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MERCOLEDI
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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 29 Aprile 2009 |
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“LE CELLULE STAMINALI CORDONALI, RISORSA BIOLOGICA PER L’INTERA UMANITÀ”. IN VENETO PRIMA CAMPAGNA ITALIANA PER DONAZIONE CELLULE STAMINALI DEL SANGUE CORDONALE. CURANO GRAVI PATOLOGIE ONCOEMATOLOGICHE. |
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Venezia, 29 aprile 2009 - “Le Cellule Staminali Cordonali, Risorsa Biologica per l’Intera Umanità”. E’ questo il messaggio che accompagnerà la prima campagna in Italia per promuovere la donazione del sangue contenuto nel cordone ombelicale delle partorienti, dotato di una grande quantità di cellule staminali utilizzabili per curare molte gravi patologie, a cominciare dalle leucemie. L’iniziativa partirà a giorni in Veneto, ed è stata presentata ieri a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, alla presenza dell’Assessore alla Sanità Sandro Sandri, della Referente per il Veneto dell’Associazione Donatori Cellule Staminali (Adoces) Alice Bandiera, del Direttore dell’Agenzia Regionale Socio Sanitaria Antonio Compostella, del Responsabile del Centro Regionale Attività Trasfusionali Antonio Breda e dei rappresentanti delle 3 Banche che raccolgono e conservano le donazioni (Padova, Treviso e Verona) e del Collegio Nazionale delle Ostetriche. La campagna punterà sull’affissione di manifesti e sulla diffusione di brochure informative rivolte ai genitori nei punti nascita, consultori e distretti, e su una guida per gli operatori sanitari che cura nel dettaglio gli aspetti scientifici e tecnico-professionali specifici. “E’ un’iniziativa che supportiamo con la massima convinzione – ha detto l’Assessore Sandri – anche perché sono oramai inconfutabili le evidenze scientifiche che attestano la grande utilità di queste particolari cellule per curare gravi patologie di tipo ematologico e oncoematologico. Mi auguro davvero che sia possibile rafforzare nelle future mamme e nelle coppie la consapevolezza che una donazione di questo tipo è una scelta di civiltà che, senza troppa fatica, può donare una speranza a chi soffre”. Sandri, per testimoniare l’importanza che la Regione attribuisce a questo settore, ha annunciato la definizione di un accordo con il Friuli Venezia Giulia (che convoglierà sulla “banca” di Padova le donazioni raccolte in quella Regione) e un’azione per allargare la partnership anche alle Province di Trento e Bolzano. Nel corso della presentazione è stata data lettura di un messaggio inviato dal Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che si complimenta con Adoces e Regione Veneto per l’iniziativa, annuncia uno stanziamento di 10 milioni di euro per la razionalizzazione della rete nazionale delle bio-banche, e sottolinea l’importanza di una campagna di comunicazione “che possa aiutare a ridimensionare l’idea, che molte coppie si sono fatte, dell’utilità della conservazione del cordone ombelicale ‘solo per sé’”. La procedura di donazione è piuttosto semplice: una volta espressa la volontà di donare (tutte le informazioni sono date alle mamme anche nei corsi pre-parto) è necessario sottoporsi ad un controllo molto simile a quello da fare per donare il sangue e ad un colloquio con un medico. In questo momento non tutti i centri nascita del Veneto sono attrezzati per raccogliere la donazione ma, come ha detto Compostella, “le procedure per l’accreditamento vanno avanti spedite e contiamo in tempi ragionevoli che tutti i centri nascita siano dotati delle necessarie caratteristiche”. Nel 2008 nel Veneto sono state raccolte 1. 182 unità di sangue cordonale (678 a Padova, 321 a Treviso e 183 a Verona), pari a circa il 10% del totale nazionale. Quelle che avevano tutte le caratteristiche per essere “bancate” sono state 291, pari al 9% nazionale. Da quando è iniziata in Veneto l’attività di raccolta (ha cominciato Padova nel 1998, Verona è partita nel novembre 2007) le unità raccolte sono state 9. 508. L’utilizzo di queste cellule staminali consente di combattere molte gravi malattie: tra queste, le leucemie, le anemie, le talassemie, le anemie falciformi. In molti casi questa terapia sostituisce la necessità del trapianto di midollo. . |
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STUDIO FINANZIATO DALL´UE RIVELA CHE I BAMBINI ALIMENTATI CON LATTE ARTIFICIALE CRESCONO PIÙ IN FRETTA |
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Bruxelles, 29 aprile 2009 - Un ricerca finanziata dall´Ue suggerisce che i livelli più bassi di proteine risontrati nel latte materno rispetto a quello artificiale, potrebbero spiegare perché i bambini allattati al seno crescono più lentamente rispetto a quelli nutriti con latte artificiale. Secondo gli scienziati, le scoperte sottolineano l´importanza di promuovere l´allattamento al seno, ma anche il bisogno costante di migliorare la composizione del latte artificiale. L´ue ha sostenuto la ricerca attraverso il progetto Earnest ("Early nutrition programming: long-term efficacy and safety trials and integrated epidemiological, genetic, animal, consumer and economic research"), finanziato nell´ambito dell´area tematica "Sicurezza e qualità alimentare" del Sesto programma quadro (6°Pq), nonché da due progetti precedenti finanziati attraverso il Quinto programma quadro (5°Pq). Una serie di studi hanno portato alla luce un collegamento tra l´aumento rapido di peso durante l´infanzia e la tendenza all´obesità nell´età adulta. Inoltre, è noto che i bambini alimentati con latte artificiale crescono più rapidamente durante il primo anno di vita rispetto ai bambini allattati al seno. In questo studio i ricercatori hanno esaminato se dietro al fenomeno potrebbe nascondersi il fatto che il latte artificiale contiene livelli di proteine più alti. Gli scienziati hanno reclutato genitori che avevano già optato per il biberon. Essi hanno poi diviso in due gruppi gli oltre 1000 bambini alimentati con latte artificiale appartenenti a cinque paesi diversi; il primo gruppo ha ricevuto latte artificiale arricchito di proteine, mentre all´altro veniva dato latte artificiale con un basso contenuto di proteine. I bambini sono stati pesati e misurati a 3, 6, 12 e 24 mesi di età. Il loro sviluppo è stato confrontato con quello di un terzo gruppo "di controllo", composto da bambini che erano stati allattati esclusivamente al seno. I risultati sono pubblicati nell´American Journal of Clinical Nutrition. Dopo due anni i bambini allattati al seno avevano la stessa altezza, ma quelli alimentati con latte artificiale ricco in proteine erano più pesanti di quelli che avevano ricevuto latte artificiale povero di proteine. Visto che non c´era differenza nell´altezza - che è associata ad una massa corporea bassa - i ricercatori concludono che la differenza di peso e di indice di massa corporea è probabilmente dovuta alla differenza di grasso corporeo. È interessante notare che i bambini alimentati con latte artificiale a basso contenuto proteico avevano lo stesso peso di quelli appartenenti al gruppo allattato al seno. "Questi risultati del programma per l´obesità infantile dell´Ue (Eu Childhood Obesity Programme) mettono in evidenza l´importanza di promuovere e sostenere l´allattamento al seno per i suoi benefici a lungo termine. Essi mettono anche in evidenza l´importanza dello sviluppo e del miglioramento continuo della composizione del latte artificiale," ha detto l´autore capo dell´articolo, il professor Berthold Koletzko dell´università di Monaco, in Germania. "Limitare il contenuto proteico dei latti artificiali per l´infanzia può normalizzare la crescita precoce e potrebbe contribuire a ridurre notevolmente i rischi a lungo termine del sovrappeso e dell´obesità infantile," ha aggiunto. Il contenuto in proteine del latte artificiale usato nello studio cadeva nei limiti permessi dalla direttiva dell´Ue sui latti artificiali per l´infanzia e quello che era disponibile sul mercato europeo al momento dello studio. Il contenuto in proteine del latte artificiale era al livello più alto (4 grammi per 100 chilocalorie) negli anni settanta, quando i responsabili dei latti artificiali erano spinti dal desiderio di assicurare che ai bambini alimentati con latte artificiale non venissero a mancare le proteine. Al contrario, c´era poca preoccupazione sui possibili effetti dovuti alla somministrazione di troppe proteine ai bambini. I livelli di proteine sono stati ridotti dagli anni settanta (i latti artificiali a basso e alto contenuto di proteine usati in questo studio contenevano rispettivamente 1,77 g/100kcal e 2,9 g/100kcal di proteine), ma secondo alcuni studi i bambini nutriti con latte artificiale continuano ad assumere più proteine di quelli allattati al seno. Gli scienziati ora pensano di continuare l´osservazione dei bambini per vedere se i bambini alimentati con latte artificiale a basso contenuto proteico si riveleranno a più basso rischio di obesità nel corso della loro vita da adulti. Per maggiori informazioni, visitare: American Journal of Clinical Nutrition: http://www. Ajcn. Org Progetto Earnest: http://www. Metabolic-programming. Org . |
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UNA RICERCA FINANZIATA DALL´UE DIMOSTRA CHE ANCHE I PIDOCCHI POSSONO AVERE EFFETTI POSITIVI |
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Bruxelles, 29 aprile 2009 - Uno studio condotto nel Regno Unito ha rivelato che l´esposizione a parassiti come i pidocchi potrebbe avere effetti benefici nei mammiferi. I ricercatori, sostenuti in parte da una borsa di studio Marie Curie dell´Ue, hanno esaminato topi selvatici infettati da una serie di parassiti, e hanno osservato che il pidocchio Polyplax serrata aveva un effetto riduttivo su certe importanti reazioni immunitarie. I risultati, che hanno implicazioni per lo studio di disfunzioni immunitarie negli umani, sono stati pubblicati sulla rivista Bmc Biology. Gli esseri umani e gli altri mammiferi che vivono in ambienti privi di parassiti - il che è la norma nei paesi sviluppati - sono ampiamente protetti dalle infezioni parassitarie. Anche se questo rende la vita più semplice, gli scienziati da tempo sostengono l´idea secondo la quale ci sarebbe un probabile legame tra la riduzione dell´esposizione alle infezioni e il recente aumento dei disturbi allergici e autoimmuni come l´artrite reumatoide e il diabete. "Proprio come i topi da laboratorio, le persone che vivono nei paesi sviluppati sono attualmente esposti ad un profilo molto diverso di infezioni rispetto a quelle incontrate dai loro antenati," ha spiegato il professor Jan Bradley dell´università di Nottingham nel Regno Unito. "È possibile che le disfunzioni immunitarie cui assistiamo oggi siano il risultato di sistemi immunitari modellati dall´evoluzione per una serie di sfide completamente diverse rispetto a quelle incontrate in tempi moderni. " I ricercatori hanno studiato i topi selvatici di una foresta del Nottinghamshire che erano stati infettati da una serie di parassiti. Il team ha sviluppato un nuovo metodo di analisi per studiare la responsività immunitaria mediata da recettori toll-like (Tlr) nel topo di bosco Apodemus sylvaticus e ha studiato la relazione tra infezioni parassitarie e lo stato normale di attivazione immunitaria nei topi. Il fatto che i topi fossero selvatici era fondamentale nello studio dei ricercatori. Fino a questo momento, la ricerca sul sistema immunitario si è basata per la maggior parte su studi condotti su topi da laboratorio, che vengono allevati in condizioni molto innaturali, prive di patogeni e di stress. "L´analisi della risposta immunitaria nelle popolazioni selvatiche può fornire informazioni importanti su come funziona il sistema immunitario nel suo contesto naturale," ha detto il professor Bradley. I risultati sono stati sorprendenti: mentre sia l´Heligmosomoides polygyrus (un ascaride) e il P. Serrata (un pidocchio) avevano un effetto diretto sull´attivazione immunitaria, l´effetto riduttivo del pidocchio sull´attivazione immunitaria era notevole. Ciò poteva essere dovuto a diversi motivi, hanno detto i ricercatori. Una possibilità è che il pidocchio secerne alcune sostanze direttamente nel topo che hanno un effetto sulla funzione immunitaria; è però ugualmente possibile che il pidocchio agisca come portatore di un altro, ancora non identificato, patogeno che ha effetti immunosopressivi. Qualunque sia il meccanismo, dicono i ricercatori, gli effetti dei parassiti sulla risposta immunitaria contro una serie di infezioni diverse sostiene l´idea che "le moderne popolazioni di umani e vertebrati prive di parassiti potrebbero esistere a livelli di attivazione immune innata molto più alti rispetto a quanto sarebbe stato comune durante la loro storia evolutiva recente". I risultati sono importanti per lo studio di risposte immunitarie eccessive (quando il sistema immunitario attacca le cellule del proprio corpo o sostanze innocue invece di quelle degli invasori esterni) negli umani, che provocano problemi di salute come l´artrite reumatoide, l´asma, il diabete, la sclerosi multipla e le allergie. Per maggiori informazioni, visitare: Bmc Biology: http://www. Biomedcentral. Com/bmcbiol University of Nottingham: http://www. Nottingham. Ac. Uk . |
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EMILIA ROMAGNA, VIRUS A/H1N1, AVVIATE LE PRIME MISURE DI SORVEGLIANZA. RIUNITO IN REGIONE IL GRUPPO DI COORDINAMENTO SULLA PANDEMIA INFLUENZALE. NEGATIVE TRE DELLE SEI SEGNALAZIONI, SULLE ALTRE ANCORA IN CORSO GLI ESAMI. |
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Bologna, 29 aprile 2009 – Già definite in Emilia-romagna le prime misure di sorveglianza epidemiologica e clinica relative all’infezione da virus dell’influenza suina A/h1n1, in raccordo con le direttive del ministero della Salute e con l’Istituto superiore di sanità. “Non ci sono al momento allarmi particolari nella nostra Regione e alle persone non è richiesta alcuna precauzione specifica”, ha ribadito ieri al termine di una riunione in Regione il responsabile del Servizio sanità pubblica della Regione Pierluigi Macini, che coordina il “Gruppo regionale pandemia influenzale”. Delle sei segnalazioni di cittadini rientrati dal Messico (dove si sono verificati i primi focolai) con sintomi di tipo influenzale, tre sono già risultate negative ai primi accertamenti di laboratori, mentre per le altre tre sono ancora in corso gli esami. Occorre dire che queste persone sono state sottoposte ad accertamenti diagnostici anche se non presentavano condizioni tali da essere considerati casi sospetti di infezione da A/h1n1 secondo le definizioni internazionali. “Considerando l’attenzione con cui le autorità sanitarie internazionali seguono l’evolvere della situazione – ha detto ancora Macini - ci siamo mossi tempestivamente e abbiamo riunito subito il gruppo di lavoro per concordare con le Aziende sanitarie le azioni da svolgere in questa fase. Il Servizio sanitario regionale assicura un coordinamento delle attività operativo nelle 24 ore”. Le misure da adottare sono state definite durante una riunione del “Gruppo regionale pandemia influenzale”, istituito secondo le indicazioni del Piano regionale del 2007, che prevede anche la predisposizione di Piani locali da parte delle Aziende sanitarie. Le persone che rispondono al criterio epidemiologico (permanenza negli ultimi 7 giorni in zona in cui siano stati confermati casi di infezione, nello specifico Messico e New York) e a quello clinico (sindrome respiratoria acuta febbrile, con febbre alta + di 38°, accompagnata da sintomatologia tipica dell’influenza) saranno prese in carico dai reparti di malattie infettive degli ospedali della regione per gli accertamenti diagnostici necessari. Gli esami di laboratorio saranno effettuati dai due centri che operano già da tempo in questo campo: il Centro di riferimento regionale per le emergenze microbiologiche con sede al Policlinico S. Orsola-malpighi e il Centro per la sorveglianza dei virus influenzali dell’Istituto di Igiene dell’Università di Parma. Le segnalazioni al Servizio sanità pubblica della Regione, che assicurerà il coordinamento e il monitoraggio del fenomeno, seguiranno la procedura prevista dal “sistema rapido di segnalazione delle malattie infettive”, già attivo da alcuni anni in Emilia-romagna. A livello locale saranno messi in atto gli adeguamenti organizzativi necessari a garantire la corretta applicazione delle misure di sorveglianza e di controllo, nonché il costante coordinamento tra i servizi interessati e la Regione. Sempre a scopo precauzionale e per evidenziare precocemente eventuali fenomeni connessi all’infezione, continuerà la sorveglianza sui casi di influenza, che negli anni precedenti cessava in questo periodo. Mentre verranno attivate sorveglianze sugli accessi in pronto soccorso e sui ricoveri per forme acute di infezioni polmonari. Del “Gruppo regionale pandemia influenzale” fanno parte le Aziende sanitarie (con esperti infettivologi, responsabili dei Dipartimenti di sanità pubblica e dei Piani locali pandemia influenzale); i Servizi regionali sanità pubblica, veterinario e igiene degli alimenti, presidi ospedalieri, assistenza distrettuale, politica del farmaco; i rappresentanti dei servizi sanitari (Uffici di profilassi internazionale) operanti negli aeroporti; i rappresentanti dei due centri deputati alle analisi di laboratorio. . |
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BOLZANO: BILANCIO POSITIVO SULL´ATTIVITÀ DELLA COMMISSIONE CONCILIATIVA PER QUESTIONI DI RESPONSABILITÀ MEDICA |
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Bolzano, 29 aprile 2009 - Dei 57 casi presentati alla Commisione conciliativa per questioni di responsabilità medica nei primi sedici mesi di attività, dal 1. Agosto 2007 al 31 dicembre 2008, 40 sono stati definiti. L’assessore provinciale alla sanità Richard Theiner il 28 aprile, ha fatto un primo bilancio positivo su un “servizio utile per la tutela dei diritti del malato”. Ogni anno il Servizio sanitario altoatesino produce oltre sei milioni di prestazioni singole; in presenza di una mole di questo tipo non si possono escludere errori umani e tecnici. Questo quanto ha posto in evidenza l’assessore provinciale alla sanità Richard Theiner questa mattina, 28 aprile, nel presentare la relazione sull’attività della Commissione conciliativa per questioni di responsabilità medica nel 2008. Insediata il 1. Agosto 2007 presso la Ripartizione Sanità della Provincia, la Commissione è composta da tre membri nominati dalla Giunta provinciale in base a terne di nominativi proposte dal presidente del Tribunale, dall’Ordine dei medici e degli odontoiatri e dall’Ordine degli avvocati di Bolzano. I tre membri attuali sono: Josef Kreuzer, giudice in pensione, che funge da presidente, Mario Marigo, medico legale, e Christina Gasser, avvocato; segretario è Christian Leuprecht. La proposta di conciliazione della commissione valuta innanzitutto se sussista una responsabilità del medico oppure se essa debba essere esclusa per danni subiti dai pazienti per errori di diagnosi o terapia o per la violazione del consenso informato. Se sussiste responsabilità si procede alla quantificazione del danno subito dal paziente. Come ha riferito l’assessore Theiner, dei 57 casi pervenuti dal 1. Agosto 2007 al 31 dicembre 2008, tenendo presenti anche i casi di inammissibilità della domanda per manifesta infondatezza della medesima, risulta che nel 40,91 per cento dei casi definiti è stata accertata la responsabilità del medico o della struttura sanitaria, mentre nel 59,09 per cento dei casi definiti è stata esclusa la responsabilità del medico o della struttura sanitaria. Di questi 57 casi sono stati definiti complessivamente 40 casi con una durata media di tutti i procedimenti di 166 giorni ed un risarcimento danni medio di 7. 551 Euro. Nel dettaglio, nel 2007 sono pervenuti 21 richieste (17 relative al Servizio Sanitario pubblico e 4 medici privati), di cui 4 sono state istruite e portate a conclusione nello stesso 2007, mentre 14 domande sono state istruite e portate a conclusione nel 2008. Una domanda presentata nel 2007 è stata portata a conclusione a fine gennaio 2009, mentre due richieste relative a casi complessi, per uno l’udienza finale si tiene domani 29 aprile 2009, per l’altro attualmente è in corso la consulenza tecnica. Per quanto attiene le 36 domande di conciliazione pervenute nel 2008 (di cui 30 concernenti il Servizio sanitario pubblico e 6 medici privati, 24 in lingua tedesca e 12 in lingua italiana), 22 sono state istruite e portate a conclusione nel 2008, mentre per 13 il relativo procedimento è in corso. 13 delle domande presentate hanno visto coinvolti reparti di ortopedia o medici ortopedici, 4 a testa servizi di pronto soccorso e reparti di ginecologia, 2 ciascuno reparti di oculistica o medici oculistici, reparti di anestesia e di chirurgia vascolare o toracica mentre per altri reparti è pervenuta una richiesta a testa, da quelli di pediatria a quelli di medicina generale. La Commissione conciliativa opera in modo rapido e discreto, come ha posto in evidenza il suo presidente Josef Krueuzer sottolineando come essa costituisca unun’opportunità rilevante introdotta dalla politica in favore della comunità. Se nei Paesi a nord della Alpi simili commissioni funzionano da molti decenni, esso sono una novità in Italia. La Commissione mentre trova accettanza presso i pazienti, non ne incontra altrettanta presso i medici. Come riferisce Kreuzer, qualche medico dei servizi sanitari la vedono quale un’intromissione in questioni interne. Per informazioni e modulistica www. Provincia. Bz. It/sanita , e-mail: concimed@provincia. Bz. It . |
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VIVERE CON L’EPATITE B CRONICA, CON ENTECAVIR NESSUNA RESISTENZA A 6 ANNI NEL 99% DEI PAZIENTI |
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Copenhagen, 24 aprile 2009 – Affrontare l’epatite B cronica e controllarla senza sviluppare resistenze al virus. Oggi è possibile. Il 99% dei pazienti in cura con entecavir, molecola di nuova generazione e antivirale orale per il trattamento di questa malattia, non ha infatti sviluppato resistenza nei confronti del farmaco nel corso di sei anni di terapia. Il tasso di probabilità cumulativa di resistenza è infatti attorno all’1% a sei anni, risultato mai raggiunto nella storia farmacologica di questa malattia cronica, nei pazienti che non hanno seguito in precedenza alcun trattamento con antivirali orali. I dati confermano l’alta barriera genetica di entecavir e il bassissimo rischio di sviluppare resistenza. I risultati sono presentati a Copenhagen, dove si è svolto il 44° Congresso dell’Associazione europea per lo studio del fegato (European Association for the Study of the Liver - Easl), il più importante appuntamento continentale sulle malattie epatiche, che vede la partecipazione di circa 7. 400 esperti. La molecola ha anche dimostrato, dopo sei anni di somministrazione, di essere in grado di ridurre i danni a carico del fegato nel 96% dei pazienti. “Questi nuovi dati - afferma il prof. Pietro Lampertico dell’Università degli Studi di Milano - confermano che un trattamento a lungo termine con un antiretrovirale potente e che non causa insorgenza di resistenze è potenzialmente in grado di arrestare il danno epatico e può perfino migliorare la fibrosi epatica”. In particolare, nello studio Etv 901, il trattamento a lungo termine (per sei anni) con entecavir è stato associato al miglioramento dell’istologia epatica, compresa la fibrosi, in pazienti affetti da epatite B cronica. Nell’ambito di questo studio sono stati valutati i risultati istologici a lungo termine in 57 persone non trattate in precedenza con un antivirale orale provenienti da due studi di fase Iii. Nel 96% dei pazienti (55 su 57) sono stati evidenziati miglioramenti nell’istologia epatica. Inoltre, nell’88% dei pazienti (50 su 57) si è manifestata la riduzione della fibrosi epatica (la formazione di tessuto cicatriziale nel fegato come reazione a un’infiammazione cronica che può essere causata dall’infezione da epatite B cronica). Purtroppo la percezione della gravità della malattia è ancora scarsa e preoccupa la mancanza di ricorso a cure appropriate. Sono sufficienti pochi dati per cogliere le dimensioni del problema: nel mondo vi sono circa 350 milioni di portatori cronici del virus, che è responsabile dell’80% dei casi di tumore al fegato e di più di un milione di morti ogni anno. In Europa le persone colpite sono più di 10 milioni. Ma qual è la situazione nel nostro Paese? Si calcola che vi siano circa 700 mila portatori cronici in Italia, dove ogni giorno 57 persone muoiono per cirrosi o tumore del fegato. E oggi si stima che solo venticinquemila persone siano in terapia, ma molte di più potrebbero trarre beneficio da trattamenti efficaci per arrestare l’evoluzione della malattia. Se non trattata, infatti l’epatite B cronica evolve in cirrosi nel 10-20% dei casi ed in quasi la metà di questi si verifica il decesso per insufficienza epatica o epatocarcinoma. Per maggiori informazioni sull’epatite è disponibile il sito www. Epatiteb. Info, in 9 lingue . |
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MALATTIE CARDIOVASCOLARI: A RISCHIO UN ITALIANO SU 2 NASCE IL PANE DELLA SALUTE, SENZA SALE E CON OMEGA 3 |
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Roma, 29 aprile 2009 - Gli italiani trascurano la salute del proprio cuore: uno su 5 fuma, il 40% soffre di colesterolo troppo alto, il 52% è iperteso, il 41% presenta una frequenza cardiaca sopra i 75 battiti al minuto e ben il 52% non pratica alcuna attività fisica. Il 41% è sovrappeso, il 12% addirittura obeso e ben il 20% degli uomini ha una circonferenza addominale sopra i 102 cm, livello considerato come soglia di rischio. Questi dati emergono da una singolare ricerca compiuta dall’Università di Ferrara, città che ha posto la salute cardiovascolare in testa alle proprie priorità: primo e unico caso in Europa, ha sviluppato un percorso integrato che comprende Istituzioni, strutture sanitarie, e Fondazioni. E grazie alla collaborazione fra Università e privati sono nati prodotti di eccellenza mondiale, come il “pane della salute”, il solo completamente privo di sale e ricco di omega 3. Ad oggi, lo studio ha valutato il livello di rischio di 6. 321 visitatori del Museo Estense e ora si estenderà a tutti i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera S. Anna, ai lavoratori di un’industria metalmeccanica e ai clienti di un supermercato, con l’obiettivo di creare una vera e propria “clinica per i sani”, centro permanente dedicato al benessere cardiaco. Ma il prof. Roberto Ferrari, presidente della Società Europea di Cardiologia (Esc) e anima del progetto è ben più ambizioso: “Voglio esportare questo modello su scala nazionale e poi europea perché sono convinto che la prevenzione sia compito dell’interna comunità. Per questo è nato “Il cuore al centro”: un’iniziativa che punta l’attenzione sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari, prima causa di morte nel nostro Paese e responsabili di 4 decessi su 10”. Il progetto è promosso dalla “Fondazione Anna Maria Sechi per il Cuore” (Fasc), presieduta dal prof. Ferrari, ed ha già realizzato un’iniziativa innovativa, dedicata alla buona comunicazione, supportata da Boehringer Ingelheim. “In Italia non si insegna ai medici come rapportarsi con i malati, con i familiari, e neppure con i loro colleghi o con i media, essenziali per sviluppare strategie di prevenzione davvero efficaci. Per colmare questa lacuna abbiamo attivato “Comunicare con il cuore”: una serie di corsi di alta formazione e di materiali di approfondimento rivolti alla comunità scientifica. E ancora, un premio giornalistico per il miglior articolo sulle malattie cardiovascolari, che verrà consegnato a settembre al Congresso Europeo di Cardiologia di Barcellona”. Ma anche cittadini e pazienti, primi interlocutori della Fondazione, devono poter comunicare: per loro la Fasc ha attivato il numero verde del cuore (800. 216. 662), un servizio gratuito di ascolto e counselling unico in Italia, attivo tutti i giorni feriali dalle 15 alle 17 e reso possibile da un educational grant di Medtronic. Tra gli obiettivi, fornire informazione su fattori di rischio e prevenzione, offrire orientamento e supporto nella prenotazione della visita, indirizzare il paziente alle strutture di cura e assistenza. Tutte le informazioni sulle attività della Fondazione Sechi sono accessibili nel sito www. Cuorealcentro. It, il portale dedicato al progetto. La prevenzione rappresenta la vera chiave per ridurre concretamente il numero di persone che soffrono di patologie cardiache: in Italia ogni giorno si verificano circa 90 nuovi casi fra gli uomini, 1 ogni 16 minuti; fra le donne 30, uno ogni 48 minuti. “È paradossale che ad un malato che ha avuto un infarto o soffre di angina venga offerta la più sofisticata tecnica, come la coronarografia o l’angioplastica on-line, ma non si sia in grado di attuare una strategia utile per smettere di fumare e ridurre il colesterolo – commenta il prof. Ferrari -. Ogni 2 sigarette in più il rischio aumenta del 10% l’anno. La riduzione del fumo dà risultati prognostici ben superiori della cardiologia interventiva (la tecnica più costosa in assoluto). Stiamo studiando con attenzione il caso del Butan, un piccolo stato asiatico che ho recentemente visitato nell’ambito della mia presidenza dell’Esc, dove i prodotti a base di tabacco sono totalmente banditi: presto calcoleremo i rischi cardiovascolari di questa comunità unica al mondo”. Ma anche alimentazione movimento fisico rivestono un’importanza determinante: il progetto “Cuore al Centro” ha promosso un osservatorio sulla dieta mediterranea, considerata la più efficace per ridurre i rischi, e la ricerca si sta concentrando nel mettere a punto alimenti “amici” del cuore. “ Il “pane della salute” ha meno carboidrati, più fibre, è arricchito di Omega-3, importantissimi per l’organismo e non facili da reperire, e completamente privo di sale – spiega il prof. Ferrari -: anche l’Università ha contribuito alla “ricetta” di questo prodotto unico al mondo, appositamente studiato per ridurre al minimo il rischio cardiovascolare. E i progetti continuano: vogliamo creare la “casa della prevenzione”, un centro permanente, aperto a tutta la cittadinanza, gestito da sanitari e Istituzioni. Una vera e propria “clinica per i sani”, dove chiunque possa trovare ascolto, esperti pronti a fornire informazioni, prodotti salutari, piatti funzionali al cuore, una guida per capire come acquistare i prodotti giusti, la possibilità di calcolare il proprio rischio individuale, una palestra, ecc. Un progetto trasversale, che include anche una scuola, e che e aiuta i cittadini a mantenere sano il motore della loro vita”. Obiettivi che la Fondazione Sechi persegue con le numerose attività attivate: nel sito è possibile calcolare il proprio rischio cardiovascolare, con schede specifiche per i gruppi più critici, come ipertesi, ipercolesterolemici, cardiopatici, donne in menopausa, diabetici. . |
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NEUROLOGIA DEL III MILLENNIO PER IL BENESSERE NELLA DISABILITÀ: QUALITÀ DELLA VITA DALLA RIABILITAZIONE AL TURISMO ACCESSIBILE |
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Milano, 29 aprile 2009 - L’italia invecchia e gli anziani sono sempre di più. Si vive più a lungo, ma l’allungamento della vita si accompagna, spesso, a una serie di malattie (neurologiche, cardiovascolari, degenerative) che possono comportare disabilità e limitazioni nello svolgimento della vita quotidiana. Gli anziani non autosufficienti nel nostro paese sono quasi 7 milioni, una realtà socio sanitaria ed economica importante che rende necessario un nuovo approccio e nuovi criteri di assistenza sociosanitaria, che veda coinvolte più strutture (sanitarie, ricreative, residenziali, assistenziali, turistiche) nell’ottica di fornire una buona qualità della vita e una soddisfacente integrazione del paziente anziano con disabilità. Per affrontare questa nuova realtà, ma soprattutto una nuova visione del concetto di non autosufficienza e della presa in carico dell’anziano non autosufficiente, con un percorso assistenziale integrato ospedale-territorio che possa garantire una buona integrazione sociale e una buona qualità della vita, medici, ricercatori, personalità del mondo politico ed economico e rappresentanti delle Istituzioni, si sono interrogati e confrontati nel convegno “Neurologia del Iii Millennio- Per il benessere nella disabilità: qualità della vita dalla riabilitazione al turismo accessibile”, svotosi il 16 aprile promosso e organizzato dalla Fondazione I. R. C. C. S Istituto Neurologico Carlo Besta e dall’Agenzia Regionale Socio Sanitaria del Veneto in collaborazione con le Istituzioni e le Associazioni di settore. Premessa - «La rivoluzione-evoluzione antropologica del Iii millennio vede, con l’allungamento consistente dell’attesa di vita e con la sostanziale cronicizzazione delle malattie, un incremento progressivo del carico di disabilità. In questo contesto le malattie neurologiche giocano un ruolo particolarmente consistente e paradigmatico che influisce sui costi sociali ma soprattutto sulla qualità della vita. Questo convegno parte appunto da considerazioni mediche e socio-economiche, per affrontare in modo prospettico gli ampi spazi proiettivi di un intervento globale nel campo della disabilità», dichiara il dottor Ferdinando Cornelio, direttore scientifico Irccs Carlo Besta, e Coordinatore Scientifico del convegno. I numeri di un’Italia che invecchia - L’italia è uno di paesi più “vecchi” al mondo, dove l’allungamento dell’età media comporta una sempre maggior percentuale dei cosiddetti “anziani giovani” (65-74 anni) e “anziani vecchi” (oltre i 75), e la conseguente trasformazione della popolazione. Quella che una volta era una piramide anagrafica con una larga base composta da una popolazione di adulti e un apice ridotto, comprendente i soggetti più anziani, si sta trasformando in una nuova forma, a fungo, con un apice abbondante composto da una sempre più numerosa popolazione di over 65. Anche se l’età biologica si è profondamente modificata e un settantenne di oggi è assimilabile, come vitalità e qualità della vita, a un sessantenne di vent’anni fa, è innegabile che l’allungamento della vita si accompagni a una serie di patologie e malattie che modificano lo stile di vita e si possono accompagnare a disabilità. Secondo i dati Istat del 2006, in Italia i non autosufficienti (persone non in grado di svolgere neppure le minime funzioni vitali) sono 2. 615. 000, ma se si considerano anche le persone che soffrono di limitazioni parziali e riescono a svolgere solo in parte le funzioni vitali (alzarsi, camminare, muoversi, lavarsi, mangiare, comunicare) la cifra raggiunge i 7 milioni di cittadini, quasi il 12% della popolazione. Tra di loro, il 19,3% ha più di 65 anni, il 47,7% ne ha più di 80, e le donne sono più colpite degli uomini (52%), anche in relazione alla loro maggiore longevità. Gli anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti ricorrono a visite mediche nel doppio dei casi rispetto agli anziani normalmente abili, e tra di loro i ricoveri ospedalieri sono quattro volte più numerosi. Le malattie cronico degenerative e le diverse forme di disabilità - All’interno di questo nuovo scenario, si assiste a un progressivo aumento delle patologie cronico degenerative, in particolar modo quelle neurologiche, che comportano diversi livelli di disabilità. Al primo posto tra le malattie neurologiche troviamo le malattie cerebro vascolari seguono le demenze e il Parkinson, ma qualunque sia l’origine della patologia neurologica degenerativa (cronica, genetica o esito di un’affezione acuta), gli esiti sono invalidanti e possono coinvolgere più funzioni, da quelle motorie e sensoriali, alle cognitive, alla sfera psicoemotiva e viscerale. La necessità di un nuovo criterio di assistenza - Questa nuova realtà impone una nuova visione e nuovi criteri di prestazioni socio assistenziali rispetto al passato. «Di fronte ad un problema socio sanitario ed economico così pregnante va sottolineata l’importanza della riabilitazione non solo sanitaria ma globale intesa anche come qualità della vita», ha osservato l’on. Maurizio Sacconi Ministro del Lavoro, Salute, Politiche Sociali, «da cui deriva la necessità di coniugare la crescita dei servizi in un’ottica di sussidiarietà, che vede tutte le strutture coinvolte organizzate in rete e mobilitate per rispondere ai bisogni del cittadino paziente». Gli obiettivi - Ecco allora che gli obiettivi diventano la presa in carico continuativa del paziente, non più “lungodegente” in strutture ospedaliere, ma seguito attraverso una rete assistenziale integrata ospedale-territorio, e la sua buona integrazione sociale, attraverso attività che vadano oltre la riabilitazione medica e prevedano momenti di partecipazione attivi e ricreativi nel segno di una migliore qualità della vita; in questo contesto gioca un ruolo particolarmente rilevante il Turismo Accessibile che in un’ un’ottica di strutture ricettive, agevolazioni per viaggiatori è strumento che genera benessere anche nella disabilità. Hanno partecipato al convegno: Carlo Vergani, Direttore Cattedra di Gerontologia e Geriatria, Università degli Studi di Milano; Ferdinando Cornelio Direttore Scientifico Irccs Carlo Besta, Milano; Massimo Fini Direttore Scientifico Irccs S. Raffaele Pisana, Roma; Matilde Leonardi Sosd Neurologia Salute Pubblica Disabilità Irccs Carlo Besta, Milano; Scott Paul Rains D. Min. Publisher of Rollingrains. Com; Lilian Müller Presidente European Network for Accessible Tourism (Enat); rappresentanti della Regione Lombardia, Regione Veneto, Presidenza del Consiglio dei Ministri; Fernando Antonio Compostella Direttore Generale Arss Veneto; Giampiero Merati Professore associato di Fisiologia, Università degli Studi di Milano Medicina Sportiva, Fondazione Don Gnocchi, Milano; Leontino Battistin Direttore Scientifico Istituto S. Camillo Irccs Venezia; Giacomo Bazzini Primario Terapia Occupazionale, Fondazione Maugeri Clinica del Lavoro e della Riabilitazione; Armando Peres Presidenza Consiglio dei Ministri, Dipartimento Turismo; Giovanni Bastianelli Coordinatore Nazionale Confturismo; Pier Gianni Prosperini Assessore Regionale ai Giovani, Sport, Turismo e Sicurezza; Elisabetta Favaro Aism Associazione Italiana Sclerosi Multipla; Alberto Corti Direttore Federviaggio; Michela Vittoria Brambilla Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al Turismo: . |
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PERQUISIZIONE PRESSO L´ASSESSORATO ALLA SALUTE DELLA REGIONE PUGLIA, UNA DICHIARAZIONE DI FIORE |
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Bari, 29 aprile 2009 . Ieri i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando di Bari in veste di Ufficiali di Polizia Giudiziaria hanno proceduto su ordine del Sostituto Procuratore del Tribunale di Bari, Direzione Distrettuale Antimafia, Dott. Ssa Desirè Digeronimo ad acquisire atti e note d’ufficio detenuti presso gli uffici dell’Assessorato alla Sanità con sede in Bari, propedeutici alla stesura del Piano della Salute ivi comprese le bozze. Il decreto di acquisizione è stato consegnato nelle mani dell’Assessore Prof. Tommaso Fiore. In merito a tale attività investigativa l’Assessore Fiore ha dichiarato quanto segue: “Prendo atto che si procede oggi ad acquisire atti e documenti per chiarire la circostanza già precedentemente e assertivamente introdotta in precedenti disposizioni del Sostituto Digeronimo, relativamente all’introduzione nel Piano della Salute di passaggi tesi ad agevolare soggetti privati. Sono certo che tale approfondimento esiterà in una validazione giudiziaria di un atto legislativo della Regione Puglia. ” . |
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INTERVENTO DEL PRESIDENTE AGAZIO LOIERO SUL POLO ONCOLOGICO DI GERMANETO |
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Reggio Calabria, 29 aprile 2009 - “Vorrei che fossero chiare alcune cose su questa storia del Polo Oncologico di Germaneto che, a quanto vedo, scatena molte passioni. Intanto che è un luogo di cura importante di cui la Calabria aveva necessità, che ha consentito di abbattere i costi dell’emigrazione sanitaria e ha mitigato il calvario di molti pazienti. Già basterebbe questo per mettere tanti a tacere. Poi che il mandato affidato al management, mandato che si trova già nelle linee guida del Piano sanitario approvate dalla giunta, è quello dell’integrazione con l’ospedale Pugliese per creare una rete oncologica regionale. Ancora: che tutti gli organi che guidano la Fondazione Campanella, dal consiglio di amministrazione, al direttore generale, dal direttore scientifico a quello amministrativo, svolgono il proprio incarico a titolo gratuito. E infine che, lo avevo detto anche a “Report”, ma nell’economia della trasmissione non è andato in onda, o diventa Irrcs o si cambia registro. Potrei aggiungere ancora che questa giunta e questa maggioranza non è responsabile dell’accordo tra Stato e Regione: è stato firmato da Girolamo Sirchia, ministro del governo Berlusconi, dal presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti, da quello della Provincia Michele Traversa e dal sindaco di Catanzaro dell’epoca Sergio Abramo, tutti di centrodestra, assieme al compianto rettore Salvatore Venuta, il quale è stato il primo direttore scientifico della Fondazione Campanella nata per realizzare il “Polo oncologico di eccellenza”. E perché tutto sia chiaro fino in fondo, aggiungo, che quell’accordo siamo stati obbligati a rispettarlo, tanto che l’Università, che ritiene le siano dovuti 25 milioni di euro, cioè quanto prevedeva come erogazione iniziale lo Stato, a fine dicembre 2006 ha promosso un’azione per pignorare alla Regione quei soldi. Il contenzioso è ancora in atto in quanto, tramite l’avvocatura dello Stato, ci siamo opposti. Così stanno le cose sotto il profilo amministrativo. Sul resto, al di là dell’aspetto assistenziale che tutti giudicano all’avanguardia, sarà il rettore dell’Ateneo catanzarese, Francesco Saverio Costanzo, direttore scientifico della Fondazione, a dare eventuali risposte sullo stato della ricerca che è stata portata avanti, sui risultati, sulle prospettive. Ma non vorrei – è questa la mia preoccupazione – che si approfittasse della drammatica contingenza del settore sanitario nella regione di cui siamo stati noi a volere chiarezza sui conti e sulle disfunzioni, per buttare l’acqua sporca assieme al bambino. Non vorrei che, sotto sotto, ci sia una manovra per privare la Calabria di un luogo di cura finora da tutti apprezzato, che si voglia ancora far commercio del dolore dirottando i pazienti in altri centri, magari fuori regione, aggravando così i costi sociali e i bilanci pubblici. Voglio ricostruire, per tappe principali, la vicenda del “Polo Oncologico” di Catanzaro perché è giusto che i calabresi sappiano. Esso nasce a seguito di un’intesa del 5 giugno 2002 (governo Berlusconi a Roma, governo Chiaravalloti a Catanzaro). Tale intesa, firmata come ho detto da Sirchia, Chiaravalloti, Traversa, Abramo e Venuta, recepisce l’accordo di programma stralcio per l’istituzione di un “Polo Oncologico di eccellenza” nella città di Catanzaro. Il protocollo prevede l’erogazione di quasi 26 milioni di euro per l’acquisto di nuove tecnologie di cui solo 1 milione e 300 mila a carico della Regione. Nel novembre 2004 la Giunta (presidente Chiaravalloti, assessore Luzzo, unico astenuto Zavettieri) approva il protocollo d’intesa che vincola la Regione nei confronti dell’Università, e riconosce 25 milioni di euro per macchinari già acquistati, oltre a un contributo fisso all’anno di 50 milioni di euro. Questa è la situazione che la mia Giunta ha ereditato e l’onorevole Nicola Adamo ricorderà, perché ancora ne faceva parte, quanto sia stato difficile contrattare modifiche a quel protocollo, il conflitto che oppose la Regione all’Università, e la “rivolta” del mondo accademico. I primi nodi già allora sono venuti a galla. I soldi del governo non possono finanziare spese per macchinari fatte prima. Servono le gare. E’ il primo debito a cui la Regione avrebbe dovuto far fronte ma il contenzioso è ancora in atto. Anche sul finanziamento annuale c’è un’interpretazione diversa. La Regione sta pagando solo per spese documentate e sono cifre lontane dai 50 milioni di euro previsti, come lamentano gli stessi amministratori della Fondazione. L’accordo prevede, infine, tre anni di tempo per chiedere il riconoscimento del “Polo” come Irrcs. Rispetto al 2007 la scadenza è slittata perché il centro è stato, di fatto, avviato in ritardo. Ma l’obiettivo resta. O si diventa Irrcs o la Regione farà altre scelte. Come avevo detto anche a Report”. . |
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LIBANO: DELEGAZIONE REGIONALE FVG VISITA CONTINGENTE ITALIANO INAUGURATO AMBULATORIO MEDICO DONATO DA PROVINCIA GORIZIA |
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Trieste, 29 aprile 2009 - L´apprezzamento per l´attività che il contingente italiano svolge in Libano a favore della popolazione e per consolidare i presupposti per uno sviluppo pacifico di quella terra è stato espresso ieri dal presidente della Regione Renzo Tondo al generale Flaviano Godio, comandante del settore multinazionale Ovest di Unifil, che lo ha accolto nella base di Shama, nel sud del Paese mediorientale. L´espressione della vicinanza ai soldati impegnati in una delicata missione di pace, molti dei quali hanno sede abituale in Friuli Venezia Giulia, è il primo significato di questa visita istituzionale, che ha anche momenti di incontro con la popolazione locale nell´ambito di iniziative a carattere umanitario sostenute dalla Regione e da altri enti locali. L´inaugurazione ufficiale dell´ambulatorio medico donato dalla Provincia di Gorizia a servizio di una popolazione di circa 5000 abitanti nella località di Al Mansuri è stato ieri il primo momento di incontro con la realtà libanese. Accompagnato dal generale Godio, Tondo ha visitato la struttura sanitaria assieme al prefetto Maria Augusta Marrosu, al presidente del consiglio provinciale di Gorizia Alessandro Fabbro ed alle autorità civili della località libanese. All´incontro erano presenti anche il dottor Marino Andolina del Burlo Garofolo di Trieste ed un medico libanese referente della Fondazione Lucchetta che opera a favore di bambini provenienti da aree di guerra che hanno bisogno di particolari cure. "Ringrazio la Regione Friuli Venezia Giulia - ha dichiarato il generale Godio - per aver coordinato assieme al contingente militare italiano le attività di cooperazione civile nel sud del Libano. Sono iniziative che hanno consentito di rafforzare il legame di amicizia con la popolazione libanese e di operare a favore dei più bisognosi, grazie proprio alla presenza Unifil". . |
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BARI, DIRITTO ALLA SALUTE: PER I NUOVI POVERI, UN OBIETTIVO SEMPRE MENO RAGGIUNGIBILE |
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Bari, 29 aprile 2009 - Si svolge oggi, presso la Cittadella della Cultura, in via Oreste, 45, a Bari, il Seminario voluto ed organizzato dalla Regione, con l’Ares ed il Centro Pugliese dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto alle malattie della povertà (Inmp), il Seminario sulla Povertà, l’Immigrazione e la Salute. “Immigrazione e povertà non sono di per sé patologie,- spiega l’assessore alla Salute, Tommaso Fiore- ma è dimostrato possano ridurre lo stato di salute e rendere più difficile l´accesso alle cure. “ In molti paesi avanzati, e nel nostro in particolare, la differenza tra chi gode del progresso, del benessere e delle più aggiornate possibilità di cure, e chi, invece, se ne vede escluso, sta aumentando a livelli sempre meno accettabili, mentre l’attuale crisi economica non fa che aggravare le profonde disuguaglianze sociali già storicamente presenti nel nostro paese. “È in questo scenario che nasce la volontà, in Puglia, di un intervento ufficiale e organico che, integrandosi con l’iniziativa nazionale ed internazionale, affianchi al volontariato, organizzazione, risorse e professionalità tipiche dell’assistenza sanitaria pubblica del nostro paese. “ “Negli ultimi anni- interviene il Direttore dell’Ares, Francesco Bux- le fasce di popolazione più emarginate si sono ampliate per l’arrivo di molti stranieri da Paesi poveri e ciò ha prodotto un ulteriore aumento sia delle disuguaglianze di salute che della esclusione sociale. “I migranti sono certamente il primo, esplicito, obiettivo del nostro lavoro. Non sono le uniche persone, però, che necessitano di uno specifico intervento. Ad essi si affiancano grandi numeri di persone colpite da una molteplicità di fenomeni, ma accomunate dall’appartenere a gruppi particolarmente vulnerabili dal punto di vista socioeconomico. “Per questi, per chi ancora non sa rivolgersi al servizio sanitario nazionale, per chi non è consapevole dei propri diritti e non è capace di usare l’assistenza pubblica, aggirando pregiudizi ed ostacoli, devono essere sviluppati interventi volti a favorire al massimo accessibilità e fruibilità dei servizi sanitari. “Facilitazione degli accessi ai servizi sanitari, coordinamento delle attività assistenziali, assistenza specialistica e di eccellenza, si affiancheranno allo sviluppo di esperienza, ricerca scientifica e formazione come attività prioritarie del Centro Pugliese dell’Inmp. “Il Centro, - prosegue il Direttore dell’Agenzia pugliese per la Sanità-che ha la sua sede ufficiale presso l’Ospedale Tatarella di Cerignola, è parte di un progetto nazionale e internazionale ma presenta le sue peculiarità: una situazione in cui migranti, condizioni precarie e svantaggiate non sono collocate ai margini di una realtà metropolitana, bensì diffuse in un territorio vasto, spesso rurale e con realtà diversificate. Su questo la nostra esperienza può costituire un modello anche per altri paesi europei e fornire un contributo valido ed unico allo sviluppo di specifiche modalità organizzative ed assistenziali di alta efficacia. “In questo senso il nostro esempio di politica sanitaria pubblica a favore dei più deboli e dei più vulnerabili può contribuire a definire anche la nostra politica su immigrazione, integrazione, tutela dei diritti e della dignità degli immigrati. “Le migrazioni continueranno ad aumentare nei prossimi anni modificando profondamente la nostra società. Incontri come questo, tra amministratori pubblici, rappresentanti delle Istituzioni, operatori del volontariato e ricercatori del settore, diventeranno indispensabili per definire gli approcci più efficaci a fornire risposte ai molti problemi sociali, politici e di salute (individuale e collettiva) delle fasce più disagiate della società. ” . |
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"LEONARDO: LA SANT’ANNA RITROVATA" LA NUOVA TESI DEL PROF. ERNESTO SOLARI, STUDIOSO ED ESPERTO DI LEONARDO |
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Milano, 29 aprile 2009 - Si è tenuta a Milano, presso il Circolo della Stampa di corso Venezia, la presentazione delle tesi del prof. Ernesto Solari, studioso ed esperto di Leonardo, sul ritrovamento di un cartone che riprende il disegno del volto della Sant’anna del Vinciano, finora attribuito al Luini ma del quale è sempre più probabile un’attribuzione diretta a Leonardo. Si tratterebbe, inoltre, non di un’opera qualunque, bensì dell’unico vero studio certo di Leonardo per il volto della Sant’anna del Louvre. Considerando infatti che gli unici due studi esistenti della Sant’anna hanno una vaga somiglianza col dipinto originale e che non è stato possibile attribuirli con certezza, potrebbe essere realmente il primo vero studio diretto del maestro sul volto della Sant’anna. Le indagini effettuate hanno comunque consentito di collocarlo in piena scuola leonardesca e l’attribuzione al Luini, inizialmente proposta e confermata dal prof. Pedretti in una sua lettera, era ben sostenibile ma oggi la ricerca non ha ancora svelato tutto e soprattutto non ha ancora contribuito a negare una possibile paternità diretta al Maestro Leonardo. Il disegno, appartenuto alla collezione del famoso storico settecentesco Padre Luigi Lanzi, realizzato a carbone, su tipica carta di fine 400 e inizi 500, utilizzata più volte da Leonardo, raggiunge una grande somiglianza espressiva col dipinto originale del Louvre, rivelando una morbidezza molto vicina alle opere del Maestro e del più valido e attivo dei suoi allievi, Bernardino Luini. Lo stesso Lanzi sembra confermare questa tesi. Sappiamo d’altronde che il Luini era venuto in possesso di uno studio di Leonardo per la Sant’anna. Sulla base di queste premesse, confortato dal parere favorevole del Prof. Carlo Pedretti, sono proseguiti gli studi che avevano portato inizialmente Solari, in modo non conclusivo, all’attribuzione di questo studio a Bernardino Luini. Sono stati effettuati poi, su consiglio dello stesso Pedretti, dei raffronti fra questo studio e tutti quelli conosciuti e conservati all’Accademia di Venezia, a Windsor e al Louvre. Ne è emerso che il disegno di Venezia, relativo allo studio della Sant’anna, e quello in oggetto, avrebbero potuto essere in possesso entrambi del Luini, ma essere stati realizzati da mani diverse. Il primo potrebbe essere stato ripreso dal secondo grazie allo spolvero. Questi studi avrebbero potuto provenire entrambi dall’Accademia di Leonardo prima di essere poi acquisiti dal Luini nel 1520; in alternativa, il cartone esaminato da Solari, dopo essere stato portato in Francia dal Maestro, potrebbe essere stato copiato da Cesare da Sesto, o da altro allievo, dopo che Luini lo aveva acquistato. E’ fuori di dubbio che Luini utilizzò tale disegno per lo spolvero di alcune immagini similari, in particolare di alcune Madonne ma anche di alcune figure degli affreschi di Saronno. L’esecuzione dello spolvero, che poteva essere effettuato più volte e da più allievi che poi completavano e personalizzavano il soggetto con la propria tecnica e abilità, ha certamente modificato leggermente in superficie il nostro disegno, che non ha quindi lo status iniziale risultando lievemente impastato: ciò rende difficile, se non impossibile, individuarne eventuali segni caratterizzanti la manualità del suo autore. E’ impossibile stabilire in effetti se è stato realizzato da un mancino come Leonardo, cosa che invece nel disegno di Venezia sembra proprio da escludere. Il disegno di Venezia, che era stato precedentemente attribuito al Luini come indica una scritta posta in alto a sinistra, viene oggi accostato ad altro allievo, forse Cesare da Sesto, dallo stile molto più aggraziato rispetto a quello del maestro Leonardo. La scritta potrebbe altresì confermarne l’appartenenza al Luini, in quanto proprietà, e quindi la provenienza dalla scuola del Leonardo. In conclusione la cosa certa è che, rispetto allo studio di Windsor, la vera Sant’anna di Leonardo va ricercata fra questi due studi, quello di Venezia e quello recentemente ritrovato, che sono molto più vicini all’originale conservato al Louvre. E’ su tali basi che sono proseguite le indagini e i confronti fra i reperti e, alla luce dei nuovi risultati ottenuti, sembra sempre più probabile un’attribuzione diretta a Leonardo del ritrovato reperto. . |
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MARIA MULAS MEMOIRES MILANO DAL 19 MAGGIO AL 6 GIUGNO |
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Milano, 29 aprile 2009 - Si inaugura martedì 19 maggio alle ore 18,30 presso l’Associazione Culturale Renzo Cortina – Via Mac Mahon 14/7 – Milano, la mostra di Maria Mulas dal titolo Memoires. La Galleria Cortina, ora Cortina Arte, in occasione della 500° mostra rende omaggio alla grande fotografa Maria Mulas, esponente di spicco della fotografia italiana. L’esposizione presenta una serie di scatti, testimonianze della vita artistica e culturale della Galleria fondata da Renzo Cortina nel 1962, foto realizzate da Maria Mulas nella sua lunga frequentazione dello spazio dell’amico Renzo. Completano la rassegna alcuni ritratti dei molti personaggi che hanno animato l’attività culturale della “Cortina”, artisti, scrittori, giornalisti, politici, amici. Ed è l’amicizia fra Maria e Renzo che viene qui celebrata, la grande artista fotografa e la galleria storica in occasione di una ricorrenza così importante come la mostra n° 500 dopo quarantasette anni di storia. I protagonisti di questa lunga vicenda resi eterni dall’estro delle immagini di Maria Mulas. . |
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LEO SIMONI MUSEO PER ANGELI MIOPI COMACCHIO 10 MAGGIO / 27 GIUGNO 2009 |
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Comacchio, 29 aprile 2009 - Alla riscoperta di un artista scomparso nel 2004, la cui opera è riconosciuta oggi come un esempio di raffinata personalità, che merita di essere accolta da un pubblico ampio. Dopo le esposizioni di Cesena e Longiano dedicate all’artista comacchiese Leo Simoni (1954-2004) inaugura a Comacchio, nelle sale di Palazzo Bellini, una grande personale dell’artista che concluderà questo ciclo espositivo con un percorso antologico (circa 60-70 pezzi). Le opere su carta, le lastre radiografiche, le sculture e i vari materiali documentari testimonieranno l’intera carriera creativa dell’autore. Per l’occasione, il Comune di Comacchio dedicherà un numero monografico della rivista della biblioteca “Anegdota”, a cura di Gianni Persanti e Vittorio Mosconi con testi di Marino Buzzi e Massimo Balestra, sull’opera in forma di scrittura di Leo Simoni: poesie, aforismi e testi brevi. L´iniziativa legata a Leo Simoni, coordinata dalla Fondazione Balestra di Longiano, è accompagnata dall’uscita di un volume dedicato, a cura di Flaminio Balestra e Massimo Balestra, edito dalla Fondazione Tito Balestra che avvia, con questa pubblicazione, una nuova collana dal titolo “Geografie dell’immaginario”. Il libro è suddiviso in tre sezioni, la prima comprende un testo poetico di Michel Butor, dedicato all’artista, due testimonianze di Maxime Godard e di Lella Borghesi, un testo introduttivo di Massimo Balestra, un approfondimento critico di Gian Ruggero Manzoni e un racconto di Graziano Campanini, oltre ai testi di Leonardo Belli (assessore al Comune di Cesena) e Francesco Luciani (assessore al Comune di Comacchio). La seconda sezione ripercorre l’opera di Leo Simoni con una selezione di circa 240 immagini che fissano le tappe più significative del suo lavoro; e, infine, una sezione di apparati in cui sono pubblicati alcuni documenti inediti, una traccia biografica e testi a carattere antologico di Leo Simoni, Marino Buzzi e Vittorio Mosconi. . |
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CARLO PREVITALI VIZI CAPITALI MOSTRA A CURA DI DOMENICO MONTALTO LE MASCHERE GROTTESCHE DEL PECCATO TEATRO FILODRAMMATICI MILANO DAL 12 AL 31 MAGGIO 2009 |
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Milano, 29 aprile 2009 - Il Teatro Filodrammatici di Milano presenta, il prossimo 11 maggio alle ore 18. 30, la mostra di sculture inedite dell’artista Carlo Previtali, ispirate al tema dei sette vizi capitali, che da sempre esercita una profonda seduzione sulle arti figurative e letterarie; l’evento si inserisce all’interno del Progetto Atelier inaugurato lo scorso dicembre con la mostra “Fellini e la sua musa. Disegni inediti della collezione Liliana Betti”. La mostra, a ingresso gratuito, sarà aperta al pubblico dal 12 al 31 maggio 2009. In linea con lo spirito del progetto, nato con l’intento di aprire la storica sala del Teatro Filodrammatici ad arti differenti da quella teatrale, nel tentativo di far confluire il pubblico di un’arte in quello delle altre arti, “l’opera del noto scultore bergamasco si offre come un’occasione particolarmente fortunata rispetto alla continuità tra l’evento sul palco e quello fuori dal palco”, evidenzia Fabrizio Visconti, responsabile del Progetto Atelier. Domenica 31 maggio, infatti, le tre settimane dedicate alla mostra si concluderanno con uno spettacolo di teatro e musica a completamento di un ciclo sui sette vizi capitali sviluppato da Radio Lifegate in collaborazione con il Teatro. Carlo Previtali ha lavorato a lungo e in modo pressoché esclusivo a questo nuovo e inedito ciclo di opere ceramiche avente a tema i sette vizi capitali. Un quadriennio operoso nel quale l’artista ha messo mano a studi grafici, bozzetti, elaborazioni plastiche che alcune volte sono riuscite di getto, baciate dalla freschezza della prima intenzione, altre volte hanno richiesto varie versioni del medesimo soggetto, in un lavorìo di rifacimenti fino alla soluzione ritenuta più valida. Superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia e, infine, la Vanitas: un piccolo corpus di rara forza espressiva, corredato dai relativi disegni, in cui l’artista rappresenta le maschere di una commedia umana in cui la deformazione fisica si fa specchio della deformazione morale, grazie all’accentuazione grottesca ed espressionistica della figura, tipica del linguaggio scultoreo dell’artista. “[…] Non si è trattato di un progetto a freddo, di un omaggio tematico elaborato a tavolino, freddamente citazionistico, quanto di un “clima” innescato – com’è peculiare del modus operandi di Previtali – da un’iniziale suggestione fantastica e spirituale, suggerita anche da letture e conversazioni, oltre che dal confronto con l’arte del passato”. “[…] Colori, tagli prospettici, scelte dei materiali e delle soluzioni (che vanno dal raku alla ceramica patinata a freddo, dalla ceramica monocroma al “terzo fuoco”) traducono qui, caso per caso, precise ragioni poetiche e addirittura didascaliche, che vengono illustrate, in catalogo […]” L’ultima di queste opere è la Vanitas: “dove il Re e la Regina, seppur splendenti di platino, sono due scheletri, che guardano sprezzanti le cose di questo mondo. Sapendo già come va a finire”. (Brani tratti dal testo di Domenico Montalto in catalogo). Oltre alle otto sculture, saranno presentati alcuni disegni preparatori che alzano il sipario sul “dietro le quinte” dell’operare artistico dello scultore. Una serie di fotografie illustreranno, infine, l’affascinante rituale della tecnica Raku. Carlo Previtali è nato a Bergamo nel 1947. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano diplomandosi nel 1975 alla scuola di scultura di Alik Cavaliere. Nel 1981 si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano. La sua attività d’insegnamento si è concentrata a Bergamo quale docente di discipline plastiche presso l’Istituto d’Arte ‘Andrea Fantoni’, l’Accademia di Belle Arti ‘Carrara’, il Liceo Artistico di Bergamo e poi di Lovere (Bg). La sua attività espositiva ha inizio negli anni Sessanta con la partecipazione ad alcuni concorsi a cui seguono mostre collettive e personali sia in spazi pubblici che privati e partecipazioni alle più importanti fiere d’arte d’Italia. Fra le collettive più recenti si ricordano: ‘Tetralogia della natura’, un percorso di più esposizioni dedicato ai quattro elementi della natura presso la Galleria Marieschi di Milano; ‘Il corpo e lo sguardo presso lo Young Museum, Centro Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Revere (Mn); ‘Viaggio attraverso la ceramica grottesca’ al Decennale del Premio Internazionale di Vietri sul Mare (Sa); ‘Xii Biennale d’Arte Sacra’ organizzata dalla Fondazione Stauros Italiana Onlus a San Gabriele Isola del Gran Sasso (Tr) e ‘La nave dei folli’ presso il complesso dell’Oratorio dei Disciplini di Clusone (Bg). Si segnalano inoltre esposizioni organizzate presso: Galleria Arsmedia di Bergamo, Galleria d’Arte Teche Contemporanea di Montelupo Fiorentino (Fi), Galleria Della Pina Arte Contemporanea di Pietrasanta (Ms), Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Gabriele Cappelletti a Milano. Tra le personali: ‘Il dramma della Passione di Cristo’ interamente dedicata all’arte sacra tenutasi a San Giovanni Bianco (Bg) così come quella allestita nello scurolo della Parrocchiale di Vedeseta (Bg); ‘Il mito e la maschera’ presso la Galleria Arsmedia di Bergamo; ‘Sculture’ alla Galleria Pettinato di Roma; ‘Anime di terra’ allestita presso la Libreria Bocca di Milano e ‘Mondo magico’ tenutasi a Brescia nella sala Ss. Filippo e Giacomo e a Bergamo in sala Manzù con il patrocinio della Provincia, a cura di Fernando Noris. Nel 2002 ha ricevuto il primo premio per la scultura alla Ii Rassegna di Arte Sacra ‘Pulchra Ecclesia’ di Montichiari (Bs), nel 2006 ha ricevuto il ‘Premio Ulisse’ alla carriera conferito dalla Provincia di Bergamo agli scultori del territorio, nel 2008 ha presentato in sala Viterbi, con il Patrocinio della Provincia di Bergamo, il volume monografico “Carlo Previtali sculture” a cura di Domenico Montalto ed edito da Skira. Hanno scritto di lui: Lino Lazzari, Barbara Mazzoleni, Lanfranco Ravelli, Alberto Agazzani, Giovanni Serafini, Orietta Pinessi, Flavio Arensi, Enzo Biffi Gentili, Mauro Corradini, Fausto Lorenzi, Fernando Noris, Elisabetta Calcaterra, Isabella Destefano, Marina Panetta e Domenico Montalto critico e curatore di numerose esposizioni dello scultore. . |
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CICLISMO, GIRO D´ITALIA: 15 E 16 MAGGIO LE TAPPE IN LOMBARDIA |
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Milano, 29 aprile 2009 - Saranno due giorni di grande sport e spettacolo quelli che la provincia di Sondrio offrirà agli appassionati per l´edizione del Centenario del Giro d´Italia, con la Valtellina e la Valchiavenna protagoniste di una vetrina mondiale, grazie ai 149 broadcast televisivi che trasmetteranno l´evento. Il programma della due giorni lombarda della corsa in rosa è stato presentato oggi al Palazzo Pirelli dal direttore del Giro, Angelo Zomegnan, insieme ai rappresentanti degli enti locali e dei consorzi turistici che hanno partecipato all´organizzazione dell´evento, in collaborazione e con il contributo di Regione Lombardia. Venerdì 15 maggio protagonista dell´arrivo della tappa sarà Chiavenna, che con il suo centro storico ricco di angoli suggestivi farà da cornice a una delle frazioni più lunghe del Giro (244 km, orario previsto d´arrivo 17-17. 30), passando dai 579 metri della località di partenza, Innsbruck, fino ai 1. 815 metri del passo del Maloja. Sabato 16 maggio la carovana rosa si sposterà a Morbegno (già sede di tappa nel 1991): qui la partenza dell´ottava frazione, la più lunga del Giro con i suoi 249 km, con destinazione Bergamo, attraverso il lago di Lecco, la Valsassina e la Val Brembana. Complessivamente è prevista una copertura televisiva dell´evento pari a 132 ore di trasmissioni, tra dirette, sintesi, differite e preview di tappa. La due giorni valtellinese - la provincia di Sondrio, nell´albo d´oro della gara, è stata protagonista per 30 volte del passaggio del Giro - sarà anche l´occasione per promuovere le bellezze ambientali e l´offerta turistica. Al villaggio d´arrivo delle 21 tappe del Giro sarà presente un motorhome per offrire informazioni sulla Valtellina. . |
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