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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Marzo 2009
DIGITAL FORENSICS DEFENCE  
 
Digitando l’indirizzo www. Digitalforensicsdefence. Com si accede al sito internet dell’avvocato Emilio Di Natale, iscritto all´Albo del Foro di Milano, che esercita dal 1984 davanti alle giurisdizioni civile e penale ed è specializzato in "Computer Forensics - investigazioni digitali" presso l´Università degli Studi di Milano. L´approccio alla forensic digitale implica nell´operatore la consapevolezza di manipolare evidenze di prova di estrema fragilità. E´ pacifico infatti che la particella elementare del dato digitale (bit) , allocata in consistenza atomica sul device oggetto di analisi forense (hard disk, Sd, Memory flash, ecc. ), necessita, per il suo esame nella forma logica/aggregata, della puntuale osservanza di metodi di analisi pressoché standardizzati e messi a punto dal mondo scientifico (cosiddette "Best practices"). E´ dunque prioritario che l´operatore preservi il device da qualsivoglia alterazione del contenuto digitale, prassi questa, fino a poco tempo fa osservata dal buon tecnico, ora divenuta obbligo di legge in tutti i casi previsti dalla Legge n. 48/08 (adottando misure tecniche dirette ad assicurare la conservazione dei dati originali e ad impedirne l´alterazione). Le metodiche messe a punto dal mondo scientifico della digital forensic segue quattro fasi: la raccolta dell´evidenza (uso di tool per l´acquisizione quanto più possibile ripetibile delle fonti di prova, e per la loro custodia e verifica); l’identificazione delle prove (uso di tool per l´analisi e la ricostruzione, tipicamente, da file system); la valutazione ed analisi tecnico/legale e la presentazione dei risultati. Va da sé che la fase più delicata è la prima, ossia l´acquisizione bit stream del device, lasciando inalterato l´ "originario" supporto digitale, onde permettere, alla bisogna, la ripetibilità dell´esame sul medesimo reperto originario. Le tecniche sono piuttosto consolidate, ancorchè la differenza la faccia tutt´oggi il device da esaminare. Difatti, storage da desktop a parte, già il mondo della mobile (cellulari, palmari, Gps, ecc. ) dà l´idea di quanto possa essere poliedrico e allo stesso modo difficile procedere ad una corretta acquisizione di una copia raw della Ssd interna di un cellulare o di un navigatore Gps di ultima generazione ( vds Iphone, Htc, Tom Tom , Garmin , ecc. ). Lo studio dell’Avv. Di Natale, che svolge l´attività professionale sull´intero territorio nazionale, mediante l´ausilio di un consolidato team di domiciliatari e di tecnici specializzati in informatica, ed assiste in sede giudiziale e stragiudiziale aziende e privati anche in materia di diritto penale, diritto civile e commerciale, del lavoro ed industriale, è specializzato anche nelle seguenti materie: Diritto dell´Informatica e di Internet, Phishing, Software e banche dati, Diritto d´autore, Spamming, Nomi a dominio, Verifica e tutela siti web, Commercio elettronico, Responsabilità provider, Tutela dei consumatori, Contrattualistica, Comunicazioni elettroniche, Firme elettroniche, Reati informatici anche con strumenti mobile, crittografia e steganografia, Sim e Smart Card, ed altri, Network forensics ed incident response, Privacy: adempimenti, tutela, misure di sicurezza. .  
   
   
R.ED.LE.: RETE DI EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ UNA BANCA DATI ON LINE PER RACCOGLIERE E CONDIVIDERE LE INIZIATIVE IN ITALIA  
 
Un nuovo strumento a disposizione dell´Italia delle regole e dell´impegno per la legalità. Si chiama R. Ed. Le. , acronimo di Rete di educazione alla legalità, è la banca dati che raccoglie tutte le iniziative che, su questo terreno, vengono promosse non solo in Toscana ma in tutta Italia (consultabile all´indirizzo http://web. Rete. Toscana. It/redle). Un progetto, concretizzato dalla Regione Toscana tramite il suo Centro di documentazione “Cultura della legalità democratica”, che permetterà di valorizzare e condividere esperienze maturate anche in scuole e in comunità locali che altrimenti difficilmente avrebbero modo di entrare in contatto. «Questa banca dati rappresenta un percorso unico in Italia ed è il risultato di un´esperienza iniziata già nel 1995, in collaborazione con l´associazione Libera – spiega il vicepresidente della Regione Toscana Federico Gelli, che nell´ambito del governo regionale ha anche le deleghe alla cultura della legalità e alle nuove tecnologie dell´informazione – Ma oggi possiamo contare su questo nuovo sistema di documentazione, totalmente utilizzabile in ambiente web e facilmente accessibile da tutti. È uno strumento che mettiamo a disposizione di scuole, enti locali e associazioni di tutta Italia, per dare più forza al paese delle regole e dei valori, in una battaglia per la legalità che considero decisiva per il nostro paese. Già oggi raccoglie importanti informazioni sul lavoro portato avanti da migliaia e migliaia di studenti, di insegnanti, di formatori, ma auspico che ben presto possa arricchirsi anche delle tante e tante altre esperienze che stanno crescendo nella nostra scuola e nella nostra società». .  
   
   
UE/BRASILE: MUTUO RICONOSCIMENTO DELLE SENTENZE DEFINITIVE  
 
Strasburgo - Nell´esame di una relazione sul partenariato strategico Ue-brasile, il Parlamento europeo ha adottato con 363 voti favorevoli, 194 contrari e 8 astensioni un emendamento proposto da Roberta Angelilli (Uen, It) con il quale si sottolinea che tale partenariato «deve essere fondato sul riconoscimento reciproco delle sentenze definitive». Ha però respinto - con 273 voti favorevoli, 299 contrari e 10 astensioni - la parte con il quale si riaffermava «la necessità di una stretta collaborazione in ambito giudiziario», in particolare per quanto riguarda «le procedure di estradizione». . . .  
   
   
GIUSTIZIA ITALIANA: BLOG E FORUM SENZA GLI OBBLIGHI DELLA STAMPA  
 
I forum su internet non hanno le stesse tutele riservate a garanzia della libertà di stampa, non hanno neppure gli stessi obblighi e possono subire il sequestro con maggiore facilità. L’ha ribadito la terza sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza n. 10535 del 10 marzo 2009 in quanto "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum, ma non per questo il forum resta sottoposto alle regole e agli obblighi cui è soggetta la stampa". La Corte ha sottolineato comunque che sono off limits tutte le manifestazioni contrarie al buon costume: "i messaggi lasciati su un forum di discussione che a seconda dei casi può essere aperto a tutti indistintamente sono equiparabili ai messaggi che possono essere lasciati in una bacheca e non entrano nel concetto di stampa, sia pure in senso ampio". “Il semplice fatto che i messaggi e gli interventi" ospitati in un forum on line o in un blog "non fa sì che il forum stesso possa essere qualificato come un prodotto editoriale o come un giornale on line o come una testata giornalistica informatica". La sentenza quindi trova applicazione nei confronti di tutti i nuovi mezzi di comunicazione del proprio pensiero vale a dire "newsletter, blog, forum, newsgroup, mailing list, chat, messaggi istantanei". La sentenza ha respinto un ricorso fatto dall’Aduc contro la sentenza del Tribunale del riesame di Catania che, lo scorso 30 giugno, dopo aver revocato il sequestro di una parte del sito internet dell’Aduc, aveva ordinato la rimozione dei partecipanti al forum di discussione "Dì la tua" sulla religione cattolica che la magistratura aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. In particolare alcune delle frasi incriminate, oltre ad avere offeso la religione cattolica mediante il vilipendio dei suoi fedeli e dei suoi ministri "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il ´sacro seme del Cattolicesimo". La vicenda risale al novembre 2006, quando, sulla scorta di inchieste giornalistiche e noti fatti di cronaca, il forum si è popolato di messaggi contro i preti pedofili. Di qui è partita una denuncia dell´associazione Mater Onlus di don Fortunato di Noto, che contestava la violazione dell´articolo 403 del codice penale relativo alle offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone. Per un anno è stato sequestrato l´intero forum, 700 pagine, poi Aduc ha ottenuto che fossero oscurati solo i singoli messaggi oggetto di denuncia. L’aduc vorrebbe le stesse tutele della stampa su forum, siti, chat, news group e altri contenuti telematici, per rendere più difficile il sequestro. La Cassazione, però, ha stabilito che i forum "sono una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero ma non per questo il forum resta sottoposto alle regole e agli obblighi cui è soggetta la stampa (come indicare un direttore responsabile per registrare la testata) o può giovarsi delle guarentigie in tema di sequestro che la Costituzione riserva solo alla stampa". Con questa sentenza, per la prima volta, la Cassazione esonera i siti dagli obblighi della legge sulla stampa, per cui non c’è obbligo di registrazione al tribunale, di avere un direttore responsabile, di controllare quanto pubblicato dai commentatori sul proprio blog in quanto la responsabilità di eventuali diffamazioni è solamente del singolo commentatore. Si si applicassero le leggi sulla stampa, invece, sarebbe responsabile anche il gestore del blog. . . . .  
   
   
GIORNALISTI: POSTA CERTIFICATA  
 
La Legge n. 2/09, che ha convertito il Decreto legge n. 185/08, prescrive l’obbligo di posta elettronica certificata per i professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato. Entro la fine di novembre i giornalisti debbono quindi comunicare al proprio ordine di appartenenza professionale l’indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) . . .  
   
   
SOPHOS: DOPO IL BLACK OUT DI POSTA DI GOOGLE, DIFFIDARE DEI LINK NON RICHIESTI  
 
Sophos, società leader a livello mondiale nel settore della sicurezza informatica e nella tecnologia di controllo dell’accesso alla rete (Nac), mette in guardia gli utenti di Gmail dal rischio phishing in seguito alla diffusione della notizia che il sistema di posta di Google è stato preso di mira da una campagna che ha sfruttato il sistema di messaggistica istantanea Google Talk. I messaggi istantanei non richiesti esortano gli utenti a visualizzare un video cliccando su un collegamento tramite il servizio Tinyurl. Il link, però, reindirizza gli utenti su un sito web chiamato Viddyho, che richiede ai visitatori di inserire nome utente e password di Gmail. Gli esperti di Sophos avvertono che i pirati informatici che si celano dietro Viddyho potrebbero usare i dati di accesso rubati per violare account, sottrarre informazioni sensibili e commettere furti d’identità. “Siamo ormai abituati a ricevere messaggi e-mail sospetti, ma in questo caso i messaggi provenivano dal sistema di messaggistica istantanea integrato in Gmail. Di conseguenza, è possibile che numerosi utenti siano caduti involontariamente in questa trappola”. - ha dichiarato Walter Narisoni, Sales Engineer Manager di Sophos Italia – “Se pensate di essere stati raggirati, cambiate immediatamente la password di Gmail, altrimenti la vostra rubrica di indirizzi e-mail e tutta la posta elettronica, comprese eventuali informazioni relative ad altri account online, rischiano di finire nelle mani di truffatori informatici”. Da un’indagine svolta da Sophos emerge che il 41% degli utenti utilizza la stessa password per tutti i siti web ai quali accede. È essenziale pertanto che le vittime di questo attacco modifichino le password su ogni sito al quale accedono con la stessa password utilizzata per Gmail. “Occorre sempre diffidare dei link non richiesti, sia che li si riceva per e-mail o tramite la messaggistica istantanea, e usare la massima cautela ogni qualvolta un sito web richiede l’inserimento di username e password usati per un altro sito", ha aggiunto Narisoni. Tinyurl ha inserito il sito nella black list, quindi il collegamento non è più funzionante. Ciò però non impedisce agli hacker di usare altri siti che accorciano gli Url o di allestire siti alternativi di phishing nel tentativo di sottrarre dati ad utenti imprudenti. .  
   
   
KASPERSKY LAB: CLASSIFICA MALWARE DI FEBBRAIO  
 
Per il mese di febbraio il Kaspersky Security Network (Ksn) ha stilato due classifiche malware. La prima classifica è basata sui dati raccolti dall’utilizzo della versione di prodotto anti-virus Kaspersky 2009. La classifica è composta dai codici maligni, adware e programmi potenzialmente dannosi rilevati più frequentemente sui computer degli utenti.
Posizione Cambio posizione Nome Malware
1 0 Virus. Win32. Sality. Aa
2 14 Net-worm. Win32. Kido. Ih
3 -1 Packed. Win32. Krap. B
4 3 Packed. Win32. Black. A
5 0 Trojan. Win32. Autoit. Ci
6 -3 Worm. Win32. Autorun. Dui
7 New Packed. Win32. Krap. G
8 -4 Trojan-downloader. Win32. Vb. Eql
9 New Packed. Win32. Klone. Bj
10 -2 Virus. Win32. Alman. B
11 -5 Trojan-downloader. Wma. Getcodec. C
12 0 Worm. Win32. Mabezat. B
13 New Trojan-downloader. Js. Swflash. Ak
14 -1 Worm. Win32. Autoit. Ar
15 0 Virus. Win32. Sality. Z
16 New Trojan-downloader. Js. Swflash. Aj
17 -3 Email-worm. Win32. Brontok. Q
18 New Packed. Win32. Tdss. C
19 New Worm. Win32. Autoit. I
20 New Trojan-downloader. Wma. Getcodec. U
La classifica di febbraio si distingue per importanti cambiamenti rispetto alla precedente classifica. Prima di tutto, il worm Kido, che ha causato un attacco epidemico agli inizi di gennaio, sta continuando a mietere vittime. Attività di detenzione di routine sono state aggiunte al database a metà gennaio e ciò nonostante una mole impressionante di file infetti è stata rilevata anche a febbraio. Secondariamente, ci sono tre interessanti nuovi entrati: Packed. Win32. Krap. G, Packed. Win32. Klone. Bj e Packed. Win32. Tdss. C. Questi sono rispettivamente associati al riconoscimento di: una variante dell’utilità di compressione (packer) per Magania Trojans – una famiglia molto conosciuta che ruba password a giocatori on-line; uno specifico tipo di “offuscazione” per script Autoit. Da notare, la funzionalità dello script originario è limitata solamente dai vincoli del linguaggio stesso; una intera classe di programmi crittografati che utilizzano il nuovo packer maligno Tdss. Il terzo malware è interessante in quanto i programmi maligni non crittografati possono essere di qualsiasi tipo includendo Trojans, worms e rootkits. Trojan-downloader. Wma. Getcodec. R, che era in decima posizione a Gennaio, è stato sostituto a Febbraio da un downloader multimediale molto simile, Getcodec. U, mentre il nuovo arrivato dell’ultimo mese, Exploit. Js. Agent. Aak, è stato sorpassato da 2 script di downloading, Swflash. Aj e Swflash. Ak, che hanno avuto la meglio su alcune vulnerabilità di Flash Player: Trojware – 30%, Virware – 45%, Malware – 25%. Tutti i programmi di tipo “malicious” presenti nella classifica malware possono essere raggruppati secondo le principali classi di minacce rilevate da Kaspersky. Non ci sono state variazioni nemmeno rispetto alla classifica di gennaio. Le statistiche degli scorsi mesi mostrano un numero di programmi auto-replicanti che si mantiene elevato. In totale, 45. 396 singoli codici maligni, adware e potenziali programmi indesiderati sono stati rilevati sui pc nel corso di febbraio. Febbraio propone così un rilevamento molto simile al mese di gennaio La seconda classifica malware presenta invece i codici maligni che più frequentemente infettano oggetti dei pc degli utenti. I programmi maligni che infettano “file” compongono per lo più questa classifica.
Posizione Cambio posizione Nome Malware
1 0 Virus. Win32. Sality. Aa
2 0 Worm. Win32. Mabezat. B
3 2 Net-worm. Win32. Nimda
4 New Virus. Win32. Virut. Ce
5 -1 Virus. Win32. Xorer. Du
6 0 Virus. Win32. Sality. Z
7 -2 Virus. Win32. Alman. B
8 -1 Virus. Win32. Parite. B
9 New Trojan-clicker. Html. Iframe. Acy
10 -1 Trojan-downloader. Html. Agent. Ml
11 -1 Virus. Win32. Virut. N
12 -4 Virus. Win32. Virut. Q
13 3 Virus. Win32. Parite. A
14 -3 Email-worm. Win32. Runouce. B
15 -2 P2p-worm. Win32. Bacteraloh. H
16 -2 Virus. Win32. Hidrag. A
17 Return Worm. Win32. Fujack. K
18 Return Virus. Win32. Neshta. A
19 -4 Virus. Win32. Small. L
20 -2 P2p-worm. Win32. Deecee. A
La seconda classifica include un’importante nuova entrata: Virus. Win32. Virut. Ce, una variante del virus sofisticato e polimorfico Virut. Le caratteristiche evolutive di questo software comportano, tra l’altro, l’infezione di file Html sul computer dell’utente con un blocco iframe. Queste pagine sono rilevate dalle nostre soluzioni come Trojan-clicker. Html. Iframe. Acy. In febbraio il numero dei file infetti che utilizzano questo metodo è stato abbastanza ampio. La simbiosi tra Virus. Win32. Virut. Ce e Trojan-clicker. Html. Iframe. Acy si riscontra nei due codici presenti alla 4a e alla 9a posizione della classifica. Occorre inoltre notare che, sebbene la famiglia Sality è ancora prominente all’interno della classifica non si sono registrati varianti maligne del programma. Diverso è il caso della famiglia Virut precedentemente citata.
 
   
   
RICERCA ‘PLAY SMART, PLAY SAFE’: IL 75% DEI GENITORI RITIENE CHE I VIDEOGIOCHI POSSANO AVERE UNA FUNZIONE EDUCATIVA PER I PROPRI FIGLI  
 
Il secondo sondaggio annuale di Microsoft con i genitori evidenzia la volontà di avere strumenti e informazioni per gestire al meglio l’attività ludica dei figli e per creare un ambiente online più sicuro. Gli italiani si sono dimostrati i più attenti (97%) nel controllare l’indicazione di età consigliata dei videogiochi che devono essere usati dai propri figli La maggioranza dei genitori in Europa e negli Usa guarda positivamente ai videogiochi: il 61% infatti li considera un’esperienza socializzante e più della metà (52%) ritiene che aiutino a riunire le famiglie. Addirittura il 96% degli intervistati ha dichiarato di assumersi la responsabilità di controllare che i propri figli usino videogiochi adeguati alla loro fascia di età, cercando attivamente informazioni e supporto. Se nella precedente edizione del sondaggio il 60% dei genitori si riteneva sufficientemente informato sulle funzioni delle console di gioco o dei sistemi operativi al fine di controllarne l’accesso ai propri figli, la percentuale si assesta nel 2009 al 75%: un incremento sensibile che dimostra una migliore conoscenza delle funzioni di parental control. La Francia mostra la percentuale più alta di genitori informati (81%), seguita da Germania (75%), Italia (74%), Regno Unito e Usa (entrambi al 73%). Dai risultati della ricerca è emerso inoltre che i genitori italiani sono all’avanguardia per quanto riguarda il controllo dei contenuti usati dai figli e la conoscenza dei sistemi per il corretto uso dei videogiochi. Il 97% (la percentuale maggiore emersa dall’indagine) ha infatti dichiarato di prendersi la responsabilità di controllare l’indicazione di età consigliata dei videogiochi, mentre un’altissima percentuale ha risposto di usare le indicazioni sull’età consigliata e sui contenuti presenti nel gioco per accertarsi dell’idoneità dei videogiochi online (85%) e offline (90%), percentuali sensibilmente maggiori rispetto a Francia e Inghilterra. I genitori italiani sono anche quelli che hanno espresso l’interesse maggiore (54%) nell’avere ulteriori informazioni sui simboli di valutazione dei contenuti. I genitori sono alla ricerca di strumenti e tecnologie per gestire al meglio il tempo che i propri figli trascorrono con i videogiochi. “Play Smart, Play Safe” ha evidenziato come la maggiore preoccupazione dei genitori sia la quantità di tempo che i loro figli trascorrono davanti ai videogiochi: per questo motivo, il 62% ha dichiarato che apprezzerebbe delle funzionalità aggiuntive per gestire ancora meglio questo aspetto, mentre il 66% ha confermato che sarebbe favorevole a utilizzare uno strumento di discussione genitori-figli che aiuti a stabilire le regole per il consumo dei media in casa. La brochure “Guida per la Famiglia” di Microsoft si prefigge l’obiettivo di fornire ai genitori la risposta alle loro esigenze: le altre fonti di informazione preferite sono i siti web dedicati all’argomento, i sistemi di age rating (indicazione dell’età consigliata) oppure il passaparola fra genitori. Questa ricerca ha consentito a Microsoft di condividere informazioni – compresa la “Guida per la Famiglia” – creando il sito web www. Xbox. Com/playsmartplaysafe, una fonte di informazioni utili sugli strumenti di parental control e su come installarli in casa. “Microsoft è da sempre impegnata nell’educazione dei genitori sugli strumenti e le risorse per gestire in modo sicuro le esperienze di intrattenimento interattivo dei propri figli, sia su Xbox 360 che su Windows Vista”, dichiara Richard Teversham, Business & Strategy Director Ieb, Microsoft. “Siamo lieti che ci sia un maggiore livello di consapevolezza sui parental control di Microsoft, tra cui il Family Timer e il sistema informativo pan-europeo sui videogiochi noto come Pegi e Pegi Online, ma dobbiamo far sì che sia più facile per i genitori adottare ed utilizzare questi strumenti. Come mostra il nostro sondaggio, i genitori credono fermamente che i videogiochi dovrebbero avere più funzionalità per aiutarli a determinare l’uso appropriato per i loro figli (63%). Le loro principali preoccupazioni sono: sapere quali giochi stanno utilizzando i figli, poter controllare per quanto tempo essi li utilizzano e conoscere con chi interagiscono online. Aiutare a risolvere queste preoccupazioni è l’obbiettivo primario della nostra iniziativa Play Smart, Play Safe”. L’age rating (indicazione dell’età consigliata) è lo strumento preferito dai genitori per decidere se un videogioco è appropriato Lo strumento primario utilizzato dai genitori per determinare se un videogioco sia appropriato per i figli è il simbolo con l’age rating. Il sondaggio evidenzia, in media, che il 96% dei genitori si ritiene personalmente responsabile di controllare l’age rating dei videogiochi utilizzati dai figli, mentre l’85% che controlla di frequente l’adeguatezza dei giochi offline e l’81% controlla i giochi online. “Ci incoraggia molto vedere che tanti genitori utilizzano il sistema di age rating Pegi. Il beneficio di questo sistema pan-europeo è che si può star certi che gli stessi standard sono applicati sia che vostro figlio stia giocando a casa del vicino, o online con un gamer di un altro paese”, ha dichiarato Simon Little, Amministratore delegato, Interactive Software Federation of Europe (Isfe). “Il successo incessante del sistema Pegi si basa sulla collaborazione continua tra industria, associazioni nazionali, e società come Microsoft che possono portare questo messaggio al consumatore. ” I dati di questo sondaggio confermano le dichiarazioni recentemente pubblicate in un rapporto del Comitato del Parlamento Europeo per il Mercato Interno, che conferma che i videogiochi hanno “un’influenza ampiamente benefica sullo sviluppo mentale dei bambini” e che “i videogiochi non soltanto hanno un valore ricreativo, ma possono anche essere utilizzati a scopo educativo e medico’. Il rapporto del Parlamento Europeo prosegue inoltre evidenziando i benefici dei sistemi di age rating Pegi e Pegi Online, quale approccio pan-europeo per la creazione di un ambiente più sicuro per i videogiochi online .  
   
   
RAPPORTO ASSINFORM: NEL 2008 ICT ITALIANO +0,4%, ICT MONDIALE 4,4%  
 
“In sei mesi, da aprile a settembre 2008, l’It italiana ha perso 29. 000 addetti. La previsione sul quarto trimestre è un calo ulteriore dell’occupazione, dell’ordine di – 11,5% rispetto al primo trimestre dell’anno, con una perdita di altri 18. 000 unità per un totale di circa 47. 000 addetti in meno a fine 2008. Ciò significa che la crisi in 9 mesi ha mandato in fumo l’aumento occupazionale registrato dal settore in tre anni. Non si tratta di allarmismo, ma di valutare il fatto che negli ultimi mesi del 2008 i tempi della crisi si sono fortemente accelerati. La conseguenza è stata una forte riduzione della domanda d’innovazione tecnologica, che per il settore It ha significato chiudere l’anno con una diminuzione della crescita allo 0,8%, a fronte del + 2% messo a segno nel 2007. Si può dire che se per l’Information Technology italiana il 2008 non è stato ancora un anno di recessione, si è trattato tuttavia di un periodo di pesante rallentamento. Certo è che il settore ha ormai iniziato a risentire in modo serio di una crisi, i cui effetti perversi si stanno rivelando progressivamente. Le previsioni sul 2009, infatti, sono preoccupanti. Se nel frattempo non interverranno correttivi efficaci, il trend di crescita del settore nel 2009 potrebbe subire un calo, dell’ordine di -5,9 punti percentuali. Ieri abbiamo ascoltato con grande interesse il Presidente del Consiglio affermare che questi anni difficili vanno utilizzati per attrezzarsi e superare l’emergenza, scegliendo azioni strategiche per recuperare il tempo perduto e spingere il Paese verso l’innovazione. Ebbene questo traguardo lo si può raggiungere, così com’è avvenuto in altri paesi, considerando l’Information Technology e le infrastrutture digitali fondamentali per lo sviluppo del Paese, al pari delle autostrade di cemento, dei ponti e delle centrali energetiche. Ci aspettiamo quindi di vedere inserito nel piano di investimenti per infrastrutturare il Paese, che il Governo sta varando, un importante capitolo sull’It; che tutte le misure adottate per sostenere i settori economici tradizionali contengano un nocciolo di futuro, ovvero incentivi specifici al fine di promuovere l’incorporazione di innovazione digitale nei prodotti e nei servizi italiani. Vi sono oggi sul tavolo dei Ministri competenti due programmi rilevanti per lo sviluppo dell’It e la modernizzazione del Paese: il Piano e-Government 2012 e Industria 2015. Chiediamo al Governo di fare la sua parte, dando ai due programmi coerenza, con le urgenze che impongono oggi i tempi della crisi, e concretezza assegnando le risorse sufficienti per essere implementati. Per l’eGov vanno reperiti i 1. 100 milioni di euro mancanti, così come stimato dal Ministro Brunetta; per Industria 2015, secondo quanto era stato annunciato all’inizio del suo mandato dal Ministro Scajola, si tratta di varare il Progetto per l’innovazione It, che andrebbe finanziato con almeno 190 milioni di euro, così come è stato fatto per il Progetto Made in Italy che, tuttavia, essendo fermo da dicembre, dovrebbe essere accelerato. Anche le imprese faranno la loro parte, contribuendo con il project financing al 25% del costo dell’eGov ed aggiungendo un altro 50% ad ogni Euro stanziato dal Governo per i programmi di innovazione dell’It italiano. E’ questo, in sintesi, il messaggio che il Presidente di Assinform Ennio Lucarelli ha lanciato nel presentare oggi a Milano l’anticipazione del Rapporto Assinform 2009, arrivato quest’anno alla sua 40° edizione, insieme ai risultati della seconda Indagine congiunturale sulle aziende It. “E’ bene riflettere che recessione dell’It non vuol dire solo penalizzazione di un settore produttivo importante, con conseguenti problematiche sull’occupazione – ha sottolineato Lucarelli - In realtà comporta un danno molto più grave al Paese, perché significa un depauperamento complessivo del Sistema-italia nelle sue capacità di modernizzarsi e crescere in termini di competitività e produttività”. Secondo il Presidente di Assinform, sebbene si sia avuta una rinascita dell’Information Technology italiana, manifestatasi a partire dal 2004 e fino al primo trimestre 2008, non si è riusciti a colmare il gap d’innovazione che separa il nostro Paese dalla media mondiale di circa meno 5 punti percentuali: “D’altro canto in questi anni l’informatica in Italia non ha potuto contare su una politica sistemica e strategica com’è avvenuto in altri paesi. Le misure attuate dai Governi che si sono succeduti sono state troppo timide e comunque insufficienti a sostenerne lo sviluppo. Ai ritardi sull’innovazione che sconta il nostro Paese e che la crisi è destinata a peggiorare, non si può rispondere con provvedimenti tampone come sta avvenendo per alcuni settori tradizionali. Bisogna innescare anche nel nostro Paese il binomio “più investimenti It uguale più crescita dell’economia e della produttività”, già attivato con successo in molti altri sistemi industriali avanzati. Dal 2001 al 2006 il confronto internazionale evidenzia come i paesi che più hanno investito in It sono anche quelli che hanno ottenuto gli aumenti più significativi di produttività, come Gran Bretagna, Germania, Usa, Francia, tutti con valori di spesa e crescita di produttività ben al di sopra al punto percentuale. L’italia in questo stesso periodo, con il più basso indice di investimento It sul Pil (2% nel 2008, a fronte del 4,2% Usa,3,4% Francia, 3,3% di Uk e Germania ), ha ottenuto una crescita media della produttività pari a zero”. Guardando con maggiore dettaglio l’andamento del mercato It nel 2008, si notano il forte rallentamento subito dalla crescita della domanda delle imprese, passata da + 1,9% nel 2007 a + 0,7% del 2008. “Questa discesa – ha commentato Lucarelli - evidenzia come la crisi costringa le imprese a tagliare i propri investimenti in innovazione, pur nella consapevolezza che questa voce è indispensabile per affrontare mercati sempre più competitivi. Una dimostrazione sta nel fatto che le vendite sono crollate per tutti i comparti merceologici e in tutti i canali di vendita, tranne quelle via internet”. Inoltre si è avuto un crollo di 6 punti percentuali della domanda consumer , passata da una crescita di +10,5% nel 2007 a + 4,4% nel 2008; il decremento costante dell’informatica pubblica, -0,5% nel 2008 (era stato -0,6% nell’anno precedente) la quale da tre anni sta riducendo la spesa It, facendola stagnare intorno a un volume che si mantiene ormai stabile sotto la soglia dei 3. 000 milioni di euro. Ma di questa spesa, va sottolineato che più della metà va ad alimentare il mercato in house, tanto che si è arrivati al punto che il 73% delle Regioni, che costituiscono il maggiore centro di spesa informatica della Pal, si avvale di proprie società, destinando loro ben il 62% circa delle risorse. “Una situazione che si continua a perpetuare nonostante orientamenti contrari della magistratura amministrativa e delle Authority della concorrenza e dei contratti pubblici e di alcuni provvedimenti di legge della scorsa legislatura, e che ha finito per penalizzare la stessa capacità del Paese d’innovare, giacché è venuto meno il ruolo di traino che la domanda pubblica ricopre in tutti quei paesi più avanti nell’innovazione. Da questo punto di vista la liberalizzazione reale del mercato dei servizi It, limitando il ricorso all’in house ai casi di acclarato risparmio per le Pubbliche amministrazioni, costituisce una misura di natura strutturale, che non può essere trascurata nell’implementazione del Piano e-gov 2012”.  
   
   
RAPPORTO ASSINFORM: MERCATO ICT IN DETTAGLIO  
 
La crisi che ha investito i mercati finanziari internazionali nella seconda parte del 2007 si è acuita nel corso del 2008. Tutte le principali economie hanno registrato contrazioni o rallentamenti. Il Pil mondiale è cresciuto del 3,4% contro il 5,2% del 2007 e il 5% del 2006, e si prevede che aumenterà, secondo le previsioni Fmi, solo dello 0,5% nel 2009, per riprendere a crescere nel 2010. Tali difficoltà hanno contribuito a rallentare progressivamente in corso d’anno la domanda di prodotti e servizi Ict in tutti i Paesi. Conseguentemente, il mercato dell’Ict - Informatica (It) e Telecomunicazioni (Tlc) - è cresciuto del 4,4%, un punto in meno della crescita media dei quattro anni precedenti, ma superiore a quella del Pil mondiale, raggiungendo il valore di 3. 012 miliardi di dollari. Questo grazie all’introduzione di nuovi prodotti, apparati e di servizi e contenuti on line supportati dallo sviluppo degli accessi a banda larga. Gli utenti Internet hanno superato gli 1,5 miliardi. Il segmento dell’informatica è cresciuto del 4,8% a un tasso inferiore di oltre 1 punto rispetto al 2007, così come le telecomunicazioni, cresciute del 4,2% . Il mercato delle telecomunicazioni (1. 821 miliardi di dollari) è cresciuto del 4,2%, un punto meno dell’anno prima. La telefonia mobile è stata ancora una volta fattore di crescita. Il parco utenti è passato da 3,3 miliardi nel 2007 a quasi 4 miliardi nel 2008, e il numero dei telefoni cellulari venduti è stato di 1,22 miliardi, in crescita del 6,1% sull’anno prima. Inoltre il 2008 è stato l’anno del mobile broadband, il cui successo dipenderà dalla capacità degli operatori di veicolare nuovi contenuti e servizi. Il mercato dell’informatica (1. 191 miliardi di dollari) è cresciuto del 4,8%, anch’esso un punto in meno dell’anno prima. Questa crescita è il risultato di una dinamica positiva nella prima parte dell’anno e di un brusco rallentamento negli ultimi due trimestri. Le vendite di Pc sono state ancora sostenute e hanno raggiunto 287 milioni di unità (+11,4%), grazie anche all’introduzione sul mercato dei netbook. Il mercato dell’Ict nelle principali aree mostra un quadro ancora articolato. Il mercato regionale più dinamico è stato ancora una volta quello dell’Asia–pacifico che, con una crescita del 6,3%, ha raggiunto il valore di 750 miliardi di dollari, ormai prossimo a quello europeo. I mercati del Nordamerica e dell’Europa Occidentale, più maturi, hanno mostrato una crescita più lenta.  
   
   
RAPPORTO ASSINFORM: MERCATO ITALIANO +0,1%  
 
Nel 2008 il mercato aggregato dell’Ict ha raggiunto i 64. 463 milioni di Euro (+0,1%). Il minor dinamismo rispetto al 2007, quando era cresciuto dello 0,9%, è spiegabile dalla riduzione del giro d’affari della componente telecomunicazioni. Il comparto delle telecomunicazioni (apparati, terminali e servizi per reti fisse e mobili) segna un calo dello -0. 2% rispetto all’anno precedente (+0. 4%). Pur sostenuto dai servizi su rete mobile, non è andato oltre i 44. 120 milioni di Euro. Il comparto dell´informatica è invece cresciuto dello 0,8%, a quota 20. 343 milioni, anche se a un tasso inferiore rispetto all’anno precedente (+2,0%). A trainare sono stati la componente software e servizi (+1,3%) e i personal computer (+1,8% in valore). Il confronto internazionale per l’Ict mostra per l’Italia una dinamica ancora inferiore a quella di tutti i principali paesi industrializzati, nonostante l’interesse diffuso all’Information Technology. Nell’ultimo anno sono infatti cresciute del 22,6% (+29,5% in ambito consumer) le unità di personal computer vendute; il volume d’affari dei fornitori di servizi Internet su rete fissa è cresciuto a doppia cifra (+11,5%); inoltre, si è avuto un incremento nel già saturo mercato della telefonia mobile (+1,6% di linee attive e +0,4% di utenti effettivi). Nonostante questo, l’Italia è ultimo tra i grandi paesi per spesa It sul Pil: 2,0% contro valori ben più elevati riscontrabili negli Usa (4,2%) e negli altri paesi dell’Europa Occidentale, come Francia (3,4%), Regno Unito (3,3%) e Germania (3,3%) .  
   
   
RAPPORTO ASSINFORM: INFORMATICA + 0,8%  
 
Nel 2008 il mercato italiano dell’informatica (It) ha raggiunto i 20. 343 milioni di euro in crescita dello 0,8% sull’anno prima, comunque in rallentamento rispetto all’andamento del 2007 (+2%), soprattutto a causa della contrazione degli investimenti nelle imprese e del downpricing, mentre il mercato consumer passa a +4,4%, con un pesante rallentamento rispetto al +10,5% del 2007. La dinamica della domanda per dimensioni di impresa si attenua nelle grandi imprese (+0,7% contro il +1,7% del 2007), resta stabile nelle medie (+1,2%, vicino al +1,9% del 2007), mentre le piccole deludono, con una diminuzione dello 0,7% in valori assoluti (contro una crescita dello 0,6% nel 2007). Nonostante questi dati, la domanda business rappresenta comunque ancora per l’80% del mercato It italiano, con il prevalere della quota in capo alle grandi aziende (56,9% del totale degli investimenti business) su quelli delle medie (25,1%) e delle piccole (18,0%), che continuano a pesare sul mercato It in maniera assai più limitata di quanto contribuiscano al Pil o all’occupazione italiana. La dinamica della domanda per macrosettori d’utenza, vede le imprese attestarsi a 16. 286 milioni (+0,7%), la Pubblica Amministrazione Centrale e Locale a 2. 956 milioni (-0,5% e in calo per il secondo anno consecutivo) e quella delle famiglie a 1. 001 milioni (+4,4%). Quest’ultima pesa oggi per il 5,4% del mercato It italiano, sulla spinta del personal computer. Su questo specifico mercato le famiglie hanno espresso una domanda pari al 31,8% dei Pc venduti nel 2008, contro 30,1% del 2007 e il 28,1% del 2006, confermando la progressione costante degli ultimi anni. La composizione merceologica del mercato dei Pc (6,9 milioni di pezzi) mostra il primato oramai incontrastato dei portatili (4,48 milioni di pezzi, +44,5%) sulla scia dei nuovi netbook. Retrocede il comparto desktop (2,21 milioni di pezzi), che cala in unità vendute del 4,7%. La stabilità del comparto dei server (215. 000 unità vendute, +0,9%) non entusiasma, visto che l’anno prima era cresciuto in volumi del 15,8% Più in generale, la composizione per settori d’offerta (hardware, software e servizi e assistenza tecnica) mostra per il 2008 e in valore una lieve crescita della componente software e servizi, che si è attestata a quota 13. 825 milioni, in crescita dell’1,3% sull’anno precedente. Segna il passo invece il comparto hardware (-0,2%), per la prima volta dopo anni, con i cali più accentuati in segmenti già maturi come workstation (-25,0%), mainframe (-22,9%) e stampanti (-15,0%), mentre gira in negativo la dinamica nello storage (-13,5%), Buona parte del merito della crescita del comparto software e servizi, va al mercato del software (+3,4%, 4. 470 milioni), al cui interno crescono sia la componente applicativa (+2,5%, 2. 744 milioni) che quelle del middleware (+5,7%, 1. 107 milioni) e del software di sistema (619 milioni, +3,2%). Sostanzialmente stabile è invece il settore dei servizi (+0,4%, 9. 355 milioni di euro), dove cresce la domanda per sistemi embedded (+2,2%), outsourcing (+2,4%), consulenza (+1,1%) e system integration (+1,1%) mentre cala la richiesta per servizi di elaborazione (-3,1%), sviluppo e manutenzione (-1%) e education & training (-2,7%). La terza e ultima componente d’offerta, quella dei servizi di assistenza tecnica prosegue il suo trend di declino fisiologico (795 milioni, -2,5%), senza influire più di tanto sull’andamento complessivo del settore.  
   
   
RAPPORTO ASSINFORM: TELECOMUNICAZIONI -0,2%  
 
Il mercato delle telecomunicazioni (apparati, terminali e servizi per reti fisse e mobili) ha generato in Italia, nel corso del 2007, un business di 44. 120 milioni di euro, in calo dello 0,2% sul 2007, dopo il già modesto incremento dell’anno prima (+0,4%). Pesa molto nel dato il calo del comparto delle Telecomunicazioni su Rete Fissa (-2,0%), quest’anno non compensato a sufficienza da quello delle Tlc su Rete Mobile (+1,3%, 24. 393 milioni). La dinamica per segmenti di clientela mostra la continua crescita della componente consumer (25. 840 milioni, +1,6%) e il persistente calo di quella business (14. 100 milioni, pari ad un -1,8% , rispetto al -2,3% del 2007). La dinamica per macrocomparti mostra il calo della componente degli apparati (infrastrutture, sistemi e terminali) che scende dello 0,3% (9. 590 milioni), e dei servizi (34. 530 milioni), seppure in modo assai lieve (-0,1%). La dinamica dei servizi vede la componente mobile compensare il costante scivolamento della fissa. Continua a crescere infatti, anche se di poco, il numero di linee mobili (92,2 milioni, +1,3%) e il numero di utenti effettivi (46,1 milioni, +0,4%), nonostante la saturazione raggiunta dal mercato, esprimibile dal dato relativo al numero di linee attive. Quest’ultimo dato è quello che più spiega la crescita del business complessivo del mobile, visto che gli investimenti in sistemi e infrastrutture non progrediscono e che la spesa unitaria per utente attivo è cresciuta solo dello 0,9%. Evolve comunque anche l’uso delle comunicazioni mobili, visto che la stessa spesa unitaria per utente attivo vede calare a 293,5 euro (-1,4%) i servizi voce e crescere a 113,4 euro (+7,4%) i servizi non-voce Sms, Mms, di collegamento Internet e a valore aggiunto. I servizi-non voce generano ormai valore per 5. 230 milioni di euro, arrivando a pesare per il 27,9% dell’intera “torta” dei servizi mobili. Sul fronte delle telecomunicazioni fisse la componente di servizio si è contratta a 15. 770 milioni (-1,9%) e proseguendo in un trend oramai fisiologico in rapporto alla crescita delle mobili. Il dato complessivo consegue, come già negli ultimi anni, a un calo pronunciato nelle componenti più mature - voce (8. 390 milioni, -6,9%) e trasmissione dati (1. 160, milioni, -7,2%) - solo in parte compensato dalle componenti legate ai servizi a valore aggiunto (3. 120, +3,0%) e alle connessioni Internet (3. 100 milioni, +11,5%). Quanto a queste ultime, è positivo l’incremento del numero di accessi ad alta velocità, risultati a fine 2007 pari a 11,36 milioni (+12,3%), più di 11 dei quali in modalità xDsl (+12,6%) e i restanti 351mila su fibra ottica (+2,6%).  
   
   
RAPPORTO ASSINFORM: PREVISIONI 2009 DELL’ICT IN ITALIA  
 
Il 2009 si presenta come un anno difficile, con un Pil atteso in calo del 2,6 per cento, secondo gli ultimi dati pubblicati da Banca d’Italia. E naturalmente tale contesto influisce pesantemente sul mercato Ict. Le previsioni, infatti, indicano un calo dell’1,3% per l’intero mercato. Il dato aggregato nasconde però situazioni molto diverse It e Tlc. Infatti, le telecomunicazioni sono attese crescere di un modesto, ma comunque apprezzabile, 0,7%, mentre per l’informatica si attende una contrazione significativa, attorno al 5,9%. E si stima anche che nessun segmento It possa considerarsi al riparo della crisi, anche se le previsioni indicano una miglior tenuta del software (-3,6%) sui servizi (-6,7%) e sull’hardware (-6,4%). La crescita del mercato delle telecomunicazioni interesserà i fornitori di servizi (+0,9%), mentre quelli di apparati (-0,3%) opereranno su un mercato simile a quello del 2008.  
   
   
BILANCIO SOCIALE: PROGETTO PILOTA DELTA PO  
 
Otto comuni del comprensorio del Delta del Po (Ariano nel Polesine, Corbola, Loreo, Papozze, Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina e Taglio di Po) sono uniti in un progetto pilota di rendicontazione sociale. Il risultato di questa sperimentazione è stato presentato lo scorso 13 marzo a Porto Viro (Rovigo) nel corso di una tavola rotonda cui hanno partecipato l’Assessore regionale alle politiche di bilancio, Marialuisa Coppola, l’Assessore regionale al territorio, Renzo Marangon, gli amministratori dei comuni coinvolti e gli operatori che hanno dato vita al progetto. E’ la prima volta in Italia che oggetto della rendicontazione sociale non è una singola entità, ma un’area geograficamente omogenea. Il Bilancio Sociale – come ha ricordato l’assessore Coppola - è uno strumento, non obbligatorio, per avvicinare i cittadini alle istituzioni e comunicare a tutti in modo semplice e trasparente i dati di bilancio e le ricadute sulla collettività. Il Veneto è stata la prima Regione ad averlo adottato e progressivamente implementato a partire dal 2003, con l’obiettivo di mettere al centro dell’attenzione il cittadino e fargli capire l’incidenza dell’intervento regionale nella vita di ogni giorno che non sempre è percepita. E’ tuttora l’unica Regione a realizzare l’analisi completa di tutti i settori di spesa. Forte di questa sua esperienza, certificata tra l’altro dall’Università Bocconi di Milano e che ha avuto un riscontro molto positivo, la Regione si è impegnata a fornire le risorse tecnico-culturali per impostare il primo Bilancio Sociale di questi comuni polesani, aprendo la strada ad una sperimentazione esportabile in altre realtà. A questo proposito l’’assessore Coppola ha annunciato che il prossimo progetto di questo tipo sarà realizzato con i comuni dell’Altopiano di Asiago. Gli otto comuni polesani impegnati in questa operazione contano complessivamente oltre 50 mila abitanti e rappresentano quasi il 40% della provincia di Rovigo. Per ogni comune sono stati presi in esame i valori socio-economici più significativi, riferiti all’anno 2007, e i dati di bilancio organizzati in macro-aree di riferimento (persona e famiglia; sviluppo economico; territorio, ambiente e mobilità; amministrazione generale e gestione del patrimonio) in modo da avere una classificazione omogenea. L’ultima parte del Bilancio Sociale permette una visione d’insieme di questo territorio del Delta del Po attraverso l’analisi dei macro-settori raggruppati rispetto al totale del Comuni. Ne emerge che il quadro generale delle entrate è di quasi 59 milioni di euro a fronte di spese per circa 58 milioni di euro. Il sindaco di Porto Viro, Doriano Mancin, ha detto che è un’esperienza che arricchirà tutti e rappresenta un passo avanti per i comuni coinvolti. Anche il sindaco di Ariano Polesine, Giovanni Chillemi, a nome degli altri comuni ha dato un giudizio estremamente positivo del progetto che – ha detto - dovrebbe essere nel programma di ogni amministrazione.  
   
   
AIE: PIÙ DI UNA CASA EDITRICE SU 5 IN ITALIA OGGI “LAVORA” CON L’ESTERO. MARTEDÌ, 17 MARZO, A MILANO, PRESENTAZIONE DELLA SECONDA INDAGINE DOXA PER ICE – AIE SU “IMPORT – EXPORT DEI DIRITTI D’AUTORE PER I LIBRI IN ITALIA”  
 
Più di una casa editrice su cinque in Italia “lavora” con l’estero: il 21% delle case editrici italiane che hanno pubblicato una novità nel 2007 hanno infatti acquistato o ceduto diritti d’autore all’estero negli ultimi quattro anni. Un dato in decisa crescita se si pensa che nel 2004 erano il 15% (+75%). E’ questo il primo, importante dato emerso dalla seconda “Indagine sull’import-export dei diritti d’autore in Italia”, realizzata dalla Doxa per conto dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero (Ice), con la collaborazione dell’Associazione Italiana Editori (Aie) . La ricerca sarà presentata martedì, 17 marzo, alle 10. 30 nella sede Ice di Milano (Corso Magenta, 59) nell’ambito dell’incontro “Diritti d’autore come risorsa. Strategie per l’internazionalizzazione dell’editoria italiana”. E’ la prima volta che l’editoria italiana presenta dati e informazioni relative a questo aspetto della sua attività su un lungo arco di tempo (dal 2001 al 2007), in grado di offrire un quadro molto articolato del suo andamento e delle politiche di internazionalizzazione sviluppate in questi anni. La ricerca – basata su 754 interviste a un campione di case editrici italiane che hanno pubblicato almeno una novità nel 2007 – ha messo a confronto il periodo 2004-2007, aggiornando le informazioni dell’analoga indagine del 2004. L’obiettivo? Analizzare le tendenze in atto negli scambi di diritti tra l’Italia e le diverse aree del mondo con le quali il settore editoriale intrattiene rapporti: i dati raccolti riguardano le quantità di diritti venduti e comprati suddivisi per generi editoriali e per paese o area geografica di provenienza/destinazione, con particolare attenzione alle dimensioni aziendali. I lavori si apriranno alle 10. 30 con i saluti del presidente di Ice Umberto Vattani e del presidente di Aie Federico Motta. Seguirà la presentazione dei risultati della seconda indagine sull’import – export dei diritti d’autore in Italia, a cura del presidente della Doxa, Ennio Salomon, e l’analisi di Gianni Peresson, responsabile dell’ufficio studi dell’Aie su Diritti, ma non solo diritti. Il profilo internazionale dell’editoria italiana. Seguirà una tavola rotonda in cui – moderati dal giornalista de Il Sole 24 Ore Stefano Salis – interverranno Giovanna Canton (Rizzoli), Maria Leonardi (Edizioni Nottetempo), Barbara Casalini (Casalini), Andrea Sparacino (Hoepli) e Marco Vigevani (Marco Vigevani Agenzia Letteraria).  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: ILLEGITTIMA PREVIA AUTORIZZAZIONE PER APRIRE ISTITUTI DI CURA PRIVATI  
 
Lo scorso 10 marzo 2009 la sentenza della Corte di giustizia nella causa C-169/07 - Hartlauer Handelsgesellschaft mbH / Wiener Landesregierung e a. – ha affermato che la normativa austriaca relativa all’apertura di istituti di cura privati non è compatibile con il diritto comunitario. La libertà di stabilimento osta al requisito di una previa autorizzazione basata su una valutazione delle necessità sanitarie della popolazione, qualora esso si applichi ad un ambulatorio dentistico autonomo ma non agli studi associati ed il potere discrezionale delle autorità nazionali non sia sufficientemente circoscritto, La normativa austriaca relativa agli istituti di cura subordina l’apertura di un ambulatorio autonomo, vale a dire di una struttura, autonoma sul piano organizzativo, la cui attività consiste nell’esame o nella cura di persone il cui stato di salute non richieda il ricovero ospedaliero, al rilascio di una previa autorizzazione amministrativa. Quest’ultima può essere concessa solo qualora «sussista [una] necessità» che giustifichi l’apertura di un nuovo istituto alla luce dell’assistenza già offerta, in particolare, dai medici convenzionati. Spetta ai Länder assicurare l´esecuzione di tale normativa. I governi dell’Austria superiore e di Vienna hanno respinto le domande di autorizzazione presentate dalla società Hartlauer. Quest’ultima ha sede in Germania e intende aprire ambulatori dentistici privati a Vienna e a Wels, nell’Austria superiore. I due governi hanno affermato che l’assistenza odontoiatrica era già sufficientemente garantita dagli istituti di cura pubblici, privati di utilità pubblica e dagli altri medici convenzionati che offrivano prestazioni analoghe. Partendo da tali rilievi, essi hanno concluso che non sussisteva dunque alcuna necessità che giustificasse l’apertura di un ambulatorio dentistico privato. La Hartlauer ha adito il Verwaltungsgerichtshof (Corte suprema amministrativa) che, a sua volta, interroga la Corte di giustizia sulla compatibilità della normativa austriaca con la libertà di stabilimento. Nella sentenza odierna, la Corte rileva che la normativa austriaca costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento poiché, da un lato, le imprese di cui trattasi rischiano di sopportare gli oneri amministrativi ed economici aggiuntivi connessi ad un’autorizzazione siffatta e, dall’altro, la normativa nazionale riserva l’esercizio di un’attività autonoma a taluni operatori economici che rispondono a esigenze predeterminate al cui rispetto è subordinato il rilascio di questa autorizzazione. Nella fattispecie, l’applicazione della normativa austriaca ha avuto l’effetto di privare la Hartlauer di qualunque accesso al mercato delle cure odontoiatriche in Austria. In tale contesto, la Corte esamina se le disposizioni controverse possano essere obiettivamente giustificate da motivi imperativi di interesse generale, in particolare dall’obiettivo di mantenere un servizio medico di qualità, equilibrato e accessibile a tutti e di prevenire un rischio di grave alterazione dell’equilibrio finanziario del sistema previdenziale. A tale proposito, la Corte rileva che la normativa nazionale non persegue in modo coerente e sistematico gli obiettivi evocati. La previa autorizzazione fondata sulla valutazione delle esigenze del mercato è richiesta per l’apertura e la gestione di nuovi ambulatori dentistici autonomi, ma non per lo stabilimento di nuovi studi associati, anche se queste due categorie di prestatori possono avere caratteristiche simili e, dunque, un impatto simile sulla realizzazione degli obiettivi di programmazione perseguiti dalle autorità nazionali. Questa incoerenza compromette altresì la realizzazione dell’obiettivo, cui si richiama l’Austria, di prevenire un rischio di grave alterazione dell’equilibrio finanziario del sistema nazionale di previdenza sociale. La Corte osserva inoltre che la valutazione delle esigenze del mercato non è fondata su una condizione che sia idonea a circoscrivere sufficientemente l’esercizio, da parte delle autorità nazionali, del loro potere discrezionale. Infatti, nel Land di Vienna, la valutazione dell’esistenza di una necessità è effettuata sulla base del numero di pazienti per ogni odontoiatra nell’area di utenza, senza che il numero di pazienti sia stabilito né portato in alcun modo anticipatamente a conoscenza degli interessati. Nel Land dell’Austria superiore, la valutazione è effettuata sulla base delle risposte fornite dagli odontoiatri esercenti nell’area di utenza dell’ambulatorio dentistico autonomo di cui è previsto l’allestimento, sebbene questi ultimi siano potenziali concorrenti diretti di tale istituto. Un metodo simile può pregiudicare l’obiettività e l’imparzialità del trattamento della domanda di autorizzazione. Di conseguenza, il requisito di una previa autorizzazione basata su una valutazione delle necessità sanitarie della popolazione è contrario al principio della libertà di stabilimento, qualora esso si applichi ad un ambulatorio dentistico autonomo ma non agli studi associati e non sia fondato su una condizione che sia idonea a circoscrivere sufficientemente l’esercizio, da parte delle autorità nazionali, del loro potere discrezionale .  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: UN ELENCO DI ARTICOLI VIETATI A BORDO DEGLI AEROMOBILI NON PUÒ ESSERE OPPOSTO AI PRIVATI SE NON È STATO PUBBLICATO  
 
La sentenza della Corte di giustizia del 10 marzo 2009 nella causa C- 345/06 - Gottfried Heinrich – si afferma che un elenco di articoli vietati a bordo degli aeromobili non può essere opposto ai privati se non è stato pubblicato. Un regolamento comunitario non pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea non ha efficacia vincolante nella parte in cui mira ad imporre obblighi ai privati. L’art. 254 Ce dispone che i regolamenti sono pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Nel 2002, il Parlamento e il Consiglio hanno adottato il regolamento n. 2320/02, che istituisce norme comuni per la sicurezza dell´aviazione civile. L’allegato a tale regolamento prevedeva le norme di base comuni applicabili alle misure di sicurezza dell’aviazione. Esso stabiliva, tra l’altro, in modo generale, un elenco di articoli vietati a bordo di un aeromobile, tra cui figuravano gli «Oggetti contundenti: manganelli, sfollagente, mazze da baseball e strumenti simili». Il regolamento disponeva anche che talune misure non sarebbero state pubblicate ma solo messe a disposizione delle autorità competenti. Tale regolamento e l’allegato sono stati pubblicati. Nell’aprile 2003, la Commissione ha adottato il regolamento n. 622/03, che stabilisce talune misure di applicazione delle norme di base comuni sulla sicurezza dell´aviazione attuando il regolamento n. 2320/02. Le misure in questione sono state stabilite in un allegato. Tale allegato, modificato nel 2004 con il Regolamento (Ce) della Commissione 15 gennaio 2004, n. 68, che stabilendo talune misure di applicazione delle norme di base comuni sulla sicurezza dell´aviazione, non è mai stato pubblicato benché il regolamento di modifica abbia sottolineato, nei suoi ‘considerando’, l’esigenza dei passeggeri di essere chiaramente informati delle regole relative agli articoli vietati. Il 25 settembre 2005, il sig. Gottfried Heinrich è stato fermato al controllo di sicurezza dell’aeroporto di Vienna – Schwechat in quanto il suo bagaglio a mano conteneva racchette da tennis considerate articoli vietati dai regolamenti comunitari. Egli è comunque salito a bordo del velivolo con le racchette da tennis nel suo bagaglio. Gli agenti di sicurezza gli hanno allora ordinato di allontanarsi dall’aereo. Il sig. Heinrich ha proposto un’azione dinanzi all’Unabhängiger Verwaltungssenat im Land Niederösterreich (Tribunale amministrativo regionale indipendente dell’Austria inferiore) per ottenere una dichiarazione di illegalità delle misure adottate nei suoi confronti. Il giudice austriaco ha chiesto alla Corte di giustizia se regolamenti o parti di regolamento non pubblicati nella Gazzetta ufficiale possono tuttavia avere efficacia vincolante. La Corte ricorda che dall’art. 254 Ce risulta che un regolamento comunitario può produrre effetti giuridici solo se è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale. Inoltre, un atto proveniente da un’istituzione comunitaria non può essere opposto ai privati prima che questi ultimi abbiano la possibilità di prenderne conoscenza tramite regolare pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Gli stessi principi valgono per le misure nazionali di esecuzione di una regolamentazione comunitaria. La Corte rileva che il regolamento n. 2320/02 mira ad imporre obblighi ai privati in quanto vieta taluni articoli a bordo degli aeromobili, definiti in modo generale, in un elenco allegato al regolamento. Poiché l’allegato al regolamento n. 622/03 non è stato pubblicato, la Corte si trova nell’impossibilità di affermare che il medesimo riguarda anch’esso l’elenco degli articoli vietati e mira dunque anch’esso ad imporre obblighi ai privati. Non si può tuttavia escludere che ciò avvenga. Il fatto che il regolamento di modifica del regolamento n. 622/03 precisi, nel suo preambolo, che è necessario redigere un elenco armonizzato, accessibile al pubblico, che identifichi separatamente gli articoli vietati implica che l´elenco allegato al regolamento n. 2320/02 sia stato effettivamente oggetto di modifiche. Ad ogni modo, le eventuali modifiche di cui trattasi nell’elenco degli articoli vietati non sono state pubblicate nella Gazzetta Ufficiale. La Corte constata, poi, che l’elenco degli articoli vietati non rientra in alcuna delle categorie di provvedimenti e di informazioni che sono qualificate segrete e che non sono pubblicate secondo il regolamento n. 2320/02. Così, la Commissione non poteva applicare il regime di riservatezza a misure di adeguamento dell’elenco. Ne risulta che, nel caso in cui il regolamento n. 622/03 apportasse effettivamente adeguamenti a detto elenco degli articoli vietati, esso sarebbe tuttavia necessariamente invalido. La Corte conclude che l’allegato al regolamento n. 622/03 non ha efficacia vincolante nella parte in cui mira ad imporre obblighi ai privati .  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: LEGITTIMO IL CANONE TELEVISIVO IN FRANCIA  
 
La sentenza 11 marzo 2009 del Tribunale di primo grado pronunciata nella causa T-354/05 - Télévision française 1 Sa (Tf1) / Commissione delle Comunità europee – afferma che è valida la decisione della Commissione, secondo la quale il sistema francese del canone radiotelevisivo è un aiuto di stato compatibile con il mercato comune, per cui la Commissione non è incorsa in errore di valutazione nel considerare che gli impegni assunti dalla Francia corrispondevano alle misure opportune da lei formulate. Il 10 marzo 1993 la Commissione è stata adita con un ricorso di un operatore commerciale di radiodiffusione, la Télévision française 1 Sa (Tf1) nel quale la Tf1 sosteneva, in particolare, che il trasferimento del canone radiotelevisivo da parte delle Francia alle reti pubbliche di televisione France 2 e France 3 costituiva un aiuto di Stato incompatibile con il mercato comune. Il 10 dicembre 2003 la Commissione ha fatto presente al governo francese che dovevano essere apportate modifiche al sistema del canone radiotelevisivo al fine di garantirne la compatibilità con le regole comunitarie applicabili agli aiuti di Stato e ha rivolto a tale governo una raccomandazione nella quale suggeriva misure opportune. Tale raccomandazione proponeva di introdurre taluni requisiti, riguardanti, in sostanza, la proporzionalità della compensazione statale rispetto al costo del servizio pubblico e la gestione da parte degli operatori di radiodiffusione di servizio pubblico delle loro attività commerciali alle condizioni del mercato. Con decisione 20 aprile 2005, la Commissione ha considerato che gli impegni adottati dalla Francia soddisfacevano le raccomandazioni da lei formulate. Ha deciso di chiudere il procedimento ricordando che tale decisione non pregiudicava assolutamente la sua facoltà di procedere all’esame permanente dei regimi di aiuti esistenti previsti dal Trattato. La Tf1 contesta tuttavia tale analisi. Essa ha proposto dinanzi al Tribunale di primo grado un’azione intesa ad annullare quest’ultima decisione della Commissione. Nella sentenza pronunciata in data odierna il Tribunale conferma in sostanza la decisione della Commissione. La qualifica della misura come aiuto di Stato e l’esame della sua compatibilità con il mercato comune. Il Tribunale afferma, in sostanza, che si deve chiaramente distinguere la questione della qualifica di una misura come aiuto di Stato ai sensi dell’art. 87, n. 1, Ce, da quella relativa alla valutazione della compatibilità di tale aiuto con il mercato comune. La Corte, nella sentenza Altmark del 24 luglio 2003 ha ricordato che affinché una misura costituisca aiuto di Stato, in primo luogo deve trattarsi di un intervento dello Stato o mediante fondi statali, in secondo luogo, tale intervento deve essere tale da incidere sugli scambi tra gli Stati membri, in terzo luogo, deve concedere un vantaggio al beneficiario e, in quarto luogo, deve falsare o minacciare di falsare la concorrenza. Per quanto riguarda la terza condizione, relativa all’esistenza di un vantaggio, la Corte ha rilevato che nei limiti in cui un intervento statale deve essere considerato come una compensazione diretta a rappresentare la contropartita delle prestazioni effettuate dalle imprese beneficiarie per assolvere obblighi di servizio pubblico, cosicché tali imprese non traggono, in realtà, un vantaggio finanziario e il suddetto intervento non ha l´effetto di collocarle in una posizione concorrenziale più favorevole rispetto a quelle che fanno loro concorrenza, tale intervento non ricade sotto l’art. 87, n. 1, Ce. La Corte ha aggiunto che tuttavia, affinché in un caso concreto una siffatta compensazione possa sfuggire alla qualifica di aiuti di Stato, debbono essere presenti cumulativamente quattro condizioni: (le «condizioni Altmark»): 1) che l’impresa beneficiaria sia stata effettivamente incaricata dell’esecuzione di obblighi di servizio pubblico e tali obblighi siano stati chiaramente definiti; 2) che i parametri sulla base dei quali viene calcolata la compensazione siano stati previamente fissati in modo obiettivo e trasparente; 3) che la compensazione non ecceda quanto è necessario per coprire tutta o parte dei costi prodotti dall’esecuzione degli obblighi di servizio pubblico, tenendo conto degli introiti ad essi relativi nonché di un utile ragionevole; 4) che, qualora la scelta di un’impresa da incaricare per l’esecuzione di obblighi di pubblico servizio non sia stata operata nell’ambito di una gara di appalto, il livello di compensazione necessario sia stato determinato sulla base di un’analisi dei costi ai quali una media impresa, ben gestita e fornita di mezzi adeguati al fine di poter soddisfare le esigenze di pubblico servizio richieste, sarebbe incorsa per assolvere tali obblighi, tenendo conto dei relativi introiti nonché di un ragionevole utile per l’esecuzione di tali obblighi. Il Tribunale fa presente che le condizioni Altmark hanno come solo ed unico obiettivo la qualifica della misura di cui trattasi come aiuto di Stato, e non riguardano la questione della compatibilità dell’aiuto di Stato con il mercato comune ai sensi dell’art. 86, n. 2, Ce. Il Tribunale rileva che la Commissione non è incorsa in errore di diritto nell’applicazione delle condizioni Altmark. Sulla portata degli impegni adottati dalla Francia per garantire la compatibilità del canone radiotelevisivo con il mercato comune. Il primo impegno è inteso a rispondere alla preoccupazione della Commissione relativa alla sovracompensazione dei costi netti del servizio pubblico. La Francia si è impegnata a far sì che i mezzi finanziari la cui attribuzione alla France Télévision viene proposta coprano solo il costo di esecuzione degli obblighi di servizio pubblico e che gli eventuali utili siano integralmente reinvestiti nelle attività delle reti pubbliche e siano presi in considerazione nell’elaborazione del bilancio dell’esercizio successivo. Inoltre, le autorità francesi introdurranno nella regolamentazione, nei due anni a venire, il principio dell’assenza di sovracompensazione dei costi del servizio pubblico. Il secondo impegno è inteso a rispondere alla preoccupazione della Commissione circa il comportamento commerciale delle reti pubbliche. La Francia si è impegnata a far controllare annualmente, da un ente indipendente di revisione contabile la cui relazione viene trasmessa al Parlamento, l’osservanza, da parte delle reti pubbliche, del loro obbligo di svolgere le loro attività commerciali alle condizioni del mercato. Il Tribunale rileva che tali impegni sono in perfetta corrispondenza con le raccomandazioni non inficiate da errori della Commissione e che pertanto questa ha giustamente considerato che il regime del canone era compatibile con il mercato comune. Poiché la Commissione non è dunque venuta meno al suo obbligo di motivazione e poiché ha rispettato il procedimento di esame dell’aiuto, il Tribunale conferma la validità della decisione della Commissione. Di conseguenza, il ricorso proposto dalla Tf1 è respinto . .