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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Novembre 2010
ERRORI IN SANITÀ, REGIONE LOMBARDIA PUNTA AD AZZERARLI  
 
Milano 30 novembre 2010 - Ridurre, fino ad arrivare a zero, gli errori in sanità è possibile. Ne sono convinti il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni e gli assessori alla Sanità, Luciano Bresciani e alla Protezione civile, Polizia locale e Sicurezza, Romano La Russa, che lo hanno ribadito intervenendo, a Palazzo Cusani, al convegno "Rischio clinico e colpa medica: mistificazione e realtà", organizzato dall´Associazione Ippocrate. Fra gli altri, sono intervenuti anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, quello della Commissione Sanità al Senato, Antonio Tommasini e il direttore generale dell´assessorato regionale alla Sanità, Carlo Lucchina. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha fatto pervenire un proprio videomessaggio. Innovazione - Quello degli errori in campo sanitario è un tema piuttosto scottante e spesso alla ribalta delle cronache. Per questo Regione Lombardia ha deciso di fare da apripista nell´offerta di servizi articolati e nella ricerca di soluzioni sempre più qualificate. "In quest´ottica - ha detto Formigoni - la valorizzazione del sistema sanitario e l´attenzione al tema del rischio si sono configurati come uno dei principali fattori di innovazione su cui la Regione si è impegnata a fondo. Da tempo abbiamo scelto di riservare particolare attenzione al rapporto struttura-paziente, inquadrando ogni percorso sanitario in una prospettiva di sviluppo del rispetto della persona, di attenzione alle valutazioni e ai suggerimenti degli operatori e di fidelizzazione degli assistiti. Partendo dall´assioma che la sicurezza del paziente è garantita dalla riduzione degli errori (prevenzione) e dal contenimento degli effetti di quelli che comunque si verificano (protezione), abbiamo promosso politiche di risk management a partire dalla qualificata preparazione dei medici e degli infermieri, realizzata in modo strutturato e costante. "Troppo spesso si fa di tutta l´erba un fascio - ha rimarcato La Russa - facendo cadere tutta la responsabilità sui medici. Ma questo è sbagliato. Vorrà pur dire qualcosa se il 70-80% dei ricorsi presentati finiscono in nulla". 1999-2009: Dieci Anni Di Raccolta Dati - In questa prospettiva la linea lungo la quale si è mossa Regione Lombardia, ricordata da Formigoni e Bresciani, è stata quella di creare un grosso database dei sinistri come momento conoscitivo importante da cui partire per la definizione di interventi operativi ad ampio raggio. Ne è scaturito un censimento in tutte le Asl lombarde (un unicum in Italia) che ha poi dato il via a un confronto costruttivo con il mercato assicurativo, finalizzato alla definizione di strategie condivise per il contenimento del rischio. "Abbiamo raccolto eventi sentinella - ha spiegato Bresciani - che sono stati analizzati - e continueranno ad esserlo - così da correggerci e migliorarci". Il Risk Management - Dal 2005 in tutte le strutture sanitarie regionali sono operative attività di risk management coordinate da un risk manager supportato da adeguati organi di gestione del rischio che provvedono a definire i piani operativi delle attività di prevenzione dei rischi, assicurando l´aggiornamento del monitoraggio dei sinistri. Tutto questo garantisce agli utenti la qualità dei servizi e una speciale attenzione nella prevenzione degli errori. "Se si sono seguite le procedure e il risultato non è quello previsto - ha detto Bresciani - significa che bisogna migliorare i protocolli, diverso è se le procedure non sono state seguite in modo corretto" L´obiettivo Ambizioso - "Zero errori in sanità - ha detto ancora Formigoni - è quindi il traguardo che ci proponiamo di raggiungere consapevoli tuttavia che in Lombardia i casi di errore sono già circoscritti in modo più che soddisfacente con un´incidenza notevolmente inferiore rispetto a quella delle altre Regioni. Stiamo attuando un sistema di controlli rigorosi per assicurare la bontà del servizio offerto: già con il 2009 è stata raggiunta una soglia di controlli pari al 10% delle prestazioni erogate sui ricoveri e al 3,5% sulla specialistica, e per il 2010 si sono confermati e consolidati i metodi e le quantità svolte (la normativa nazionale fissa al 2% tale soglia). Il Mediatore Negli Ospedali - Formigoni ha poi confermato l´intenzione di Regione Lombardia di affinare ulteriormente gli strumenti di misurazione e conoscenza dei processi che si svolgono all´interno degli ospedali con l´unico obiettivo di garantire la massima attenzione cura al paziente. "Nel corso del 2010 - ha spiegato Formigoni - Regione Lombardia ha reso obbligatoria in ogni Azienda Ospedaliera e Irccs l´istituzione di una figura chiamata di ´mediazione trasformativa´". Si tratta di un professionista, adeguatamente formato attraverso corsi di formazione da 160 ore, che ha il compito di dare ascolto a tutte le istanze di quei pazienti che ritengono di aver subito un danno all´interno della struttura sanitaria. Entro il 15 dicembre ogni Azienda sarà dotata di due mediatori, e nel 2011 è prevista l´introduzione di questa figura anche in tutte le Asl lombarde. "Si tratta di un ruolo chiave - ha sottolineato il presidente - in grado di accompagnare il paziente in un percorso di comprensione e di corretta ricostruzione delle responsabilità dell´accaduto. La sua funzione rappresenta un momento importante di fidelizzazione nel rapporto tra cittadino e luogo di cura, e nasce come ulteriore segno concreto". L´unione Fa La Forza - Come non ricordare allora il giuramento di Ippocrate in base al quale ogni medico deve agire in scienza e coscienza e dunque e la responsabilità individuale di ogni medico per spronare chi esercita questa professione a non agire mai da solo, o peggio ancora, a sentirsi lasciato solo? "Ogni professionista - ha concluso Formigoni - fa parte di un sistema. E questo sistema è stato pensato e voluto proprio perché ciascuno possa dare il meglio di sé".  
   
   
SANITÀ, LOMBARDIA: VERSO RICETTA ELETTRONICA  
 
Milano, 30 novembre 2010 - Semplificazione e risparmio di tempo sia per i cittadini che per gli operatori sanitari: è questa la direttrice delle attività di sviluppo della carta regionale dei servizi della Lombardia. Alla convention di Federfarma, il presidente della Regione, Roberto Formigoni, ha dato l´annuncio: "Nei prossimi mesi la sanità lombarda lavorerà per sviluppare l´e-prescription, ovvero il passaggio dalla prescrizione cartacea a quella elettronica tramite la carta regionale dei servizi". È il presidente della federazione dei titolari delle farmacie, Annarosa Racca, ad applaudire Formigoni: "La ringraziamo - dice pubblicamente -. Le chiediamo di portare l´eccellenza di Regione Lombardia a Roma: ci sono tante altre regioni che ci fanno tribolare da matti". Il Metodo Di Collaborazione Della Regione - Novità, dunque, per il sistema regionale lombardo sotto il segno dell´innovazione e dell´apertura alle tecnologie. Novità, anche, per i farmacisti in una logica di collaborazione e non già di imposizione: "Dal decreto legislativo 159 del 2009 - sottolinea Formigoni alla platea tra cui siedono gli assessori regionali Alessandro Colucci e Carlo Maccari - sono derivati tre decreti attuativi che il 18 novembre hanno avuto l´approvazione della Conferenza Stato Regioni. Su questo la Regione attiverà specifici tavoli, con gli operatori, per verificare le modalità applicative avendo presente il rispetto della compatibilità economica. Questo è il nostro metodo, quello del confronto e della concertazione". Queste parole - pronunciate a conclusione dei lavori della mattina - riconciliano la platea surriscaldata dagli interventi precedenti dedicati al rapporto tra farmacie e parafarmacie. La Riclassificazione Dei Farmaci - L´obiettivo comune - nota il presidente della Regione Lombardia - è quello di promuovere ulteriormente la farmacia come centro di servizio per i cittadini: "Questi orientamenti rispondono all´esigenza di far erogare alle farmacie servizi di secondo livello coerenti con i percorsi diagnostici degli assistiti, anche al fine di decongestionare i servizi delle strutture sanitarie con misure di semplificazione e di risparmio". Proprio in questo ambito si muove la programmazione regionale che sta riflettendo sulla gestione del paziente in fase post-acuzia e nella prevenzione. Sempre in quest´ottica - riflette Formigoni applaudito dalla sala - "si può inserire la recente riclassificazione di farmaci prima ospedalieri e oggi di uso territoriale, che vedrà impegnata la Regione, i professionisti clinici e le farmacie per individuare uno o più modelli condivisi, al fine di garantire la continuità assistenziale tra il prescrittore e l´erogazione del farmaco, tenuto conto delle esigenze organizzative".  
   
   
AUTONOMIA RESIDENZIALE IN ABRUZZO: VERSO UNA RETE REGIONALE GRAZIE A RADAR:PROGETTO SPERIMENTALE PER NON AUTOSUFFICIENTI  
 
L´aquila, 30 novembre 2010 - La Giunta Regionale ha approvato, su proposta dell´assessore alle Politiche Sociali, Paolo Gatti, il progetto denominato Radar Rete Abruzzese per il Dopo di noi e l´Autonomia Residenziale, con il quale l´Abruzzo si candida all´assegnazione di fondi, del Ministero del Welfare, stanziati per la realizzazione di progetti sperimentali ed innovativi nel settore delle non autosufficienze. Il progetto abruzzese punta ad avviare percorsi per il cosiddetto "Dopo di noi", ovvero l´accompagnamento dei non autosufficienti al di fuori degli istituti di cura, verso un´autonomia residenziale, favorendo l´affermazione sul territorio di strutture come le case-famiglia e le comunità di assistenza per persone disabili. "Ci siamo posti - afferma Gatti - l´obiettivo di realizzare una vera e propria rete regionale e integrata per la residenzialità delle persone non autosufficienti". "Il progetto che proponiamo prevede la compartecipazione della Regione Abruzzo con 365mila euro quale controvalore di risorse umane, professionalità tecniche e strumentali messe a disposizione dall´assessorato, oltre alla quota ministeriale di un milione 435mila euro". "Sono ottimista -conclude l´assessore - del buon esito del progetto, frutto di una proficua e intesa interlocuzione con gli attori sociali,che consentirà alla Regione di attivare questo modello di welfare che va incontro alle reali esigenze dei non autosufficienti, delle loro famiglie e delle realtà che operano al loro fianco".  
   
   
PUGLIA: IL PRESIDENTE DELLA REGIONE VENDOLA HA SIGLATO IL PIANO DI RIENTRO SANITARIO  
 
Bari, 30 novembre 2010 - “Da oggi parte una grande sfida per la Puglia. Coniugare meno risorse con l’innalzamento della qualità del sistema sanitario”. Lo ha detto il presidente della regione Puglia Nichi Vendola dopo aver firmato il Piano di rientro sanitario con il ministro Raffaele Fitto (i ministri Tremonti e Fazio avevano già firmato). “Oggi finalmente – ha continuato Vendola - abbiamo sottoscritto il Piano, dopo nove mesi di grande fatica, grande impegno e anche una certa asprezza nei confronti del governo. Il nostro atteggiamento però non è mai cambiato. Aspettiamo con serenità e fiducia la sentenza della Corte Costituzionale in merito alle scelte compiute dalla regione Puglia. Noi intanto abbiamo bloccato i processi di internalizzazione ma abbiamo messo al riparo chi è già stato contrattualizzato. Tuttavia oggi bisogna cogliere l’occasione per trasformare il momento dei tagli in un’occasione per rigenerare l’organizzazione del sistema sanitario”.  
   
   
LA SANITÀ TRENTINA PRESA A MODELLO DALLA BOCCONI  
 
Trento, 30 novembre 2010 - Il modello della sanità trentina è stato preso a riferimento dalla Sda Bocconi School of Management di Milano, istituto di decennale esperienza, nato all´interno dell´Università Bocconi per essere una scuola di cultura manageriale d´eccellenza. Ieri l´assessore provinciale alla salute e politiche sociali Ugo Rossi ha partecipato ad un incontro di approfondimento dedicato all´evoluzione degli assetti organizzativi e di governance delle Aziende sanitarie italiane e ha portato a Milano il positivo esempio del Trentino. L´incontro promosso dalla Bocconi School of Management era indirizzato a rafforzare la professionalità e la capacità di innovare dei manager delle aziende sanitarie pubbliche. L´assessore provinciale Ugo Rossi ha illustrato il nuovo modello di governance del Servizio sanitario trentino, i punti di eccellenza e gli obiettivi che si pone la recente legge di riforma della sanità, approvata a luglio di quest´anno. La nuova legge ha riorganizzato l´Azienda provinciale riuscendo a coniugare una forte autonomia con la necessità di mantenere il collegamento con l´amministrazione provinciale. Di qui la nomina, a cura della Giunta, del direttore generale a cui competono le successive nomine di tre direttori, ma anche l´individuazione del Consiglio di direzione, organo a supporto del direttore generale. Una riforma di ampio respiro dunque, che mette in rete gli ospedali trentini e introduce alcuni elementi di novità come la consulta provinciale per la salute, luogo dove cittadini e associazioni di volontariato contribuiscono alla programmazione del servizio sanitario provinciale; ma anche una legge che individua precise responsabilità di soggetti, istituzioni e organismi, ridefinisce l´organizzazione dell’Azienda sanitaria, individua il ruolo degli altri soggetti del sistema, ovvero dei medici di medicina generale, delle residenze sanitarie assistenziali, delle farmacie e del terzo settore.  
   
   
WELFARE IN LIGURIA, PRESIDENTE BURLANDO A GOVERNO: ”SERVE UN MODO CONDIVISO PER AFFRONTARE LA CRISI, TENENDO INSIEME RISANAMENTO E INVESTIMENTI SUL SOCIALE”  
 
Genova, 30 Novembre 2010 - “Mi auguro che ci sia la voglia da parte del Governo di difendere una conquista di civiltà come la legge 328, la prima in Italia sui servizi sociali, e soprattutto le sue derivazioni come il Fondo per la non autosufficienza, senza il quale le spese ospedaliere aumenteranno. Serve un modo condiviso, Governo e Enti locali, di fronte ad una crisi come questa”. Lo chiede il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando intervenendo ieri mattina agli Stati generali sul welfare, una giornata di lavoro promossa dalla Regione Liguria, assessorato alle politiche sociali, per fare il punto sui servizi sociali oggi e il loro finanziamento, alla luce della mancata definizione da parte del Governo dei livelli essenziali di prestazioni. “Sicuramente – ha detto Burlando – serve un impegno verso il risanamento economico, ma al contempo la voglia di difendere una conquista come il Fondo per la non autosufficienza e le misure a favore del sociale. È difficile infatti negare ad un sindaco a cui il Tribunale ha dato un bambino in affido le risorse per aiutarlo”. “In discussione ora non è il principio della 328 – ha detto Burlando – ma la sua finanziabilità: la 328 negli anni passati era stata finanziata infatti con 1 miliardo e 500 milioni, ora la disponibilità è di soli 275 milioni di euro. Come Regione in questi anni abbiamo dato vita ad un fondo a parte per la non autosufficienza che dà risposte a circa 7.000 famiglie liguri, ma con zero euro sul Fondo nazionale per la non autosufficienza sarà molto difficile mantenere i servizi”. Secondo il presidente della Regione Liguria “in questi anni si è fatto poco o nulla per diminuire la spesa pubblica, non c’è stata la capacità di tenerla a bada, per questo serve che tutti noi troviamo la capacità di tenere insieme risanamento e investimenti soprattutto per il sociale, il rischio è avvitarsi in una spirale senza fine”. “La nostra Regione – ha continuato il presidente Burlando – è da sempre molto attenta alla coesione sociale, per questo è nato il fondo per la non autosufficienza, ma stando così le cose non sappiamo se potremo ancora finanziarlo”  
   
   
SANITA´:TUMORI,ABRUZZO TRA LE REGIONI A PIU´BASSA MORTALITA´ I PERIODI ANALIZZATI SONO I DECENNI 1981-1990 E 1991-2001  
 
Pescara, 30 novembre 2010 - L´abruzzo si colloca tra le 4-5 regioni con la più bassa mortalità per tumori, sia per quelli a più bassa sopravvivenza come il tumore del polmone, sia per quelli con elevata sopravvivenza come i tumori della mammella e della cervice uterina. Nel dettaglio, il minor rischio abruzzese è attribuibile alla mortalità per cardiopatia ischemia (in Abruzzo più bassa del 15% rispetto alla media italiana) e per i tumori (-18% con tassi inferiori del 25%-45% rispetto alla media nazionale per tumori specifici polmone, mammella, gastrointestinali/fegato/pancreas, rene e vie urinarie,vescica ecc.). Pertanto, la mortalità generale in Abruzzo, inferiore a quella nazionale del 5-6% per quanto riguarda le donne e dell´8% per quanto riguarda gli uomini, ha fatto registrare una riduzione del 7,3% (donne) e dell´11% (uomini) nel periodo 1991-2001 rispetto al decennio precedente 1981-1990. A fine periodo, l´aspettativa di vita è 77 anni per gli uomini e 83 per le donne. Sono alcuni dei dati più significativi analizzati, questa mattina, a Pescara, nella sede dell´Agenzia Sanitaria Regionale, nel corso di un workshop "Vis d´Abruzzo" incentrato su Valutazione d´Impatto sulla Salute, epidemiologia e prevenzione ambientale. A coordinare ed introdurre i lavori è stato Felice Vitullo dell´Asr che, in particolare, si è soffermato sulla Vis come strumento di pianificaziione territoriale regionale. La Vis è una metodica di valutazione che può essere definita come ua combinazione di procedure e metodi attraverso cui politiche, piani, programmi, progetti ed interventi vengono valutati insieme agli effetti che possono produrre sulla salute pubblica e sui carichi assistenziali del sistema sanitario. Tornando all´analisi della mortalità in Abruzzo, condotta su base territoriale e per causa, nell´arco del ventennio 1981-2001 si è potuto accertare che su 256.902 decessi, quasi 90 mila si sono registrati nei dieci Comuni più grandi. Inoltre, in relazione alla mortalità in Abruzzo per malattie cerebrovascolari, che non mostra tassi inferiori rispetto alla media italiana, si registra una riduzione del 22% (donne) e del 31% (uomini) nel decennio 1991-2001. E´, invece, la mortalità per traumatismi a mostrare, nella nostra regione, un tasso lievemente più alto rispetto alla media nazionale (2-10% nelle donne) con tassi stabili nei due periodi per il totale della cause: incidenti stradali, infortuni sul lavoro, incidenti domestici, cause violente. Anche la mortalità infantile, in Abruzzo, risulta più alta che nel resto d´Italia (+15% nel periodo 1991-2001). In conclusione, dall´analisi emerge che i territori tendenzialmente più a basso rischio per i tumori presentano eccessi relativi di mortalità per cardiopatie ischemiche e viceversa, anche se in alcuni territori presentano eccessi di rischio per entrambi i gruppi di cause. Gli stessi fenomeni si segnalano nei grandi centri come Chieti, Lanciano, Vasto, L´aquila, Svezzano, Sulmona, Pescara, Motesilvano, Teramo e Giulianova).  
   
   
25 ANNI DI CARDIOCHIRURGIA UNIVERSITARIA A MILANO. MORATTI: “MONZINO ALL’AVANGUARDIA PER RICERCA, INNOVAZIONE, ATTENZIONE ALLA PERSONA”  
 
Milano, 30 novembre 2010 - “Oggi è una giornata importante, in cui Milano celebra i 25 anni della Cardiochirurgia universitaria, ospitata e cresciuta nella sede ideale del Centro Cardiologico Monzino dove, nel 1985, l’Università degli Studi individuò caratteristiche e competenze per istituire una cattedra che fino ad allora a Milano non esisteva e che ha contribuito a fare di Milano e nel mondo un polo dell’eccellenza sanitaria e dell’attenzione alla persona”. Così il Sindaco Letizia Moratti è intervenuta, ieri mattina, alla cerimonia per i 25 anni della cardiochirurgia universitaria a Milano, nell’Aula Magna del Centro Cardiologico Monzino Irccs. “Mi emoziona ripensare a come nacque questo centro cardiologico, dalla generosità e dalla lungimiranza di un esponente della borghesia illuminata milanese, Italo Monzino, che per puro spirito di solidarietà volle creare a Milano un centro di cardiochirurgia dove tutta la gente si potesse far curare – ha continuato il Sindaco-. Nel 1992 il Monzino è stato il primo Ospedale in Italia a essere riconosciuto dal Ministero come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico ed è tuttora l’unico Irccs dedicato esclusivamente alle malattie cardiovascolari”. “È un esempio di collaborazione pubblico-privato di grandissimo successo, che ha precorso i tempi creando un modello di privato-non profit adottato da molte strutture in Lombardia – ha spiegato Letizia Moratti-. Al Monzino si sono formati i migliori professori, tecnici e specialisti. Molti di loro hanno arricchito il proprio curriculum con esperienze di studio o insegnamento all’estero, per poi rientrare a Milano. Sono persone che hanno saputo lasciare in altri Paesi tracce concrete dell’eccellenza milanese. Un’eccellenza riconosciuta e ricercata in tutto il mondo”. “ Io li ringrazio a nome di Milano – ha concluso il Sindaco-. La nostra città offre un sistema sanitario di assoluta eccellenza, in linea con le migliori esperienze europee. Il sistema regionale lombardo eccelle soprattutto grazie alle strutture milanesi, che primeggiano nel sistema non solo per dimensioni ma soprattutto per qualità e per attenzione alla persona, considerata non solo come paziente ma nella sua interezza e umanità”  
   
   
I MEDICI DI FAMIGLIA PROMUOVONO IL PIANO SANITARIO NAZIONALE “OGNI GIORNO COGLIAMO I NUOVI BISOGNI DI SALUTE DEL PAESE”  
 
 Firenze, 30 novembre 2010 – “I medici di Medicina Generale costituiscono una risorsa da utilizzare: siamo i soli in grado di cogliere in tempo reale lo stato di salute del Paese. Per la prima volta un documento importante come il Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 ci valorizza pienamente”. Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg) esprime tutta la soddisfazione della Società scientifica che ha svolto il 25 novembre a Firenze il 27° Congresso nazionale. “Il testo inviato in questi giorni dal Ministro Fazio alla Conferenza Stato-regioni, condivide la nostra ‘filosofia’ e ci vede al centro della rete assistenziale, come parte integrante dell’alleanza tra cittadini, Istituzioni e professionisti. Troppo spesso in passato siamo stati considerati come interlocutori ‘esterni’, talvolta guardati con sospetto. Oggi invece si riconosce che i progetti sviluppati in questi anni dalla Simg rappresentano il modello concreto per raggiungere gli obiettivi di efficacia e appropriatezza e di presa in carico globale del cittadino. Riteniamo che questo Piano, che si pone come obiettivo l’efficienza del sistema, sia estremamente rigoroso”. I principi chiave cui si ispira sono la centralità delle cure primarie e delle strutture territoriali, la continuità assistenziale attraverso l’integrazione ospedale-territorio, il concetto di governance, il rilancio delle misure di prevenzione. “I medici di famiglia sono in grado di offrire un contributo essenziale, perché dispongono degli strumenti per governare con consapevolezza, appropriatezza ed efficacia i percorsi clinico-assistenziali dei pazienti – spiega Ovidio Brignoli, vicepresidente della Simg -. Abbiamo introdotto modelli organizzativi nuovi, da Health Search, al progetto Sissi, alla rete Mille Gpg. Strumenti che ci permettono di ricavare una fotografia sempre aggiornata dei nostri assistiti e di capire giorno per giorno i nuovi bisogni e le emergenze. Disponiamo di conoscenze approfondite della epidemiologia della popolazione italiana, dei costi associati ai comportamenti dei medici, della qualità delle prestazioni erogate. Un ‘patrimonio’ che ci pone in una posizione privilegiata nel valutare l’impatto delle nuove soluzioni sanitarie”. Dal Congresso, che riunisce 1500 medici di medicina generale e numerosi specialisti, giunge però anche una preoccupazione legata all’attuale crisi politica. “È necessario che il Sistema Sanitario Nazionale veda davanti a sé stabilità, concretezza e continuità – afferma Cricelli -. Non è più tollerabile che ogni momento di instabilità si traduca in un cambiamento radicale di rotta, con la conseguente rivoluzione dei principi cardine. Ribadiamo il nostro impegno nel sostenere il sistema con gli strumenti della medicina generale. Perché tutti i cittadini, colpiti da malattie acute o croniche, abbiano la miglior cura al minor costo possibile”. Una delle criticità evidenziate dal Piano Sanitario Nazionale è rappresentata dalla sostenibilità del sistema. La spesa sanitaria nel 2009 è pari a circa 105 miliardi di euro ed è destinata a crescere nei prossimi anni, raggiungendo percentuali pari all’8% del Pil. Dati allarmanti che impongono di adottare con urgenza contromisure. “Vi sono Regioni che presentano disavanzi eccessivi – continua il dott. Cricelli -. Perché il processo di governance si realizzi, è necessario valorizzare anche i nostri strumenti di valutazione economica e di audit che permettono di indicare non il costo di una misura sanitaria, ma quale risultato si ottiene attraverso l’impiego di ogni singola unità monetaria. La sostenibilità infatti non può essere separata dalla valutazione dei risultati”. Altro punto evidenziato dal Piano, su cui la Simg è impegnata da tempo, è quello delle azioni di controllo dei “determinanti di salute”, cioè i fattori ambientali, sociali, legati agli stili di vita e all’alimentazione, che svolgono un ruolo fondamentale nella pratica della medicina, quali innovativi e poliedrici strumenti di prevenzione e promozione del benessere dei cittadini. “Da un sistema di linee guida ad un sistema di rete” è il titolo del Congresso Simg di quest’anno, che si conclude il 27 novembre. Nel corso della prima giornata ampio spazio è dedicato al tema delle cure palliative e della terapia del dolore. Si parlerà anche di fibrillazione atriale, di influenza pandemica e gestione dei pazienti a rischio, di salute della donna. I lavori proseguiranno con semiari dedicati alle malattie croniche (ad esempio diabete e osteoporosi) e si spazierà dai temi clinici e scientifici a quelli di politica sanitaria.  
   
   
"SODDISFAZIONE PER VERTENZA CENTRI RIABILITAZIONE PADRE PIO"  
 
Bari, 30 novembre 2010 - Giovedì 25 novembre, la direzione generale dell’Asl Fg, la direzione amministrativa e sanitaria della fondazione “Centri di riabilitazione Padre Pio Onlus” sono stati invitati al tavolo di confronto voluto dagli assessori alla Sanità e al Welfare, a seguito della richiesta di accesso alla cassa integrazione in deroga per circa 500 lavoratori e lavoratrici. Al termine della discussione, che ha investito le difficoltà della situazione attuale e le prospettive per il futuro, il management della fondazione ha deciso di proporre al consiglio di amministrazione il ritiro della richiesta di Cig in deroga, in discussione per il prossimo 30 novembre presso l’Assessorato al Lavoro. Dichiara l’assessore Elena Gentile: “Esprimo soddisfazione per il risultato conseguito al tavolo di confronto. L’aver scongiurato l’utilizzo degli ammortizzatori, richiesto dalla fondazione a partire dal 22 novembre al 31 dicembre, restituisce serenità ai lavoratori e crea nuove condizioni per il futuro. Un ringraziamento particolare voglio rivolgere all’Assessore Tommaso Fiore il cui contributo ha consentito la conclusione positiva della vertenza annunciata”.  
   
   
SARDEGNA: IL PROBLEMA DELLA RACCOLTA DEL SANGUE È PARTICOLARMENTE SENTITO, L´OBIETTIVO È L´AUTOSUFFICIENZA  
 
 Olbia, 30 Novembre 2010 - "Il problema della raccolta del sangue in Sardegna è particolarmente sentito, anche per alcune patologie che per essere affrontate hanno bisogno delle donazioni”. Lo ha detto l’assessore della Sanità, Antonello Liori, nel suo intervento durante il convegno sulla medicina trasfusionale ad Olbia. "Abbiamo un deficit di 1/3 del necessario e siamo costretti a fare ricorso ad altre regioni, che sono in regime di autosufficienza. Questo, ovviamente, ha un costo annuo pari a 6 milioni di euro, perciò il mio obiettivo - ha proseguito l’assessore Liori - è proprio quello dell’autosufficienza. Da ciò scaturisce la designazione di Pino Mulas come coordinatore regionale della raccolta, visto che con lui la Gallura è stata l’unica provincia sarda a raggiungere questo obiettivo. In Sardegna abbiamo una struttura valida, operatori capaci e un importante ausilio del volontariato, sono quindi ottimista, convinto che si possa in tempi brevi avviare un percorso che porti al risultato finale. Se fosse necessario qualche ulteriore investimento lo troverò, considerando che così potremmo abbattere una delle voci in rosso del bilancio della sanità isolana. La Sardegna ha bisogno di questo risultato e in ciò è agevolata dalla generosità e dalla sensibilità dei sardi nei confronti della donazione nel suo complesso".  
   
   
SALUTE MENTALE: ECCO LA SITUAZIONE IN TOSCANA  
 
Firenze, 30 novembre 2010 - In Toscana più di 100 mila persone hanno problemi di salute mentale. I dati diffusi dalla Regione (è fresco di stampa il rapporto 2010) raccontano di 101.001 “utenti attivi” di cui 70.776 adulti e 30.225 minori. Fra gli adulti, quelli di nazionalità non italiana sono 2.059 mentre fra i minori i non italiani sono 1.711. Nel 2006 l´utenza complessiva della salute mentale risultava, in Toscana, pari a 77.040 persone: salite a 93.104 l´anno successivo, a 100.004 nel 2008 per salire ulteriormente ai 101.001 di fine 2009. In Toscana la spesa sanitaria per questo settore, con un trend in costante aumento, ha sfiorato – nel 2009 - i 252 milioni. Secondo il rapporto Istat sulla ospedalizzazione psichiatrica, il tasso dei ricoveri per disturbi psichici in Toscana è più basso della media nazionale. Sesto Convegno Delle Associazioni - Per tutel are i diritti dei malati e dei loro familiari opera un “coordinamento toscano” formato da 30 associazioni di familiari e utenti: per il sesto anno consecutivo ha organizzato, insieme a Regione Toscana, un incontro di programmazione e verifica sul funzionamento dei servizi integrati per la salute mentale (“Quanto la persona è al centro della sua cura?”, questo il titolo del convegno ospitato nell´auditorium Gruppo Mps). Alla manifestazione – guidata da Gemma Del Carlo, presidente del coordinamento – sono intervenuti i due assessori toscani più coinvolti: Daniela Scaramuccia per il Diritto alla Salute e Salvatore Allocca per il Welfare. Verso Un Piano Integrato - Il “segreto”, per entrambi, risiede in una sempre maggiore cooperazione tra sfera sociale e sfera sanitaria (il prossimo “piano” sarà, per la prima volta, realmente integrato). E non poteva mancare, in entrambi, un preoccupato acc enno alle difficoltà che la Regione ècostretta a incontrare sul fronte finanziario (“Solo per la casa abbiamo 22 mila richieste in lista d´attesa ma nel 2011 potremo dare risposta soltanto a mille”, ha detto Allocca secondo cui “i problemi di salute mentale oggi riguardano anche una società che sta impazzendo”). “Il nostro difficile obiettivo - ha aggiunto Daniela Scaramuccia – è riuscire a mantenere i servizi, ma il contesto generale finanziario è pesante e questo rischia di scaricarsi su chi già è costretto in faticose situazioni di salute dovendo oltretutto affrontare, come persona e come familiari, lo stigma dei pregiudizi”. L´assessore alla Salute ha quindi confermato “l´importanza del percorso avviato in questi anni tra associazioni di familiari, utenti, istituzioni e servizi socio-sanitari”. 5 Dicembre: Giornata Nazionale - Con il convegno – ha detto G emma Del Carlo – si aprono le manifestazioni in vista del 5 dicembre, settima giornata nazionale per la salute mentale. Alcune città toscane sono già unite attraverso il simbolo della giornata: una candela accesa con il messaggio “Luce per illuminare le menti”. Come I Giornali (Non) Trattano Il Tema Nella prima parte è stata anche presentata una ricerca su come i giornali trattano, o non trattano, i temi della salute mentale. Ci ha lavorato Manuela Sassi, ricercatrice al Cnr di Pisa. Sono stati analizzati oltre 30 mila articoli (estratti da Stampa, Repubblica, Corriere della Sera) usciti in 12 anni e riguardanti temi legati alla salute. La parola “depressione”compare solo 1.343 volte per non parlare di “schizofrenia” (termine uscito, in 12 anni, solo 171 volte). “Un tema evidentemente non riconosciuto néadeguatamente trattato”, questo il commento della ricercatrice che ha anche sottoline ato un dato comparso in una Risoluzione al Parlamento Europeo circa la salute mentale. “In Europa una persona su quattro soffre, almeno una volta nella vita, di salute mentale e questo dato si traduce nel 25% degli europei”. Il Consumo Di Farmaci Antidepressivi - Tornando ai dati regionali, il “Rapporto 2010” sui “Servizi di salute mentale in Toscana”, informa anche sul numero delle prestazioni erogate: nel 2009 è salito a 1.737.286 (erano 1.572.363 nel 2007). Nel 2009, per quanto riguarda il consumo di farmaci antidepressivi sono state erogate 3.929.401 unità, cioè confezioni (400 mila in piùrispetto al 2006). Al primo posto, fra le province, Firenze con 921.451 unità erogate: segue Pistoia (358.716), Arezzo (344.421) e Livorno (334.730). Ultima, tra le province, Grosseto (197.513). Venendo alle dosi giornaliere di farmaci antidepressivi per ogni mille abitanti residenti, è il territorio de ll´Asl di Lucca a balzare in testa (78,4) seguito da Pistoia (74,6), Massa Carrara (72,1), Versilia (71,1). Agli ultimi posti Grosseto (53,2) e Prato (49,2). Diminuiscono I Suicidi - In progressiva diminuzione, in Toscana, il fenomeno dei suicidi: si è passati da un tasso standard di 9 su 100 mila abitanti nel 1998 al 6,8 del 2008 (quell´anno ci furono, in tutta la regione, 263 suicidi (205 maschi e 58 femmine). Dieci anni prima si erano suicidate 314 persone (238 maschi e 76 femmine).  
   
   
1° DICEMBRE GIORNATA MONDIALE CONTRO L´HIV/AIDS. LA CAMPAGNA INFORMATIVA DELLA REGIONE, LE INIZIATIVE IN EMILIA-ROMAGNA. IL RAPPORTO: AIDS IN LIEVE CALO, STABILE L´INCIDENZA DEI NUOVI SIEROPOSITIVI.  
 
Bologna, 30 novembre 2010 – In lieve calo le nuove diagnosi di Aids, stabile l’incidenza dei nuovi casi di persone sieropositive, quasi una persona su due scopre di essere sieropositiva solo al momento della diagnosi di Aids. Questa la situazione in Emilia-romagna, descritta nell’ultimo Rapporto regionale sullo stato dell´infezione da Hiv/aids, pubblicato ogni anno per il 1° dicembre, Giornata mondiale per la lotta all’Aids. In particolare, sono 2,5 ogni centomila residenti i nuovi casi di malattia nel biennio 2008-2009; 9,1 ogni centomila emiliano-romagnoli è il dato medio annuale per l’Hiv esaminando gli ultimi quattro anni (in entrambi i casi, il solo dato annuale non descrive in modo esaustivo il fenomeno). La Giornata mondiale per la lotta all’Aids offre l’opportunità di focalizzare l’attenzione sul problema e sulle prospettive di cura. “L’obiettivo, soprattutto, è insistere nel promuovere informazione e stili di vita attenti alla salute propria e degli altri, in particolare tra i più giovani, i più esposti ai rischi di trasmissione del virus, oggi sempre più legato ai rapporti sessuali”, ha detto l’assessore alle politiche per la salute Carlo Lusenti che ha incontrato i rappresentanti delle associazioni di volontariato impegnate nella lotta all’Aids, che oggi a pieno titolo sono parte della Commissione regionale Aids, ridefinita in questi giorni con delibera di Giunta 1778. In questo ambito, la Regione, in condivisione con le associazioni di volontariato, ha messo in campo anche per questo 1° dicembre una campagna informativa che sottolinea l’importanza della prevenzione e ricorda la gratuità del test Hiv, possibile anche in anonimato. “In una storia d’amore la tua storia ti accompagna sempre: tieni fuori l’Aids”, “Usa il preservativo”, “Se hai avuto rapporti non protetti fai il test Hiv”: questi i messaggi contenuti in opuscoli e locandine distribuiti in tutto il territorio regionale. In questi materiali informativi sono riportati anche i riferimenti per avere informazioni sulla malattia, sulle modalità di prevenzione, sul che fare per effettuare il test Hiv gratuito, anche in anonimato: - il telefono verde Aids 800 856080, gestito dall’Azienda Usl di Bologna (dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; il lunedì anche dalle 9 alle 12); - il sito internet www.Helpaids.it/ , gestito dalle Aziende sanitarie di Modena, che offre anche consulenze in anonimato. Le iniziative per la Giornata mondiale contro l’Hiv/aids In occasione della Giornata mondiale, molte iniziative sono promosse dalle Aziende sanitarie, dagli Enti locali e dalle associazioni di volontariato impegnate nella lotta all’Aids. Tra gli eventi, a Ferrara l’1 dicembre le premiazioni del concorso “Write-aids” promosso dalle due Aziende sanitarie e dall’Ufficio scolastico provinciale e rivolto a tutti i cittadini; l’incontro si svolge dalle 8.45 alla Multisala Apollo (Piazza carbone 35), per l’occasione verrà presentato il documentario di Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli “Il sesso confuso. Racconti di mondi nell’era dell’Aids”. A Ravenna, conferenza sul tema della prevenzione e della comunicazione ai più giovani sull’Hiv/aids (dalle 9.30, Palazzo dei Congressi, Largo Firenze). A Piacenza il tema è “Hiv e lavoro” (dalle 15, Sala del Consiglio provinciale, via Garibaldi 50). Tra le tante iniziative di Modena, il 2 dicembre dalle 10 nel carcere Sant’anna incontro con i detenuti nell’ambito del progetto “La mia salute è la tua salute”, promosso da Azienda Usl e “Associazione carcere-città”. A Reggio Emilia, il 1° dicembre sarà possibile eseguire il test Hiv in forma anonima e gratuita dalle 9 alle 13 in Piazza Prampolini e all’interno dell’area San Lazzaro; dalle 15 alle 17 anche al Centro per la salute della famiglia straniera in viale Monte S. Michele. I dati su Hiv/aids in Emilia-romagna - Il rapporto si concentra in particolare sui dati del nuovo sistema di sorveglianza sulla sieropositività, avviato in tutta l’Emilia-romagna all’inizio del 2009, a partire dalle esperienze maturate dall’Osservatorio provinciale di Modena (gestito dal 1985 dall’Azienda Usl e dall’Azienda Ospedaliero-universitaria) e dal sistema di monitoraggio dell’Azienda Usl di Rimini. Il rapporto esamina anche i dati relativi ai tre anni precedenti l’avvio del sistema di sorveglianza, per cui l’analisi complessiva riguarda gli anni 2006-2009. Nel 2009, le nuove diagnosi di Hiv sono state 406 tra i residenti, con un tasso di incidenza pari a 9,4 ogni centomila abitanti. Nell’analisi complessiva del periodo 2006-2009, il tasso medio di incidenza annuale è di 9,1 nuovi casi ogni centomila residenti. Il dato conferma il trend di stabilità dell’infezione stimato negli ultimi anni. Le caratteristiche prevalenti della persona sieropositiva: maschi (il 72% dei casi nel periodo 2006-2009), di età tra 30 e 39 anni (35,6%), di nazionalità italiana (71%). Nel rapporto maschi femmine, il dato è di 2,6 maschi sieropositivi ogni donna, che scende a 1,2 se si considera la fascia di età sotto i 30 anni. La modalità di trasmissione principale si conferma essere quella sessuale: nei quattro anni di osservazione ha raggiunto l’84% di tutte le diagnosi di Hiv e il 56% è dovuto al contatto eterosessuale (28% omosessuale o bisessuale). Negli uomini, la fascia di età prevalente al momento della diagnosi è 30-49 anni (66,1%), nelle donne è 20-39 (66,7%). Le donne che hanno scoperto la sieropositività durante la gravidanza sono il 21% del totale dei casi femminili e i tassi di incidenza mostrano un andamento in lieve crescita. Gli stranieri sieropositivi sono il 29%. Per quanto riguarda l’Aids, i nuovi casi nel 2009 in Emilia-romagna sono stati 79, un dato sottostimato per il cosiddetto “ritardo di notifica”, il tempo che intercorre tra la data di diagnosi e il momento in cui la segnalazione perviene al Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità. Il tasso biennale (più stabile del dato annuale) riferito al 2008-2009 registra 2,5 casi di Aids ogni centomila abitanti (2,8 nel 2007-2008). Nel 2009 risulta sempre costante il rapporto tra i due sessi (3 maschi ogni femmina). L’età mediana della diagnosi corrisponde a 39,5 anni nelle donne e 45 anni negli uomini. Quasi una persona su due al momento della diagnosi di Aids non sa di essere sieropositivo: la data del primo test Hiv positivo e la data di diagnosi della malattia coincidono nel 44,9% dei casi (nel 1996 il dato era al 14%). Un dato che oltre a significare un possibile aumento del rischio di contagio, di ritardo nell’inizio della terapia e dunque della sua efficacia, propone una volta di più la necessità di informare, di sottolineare la necessità di fare il test Hiv nel caso di rapporti o comportamenti a rischio. Nel confronto nazionale, l’Emilia-romagna nel 2009 risulta al quinto posto per tasso di incidenza, dopo Liguria, Lombardia, Lazio e Toscana. Per approfondimenti, anche sulle iniziative organizzate in occasione del 1° dicembre: www.Saluter.it/    
   
   
LA ROUND TABLE AL SERVIZIO DELLA FONDAZIONE SVIZZERA PARAPLEGICI PER LA BENEFICENZA DELL’ANNO SOCIALE 2010/11  
 
 Lugano, 30 Novembre 2010 – Si è svolta il 24 novembre al Seegarten la serata benefica oragnizzata dal club di servizio alla quale hanno partecipato 50 persone. E’ seguito un vivo dibattito in merito alle problematiche relative alla tetra-paraplegia e sono stati presenti tutti i servizi di assisitenza ai disabili che vengono svolti da oltre 25 anni dalle organizzazioni legate al Centro Paraplegici di Nottwil leader in Europa per la cura e la riabilitazione di persone affette da paraplegia, lesioni o patologie alla colonna vertebrale. Nel corso della serata la Round Table 40 ha donato una somma pari di Chf. 5.000 al Sig. Heinz Frei, Presidente di Unione dei sostenitori della Fondazione Svizzera per Paraplegici. Inoltre al fine di reperire ulteriori fondi e divulgare la conoscenza dell’opera svolta dalla Fondazione , la Rt ha annunciato la presenza al mercatino di Natale dal 17 al 19 Dicembre 2010 a Lugano all’angolo di Via Vegezzi/via Luvini (sotto il Credito Svizzero). Tutto il ricavato delle vendite – principalmente vin-brulè e piccole pietanze – verrà consegnato di persona alla Fsp durante una visita al Centro di Nottwil nei primi mesi del 2011.  
   
   
PUGLIA: "IMPEGNO PER L´INSERIMENTO LAVORATIVO DEI DISABILI PSICHICI"  
 

Bari, 30 novembre  2010  - Presentato  ieri  il programma per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi integrati di inserimento socio –lavorativo dei soggetti con disturbo psichico. In Puglia sono state approvate le linee guida. In una tavola rotonda, alla presenza di operatori dei servizi SIM, delle coop sociali, dei comuni e ai centri territoriali per l’impegno a cura di Regione, Ministero del Lavoro e Isfol l’assessore al welfare Gentile ha ricordato che “l’esperienza pugliese tiene all’interno i centri di igiene mentale e il sistema delle imprese, per avviare al lavoro i soggetti psichiatrici. L’investimento regionale è di due milioni di euro. Oltre all’inserimento lavorativo dei disabili, finanzieremo anche i tutor e gli psicologi che dovranno preparare gli ambienti di lavoro e creare le condizioni per l’accoglienza”. “In parte – ha concluso la Gentile – questi interventi saranno pagati con i fondi delle multe che i datori di lavoro pagano per la violazione della legge 68, quella che impone l’assunzione di disabili nelle imprese. Avevamo da parte pochi fondi provenienti da quelle multe, ma mi sembra anche simbolico utilizzarli così”.

 
   
   
PROIBIRE IL FUMO, SALVARE UNA VITA  
 
Bruxelles, 30 novembre 2010 - Fumatori ascoltate: un nuovo studio rivela che il fumo passivo è responsabile di più di 600.000 morti ogni anno in tutto il mondo, corrispondenti all´1% del totale dei decessi. L´aspetto più tragico è che di questi morti, 165.000 sono bambini. I risultati sono stati pubblicati online sulla rivista The Lancet e sono stati presentati da un´équipe di esperti provenienti da Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia e Svizzera. Questa nuova ricerca è la prima a studiare il modo in cui il fumo passivo colpisce tutta la popolazione. Per garantire coerenza, gli esperti hanno utilizzato i dati del 2004, ultimo anno per cui sono disponibili i dati completi relativi a tutti i 192 paesi in esame. Gli esperti hanno calcolato l´aspettativa di vita legata alla disabilità o Daly (disability adjusted life years), ovvero la somma degli anni di vita potenziale persa a causa della mortalità prematura e degli anni di vita produttiva persa a causa della disabilità, scoprendo che il fumo passivo ha colpito il 40% dei bambini, il 35% delle donne non fumatrici e il 33% degli uomini non fumatori solo nel 2004. Il risultato è che l´esposizione al fumo si è tradotta in più di 602.000 decessi di cui, nello specifico, 379.000 dovuti a cardiopatia ischemica, 165.000 a infezioni respiratorie del tratto inferiore, 36.900 ad asma e 21.400 a tumore ai polmoni. Un´indagine analitica rivela che il 74% dei decessi dovuti al fumo passivo ha riguardato donne, mentre le percentuali di bambini e uomini sono rispettivamente il 28% e il 26%. L´aspettativa di vita legata alla produttività persa per via dell´esposizione al fumo passivo è risultata pari a 10,9 milioni, corrispondente a circa lo 0,7% dell´aggravio totale delle malattie mondiali sulla Daly dello stesso anno; il 61% riguardava bambini. Le patologie che hanno avuto l´impatto più incisivo sono state le infezioni respiratorie del tratto inferiore nei bambini sotto i 5 anni (54%), seguite dalla cardiopatia ischemica negli adulti (26% del totale), asma negli adulti (11%) e asma infantile (6%). Se per quanto riguarda gli adulti che perdono la vita per il fumo passivo sono stati registrati dati simili in tutte le fasce di reddito e in tutti i paesi, i paesi con redditi medi e inferiori hanno riportato i tassi più alti di decessi infantili legati al fumo passivo. I ricercatori hanno scoperto che in Africa, il numero di decessi infantili riconducibili al fumo passivo si attestava a 43.000, contro i 71 casi dell´Europa. "Due terzi di questi decessi si verificano in Africa e in Asia meridionale", hanno scritto gli autori. "L´esposizione dei bambini al fumo passivo si verifica con maggiori probabilità a casa. La combinazione di malattie infettive e tabacco sembra essere un connubio letale per i bambini in queste aree e potrebbe ostacolare gli sforzi per ridurre il tasso di mortalità tra i minori di età inferiore a 5 anni, come stabilito dal quarto obiettivo di sviluppo del Millennio". A livello globale, il fumo passivo colpisce i bambini più di qualsiasi altra fascia di età. Il problema più grande - dicono gli esperti - è costituito dall´abitudine dei genitori di fumare in casa. Si tratta di un ambiente di cui i bambini fanno parte e che non possono evitare. Gli esperti hanno anche evidenziato che circa il 66% di tutti i decessi causati dal fumo passivo tra i bambini e tra gli adulti e il 25% delle Daly attribuibili all´esposizione al fumo passivo sono state il risultato di cardiopatie ischemiche negli adulti non fumatori. Grazie a iniziative governative e aziendali per proibire il fumo negli spazi chiusi, il numero di patologie coronariche acute è diminuito significativamente. "I responsabili politici devono ricordare che l´approvazione di leggi antifumo complete probabilmente ridurrà in modo sostanziale il numero di decessi attribuibili all´esposizione al fumo passivo entro il primo anno di applicazione, con la conseguente riduzione dei costi per il trattamento a carico del sistema sociale e sanitario", scrivono nell´articolo. Gli esperti ritengono che la Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell´Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che prevede imposte più alte sul tabacco, divieti di pubblicità e pacchetti non attrattivi, tra le altre cose, debba essere immediatamente recepita dalle giurisdizioni prive di una legislazione completa sulla proibizione del fumo. Nella monografia, gli autori sottolineano che: "I responsabili politici devono anche adottare iniziative concrete in altre due aree per proteggere la salute dei bambini e degli adulti. In primo luogo, benché i benefici delle leggi antifumo si estendano chiaramente anche alle mura domestiche, la protezione dei bambini e delle donne dal fumo passivo in molte regioni deve comprendere ulteriori strategie di sensibilizzazione per ridurre l´esposizione al fumo passivo in casa. "La scelta volontaria di non fumare in case riduce l´esposizione dei bambini e degli adulti non fumatori al fumo passivo, riduce il fumo tra gli adulti e sembra ridurre il fumo tra i giovani. In secondo luogo, l´esposizione al fumo passivo contribuisce alla morte di migliaia di bambini di età inferiore ai 5 anni nei paesi a basso reddito. "È necessaria un´attenzione particolare per sfatare il mito secondo cui i paesi in via di sviluppo possono aspettare ad affrontare il problema delle malattie legate al tabacco finché non hanno risolto quello delle malattie infettive". Insieme, il fumo del tabacco e le infezioni portano a un consistente numero di decessi evitabili e alla perdita di anni di vita attiva tra i bambini. "È fuori questione che il miliardo e duecentomila fumatori nel mondo stanno esponendo miliardi di non fumatori al fumo passivo, un agente inquinante dell´atmosfera negli spazi chiusi che causa malattie. Sono poche le fonti di inquinamento interno che possono essere completamente rimosse. Tuttavia, il fumo negli spazi chiusi può essere eliminato con un beneficio sostanziale, come dimostra questo nuovo insieme di stime". Per maggiori informazioni, visitare: Organizzazione mondiale della sanità http://www.Who.int/en/  The Lancet: http://www.Thelancet.com/    
   
   
BOLZANO: CONFERENZA DEDICATA AI 50 ANNI DELLA PILLOLA  
 
Bolzano, 30 novembre 2010 - In occasione della ricorrenza dei 50 anni di “pillola” anticoncezionale l’Archivo delle Donne, in collaborazione con la Commissione provinciale pari opportunità, organizza una conferenza il 30 novembre presso Palazzo Widmann in via Crispi 3 a Bolzano. Ingresso libero. La “pillola” anticoncezionale compie 50 anni. La pillola giunse sul mercato nel 1960 e fu assunta e "festeggiata" quale mezzo per la liberazione sessuale. La pillola giunse sul mercato nel 1960 e fu assunta e "festeggiata" quale mezzo per la liberazione sessuale. La ricorrenza costituisce un´occasione per l’Archivo delle Donne, in collaborazione con la Commissione provinciale pari opportunità, per organizzare una serata informativa. L´esperta Prof. Dr. Anna Bergmann nella sua relazione, in lingua tedesca "Die „Pille-essende Frau“, si soffermerà sulla storia scientifica e politica della sterilizzazione ormonale. L´intervento è fissato per martedì prossimo, 30 novembre 2010, alle ore 20.00, presso Palazzo Widmann, in via Crispi 3 a Bolzano. Al termine della relazione la Bergman, docente presso la facoltà di scienze culturali dell´Università europea Viadrina a Francoforte sul Meno, è prevista una discussione.  
   
   
CURE PALLIATIVE A CASA: IL 60% DEGLI ITALIANI NON HA SERVIZI DEDICATI IL MEDICO DI FAMIGLIA È IL SOLO RIFERIMENTO PER 6 MILIONI DI PERSONE  
 
Firenze, 30 novembre 2010 – L’adeguata assistenza domiciliare per seguire un paziente in fase terminale di malattia è oggi un miraggio per il 60% degli italiani, circa 36 milioni di persone. E per ben 6 milioni, l’unica figura di riferimento è il medico di famiglia. Figli, mogli, mariti costretti a provvedere a proprie spese a infermieri e altre figure necessarie. Un costo che può raggiungere i 3.000 euro mensili in assenza di organizzazione e supporti. Con una programmazione centralizzata, sarebbero invece sufficienti soli 8 euro all’anno della quota capitaria che lo Stato destina ad ogni cittadino (1.700 euro ogni 12 mesi) per assicurare figure professionali specializzate per assistere il malato a casa fino agli ultimi giorni. “Per la prima volta si è realizzata in Italia un’indagine a tappeto che ci ha permesso di scattare una fotografia completa ed aggiornata e di capire quali sono i punti deboli – afferma il dr. Pierangelo Lora Aprile, Responsabile dell’Area Cure Palliative della Società Italiana di Medicina Generale (Simg), che ha celebrato a Firenze il congresso nazionale -. Noi siamo di fatto, in alcune realtà del Paese, l’unico baluardo che sta affrontando il problema dell’assistenza ai malati in fase terminale a livello capillare sul territorio. Il problema è organizzativo e richiede il potenziamento immediato dei servizi di assistenza domiciliare già esistenti e funzionanti con personale infermieristico e medico specializzato. Questo potrebbe migliorare da domani la situazione in larga parte della penisola”. Esiste un gradiente nord sud, che vede il meridione in situazione più critica, ma anche in alcune zone settentrionali il servizio è carente. “Per costruire una rete nazionale delle cure palliative, come vuole la recente legge 38 del 2010, occorre integrare la presenza degli hospice, con quella di cure domiciliari adeguate – afferma il dr. Giovanni Zaninetta, presidente della Società Italiana di Cure Palliative (Sicp) -. E queste ultime devono possedere gli stessi standard di qualità su tutto il territorio nazionale”. Il dr. Gianlorenzo Scaccabarozzi, Direttore del Dipartimento della Fragilità di Lecco propone una ricetta: “Occorre che lo sviluppo della rete nei suoi nodi fondamentali (casa, hospice, ospedale) diventi una priorità nella programmazione regionale e locale, attraverso obiettivi specifici di mandato per i Direttori generali. Oggi non è così. A questa prima ricerca, compiuta a livello nazionale hanno risposto ben il 97% delle Asl presenti sul nostro territorio e centinaia di Centri. Emerge, purtroppo, che le cure palliative restano spesso l´espressione dell´iniziativa singola”. In questo percorso virtuoso la pubblicazione, un supplemento al n. 26 dei quaderni di Monitor che viene presentata oggi al Congresso, rappresenta un tassello importante: “Ha un duplice obiettivo – spiega il dr. Fulvio Moirano Direttore dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) -: da un lato, offre l’opportunità al sistema dei professionisti di verificare lo stato dell’arte, prendendo atto delle differenze regionali e distrettuali che ancora permangono. Dall’altro, analizza la percezione che di queste cure hanno gli operatori sanitari, esplorando le opinioni, il livello di conoscenza del problema, le attitudini e i comportamenti dei principali professionisti dell’assistenza domiciliare in ogni Regione”. Su questo fronte i risultati sono incoraggianti: la cultura media è buona e il servizio, dove esiste, raggiunge livelli di eccellenza. Il 53% garantisce una continuità assistenziale sulle 24 ore ed il 45% una pronta disponibilità medico-infermieristica. Le cure palliative rappresentano da tempo una priorità per i medici di medicina generale che già nel 2008 avevano condotto al proprio interno un’indagine per verificare il livello di sensibilità e competenze: “Il 93% di noi è pronto a gestire il paziente terminale a casa, ma chiede di poter essere aiutato da un’equipe formata – afferma il dr. Claudio Cricelli, presidente nazionale Simg – buone le conoscenze anche sul fronte farmaci: il 92% sa che non vi sono limiti alla dose massima di morfina, un importante indicatore di appropriatezza. Esistono però ambiti di miglioramento, ad esempio sul livello di prescrizione degli oppiacei, che in Italia è ancora troppo basso. Per questo, anche in questo nostro congresso nazionale dedichiamo così ampio spazio a questo tema”. Un impegno che vede una stretta collaborazione con le altre figure di riferimento: “Lo scorso anno palliativisti, infermieri e medici di medicina generale hanno firmato un documento di consenso – aggiunge Scaccabarozzi -. Dieci enunciati che affermano, tra l´altro, il valore e l´importanza dell´équipe multidisciplinare e multi professionale, riconoscendo la necessità che la responsabilità clinica sia definita dal piano assistenziale individuale. Questa collaborazione, ormai una realtà concreta in molti contesti regionali, si rafforzerà di certo grazie ai decreti relativi alla legge 38 che ha come punto di riferimento a cui guardare la centralità del malato e della sua famiglia”. Ad oggi, il 60% dei decessi avviene in una corsia di ospedale per acuti e molti di loro ogni anno sono malati terminali. “Attenendosi ai dati risulterebbe che nel 59% delle Asl è attiva una rete di cure palliative, ma, purtroppo, sappiamo che la realtà italiana non è ancora a un livello così alto – spiega Zaninetta -. Dunque occorre fare chiarezza sui termini definendo nei fatti che cosa si intenda con questo termine. Questa ricerca è un ottimo punto di partenza per riuscirci”. “Un documento che – conclude Moirano - mi sembra particolarmente utile in questo momento, in cui è in fase avanzata la discussione sul provvedimento di definizione dei Livelli essenziali di assistenza, che tratta anche delle “cure palliative domiciliari alle persone in fase terminale della vita”.  
   
   
SARDEGNA: PIANO SANITARIO REGIONALE: NON RINUNCIARE A CERCARE LE STRADE GIUSTE PER LE PATOLOGIE, MA OCCORRE PRUDENZA  
 
Tempio, 30 Novembre 2010 - "Come è assolutamente opportuno mettere a disposizione dei malati nuove procedure e metodologie di cura, è altrettanto riprovevole creare in loro false illusioni e aspettative. Ancor più in Sardegna, dove la sclerosi multipla registra purtroppo numeri da record e dove si paga un tributo elevato in termini umani e sociali". Lo ha detto l’assessore della Sanità, Antonello Liori, il 27 novembre a Tempio, nel suo intervento al convegno “A proposito di Ccsvi", sul tema dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale e le sue implicazioni nella sclerosi multipla. "Ovviamente, non possiamo rinunciare a cercare le strade giuste per trovare una soluzione alle patologie al fine di incrementare la qualità della vita di chi soffre, perciò - ha assicurato l’assessore Liori - presterò attenzione al ´metodo Zamboni´ con il quale dobbiamo comunque confrontarci sperando che possa essere la strada giusta. Senza mai dimenticare che l’unico interesse nel campo sanitario è quello del malato e che le istituzioni devono dare risposte concrete e affidabili alla richiesta di salute. L’assessorato della sanità non è un organo scientifico e non ha competenza nel campo della ricerca, perciò non spetta all’organo politico prendere decisioni inerenti alla validità delle metodologie di cura. Ho, però, finanziato l’acquisto di due ecodoppler, per le Aziende universitarie di Cagliari e di Sassari, utili alla diagnosi della Ccsvi. Comunque, qualora giungessero dal Ministero della Salute direttive per rendere disponibile le procedure terapeutiche messe a punto dal professor Zamboni non esiterò un minuto nell’adoperarmi avendo come fine la tutela della salute dei cittadini". "Infine, è importante sollecitare la giusta sensibilità e prudenza, anche da parte dei media, nel diffondere notizie risolutive che ancora devono dimostrare appieno il proprio fondamento scientifico", ha concluso l’assessore Liori.  
   
   
SANITA´:VARRASSI NUOVO DIRETTORE GENERALE ASL DI TERAMO  
 
Pescara, 30 novembre 2010 - Il professor Giustino Varrassi, 62 anni, è il nuovo Direttore Generale della Asl di Teramo. La decisione è stata presa nel corso della Giunta Regionale, tenutasi questa mattina a Pescara. La nomina del professionista, nativo di San Vittorino (L´aquila), fa seguito alla scadenza del contratto del suo predecessore professor Mario Molinari. Il presidente della Regione Gianni Chiodi ha espresso (unitamente ai componenti la Giunta) parole di ringraziamento nei confronti del dottor Molinari, per la scrupolosa attività svolta e l´impegno profuso in questi anni, e nel contempo augurato un buon lavoro al neo direttore generale. Giustino Varrassi, laureato all´Università "La Sapienza" di Roma con la votazione di 110/110 e lode, è uno dei massimi luminari internazionali della terapia del dolore. Dal 2000 è professore Ordinario di Anestesia e Rianimazione. Curriculum Scientifico: Ricercatore Cnr-nih presso l´University di New York (1973); Ricercatore presso il Dipartimento di Anestesiologia della Hamburg University (1975); Professore inviato presso la Massachussets University (1985, 1986, 1987); Professore inviato presso la Tel-aviv University-department of Anaesthesiology (1989, 1990, 1991); Professore inviato presso la Università di Barcellona-dipartimento di Anestesiologia (1995); Membro dal 1974 della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siarti); Membro dal 1977 dell´Aisd (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore); Membro dal 1998 del Consiglio Direttivo dell´Aisd; Membro dal 1984 dell´Iasp (International for the Study of Pain); Membro dell´Iasp Task-force on Acute Pain (1987-1992); Fondatore nel 1993 dell´Efic (European Federation of the Iasp Chapters); Segretario generale dell´Efic (1993-1999); Fondatore nel 1994 della European Society of Obstetric Anaesthesiology; Segretario Generale dell´Esoa (1994-1998); Tesoriere dell´Esoa (1998-2001); Tesoriere della Efic (1999-2002); Presidente dell´Esoa (dal 2001); Presidente dell´Aisd (dal 2003); President Elect della Efic (2005). Il professor Giustino Varrassi è inoltre autore di: oltre 400 lavori scientifici pubblicati su riviste mediche nazionali ed internazionali; 46 capitoli di libri, su libri di testo di anestesia, rianimazione e terapia del dolore, sia italiani che stranieri; 31 libri ed atti congressuali e organizzatore di 41 congressi medici.  
   
   
NAPOLI: CONTRARSTO ALL´AIDS, OGGI AL SANNAZARO DIBATTITO PROMOSSO DAL COTUGNO E SPETTACOLO MUSICALE  
 
Napoli, 30 novembre 2010 – Oggi con inizio alle ore 19,30 presso il teatro Sannazzaro di Napoli si terrà una tavola rotonda sul tema: "La salute è contagiosa", cui seguirà uno spettacolo musicale offerto da noti artisti napoletani. Le iniziative si inseriscono nell´ambito di "Parliamone tour", promossa dall´azienda ospedaliera Cotugno in collaborazione con l´Aiop e l´Asl Napoli 1, per l´informazione e la prevenzione contro il contagio della malattie trasmesse sessualmente. Al dibattito, introdotto dal direttore generale dell’azienda ospedaliera Monaldi-cotugno-cto Antonio Giordano, interverranno il subcommissario alla Sanità della Regione Campania Giuseppe Zuccatelli, il presidente della Commissione Sanità del Consiglio Michele Schiano, il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, l´assessore al Comune di Napoli Alfredo Ponticelli, i presidenti dell´Aiop Campania Sergio Crispino e dell’Ordine dei medici di Napoli Gabriele Peperoni, il direttore scolastico regionale Pietro Esposito e il professor Marcello Piazza. Al termine, ci sarà uno spettacolo cui parteciperanno Sal Da Vinci, Monica Sarnelli, Pino De Maio, Sud Sound Express, Marco Fasano e Peppe Iodice. Il ricavato della serata, a cui gli artisti parteciperanno gratuitamente, sarà devoluto a favore della Cotugno Africa Onlus e dell´Anlaids. "Desidero ringraziare - sottolinea il direttore generale Giordano - gli autorevoli artisti che saranno presenti e la direzione del Sannazzaro per la grande disponibilità manifestata. La lotta all’Aids può essere vinta con una sana prevenzione. Perciò abbiamo promosso queste giornate di informazione, che si svilupperanno in tutte le municipalità di Napoli, con l’obiettivo di far conoscere a tutta la cittadinanza i comportamenti da assumere per evitare il contagio da malattie trasmesse sessualmente". "L´iniziativa del Cotugno - aggiunge il subcommissario Zuccatelli - è importante e significativa, perché mette in campo momenti di riflessione, spettacoli di sostegno e mobilitazione nelle piazze e nelle scuole di Napoli. Una vera e propria campagna di comunicazione, che aiuterà nelle azioni di contrasto alla malattia".  
   
   
VISIONI PARALLELE: VENTURINO VENTURI E IL NOVECENTO ALLA GALLERIA COMUNALE DI ARTE CONTEMPORANEA DI AREZZO DAL 28 NOVEMBRE  
 
Arezzo, 30 novembre 2010 - Regione Toscana, Comune di Arezzo e Archivio Venturino Venturi hanno presentato stamani a Palazzo Strossi Sacrati la mostra “Visioni parallele-Venturino Venturi e il Novecento”, ad Arezzo dal 28 novembre fino al 9 gennaio 2011. La mostra, presso la Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Arezzo, ripercorre la vicenda artistica di Venturino Venturi (1918-2002) attraverso i molteplici rapporti che egli ebbe con artisti e uomini di cultura del proprio tempo. Oltre cento le opere di Venturi e di alcuni dei maggiori artisti italiani del Novecento in visione da sabato: Vinicio Berti, Antonio Bueno, Alberto Burri, Primo Conti, Roberto Crippa, Oscar Gallo, Enzo Faraoni, Lucio Fontana, Renzo Grazzini, Bruno Innocenti, Enzo Innocenti, Silvio Loffredo, Mino Maccari, Alberto Magnelli, Marino Marini, Quinto Martini, Fernando Melani, Francesco Messina, Henry Moore, Bruno Munari, Gualtiero Na tivi, Mario Nigro, Ottone Rosai, Sergio Scatizzi e Lorenzo Viani. Completa l’esposizione un film-documentario che ripercorre la vita di Venturino Venturi, interpretato da Massimo Tarducci, alla regia con Manuela Critelli, prodotto dall’Associazione La Terza Prattica. L’assessore alle pari opportunità del Comune di Arezzo Aurora Rossi ha sottolineato le modalità di un progetto che, a partire da questa mostra, ha obiettivi più ampi nell´ambito di tutto il Novecento per valorizzare e riscoprire gli artisti e i movimenti toscani dal 1945 ad oggi. «Siamo qui a sottolineare il processo identitario che attraverso la cultura, grazie a mostre come questa, siamo in grado di costruire oggi nella nostra regione – ha invece affermato l´assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti -. Un processo che serve a legare cultura a turismo, nell´atto di mettere il nostro enorme patrimonio artistico e storico nelle condizioni di essere conosciuto non solo nei suoi aspetti già valorizzati, ma anche nelle parti altrettanto ricche rimaste più nell´ombra». L´assessore ha poi ribadito che il bisogno di cultura corrisponde alla richiesta e alla necessità di una maggiore qualità di vita, come dimostrano gli esempi che ci vengono per primi dai partner europei. «Fanno capire – ha concluso Scaletti – che tutelare e valorizzare la cultura è essenziale anche perchè apre le coscienze, ma anche fasi di sviluppo colpevolmente sottostimate dalle politiche di governo in atto».  
   
   
C’ERA UNA VOLTA … MOSTRA PERSONALE DI FAUSTA CROPELLI ABBAZIA OLIVETANA S. NICOLA - RODENGO SAIANO (BRESCIA) SALA DEL ROMANINO RODENGO SAIANO 1° DICEMBRE - 28 DICEMBRE 2010  
 
Milano, 30 novembre 2010 - Il Comune di Rodengo Saiano presenta la nuova mostra personale di Fausta Cropelli, presso la storica e suggestiva Sala del Romanino dell’Abbazia Olivetana S. Nicola. La mostra, dal titolo “C’era una volta”, resterà aperta dal 1° al 28 dicembre 2010. Un’importante occasione per ammirare alcune delle creazioni più interessanti del percorso artistico di Fausta Cropelli nonché un gruppo di opere inedite che confermano la sua esuberanza espressiva e alcuni temi cardine della sua ricerca: il mondo poetico dell’artista parla il linguaggio della fiaba, luogo per eccellenza dei simboli, che nel loro intreccio, solo apparentemente casuale, danno volto alla vita immaginativa dell’uomo, alle sue emozioni più recondite, ai suoi desideri, a quei segreti dell’inconscio che motivano le scelte e tracciano percorsi di vita. Il suo linguaggio simbolico e ludico è fatto di dinamici “Spiritelli”, di “Ciotole” stracolme di fantasiosi e coloratissimi doni, di “Uomini comuni” in bombetta, tutti uguali eppur diversi gli uni dagli altri. Un teatro di figure e di oggetti fantasmagorici che trova riflesso in un grande specchio, posto lì ad indicarci la via di una ricerca interiore.  
   
   
LA PUGLIA VARA GLI STATI GENERALI DELLO SPORT A DICEMBRE REGIONE E CONI LANCIANO “SPORT IN PROGRESS”, UN CICLO DI SEMINARI PARTECIPATI NELLE SEI PROVINCE IN VISTA DELLA PROGRAMMAZIONE 2011-2013 DEL PIANO REGIONALE DELLO SPORT  
 
Bari, 30 novembre 2010 – La Puglia vara gli Stati generali dello Sport. A dicembre parte infatti “Sport in Progress: seminari partecipati per la programmazione delle Politiche Sportive in Puglia”, un’iniziativa voluta dall’assessorato regionale allo Sport in collaborazione con il Coni, che parte dai singoli territori provinciali per pianificare le azioni da sviluppare nella riprogrammazione del Piano Regionale 2011-2013. Il ciclo di seminari che si svolgeranno nelle sei province pugliesi sfoceranno in un convegno regionale, conclusivo dei lavori svolti e rappresentativo delle prospettive future, al quale saranno invitati i massimi rappresentanti nazionali del mondo sportivo. “L’intento – spiega l’assessore regionale allo Sport, Maria Campese – è quello sia di raggiungere e coinvolgere il maggior numero di soggetti pubblici e privati sia di aumentare e qualificare gli spazi di confronto ed elaborazione, in quanto solo dal coordinamento delle competenze, delle risorse, delle strutture e del sistema di relazioni che tutti questi soggetti possono mettere in campo, discende la possibilità di attuare programmi d’intervento di ampio respiro che possano consentire di raggiungere i migliori risultati”. I seminari provinciali rappresentano il prosieguo del confronto già avviato con i rappresentanti degli Enti locali, attraverso i Forum istituzionali, durante i quali è stato possibile approfondire criticità e potenzialità delle politiche sportive adottate nei singoli territori. “Con i seminari provinciali, dunque – sottolinea la Campese - il confronto si apre al territorio e ai suoi abitanti: cittadini singoli, associazioni sportive, società sportive, ordini professionali. Tutti potranno portare il proprio contributo per far conoscere e approfondire esigenze, esperienze, richieste. Altro l’obiettivo, infatti, è creare un network regionale in grado di raccogliere, monitorare e diffondere dettagliate e aggiornate informazioni sui vari ambiti che caratterizzano il mondo dello sport: dal numero e tipologia di impianti sportivi alle manifestazioni in programma”. “Nello specifico, l’obiettivo dei seminari – evidenzia il presidente del Coni Puglia Elio Sannicandro – sarà raccogliere dati provinciali su un duplice fronte: monitorare la domanda e l´offerta di sport nelle singole realtà provinciali; definire, attraverso percorsi di riflessione partecipata, i fabbisogni formativi, strutturali e gestionali dei singoli attori territoriali”. Quanto al programma (tutti gli incontri inizieranno alle ore 15.30), si comincia a Bari l’1 dicembre all’Auditorium dell’Istituto “Euclide” (via Prezzolini, Polivalente Japigia). Interverranno l’assessore regionale allo Sport Maria Campese, i presidenti del Coni Puglia, Elio Sannicandro, e del Coni Bari Nino Lionetti e la dirigente del Servizio Sport per Tutti Si proseguirà poi a Lecce il 3 dicembre (Auditorium scuola Grazia Deledda); quindi Taranto, il 10 dicembre (Sala riunioni Provincia di Taranto); Brindisi, il 13 dicembre (Auditorium della Provincia); per la Bat, il 16 dicembre a Barletta (in Comune, sala rossa); infine Foggia, il 17 dicembre (Sala consiliare Provincia di Foggia). Il convegno regionale conclusivo si terrà a Bari il 22 gennaio. Programmi dettagliati su www.Conipuglia.it/  e www.Regione.puglia.it/