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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Maggio 2013
ANGELINA JOLIE: DOPPIA MASTECTOMIA PER SCONGIURARE IL RISCHIO DI TUMORE AL SENO SECONDO IL CHIRURGO PLASTICO ALBERTO CAPONE SI TRATTA DI UN INTERVENTO DRASTICO POSSIBILE SOLO A SEGUITO DI SPECIFICI TEST GENETICI  
 
Milano, 15  maggio 2013 – E’ trapelata solo  ieri la notizia che l’attrice americana Angelina Jolie, come da lei stessa rivelato in un’intervista rilasciata al New York Times, si è sottoposta a un intervento di doppia mastectomia per rimuovere totalmente entrambe le ghiandole mammarie e ridurre così drasticamente il rischio di tumore al seno. L’attrice, infatti, ha dichiarato di essere portatrice di un gene ‘difettoso’, lo stesso che ha portato la madre a morire prematuramente per un tumore alle ovaie, motivando così questa scelta estrema. “La comunità scientifica è divisa sull’opportunità di effettuare questo genere di interventi, che in ogni caso vengono riservati esclusivamente a soggetti selezionati, sulla base di test genetici che confermino l’elevata percentuale di rischio”, spiega in merito Alberto Capone, chirurgo plastico specializzato in ricostruzione mammaria post tumorale. “L’intervento di mastectomia sottocutanea, questa la definizione esatta, avviene attraverso un’incisione ridotta, grazie alla quale è possibile asportare interamente la ghiandola mammaria. Successivamente vengono impiantate delle protesi, che, naturalmente, verranno posizionate sotto il muscolo - prosegue il dottor Capone - L’effetto è del tutto naturale, come per un normale intervento di mastoplastica additiva, e le cicatrici sono ridotte”. Si tratta di un’operazione risolutiva, ma, come sottolineato, possibile in pochissimi e selezionati casi: “Nessun medico può consigliare o meno di intervenire così drasticamente, solo i test genetici possono orientare una decisione in questo senso”. Una volta rimossa la ghiandola mammaria si azzera quindi il rischio di tumore? “Con l’asportazione della ghiandola il tumore non ha la possibilità di riformarsi. Quest’ipotesi può verificarsi solo nel caso in cui la ghiandola mammaria non sia stata, erroneamente, asportata per intero”, conclude Capone.  
   
   
PRESENTATO IL PROFILO DI SALUTE DEL TRENTINO  
 
 Trento, 15 maggio 2013 - Ieri è stato presentato il "Profilo di salute" del Trentino, uno studio approfondito che mette in relazione i dati di natura sanitaria con una analisi che comprende fattori economici, sociali e culturali. I risultati sono stati commentati dall´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, da Erio Ziglio, direttore dell´ufficio europeo per gli investimenti per la salute e lo sviluppo dell´ Organizzazione mondiale della sanità, da Luciano Flor, direttore generale dell´Azienda provinciale per i servizi sanitari e dai curatori dello studio Pirous Fateh Moghadam, Laura Battisti e Laura Ferrari dell´Osservatorio per la salute del Dipartimento Lavoro e Welfare della Provincia. "La salute - ha commentato l´assessore Rossi - è un argomento che riguarda tutti, non solo chi non ce l´ha; riguarda tutta la comunità in ogni momento. Per questo l´analisi che presentiamo oggi tiene in particolare considerazione i fattori determinanti che incidono sulla salute e che comprendono le situazioni economiche, sociali e culturali delle persone. La scelta, fatta in questa legislatura, di affrontare i temi della salute e del sociale in maniera univoca, in un´ottica di integrazione, si rivela indovinata anche alla luce dei dati riportati dal profilo di salute del Trentino. Al di là dei numeri, che ci vedono comunque in un´ottima posizione rispetto a tante altre realtà europee e mondiali e al di là dei punti da presidiare con ancora maggiore convinzione, mi piace sottolineare che nell´impegno sociale e nel volontariato si individuano elementi che confermano che il nostro territorio può contare su importanti fattori di forza per affrontare il futuro con meno preoccupazioni". Ecco alcuni dati contenuti nel documento. In Trentino ogni anno muoiono circa 4500 persone. Le malattie cardiovascolari, i tumori, le malattie del sistema respiratorio, quelle del sistema nervoso e i traumatismi sono le principali cause di morte. I tassi di mortalità sono molto bassi da almeno un ventennio e si registra un allungamento dell´aspettativa di vita (7 anni in più rispetto al ´92 per gli uomini e 4 per le donne). Le quattro malattie con maggiore impatto sulla salute e sulle risorse sanitarie, malattie cardiovascolari, tumori, diabete e malattie respiratorie croniche, hanno in comune questi fattori di rischio: fumo di tabacco, sedentarietà, cattiva alimentazione e consumo di alcol. Gli interventi da mettere in atto non riguardano solo i singoli individui ma anche il contesto di vita e di lavoro. Per quanto riguarda gli stili di vita i trentini, rispetto alla media italiana, fumano di meno, fanno più attività fisica, mangiano più frutta e verdura, hanno meno problemi di peso corporeo. Sul piano sociale i punti di forza rispetto alla media italiana sono rappresentati dall´aver meno problemi sociali e più lavoro, da un reddito maggiore e distribuito in modo più equo, da una buona qualità dell´istruzione e del servizio sanitario, da un ambiente naturale che è una risorsa per la salute. "Tradizionalmente - ha aggiunto Luciano Flor - ci occupiamo molto di malattia e meno di salute. Dobbiamo darci un metodo nuovo in cui la salute non sia un argomento riservato solo al sistema sanitario ma sia fatto proprio da diversi ambiti della nostra società. La salute è infatti, come abbiamo visto, il risultato di una serie di interventi in campi diversi. E´ innanzi tutto una questione di cultura". Erio Ziglio ha sottolineato come il Trentino possa confrontarsi senza timore con i paesi europei e mondiali che vantano le situazioni migliori. "Oggi - ha detto - il settore della salute deve essere parte integrante delle politiche di sviluppo locale".  
   
   
SANITA’: SIGLATO ACCORDO REGIONE VENETO-INAIL. CURE AI LAVORATORI INFORTUNATI ANCHE NELLE STRUTTURE SANITARIE PUBBLICHE DELLA REGIONE.  
 
Venezia, 15 maggio 2013 - Il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia e il presidente nazionale dell’Inail Massimo De Felice, accompagnato dal direttore della sede regionale per il Veneto Alessandro Crisci, hanno siglato ieri a Venezia un Accordo grazie al quale sarà possibile l’erogazione di cure riabilitative integrative ai lavoratori infortunati o affetti da malattia professionale anche nelle strutture pubbliche e private accreditate con il servizio sanitario regionale, con oneri a carico dell’Inail. Sino ad ora tali prestazioni potevano essere erogate esclusivamente nei centri afferenti all’Inail. “Parliamo – ha detto Zaia – di circa 20.000 cittadini veneti, ai quali questo accordo semplificherà la vita, perché potranno trovare le cure specifiche di cui necessitano in tutte le nostre strutture sanitarie, con evidenti minori disagi. Ringrazio l’Inail per la disponibilità e la concretezza con cui ha portato avanti la definizione di questo accordo che costituisce una ulteriore qualificazione per l’offerta di servizi da parte della sanità veneta”. “In particolare – ha sottolineato da parte sua De Felice – l’intesa traduce la nuova missione istituzionale dell’Inail come Polo Salute e Sicurezza. Ciò consentirà all’Inail di completare nel modo più efficace il ciclo della presa in carico dei propri assicurati, accompagnando i lavoratori infortunati e tecnopatici lungo l’intero percorso di cura, riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo. In questo cammino, la collaborazione delle Regioni è particolarmente importante”. Per quanto riguarda le prestazioni integrative (extra Livelli Essenziali di Assistenza), a seguito dell’Accordo la Regione e l’Inail individueranno strutture pubbliche e private convenzionate con cui sarà possibile stipulare specifiche convenzioni per l’erogazione delle cure necessarie al recupero dell’integrità psicofisica dei lavoratori infortunati o affetti da malattia professionale. Tramite la stipula di ulteriori convenzioni attuative, l’intesa siglata oggi consentirà anche di attivare nuove forme di collaborazione per progetti di ricerca e di formazione in ambito protesico, di riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo e per iniziative di promozione della pratica sportiva per persone disabili.  
   
   
SANITÀ, FIRMATO PROTOCOLLO GENERALE REGIONE UMBRIA-UNIVERSITÀ  
 
Perugia, 15 maggio 2013 - Dare ai cittadini umbri più sanità di qualità, grazie ad un sistema sanitario più integrato e con un rapporto tra Regione ed Università innovativo e basato sulla reciproca assunzione di responsabilità. È questo l´obiettivo strategico che intende raggiungere il Protocollo generale d´intesa tra Regione Umbria ed Università degli Studi di Perugia, in materia di servizio sanitario, sottoscritto ieri mattina a Perugia, dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini, e dal Rettore dell´Ateneo umbro, Francesco Bistoni. Alla sottoscrizione del Protocollo erano presenti, tra gli altri, l´assessore regionale alla sanità, Franco Tomassoni, il direttore regionale alla sanità, Emilio Duca, i sindaci di Perugia e Terni, Wladimiro Boccali e Leopoldo Di Girolamo, i direttori generali delle Aziende ospedaliere di Perugia e Terni, Walter Orlandi e Andrea Casciari, il preside della Facoltà di Medicina, Luciano Binaglia. "Con la firma della nuova ´Convenzione´ - ha affermato la presidente Marini - si avvia una fase nuova e di radicali cambiamenti sia del modello organizzativo e gestionale del sistema sanitario regionale, sia dei rapporti tra Regione ed Università degli Studi. Ciò che intendiamo realizzare, anche in coerenza con la riforma della sanità in Umbria varata dal Consiglio regionale, è un modello innovativo ed originale del sistema sanitario, che dovrà essere sempre più integrato e sinergico, che metta in rete i due poli sanitari di eccellenza, quelli di Perugia e Terni, con il resto della rete sanitaria ospedaliera e del territorio. Ciò consentirà di dare all´offerta sanitaria umbra, già oggi riconosciuta di qualità a livello nazionale, una maggiore qualificazione ed al tempo stesso effettuare il necessario contenimento della spesa, essendo le risorse statali per la sanità oggetto di drastiche diminuzioni da alcuni anni". Per la presidente Marini, un ruolo altrettanto innovativo e di maggiore importanza dovranno rivestirlo "le fondamentali attività di ricerca scientifica, a partire da quella dei centri per la ricerca che entrano a pieno titolo nell´ambito della nuova Convenzione. Così come saranno valorizzate le professionalità mediche, sia ospedaliere sia universitarie e si punta, inoltre, al potenziamento dell´attività formativa di tutto il personale sanitario". Per il rettore Bistoni "quella che firmiamo oggi non è la ´solita´ Convenzione, bensì un nuovo atto fondativo per la realizzazione in Umbria di un nuovo assetto assistenziale che vede l´Università degli studi assumere a pieno titolo un ruolo primario. Dunque, un atto non banale che prende in considerazione i grandi cambiamenti della medicina e della ricerca scientifica in campo medico". Molto significativa per il rettore Bistoni "la volontà di realizzare un sistema integrato e sinergico tra le Aziende Ospedaliere Universitarie di Perugia e Terni. C´è quindi, alla base del protocollo, una nuova mentalità che guarda verso un moderno sistema assistenziale più competitivo grazie al quale poter dare all´Umbria ed agli umbri risposte di sempre più elevata qualità alla loro domanda di salute. Di vera e propria "svolta" ha parlato l´assessore regionale alla sanità, Franco Tomassoni, per il quale "da oggi prende corpo finalmente un sistema sanitario che vuole trovare valore aggiunto grazie ad un nuovo e più forte rapporto tra la Regione e l´Università, che possa realizzare più integrazione tra le due aziende ospedaliere di Perugia e terni e tutta la medicina del territorio. Un modello che abbiamo fortemente voluto, che abbiamo condiviso con il Ministero della Salute che guarda con grande interesse ed attenzione a questa nostra esperienza". La scheda. La costituzione delle due Aziende ospedaliero-universitarie di Perugia e Terni, con la riorganizzazione in Dipartimenti interaziendali e la razionalizzazione delle Strutture complesse, lo sviluppo della rete formativa per le specialità mediche e le professioni sanitarie. Sono i quattro punti cardine del protocollo generale siglato oggi tra Regione Umbria e Università degli studi di Perugia che, in 26 articoli, "disciplina la costituzione, l´attivazione, l´organizzazione e il funzionamento dell´Azienda ospedaliero-universitaria di Perugia e dell´Azienda ospedaliero-universitaria di Terni e i rapporti tra l´Università e la Regione in materia di attività integrate di didattica, ricerca ed assistenza svolte nell´ambito del Servizio Sanitario Regionale, nel rispetto dell´autonomia delle strutture competenti e negli interessi comuni della tutela della salute della collettività, della formazione di eccellenza e dello sviluppo della ricerca biomedica e sanitaria". La Regione e l´Università, tra i principi generali, si impegnano tra l´altro ad "operare per giungere a modelli di strutture ed attività sanitarie funzionali a realizzare un´efficace e sinergica interazione delle attività assistenziali con le funzioni istituzionali dell´Università". In base al protocollo (art. 2), in attuazione della legge regionale 18/2012 di riordino del servizio sanitario regionale, le Aziende ospedaliero-universitarie saranno costituite in seguito alla sottoscrizione di protocolli attuativi che dovrà avvenire entro sessanta giorni, sentite le organizzazioni sindacali, e con successivo decreto del Presidente della Giunta regionale. (agenzia umbria notizie) Il protocollo regola, inoltre, l´assetto organizzativo, la programmazione, la gestione economico-finanziaria e patrimoniale delle Aziende ospedaliero-universitarie e le modalità con cui l´Università e la Regione concorrono al finanziamento delle attività svolte nelle Aziende ospedaliero-universitarie e nella rete formativa sanitaria. Nell´organizzazione interna delle due Aziende (art.16) viene adottato il modello dipartimentale, in quanto "strumento utile ad assicurare l´esercizio integrato ed inscindibile delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca". Dai 21 attuali(12 presso l´Azienda ospedaliera di Perugia e 9 in quella di Terni), si giungerà a dodici Dipartimenti ad attività integrata, di cui dieci interaziendali e due Dea (Dipartimento di emergenza-urgenza). Una razionalizzazione interesserà le Strutture complesse operanti all´interno dei singoli Dipartimenti (art.17), con la riorganizzazione dalle attuali 94 ad 81. Nel protocollo, che dedica due specifici Capi (il Iii e il Iv) al personale e ai beni patrimoniali, occupa grande rilievo l´attività e la rete formativa. Si stabilisce, infatti, che "l´integrazione fra attività didattico-scientifica e assistenziale ricomprende i Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria, i Corsi delle Lauree delle professioni sanitarie, le Scuole di Specializzazione di area sanitaria e i corsi di aggiornamento professionale (master, stage, corsi di perfezionamento)" e che "la collaborazione tra Regione ed Università, oltre che in riferimento alle esigenze relative ai corsi di studio universitari, concernerà anche altre attività formative previste dal Piano Sanitario Regionale e da altri provvedimenti di programmazione regionale disciplinati da appositi accordi, eventualmente con l´apporto di altri Dipartimenti per quanto non possa essere assicurato dalla struttura universitaria di coordinamento". In particolare, Regione e Università si impegnano (art. 5) "a promuovere lo sviluppo della rete formativa funzionale alle scuole di specializzazione e ai corsi di laurea per le professioni sanitarie, in relazione al potenziale formativo della struttura universitaria di coordinamento e secondo i criteri di accreditamento definiti dal Ministero dell´Istruzione, dell´Università e della ricerca", con il coinvolgimento di tutte le strutture ospedaliere e sanitarie regionali.  
   
   
SANITA’ IN VENETO: REGIONE INCONTRA SINDACATI SU RICADUTE OCCUPAZIONALI SPENDING REVIEW. ISTITUITO TAVOLO PERMANENTE DI CONFRONTO ALLARGATO A ORGANIZZAZIONI DATORIALI.  
 
Venezia, 15 maggio 2013 - Sarà un Tavolo di Confronto permanente composto dalla Regione del Veneto, dai sindacati e dai rappresentanti delle imprese di settore ad affrontare la complessa problematica della ricaduta occupazionale dell’applicazione in Veneto delle normative nazionali dettate dalla spending review nella sanità, con particolare riguardo ai settori di fornitura di servizi, come pulizie, ristorazione, trasporto, ma con attenzione rivolta al panorama complessivo pubblico e a quello delle strutture sanitarie private accreditate. E’ questa le decisione condivisa oggi, al termine di un incontro tra la Regione del Veneto, presenti gli assessori Luca Coletto (sanità) e Elena Donazzan (lavoro) e il segretario regionale per la sanità Domenico Mantoan, ed i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Il tavolo avrà cadenza orientativamente mensile. La prima convocazione avverrà a brevissimo e la data potrebbe essere fissata già oggi. I sindacati hanno consegnato agli assessori un loro documento indicante criticità e situazioni da affrontare prioritariamente. “Siamo i primi ad essere consapevoli – hanno detto Coletto e Donazzan – che la situazione è difficile, ma la Regione è pronta a confrontarsi a 360°, cercando ovunque possibile di agevolare soluzioni positive”. Da parte sua, l’assessore Donazzan ha tenuto a sottolineare l’importanza che “a questo tavolo siedano anche le parti datoriali, perché uno dei fronti su cui dovremo lavorare sarà sicuramente quello dei contratti di solidarietà. Non c’è tempo da perdere – ha aggiunto – e non ne perderemo”. Coletto ha illustrato ai presenti la situazione finanziaria relativa al settore sanitario, ricordando che “praticamente da due anni continuiamo a subire tagli orizzontali del Governo nazionale che, per il Veneto, significheranno minori risorse per oltre un miliardo da qui al 2015”.  
   
   
CODICE ROSA, ALTRE 5 AZIENDE ENTRANO NEL PROGETTO REGIONALE DELLA TOSCANA  
 
Firenze, 15 maggio 2013 – Altre 5 aziende entrano nel progetto regionale del Codice Rosa, portando così a 10 il numero di aziende sanitarie toscane che applicano il protocollo di tutela delle vittime di violenze e maltrattamenti. Entro il 2014, il progetto del Codice Rosa dovrebbe coprire tutto il territorio toscano. Le nuove aziende, che hanno aderito al progetto dall’inizio del 2013, sono la 5 di Pisa, la 6 di Livorno, la 11 di Empoli, l’azienda ospedaliero universitaria di Careggi e quella del Meyer. Vanno ad aggiungersi alla 9 di Grosseto, capofila regionale, che ha avviato il progetto già dal 2010, la 2 di Lucca, la 4 di Prato, la 8 di Arezzo e la 12 di Viareggio, che sono partite dal 1° gennaio 2012. L’estensione del Codice Rosa ad altre 5 aziende è stata approvata stamani dalla giunta, con una delibera proposta dall’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni. “Nelle aziende in cui viene applicato – osserva il presidente Enrico Rossi – il Codice Rosa sta dando buoni risultati, contribuendo a portare alla luce casi di violenza che altrimenti resterebbero sommersi, a tutelare le vittime, a perseguire i responsabili. Con la delibera di oggi, le aziende che aderiscono al progetto salgono a dieci, entro il 2014 il Codice Rosa sarà in funzione in tutte le aziende toscane”. “La forza del progetto del Codice Rosa – dichiara l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni – è il lavoro di squadra: mettere in rete tante competenze diverse, medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, magistratura, forze dell’ordine, associazioni, centri antiviolenza, per fare un’azione coordinata a sostegno delle fasce deboli, e nello stesso tempo perseguire gli autori dei reati. L’ingresso delle nuove aziende – sottolinea ancora l’assessore – conferma la volontà di procedere alla graduale e progressiva estensione del progetto su tutto il territorio regionale”. Nel 2012, nelle 5 aziende in cui il Codice Rosa era in funzione, sono stati trattati 1.455 casi di maltrattamenti e abusi su adulti e minori: 250 a Lucca, 338 a Prato, 241 ad Arezzo, 466 a Grosseto e 160 a Viareggio. Il dato, pur se rappresentativo di sole 5 aziende, è, in tutta la sua drammaticità, rilevante e ci permette di avvicinarci alla comprensione della vera dimensione del fenomeno. È la punta dell’iceberg, che percepiamo molto grande ma di cui ignoriamo le reali dimensioni, perché le vittime hanno paura e non parlano, anche se nascondono il grande desiderio che qualcuno chieda loro cosa è successo veramente, cosa si nasconde dietro a quella che è stata dichiarata una caduta accidentale in bagno o l’urto contro uno sportello della cucina. Sul totale dei dati rilevati riferito agli adulti, 1.248 sono casi di maltrattamento, 44 di abuso sessuale e 22 di stalking. È necessario ricordare che il progetto non è rivolto solo alle donne, ma anche ai bambini, agli immigrati, alle vittime di atti omofobici, agli anziani. Questi ultimi rappresentano una categoria tra le più deboli, nei confronti della quale è più difficile proporre interventi che, se pur motivati dall’esigenza di tutela, richiedono in molti casi l’allontanamento della vittima, provocando il suo distacco dal nucleo familiare, unica fonte di collegamento affettivo, anche se problematico, oltre che indispensabile fonte di accudimento e sostentamento. Altra fascia debole, i bambini: i dati delle 5 aziende del 2012 fanno emergere 113 casi di maltrattamento e 28 casi di abuso sessuale su minori. Per contrastare questo fenomeno, sono attivi da tempo nell’azienda ospedaliero universitaria Meyer l’Osservatorio per i diritti del bambino in ospedale e il Gruppo sull’abuso all’infanzia e all’adolescenza, G.a.i.a., creato per aiutare i minori vittime di abusi e maltrattamenti che giungono all’osservazione clinica. L’adesione dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi permette inoltre di coinvolgere due grandi strutture di pronto soccorso, come quelle di Careggi e del Cto, e assicura la collaborazione del Centro di riferimento regionale violenza e abuso sessuale su adulti e minori, del Dipartimento assistenziale integrato materno infantile.  
   
   
SANITÀ IN SARDEGNA: POLICLINICO, CONSEGNA LAVORI BLOCCO "Q" ENTRO MAGGIO; BLOCCO "R", CIPE SBLOCCA I FONDI, VIA LIBERA A BANDO AOU  
 
Cagliari, 15 maggio 2013 - Procede l´iter per il trasferimento di alcuni reparti dalla clinica Macciotta (in particolare quello di Terapia intensiva neonatale) al Blocco Q del Policlinico di Monserrato. Sopralluogo De Francisci. Nei giorni scorsi l’assessore regionale della Sanità Simona De Francisci ha fatto un nuovo sopralluogo e l’impresa ha assicurato che consegnerà i lavori entro maggio. Subito dopo, saranno avviati i necessari collaudi, considerato che la struttura ospiterà piccoli pazienti. Al momento dunque, è prematuro parlare di date certe per il trasferimento, perché è prioritario garantire che tutte le fasi siano eseguite con la massima sicurezza. Il Blocco "R". Buone notizie intanto per un altro blocco da realizzare sempre nel complesso di Monserrato. Il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) con la delibera n. 78/2011 ha assegnato all´Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari i fondi per la realizzazione nel campus di Monserrato di un nuovo Blocco, che sarà chiamato "R", che dovrà aggiungersi al Q e agli altri già esistenti. Per acquisire le idee progettuali migliori, d’intesa con l´Università di Cagliari proprietaria delle aree, è stato deciso di bandire un concorso di idee, procedura prevista dall´articolo108 del Codice degli appalti. Con una deliberazione dell´8 maggio scorso, è stato approvato il bando che sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale nei prossimi giorni. Filigheddu. "Il concorso - spiega il direttore generale dell´Aou, Ennio Filigheddu - è finalizzato all’acquisizione di una pluralità di proposte da comparare per individuare quella maggiormente adeguata e in grado di soddisfare le esigenze dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, per la realizzazione di un nuovo complesso ospedaliero che dovrà accogliere le strutture universitarie ancora ospitate in diverse strutture cittadine, come ad esempio Urologia e Ortopedia. La proposta ideativa dovrà riferirsi a un importo totale massimo di 30 milioni di euro, in un unico lotto".  
   
   
NEL 2050 L’ASSISTENZA AGLI ANZIANI ASSORBIRÀ I 2/3 DEL BUDGET DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE IN ITALIA GLI OVER 65 SONO UN QUINTO DELLA POPOLAZIONE. DI QUESTI, QUASI IL 40 PER CENTO È AFFETTO DA ALMENO UNA MALATTIA CRONICA. SONO 540 MILA LE GIORNATE DI DEGENZA OGNI ANNO NEI REPARTI DI GERIATRIA, CON UN COSTO MEDIO GIORNALIERO DI 254,89 EURO. I DATI DELLA RICERCA DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO-BICOCCA.  
 
Milano, 15  maggio 2013 – In Italia il 37,5 per cento dei ricoveri prodotti dalle geriatrie afferisce a patologie croniche, con una tendenza a livello nazionale in aumento nel triennio 2009-2011. Questo equivale a 540 mila giornate di degenza ordinaria per erogare le quali occorrono circa 1.480 posti letto, con un utilizzo di risorse economiche di oltre 137 milioni di euro. Meno del 2 per cento dei dimessi dai reparti di geriatria con patologie croniche accede alla ospedalizzazione domiciliare. Questi dati sono stati presentati questa mattina all’Università di Milano-bicocca nel corso del convegno “Quali possibili cure per gli anziani in un mondo che invecchia e che non ha risorse” promosso dal Criet, Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio nell’ambito del ciclo Criet incontra 2013. I dati provengono dalla ricerca “L’incidenza delle cronicità nelle geriatrie italiane. Possibili risparmi per la spesa sanitaria” condotta da Gianluca Merchich e Mariangela Zenga, entrambi ricercatori di economia dell’Università di Milano-bicocca. Nel 2011 la composizione dei ricoveri tra gli anziani per tipo di malattia cronica è stata la seguente: cardiovasculopatie con 21.536 ricoveri, broncopneumopatie con 13.256 ricevoveri, dislipidemie con 6.555 ricoveri, epato-enteropatie con 4.201 ricoveri, insufficienza renale cronica con 3.865 ricoveri, esofago-gastro-duodenopatie con 1.470 ricoveri, diabete con 1.409 ricoveri, neoplasie con 483 ricoveri, neuropatie e Hiv positività e Aids conclamato rispettivamente con 19 e 3 ricoveri. Per quanto riguarda in generale i ricoveri, a livello nazionale, nel periodo 2009-2011 la crescita nelle geriatrie è stata contenuta, attestandosi intorno all’1 per cento. Molto più significativa la crescita dei ricoveri, sempre negli stessi reparti, per malattie croniche +15 per cento. A livello nazionale, i ricoveri “a rischio di non appropriatezza” afferenti a patologie croniche sono passati dal 23,73 per cento del 2009 al 18,67 per cento del 2011. Tra le regioni spicca il dato della Puglia che nel 2011 ha fatto registrare 29,46 per cento di ricoveri “a rischio di non appropriatezza” seguita dalla Campania con il 25,52 per cento e dalla Basilicata con il 25,06 per cento. La degenza media nei reparti di geriatria si attesta in Italia a 10,24 giorni nel 2011 (in discesa rispetto a una media di 10,49 giorni nel 2009). La regione con la media di giorni di degenza più alta è la Valle d’Aosta con 20,81 giorni nel 2011, mentre quella con la media di giorni di degenza più bassa è la Sardegna con 8,27 giorni. Il costo medio lordo per una giornata di degenza si attesta a livello nazionale a 254,89 euro, con punte che arrivano a 299,94 euro in Sicilia, 284,95 euro in Sardegna e 277,95 euro in Liguria. All’ultimo posto il Friuli Venezia Giulia con 173,64 euro. Secondo le stime più recenti, tra l’altro, la spesa nel 2050 per l’assistenza agli anziani potrebbe assorbire i 2/3 del budget del Servizio Sanitario Nazionale. La ricerca presentata fornisce inoltre una stima delle risorse economiche che potrebbero essere destinate alla assistenza territoriale e alla sua implementazione, garantendo una presa in carico del paziente cronico appropriata, dati che assumono grande importanza se si tiene conto del contenimento della spesa sanitaria imposto dall’attuale crisi economica e della riorganizzazione della rete ospedaliera prevista della legge 135/2012 e già in atto. Durante il convegno inoltre è stata resa pubblica la convenzione tra l’Università di Milano-bicocca e Confcooperative. La convenzione, promossa dal professor Marco Baldoni del dipartimento di Chirurgia e Medicina Interdisciplinare e dal professor Angelo Di Gregorio del dipartimento di Scienze Economico-aziendali e Diritto per l´Economia, è finalizzata allo sviluppo congiunto di attività di ricerca, consulenza, formazione e collaborazione per la partecipazione a bandi di finanziamento nazionali e internazionali. Scarica la ricerca in pdf “L’incidenza delle cronicità nelle geriatrie italiane. Possibili risparmi per la spesa sanitaria”.  
   
   
GENOVA: GALLIERA E SAMPDORIA UNITI CONTRO IL FUMO  
 
Genova, 15 maggio 2013 – Oggi alle ore 15, nell´ambito dell´iniziativa “Grazie non fumo”, promossa dall´Ospedale Galliera, una delegazione di alunni delle scuole medie incontrerà i giocatori della Sampdoria presso il campo Gloriano Mugnaini di Bogliasco. In occasione dell´evento, gli alunni avranno l´opportunità di incontrare i calciatori, che da sempre hanno sostenuto e collaborato all´iniziativa dell´ospedale insieme ad altre società sportive. Il ciclo di incontri – che ha coinvolto dal 2002 oltre 17.000 ragazzi - si sono svolti presso l´Aula Magna del Galliera. Principale obiettivo del progetto“Grazie non fumo” è quello di sensibilizzare i giovani sui rischi derivanti dall´uso di tabacco.  
   
   
IL VOLONTARIATOALL’INTERNODELLE ISTITUZIONI I DONATORI DI SANGUE DELLA FIDAS VALLE D’AOSTA RINNOVANO IL GEMELLAGGIO CON LA FIDAS BASILICATA POTENZA 29 E MATERA 30MAGGIO 2013  
 
Aosta, 15 maggio 2013 - Mercoledì 29 maggio 2013 alle ore 10:30 presso la Sala del Consiglio Provinciale di Potenza i donatori di sangue della Fidas Valle d’Aosta rinnoveranno il vincolo di gemellaggio con l’associazione donatori di sangue Fidas della Polizia di Stato di Potenza. Cerimonia dal grandissimo valore civico e solidaristico che fa seguito alla cerimonia di istituzione del gemellaggio svoltasi ad Aosta il 26 marzo 2011 presso la Saletta dell’Hotel des Etats del Comune di Aosta alla presenza di autorità, associazioni e donatori disangue della Valle d’Aosta. Un appuntamento che rinsalda un’amicizia e un forte impegno disolidarietà tra due realtà lontane geograficamente, ma vicine nel sostenere e promuovere la diffusione della cultura del dono del sangue, di tutti i suoi componenti e della donazione allogenica del sangue cordonale. La delegazione valdostana è formata da Mele Rosario presidente Fidas Valle d’Aosta, Severino Cubeddu presidente della federata “ San Michele Arcangelo”, Valerio Lancerotto Delegato Nazionale per la Fidas Valle d’Aosta e da Giuseppe Spadaro, presidente sezione Fidas S. Christophe –Pollein (Vda) e responsabile comunicazione Fidas Vda. I rappresentanti dei donatori valdostani, incontreranno istituzioni e donatori durante l’incontro che avrà come tema: “ Il Volontariato all’interno delle Istituzioni”. Moderatrice sarà Carmen Lasorella, giornalista Rai,seguiranno poi isaluti di Salvatore Digirolamo, presidente Fidas Polizia di Stato di Potenza, e di Piero Lacorazza Presidente della Provincia di Potenza. Interverranno: Antonio Bronzino, Vicepresidente nazionale Fidas, Rosario Mele, presidente regionale Fidas Valle d’Aosta, Lancerotto Valerio Delegato Fidas per la Valle d’Aosta, Severino Cubeddu, presidente della Federata San Michele Arcangelo Fidas Valle d’Aosta, Dr. Romolo Panico, Questore di Potenza, Gen. B. Vincenzo Procacci, Comandante Regionale Carabinieri, Gen. Valerio Zago, Comandante Regionale Guardia di Finanza, Salvatore Accardo Fidas Potenza, chiuderà i lavori il Dr. Antonionunziante, Prefetto di Potenza. Seguirà poi la presentazione della tradizionale festa in onore di S. Gerardo e la Sfilata dei Turchi, illustrata dal Sindaco di Potenza Vito Santarsiero. Durante la celebrazione del gemellaggio sarà esposta la bandiera della Valle d’Aosta e il labaro dei donatori Fidas della nostra regione. Valerio Lancerotto darà lettura delmessaggio disaluto del Presidente della Regione Autonoma della Valle d’Aosta dott. Augusto Rollandin, mentre Severino Cubeddu leggerà ilsaluto delsignor Questore di Aosta dott. Maurizio Celia. Alla fine dell’ incontro il presidente della Fidas Basilicata Paolo Ettorre e il presidente della Fidas Polizia di Stato di Potenza Salvatore Di Girolamo omaggeranno la delegazione Fidas valdostana con una statua lignea raffigurante San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato. Dal canto loro, irappresentanti dei donatori disangue della Fidas Valle d’Aosta faranno dono alla Fidas Polizia di Stato di Potenza di una targa ricordo del rinnovato “vincolo di sangue” e consegneranno in regalo a tutte le autorità presenti oggetti artigianali tipici acquistati presso l’Ivat, volumi fotografici della Valle d’Aosta offerti dal Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta. A tal proposito i donatori di sangue della Fidas regionale ringraziano il presidente della Sezione Fidas diQuart Antonio Delfino per aver offerto 5 tatà da regalare agli amici donatori della Fidas Basilicata. Giovedì 30 maggio 2013 la delegazione valdostana, accompagnata dai rappresentanti regionali Fidas, visiterà Castelmezzano e le Piccole Dolomiti Lucane. Alle ore 11 incontrerà per un saluto il Sig. Questore di Matera Dr. Pasquale Errico e il Direttivo Fidas Basilicata e Fidas Polizia di Stato di Matera. Alle ore 15 incontrerà i donatori e i rappresentanti della Sezione Fidas di Matera e seguirà poi la visita alla Città dei Sassi. Alle ore 19 visita al presepe monumentale di Grassano del M° Franco Artese . Concludendo Rosario Mele, presidente dei donatori Fidas della Valle d’Aosta, afferma: “Il gemellaggio con i donatori disangue Fidas della Basilicata rappresenta un autentico momento di solidarietà e di festa, ricco di avvenimenti e di relazioni con rappresentanti delle Istituzioni e del mondo del volontariato lucano che esalta ilruolo e il gesto di tutti i donatori disangue e di quanti con impegno e dedizione vivono le Istituzioni con attaccamento e serietà, ma con altrettanta passione civica sono impegnati in attività di prossimità”.  
   
   
LE CORBUSIER: OPERE SU CARTA DA UNA COLLEZIONE PRIVATA CISANO DI SAN FELICE DEL BENACO DAL 29 GIUGNO 2013 AL 25 AGOSTO 2013  
 
 Cisano di San Felice del Benaco, 15 maggio 2013 - Le suggestive stanze settecentesche di Palazzo Cominelli accoglieranno un percorso volto alla scoperta di un aspetto meno noto del grande intellettuale. L’esposizione si compone di oltre trenta opere su carta, esposte per la prima volta in Italia, realizzate tra gli anni Venti e la metà degli anni Sessanta. L’obiettivo è svelare un ulteriore aspetto dell’opera di Le Corbusier, l’attività pittorica, che fu parte fondamentale per la sua attività di architetto, urbanista e teorico. Alcuni iscrivibili in un’area cubista, altri riconducibili alle frequentazioni parigine di Le Corbusier ed altri ancora, per tematiche e per sapore, accostabili alle opere dei maestri surrealisti, questi lavori offrono uno spaccato inedito sul percorso, sulla produzione e sull’impegno di uno dei grandi protagonisti del secolo scorso. Proposte negli spazi della Fondazione Cominelli, con un allestimento curato da Rosanna Padrini Dolcini e da Federico Sardella teso a valorizzare l’unicità dei singoli pezzi, queste opere giungono al pubblico come fossero uno sguardo sulla vita privata dell’artista, esclusive e inedite, in bilico tra pubblico e familiare, tra ufficiale e segreto. Le Corbusier nasce prima come pittore, approdando solo successivamente all’architettura. Si forma in modo non convenzionale, sottraendosi alle scuole tradizionali, e plasmandosi in modo del tutto personale mosso dall’interesse per l’arte in tutte le sue declinazioni. Le carte in mostra gettano luce sul suo processo creativo, sono intrise di una spontaneità e una libertà in cui è possibile intravedere alcune delle grandi intuizioni formali e costruttive delle sue opere architettoniche più conosciute. Spesso sono opere di piccole dimensioni, le tecniche vanno dagli inchiostri, alle matite all’acquarello al collage. Queste carte, si trasformano in un diario intimo. Le Corbusier usa il disegno per raccontare la vita di ogni giorno, il suo mondo privato, le sue passioni e i suoi interessi: la natura, le donne, gli oggetti di uso quotidiano e i suoi viaggi. La pittura diviene una sorta di rifugio dalla frenesia della sua attività ufficiale e la coltiverà costantemente per tutta la vita. Nella seconda metà degli anni Quaranta l’opera pittorica di Le Corbusier vedrà un cambiamento radicale, abbandonando lo studio del segno e della forma per identificarsi in una soluzione del tutto personale, attraverso un immaginario di figure che diventerà sempre più riconoscibile e individuabile, tanto da dare vita ad un vero e proprio stile. Disegni di “mani” e “tori” sono ricorrenti in questo periodo ed entrambi sono fortemente carichi di antichi valori simbolici riconducibili ad un passato collettivo ancestrale. Le Corbusier, si mostra come un artista eclettico, in grado di affrontare con la stessa determinazione e competenza, sia l’architettura che l’arte pittorica. Le Corbusier Opere su carta da una collezione privata Fondazione Cominelli, via Padre F. Santabona, 9, Cisano di San Felice del Benaco (Bs). Tutte le opere esposte sono gentilmente concesse dalla Locher Modern Art Gmbh di Zurigo e attestate da Naïma e Jean-paul Jornod, autori del Catalogue raisonné de l’oeuvre peint di Le Corbusier.  
   
   
PAVIA: IL MONDO DI SANDRO GRECO: MOSTRA DEL PITTORE SANDRO GRECO, AL COLLEGIO CAIROLI, DAL 18 MAGGIO AL 2 GIUGNO.  
 
Pavia, 15 maggio 2013 - Sabato 18 maggio 2013, alle ore 18,00 al Collegio Fratelli Cairoli, si inaugura, nella Sala delle mostre l’esposizione “Il mondo di Sandro Greco”, dedicata all’artista salentino. Come scrive Emanuele Vicini nel catalogo della mostra “ Il percorso artistico di Sandro Greco, nella sua ricchezza e varietà, può essere letto come una sorta di libero e personale cammino tra alcuni dei più significativi fenomeni del Xx secolo: dalla ricerca di temi nuovi e fonti di ispirazione originali per l’arte, alla ridefinizione della figura dell’artista e del suo ruolo sociale; dalla sperimentazione tecnica e formale più coraggiosa, al recupero delle suggestioni avanguardistiche che sfociano nelle esperienze concettuali.” La mostra rimarrà aperta dal 18 maggio al 2 giugno 2013, tutti i giorni dalle ore 17,00 alle 19,30 (escluso i festivi).