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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Febbraio 2009
GLI SCIENZIATI IDENTIFICANO IL RUOLO DELLE IMPRONTE DIGITALI NEL TATTO  
 
 Bruxelles, 3 febbraio 2009 - Secondo una nuova ricerca finanziata dall´Ue e pubblicata online dalla rivista Science, le nostre impronte digitali hanno un ruolo fondamentale nel fare in modo che percepiamo trame sottili, spesse solo una frazione di millimetro. Il sostegno dell´Ue a questo studio è giunto dal progetto Monat ("Misurazione della naturalezza"), finanziato tramite la linea di bilancio Nest ("New and emerging science and technology - Scienza e teconologie nuove ed emergenti") del Sesto programma quadro (6°Pq). La capacità delle nostre mani di effettuare compiti di alta precisione (come afferrare e manipolare oggetti) rilevando minuscoli difetti sulla superficie degli oggetti e distinguendo tra diverse trame, si basa sulla sensibilità tattile delle nostre impronte digitali. Le informazioni tattili vengono rilevate e trasmesse al nostro cervello da diversi tipi di apposite terminazioni nervose. Le superfici ruvide, le cui dimensioni superano i 200 micrometri (cioè un quinto di millimetro, o circa la larghezza di un capello umano) vengono colte dai meccanorecettori. Le strutture più sottili vengono rilevate dai corpuscoli paciniani, che raccolgono le vibrazioni generate quando il polpastrello viene passato su di una superficie. I corpuscoli paciniani sono a loro volta connessi a neuroni sensoriali, che trasmettono le informazioni al cervello. In questo recente studio gli scienziati hanno studiato il ruolo delle creste e delle valli delle nostre impronte digitali nella trasmissione di informazioni strutturali ai corpuscoli paciniani. Per fare ciò, hanno creato un sensore tattile meccanico delle dimensioni di un polpastrello umano. Questo finto polpastrello era ricoperto da un coperchio elastico. La superficie di questo coperchio poteva essere sia liscia che ricoperta da creste simili alle impronte digitali umane. Quando il sensore con le impronte digitali veniva mosso a caso su superfici non lisce, le creste delle "impronte digitali" sembravano amplificare e filtrare certe frequenze di vibrazioni per generare un segnale che corrispondeva molto allo spettro di sensibilità dei corpuscoli paciniani. Il sensore ricoperto da un coperchio liscio non sortiva lo stesso effetto. Secondo i ricercatori, questo processo di amplificazione del segnale dipende fortemente dall´orientazione delle creste rispetto alla direzione nella quale il dito si muove. Le false impronte digitali usate nell´esperimento consistevano semplicemente in linee di creste parallele; durante l´esperimento tali creste venivano orientate perpendicolarmente alla direzione del movimento. I ricercatori hanno però notato che le creste delle vere impronte digitali sono organizzate in spirali ellittiche. In effetti, ciò significa che ogni regione delle impronte digitali (e quindi ogni corpuscolo paciniano) è allineato ottimamente a seconda della direzione di scansione. "Sono necessari ulteriori studi per chiarire quali conseguenze ciò possa avere sulle procedure esplorative (come per es. La traiettoria del polpastrello e la zona di contatto) usate dagli esseri umani durante le attività di valutazione delle superfici," scrivono i ricercatori. La creazione di un polpastrello artificiale era uno degli aspetti principali del progetto Monat, che è cominciato nel 2006 e si prevede terminerà nel corso di quest´anno. Il progetto mira a comprendere come le persone usano i propri sensi della vista e del tatto per distinguere tra materiali sintetici e naturali. La questione ha una grande importanza dal punto di vista commerciale; molti prodotti realizzati in materiali naturali come la seta, il cashmere, la pelle o il legno hanno il prezzo di prodotti di lusso. È difficilissimo realizzare versioni sintetiche di questi materiali che diano la stessa impressione visiva e tattile dell´originale. Le informazioni raccolte dal progetto Monat aiuteranno gli esperti di materiali ad affrontare questa sfida e a creare articoli che abbiano non solo il prezzo contenuto e la durata dei materiali sintetici, ma che diano la stessa sensazione alla vista e al tatto dei materiali naturali. Per ulteriori informazioni, visitare: Science: http://www. Sciencemag. Org/ Per visualizzare la sezione Monat nel database dei progetti Cordis, fare clic: http://cordis. Europa. Eu/search/index. Cfm?fuseaction=proj. Document&pj_lang=en&pj_rcn=8822137 .  
   
   
DIABETE, UN SOFTWARE PER LA GESTIONE GLOBALE DELLA MALATTIA  
 
Ravenna, 3 febbraio 2009 – Diabete sempre sotto controllo con il computer. E’ il Sistema Carelink, che è stato presentato in occasione del Congresso Nazionale ‘Diabete e Tecnologia’, che si è concluso a Ravenna il 31 gennaio, organizzato dal Gruppo di Studio Amd-sid (Associazione Medici Diabetologi e Società Italiana di Diabetologia). Si tratta di una piattaforma software interattiva, realizzata da Medtronic, che permette al medico di monitorare a distanza sul proprio computer lo stato di salute della persona con diabete. Ciò è possibile grazie alla capacità del microinfusore di insulina e del glucometro di condividere in tempo reale i dati della persona, con un evidente riflesso positivo sulla terapia e sulla qualità di vita. Il Sistema Carelink è già disponibile in circa trenta centri italiani e già oltre 80 persone stanno utilizzando il sistema online. In tutto il mondo l´incidenza del diabete 1 aumenta del 3% l´anno. In Italia i pazienti tra il tipo 1 e 2 sono circa tre milioni ma molti non ne sono al corrente. E le stime parlano di un impennata di casa nei prossimi quindici anni, legata a cattive abitudini di vita fin da bambini. “La persona con diabete – spiega il dottor Paolo Di Bartolo, Direttore della Unità Operativa di Diabetologia dell’Ausl Provincia di Ravenna – ha un ruolo fondamentale nella gestione della propria terapia e i controlli che vengono effettuati a distanza di quattro-sei mesi l’uno dall’altro spesso non sono sufficienti a valutare se l’insulina viene assunta in modo corretto. Un’inadeguata gestione della terapia insulinica porta a un insufficiente controllo della glicemia, che se protratto nel tempo, può determinare la comparsa delle complicanze del diabete. E’ quindi importante comunicare frequentemente con la persona diabetica, per correggere tempestivamente eventuali deragliamenti della glicemia. Con Carelink i dati sull’andamento della terapia sono disponibili in qualunque momento per il team diabetologico, che può così decidere se intervenire con suggerimenti e tempestivi accorgimenti”. Il Sistema Carelink utilizza un piccolo dispositivo di connessione, che permette di trasferire direttamente sul computer i dati scaricati dai vari dispositivi per la gestione del diabete (glucometro, microinfusore, sistema integrato per l’infusione di insulina e monitoraggio continuo della glicemia). È sufficiente accedere al sito web dedicato e cliccare, dopo aver creato il proprio account, sul pulsante ‘trasferisci’, per inviare tutti i dati a un server protetto negli Stati Uniti, al quale può accedere anche il medico, al fine di visionare, analizzare e interpretare i dati. Il sistema on line ‘Carelink Personal’, riservato alla persona con diabete, organizza i dati in report sotto forma di diagrammi, tabelle e grafici, che risultano decisamente più significativi di quelli basati su informazioni raccolte in modo episodico e di quelle su supporto cartaceo. Nei report, infatti, sono evidenziati con colori diversi gli episodi ricorrenti di ipo e iperglicemia, permettendo così di avere una visione più chiara e un’analisi dettagliata delle proprie abitudini di vita e della propria terapia. Allo stesso modo, il software ‘Carelink Pro’, fornito al medico, effettua un’analisi approfondita dei dati e, individuando trend specifici, consente di riconoscere le aree problematiche e di definire di conseguenza gli adeguamenti della terapia con una precisione altrimenti impossibile. Con il report ‘Aderenza Terapeutica’, infine, il medico ha a disposizione informazioni importanti sulle modalità di autogestione del paziente. “La visualizzazione degli andamenti glicemici – prosegue il dottor Giorgio Grassi del U. O di Diabetologia dell’Ospedale San Giovanni Le Molinette di Torino - da una parte consente al medico di intervenire tempestivamente con correzioni della terapia per migliorare la terapia stessa e la qualità di vita della persona con diabete. Dall’altra, si incoraggia ad attuare cambiamenti nello stile di vita, nel regime alimentare e nell’erogazione di insulina che influiscono sul controllo glicemico. L’accurata gestione dei livelli glicemici è fondamentale e indispensabile per migliorare la qualità di vita”. . .  
   
   
L’ADA – SCID E’ UNA PATOLOGIA SCONFITTA LA TERAPIA GENICA PER L’ADA-SCID, MESSA A PUNTO ALL’ISTITUTO SAN RAFFAELE-TELETHON PER LA TERAPIA GENICA, SI CONFERMA EFFICACE ANCHE SUL LUNGO PERIODO: I RISULTATI DELLA RICERCA SONO PUBBLICATI ADESSO SUL NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE  
 
 Milano, 3 febbraio 2009 – Sono passati più di otto anni da quando Salsabil, la prima bambina palestinese affetta da immunodeficienza combinata grave (Scid) da deficit di adenosin deaminasi (Ada), un enzima essenziale per la maturazione e il funzionamento dei linfociti, è stata curata con la terapia genica. La strategia messa a punto dall’Istituto San Raffaele – Telethon per la terapia genica (Hsr-tiget) guidato dalla professoressa Maria Grazia Roncarolo e dal professor Alessandro Aiuti si è dimostrata efficace, sicura e duratura nel tempo. Lo studio è finalmente pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine e raccoglie le conclusioni della ricerca clinica di terapia genica iniziata nel 2000. Oggi si può annunciare con certezza che il trattamento è efficace e sicuro dopo molti anni: i primi nove bambini che vivevano isolati dal resto del mondo a causa della loro patologia sono cresciuti, vanno a scuola, fanno una vita normale e possono finalmente dire di essere guariti. Da Salsabil a Abdul Rahim, un altro bambino affetto da Ada-scid sono passati 7 anni. Abdul è un bimbo di origine pakistana nato alla fine del 2006 in Qatar. I genitori avevano già perso tre figli a causa dell’Ada-scid. Il caso di Abdul è tra i più emblematici: dopo la nascita i medici sono stati in grado di diagnosticare subito la sua malattia e sono riusciti a trattare la polmonite che si sviluppa nei primi giorni di vita. Le prime conseguenze dell’Ada-scid si manifestano con un arresto della crescita e con un danno a livello di vari organi proprio per il grave difetto provocato dalla carenza dell’enzima in molte cellule dell’organismo. Prima della terapia genica, le soluzioni prospettate erano due: il trapianto di midollo osseo, che però poneva il problema del reperire donatori compatibili o la somministrazione di farmaco a base dell’enzima mancante. Purtroppo anche quest’ultima scelta aveva dei limiti: la terapia richiedeva iniezioni settimanali e non risultava sempre efficace. Il lavoro dei ricercatori dell’Hsr – Tiget ha dimostrato che è sufficiente una sola infusione di cellule staminali del midollo osseo, preventivamente corrette con la terapia genica, per ripristinare nei bambini un sistema immunitario perfettamente funzionante e permettere loro di crescere sani. I genitori e i medici che seguivano Abdul hanno contattato subito Hsr-tiget e avviato le pratiche per il visto in Italia e il trasporto del bimbo. Abdul è arrivato a Milano a soli tre mesi e nel giugno del 2007 viene sottoposto a terapia genica. I ricercatori del Tiget hanno prelevato le cellule staminali del midollo osseo del bimbo e hanno inserito in laboratorio una copia sana del gene Ada, utilizzando un vettore retrovirale per trasportarlo nei cromosomi delle cellule malate. Prima della terapia genica, per fare spazio nel midollo osseo per le cellule staminali corrette, Abdul ha ricevuto una dose ridotta di un farmaco chemioterapico il busulfano. Dopo l’infusione delle cellule staminali corrette, queste sono ritornate nel midollo osseo ed hanno iniziato a produrre cellule del sangue contenenti l’enzima Ada normale. Nel caso di Abdul e degli altri bambini, i ricercatori hanno dimostrato che le cellule staminali che contengono il gene Ada sano continuano ad essere presenti ed attive nel produrre cellule del sangue, tra cui linfociti, globuli rossi, piastrine, a distanza di anni dalla terapia. La famiglia del piccolo Abdul è rientrata in Qatar a luglio 2008 e tornerà in Italia nell’estate del 2009. E’ passato poco più di un anno dalla terapia genica e il piccolo sta bene, il suo sistema immunitario sta riprendendo a funzionare normalmente. Il protocollo di terapia disegnato dall’Istituto Hsr-tiget e realizzato nell’Unità di Ricerca Clinica Pediatrica guidata da Maria Grazia Roncarolo è oggi preso a modello e utilizzato in tutto il mondo: il San Raffaele di Milano è quindi il centro di riferimento mondiale per la cura di questa grave malattia genetica. Ad oggi si possono considerare guariti per la vita nove bambini, provenienti non solo dall’Italia, ma da vari paesi del mondo: Arabia Saudita, Belgio, Colombia, Germania, Palestina, Svizzera, Venezuela. Per altri tre bambini – provenienti da Brasile, Canada e Qatar – trattati con successo di recente, si attendono risultati a lunga distanza. Inoltre nel 2005 il protocollo di terapia ha ricevuto la qualifica di medicinale orfano dall’Agenzia Europea del Farmaco (Emea): si tratta del primo passo nel cammino che porta al riconoscimento come terapia standard rimborsabile da parte del Sistema sanitario nazionale. L’ada-scid detiene anche altri record: è la prima malattia al mondo ad essere curata con la terapia genica e ad aver dimostrato che la correzione dell’errore genetico nelle cellule staminali del sangue è sicura ed efficace. Questa terapia infatti è stata resa possibile grazie a forti investimenti della Fondazione Telethon che in questi anni ha finanziato non solo la ricerca, ma anche lo studio clinico. Gli incoraggianti risultati aprono la strada alla terapia genica con cellule staminali per altre forme di immunodeficienze ereditarie. L’hsr-tiget ha in programma di iniziare due nuovi studi clinici nel 2009 sulla Sindrome di Wiskott-aldrich, un’altra forma di immunodeficienza primitiva, e sulla Leucodistrofia Metacromatica, una malattia metabolica degenerativa del sistema nervoso, ed è vicino alla applicazione clinica anche per la talassemia. . .  
   
   
NUMERO VERDE INFLUENZA: NEL LAZIO 28 MILA CHIAMATE DA DICEMBRE AD OGGI  
 
 Roma, 3 febbraio 2009 - Un totale di 28. 000 chiamate ricevute, 20. 000 ‘consigli’ telefonici forniti ad oltre 14. 000 cittadini e 7. 200 visite mediche a domicilio. Questo il positivo bilancio del numero verde per l’influenza 803555, attivo 24 ore su 24, promosso dalla Regione Lazio su tutto il territorio regionale, in collaborazione con la Protezione civile regionale e l’Ares 118. Il servizio, attivato in via sperimentale dal 22 dicembre, sarà disponibile fino alla fine di febbraio. “Un grande successo, persino superiore alle attese – ha commentato il Presidente Marrazzo – Si tratta di un servizio che rappresenta un esempio di sanità che si concentra sulle esigenze dei cittadini riuscendo a migliorare la qualità dell’offerta e, contemporaneamente, a ridurre gli accessi per influenza ai pronto soccorso. Una prova concreta di quanto può funzionare un’alleanza tra l’Amministrazione pubblica e i medici di base”. L’epidemia influenzale coinvolge oggi il 10 per mille della popolazione mentre il cosiddetto “picco” che dovrebbe toccare il 15 per mille è atteso per le prossime due settimane. “Oltre il 50% delle chiamate ricevute dal numero verde – ha spiegato Maurizio Pucci, direttore generale della Protezione civile della Regione Lazio – sono state fatte da cittadini che lamentavano dei sintomi influenzali. I ricoveri con autoambulanza – ha aggiunto - dopo la chiamata al numero verde sono stati 142, di cui 20 per influenza, mentre gli altri per altre patologie”. Ad offrire quotidianamente assistenza ai cittadini, dalle 8 alle 20 di ogni giorno, sono i medici di continuità assistenziale dell’Ares 118, presenti nella sala operativa messa a disposizione dalla Protezione civile regionale. Sono loro a coordinare il lavoro ‘in rete’ dei 3. 800 medici di base che lavorano in gruppo (ucp- unità di cure primarie) nella regione e che, insieme ai pediatri di libera scelta, hanno effettuato le visite a domicilio. Il servizio è garantito anche dopo le 20 di sera e nel weekend, come ha spiegato il direttore generale dell’Ares 118, Marinella D’innocenzo: “Tutti i giorni dalle 20 di sera alle 8 della mattino, nei festivi e nei pre festivi, dal sabato pomeriggio e fino al lunedì mattina, abbiamo continuativamente al lavoro dodici postazioni nella centrale operativa d’ascolto della guardia medica. Dodici medici - ha concluso - quindi pronti a rispondere alle domande dei cittadini e a dare supporto sanitario”. “Dall’iniziativa - ha sottolineato ancora Pucci - viene fuori un bilancio in positivo per la sanità del Lazio, visto che attraverso l’assistenza del numero verde abbiamo evitato migliaia di ricoveri inappropriati nei pronto soccorso, dei codici verdi, riservando le prestazioni ‘risparmiate’ a dei codici rossi. La buona riuscita del progetto è stata possibile grazie al coordinamento totale tra noi, l’Ares 118 e i medici di base. Abbiamo ottenuto risultati molto importanti che continueremo a portare avanti fino alla seconda metà di febbraio”. La risposta dei cittadini al progetto è stata molto positiva, come ha fatto notare il direttore generale della Protezione civile: “Non ci aspettavamo questi numeri – ha detto Pucci - e abbiamo dovuto strutturare più volte la strumentazione, sia sul versante degli orari, che su quello delle personale medico che risponde al numero verde e del raccordo con i medici di base. Il rischio – ha sottolineato - era quindi di avere ‘un eccesso di successo e di non riuscire a gestirlo’, ma abbiamo, mano a mano, aggiornato la nostra organizzazione in modo da riuscire a rispondere in modo adeguato”. Un’esperienza positiva, non ancora conclusa, di assistenza alle esigenze dei cittadini: “Aspettiamo la fine del progetto – ha sottolineato Pucci - ma credo comunque che questa esperienza positiva non potrà che essere ripetuta. In futuro – ha fatto notare - potremo implementare una serie di servizi diretti alla popolazione attraverso il telefono, stiamo infatti lavorando ad un incremento dell’utilizzo dello strumento telefonico come elemento di consiglio e di aiuto ai cittadini”. Soddisfatto dell’iniziativa, anche il segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale del Lazio, Pierluigi Bartoletti: “Con questo progetto è stato raggiunto un triplice risultato: si è offerto un servizio essenziale ai cittadini, si è permesso ai medici di base e a quelli del pronto soccorso di fare al meglio il proprio lavoro e, infine, è stato possibile un ampio risparmio economico per il sistema sanitario, vista la diminuzione dei codici verdi, che hanno un costo, per ognuno, di circa 340 euro”. Secondo Bartoletti il servizio è l’esempio di un possibile nuovo modo di garantire assistenza sanitaria: “Molti hanno pensato per anni che la ‘nuova e buona’ sanità passasse soltanto dalla costruzione di nuove strutture. Questa esperienza dimostra – ha aggiunto – che è necessario rispondere alle esigenze dei cittadini nel quotidiano, come può essere l’influenza, che è un problema serio per la cittadinanza”. .  
   
   
TECNICA DI BRAIN-IMAGING PER VALUTARE L´EMPATIA  
 
 Bruxelles, 3 febbraio 2009 - Possiamo pensare di metterci nei panni altrui senza aver mai vissuto la stessa esperienza di dolore emotivo? Il dott. Nicolas Danziger dell´Istituto francese della sanità e della ricerca medica (Inserm) e i suoi colleghi hanno usato una tecnica avanzata di brain-imaging per gettare luce su questo importante tema. I risultati dello studio sono pubblicati nella rivista Neuron. Ci sono persone che hanno la capacità di entrare in empatia con i sentimenti altrui attraverso un meccanismo di "rispecchiarsi" che si rifà ad esperienze vissute nel passato. Coloro che non hanno mai provato un particolare sentimento, sono incapaci di empatizzare direttamente. Le persone che rientrano in questa seconda categoria dipendono da un processo inferente chiamato "presa di prospettiva". "I pazienti affetti da insensibilità al dolore congenita (Cip) offrono un´opportunità unica per esaminare questo modello di empatia, per esplorare come la mancanza di rappresentazione del dolore proprio possa influenzare la percezione del dolore altrui," scrive il dott. Danziger. Studi precedenti del brain imaging hanno mostrato modelli simili di attività cerebrale quando le persone percepiscono le proprie emozioni e individuano le stesse emozioni negli altri. In uno studio del 2006 il dott. Danziger e i suoi colleghi hanno dimostrato che i pazienti con Cip sottovalutavano il dolore provato da altri perché non possedevano i riferimenti emotivi necessari, e che la loro valutazione del dolore era fortemente legata alle "differenze individuali" nel tratto dell´empatia. Per lo studio presente, i ricercatori hanno usato la fMri (functional magnetic resonance imaging) legata agli eventi, per valutare l´attività cerebrale collegata all´empatia del dolore, in un campione di 13 pazienti con Cip e un gruppo di controllo composto da 13 soggetti sani. Il team ha esaminato i partecipanti mentre guardavano fotografie di persone sofferenti a causa di parti del corpo traumatizzate (esperimento 1) o con espressioni di dolore sul volto (esperimento 2). Ad ogni partecipante è stato chiesto come immaginava si sentisse la persona nella fotografia. I ricercatori hanno previsto che i pazienti con Cip avrebbero dimostrato una minore attività cerebrale nelle aree del cervello preposte al coinvolgimento nella "risonanza automatica" al dolore altrui, tra cui l´insula anteriore e la corteccia cingolata anteriore. Hanno anche anticipato che le aree del cervello coinvolte nella percezione emotiva sarebbero entrate in azione quando il paziente avrebbe cercato di creare una rappresentazione del dolore provato dagli altri. Queste zone includono le strutture mediane del cervello della corteccia prefrontale mediale e cingolata posteriore. Essi hanno scoperto che all´osservazione del dolore i pazienti con Cip mostravano una risposta fMri normale nell´insula anteriore e nella corteccia cingolata anteriore, che fanno parte dei cosiddetti "circuiti condivisi" del dolore proprio e altrui. I ricercatori hanno spiegato che per i pazienti con Cip il tratto dell´empatia prevedeva una risposta nell´area ventromediale frontale alla rappresentazione sensoriale del dolore altrui, nonché la risposta nell´area cingolata posteriore alla rappresentazione emotiva del dolore altrui. Le scoperte indicano che, quando sono assenti i meccanismi di risonanza funzionale creati dalle esperienze proprie del dolore, i pazienti con Cip dipendono fortemente dalla loro capacità empatica di immaginare il dolore degli altri. Secondo i ricercatori, le strutture cerebrali mediane che si attivano sono la "firma neurale del processo cognitivo-emozionale". Lo studio conclude che: "Le nostre scoperte confermano il ruolo importante delle strutture mediane nell´assumere una prospettiva emotiva e nella capacità di capire i sentimenti altrui, nonostante la mancanza di qualsiasi esperienza precedente dello stesso tipo. Una sfida empatica spesso affrontata nelle interazioni sociali umane. " Per ulteriori informazioni, visitare: Neuron: http://www. Neuron. Org Inserm: http://www. Inserm. Fr/en/home. Html .  
   
   
SLOVACCHIA, BANDO PER IL PROGRAMMA SANITARIO  
 
Bratislava, 3 febbraio 2009 - Dodici ospedali specializzati della Repubblica Slovacca hanno richiesto un contributo a fondo perduto dal Fesr-fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale- per un ammontare complessivo pari a 52 milioni di euro, che verrebbero utilizzati per l´ammodernamento delle strutture. Lo rende noto l´Ice. Le valutazioni dei singoli progetti degli ospedali saranno rese note entro la fine di gennaio 2009. Il budget complessivo del bando ammonta a 19,92 milioni di euro; l´ammontare minimo del contributo per ogni singolo progetto è di 1,66 milioni di euro, mentre quello massimo può raggiungere i 6,639 milioni di euro. Il Ministero della Sanità ha pubblicato il bando destinato ai fornitori di cure ambulatoriali e agli ospedali generali. .  
   
   
PIANO SANITARIO REGIONALE SARDO ATTIVO IL NUMERO UNICO REGIONALE 1533 PER LE PRENOTAZIONI SANITARIE  
 
 Cagliari, 3 febbraio 2009 - Da lunedì 2 febbraio, per prenotare le prestazioni sanitarie, sarà attivo il numero unico regionale 1533, gratuito per l´utente. Si tratta di un progetto innovativo, finanziato dalla Regione, che, su richiesta del Ministero del Welfare, può essere considerare sperimentale in vista di un´eventuale estensione del servizio su territorio nazionale. In questa prima fase le chiamate possono esser effettuate da rete fissa, mentre entro qualche mese sarà possibile anche chiamare da cellulare: a regime, inoltre, sarà possibile fissare visite e pagare i ticket anche via web. Per tutto il mese di febbraio, in fase di sperimentazione tecnica, gli utenti potranno continuare ad utilizzare i numeri telefonici dei Cup della propria Asl. Con il 1533 sarà possibile prenotare visite mediche e prestazioni specialistiche in ogni struttura del territorio regionale, chiamando dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18. Grazie alla disponibilità di Federfarma, a breve sarà possibile fare le prenotazioni anche nelle farmacie e a queste si potranno aggiungere presto anche le parafarmacie. .  
   
   
PROGRESSI NELLA CONOSCENZA DELLA SINDROME DI CORNELIA DE LANGE I RICERCATORI DELL’ISTITUTO DI TECNOLOGIE BIOMEDICHE DEL CNR HANNO IDENTIFICATO IL MECCANISMO MOLECOLARE ALLA BASE DELLA RARA MALATTIA GENETICA.  
 
Roma, 2 febbraio 2009 - Si arricchisce la conoscenza di una rara malattia genetica, la sindrome di Cornelia de Lange. Un gruppo di lavoro, coordinato da Antonio Musio, ricercatore presso l’Istituto di Tecnologie Biomediche (Itb) del Cnr di Pisa, ha identificato il meccanismo molecolare che sta alla base della malattia, portando nuove informazioni sui processi biologici. La sindrome di Cornelia de Lange prende il nome dalla pediatra olandese che nel 1933 descrisse per la prima volta alcuni bambini che ne erano affetti, ed è una sindrome malformativa, che si esprime in un insieme di sintomi tra cui predominano alterazione della simmetria facciale, ritardo mentale e anomalie alle dita delle mani. La frequenza di questa patologia è di circa un caso su 10. 000 nati e la sua base è genetica, cioè dovuta ad un’alterazione del Dna presente nei malati fin dalla nascita. Negli ultimi tre anni, i ricercatori dell’Itb-cnr hanno già identificato due geni, chiamati Smc1a ed Smc3, le cui mutazioni causano la malattia. “Questi geni”, spiega Antonio Muzio, “dirigono la sintesi di proteine che fanno parte di un complesso molecolare denominato coesina, la quale tiene unite le catene del Dna garantendone la riproduzione fedele. Come esattamente un loro difetto possa causare gli specifici sintomi della Cornelia de Lange non è purtroppo ancora del tutto noto”. Questa carenza viene oggi in parte colmata dallo studio svolto dai ricercatori dell’Istituto di Tecnologie Biomediche del Cnr e pubblicato sul numero di febbraio della rivista Human Molecular Genetics. “La sperimentazione ha dimostrato”, spiega ancora Antonio Musio, “che le proteine Smc1a ed Smc3 mutate si associano al Dna con maggiore forza rispetto a quelle normali e questo può interferire con i normali processi cellulari in cui è coinvolto il Dna, come la trascrizione genica. I nostri sforzi ora sono puntati ad identificare i geni deregolati in seguito alle mutazioni di Smc1a ed Smc3”. .  
   
   
ISTITUZIONE DELL``AZIENDA OSPEDALIERA "OSPEDALI RIUNITI MARCHE NORD", PROPOSTA DI LEGGE DELLA GIUNTA REGIONALE.  
 
Ancona, 3 Febbraio 2009 - La Giunta regionale ha varato la proposta di legge che istituisce l´Azienda ospedaliera ´Ospedali riuniti Marche Nord´ attraverso l´integrazione funzionale e amministrativa dei nosocomi di Pesaro e Fano. La proposta e` stata trasmessa all´Assemblea legislativa delle Marche, che dovra` ora approvarla. L´atto porta a compimento il processo di integrazione previsto nel Piano sanitario regionale 2007-2009 che prevede la costituzione di un polo sanitario qualificato nella parte settentrionale delle Marche. ´La nuova organizzazione dei due ospedali - conferma l´assessore alla Salute, Almerino Mezzolani - rappresentera` un modello sanitario per tutto la regione e un punto di riferimento per il Pesarese. L´accorpamento incrementera` la qualita` e la quantita` dei servizi offerti ai cittadini, senza penalizzare nessuna delle due strutture ospedaliere. L´ospedale San Salvatore di Pesaro e il Santa Croce di Fano daranno vita a un´azienda unica, con un solo direttore generale e un solo direttore sanitario e amministrativo. L´integrazione incrementera` le prestazioni garantite dalle due strutture, con ricadute positive sull´area vasta della provincia di Pesaro e Urbino´. Le zone sanitarie della provincia continueranno a operare in piena autonomie, nel rispetto delle indicazioni contenute nel Piano sanitario regionale 2007-2009. Gestiranno le strutture assistenziali e ospedaliere decentrate, trovando negli Ospedali riuniti un punto di riferimento per i servizi di eccellenza. Secondo Mezzolani, ´l´integrazione funzionale e amministrativa dei due nosocomi sara` in grado di contenere la mobilita` in uscita verso altre regioni e verso le altre zone delle Marche, incrementando la capacita` di risposta qualitativa della sanita` pesarese´. La proposta di legge prevede che l´Azienda unica dovra` ´assicurare l´esercizio unitario delle funzioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, nonche` il coordinamento e l´integrazione dell´attivita` dei servizi territoriali con quella dei presidi ospedalieri e degli altri soggetti erogatori pubblici e privati´. .  
   
   
SANGUE, BRESCIANI: SIAMO DEL TUTTO AUTOSUFFICIENTI  
 
Milano, 3 febbraio 2009 - "La situazione in Regione Lombardia, per quanto riguarda la disponibilità di sangue, permette di garantire la completa autosufficienza e far fronte a emergenze improvvise". Lo afferma l´assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Luciano Bresciani, commentando alcune notizie apparse in questi giorni sulla stampa. "Dal maggio dello scorso anno - spiega Bresciani - è stata inoltre costituita una riserva strategica di sangue in 5 Dipartimenti di Medicina Trasfusionale e di Ematologia: ciascuno ha il compito di tenere a disposizione circa 100 unità di sangue. L´utilizzo di questa riserva di sangue viene autorizzata dal Centro Regionale di Coordinamento e Compensazione (Crcc) di Varese. Attualmente tale riserva è pari a 391 unità di sangue. Oltre alla riserva strategica, dal sistema informativo Regionale Emonet, sono presenti 613 unità di sangue. Pertanto, qualora l´Istituto Nazionale dei Tumori avesse bisogno di sangue, ci sono circa 1004 unità di sangue a disposizione". "In un´ottica regionale - prosegue Bresciani - i nostri ospedali non devono temere di rimanere senza sangue, anzi la disponibilità è tale per cui, per l´anno 2009, sono previste compensazioni ad altre regioni per un totale di circa 8000 unità di sangue. Il meccanismo di compensazione intraregionale, che ogni fine hanno viene pianificato per l´anno successivo grazie al lavoro fatto dai Responsabili dei Dipartimenti di Medicina Trasfusionale, si sta sempre più affinando. La compensazione intraregionale, coordinata dal Crcc, garantisce il soddisfacimento di sangue a tutte le strutture ospedaliere lombarde, attingendo sangue dalle province più ´ricche´ e trasferendolo alle realtà meno ricche. Per il 2009 sono stati programmati scambi pari a circa 24. 500 unità di sangue da fornire al Dipartimento di Milano Nord, di cui fa parte l´istituto Nazionale dei Tumori: queste 24. 500 unità di sangue vengono fornite dai Dipartimenti delle province di Bergamo, Lecco, Sondrio Como e anche dall´Ao di Garbagnate". "Preciso - aggiunge Bresciani - che da sempre il dipartimento di Milano viene compensato dalle altre realtà provinciali. La notevole concentrazione di ospedali di alto livello nella metropoli milanese associato ad una ´popolazione´ diversa rispetto alla ´popolazione´ provinciale, fa sì che quanto viene raccolto in città non riesca a soddisfare le esigenze degli ospedali milanesi. Entra in gioco pertanto il sistema regionale di coordinamento e compensazione per garantire un adeguato scambio di sangue tra le varie province per assicurare a tutti gli ospedali di poter svolgere la loro attività sanitaria". "In particolare - conclude Bresciani - faccio notare che l´Istituto Nazionale Tumori ha una propria associazione di donatori all´interno dell´Ospedale: il calo nelle donazioni può trovare sicura risposta nelle scorte regionali che sono ampiamente disponibili, senza creare inutili allarmismi. Naturalmente andrà analizzato il motivo per il quale, a fronte di un aumento a livello regionale, si registra una diminuzione per quanto riguarda l´associazione dei donatori dell´Istituto stesso. L´orientamento di questo assessorato è: corismo, non solismo. Siamo un sistema regionale". .  
   
   
ALPINISTI: REGISTRATO IL LIVELLO DI OSSIGENO NEL SANGUE PIÙ BASSO IN ASSOLUTO  
 
Bruxelles, 3 febbraio 2009 - Per la prima volta è stato possibile misurare i livelli di ossigeno nel sangue degli scalatori in prossimità della vetta del Monte Everest. L´operazione è stata portata a termine da una spedizione guidata da medici dell´University College di Londra, in Gran Bretagna, e i risultati sono stati recentemente pubblicati nella rivista New England Journal of Medicine. Il solo nome del Monte Everest evoca un timore riverenziale e gli alpinisti prenotano con anni d´anticipo per avere il privilegio di raggiungerne la vetta. Un gruppo di medici dell´University College di Londra è ora riuscito a creare una base sui suoi pendii allo scopo di condurre ricerche scientifiche sugli effetti delle condizioni estreme che caratterizzano queste altitudini sull´organismo umano. I risultati saranno utili sia agli scalatori che alle persone affette da alcune patologie, tra le quali la sindrome da stress respiratorio acuto (Ards) o la metaemoglobinemia (nota anche come "Blue baby syndrome"). Il team del progetto Caudwell Xtreme Everest era costituito anche da medici con grande esperienza nell´alpinismo: i medici hanno raggiunto quota 8. 400 metri sopra il livello del mare e, una volta vicini alla vetta, hanno eseguito gli esami del sangue prelevato dalle arterie della gamba. I ricercatori, in pratica, sono riusciti a confermare quanto era da lungo tempo stato ipotizzato: gli alpinisti d´alta quota presentano livelli di ossigeno nel sangue incredibilmente bassi che, ad altitudini pari al livello del mare, sono osservabili esclusivamente in pazienti prossimi alla morte. I componenti del team hanno affrontato la salita indossando maschere per l´ossigeno che hanno tolto venti minuti prima di eseguire l´esame, in modo che i polmoni si abituassero all´atmosfera particolarmente povera d´ossigeno. Le temperature che raggiungevano i -25°C, insieme ai venti che soffiavano attorno ai 20 nodi, hanno reso impossibile condurre l´esperimento in vetta e il team è stato costretto (come misura precauzionale) a scendere ad un´altitudine inferiore, comunque vicina alla vetta. Una volta raggiunta la nuova destinazione, i medici si sono tolti i guanti, hanno aperto la parte inferiore della propria tuta e hanno prelevato il sangue dall´arteria femorale dell´inguine. Il sangue prelevato da quattro membri del team è poi stato trasportato a una quota inferiore ed analizzato entro due ore dal prelievo in un laboratorio scientifico costruito nel campo base a quota 6. 400 metri. Nell´uomo il livello di ossigeno nelle arterie presenta in media un valore compreso tra i 12 e i 14 chilopascal, mentre i pazienti che presentano un valore pari a 8 chilopascal sono considerati pazienti in condizioni critiche. I campioni prelevati dal team presentavano livelli medi pari a 3,28 chilopascal, con il valore più basso pari a 2,55 chilopascal. Gli scienziati ritengono che i bassi livelli di ossigeno rilevati (considerevolmente inferiori alle aspettative) possano essere in parte causati dall´accumulo di fluido nei polmoni dovuto all´altidunine elevata. La spedizione è stata guidata dal dott. Mike Grocott, professore di medicina di terapia intensiva, che ha commentato: "L´osservazione di individui sani ad altitudini elevate caratterizzate da scarsità di ossigeno, è utile per apprendere quali variazioni fisiologiche possono migliorare la terapia nei reparti ospedalieri, considerato che i livelli di ossigeno bassi costituiscono un problema molto diffuso in terapia intensiva. Questi livelli di ossigeno straordinariamente bassi rilevati negli alpinisti di alta quota, possono indurre i medici che si occupano di patologie gravi a riconsiderare gli obiettivi delle cure a cui vengono sottoposti i pazienti che hanno superato una malattia e che potrebbero essersi adeguati ai bassi livelli di ossigeno nel loro sangue. " È tuttavia necessario essere prudenti nell´interpretazione dei risultati dello studio. Il dott. Grocott afferma: "I risultati ottenuti saranno oggetto di un´attenta analisi prima di trovare applicazione nella pratica clinica". "Speriamo che questa ricerca possa alla fine condurre allo sviluppo di migliori cure per i pazienti affetti da sindrome respiratoria acuta, fibrosi cistica, enfisema, shock settico, metaemoglobinemia e altre patologie gravi. " Per ulteriori informazioni, visitare: Team di Caudwell Xtreme Everest: http://www. Xtreme-everest. Co. Uk New England Journal of Medicine (Nejm): http://content. Nejm. Org/ .  
   
   
UN MANUALE PER L´ACCESSO DEGLI STRANIERI AI SERVIZI SANITARI PRESENTATO IERI SI RIVOLGE AGLI OPERATORI SANITARI DELLA PROVINCIA DI TRENTO  
 
 Trento, 3 febbraio 2009 – Un manuale al servizio del personale medico-sanitario, dai medici di base ai primari dei reparti ospedalieri, per aiutarlo a interagire con la popolazione straniera immigrata. Uno strumento di lavoro per avvicinarsi alle culture altrui, redatto dalla Provincia autonoma di Trento e dall´Azienda provinciale per i servizi sanitari, con il concorso del Cinformi e dei mediatori culturali - attualmente una sessantina - che già oggi fanno un prezioso lavoro di mediazione fra gli stranieri e le strutture pubbliche. "Conoscersi fa bene alla salute", questo il titolo del manuale, è in distribuzione in oltre 4. 000 copie sul territorio, ed è stato presentato stamani agli organi di informazione con una conferenza stampa a cui hanno preso parte l’assessore alla salute Ugo Rossi, l’assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, il direttore generale dell’Azienda provinciale servizi sanitari Franco Debiasi, il direttore della direzione igiene, sanità pubblica e direzione e promozione educazione alla salute dell’Apss Alberto Betta, il responsabile del Servizio rapporti pubblici dell´Apss Adriano Passerini, il direttore dell´ospedale di Trento Enrico Baldantoni. L´iniziativa nasce all’interno delle attività previste per raggiungere l’obiettivo assegnato nel 2005 dalla Giunta provinciale all’Azienda sanitaria: migliorare l’accesso ai servizi sanitari da parte della popolazione straniera immigrata in Trentino. "Dare anche agli immigrati la possibilità di vivere in salute è un impegno che va a vantaggio degli stranieri così come dei cittadini trentini", è stato ricordato più volte nel corso della conferenza stampa, e ciò per due ordini di ragioni: perché la salute della popolazione straniera è parte della salute più generale di tutta la popolazione residente in Trentino, ma anche perché risolvere le eventuali difficoltà e le incomprensioni che possono insorgere nel rapporto medico-paziente quando ci si mette di mezzo una lingua o una cultura estranea significa ottenere risultati migliori risparmiando risorse preziose. Il manuale è strutturato in due parti: la prima è dedicata all´analisi del fenomeno migratorio e si conclude con le "10 regole per l´assistenza sanitaria agli immigrati" elaborate dal Ministero della Sanità. La seconda raccoglie una serie di "storie vere", esemplari per le problematiche che esse sollevano. Abbiamo quindi un´appendice con le schede-paese dei primi 20 paesi di immigrazione in Trentino e una sezione , "Capirsi meglio", che di fatto è strutturata come un piccolo dizionario in 12 lingue con frasi ed espressioni di base. Il testo va nella direzione di promuovere presso gli operatori, e in generale presso tutti quelli che si occupano di salute, la conoscenza del fenomeno migratorio globale e locale e soprattutto dei connotati sociali e culturali delle persone immigrate che entrano in relazione con i servizi dell´Apss. Ovviamente un manuale non risolve tutto; esso però può rappresentare uno strumento prezioso per colmare le necessità di conoscenza di cui il personale medico-sanitario abbisogna per rapportarsi alla complessità dei "mondi" che vengono in Trentino per lavorare, crescere una famiglia, studiare, vivere. Il metodo usato per la stesura di questo testo è in sé particolare. Grazie alla collaborazione di numerose persone provenienti dalle varie parti della Terra che si sono rese disponibili alla partecipazione e che operano in qualità di mediatori culturali, sono stati organizzati sul territorio numerosi “focus group”. Da questi momenti di confronto sono emersi quegli elementi di conoscenza che sono poi stati tradotti, con un linguaggio accattivante, in vere e proprie storie, significative ed emblematiche, che meglio di ogni altra descrizione accademica possono servire per capire, comprendere e conoscere quali sono le aspettative, i bisogni, le difficoltà che lo straniero si trova di fronte quando deve accedere ai servizi sanitari per risolvere un bisogno di salute. L´opera, prodotta in 4. 000 copie, sarà distribuita in tutte le direzioni centrali e di distretto, nelle unità operative e nei servizi dell´Apss, nonché fra i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta. .  
   
   
MILANO, SALUTE E LAVORO. LANDI E MASCARETTI AL TAVOLO COSTITUTIVO DELL’OSSERVATORIO  
 
Milano, 3 febbraio 2009 - Si è svolta ieri la prima riunione del tavolo operativo per la costituzione dell’Osservatorio per la Salute sul lavoro voluto dall’assessore alla Salute, Giampaolo Landi di Chiavenna e dall’assessore alle Politiche del lavoro e dell’Occupazione, Andrea Mascaretti. Nel corso dell’incontro, Pietro Penati, coordinatore del servizio di sorveglianza sanitaria per la tutela della salute dei lavoratori della Regione Lombardia, è stato nominato segretario dell’Osservatorio. Obiettivo dell’Osservatorio è approfondire le tematiche legate all’ambiente di lavoro, comprese quelle relative al reinserimento del paziente oncologico e la complessa problematica dello stress che incide sulla qualità della vita e sulla redditività. Le statistiche più recenti registrano infatti un aumento del consumo di psicofarmaci e Milano spicca negativamente per il record di casi. Le indagini condotte dall’Osservatorio rischi della Ue hanno confermato che lo stress causa la perdita del 50-60% delle giornate lavorative e colpisce il 27% dei lavoratori italiani. E la Lombardia rispecchia queste cifre. Lo stress da lavoro, con tutto quello che ne consegue, è quindi sempre più diffuso e va approfondito e contrastato in tutte le sue fasi, dalle più moderate a quelle più gravi e permanenti. Il tavolo avrà pertanto il compito di trovare punti di convergenza e di dialogo tra medici del lavoro e di famiglia, oltre a promuovere una cultura dello star bene attraverso una più intensa attività informativa su tutte le tematiche attinenti alla medicina del lavoro. “Dobbiamo arrivare a creare più cultura e comunicazione della salute nel mondo del lavoro, in modo da incentivare il benessere dei lavoratori e la qualità dei risultati lavorativi – ha spiegato l’assessore Landi di Chiavenna -. La correlazione che esiste tra ambiente, inquinamento, stress e malattie che si possono contrarre sul posto di lavoro è ormai evidente e condivisa. E’ qui che dobbiamo intervenire con risposte concrete ed efficaci. Il lavoro intrapreso da questo tavolo deve servire, in sinergia con il progetto Poemi, lo psicologo di quartiere, il Libro bianco sullo stress e l’Osservatorio stesso, a far emergere le criticità di Milano così che possano essere superate”. “L’osservatorio sarà uno strumento importante per conoscere a fondo tutti problemi della salute dei lavoratori in correlazione alle attività esercitate e ai luoghi di lavoro e per avviare politiche di prevenzione che vedano coinvolti consapevolmente i lavoratori e i datori di lavoro – ha aggiunto l’assessore Mascaretti –. Avvieremo, a questo proposito, campagne informative per indurre comportamenti corretti e adeguati stili di vita sul posto di lavoro in grado di garantire una maggiore tutela del lavoratore e dell’ambiente in cui si trova a esercitare la propria attività e, come effetto indotto, anche una maggiore produttività dell’impresa. Grazie all’Osservatorio potremo anche sviluppare una metodologia d’azione volta a definire e studiare nuovi percorsi formativi legati alle tematiche della sicurezza sul lavoro”. “Le diverse figure professionali impegnate nell’Osservatorio – ha spiegato Penati - si impegneranno a far convergere le loro competenze per indicare le misure più idonee alla gestione di situazioni critiche e a rendere più efficace l’intervento del medico del lavoro, soprattutto in funzione di un’auspicata stretta collaborazione con il medico di famiglia e/o dello specialista”. Dalla prima riunione del tavolo operativo per la costituzione di un Osservatorio sulla salute del lavoro è emersa la necessità di una migliore comunicazione tra le parti, datore e lavoratore. I partecipanti hanno ribadito che, a una normativa esaustiva su salute e sicurezza, troppo spesso non corrisponde una conoscenza delle stesse. Da qui la necessità di proporre vie efficaci affinché medici del lavoro e di famiglia cooperino di più e i lavoratori siano informati di più e meglio sulle metodologie, mediche e non, per prevenire e/o controllare lo stress sul lavoro e le sue conseguenze sul rendimento e sulla vita privata. .  
   
   
SU EURONEWS TECNOLOGIE PER ANZIANI MADE IN TRENTINO UN DOCUMENTARIO GIRATO A TRENTO SULLE APPLICAZIONI DOMOTICHE E IL PROGETTO NETCARITY  
 
Trento, 3 febbraio 2009 – La popolazione anziana in Europa è in crescita. Gli anziani ambiscono a una vita decorosa, sicura. Vogliono integrarsi nel tessuto sociale, non restarne ai margini. Ai ricercatori il compito di trovare delle soluzioni. L’informatica può offrirne: devono peró essere semplici, accattivanti, non intrusive. Come, ad esempio, quelle messe a punto da un gruppo di ricerca della Fondazione Bruno Kessler nell’ambito del progetto Netcarity, progetto finanziato dall’Unione Europea al quale, oltre ad Fbk, partecipano la Provincia autonoma di Trento e l’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale. Tecnologie che hanno attirato l’attenzione di Euronews che vi ha dedicato un proprio documentario ora in programmazione sulle emittenti televisive internazionali. Il servizio – in gran parte girato a Trento con interviste ad alcuni anziani della città - è in programmazione da alcuni giorni, fino al 4 febbraio in varie fasce orarie, su Euronews ed è visibile anche sul sito www. Euronews. Net alla sezione “Sci-tech” nella rubrica “Futuris” – programma diffuso anche in Giappone e sul Canale 9 della televisione pubblica cinese - ma anche su Youtube e sulle Web Tv europee. Tutte le Tv pubbliche europee e molte private riceveranno inoltre il reportage via “Eurovision Exchange”. Il documentario, della durata di 9 minuti, realizzato dal giornalista di Euronews Julian Gomez, sarà inoltre riproposto durante l’estate e in ottobre al network delle Tv europee, tradotto nelle diverse lingue in occasione della Giornata internazionale degli anziani. Obiettivo del progetto Netcarity è quello di sviluppare soluzioni tecnologiche avanzate per migliorare la qualità della vita domestica delle persone anziane. Il progetto mira ad arricchire l’ambiente domestico di strumenti tecnologici in modo che la persona residente possa svolgervi più efficacemente e più facilmente le proprie attività quotidiane: quelle legate alla salute e alla cura della persona, ma anche quelle relative all’intrattenimento e al mantenimento delle relazioni sociali. Tra le applicazioni pratiche previste, un sistema di visione 3D che, rilevando la caduta della persona, attivi opportuni servizi di soccorso; tecnologie per il monitoraggio di fughe di gas, incendi, intrusioni; servizi avanzati di sostegno alle capacità cognitive. I ricercatori della Fbk, coordinati da Fabio Pianesi, stanno inoltre sviluppando nuovi paradigmi di interazione uomo-macchina che non fanno uso dei computer tradizionali, ma sfruttano interfacce progettate appositamente per la popolazione anziana. Ne sono un esempio i “tavolini domotici” , i “muri intelligenti” o i vIdeo tattili messi a punto dai ricercatori di Fbk. Un aspetto estremamente innovativo del progetto è il continuo coinvolgimento degli utenti finali e di quanti prestano loro supporto ed assistenza (assistenti ed operatori sociali), nella progettazione, sviluppo e valutazione dei vari servizi. Ciò è reso possibile dall’attivo coinvolgimento nel progetto di numerose strutture presenti nella città di Trento. A breve verrà effettuata un’estensiva sperimentazione durante la quale gli utenti che partecipano al progetto avranno la possibilità di utilizzare a casa propria alcune delle tecnologie e servizi che hanno contribuito a sviluppare. .  
   
   
MEDICINE: SCORTE RIDOTTE DEL 30% CON RIORDINO INFORMATIZZATO IN ITALIA SEMPRE PIÙ ESEMPI VIRTUOSI. IN GENERE LE GIACENZE NON SUPERANO UN MESE DI FABBISOGNO  
 
Roma, 3 febbraio 2009 - “I farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici territoriali sono da anni impegnati nella gestione virtuosa dei materiali farmaceutici per evitare l’immobilizzazione di capitale, l’obsolescenza dei prodotti e per ridurre i costi delle scorte, applicando alcune fondamentali regole di gestione logistica”. E’ questa la nota della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (Sifo) a proposito del tema della migliore gestione dei medicinali in Italia. Le regole sono: informatizzazione del sistema, monitoraggio della rotazione delle scorte, scorta minima, sottoscorta, punto di riordino. “Dove le aziende sanitarie hanno investito in tecnologie – afferma Laura Fabrizio, presidente Sifo - i risultati sono sicuramente migliori; esperienze italiane insegnano che con un sistema di gestione informatizzato a riordino automatico si riducono le scorte anche del 30%. Oggi possiamo disporre di software semplici e molto efficienti che ‘seguono’ la prescrizione del medico ospedaliero fino alla somministrazione, la prescrizione del medico di base fino alla registrazione del percorso terapeutico del singolo paziente, la gestione del farmaco in dose personalizzata fino a quella unitaria, degli armadi intelligenti e dei braccialetti identificativi del paziente”. “In Italia l’organizzazione sempre più avanzata e attenta delle farmacie ospedaliere è testimoniata da numerosi centri di eccellenza – spiega Pietro Finocchiaro, segretario nazionale Sifo – come l’Azienda Ospedaliero Universitaria S. Giovanni Battista di Torino, l’ospedale S. Chiara di Trento, il Servizio farmaceutico dell’Asl 17 del Veneto, il Policlinico Gemelli di Roma, l’Ismett di Palermo, per citarne solo alcuni, e tante altre realtà sempre più numerose”. “Dove non sono disponibili tecnologie – spiega Margherita Rinaldi, coordinatrice nazionale Sifo dell’area scientifica ‘Management e tecnologie gestionali’ - la gestione virtuosa delle scorte si realizza con determinate procedure scritte e inventari frequenti, con registri manuali di lotti e scadenze. La farmacia opera inoltre procedure su specifiche ‘check list’, cioè liste di parametri da controllare , quali rispetto della prescrizione, conservazione dei farmaci, volume delle scorte, e altri. La ‘check list’ è preparata dal farmacista in base alla realtà organizzativa e alle criticità dei propri reparti, a tempi predeterminati con un impiego limitato di risorse (un farmacista in 1 ora verifica una check list standard). Dalla collaborazione tra caposala e farmacista in reparto e in ambulatorio nasce la procedura gestionale delle scorte, così quantità e riordino vengono attentamente monitorati. Va ricordato anche che nella maggior parte dei casi le scorte in giacenza coprono da 20 giorni a un mese di fabbisogno e che alcuni farmaci o dispositivi vengono acquisiti su richiesta personalizzata per singolo paziente, senza essere immagazzinati. Inoltre che, tramite inventari di fine anno e periodici, si quantificano costantemente le giacenze fisiche dei prodotti farmaceutici ovunque immagazzinati”. “Una delle attività del farmacista ospedaliero e ancor di più del farmacista di reparto – sottolinea il dr. Finocchiaro - è la consulenza e vigilanza sulla tenuta dei farmaci e dispositivi medici nell’armadio di reparto. La sicurezza e la prevenzione degli errori sono lo scopo primario, ma si valuta attentamente anche il sistema di controllo delle scadenze. Indipendentemente dall’organizzazione logistica, si può avere una buona gestione delle scorte dei beni farmaceutici siano essi in reparto, nel magazzino di farmacia ospedaliera o nel magazzino centralizzato per più ospedali”. “Un problema diverso – sottolinea la dr. Ssa Rinaldi - è l’aderenza alla terapia dei pazienti a domicilio dove le prescrizioni mediche potrebbero non sempre essere rispettare, vanificando così la cura e disperdendo risorse. In questo ambito i farmacisti delle Aziende Sanitarie sono impegnati in campagne di informazione indipendente sul corretto uso dei beni farmaceutici, rivolte sia agli operatori sanitari che ai pazienti. Analogamente al farmacista di reparto, quello di distretto o del servizio farmaceutico territoriale, conoscendo i flussi prescrittivi, è impegnato a promuovere il buon uso dei farmaci e a monitorare l’aderenza alle prescrizioni e quindi il consumo appropriato di medicinali e dispositivi medici. Per quanto riguarda la distribuzione diretta dei farmaci a pazienti non ricoverati da parte delle Aziende Sanitarie - continua Rinaldi - questa risponde a necessità di continuità assistenziale sancite dalla legge 405/01 e da successivi provvedimenti regionali che hanno regolamentato sia la distribuzione del primo ciclo di terapia alle dimissioni dal ricovero ospedaliero che la distribuzione dei farmaci del Prontuario della continuità assistenziale Ospedale Territorio (Pht) per il trattamento di importanti patologie”. “Nell’ambito dei percorsi di qualità e sicurezza – conclude la dr. Ssa Laura Fabrizio, presidente Sifo – il sistema logistico dei farmaci e dei dispositivi medici nelle farmacie ospedaliere e nei servizi farmaceutici distrettuali è regolato da precise procedure, non di rado anche certificate e sottoposte a verifiche per l’accreditamento”. .  
   
   
PREMIO RICERCATISSIMI 2008 A UN GRUPPO DI RICERCATORI PAVESI EX MALO BONUM: APPLICAZIONI DIAGNOSTICHE, TERAPEUTICHE E PER L´INDUSTRIA ALIMENTARE DELLA L-ASPARAGINASI DERIVATA DAL PATOGENO HELICOBACTER PYLORI  
 
 Pavia, 3 febbraio 2009 - Un gruppo di ricercatori pavesi del Dipartimento di Medicina Sperimentale, guidati dalla prof. Claudia Scotti, ha ricevuto il Premio Ricercatissimi 2008, per un nuovo studio sull’ Helicobacter pylori, tra i principali responsabili di gastrite e ulcera. Il gruppo di ricerca dell’Università di Pavia, che si è classificato all’ottavoposto, è formato da Claudia Scotti (proponente al premio), Giovanna Valentini, Donata Cappelletti, Laurent Chiarelli, Valentina Pasquetto e Simona Stivala. Grazie al progetto, non solo è stato scoperto un nuovo fattore coinvolto nella patogenesi delle malattie da Helicobacter pylori, ma sono state anche individuate alcune caratteristiche potenzialmente utili per applicazioni in ambito biomedico e per l´industria alimentare, con una successione di eventi secondo l´adagio: Ex malo bonum. Per la molecola oggetto del premi - L-asparaginasi, derivata dal patogeno Helicobacter pylori - è stata fatta domanda di brevetto internazionale. L´helicobacter pylori è uno dei più comuni agenti patogeni umani e colonizza la mucosa dello stomaco provocando gastrite cronica, ulcera peptica, adenocarcinoma dello stomaco distale e linfoma del tessuto linfatico associato alla mucosa (Malt). Le ricerche volte all’isolamento di nuovi fattori responsabili della virulenza dell´Helicobacter pylori sono incominciate intorno al 2002 nel laboratorio del Dipartimento di Medicina Sperimentale, Sezione di Patologia Generale C. Golgi, e proprio di recente hanno permesso di evidenziare per L-asparaginasi un potenziale ruolo nel generare le malattie correlate a questo batterio. In realtà, l’interesse prevalente delle L-asparaginasi batteriche consiste attualmente nel loro impiego come farmaci anti-cancro. Le caratteristiche di questa nuova L-asparaginasi, studiate in collaborazione con il Dipartimento di Biochimica A. Castellani, hanno suggerito un suo potenziale impiego in diversi ambiti, tra cui principalmente quello terapeutico, dove potrebbe affiancare l’attuale L-asparaginasi in uso che è ottenuta da Escherichia coli, e che provoca sfortunatamente reazioni allergiche e altri effetti collaterali. Il progetto ha visto e vede il coinvolgimento di diverse istituzioni nazionali e internazionali, tra cui le Università di Genova, Padova e Napoli, la Uniformed Services University of the Health Science (Usa), l’Università di Cambridge (Gb), il Centro Analisi Monza e la ditta tedesca Eurofins Mwg Operon. Ulteriori settori di applicazione della molecola sono quello diagnostico e alimentare. I dati preliminari mostrano che nel primo caso la L-asparaginasi potrebbe rivelarsi un nuovo reagente utile per rilevare l’infezione, nel secondo, invece, potrebbe essere un mezzo per ridurre il contenuto in L-asparagina dei cibi da sottoporre a cottura ad alta temperatura (come quella impiegata per produrre le patatine fritte), dato che tale aminoacido è il principale precursore dell´acrilammide, una sostanza cancerogena che si produce durante questo processo. Www. Unipv. It .  
   
   
DANIELE PUPPI ZERO PESCARA, 7 FEBBRAIO 2009  
 
Pescara, 3 febbraio 2009 - La galleria Vistamare di Pescara apre la stagione espositiva 2009 con Zero, la mostra personale di Daniele Puppi. Il progetto, concepito appositamente per questa occasione espositiva, coinvolgerà tutto lo spazio della galleria attraverso un intervento essenziale che percorrerà 12 stanze. Con questo progetto l’artista dà vita ad un’extradimensione, una nuova realtà spaziale del luogo che diventa, così, generatore della stessa opera. Considerato dalla critica italiana e straniera una delle figure di rilevo del panorama artistico contemporaneo, Daniele Puppi (classe 1970) ha già avuto modo di presentare il suo lavoro all’interno di prestigiose istituzioni come il Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto (2003), l´Herford Museum of Art and Design di Frank Gehry in Germania (2006) e l’Hangar Bicocca di Milano (2008). Nell’estate del 2009 la sua opera sarà, inoltre, ospitata alla Spring House di Londra. Il linguaggio artistico di Puppi si è sviluppato, sino ad oggi, attraverso due media: le installazioni video-sonore, le “Fatiche”, che prendono vita dall’incontro diretto con lo spazio fisico destinato ad ospitarle, e i “Frammenti”, fotografie a colori che nascono dalle installazioni fermando un tempo preciso, per diventare, in questo modo, opera autonoma. Nella personale a Pescara, per la prima volta, Daniele Puppi interviene nello spazio senza l’uso della videoinstallazione. Il progetto si sviluppa attraverso una dinamica di movimenti: eventi istantanei che irrompono con intensità percorrendo il vuoto, qui inteso come vera essenza dello spazio. L’opera va a modificare la percezione che si ha del luogo e provoca nel visitatore un vero e proprio cortocircuito-sensoriale. L’intento dell’artista è quello di proporre un’esperienza nuova e radicale, un lavoro che sia immediatamente visibile, udibile, tangibile. Zero rappresenta, dunque, una ulteriore evoluzione del lavoro di Daniele Puppi ed esprime, come spiega l’artista, “la ricerca di nuove velocità di propagazione, fino a trovare un ritmo, a volte vertiginoso, che sostiene il movimento e la sua sempre diversa ripetizione”. Nel sodalizio tra arte contemporanea e scrittura, domenica 8 febbraio alle ore 12. 00, presso l’Auditorium Petruzzi di Pescara, verrà, inoltre, presentato un libro della scrittrice Lu Ragos, “Due e 10” (edizione Cattedrale). Lu Ragos e Daniele Puppi, pur con linguaggi artistici diversi, portano avanti una ricerca parallela: la pagina per la Ragos altro non è che un contenitore, come lo è la galleria Vistamare per Puppi, strumenti in cui far nascere frammenti che, come frecce, arrivano dritte in petto. “I nostri padroni non devono essere i pensieri contaminati ma una sintesi che ci risvegli senza tanti ricami, lampi di percezione”, sostiene Lu Ragos. Il vuoto entra ed esce da questi artisti come fosse un luogo sacro, uno spazio vitale, che si spoglia fino a diventare il non luogo dove ascrivere il nuovo. La sintesi di questa poetica è ben espressa in “Vistamare”, uno dei racconti che troviamo in “Due e 10”: “…Gli spazi vuoti creano qualcosa d’altro, che li trasforma di nuovo. Tutto si riempie, tutto si svuota e s’incontra ancora. …Dedicato a Daniele Puppi, l’artista che occupa lo spazio per farlo esplodere”. Schede Biografiche Daniele Puppi nasce a Pordenone nel 1970, attualmente vive tra Roma e Londra. Le opere di Daniele Puppi sono sempre pensate a partire dallo spazio che le ospita, e si configurano come risposta agli stimoli che l’architettura induce. Se questa è sempre un’ipotesi perentoria, indipendentemente dalla sua morfologia, l’opera sarà sempre fluida, dinamica, spiazzante. L’artista si esprime infatti con il video, il linguaggio delle immagini in movimento, della luce e del suono, tutti elementi immateriali ed energetici che si contrappongono alla fisicità statica della struttura. …Le opere di Puppi creano sempre una dialettica fra poli opposti, dove agisce una retorica basata su dispositivi di straniamento. Le immagini che l’artista proietta al muro sono spesso gigantesche e sproporzionate o incongruenti rispetto al contesto; lo spazio stesso viene ripreso in movimento, così da perturbare il vissuto razionale di esso tramite la presenza di veri e propri inganni percettivi. Le opere di Puppi si dispongono così a diventare occasione per il riguardante di compiere un’esperienza sensoriale totalizzante, non più solo visiva, non più solo mentale (Giorgio Verzotti). Numerose le mostre di rilievo a cui l’artista ha preso parte in questi anni. Per le mostre personali ricordiamo: Fatica n. 17, Magazzino d’Arte Moderna, Roma (2002); Fatica n. 21, Mart Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Rovereto (2003); Fatica n. 25, Lisson New Space, Lisson Gallery, Londra (2004); Fatica n. 28, Milton Keynes Gallery, Milton Keynes (2005); Fatica n. 27, Melbourne International Arts Festival, Melbourne, Australia (2005); Fatica n. 16, Hangarbicocca (2008). Tra le mostre collettive: Fatica n. 18 - Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002); Fatica n. 22 – Forse Italia, S. M. A. K - Stedelijk Museum Voor Actuele Kunst, Gent, Belgio (2003); Fatica n. 15 – Tupper und video, Marta Herford, Germania (2006); Fatica n. 26 – Italy Made In Art: Now, Museum of Contemporary Art Shanghai, Cina (2006); Gooong¬ –Taking Time, M. A. R. C. O. Museum. Vigo, Spagna (2007). Lu Ragos nasce a Vittorio Veneto nel 1963. Le sue origini cimbre legate alla foresta del Cansiglio si contrappongono a un temperamento latino. Dopo gli studi ha vissuto e lavorato a Milano. Oggi vive a Pordenone. Lo scrittore Pino Roveredo così commenta la sua opera di testi brevi ed efficaci "storie veloci buone da schiaffeggiarti con la mano della carezza e carezzarti col colpo secco dello schiaffo". Umberto Piersanti, sempre riferendosi a “Due e 10” aggiunge: “Una prosa lucida, fluida e riflessiva: ma non c´è nulla di astrattamente filosofico in queste pagine di Lu Ragos. Domina invece una concretezza dello sguardo ed una corporeità di persone e cose. Lo scandaglio rimane puntato su di una interiorità non chiusa, ma aperta all´esterno in un continuo divenire nel segno costante della libertà”. .  
   
   
GOLF – US PGA TOUR: 13° TITOLO PER IL 49ENNE KENNY PERRY  
 
Roma, 3 febbraio 2009 - Ancora una prodezza di Kenny Perry, che ha ottenuto il 13° titolo in carriera nell’Us Pga Tour vincendo il Fbr Open, torneo dell’Us Pga Tour disputato sul percorso del Tpc Scottsdale a Scottsdale in Arizona. Il 49enne pro di Elizabethtown, nel Kentucky, ha concluso la gara con lo score di 270 colpi (72 63 66 69) alla pari con Charley Hoffman (66 68 69 67) e poi lo ha superato alla terza buca di spareggio mettendo a segno un putt di circa sette metri per il birdie. Al terzo posto si è classificato con 271 il venticinquenne Kevin Na, al quarto con 272 David Toms e l’australiano James Nitties, al sesto con 273 Brian Gay, Matt Kuchar, Ryan Moore e Scott Piercy. Il vincitore, che ha ricevuto un assegno di 1. 080. 000 dollari su un montepremi di sei milioni di dollari, ha iniziato il giro finale al comando, ma è stato raggiunto da Hoffman alla 13ª buca. Alla 17ª Perry è tornato in vantaggio con un birdie, ma un bogey alla 18 ha propiziato il play off. Non è stato fortunato il debutto stagionale di Phil Mickelson (121°), uscito al taglio con 149 colpi, sette sopra il limite di qualifica. Gli hanno fatto compagnia il colombiano Camilo Villegas 72° con 143, il canadese Mike Weir, 94° con 145, e l’argentino Angel Cabrera, 115° con 148. .  
   
   
GIOCHI MEDITERRANEO: CHIODI, STUPITO DAI RITARDI ACCUMULATI COSTITUITO GRUPPO DI LAVORO CHE INCONTRERA´ SINDACO CHIETI  
 
L´aquila, 3 febbraio 2009 - "Sono stupito dai ritardi finora accumulati da tutti gli attori principali chiamati ad organizzare i Giochi del Mediterraneo 2009". Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Gianni Chiodi, al commissario straordinario di Pescara 2009, Mario Pescante, che ieri ha incontrato la Giunta regionale per relazionarla sullo stato dell´arte dei Giochi del Mediterraneo. Mancano 130 giorni all´apertura ufficiale, ma sono diverse le anomalie, soprattutto nel settore delle infrastrutture, che stanno segnando il cammino della macchina amministrativa dei Giochi e i ritardi finora accumulati dalla struttura organizzativa. "Una situazione non facile ? ha aggiunto il presidente della Regione ? che certo non può essere addebitata a questa amministrazione regionale". Su questo punto, il presidente Chiodi è stato chiaro nei confronti del Commissario straordinario, annunciando la decisione di istituire un gruppo di lavoro, composta dagli assessori Carlo Masci, Mauro Febbo e Giandonato Morra, che avrà il compito primario di convocare quanto prima il sindaco di Chieti per avere il cronoprogramma delle opere infrastrutturali da realizzare per i Giochi del Mediterraneo nel territorio di Chieti. "Una cosa è certa ? ha aggiunto Gianni Chiodi ? saranno finanziate prioritariamente le opere che servono alla manifestazione sportiva internazionale. Noi saremo i primi a lavorare perché questi ritardi possano essere recuperati al più presto. Comprendo - ha aggiunto il presidente della Regione - le polemiche di questi giorni che tuttavia non possono essere riferite a questa Giunta regionale. Questo è quello che abbiamo detto a Pescante, confermando la nostra disponibilità ? ha concluso Chiodi ? ma si sappia fin da ora che i Giochi si faranno solo grazie all´intervento dell´"esercito della salvezza", guidato dal Commissario straordinario Pescante, dalla Regione e da tutti coloro che hanno a cuore l´immagine dell´Abruzzo". .