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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Maggio 2012
COSA SUCCEDERÀ DOPO LA CRISI? IL FUTURO DELL´UE SECONDO IL PRESIDENTE DEL PE MARTIN SCHULZ  
 
Bruxelles, 8 maggio 2012 - Nel mezzo delle recenti vittorie elettorali, dell´austerità dilagante, dell´aumento della disoccupazione e dell´abbassamento della qualità della vita, l´Europa non è mai stata così determinante per il futuro dei suoi cittadini. In occasione della festa dell´Europa, il 9 maggio, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz pronuncerà un discorso sul futuro dell´Ue. Anche i capigruppo politici si esprimeranno mercoledì in plenaria alle ore 15. Dopo i risultati della elezioni in Francia ed in Grecia, in cui il tema dell´Ue ha giocato un ruolo molto importante, quest´anno la festa dell´Europa si rivela il momento ideale per ragionare sul futuro dell´Unione. Stiamo andando nella direzione giusta o dobbiamo forse cambiare rotta? Il presidente Schulz si è congratulato con il vincitore delle elezioni presidenziali in Francia, François Hollande, aggiungendo che "il tempo di un cambiamento è venuto" e che "dopo il risanamento dei conti pubblici…l´Europa è ora pronta per una politica di crescita".  
   
   
QUESTA SETTIMANA IN PARLAMENTO EUROPEO: TARIFFE CELLULARI, AMBIENTE, AEROPORTI  
 
Bruxelles, 8 maggio 2012 - Mercoledì 9 maggio inizierà a Bruxelles la prima sessione plenaria del mese, che coincide anche con la Festa dell´Europa. Sarà l´occasione per il presidente Martin Schulz di tenere un discorso sul futuro dell´Ue. All´ordine del giorno: tariffe roaming meno costose, nuove regole per gli aeroporti europei e il voto sul budget 2010. Plenaria - Il futuro dell´Europa sarà uno dei temi evocati durante il discorso del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz mercoledì 9 maggio, che coincide con la festa dell´Europa. Roaming - L´accordo con i governi nazionali rappresentati dal Consiglio dell´Ue sulla riduzione delle tariffe per i cellulari all´interno dell´Ue sarà discusso mercoledì e votato il giorno successivo. Giovedì verrà votato in plenaria il discarico per l´esecuzione del bilancio generale dell´Unione europea per l´esercizio 2010. I deputati dovrebbero rifiutare la loro approvazione all´Agenzia europea per l´ambiente, l´Autorità europea per la sicurezza alimentare e l´Agenzia europea per i medicinali. Oltre la plenaria - Martedì, la commissiona per i Trasporti ha organizzato un´audizione pubblica sulle nuove norme relative agli aeroporti, come per esempio la gestione dell´inquinamento acustico. Durante la sessione plenaria del giorno successivo, il deputato inglese Philip Bradbourn presenterà la sua relazione sugli aiuti provenienti dallo Stato agli aeroporti regionali. La commissione per la salute pubblica voterà martedì delle misure che intendono migliorare la sicurezza nel processo di distribuzione dei medicinali potenzialmente pericolosi. La deputata inglese di centro sinistra Linda Mcavan è incaricata di occuparsi di questo dossier per il Parlamento europeo. Infine, una missione del Parlamento è in Algeria fino al 12 maggio per esaminare lo svolgimento delle elezioni legislative. Sarà dirette dalla deputata francese di centro destra Tokia Saïfi e l´italiano di centro sinistra Pier Antonio Panzeri.  
   
   
POTERI DI CONTROLLO: IL PARLAMENTO E LE ALTRE ISTITUZIONI DELL´UE  
 
Bruxelles, 8 maggio 2012 - Il Parlamento europeo gioca un ruolo importante nell´assicurarsi che le altre istituzioni europee si comportino democraticamente. Ma in che modo? Dai un´occhiata alla pagina sui poteri di controllo per saperne di più. Per esempio su come il Parlamento esercita il suo controllo democratico sulla Commissione europea, avendo il diritto di approvare o respingere il suo esecutivo. Bisogna anche sapere che il Presidente del Consiglio europeo deve presentare al Parlamento una relazione sulle conclusioni del vertice. O anche che i deputati del Pe possono presentare interrogazioni orali o scritte al Consiglio e possono richiedere di avviare nuove politiche. Potere di controllo – Consiglio Europeo - Il Parlamento europeo ha diversi poteri di supervisione e controllo. Questo gli permette di esercitare un ruolo di controllo sulle altri istituzioni, di monitorare l´utilizzo del budget dell´Ue e di assicurare la corrette implementazione delle leggi dell´Ue. Ruolo - Il Consiglio europeo è composto dai capi di Stato e di governo, dal suo Presidente – eletto per due anni e mezzo con mandato rinnovabile una volta – e il Presidente della Commissione europea. Esso definisce l´orientamento politico generale e le priorità dell´Unione. Il Presidente del Parlamento europeo ha il diritto di prendere la parola all´inizio di ogni Consiglio europeo al fine di esporre la posizione del Parlamento sui temi all´esame dei capi di Stato e di governo. Dopo il vertice, il Presidente del Consiglio europeo presenta al Parlamento una relazione sulle conclusioni Consiglio dell’ Ue - Ruolo Il Consiglio dell´Unione europea è l´altro organo legislativo dell´Unione. È costituito dai ministri degli Stati membri. All´inizio e alla fine della presidenza semestrale, il Presidente del Consiglio dell´Unione europea discute il programma con i deputati al Pe in Plenaria. I deputati del Pe possono presentare interrogazioni orali o scritte al Consiglio e possono richiedere di avviare nuove politiche. Il Consiglio "Affari esteri" è presieduto in permanenza dall´Alto rappresentante dell´Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che è presente in tutte le discussioni in Plenaria riguardanti la politica estera, di sicurezza o di difesa. Due volte all´anno l´Alto rappresentante riferisce al Parlamento europeo le politiche di sua competenza e la relativa incidenza finanziaria. Commissione Europea - Ruolo La Commissione europea è la custode dei trattati e il ramo esecutivo dell´Ue. Il Parlamento europeo ha il diritto di eleggere o respingere la Commissione europea. Dal 1994 i commissari designati sono tenuti a presentarsi prima di un´audizione del Parlamento. A norma del trattato di Lisbona la designazione del Presidente della Commissione da parte degli Stati membri deve tenere in conto l´esito delle elezioni europee. Il candidato è eletto dal Parlamento europeo. Il Pe ha il potere di censurare e far dimettere la Commissione. Fino ad oggi nessuna delle otto mozioni di censura presentate al Parlamento è stata approvata. Nel 1999 la Commissione Santer ha rassegnato le dimissioni prima che il Parlamento la costringesse a farlo. Il Pe assicura il controllo democratico della Commissione, la quale presenta regolari relazioni al Parlamento, tra cui la relazione annuale sulle attività dell´Ue e sull´esecuzione del bilancio. Una volta all´anno il Presidente della Commissione pronuncia in Aula un discorso sullo stato dell´Unione. Il Parlamento invita regolarmente la Commissione a dare avvio a nuove politiche e la Commissione è tenuta a rispondere alle interrogazioni orali o scritte dei deputati al Pe. Corte di giustizia - Ruolo La Corte di giustizia è l´organo giurisdizionale supremo in materia di legislazione dell´Ue. Essa dà interpretazione e provvede all´applicazione omogenea della legislazione dell´Ue in tutti gli Stati membri. Il Parlamento può chiedere alla Corte avviare un´azione contro la Commissione o il Consiglio ove essi abbiano operato in modo difforme dallo spirito della legislazione Ue. Il Parlamento, con il Consiglio, può chiedere alla Corte di giustizia di istituire tribunali specializzati. Per esempio, il Tribunale della funzione pubblica dell´Unione europea è stato istituito nel 2005 per esaminare le controversie tra l´Ue e i suoi funzionari. Banca Centrale europea - Ruolo La Banca centrale europea (Bce) è competente per la gestione della politica monetaria della zona euro. Il Parlamento deve essere consultato prima del Presidente, del Vicepresidente e del comitato esecutivo della Banca centrale europea (Bce), eletti dal Consiglio europeo. Il Presidente presenta la relazione annuale della Bce in Aula e partecipa al dialogo monetario regolare con la commissione per i problemi economici e monetari. Corte dei Conti - Ruolo La Corte dei conti effettua il controllo dei conti dell´Ue. Quale revisore esterno, contribuisce a migliorarne la gestione finanziaria e agisce in veste di custode indipendente degli interessi finanziari dei cittadini dell´Ue. La Corte dei conti presenta la relazione annuale sul bilancio dell´esercizio precedente al Consiglio e al Parlamento europeo. Basandosi sulla relazione, il Parlamento decide se approvare o meno il modo in cui la Commissione ha gestito il budget. Per la nomina dei membri della Corte dei conti da parte del Consiglio occorre l´accordo del Parlamento. Mediatore - Ruolo Il Mediatore procede a indagini sulle denunce di cattiva amministrazione da parte delle istituzioni e degli organi dell´Unione. Il Parlamento elegge il Mediatore europeo, il quale esamina le denunce di cattiva amministrazione delle istituzioni e degli organi dell´Ue. Il Mediatore può avviare indagini di propria iniziativa. Il Mediatore riferisce al Parlamento europeo e presenta ai deputati una relazione annuale. In circostanze eccezionali il Mediatore può essere dichiarato dimissionario dalla Corte di giustizia su richiesta del Parlamento. Petizioni, commissioni di controllo – Un cittadino europeo, un´azienda o un´organizzazione può inviare la propria petizione sulla legislazione dell´Ue al Parlamento europo. Il Parlamento può creare una commissione di controllo per verificare se gli Stati membri hanno violato la legislazione europea.  
   
   
GLI INVENTORI PIÙ INNOVATIVI D´EUROPA PRONTI PER IL PREMIO DELL´INVENTORE EUROPEO: ANNUNCIATE LE CANDIDATURE  
 
Bruxelles, 8 maggio 2012 - Sono appena state annunciate le candidature per il premio dell´inventore europeo dell´anno (European Inventor Award - Eia), assegnato dall´Ufficio europeo dei brevetti (Epo), il cui obiettivo è riconoscere le grandi menti che si stanno dietro alle nuove invenzioni che stimolano l´Unione dell´innovazione. Lo scopo del premio è quello di riconoscere il contributo degli inventori al progresso tecnologico, sociale ed economico. Una giuria internazionale, composta da personalità di spicco provenienti da mondo industriale, scientifico, politico e dei media, ha ridotto il numero di quasi 200 tra inventori e imprenditori ai 15 finalisti che concorreranno per i premi in 5 categorie: Industria, Ricerca, Piccole e medie imprese (Pmi), Paesi non europei e premio alla Carriera. Il presidente dell´Epo Benoît Battistelli ha commentato: "I brevetti giocano un ruolo chiave nello stimolare l´innovazione, proteggere i posti di lavoro e far progredire la società. Dietro a ogni invenzione ci sono uomini e donne, guidati dalla passione per la scoperta, ai quali l´Ufficio europeo dei brevetti desidera rendere omaggio. Essi sono i veri eroi dell´economia del Xxi secolo." I finalisti provengono da sette paesi europei e da due paesi non europei. Essi sono esperti in vari settori: tecnologia medica e medicina, telecomunicazioni, trattamento acque di scarico, riciclaggio batterie, stoccaggio dell´energia e ambiente, abbigliamento, tecnologia laser, fabbricazione e costruzione delle ferrovie. Nella categoria del premio alla Carriera ci sono tre candidature: L´imprenditore e ingegnere austriaco dott. Josef Theurer, che ha creato l´azienda Plasser & Theurer, il leader mondiale nelle macchine per la posa dei binari ferroviari; specialista nella correzione di difetti visivi con il laser professor Josef Bille dell´Università di Heidelberg in Germania, la cui invenzione per la chirurgia oculistica laser (Lasik) può correggere miopia, presbiopia e astigmatismo; e il fondatore dell´azienda italiana Geox Mario Polegato, che ha inventato una scarpa più permeabile al vapore acqueo come soluzione all´odore dei piedi. Nella categoria Ricerca, le candidature sono composte da tre team. La prima è quella composta dal professor Jason Chin dal Regno Unito e dal professor Oliver Rackham dall´Australia, che hanno creato un modo per incorporare amminoacidi non naturali nelle proteine, permettendo così ai biologi molecolari di controllare e chiarire le funzioni delle proteine nelle cellule con una precisione senza precedenti. La loro invenzione potrebbe rivoluzionare il modo in cui i pazienti sono curati in trattamenti terapeutici con sostanze simili alle proteine come quello con insulina, oltre a individuare il cancro a prostata, ovaie e colon. Il secondo team che concorre per questa onorificenza è composto dai ricercatori francesi dott. Gilles Gosselin, professor Jean-louis Imbach e dott. Martin L. Bryant, i quali hanno sviluppato un farmaco per l´epatite B che è più efficace di ogni altro del suo genere. Il terzo gruppo in questa categoria, composto dal professor Mark van Loosdrecht, dott.Ssa Merle Krista de Kreuk e dott. Joseph Heijnen dai Paesi Bassi, ha inventato una tecnologia avanzata per il trattamento delle acque di scarico che utilizza la biomassa granulare aerobica ed è già applicata commercialmente. Il processo, chiamato Nereda, riduce i livelli di azoto e fosfati del 95% senza la necessità di ulteriori sostanze chimiche. Il premio Eia è organizzato in cooperazione con la Commissione europea e con il paese che ha la Presidenza del Consiglio (dell´Unione europea) al momento della cerimonia di premiazione, quest´anno la Danimarca. I vincitori dell´Eia saranno rivelati il 14 giugno durante la cerimonia di premiazione che si terrà a Copenaghen. L´epo è stato creato allo scopo di rafforzare la cooperazione tra gli stati europei nel campo della protezione delle invenzioni. Mediante la procedura centralizzata dell´Epo per la concessione dei brevetti, gli inventori possono ottenere la protezione del brevetto nei 38 stati membri dell´Ufficio europeo dei brevetti. Per maggiori informazioni, visitare: Ufficio europeo dei brevetti (Epo): http://www.Epo.org/index.html    
   
   
LUCIANO CAVERI A BRUXELLES PROMUOVE LA TAVOLA ROTONDA SULLA RIFORMA DELLA POLITICA DI COESIONE 2014-2020 E L’IMPATTO SULLE POLITICHE PER LA MONTAGNA  
 
Aosta, 8 maggio maggio 2012 - La riforma della politica di coesione tra politiche urbane e di sviluppo rurale: quale impatto sulle politiche per la montagna .Su questo tema si è svolta il 3 maggio al Comitato delle Regioni a Bruxelles una tavola rotonda, voluta dalla Delegazione italiana. A introdurre i lavori sono stati Luciano Caveri, Capo Delegazione italiana e Luis Durnwalder, Presidente Provincia autonoma di Bolzano. Fra gli oratori da segnalare: Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria e relatrice dei pareri sui regolamenti generali sui fondi strutturali, Mercedes Bresso, Presidente del Comitato delle Regioni e Enrico Borghi della Presidenza Anci. Il valdostano Caveri ha spiegato in apertura dei lavori la posta in gioco: «Si stanno fissando le regole della politica dei fondi europei fra il 2014 e il 2020. Mai come oggi per la montagna italiana, dove i "tagli" alla finanza pubblica sono una coperta troppo corta, i soldi comunitari saranno preziosi in quella logica complessiva che obbligherà a far dialogare i diversi fondi in una logica di partenariato fra Unione europea, Stati membri e Regioni». Aggiunge Caveri: «Qualche spazio in più, attraverso il riconoscimento nei Trattati delle zone montane nella logica nuova della coesione territoriale, si è creato. Bisogna, tuttavia, essere vigili e solidali contro certi tentativi neocentralisti che potrebbero manifestarsi. I soldi europei devono servire per lo sviluppo, specie in quella montagna italiana oggi negletta dalle politiche nazionali».  
   
   
LA FINANZIARIA 2012 DISEGNA IL PIEMONTE DEL FUTURO RIQUALIFICAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA E ATTENZIONE AI SERVIZI PER I CITTADINI  
 
Torino, 8 maggio 2012 - L’applicazione della manovra finanziaria 2012 consentirà alla Regione di iniziare un’importante operazione di riqualificazione della spesa pubblica tramite molte misure di contenimento dei costi, la riorganizzazione e lo snellimento dell’ente. Verrà anche dedicata una particolare attenzione ai servizi resi ai cittadini. Il presidente Roberto Cota definisce quella approvata il 4 maggio dal Consiglio regionale “un testo che contribuisce a disegnare quello che sarà il Piemonte del futuro. La razionalizzazione della spesa e lo snellimento della macchina sono obiettivi che conseguiremo anche grazie all’alienazione del patrimonio della Regione e alla riduzione delle società partecipate”. Entrando nel dettaglio, l’assessore al Patrimonio, Giovanna Quaglia, precisa che “aver inserito un cronoprogramma che ci permetterà di mantenere fede ad un impegno preciso che questa amministrazione ha assunto per una concreta e doverosa riduzione dei costi. Ma non solo: altri importanti provvedimenti, come l’affidamento alla Regione dei compiti di accertamento e riscossione dei tributi, la destinazione del 30% dell’addizionale Irpef di propria competenza a cultura, turismo e sport, insieme alla riduzione dell’Irap per le imprese che assumono i giovani e all’attuazione della carta di credito della cultura, costituiscono di fatto misure innovative, oltre che risposte molte positive alle esigenze del Piemonte. Anche se in un momento di estrema difficoltà del bilancio e di riduzione drastica dei trasferimenti statali, la Regione mantiene la propria linea di riduzione dell’indebitamento, di razionalizzazione della spesa collegata a riforme strutturali, confermando un determinato no all’introduzione di nuove tasse per i piemontesi”. Secondo la manovra, entro il 30 giugno la Giunta presenterà un programma per la rimodulazione e la riduzione complessiva della spesa basato su tre interventi principali: valutazione delle spese degli enti a partecipazione regionale; analisi e valutazione delle piante organiche della Giunta, delle aziende sanitarie, degli enti strumentali e delle società a partecipazione regionale, con l’obiettivo di ridurre i costi di funzionamento; esame dei finanziamenti regionali per eliminare eventuali duplicazioni o ricadute negative. I risultati saranno pubblicizzati e messi a disposizione di tutti i cittadini. E’ previsto inoltre un piano di alienazione e di valorizzazione del patrimonio immobiliare grazie ad un fondo comune di investimento promosso dalla Giunta regionale e da altri enti locali. E’ stato invece fissato per il 31 maggio il termine per la presentazione di un piano strategico di valorizzazione delle società partecipate che, come annuncia l’assessore Elena Maccanti, “avrà come obiettivo non solo l’efficientamento e il contenimento dei costi, ma il ben più ambizioso proposito di diventare uno strumento di programmazione che disciplini finalmente in maniera organica la normativa sulle partecipazioni regionali, ponendo fine a una stagione di interventi speciali, introdotti caso per caso”. Prevista anche la riduzione dei compensi dei presidenti e degli amministratori delegati delle società a totale o maggioranza partecipazione regionale, diretta e indiretta: questi sono ridotti entro un tetto massimo, compresi eventuali benefit, di 60mila euro annui; di 20mila euro per ciascun componente degli organi di amministrazione, di 15mila euro per i componenti degli organi di vigilanza e controllo. Le società, inoltre, non potranno adottare provvedimenti di incremento dei compensi. Un nuovo e importante aiuto alle imprese che decidono di assumere viene da una modifica alla l.R 19/2010, secondo la quale l’impresa piemontese che assumerà a tempo indeterminato un giovane con meno di 35 anni potrà risparmiare nell’arco di tre anni 30mila euro di Irap, azzerando in pratica la quota regionale dell’imposta. “Come avevamo già deciso con il Piano straordinario per l’occupazione a favore dell’assunzione di lavoratori sopra i 50 anni - evidenzia l’assessore allo Sviluppo economico, Massimo Giordano - abbiamo semplicemente fatto un ragionamento analogo anche per sostenere il lavoro giovanile: abbassare le tasse per favorire la crescita delle nostre imprese e l’aumento dei posti di lavoro, soprattutto per i nostri ragazzi, un modo limpido per sottoscrivere un patto generazionale in favore dell’occupazione e dell’imprenditorialità. La deducibilità dell’Irap per i nuovi assunti under 35 è una delle dieci idee del Piano Giovani”. La Finanziaria comprende anche altri importanti decisioni: - abrogazione della l.R. 70/96 sulla caccia, in modo da evitare lo svolgimento del referendum inizialmente fissato per il 3 giugno; - dal 2013 l’attività di accertamento e di riscossione dei tributi locali sarà attuata dalla Regione, con lo scopo di migliorarne l’efficienza e di sollevare gli enti locali dal connesso onere finanziario; - una convenzione con l’Agenzia delle Entrate per versare direttamente nella tesoreria regionale i proventi derivanti dall’attività di accertamento dell’evasione fiscale su Irap e addizionale Irpef; - aumento dei canoni per l’uso di acque pubbliche per finanziare le attività di manutenzione e salvaguardia forestali; - libera circolazione sui servizi di trasporto pubblico locale delle forze dell’ordine e del personale in divisa e in attività di servizio appartenente all’Esercito, alla Marina e all’Aeronautica militare; - istituzione di un fondo di garanzia per il pagamento del canone di affitto degli alloggi di edilizia sociale realizzati con i fondi immobiliari in caso di temporanee difficoltà economiche dei locatari; - avvio dal 31 maggio dell’accertamento dei crediti che le imprese vantano nei confronti della Regione e della pubblica amministrazione piemontese e della relativa tempistica; il riconoscimento del credito darà diritto alle imprese di cedere lo stesso agli istituti bancari nella formula pro soluto, al fine di ottenere la liquidità spettante.  
   
   
REFERENDUM SARDEGNA: QUORUM RAGGIUNTO PER TUTTI I 10 QUESITILE PERCENTUALI DEI VOTANTI SONO RICAVATE DALLE COMUNICAZIONI INVIATE DAI COMUNI AL SERVIZIO ELETTORALE DELLA PRESIDENZA DELLA REGIONE.  
 
Cagliari, 8 Maggio 2012 - Al 96% delle sezioni pervenute, tutti i quesiti referendari - 5 abrogativi e 5 consultivi - hanno superato il quorum di 1/3 previsto dalla legge per considerare valida ciascuna consultazione. Le percentuali dei votanti sono ricavate dalle comunicazioni inviate dai Comuni al Servizio elettorale della Presidenza della Regione. Per il Referendum n. 1 (Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 2 gennaio 1997, n. 4 e successive integrazioni e modificazioni recante disposizioni in materia di “Riassetto generale delle Province e procedure ordinarie per l’istituzione di nuove Province e la modificazione delle circoscrizioni provinciali?) ha votato il 35,46 per cento degli elettori. Referendum n. 2 (Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 1 luglio 2002, n. 10 recante disposizioni in materia di “Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove Province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4?) 35,34 per cento. Referendum n. 3 (Volete voi che sia abrogata la deliberazione del Consiglio regionale della Sardegna del 31 marzo 1999 (pubblicata sul Buras n. 11 del 9 aprile 1999) contenente “La previsione delle nuove circoscrizioni provinciali della Sardegna, ai sensi dell’art. 4 della legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4?) 35,34 per cento. Referendum n. 4 (Volete voi che sia abrogata la legge regionale sarda 12 luglio 2001, n. 9 recante disposizioni in materia di “Istituzione delle Province di Carbonia-iglesias, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-tempio?) 35,34 per cento. Referendum n. 5 (Siete voi favorevoli all’abolizione delle quattro province “storiche” della Sardegna, Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano?) 35,33 per cento. Referendum n. 6 (Siete voi favorevoli alla riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di un’ Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi?) 35,33 per cento. Referendum n. 7 (Siete voi favorevoli all’elezione diretta del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, scelto attraverso elezioni primarie normate per legge?) 35,33 per cento. Referendum n. 8 (Volete voi che sia abrogato l’art. 1 della legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante “Provvedimenti relativi al Consiglio regionale della Sardegna” e successive modificazioni?) 35,35 per cento. Referendum n. 9 (Siete voi favorevoli all’abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma della Sardegna?) 35,34 per cento. Referendum n. 10 (Siete voi favorevoli alla riduzione a cinquanta del numero dei componenti del Consiglio regionale della Regione Autonoma della Sardegna?) 35,39 per cento.  
   
   
CONSULENZE, DA ANNI IN LOMBARDIA QUASI AZZERATE DA FORMIGONI  
 
Milano, 8 maggio 2012 - "La Regione Lombardia presieduta da Roberto Formigoni è da almeno tre anni pressoché a ´zero consulenze´. Non bisogna infatti confondere, per la Lombardia e per tutte le Regioni italiane, l´Amministrazione regionale con la ben più vasta realtà dei territori regionali dove sono presenti enti pubblici numerosi, di varia natura e dimensione, ciascuno con la sua autonomia". Lo puntualizza una Nota di Regione Lombardia in relazione a dati sulle consulenze ripresi oggi dagli organi di informazione. "Sul territorio lombardo - ricorda la Nota - vivono 10 milioni di abitanti, cioè un sesto della popolazione italiana, 12 province, 1546 Comuni, e poi Comunità montane, Consorzi, Camere di commercio, ecc. Una galassia che non dipende dal governo regionale. Ovvio che in termini assoluti, i dati di questa realtà che è la più grande in Italia stiano tendenzialmente in cima alle classifiche. Altra cosa è però valutare la virtuosità degli enti. E l´ente Regione Lombardia, quanto a consulenze, è appunto ai minimi storici".  
   
   
RICEVUTO IN REGIONE EMILIA ROMAGNA L’AMBASCIATORE DELLA MOLDOVA  
 
Bologna, 8 maggio 2012 – L’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli ha ricevuto il 5 maggio a Bologna, presso la sede della Regione, Aurel Baiesu, ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Moldova in Italia. Al centro dell´incontro i temi della collaborazione economica tra Emilia-romagna e Moldova. La Regione ha avuto un periodo di vivaci rapporti con la repubblica di Moldova specie tra il 2003 e il 2005 , anche per iniziativa di un gruppo di imprenditori emiliano romagnoli: in quel periodo fu firmato anche un accordo di collaborazione. Nel frattempo le attività di cooperazione decentrata si sono sviluppate in particolare con la capitale Chisinau.  
   
   
SPESE PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, REGIONE UMBRIA HA RIDOTTO PIÙ DI QUANTO RICHIESTO; GRAVE APPROSSIMAZIONE DA FP-CGIL  
 
Perugia, 8 maggio 2012 - "Un dato è assolutamente ed inconfutabilmente certo: per quanto riguarda l´amministrazione regionale tengo a ribadire che la Regione Umbria ha ridotto alla modestissima cifra di 200mila euro la spesa per consulenze nell´anno 2011, con una diminuzione pari ai due terzi rispetto al 2010. Inoltre, ha ridotto di ben otto milioni di euro i costi relativi al personale ed al funzionamento dell´ente. Ben oltre, quindi, l´obiettivo fissato dal Governo che chiedeva una riduzione del 20 per cento". È quanto afferma l´assessore regionale al personale Gianluca Rossi in riferimento alle notizie circa l´aumento di numero e spese per consulenze ed incarichi da parte delle amministrazioni pubbliche regionali. "Spiace molto - sottolinea - dover innanzitutto constatare che il Ministero della Pubblica amministrazione divulghi dati, con classifiche di ´buoni e cattivi´, assolutamente incompleti e generici, che alimentano ancor più quel clima di sfiducia da parte dei cittadini nei confronti delle pubbliche amministrazioni. In questo caso quelle regionali e locali". "Vorrei a tal proposito precisare un altro dato assolutamente significativo - aggiunge Rossi - la percentuale di amministrazioni pubbliche locali che in Umbria hanno correttamente aderito alla procedura di comunicazione, in via telematica al Ministero, dei dati relativi a consulenze ed incarichi esteri è stata per l´anno 2011 di ben il 110 per cento rispetto all´anno precedente. Segno questo di una totale correttezza ed onestà da parte del complesso delle pubbliche amministrazioni umbre - cosa peraltro espressamente citata nella nota del Ministero, ma che a qualcuno deve essere forse sfuggita - che hanno inviato agli uffici centrali del Dicastero della Pubblica amministrazione tutti i dati in loro possesso. Non ci è dato conoscere se e quante altre analoghe amministrazioni pubbliche nel resto delle regioni italiane abbiano seguito la stessa rigorosa condotta. Certo è che - dice Rossi - vi sono realtà nel Paese dove la percentuale delle pubbliche amministrazioni in regola con le dichiarazioni al Ministero risulta essere molto più bassa. Ed è sempre lo stesso Ministero a sottolineare come i dati siano ancora incompleti in quanto i termini per la comunicazione degli stessi scadranno il prossimo 30 giugno". "Quanto alle affermazioni della Fp-cgil, che attribuiscono alla Regione Umbria tale enorme incremento - prosegue l´assessore regionale - mi lasciano quantomeno stupefatto per la grave approssimazione che emerge dalla loro lettura. Una approssimazione, per un rappresentante sindacale che si occupa di funzione pubblica, non certo tollerabile". "Prescindendo dai contenuti demagogici di simili dichiarazioni - afferma l´assessore Rossi - non è possibile consentire che si dicano vere e proprie falsità sulla pelle degli stessi lavoratori che vivono condizioni di precarietà e che vengono altrettanto falsamente spinti a nutrire aspettative che non potranno essere soddisfatte. È la legge che ci vieta espressamente la possibilità di stabilizzare i lavoratori assunti in seguito all´evento sismico del 1997, non di certo spese per consulenze mai attivate". "Il resto è, lo ripeto, pura e dannosa demagogia, molto in voga nel nostro Paese - conclude Rossi - verso lavoratori che dal sindacato dovrebbero essere rappresentati e tutelati".  
   
   
DATI MINISTERO PA, DE FILIPPO: "RISPARMIAMO PER CRESCERE" LA BASILICATA PRIMA IN CLASSIFICA PER RIDUZIONE DI INCARICHI E CONSULENZE ESTERNE (-50,51 PER CENTO)  
 
Potenza, 8 maggio 2012 - “Ci hanno chiesto di essere trasparenti: abbiamo inviato tutta la documentazione necessaria e nei tempi previsti. Ci hanno chiesto di ridurre l’assegnazione di incarichi e consulenze esterne: siamo la Regione d’Italia che ha risparmiato di più in assoluto”. Così il presidente della giunta regionale della Basilicata, Vito De Filippo, ha commentato i dati diffusi dal Ministero per la Pubblica amministrazione e la semplificazione sugli incarichi di consulenza e collaborazione esterna affidati dalle Amministrazioni pubbliche, da cui è emerso che “a guidare la ´classifica´ dei tagli è il Sud con in testa la Basilicata dove le consulenze si sono dimezzate (-50,51 per cento)”. “In tempi di austerità come quelli che stiamo vivendo a livello internazionale – ha aggiunto il presidente - sapere non solo di riuscire a contribuire alla politica governativa volta alla razionalizzazione della spesa, ma addirittura di distinguerci per i risultati ottenuti, è per noi lucani motivo di grande orgoglio e soddisfazione”. De Filippo ha poi sottolineato che “i tagli alla spesa della pubblica amministrazione non sono finalizzati soltanto al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e al rilancio del circuito economico ma sono volti ad eliminare sprechi così da ottenere risorse da destinare allo sviluppo e alla crescita”. “Come ogni famiglia sana dove i conti delle finanze domestiche ‘tornano’ a fine mese, anche la Basilicata sta riuscendo a far quadrare i suoi conti. Risparmiamo per crescere”, ha concluso il presidente.  
   
   
RICORSO DELLA REGIONE VALLE D’AOSTA ALLA CORTE COSTITUZIONALE CONTRO LA CRESCI ITALIA  
 
Aosta, 8 maggio 2012 - La Giunta regionale, nella seduta di, venerdì 4 maggio, ha deliberato di proporre ricorso, dinnanzi alla Corte costituzionale, avverso il decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana, serie generale, n. 71 del 24 marzo, limitatamente all’articolo 35, comma 4. Il decreto legge 1/2012, così detto Cresci Italia, è complessivamente finalizzato a liberalizzare ampi settori dell’economia nazionale, al fine di favorire lo sviluppo della produttività, con l’obiettivo di ampliare le opportunità di lavoro e le prospettive di mobilità e di promozione sociale. L’articolo 35, comma 4, impugnato dalla Regione, prevede un ulteriore concorso alla finanza pubblica da parte delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano pari a 235 milioni di euro annui a decorrere dal 2012, integrativo rispetto a quanto già previsto nelle precedenti manovre statali, in particolare all’articolo 32, comma 10, della legge 12 novembre 2011, n. 183 e all’articolo 28, comma 3, primo periodo, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201,. Disposizioni queste ultime già oggetto di impugnazione dinanzi alla Corte costituzionale da parte della Regione. La Giunta regionale, pur riconoscendo la necessità delle misure previste nelle predette manovre statali, con riferimento alla situazione di crisi internazionale e di instabilità dei mercati, in sostanziale accordo con le altre autonomie speciali, ritiene necessario difendere le prerogative regionali proponendo ricorso alla Corte costituzionale avverso il predetto articolo 35, comma 4, nella parte in cui definisce unilateralmente e senza previo accordo alcuno la misura puntuale delle entità finanziarie ripartite tra le singole autonomie speciali aggiuntive rispetto a quelle derivanti dal concorso agli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in applicazione del d.L. 78/2010, della l. 183/2011 e del d.L. 201/2011. La disposizione appare lesiva delle prerogative della Regione in quanto prevede, senza alcun criterio di proporzionalità, quote di tributi propri della Regione riservati all’Erario, accantonamenti a valere sulle quote di compartecipazione ai tributi erariali spettanti alla Regione e un ulteriore concorso alla manovra finanziaria a carico della Regione, in contrasto con le disposizioni statutarie e la normativa di attuazione in materia di rapporti finanziari con lo Stato e il principio consensuale che, come anche recentemente ritenuto dalla stessa Corte costituzionale (sentenza n. 133/2010), deve presiedere la regolamentazione dei rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione Valle d’Aosta.  
   
   
INCONTRO REGIONI DEL SUD-MINISTRO BARCA; LA SARDEGNA OTTIENE RIEQUILIBRIO NEI TAGLI RELATIVI AI FONDI FAS PER OBIETTIVI DI SEVIZIO E PAIN  
 
Cagliari, 8 Maggio 2012 - La Sardegna ha ottenuto un riequilibrio delle distribuzione tra le Regioni dei fondi Fas per gli Obiettivi di Servizio e per i Programmi Attuativi Interregionali, che rimuove la sperequazione avvenuta con i tagli operati dal precedente Governo nei confronti delle Regioni del Sud. E´ questo il risultato del vertice sul Piano di azione e coesione tenutosi il 3 maggio a Roma tra il ministro Barca e le Regioni del Mezzogiorno. Già nel mese di Dicembre il presidente Cappellacci si era opposto a una riduzione delle risorse fortemente penalizzante per l´isola, che configurava una situazione di grave iniquità rispetto ad altre Regioni, non rispettosa della quota del 12,61% spettante alla Sardegna. "Per la Sardegna - scrisse il presidente in una lettera rivolta al Governo - ciò significa il venir meno di importanti dotazioni finanziarie che contribuirebbero a colmare il Gap infrastrutturale di cui ancora soffre rispetto ad altre regioni europee. Chiedo pertanto di prendere in considerazione un diversa distribuzione nel senso di una più equa distribuzione delle risorse derivanti dal taglio". Distribuzione più equa decisa quindi durante la riunione di ieri, durante la quale è stata prevista la rassegnazione alla Sardegna di 58 milioni e 650 mila euro. Soddisfazione è stata espressa dal vicepresidente La Spisa, che ha rappresentato la Regione all’incontro con il ministro: "Siamo riusciti a ripristinare una situazione di grave iniquità - ha dichiarato - e soprattutto abbiamo recuperato risorse fondamentali per gli interventi strategici invocati dai nostri territori. Sono risorse che spettavano di diritto alla Sardegna, che non potevano essere assegnate diversamente e che abbiamo assicurato alla nostra Regione". Nel corso della riunione è stato altresì programmato un confronto tecnico presso il Ministero dello Sviluppo Economico, finalizzato all’avvio degli interventi deliberati dal Cipe nelle sedute del 3 agosto e del 30 settembre.  
   
   
LETTERA APERTA ASSESSORE AL BILANCIO GAETANO GIANCANE AI CITTADINI DELLA CAMPANIA - NEGLI ULTIMI DUE ANNI TAGLI ALLA SPESA CORRENTE PER 600 MILIONI: MIGLIORARE PERFORMANCE IN ITALIA  
 
Napoli, 8 maggio 2012 - La crisi economica internazionale ha messo in difficoltà numerosi paesi dell´Unione europea e tra questi anche l´Italia. Questa circostanza si è riversata sulle Regioni con diversa gradualità per fattori storici che hanno messo in maggiore evidenza quelle economicamente più deboli, quali la Regione Campania. Per questi motivi negli ultimi tempi la problematica sulla spesa pubblica, all´attenzione continua della stampa, investe maggiormente tali Regioni, alle quali sono rivolte attenzioni, analisi e comparazioni, sottolineando sprechi di denaro pubblico nonostante le difficoltà in cui versano gli italiani. Senza sottacere l´esigenza di dover migliorare l´attività amministrativa, per molti versi carente, sfuggono comunque alcuni aspetti a chi avanza queste critiche nei confronti dell´amministratore pubblico o del politico che per sua ventura deve trovare soluzioni, per quanto difficili, nel tentativo di alleviare il disagio sociale. In particolare, sarebbe opportuno considerare la situazione economica e gestionale ereditata e l´attività svolta per migliorarla, nonché i tempi necessari per completare il percorso intrapreso. Non di rado, anziché soffermare le proprie riflessioni su dati concreti, si chiede alle Amministrazioni attuali il conto di errori che risalgono notoriamente al passato. In qualità di assessore al Bilancio della Regione Campania, ritengo di dover offrire qualche elemento che possa evitare affermazioni generalizzate e contribuire ad un tentativo di chiarezza. Vorrei fermare l´attenzione su numerose questioni osservate in questi quasi due anni di carica di assessore, ma ritengo utile limitarmi a considerare solo alcuni temi più significativi, quali l´indebitamento pluriennale, i trasferimenti statali, i debiti correnti per eccesso di impegni rispetto alla possibilità di onorarli con i relativi pagamenti, la sanità e la problematica dei residui attivi e passivi che consistono rispettivamente in crediti e debiti della Regione. Relativamente all´indebitamento, la Corte dei Conti della Campania annota nella sua relazione al rendiconto regionale 2009 che l´esposizione debitoria ammonta ad 8.601 milioni, rispetto ai 728 milioni registrati al 31 dicembre 1999. A questi devono aggiungersi contributi su mutui ai Comuni alla stessa data del 31 dicembre 2009 per circa 2.200 milioni di euro con un indebitamento complessivo di 10.800 milioni. L´incremento dell´indebitamento di circa 10.000 milioni in dieci anni è dovuto per 2.200 a favore dei comuni e per circa 2.100 per la cartolarizzazione di debito sanitario nel 2007, mentre l’importo restante pari a circa 5.700 milioni è servito per coprire spese regionali con una media di 570 milioni di incremento del debito annuo, media che, nel periodo dal 2004 al 2009, come evidenziato anche dalla Corte dei Conti nell’anzidetta relazione, sale a 670 milioni per ogni anno. Oltre a non aver contratto mutui nell’anno 2010 e seguenti, con la conseguente mancata entrata media di 670 milioni annui, di cui l’amministrazione nel quinquennio precedente al 2010 ha, invece, fruito annualmente, è sopravvenuta anche la politica dei tagli statali avviata con il decreto legge n. 78 emanato nel mese di maggio 2010, in esito alla quale la Regione ha dovuto annotare mancati trasferimenti pari a 381 milioni nel 2011 e 420 milioni nel 2012 e negli anni successivi. Da quanto sopra emerge che dal 2000 al 2009 si è fatto fronte a coperture di spesa facendo ricorso alla sistematica accensione di mutui per ogni anno, mentre negli anni 2010, 2011 e 2012 non solo non è stato contratto indebitamento (impedito oggi dalla legge), che con la progressione anzidetta avrebbe portato nelle casse della Regione circa 2.000 milioni, ma sono venuti a mancare anche 801 milioni di trasferimenti statali. Non bisogna sottacere che nei prossimi venti o trenta anni, a seconda del periodo di durata dei mutui, bisogna pagare le rate relative a questo enorme debito accumulato, per cui a fronte del fatto di non avere avuto dal 2010 ad oggi alcuna entrata contraendo mutui, si è reso necessario erogare nello stesso periodo rate conseguenti a quell´indebitamento, diretto e indiretto, contratto fino al 31 dicembre 2009 per 808 milioni per ogni annualità e fino alla loro estinzione per decorso del trentennio dalla loro stipulazione. Per quanto concerne il debito corrente, si deve rilevare che gli impegni assunti, al netto di quelli per la sanità, sono stati sensibilmente superiori ai pagamenti effettuati, nonostante la liquidità contratta con i mutui, con una differenza per il 2007 di 802 milioni e per il 2008 di 968 milioni. Solo nel 2010 da una media di impegni, sempre escludendo il settore sanitario, di circa 4.300 milioni annui si è riusciti a contenerli in circa 3.400 milioni e nel 2011 in 2.657 milioni. Ancora più importante è il risultato ottenuto nel 2011, nel corso del quale sono stati effettuati pagamenti per 2.531 milioni, a fronte di 2.657 milioni di impegni assunti. Uno dei punti più significativi dell’attività della Regione si riscontra nella contrazione della spesa corrente, cosiddetta libera, cioè non vincolata a specifiche finalità, quale quella sulla sanità, che da euro 1.518 milioni nel 2009 è passata a 1.469 nel 2010, a 1.122 nel 2011 e, nella previsione 2012 si manterrà entro lo stesso importo dell’anno precedente, con un risparmio o taglio di spesa corrente negli ultimi due anni di oltre 600 milioni, migliore performance in Italia. Soprattutto questi tagli alla spesa corrente permettono di evitare ulteriori debiti per fare fronte a quello sconsiderato aumento di debiti correnti avvenuto in precedenza, causato anche dall´utilizzo in entrata dell´avanzo di amministrazione dal 2006 al 2010 compreso (bilancio previsionale 2010 approvato nel 2009) per un importo di circa 950 milioni. Nel 2011 e 2012 non è stato fatto ricorso a tale avanzo per la copertura di spesa, nella consapevolezza che si sarebbero creati ulteriori debiti ai quali sarebbe stato difficile corrispondere i relativi pagamenti se non dilazionando ulteriormente nel tempo tale adempimento. In definitiva, la Regione, attualmente, sta contraendo gli impegni di spesa riducendoli all’importo che può effettivamente pagare e sta affrontando le difficoltà, che per essere superate richiederanno comunque i tempi necessari, per i pagamenti riguardanti la spesa storica. Una virtuosità necessaria a garantire le future generazioni, il welfare e il mondo produttivo. Con specifico riferimento al settore sanitario, si deve sottolineare che il pareggio del bilancio non è più una chimera se si tiene conto che lo squilibrio nel 2009 pari a 774 milioni si è ridotto nel 2010 a 496 e nel 2011 a 251 milioni, con la previsione di azzerarlo entro il 2012. Lo sforzo della Regione si è concentrato anche per migliorare la gestione dei residui attivi o crediti vantati e dei residui passivi o debiti, ma soprattutto ha dato impulso alla riscossione di tali crediti innalzando conseguentemente il livello dei pagamenti o se si preferisce diminuendo i residui passivi o debiti correnti verso creditori, malgrado i momenti di crisi di liquidità. Oggi la Regione, che si caratterizza per la buona amministrazione, non può ritenere di aver risolto i propri problemi perché il ponderoso lavoro fatto finora deve continuare per molti anni ancora. Ci auguriamo che il cammino intrapreso per il completo risanamento del bilancio sia proseguito. Diventerebbe molto più difficile risalire completamente la china se questa o altre amministrazioni successive cedessero alla tentazione di fruire degli iniziali frutti del risanamento.  
   
   
TRENTINO PRIMA PROVINCIA A MONITORARE LA PRESENZA DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DELLAI: "UN TERRITORIO SANO E PER QUESTO PIÙ A RISCHIO DI ALTRI. SÌ AD UNA CONFERENZA D´INFORMAZIONE SUL TEMA"  
 
Trento, 8 maggio 2012 -. A differenza di altre zone ricche del Nord Italia, in Trentino non vi sono segnali di stabilità delle organizzazioni criminali di stampo mafioso; né la "colonizzazione" del territorio ad opera di tali organizzazioni né il contagio sono ancora avvenuti, ma ciò non significa che anche il Trentino non sia a rischio di infiltrazione criminale. E´ quanto afferma il Rapporto Metric (Monitoraggio dell´Economia Trentina contro il Rischio Criminalità), redatto da Transcrime ed illustrato il 2 maggio in Sala Belli ai consiglieri provinciali. Un rischio che, in una ipotetica scala, è definito "medio" per alcune aree della provincia quali la Val d´Adige, l´Alto Garda e Ledro e la Vallagarina, "medio basso" e "basso" per il resto del territorio. La novità del rapporto sta proprio nell´individuazione di un indicatore territoriale, oltre che economico sul grado di rischio di infiltrazione: il Trentino, infatti, è la prima e finora unica realtà territoriale italiana che si è dotata di un modello per il monitoraggio del rischio criminalità con l´obiettivo - come ha spiegato il presidente della Provincia Lorenzo Dellai - di prevenire ciò che in altre regioni è purtroppo una drammatica realtà. Se la presenza della criminalità organizzata in Trentino non è sistemica bensì limitata a singoli episodi, un "sistema" diventerà invece il monitoraggio dei processi economico finanziari per decrittare in tempo ciò che si muove e poter fermare preventivamente i tentativi di penetrazione malavitosa nel tessuto produttivo e sociale trentino. Riprendendo dati già noti, il rapporto Metric - illustrato oggi ai consiglieri provinciali dal direttore di Transcrime Ernesto Savona - conferma che la presenza della criminalità organizzata sul territorio provinciale è legata principalmente a tratta di esseri umani, traffico di droga e contrabbando di tabacchi lavorati, traffici che sono in mano per lo più a organizzazioni di origine extracomunitaria (albanese, russa, nordafricana e cinese), mentre scarsa è la penetrazione nel tessuto economico locale di mafia, camorra e ´ndrangheta. Nel rapporto si citano a questo proposito l´operazione Matrioska, un´indagine sul riciclaggio internazionale di tangenti per la vendita di veicoli militari e per acquisire commesse pubbliche partita da movimenti sospetti di denaro nella filiale di Vigo di Fassa della Cassa Rurale Raffeisenkasse, ed ancora il caso della società Aspide srl, legata al clan dei Casalesi, dedita al finanziamento a tassi usurari (fino al 180 %) ad imprese in difficoltà e senza credito dalle banche e che poi, di fronte all´insolvenza dei debitori, ottenevano l´intestazione di parte o di tutte le quote societarie trasferendole a prestanome. Tra le società colpite vi sono alcune immobiliari e imprese alberghiere. Altri casi di infiltrazione criminale sono quelli, nel luglio 2010, della tentata scalata da parte di società vicine alla ´ndrangheta della Cosbau, azienda edile di Mezzocorona; dell´attività di alcune aziende di trasporto extraregionali riconducibili a titolari calabresi che, a prezzi molto bassi e fuori mercato, trasportavano verso altri cantieri materiale di scavo proveniente dai cantieri della galleria di Martignano, galleria di Mezzolombardo e circonvallazione di Moena; del coinvolgimento di un imprenditore trentino nell´attività di esponenti mafiosi finalizzata alla gestione di appalti e servizi pubblici nel settore della produzione di energia eolica nella provincia di Trapani. Gli analisti di Transcrime hanno elaborato un indicatore del rischio di penetrazione criminale per settore e per territorio. Emerge così che i settori più a rischio sono quelli delle attività professionali, scientifiche e tecniche (che includono società di consulenza), delle costruzioni e quello dei trasporti e magazzinaggio, mentre le zone più esposte sono i territori della Val d´Adige, della Comunità Alto Garda e Ledro e della Comunità della Vallagarina. Il fatto che attività professionali e costruzioni siano i settori a maggior rischio di infiltrazione mafiosa spiega perchè, nell´analisi di Transcrime, anche lo stesso settore degli appalti pubblici, in particolare appalti di lavori, vada considerato esso stesso un settore a rischio, anche se, per mancanza di dati comparabili, non è stata svolta alcuna attività di analisi specifica su tale settore. A commento del rapporto, Dellai ha ribadito come il tema sicurezza sia da sempre all´attenzione della Giunta provinciale. "Il Trentino - ha affermato il presidente - è un territorio sostanzialmente sano, ma proprio per questo può entrare nel mirino di attività criminali, ed è questa la ragione per la quale dobbiamo tenere alzate le antenne. Convinti come siamo che sia meglio prevenire anzichè curare, pensiamo però che il bene collettivo della sicurezza economica e sociale richieda, accanto alle attività di contrasto svolte dallo Stato - che tra l´altro sosteniamo anche con accordi di tipo logistico ma anche sul piano delle valutazioni e delle analisi sottoscritti con magistratura e forze dell´ordine -, anche un´assunzione di responsabilità relativamente ai doveri di vigilanza e controllo da parte delle pubbliche amministrazioni locali. Per questo, così come stanno facendo governi nazionali ed organizzazioni internazionali quali ad esempio l´Ue e l´Onu, chiediamo la collaborazione di Transcrime". All´incontro con Savona e l´équipe del centro Transcrime sono intervenuti oggi alcuni consiglieri provinciali. Tra essi anche la consigliera Franca Penasa, che ha ribadito i motivi di preoccupazione che hanno portato alla richiesta di una conferenza d´informazione sul tema della presenza della criminalità organizzata in Trentino - richiesta salutata con favore da Dellai che ha dichiarato la propria disponibilità - ed auspicato maggiori controlli sugli appalti e nei cantieri.  
   
   
MOLISE: RICORSI ELETTORALI, LA POSIZIONE DEL PRESIDENTE IORIO  
 
Campobasso, 8 maggio 2012 - In merito al dibattito creatosi sui ricorsi elettorali, il Presidente della Regione, Michele Iorio, ha dichiarato: «Credo che alcuni personaggi dell´opposizione di centrosinistra rimarranno ancora una volta delusi anche dalla prossima pronuncia del Tar e dovranno, loro malgrado, prendere atto che il centrodestra ha vinto le elezioni regionali dello scorso ottobre e io sono stato riconfermato Presidente di questa Regione. Comprendo che è una "pillola" dura da ingoiare, ma in democrazia le elezioni non si vincono a "tavolino", accampando speciose eccezioni procedurali, peraltro inesistenti, ma con la sommatoria valida di voti regolarmente espressi dai cittadini. E questo è ciò che è avvenuto in Molise ed è stato validato prima dalle singole Commissioni comunali nelle varie Sezioni, poi dalle Commissioni circoscrizionali provinciali e regionali presso i Tribunali di Campobasso e Isernia, e quindi nella Corte d´Appello - tutto ciò, è bene ricordarlo, in quasi un mese di verifiche; non si era mai creata in passato tanta attenzione e tanta minuziosa, e a mio parere giusta, voglia di analizzare e vagliare ogni aspetto per validare, nel migliore dei modi, il risultato finale - e infine in una lunga e puntuale istruttoria eseguita nei mesi scorsi, su ordine del Tribunale Amministrativo, dalle Prefetture delle due province. Tante verifiche fatte da soggetti terzi e diversi, che hanno un minimo comune denominatore: la fiducia riconfermatami dai molisani per guidare questa regione per i prossimi cinque anni. La discussione che galvanizza oggi questi personaggi del centrosinistra, invece, riguarda aspetti molto futili, discutibili e assolutamente secondari rispetto al verdetto elettorale. Un voler confondere il "mezzo" con il "fine", la "cornice" con il "dipinto", il "percorso" con la "meta". Appare, poi, davvero fuori dal tempo immaginare che per puri interessi particolari, e senza motivazioni di pubblico interesse o di diritto reale, il Molise, investito come il resto del Paese da una crisi senza precedenti, possa tornare al voto, nulla curandosi del lavoro che scarseggia, delle imprese che sono soffocate da un mercato contratto e difficile e dai redditi singoli e familiari sempre più assottigliati. Sono questi i pensieri che dovrebbero invadere integralmente la mente, determinandone le azioni conseguenti, di chi fa politica. Ed è ciò che cerco, insieme a tanti altri esponenti di "buona volontà" - anche di centrosinistra - di fare quotidianamente, interrogandomi ed agendo in relazione su come creare nuovo lavoro, come proteggere quello che c´è, come generare la crescita e come riprendere la via dello sviluppo. Nulla di diverso della ricerca del "bene comune" di cui, a "chiacchiere", questi personaggi si riempiono la bocca. Se la politica vuole riacquistare la fiducia dei cittadini, deve cambiare elevando il livello della qualità della discussione, riportandola ai problemi reali e concreti dei territori e dei cittadini. L´antipolitica trova i migliori alfieri e portavessilli nelle file dei demagoghi e degli opportunisti. Se la "buona politica" vuole vincere la sua battaglia di civiltà e svolgere il suo ruolo sociale, deve quindi saper isolare questi ultimi e schierarsi, senza indugio, dalla parte dei cittadini e dei loro problemi. Sono certo, sulla base delle tante verifiche matematiche e fattuali eseguite da magistrati e valenti funzionari, svolti in pieno contraddittorio pubblico, che queste elezioni non verranno annullate. Ad ogni modo, anche se ciò dovesse accadere, sono pronto a ricandidarmi di nuovo, nella certezza di avere con me il consenso della maggioranza dei molisani».  
   
   
APPROVATO DALLA GIUNTA REGIONALE DELLA CALABRIA IL PIANO DELLA PERFORMANCE 2012-2014  
 
 Catanzaro, 8 maggio 2012 - La Giunta regionale ha approvato il Piano della Performance 2012-2014. Si tratta di un documento programmatico, di durata triennale, in cui la Regione Calabria esplicita i propri impegni nei confronti dei cittadini e, più in generale di tutti i portatori di interesse (stakeholder), e in cui vengono fissati gli obiettivi su cui si basa la misurazione e la valutazione delle prestazioni della stessa amministrazione e la capacità di soddisfare i bisogni della collettività. L’obbligo di assumere obiettivi misurabili su varie dimensioni di performance dell’ente quali l’efficienza, la customer satisfaction, la modernizzazione e la qualità delle relazioni con i cittadini costituisce una delle sfide principali introdotte dal D.lgs.n. 150/2009 (riforma Brunetta) che pone il cittadino al centro della pianificazione dell’azione amministrativa. La Regione Calabria, con la Legge Regionale n. 3 del 2012, ha compiuto ulteriori passi per favorire l’adeguamento della normativa regionale ai principi fondamentali contenuti nel decreto intervenendo sul sistema di ottimizzazione del lavoro e di modernizzazione dei controlli interni. In questo rinnovato scenario si rivela fondamentale il ruolo dell’Organismo indipendente di valutazione della performance che garantisce la definizione e l’implementazione dei sistemi di valutazione. Il documento approvato dalla Giunta regionale, diventa quindi, a tutti gli effetti uno strumento per migliorare il coordinamento della struttura organizzativa, potenziare i meccanismi di comunicazione, individuare le attese favorendo l’effettiva trasparenza ed efficienza dell’azione dell’Ente.  
   
   
TOSCANA: EVASIONE, LETTERA APERTA DI NENCINI “AI RIVOLUZIONARI DEL BUON SENSO”  
 
Firenze, 8 maggio 2012 - “Tifo per l’Italia delle persone normali, quelle che si alzano la mattina, vanno a lavorare o a studiare e pagano anche le tasse”. E’ in questo modo che comincia la lettera aperta “ai rivoluzionari del buon senso” con cui l’assessore regionale al bilancio Riccardo Nencini affronta le questioni relative all’evasione, a Equitalia, a una crescente attitudine a giustificare l’illegalità. Di seguito il testo della lettera. Lettera Aperta Ai Rivoluzionari Del Buon Senso: Tifo per l’Italia delle persone normali. Le persone normali sono quelle che si alzano la mattina, vanno a lavorare o a studiare e pagano anche le tasse. Sono stupefatto perciò che un ex ministro vada a omaggiare un evasore patentato come Luigi Martinelli, che non pagava da anni imposte che riteneva, come egli stesso ha dichiarato, “ingiuste”. E sono sorpreso per l’attitudine che si sta diffondendo a giustificare non chi si trova nella condizione del bisogno, ma gli evasori incalliti. Si è rovesciato il sistema dei valori. Stiamo parlando non di un imprenditore o di un’azienda in crisi e con crediti da esigere dalla pubblica amministrazione. Stiamo parlando di un evasore recidivo. In Toscana abbiamo lavorato in modo tale da colpire chi ha fatto dell’illegalità uno stile di vita. Abbiamo associato informazione, corretta applicazione di un sistema di imposizione fiscale e lotta all’evasione e all’illegalità. Questo ci ha consentito di recuperare nel solo 2011 167 milioni di euro, attestandoci come la Regione d’Italia che ha ottenuto i migliori risultati pur potendo intervenire su tributi molto bassi. Abbiamo fatto della lotta all’evasione un caposaldo della nostra politica entrando anche fortemente nel mondo dell’illegalità cinese nelle province di Firenze, Prato e Pistoia con strategie mirate all’emersione del sommerso, al contrasto dell’illegalità ma anche a un’attività che aiuti l’integrazione. Fondamentale è fare squadra: per questo stiamo mettendo a punto patti territoriali anti-evasione. Vuol dire scambiarsi informazioni e banche dati, buone pratiche ma anche semplici conoscenze tra tutte le pubbliche amministrazioni di uno stesso territorio in modo che la missione diventi condivisa. Adesso stiamo lavorando per inserire forme di premialità per i cittadini che si comportano correttamente. E’ un modello che riteniamo valido e che andrebbe esportato. Nel sistema Toscana, Equitalia si è mossa dignitosamente. Quanti oggi scoprono forme di protervia, avrebbero fatto bene a manifestarle quando di sono presentate. Ora devono tener conto di una banale considerazione: che senza un sistema equo di recupero crediti a pagare saranno sempre i soliti, l’ingiustizia più grande. Riccardo Nencini assessore bilancio e rapporti istituzionali Regione Toscana.  
   
   
BASILICATA: RAPPORTO ECONOMIA, DE FILIPPO: UN OK ALLE POLITICHE ANTI RECESSIONE LE WORK EXPERIENCES HANNO CONSENTITO A 954 SOGGETTI DISAGIATI DI ACCEDERE AD UNA ESPERIENZA DI FORMAZIONE E LAVORO  
 
Potenza, 8 maggio 2012 - “I dati del rapporto sull’economia della Basilicata nel 2011 curato dal centro Studi Unioncamere di Basilicata danno ragione agli sforzi condotti dalla Regione con le politiche per contrastare gli effetti della recessione, nell´ambito delle effettive possibilità di manovra di un´amministrazione regionale. Il Rapporto mostra infatti che nel 2011 vi è stata una crescita dell´occupazione del +1,3 per cento ed una decrescita della disoccupazione del -7,9 per cento. Ciò deriva essenzialmente da una tenuta dell’occupazione pubblica, che, se sul versante privato, si associa ad un incremento dell’occupazione a tempo determinato e occasionale, su quello pubblico è da attribuire anche all´impatto di provvedimenti regionali come le Work Experiences, che hanno consentito a 954 soggetti disagiati, in buona misura disoccupati, di accedere ad una sia pur parziale esperienza di formazione e lavoro”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, intervenendo, presso la Camera di Commercio di Potenza, alla Giornata dell’economia nel corso della quale è stato presentato il rapporto sull’economia della Basilicata nel 2011, curato dal centro Studi Unioncamere di Basilicata. “Come ha anche sottolineato il Presidente Napolitano – ha detto De Filippo - in questo scenario le opzioni per riattivare politiche di crescita non potranno che vedere, come soggetto protagonista l’Unione Europea. Lo Stato è infatti impegnato in uno sforzo di risanamento delle finanze pubbliche che non lascerà spazi, nel prossimo futuro, a significativi incrementi delle risorse nazionali per le regioni del Sud. Per lo stesso motivo, le stesse amministrazioni regionali e locali vedono ridursi considerevolmente gli spazi finanziari per fare politiche di sviluppo locale. Infatti, l’applicazione del patto di stabilità interno, ovvero dello strumento attraverso il quale regioni ed enti locali contribuiscono allo sforzo di risanamento del bilancio pubblico, prevede, per la Regione Basilicata, un tetto massimo di spesa, per interventi di sostegno e sviluppo dell’economia, pari ad appena 88,6 meuro per il 2012, in un contesto quasi interamente legato ad una politica concertata con l´Unione Europea. Per questo motivo – ha aggiunto il Presidente - oggi occorre ragionare in termini di una revisione del patto europeo, che affianchi all’unita monetaria anche una unificazione, e maggiore solidarietà intraeuropea, rispetto alle politiche fiscali, industriali e del lavoro, dotandosi anche degli strumenti per raccogliere risorse, a livello europeo, sui mercati finanziari. In questo contesto, le politiche regionali e locali dovranno sempre più concentrarsi sulla contestualizzazione e l´accompagnamento di politiche di sviluppo che dovranno essere decise, nelle loro linee generali e nelle loro risorse finanziarie, ad una scala superiore, prioritariamente europea. Peraltro, la crescita del Pil lucano dipende in una misura molto piccola dalle possibilità di manovra delle politiche dell’amministrazione regionale. Infatti la crescita del Pil della Basilicata, paragonata a quella del Mezzogiorno e a quella italiana, è influenzata in misura relativamente minore dai consumi interni delle famiglie residenti in regione, e in misura relativamente pesante dai consumi delle famiglie residenti in altre regioni italiane. Inoltre, la crescita del Pll lucano, in una misura del tutto identica alla media del Mezzogiorno, dipende in modo molto intenso dalla spesa pubblica, che fintanto che il processo di federalismo fiscale non sarà entrato nella sua fase a regime nella nostra regione è per il 73 per cento proveniente dalle Amministrazioni Centrali dello Stato e dalle imprese pubbliche nazionali, mentre soltanto il 19 per cento della spesa pubblica totale in Basilicata è controllato dalla Regione. Inoltre – ha detto infine De Filippo - a voler smentire chi ritiene che le politiche della Regione sulla Val d´Agri non hanno prodotto nessun impatto occupazionale favorevole, e si siano tradotte, nell’attuazione del Po, nel rifacimento di marciapiedi o altre amenità, il rapporto Unioncamere segnala come, fra 2008 e 2010, l’occupazione nelle imprese intervistate in Val d’Agri abbia beneficiato di un incremento dell’1,1 per cento, per 83 nuovi occupati, quindi beneficiando di una sostanziale tenuta dei livelli occupazionali pregressi, confermando in questo modo la valutazione di impatto occupazionale, che evidenziava risultati di sostanzialmente tenuta dell’occupazione in Val d´Agri”.  
   
   
COMUNE UNICO DEL CASENTINO: COME È STATO BOCCIATO  
 
Firenze, 8 maggio 2012 – Definitivo il risultato che, in Casentino, boccia il Comune unico. Sono infatti arrivati anche i dati da Montemignaio, impegnato anche nelle amministrative e con uno scrutinio ritardato per il referendum. La percentuale complessiva di “no” all’ipotesi di Comune unico in tutte le 13 comunità che erano chiamate al referendum è dunque salita al 56,43 (in voti assoluti: 8.863) mentre i “sì” si sono fermati al 43,57% (in cifra assoluta: 6.843 voti). La percentuale dei votanti (15.875 su 38.290 iscritti) si è attestata al 41,46. 80 le schede bianche e 89 le nulle per un complesso di 15.706 voti validi. Da notare che sui 38.290 cittadini che avevano diritto a esprimere il proprio parere sulla istituzione del Comune unico ben 22.484 (sommando chi non è andato a votare, chi ha votato bianco e chi ha reso nulla la scheda) hanno scelto di non decidere. Solo 2, su 13, le comunità casentinesi che si sono espresse favorevolmente all’istituzione del Comune unico, nel referendum che si è svolto ieri e oggi: Bibbiena e Castel Focognano. Nel primo, che (con 9.424 elettori e 3.828 votanti) è il comune più popoloso, la percentuale dei “si” è salita al 70,32% (2.665 voti) con i “no” fermi al 29,68% (1.125 voti). Nel secondo i “si” ce l’hanno fatta per un soffio con il 51,24 di percentuale contro il 48,76 (539 a 513). In tutte le altre comunità (Capolona, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Stia, Subbiano, Talla) hanno prevalso i “no”: dal 53,74% di Chiusi della Verna all’80,69 di Stia che così capeggia la “classifica” dei contrari al Comune unico.  
   
   
L’ESPERIENZA DELLE AREE PROGRAMMA AL CONGRESSO DI FIUGGI ALLA DUE GIORNI DELL’UNITEL SARÀ PRESENTE ANCHE L’UFFICIO AUTONOMIE LOCALI DELLA REGIONE BASILICATA  
 
Potenza, 8 maggio 2012 - Il ruolo del tecnico comunale alla luce delle più recenti modifiche normative. Sarà questo l’argomento del 3° Congresso nazionale Unitel (Unione nazionale italiana dei Tecnici degli Enti Locali) che si terrà a Fiuggi giovedì 10 e venerdì 11 nella Sala Congressi del Teatro delle Fonti. Numerosi gli interventi previsti fra tecnici degli Enti locali, amministratori pubblici, liberi professionisti e imprese. Alla due giorni sarà presente anche l’Ufficio Autonomie locali della Regione Basilicata. Il dirigente Pasquale Monea relazionerà sulle forme associative per valorizzare l’esperienza delle Aree Programma quale strumento per la gestione delle stazioni uniche appaltanti, anche in assenza delle più strutturate Unioni di Comuni.  
   
   
APPRENDISTATO IN SICILIA: GIÀ 408 GLI APPRENDISTI CON VOUCHER FORMATIVI  
 
Palermo, 8 maggio 2012 - Ha riscosso ampia partecipazione l´Avviso pubblico numero 1 del 16 aprile 2012 per il finanziamento dei "Voucher formativi apprendistato professionalizzante. Dopo appena una settimana dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana, avvenuta il 4 maggio, sono 36 gli Enti di formazione che hanno presentato richiesta di voucher, 342 le Aziende titolari di apprendisti inserite e 408 gli apprendisti inseriti. Sul sito informativo di riferimento, www.Apprendistatoregionesicilia.it, risultano oltre 3.500 accessi nell´ultimo mese. L´avviso, che rende note le modalita´ per la presentazione delle richieste per il finanziamento della formazione in apprendistato professionalizzante e´ rivolto a soggetti assunti con contratto di apprendistato dal giugno 2010 alla data di pubblicazione dell´Avviso. Possono presentare richiesta per l´assegnazione del voucher gli Enti formativi i cui percorsi sono inseriti nel Catalogo regionale dell´offerta formativa per l´apprendistato professionalizzante, congiuntamente al datore di lavoro e all´apprendista assunto con contratto di apprendistato professionalizzante. Il voucher potra´ essere utilizzato esclusivamente per la frequenza del percorso formativo prescelto dall´apprendista ed attuato dall´Ente Formativo accreditato titolare del percorso. Il voucher sara´ erogato direttamente all´Ente formativo titolare del percorso prescelto, nelle modalita´ e nei termini previsti dalle apposite Linee guida. Le risorse finanziarie disponibili ammontano a 5 milioni e 365mila euro. Il criterio di priorita´ e´ la durata del contratto di apprendistato. Nello specifico, saranno finanziati i voucher degli apprendisti con contratto sottoscritto da piu´ tempo in riferimento alla data della pubblicazione dell´ Avviso nella Gurs. Per la presentazione della "richiesta di assegnazione voucher", e altre informazioni sull´ Avviso, e´ a disposizione il sito www.Apprendistatoregionesicilia.it dove e´ pubblicato il modulo di richiesta (Modulo 1) da compilare e inviare on - line. L´invio della documentazione dovra´ essere effettuato entro il 21 maggio 2012. Inoltre, si informa che in data 24 aprile 2012 e´ stato sottoscritto tra la Regione Siciliana e le parti sociali l´accordo quadro per l´apprendistato professionalizzante in attuazione del nuovo Testo Unico approvato con D.lgs 167/2011 sull´apprendistato, finalizzato a favorire l´inserimento qualificato dei giovani nel mondo del lavoro.  
   
   
PIEMONTE: APPRENDISTI A 15 ANNI, SI PARTE AD OTTOBRE  
 
Torino, 8 maggio 2012 - Il Piemonte vara, prima Regione in Italia, un progetto sperimentale di apprendistato: partirà ad ottobre con un investimento di 5 milioni di euro ed interesserà mille giovani tra 15 e 25 anni, per i quali sono previsti 100 corsi. Il modello, messo a punto con sindacati e imprenditori, è stato presentato il 7 maggio a Torino dal presidente della Regione, Roberto Cota, e dall´assessore regionale al Lavoro, Claudia Porchietto, nel corso di un convegno al quale sono intervenuti il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ed esponenti di Cgil, Cisl e Uil, Rete Impresa Italia, Unione Industriale e Politecnico. Tra le aziende hanno già aderito Iveco e Bosch, ma anche molte piccole e medie imprese. Sono anche previsti progetti per l’alta formazione che fino al 2014 riguarderanno 700 giovani in 40 master, 40 dottorati e 40 corsi di laurea. “L’intesa - ha ricordato Porchietto - è nata prima dell’approvazione del nuovo testo unico sull’apprendistato nazionale, che per le parti sociali costituisce in alcuni casi un passo indietro rispetto al nostro. L’obiettivo è arginare la disoccupazione mediante importanti investimenti per un’effettiva professionalizzazione dei giovani”. Un’iniziativa che ha fatto dire al presidente Cota che “la macchina del lavoro può ripartire dal Piemonte. I piemontesi hanno pagato un pedaggio altissimo alla crisi del lavoro e del sistema imprenditoriale. La preoccupazione e, in qualche caso anche la disperazione, è entrata nelle case di migliaia di lavoratori e di imprenditori. Ma stiamo ripartendo. La nostra strategia è di modificare non l´immagine ma il ruolo stesso della pubblica amministrazione”. Cota ha poi sostenuto che “ascolto, collaborazione e innovazione sono i tre punti fermi della nostra politica di supporto alle imprese e ai lavoratori. L’impegno con cui i piemontesi stanno cercando di uscire dalla crisi è encomiabile e mi sento di poterlo indicare come esempio per il resto del Paese. Il Governo regionale, proprio in materia di lavoro e di aiuto all’impresa, ha fatto moltissimo in questi di anni ed è pronto a collaborare per poter sviluppare questa esperienza ad ogni livello. Il Piemonte si sta trasformando, e in qualche caso si è già trasformato, in un inedito laboratorio del futuro del nostro sistema-Paese”. Sottolineando il primato del Piemonte nell’attivare la formazione all’interno delle imprese, il presidente ha espresso “la speranza che molti di questi mille apprendisti possano trovare un percorso professionale stabile e duraturo” e “l’augurio, che so di poter condividere con un ministro torinese e che conosce bene il Piemonte, di restituire al nostro territorio quel ruolo di traino dell´economia nazionale che ebbe negli anni del boom economico. Le condizioni sono cambiate e la crisi è terribile. Ma proprio per questo si deve lavorare per la ripresa, per fare in modo che l’ascolto delle ragioni delle persone colpite dalla crisi possa trasformarsi in quella forma di dialogo costruttivo che sfocia nella collaborazione vera e propria. Una collaborazione, gomito a gomito, fra la pubblica amministrazione ed i cittadini”.  
   
   
RINNOVATO L’ACCORDO PER L’ANTICIPAZIONE DELLA CASSA INTEGRAZIONE AI LAVORATORI MARCHIGIANI  
 
Ancona, 8 maggio 2012 Rinnovata per il 2012, con possibile prosecuzione nel 2013, l’Intesa per il sostegno ai lavoratori e alle imprese in crisi - già sottoscritta da Regione Marche, Banche, Organizzazioni sindacali e Organizzazioni rappresentative dei datori di lavoro il 31 marzo 2009. Grazie a questo accordo i lavoratori marchigiani potranno continuare a beneficiare della cassa integrazione in tempo reale, senza attendere la conclusione delle procedure amministrative dell’Inps: in media 5 o 7 mesi. Saranno le banche firmatarie dell’Intesa ad anticipare le somme, a tasso zero e senza costi di gestione, rilevando il credito maturato nei confronti dell’Istituto di previdenza sociale. Allo stesso tempo, i lavoratori in cassa integrazione che ne faranno richiesta, avranno la possibilità di sospendere il pagamento dei ratei dei mutui che verranno posticipati. “Il perdurare della crisi-economico-finanziaria in atto ormai da più di tre anni – spiega il presidente della Regione Gian Mario Spacca - ha determinato un forte e continuo incremento del ricorso da parte delle aziende marchigiane alle diverse forme di cassa integrazione salariale guadagni. Il rinnovo di questo Accordo, che finora ha dato buoni risultati grazie alla sua flessibilità e soprattutto all’impegno convinto di tutti i soggetti coinvolti, è quindi fondamentale. Molte imprese non sono in grado di anticipare il trattamento della cassa integrazione, mentre le erogazioni dell’Inps avvengono con tempistiche che mettono in difficoltà lavoratori e famiglie. Ripetiamo quindi una modalità, proposta dalle organizzazioni sindacali e che ha trovato il consenso del sistema bancario marchigiano, per tutelare la coesione sociale e proteggere il lavoro nella nostra comunità in un momento così difficile”. “Nonostante gli indicatori parlino di un lieve segnale di riduzione, le ore di cassa integrazione richieste - aggiunge l’assessore regionale al Lavoro-formazione, Marco Luchetti -, restano su un volume complessivo 5-6 volte superiore al numero di ore del 2007, ultimo anno prima della crisi. Il sistema economico-sociale e creditizio ha risposto con grande disponibilità e collaborazione alle finalità di questo accordo. Le Banche coinvolte - conclude Luchetti - hanno dimostrato un forte impegno per il sostegno ai lavoratori e alle imprese assicurando l’applicazione dell’accordo anche dopo la scadenza naturale”. Nel protocollo sono illustrate le modalità con le quali le banche anticiperanno l’assegno mensile ai lavoratori in cassa integrazione e la possibilità di sospendere e posticipare i ratei dei mutui contratti. Hanno sottoscritto l’Intesa: Regione Marche; Cgil; Cisl; Uil; Confindustria; Confapi; Confesercenti; Confcommercio; Confartigianato; Cna; Claai; Legacoop; Confcooperative; Agci; Casartigiani; Banca Marche; Federazione Regionale Banche Credito Cooperativo; Banca Popolare Di Ancona; Cassa Di Risparmio Di Fano; Carifac.  
   
   
DATI CASSA INTEGRAZIONE APRILE IN FVG  
 
Trieste, 8 maggio 2012 - L´assessore regionale al Lavoro Angela Brandi comunica che nel corso del mese di aprile 2012 le ore di Cassa integrazione (Cig) autorizzate in Friuli Venezia Giulia sono state 1.168.556, un risultato questo in lieve crescita in termini tendenziali ma sensibilmente in calo su base congiunturale. La crescita tendenziale, rispetto ad aprile 2011, è stata infatti del 5,8 per cento in valore percentuale e di circa 65 mila ore in valori assoluti, mentre il calo congiunturale, rispetto al mese di marzo 2012, è stato del 44,2 per cento, corrispondete a 927 mila ore. "Un risultato che dobbiamo considerare interlocutorio e parzialmente indicativo - commenta l´assessore Brandi - anche perché è abbastanza normale che aprile segni un miglioramento rispetto al primo trimestre. Comunque appare evidente il perdurare di una situazione che, al di là di qualche oscillazione favorevole di carattere congiunturale, ci impone di rimanere vigili e impegnati in un´incessante azione a favore dei lavoratori e dell´occupazione". Relativamente alle tre gestioni - ordinaria, straordinaria e deroga - la Cigo cresce a livello tendenziale (52,9 per cento) mentre cala a livello congiunturale (-30,8 per cento), la Cigs diminuisce sia a livello tendenziale (-24,3 per cento) che congiunturale (-53,9 per cento); la deroga, a sua volta, cresce a livello tendenziale (68,1 per cento) e diminuisce a livello congiunturale (-38,6 per cento). A livello provinciale, la variazione tendenziale si incrementa sia in provincia di Gorizia (95,6 per cento) che in provincia di Pordenone (82,9 per cento) e in provincia di Trieste (238,2 per cento), mentre diminuisce in provincia di Udine (-44,8 per cento). A livello congiunturale, invece, la crescita interessa solo la provincia di Trieste con il 3,6 per cento, mentre sono in diminuzione Gorizia, con -15,6 per cento, Pordenone con il -50,4 per cento ed Udine con il -55,1 per cento. A livello provinciale, dunque, il calo più significativo è certamente quello della provincia di Udine grazie alla diminuzione sia della Cigo che della Cigs. Nel corso del primo quadrimestre del 2012, sono state autorizzate complessivamente 6.651.933 ore con un incremento del 25,2 per cento (1.340.995 ore in più) rispetto al primo trimestre 2011. A livello provinciale, l´aumento tendenziale interessa soprattutto Pordenone con 930.601 ore, pari al 54,5 per cento; a seguire troviamo Trieste, con 368.037 ore, pari al 148,9 per cento e Gorizia con 195.891 ore pari al 30,5 per cento. La provincia di Udine evidenzia nel quadrimestre considerato un calo di 171.534 ore, pari al -6,3 per cento.  
   
   
WELFARE, MILANO CHIEDE A REGIONE E GOVERNO DI ISTITUIRE CON IL COMUNE IL GARANTE PER L’INFANZIA”  
 
Milano, 8 maggio 2012 - “Chiediamo a Regione Lombardia e al Governo di dare vita assieme a noi, in forma concertata e condivisa, a un Garante dei diritti dell’infanzia, che ci permetta di rendere più efficaci gli interventi svolti in questa città da numerosi soggetti pubblici e privati, mettendo al centro i diritti delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi. Insisteremo sulla logica della messa in rete tra pubblico e privato, per non lasciare sole le persone, sostenendo la genitorialità”. Questo l’invito dell’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, che il 4 maggio ha presieduto l’incontro a Palazzo Marino dedicato a famiglia, infanzia e adolescenza. Vi hanno partecipato quasi duecento tra rappresentanti e operatori del privato sociale e del volontariato, impegnati in progetti di assistenza e accoglienza di famiglie e minori in difficoltà. Dal dibattito sono emerse una serie di proposte e di riflessioni che saranno approfondite durante i tavoli di lavoro parte integrante del cammino di redazione del Piano di Zona 2012–2014: il documento con cui l’Amministrazione comunale, in applicazione delle legge quadro 328 del 2000, programmerà la rete di servizi offerti sul territorio indicando gli obiettivi e le priorità di intervento. “La città che abbiamo in mente – ha aggiunto Majorino – è quella che torna a scommettere sulla funzione educativa, sull’accompagnamento alle famiglie, sul loro orientamento, sull’autogestione da parte dei cittadini degli spazi pubblici nei quartieri. Rispetto al passato faremo meno retorica familista e più interventi mirati e concretamente utili a favore delle mamme e dei papà. Cominceremo mettendo a disposizione delle famiglie milanesi alcuni spazi pubblici per il diritto alla socialità, convinti che, in fasi come queste, la socialità sia una vera opportunità per vivere meglio”. Oggi è stata anche l’occasione per presentare il nuovo “Spazio di confronto delle culture del welfare”: il Comitato composto da 28 Saggi espressione del mondo del welfare ambrosiano. I 28 Saggi, che provengono da tre Università (Cattolica, Bocconi e Milano Bicocca), dal privato sociale, da enti, fondazioni e dal volontariato, parteciperanno alla redazione del nuovo Piano di Zona. Sono stati convocati dal Comune e hanno messo a disposizione dell’Amministrazione comunale le proprie competenze a titolo gratuito. “Questo gruppo di professionisti, che lavorerà con i nostri direttori e funzionari e i ricercatori del Cergas Bocconi – annuncia l’assessore Pierfrancesco Majorino – avrà la funzione di liberare idee e saperi per le nuove politiche sociali di questa città. Abbiamo chiesto ad alcune persone, diverse per percorsi e biografie, di ragionare con noi senza timidezze sulle scelte strategiche da compiere per ricostruire il welfare nel tempo della crisi e dei nuovi bisogni”. “Il Comitato è uno strumento – prosegue Majorino – che si aggiunge al confronto con le parti sociali, che intensificheremo nelle prossime settimane con le conferenze di zona sulle politiche sociali in programma entro giugno, i numerosi incontri tematici cui stiamo dando vita, i tavoli già operativi sulle questioni della salute e del sociale. Tutto ciò produrrà una documento da proporre al Consiglio comunale per l’approvazione entro luglio”.  
   
   
FVG, ADOZIONI E AFFIDI: NUOVO REGOLAMENTO PER CRITERI DI RIPARTO RISORSE  
 
Trieste, 8 maggio 2012 - La bozza del nuovo regolamento relativo alla determinazione dei criteri di riparto e utilizzo delle risorse destinate alle famiglie che adottino un bambino o optino per l´affido è stata approvata il 4 maggio dalla Giunta regionale del FriuliVenezia Giulia su proposta del presidente Renzo Tondo. Il provvedimento, che sarà sottoposto ora al vaglio della Consulta regionale per le famiglie, della Commissione consiliare competente e del Consiglio delle Autonomie locali, si deve alla necessità di semplificare ulteriormente le modalità di concessione dei contributi da parte del Servizio sociale dei Comuni (Ssc) nell´ambito del sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale. Il regolamento prevede anche il miglioramento delle procedure amministrative sia ai fini di una più rapida erogazione dei benefici destinati alle famiglie che adottano un bambino straniero residente all´estero che per garantire la tutela e la salvaguardia dei minori italiani e stranieri in situazioni di difficoltà o di abbandono, tutelando così il loro diritto alla famiglia. Destinatari dei fondi sono gli Enti gestori del Servizio sociale che li ricevono annualmente, destinandoli per il 70 per cento al sostegno ed alla promozione dell´affido familiare e per il 30 per cento all´adozione di bambini stranieri e di italiani e stranieri che siano portatori di handicap e abbiano meno di 12 anni. Per quanto riguarda le adozioni internazionali, verrà sostenuto il 70 per cento delle spese di viaggio e soggiorno delle famiglie, per un importo massimo di 7.500 euro. In relazione all´affido invece, i fondi a disposizione serviranno a dare supporto scolastico-educativo e a favorire l´integrazione sociale, ma anche al rimborso delle spese sostenute dalle famiglie affidatarie e non coperte da altri benefit concessi a sostegno della disabilità e dell´affido familiare.  
   
   
PARI OPPORTUNITÀ, LIGURIA: CENTOTRENTAMILA EURO AI CENTRI ANTI-VIOLENZA. SERVE NON SMANTELLARE LA RETE DEI SERVIZI  
 
Genova, 8 Maggio 2012 - “In un momento come questo in cui assistiamo ad una recrudescenza di abusi e violenze nei confronti delle donne serve garantire il funzionamento dei quattro centri anti-violenza presenti nelle province liguri attraverso lo stanziamento nel bilancio regionale di 130.000 euro”. Lo ha comunicato l’assessore regionale alle politiche sociali e pari opportunità Lorena Rambaudi il 4 maggio in Giunta ribadendo l’importanza di continuare ad avere “una rete di centri di ascolto e primo contatto che si aggiungono ai servizi pubblici”. “Le risorse stanziate oggi dalla Giunta regionale – ha spiegato Rambaudi – sono solo una piccola parte di quelle che servono per dare linfa al sistema integrato di tutte le strutture che a livello regionale hanno il compito di sostenere ed accogliere le donne e i minori che subiscono violenze. Ma anche se limitate crediamo possano fare la differenza ed evitare lo smantellamento del sistema”. Nati nel 2007 su input della legge regionale contro la violenza sulle donne i centri anti-violenza in Liguria hanno rappresentato in questi anni un servizio di ascolto e di sostegno per le donne vittime di abusi e un’opportunità per dare il via a campagne di sensibilizzazione a cominciare dai percorsi educativi già nelle scuole. Sono 4 i centri anti-violenza in Liguria, uno per provincia a cui si aggiungono 3 centri di ascolto, 14 strutture di secondo livello che ospitano le donne vittime di violenza per aiutarle nei percorsi di autonomia e cinque case rifugio. Complessivamente le donne in carico ai centri sono 344 di cui 239 a Genova, 12 a Imperia, 20 alla Spezia e 73 a Savona. La maggior parte delle donne prese in carico dai 4 centri anti-violenza (111) ha un diploma di scuola media superiore, 91 di scuole media inferiore, seguite da 19 donne laureate, 9 con la scuola elementare, 1 analfabeta e 112 non classificate. Tra le donne che si sono rivolte ai centri anti-violenza 131 sono risultate in coppia con figli, 58 sole con figli, 44, sole senza figli, 41 in coppia senza figli, 31 ancora presso la famiglia di origine, 5 conviventi con altri nuclei familiari e 34 non classificate. Per quanto riguarda la situazione economica 118 donne sono risultate autonome e in equilibrio finanziario, 88 aiutate da parenti, 65 in condizioni disagiate e senza aiuti e 73 non classificate. Il 74,71% delle donne accolte non ha indicato alcuna problematica personale e il 25,29% ha invece indicato una o più problematiche tra disagio psicologico, disturbi mentali, alcolismo, tossicodipendenza, maltrattamenti nella famiglia di origine. La maggior parte delle donne che si rivolgono ai centri anti-violenza ha tra i 31 e i 40 anni (81), seguite dalla fascia di età tra i 41 e i 50 (70), da quella dai 51 ai 60 (55) e dai 21 ai 30 (45). La maggior parte delle donne che si rivolgono ai centri sono italiane (221), seguite da ecuadoriane (29), marocchine (15). “Nonostante il lavoro svolto dai centri in questi anni – conclude Rambaudi - nella nostra regione assistiamo a casi di violenza estrema che non colpisce solo donne prive di un titolo di studio o in condizioni di forte povertà. Il fenomeno della violenza colpisce tutte le donne e risulta sempre più ripetuto e perpetrato soprattutto da persone conosciute. Contro questa deriva bisogna ripartire dall’educazione e sensibilizzare anche le ragazze più giovani rispetto ad alcuni segnali da cui si può capire il partner potenzialmente violento”.  
   
   
BOLZANO: LINEE GUIDA PER L’ACCOGLIENZA NELLE SCUOLE DEI BAMBINI ADOTTATI  
 
Bolzano, 8 maggio 2012 - L’intendenza scolastica di lingua italiana informa che sono state pubblicate le nuove Linee guida “Accoglienza nelle scuole per bambine e bambini adottati”, definite dal Tavolo di lavoro interprofessionale “Scuola e adozione” della Provincia di Bolzano e rivolte a genitori, insegnanti e operatori del settore. Le bambine e i bambini adottati sono una presenza significativa anche nella realtà locale. L’inserimento scolastico, in particolare, rappresenta un momento fondamentale e delicato che richiede accompagnamento e sostegno adeguati, attraverso un lavoro coordinato tra Servizi, famiglia e scuola. Le Linee Guida definiscono le procedure comuni per l’accoglienza scolastica, suggeriscono le modalità di collaborazione, chiariscono i diversi ruoli dei soggetti coinvolti e forniscono contatti e riferimenti utili in un’ottica di rete. “Accoglienza nelle scuole per bambine e bambini adottati” è scaturito dal confronto e dalla collaborazione fra i componenti del Gruppo di lavoro interprofessionale della Provincia di Bolzano, cui aderiscono referenti delle istituzioni scolastiche, dal 2010 anche di lingua tedesca e ladina, del Tribunale per i minorenni, dell’Ufficio famiglia, donna e gioventù, del Servizio Adozioni Alto Adige, degli Enti Autorizzati presenti sul territorio (Aibi e Amici Trentini), dell’Associazione genitori adottivi e affidatari altoatesini. La pubblicazione, giunta alla seconda edizione, è bilingue e si rivolge a dirigenti scolastici/scolastiche, docenti, genitori e rappresenta un valido supporto anche per tutti coloro che operano nel settore. “Accoglienza nelle scuole per bambine e bambini adottati”-Linee guida per genitori ed insegnanti è disponibile in forma cartacea presso il Dipartimento istruzione e formazione italiana – Area Pedagogica - Servizio integrazione, educazione alla salute e consulenza scolastica (sig. Giuliana Fulici) e consultabile in versione e-book sul sito www.Grafichestile.com, cliccando a destra sul logo della Provincia di Bolzano. È inoltre possibile scaricare la pubblicazione in formato Pdf e stamparla, previa registrazione. Informazioni ed approfondimenti sul sito dell’Intendenza Scolastica Italiana alla pagina Adozioni: http://www.Provincia.bz.it/intendenza-scolastica/progetti/1860.asp .  
   
   
FVG, FAMIGLIA: APPROVAZIONE PRELIMINARE PER PIANO REGIONALE INTERVENTI  
 
Udine, 8 maggio 2012 - La Giunta regionale ha approvato in via preliminare il "Piano regionale degli interventi per la famiglia 2012-2014" (espressamente previsto dalla Lr 11/2006 - Interventi regionali a sostegno della famiglia e della genitorialità), che ora dovrà essere sottoposto per l´acquisizione del parere alla Commissione consiliare competente, alla Consulta regionale della famiglia e al Consiglio delle autonomie locali. Alle previsioni del Piano è premesso uno studio molto particolareggiato sulla situazione dell´"istituto famiglia" in Friuli Venezia Giulia. I dati e le analisi presentate confermano che le tendenze evolutive della consistenza, della struttura e dei bisogni che si riscontrano nelle famiglie in regione, pur essendo tendenzialmente in linea con gli scenari del più ampio contesto nazionale, evidenziano alcuni aspetti di maggiore criticità del territorio regionale rispetto alle aree contermini. Tali criticità derivano principalmente dalle conseguenze del malessere demografico che caratterizza alcune aree della regione. In particolare, il dato sull´incremento del numero di famiglie che si riscontra negli ultimi dieci anni (+10,7 p.C.) potrebbe essere interpretato in termini positivi se non fosse dovuto alla progressiva riduzione dell´ampiezza media delle famiglie, emblematicamente rappresentata dall´aumento dei numero dei "single", sia sopra che sotto i 60 anni. Ma, al di là dei valori assunti dall´ampiezza media delle famiglie, sono le dinamiche della creazione di nuovi nuclei familiari e l´andamento della natalità a risultare in prospettiva più rilevanti ai fini di una proiezione delle dinamiche familiari. Le cause o le concomitanze che vanno a influire sui valori dell´ampiezza media delle famiglie posso essere sintetizzate nel calo dei matrimoni, nella riduzione della natalità (riscontrata in regione fino al 1999), nell´aumento dell´instabilità coniugale e nella maggior speranza di vita delle donne rispetto agli uomini, che contribuiscono alla diminuzione dell´ampiezza familiare media; dall´altra la recente ripresa della natalità e la ricostituzione di nuclei familiari dei divorziati agiscono nella direzione contraria. Certamente, lì dove è maggiore la presenza di residenti stranieri (provincia di Pordenone), si è avuto un aumento sia della popolazione complessiva, sia delle famiglie, con un´attenuazione del processo di riduzione delle dimensioni familiari, senza tuttavia un´inversione del trend. In contrapposizione, laddove è maggiore il malessere demografico (provincia di Trieste, aree montane del Friuli), l´apporto dell´immigrazione straniera non riesce attualmente a compensare né il calo demografico, né le trasformazioni nella composizione delle famiglie. Da questa analisi derivano molte considerazioni. Una prima riguarda il ruolo che la famiglia e, più in generale, le reti parentali svolgono tradizionalmente in Italia nell´assicurare il benessere dei suoi membri, in particolare di quelli più deboli. Una loro attenuazione richiede sia adeguate politiche di aiuto da parte dell´Amministrazione regionale e delle Amministrazioni locali, sia interventi formali e informali, che vadano nel segno dell´incentivazione della collaborazione tra famiglie e che valorizzino appieno il capitale sociale presente nel territorio regionale. Un secondo tema riguarda le prospettive della natalità che, assicurando il ricambio generazionale, permette di riequilibrare positivamente le situazioni di squilibrio demografico in atto e il progressivo calo del numero dei matrimoni per vari fattori concomitanti: è certamente complesso incidere su tali fattori, ma si possono attivare azioni di stimolo volte alla riduzione dei tempi della formazione, all´incentivazione delle progettualità di vita dei giovani e delle esperienze di uscita dalla famiglia . Volgendo uno sguardo al futuro prossimo, in base alle proiezioni dell´Istat al 2021 e al 2031, la popolazione regionale presenterà una sostanziale stabilità, con incrementi molto contenuti, connessi principalmente con l´andamento del fenomeno migratorio. Proseguirà comunque il processo di invecchiamento della popolazione e di riduzione della popolazione in età attiva, come si evince anche dall´andamento nel tempo degli indici di vecchiaia e di dipendenza senile. Risulta evidente che, in un sistema di welfare in cui la famiglia svolge attualmente un ruolo primario, sia importante monitorare i bisogni che essa manifesta nelle sue "diverse età", in modo da venire incontro a esigenze che cambiano e si evolvono, anche sotto la spinta di nuovi contesti sociali, culturali ed economici. "La predisposizione di un apposito Piano regionale dedicato alla famiglia, nell´adempiere a precisi impegni programmatici dell´attuale Amministrazione regionale, risponde - afferma l´assessore Molinaro - a convinzioni valoriali e sociali che designano la famiglia, in quanto luogo della solidarietà relazionale tra coniugi e tra generazioni, come realtà sociale la cui esistenza e il cui positivo funzionamento è di fondamentale importanza per la qualità del tessuto sociale della regione e per l´equilibrato sviluppo personale di ogni componente della comunità regionale". Gli impegni progettuali a sostegno della famiglia e riguardanti il territorio regionale non evidenziano un coinvolgimento, dal lato della responsabilità istituzionale, esclusivamente regionale, ma sollecitano una "responsabilità diffusa", prioritariamente espressa dalle Amministrazioni locali, per le funzioni amministrative loro assegnate, e ulteriormente allargata alle realtà sociali e soprattutto a quelle rappresentate dall´associazionismo familiare, impegnate sui temi e sui bisogni che contraddistinguono le varie fasi del percorso di vita della famiglia e che nel testo di Piano sono state indicate nel Fare famiglia, Fare un figlio, Educare i figli, Dar valore alle relazioni familiari, Prendersi cura. Per tali fasi il Piano 2012-2014 individua puntualmente una ventina di azioni, raggruppate in cinque aree prioritarie: abitare in famiglia, risorse economiche e famiglia, cura ed educazione familiare, conciliazione famiglia e lavoro, supporto e potenziamento delle relazioni intra ed interfamiliari. A disposizione nel triennio, per la loro attuazione, sono complessivamente previste risorse regionali per 95 milioni di euro, alle quali saranno aggiunte le assegnazioni statali, non ancora quantificate, derivanti dal Piano nazionale, di cui si attende l´approvazione. I fondi relativi al periodo 2012-2014 fanno seguito ad una spesa di 94 milioni di euro sostenuta dal 2009 al 2011. "La speranza che accompagna l´impegno complessivo della Regione - sottolinea Molinaro - è che accanto agli interventi e ai servizi predisposti a favore della famiglia (che saranno opportunamente monitorate e valutate), maturino, nella comunità del Friuli Venezia Giulia, attenzioni, sensibilità, solidarietà e protagonismi capaci di riassegnare valore e interesse all´istituto familiare, quale essenziale risorsa per la qualità della vita nel Friuli Venezia Giulia".  
   
   
WORLD URBAN FORUM, INCONTRO IN REGIONE CAMPANIA  
 
Napoli, 8 maggio 2012 - Si è tenuta il 4 maggio a palazzo Santa Lucia una riunione sul World Urban Forum, in programma a Napoli nel prossimo settembre. Ai lavori erano presenti l´assessore regionale alla Cultura Caterina Miraglia, l´assessore del Comune di Napoli Antonella Di Nocera, il delegato delle Nazioni Unite, progetto Un-habitat, Ana Moreno, il responsabile del coordinamento del Wuf Uberto Siola, i segretari generali Cisl Campania Lina Lucci e Uil Campania Anna Rea, il segretario regionale Cgil Teresa Granato, la delegata alle pari opportunità dell´Unione Industriali di Napoli Annamaria Schena e le rappresentanti della Huairou Commission di New York Katia Araujo e Carolina Pinheiro. Nel corso della riunione, si è deciso che la giornata inaugurale del Wuf sarà dedicata alla condizione della donna nel mondo. E´ stato altresì stabilito che nelle prossime settimane si terrà un workshop, al quale parteciperanno anche le associazioni femminili presenti sul territorio, per individuare temi e modalità di svolgimento della giornata. L´evento introduttivo del Wuf nasce per far crescere ulteriormente la sensibilizzazione sulle problematiche di genere, anche attraverso una maggiore attenzione da parte dei governi locali, nazionali e mondiali.