quello di permettere loro di inserirsi nella società e di riuscire a costruire la propria indipendenza. Il loro modo di guardare il mondo è un valore per tutti noi. Come Regione puntiamo a sostenere con forza e convinzione i progetti di autonomia sociale ed economica per le persone con sindrome di down che sono nati da questa realtà associativa”.  
   
   
A PALAZZO STROZZI UNA MOSTRA CHE RACCONTA LA PRIMAVERA DEL RINASCIMENTO ATTRAVERSO 140 CAPOLAVORI DELLA SCULTURA E DELLA PITTURA: DA DONATELLO A MASACCIO, DA BRUNELLESCHI A PAOLO UCCELLO  
 
Firenze, 25 marzo 2013 - Dal 23 marzo al 18 agosto 2013 Palazzo Strozzi, a Firenze, sarà sede della mostra La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460, concepita e realizzata in stretta collaborazione con il Museo del Louvre. In dieci sezioni tematiche, la rassegna illustrerà quel momento “magico” che a Firenze ha dato il via al Rinascimento all’aprirsi del Quattrocento, attraverso 140 opere, molte delle quali di scultura: l’arte che per prima si è fatta interprete di quella ‘rivoluzione’. Dopo la sede fiorentina, l’esposizione si terrà a Parigi, al Museo del Louvre, dal 26 settembre 2013 al 6 gennaio 2014. La rassegna riunisce una gran quantità di capolavori assoluti, provenienti da musei di tutto il mondo: opere di qualità straordinaria che illustrano come il Rinascimento in scultura preceda e influenzi, a Firenze, tutte le altre arti, compresa la pittura. Attraverso opere del Ghiberti, di Donatello, di Nanni di Banco, Luca della Robbia, Nanni di Bartolo, Agostino di Duccio, Michelozzo, Desiderio da Settignano, Mino da Fiesole, ma anche attraverso dipinti di artisti come Masaccio, Filippo Lippi, Andrea del Castagno, Paolo Uccello – la mostra mette in luce il ruolo guida che la scultura ha avuto nella prima metà del Quattrocento per la nascita e lo sviluppo del linguaggio rinascimentale e la sua incidenza soprattutto sulla pittura fiorentina contemporanea. Opere celeberrime, che sono da sempre nell’‘immaginario collettivo’, dalle formelle del Brunelleschi e del Ghiberti per il concorso della seconda porta del Battistero di Firenze (1401), alle sculture monumentali di Donatello per Orsanmichele e per il Campanile, fino ai primi splendidi saggi di terrecotte invetriate di Luca della Robbia, mettono in luce anche la costruzione del “mito” di Firenze, che in quegli anni si propone con orgoglio non solo come la “nuova Roma” e la “nuova Atene”, ma anche come la “nuova Gerusalemme”: il suo primato artistico intende infatti riflettere la bontà del suo governo repubblicano e l’armonia del vivere civile, sotto il segno della solidarietà e del sentimento cristiano. Un modello di “bellezza universale” che mantiene tuttora, nel mondo, il suo richiamo. Curata da Beatrice Paolozzi Strozzi, direttore del Museo Nazionale del Bargello, e da Marc Bormand, conservateur en chef al dipartimento di Scultura del Museo del Louvre, la rassegna ha permesso un’ampia e fondamentale campagna di restauri in Italia e in Francia – finanziata congiuntamente dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dal Museo del Louvre – che permetterà al visitatore di ammirare molti capolavori rinascimentali, tornati a ‘nuovo splendore’: su tutti, il San Ludovico di Tolosa di Donatello, in bronzo dorato, smalti e cristalli di rocca, simbolo del genio sperimentale di Donatello, che fu anche nella tecnica un precursore della modernità. La mostra Divisa in dieci sezioni, l’esposizione inizia con una suggestiva panoramica sulla riscoperta dell’Antico, attraverso esempi illustri della “rinascita” fra Due e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori, che assimilano anche la ricchezza espressiva del Gotico, in particolare di origine francese (Sezione 1. L’eredità dei padri). L’“età nuova” si apre assieme al nuovo secolo: il 1401 è l’anno della realizzazione dei due rilievi con il Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la seconda Porta del Battistero (dal Bargello), che insieme al modello della Cupola brunelleschiana (dal Museo di Santa Maria del Fiore) riassumono al più alto vertice espressivo il momento fondante del primo Rinascimento (Sezione 2: Firenze 1401. L’alba del Rinascimento). In quegli anni, i successi politici della Repubblica fiorentina, la sua potenza economica e la pace sociale diffondono attraverso gli scritti di grandi umanisti il mito di Firenze come erede della Repubblica romana e come modello per gli altri stati italiani. La scultura pubblica monumentale, con i capolavori di Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco, realizzati per i grandi cantieri della città – la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele – è la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile, di questa trasformazione in atto e dell’esaltazione di Firenze e della sua civiltà. (Sezione 3: La romanitas civile e cristiana). La scultura, e in particolare la statuaria, eserciterà perciò una profonda influenza sulla pittura dei massimi artisti del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi (Sezione 6: “Pittura scolpita”). La mostra illustra inoltre altri temi significativi dell’antichità classica, che tramite la scultura (specialmente donatelliana) vennero assimilati e trasformati nel nuovo linguaggio rinascimentale, a testimonianza del clima spirituale e intellettuale della città, oltre che del suo fervore creativo (Sezione 4: “Spiritelli” fra sacro e profano; Sezione 5: La rinascita dei condottieri). Le ricerche di uno spazio “razionale” e le indagini sulla prospettiva del Brunelleschi e dell’Alberti trovano proprio nella scultura le loro formulazioni più avanzate – in particolare, nei bassorilievi donatelliani, come la predella del San Giorgio, dal Bargello, e il Banchetto di Erode dal Museo di Lille – con un seguito che tocca la metà del secolo in opere di Desiderio da Settignano o di Agostino di Duccio, a confronto con la pittura, anche antica (Sezione 7: La storia in prospettiva). Fin dagli anni Venti del Quattrocento, i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri e illustrati da alcuni capolavori, anche da musei stranieri – come le donatelliane Madonna Pazzi, dal Bode Museum di Berlino, la Madonna in terracotta policroma del Louvre e la Madonna Chellini, dal Victoria and Albert Museum; o la ghibertiana Madonna Kress, dalla National Gallery di Washington – si moltiplicano attraverso una produzione sconfinata di rilievi (in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata), destinati alla devozione privata: questo consente tra l’altro una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale (Sezione 8: La diffusione della bellezza). Allo stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un ruolo di primo piano (Sezione 9: Bellezza e carità. Ospedali, orfanotrofi, confraternite). Attorno al simbolo assoluto della città, rappresentato dal modello ligneo della Cupola di Santa Maria del Fiore, si presenta dunque una rassegna di tipologie e di tematiche scultoree determinanti anche per l’evoluzione delle altre arti figurative, a diretto confronto con i precedenti classici: dalle tombe degli umanisti, alle desunzioni dai sarcofagi antichi, alla rinascita del monumento equestre e del ritratto scolpito. Attorno a quest’ultimo, che vede la sua genesi verso la metà del secolo nei busti marmorei di Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino, si prefigura il passaggio dalla florentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica, a un mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea (Sezione 10: Dalla città al palazzo. I nuovi mecenati). In questa prospettiva, la mostra – che si apre con l’evocazione della Cupola brunelleschiana – si chiude significativamente con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, il Modello ligneo di Palazzo Strozzi. La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi, dal Museo del Louvre, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Soprintendenza Psae e per il Polo Museale della città di Firenze e dal Museo Nazionale del Bargello, con la partecipazione del Comune di Firenze, la Provincia di Firenze, la Camera di Commercio di Firenze e l’Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana. Con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Di particolare rilievo, per l’entità e l’importanza dei prestiti concessi, è stata la collaborazione di molti grandi musei europei e americani, in particolare, oltre al Louvre, del Musée Jacquemart-andré e del Musée de Cluny di Parigi; del Victoria and Albert e del British Museum di Londra; del Bode Museum di Berlino; della National Gallery of Art di Washington; del Metropolitan Museum of Art di New York; dei Musei Vaticani; del Kunsthistorisches Museum di Vienna; del Philadelphia Museum of Art di Filadelfia. Opere importanti giungono anche da Avignone, Cleveland, Dresda, Detroit, Lille, Lione, Segovia, e ancora da istituzioni, chiese e musei di tutta Italia. Prestiti particolarmente significativi sono inoltre stati concessi dal Museo Nazionale del Bargello, dall’Opera di Santa Maria del Fiore, dall’Opera di Santa Croce e dal Museo di Orsanmichele che, in occasione della mostra, costituiranno altre tappe indispensabili per il percorso dei visitatori attraverso la storia e l’arte del primo Rinascimento a Firenze. Al catalogo, a cura di Beatrice Paolozzi Strozzi e Marc Bormand (in tre lingue: italiano e inglese edito da Mandragora Firenze, e francese edito da Éditions du Louvre e Officina Libraria), hanno contribuito molti dei più noti specialisti dell’arte del Quattrocento, italiani e stranieri, con numerosi saggi tematici e schede scientifiche di tutte le opere. La collaborazione della Fondazione Palazzo Strozzi con il Museo del Louvre, per la prima volta messa in atto in questa occasione, conferma la reputazione di eccellenza a livello internazionale di Palazzo Strozzi e delle sue mostre. L’allestimento Palazzo Strozzi: quale miglior sede espositiva per una mostra come La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460, del grandioso edificio fatto costruire a partire dal 1489 da Filippo Strozzi. L’esposizione si sviluppa in nove grandi sale del Piano Nobile, con un allestimento, dell’architetto Luigi Cupellini, caratterizzato da toni cromatici differenti: si gioca infatti su due tonalità di grigio, uno scuro, e quello più chiaro della pietra serena, che è lo stesso degli elementi architettonici del palazzo stesso (portali, peducci, scalini). Un gradino che corre sotto le opere, rievoca la “panca da via” all’esterno dei palazzi rinascimentali fiorentini. Le pareti grigio chiaro sono segnate da fasce più scure che nella prima sala hanno un andamento più frequente con riferimento all’architettura gotica toscana, mentre nelle sale centrali le fasce si rarefanno, per scomparire del tutto nelle due ultime: dalle opere di destinazione pubblica della prima metà del secolo, si entra infatti nei palazzi dei grandi mecenati. Le didascalie, grandi e leggibili, rappresentano una costante delle mostre di Palazzo Strozzi, e in questa occasione hanno il formato e l’impostazione grafica di un’epigrafe. Le didascalie per famiglie sono invece caratterizzate da una grafica scura, con illustrazioni riferite al tema della tattilità: la mostra accoglie infatti un percorso per conoscere alcuni materiali e oggetti attraverso il tatto. L’illuminazione, che si deve a tecnici che lavorano anche per il mondo teatrale, valorizza le opere, non creando ombre e permettendo un’adeguata lettura dei testi in mostra, che sono in italiano e inglese, e tradotti anche in francese, russo e cinese in appositi booklet distribuiti gratuitamente. L’ascensore è “arredato” con immagini della mostra e persino nei bagni è possibile trovare riferimenti all’esposizione, con la famosa citazione di Leon Battista Alberti sulla Cupola del Duomo di Firenze – «erta sopra e’ cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e’ popoli toscani», accompagnata da una evocativa foto di James O’mara. Dal 29 marzo al 28 luglio 2013 il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Palazzo Strozzi ospiterà la mostra Un’idea di bellezza che propone un percorso di ricerca tra le opere di otto artisti contemporanei di provenienza internazionale – Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala, Wilhelm Sasnal – per ripensare oggi l’esperienza della bellezza da diversi punti di vista: quello di ciascuno degli artisti, che entra in dialogo con la sensibilità dei visitatori attualizzando domande di carattere universale.  
   
   
SPORT, LA CARTA ETICA DELLA REGIONE TOSCANA ADESSO HA IL SUO SPAZIO SUL WEB  
 
Firenze, 25 marzo 2013 – Uno spazio sul web, ancora in fase di costruzione e sviluppo, dedicato interamente alla Carta Etica dello sport. Un punto di riferimento sul documento lanciato dalla Regione nel 2011 dove poter consultare documenti, guardare immagini e filmati e trovare tutte le notizie ed informazioni sul modo di intendere lo sport secondo i valori e principi stabiliti dalla Carta. Il sito, consultabile all’indirizzo http://www.sportetica.it/ , è stato creato dall’Ufficio Sport della Regione in collaborazione con il Csen Toscana (Centro Sportivo Educativo Nazionale), ma si avvale del contributo di altri importanti organismi che operano nel mondo dello sport: Coni, Comitato Paralimpico, Museo del Calcio, Sporthabile ed il Gruppo Toscano dell’Unione Stampa Sportiva Italiana. Attraverso il sito si potranno seguire tutti gli appuntamenti, le manifestazioni ed i progetti che hanno per tema l’etica sportiva ed il suo sviluppo, sfogliare l’archivio con tutti i documenti relativi al tema dell’etica nello sport, guardare immagini e ascoltare testimonianze video di atleti che hanno aderito al progetto. Ci si potrà anche iscrivere alla newsletter ed avere un aggiornamento continuo sul numero di enti ed associazioni sportive che hanno deciso di aderire ai valori e principi della Carta. Fino a questo momento hanno aderito 4 Comuni (Cutigliano, Prato, Fucecchio e Sesto Fiorentino), 2 Province (Lucca e Pisa), un istituto scolastico, 52 società ed associazioni sportive dilettantistiche e 9 tra Comitati regionali di federazioni sportive, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva. Ma nel frattempo sono arrivate un’altra ventina di adesioni che, dopo la necessaria valutazione, saranno presto rese pubbliche. “Siamo oramai a quasi 2 anni dal lancio della Carta – ha dichiarato l’assessore al welfare e allo sport Salvatore Allocca durante la conferenza stampa di presentazione del sito – e, a giudicare dalle adesioni e dalla diffusione all’interno del panorama sportivo toscano, si può parlare di vero e proprio successo. Un successo che testimonia la voglia e la volontà degli sportivi toscani, e soprattutto di tanti dirigenti di società dilettantistiche, di voler riportare lo sport ad una dimensione più vera e lontana da quelle esasperazioni ed esagerazioni che non hanno niente a che fare con i fondamenti della Carta. Si tratta di percorso ancora molto lungo ma i risultati che stiamo ottenendo ci riempiono di soddisfazione”. In chiusura sono stati resi noti i nomi dei 7 atleti che hanno superato la prima scrematura del Pegaso per lo sport 2013: Matteo Betti (scherma, disabile), Leonard Bundu (pugilato), Edoardo Gori (rugby), Luca Tesconi (tiro a segno), Sara Turrini (nuoto pinnato), Andrea Baldini (scherma) e la società Tau Altopascio (calcio). Nei prossimi giorni verranno resi noti i tre finalisti che si contenderanno il titolo.  
   
   
SPORT E IMMIGRAZIONE IN UN PROGETTO EUROPEO  
 
Bolzano, 25 marzo 2013 - In collaborazione con l’Ufficio sport della Provincia, il Coni altoatesino partecipa al progetto europeo Match sul valore dello sport per affrontare le problematiche connesse alll’immigrazione. Gli altri partner del progetto vengono dall´Austria, la Croazia, il Portogallo e il Regno Unito. In particolare, il progetto vuole rappresentare un valido aiuto per allenatori e dirigenti sportivi in vista di una società sempre più multiculturale. Dopo un primo incontro a Bolzano cui ha fatto seguito un questionario somministrato a varie associazioni sportive delle cinque realtà coinvolte, la settimana scorsa i responsabili del progetto si sono incontrati a Lousada in Portogallo per discutere dei risultati dei questionari e condividere alcune cosiddette best practices messe in atto dai diversi partner. In particolare, dai questionari è emerso che la partecipazione degli immigrati alle attività dei club sportivi passa attraverso il contatto con le loro famiglie e comunità locali e la conoscenza e la comprensione delle diverse realtà socio-culturali cui essi appartengono. Tutto questo richiede ai tecnici competenze interculturali e linguistiche specifiche, per tenere conto sia delle esigenze della popolazione locale sia di quelle degli immigrati. Le prossime tappe del progetto Match saranno incentrate sulla discussione delle best practices e sulla compilazione di un vademecum per chi opera nello sport associativo in una realtà multiculturale. La conferenza finale è prevista in Stiria per la metà del prossimo anno.