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MARTEDI
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Notiziario Marketpress di
Martedì 27 Aprile 2010 |
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ARRIVANO I NANO SOLDATI DELLA SALUTE E DELL´AMBIENTE I RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO-BICOCCA HANNO SCOPERTO L’ESISTENZA DEI ROTORI MOLECOLARI IN MATERIALI SOLIDI. LE APPLICAZIONI IN NANOMEDICINA, DOVE POSSONO ESSERE UTILIZZATI PER CURARE I TUMORI. |
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Milano, 27 aprile 2010 - I ricercatori del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell´Università degli Studi di Milano-bicocca, guidati da Piero Sozzani, docente di Chimica Industriale, hanno scoperto che è possibile realizzare in laboratorio materiali altamente porosi costituiti da un enorme numero di unità molecolari che si muovono come velocissimi rotori. I rotori molecolari sono elementi in grado di convertire l´energia chimica in forza meccanica e movimento, una proprietà che può essere impiegata in molti ambiti e per la prima volta (precedentemente venivano realizzati allo stato liquido) sono stati individuati in materiali solidi porosi. I ricercatori, utilizzando il silicio, il carbonio e l’ossigeno, hanno realizzato una struttura con la natura chimica del vetro e di un materiale organico, ma organizzata in modo ibrido. Attraverso la risonanza magnetica nucleare dello stato solido, una tecnica avanzata nello studio dei materiali, è stato poi possibile analizzare l´elevatissima velocità di rotazione dei rotori molecolari, che supera i miliardi di giri al secondo. Immaginiamo un nido d’ape, ma un milione di volte più piccolo rispetto a quello reale, formato da tantissimi canali le cui pareti sono composte da numerose unità molecolari che ruotano ad altissime velocità. La ricerca, pubblicata su Angewandte Chemie (Angew. Chem. Int. Ed. 2010, 49, 1760 –1764, Fast Molecular Rotor Dynamics Modulated by Guest Inclusion in a Highly Organized Nanoporous Organosilica), apre nuovi scenari nell´ambito delle applicazioni industriali dei materiali porosi e dei motori molecolari, consentendone l’impiego sia in nanomedicina sia nella prevenzione di disastri ambientali. Molti organismi viventi hanno diversi tipi di rotori, motori molecolari e nanocanali specializzati per diversi scopi, come ad esempio il movimento cellulare o il movimento di organelli interni. «Noi abbiamo realizzato un materiale dotato di queste funzioni che è un analogo sintetico di organismi biologici - afferma il Professore Piero Sozzani -. Tuttavia un effetto assolutamente unico è stata la possibilità di regolare la velocità di rotazione di questi motori nanometrici mediante l´intervento di specie chimiche assorbite, offrendo l´opportunità di modulare con stimoli chimici la specifica funzione. La scoperta deriva dalla combinazione unica di aree di ricerca fino ad ora ben lontane, quella dei materiali porosi ad altissima area superficiale e quella dei rotori e motori molecolari. Dal punto di vista scientifico, crediamo che questo sia un contributo rilevante alla letteratura attuale dove un tema caldo è il raggiungimento di un controllo efficace della dinamica nei solidi». Applicazioni in ambito medico Il materiale realizzato dai ricercatori può essere utilizzato per rilascio su comando di farmaci in nano medicina: i rotori, infatti, si comportano come piccole bussole che si orientano in base al campo magnetico (ferroelettricità) o in base all’interazione con micro e radiofrequenze. I rotori possono quindi essere utilizzati per il rilascio, in modo controllato, di determinati farmaci solo quando particelle nanometriche del materiale hanno raggiunto l’organo o il tessuto che deve essere trattato. Lo stimolo per il rilascio del farmaco può arrivare dall’esterno attraverso, ad esempio, le radiofrequenze. In questo modo sarebbe possibile somministrare una terapia selettiva utile nel trattamento di alcune patologie, come quelle tumorali. Applicazioni in ambito ambientale ed energetico I rotori molecolari possono essere utilizzati efficacemente anche nel campo della prevenzione degli incidenti nei grandi impianti industriali o civili. Questi materiali, infatti, possono essere resi specifici verso ciascun gas tossico: le specie assorbite frenerebbero il moto di rotazione dei rotori inseriti nelle pareti dei nanocanali, producendo un segnale rilevabile con le radiofrequenze. I rotori presenti nei canali, in questo caso, non riuscirebbero più a muoversi a causa della presenza di gas e questo comporterebbe l’invio di radiofrequenze verso l’esterno. Nel caso di una fuga di gas, quindi, questi materiali potrebbero essere impiegati per avvisare tempestivamente gli addetti all’impianto. Essendo caratterizzato da un’altissima area superficiale (1000 m2 per grammo) e da un elevato numero di canali liberi, il materiale realizzato dai ricercatori può anche essere sfruttato per intrappolare al suo interno grandi quantità di gas a pressioni ridotte, eliminando la pericolosità delle bombole e contenitori utilizzati abitualmente per il trasporto e lo stoccaggio e prevenendo così possibili esplosioni. Inoltre sarebbe possibile utilizzarlo nell’ambito della produzione energetica attraverso le biomasse: come la spugna assorbe l’acqua, così questo materiale potrebbe intrappolare il metano o l’idrogeno appena prodotti da fonti rinnovabili. Http://www.unimib.it/link/news.jsp?5471113471456716308 |
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STUDIO FINANZIATO DALL´UE PRESENTA NOVITÀ SU UNA PROTEINA DI TRASPORTO |
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Bruxelles, 27 aprile 2010 - Un team di ricercatori finanziati dall´Unione europea è riuscito per la prima volta al mondo a scoprire la struttura di una proteina di trasporto nei suoi tre principali stati strutturali. Le proteine di trasporto sono responsabili del passaggio delle sostanze verso l´interno e l´esterno delle cellule, e le nuove scoperte, pubblicate sulla rivista Science, potrebbero condurre a nuovi farmaci per una serie di malattie e disturbi. L´ue ha supportato il lavoro tramite il progetto E-mep ("European membrane protein"), finanziato nell´ambito della tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq) e il progetto Edict ("European drug initiative on channels and transporters"), finanziato attraverso il tema "Salute" del Settimo programma quadro (7° Pq). Le proteine di trasporto spostano le molecole attraverso le membrane cellulari passando da tre stati diversi. Il primo stato è caratterizzato da una cavità rivolta verso l´esterno, nella quale si introduce un composto attaccandosi a un sito di legame. La proteina passa poi a un secondo stato "occluso", in cui il contenuto è bloccato all´interno della proteina. Infine, il trasportatore subisce un altro cambiamento di forma, aprendo una cavità all´interno della cellula. Il sistema funziona come un cancelletto, ovvero la cavità è aperta da una parte o dall´altra, ma non si crea mai un canale diretto attraverso la proteina. Nel nostro organismo ci sono migliaia di proteine di trasporto e studiarle è estremamente impegnativo. Dal momento che esse si degradano nell´acqua, risulta molto difficile purificarle e cristallizzarle, e anche se si producono cristalli di alta qualità, definire la loro struttura richiede molti mesi di lavoro. Finora nessuno è riuscito a chiarire tutti e tre gli stati strutturali di una singola proteina, così le idee su come funziona il sistema nel suo insieme si sono basate su risultati riguardanti proteine diverse. "Modelli precedenti ci hanno permesso di capire il meccanismo in questione, ma non si sarebbe riusciti ad applicarlo efficacemente nello sviluppo di farmaci", ha commentato il professor Peter Henderson dell´Università di Leeds nel Regno Unito. "L´obiettivo dei ricercatori in questo settore è sempre stato quello di osservare l´intero meccanismo in una singola proteina". Questo studio - che ha coinvolto scienziati in Giappone e nel Regno Unito - si è concentrato sulla Mhp1 (Microbacterium hydantoin permease 1), la proteina responsabile del trasporto di molecole chiamate idantoine all´interno delle cellule, dove vengono convertite in amminoacidi, i mattoni delle proteine. Gli errori nelle Mhp1 e nelle relative proteine di trasporto sono stati collegati a una serie di malattie tra cui i disturbi neurologiche e renali e il cancro. Nel 2008 il team ha pubblicato sulla rivista Science i dati relativi alle strutture della Mhp1 rivolte verso l´esterno e quelle occluse. Quest´ultimo documento chiarisce la struttura rivolta all´interno della Mhp1. I risultati forniscono informazioni su come la proteina passa attraverso i tre stati. "Questa terza struttura va a completare il quadro, e ora siamo in grado di capire il meccanismo di "accesso alternato" nel dettaglio", ha spiegato il dottor Alexander Cameron della Divisione di bioscienze molecolari dell´Imperial College di Londra, nel Regno Unito. "A nostra sorpresa abbiamo scoperto che le strutture sono simili in molte proteine di trasporto - che in passato pensavamo fossero molto diverse - riteniamo quindi che il nostro modello possa aiutare i nostri colleghi in tutto il mondo ad ottenere rapidi progressi nelle loro ricerche". La speranza è che la comprensione dei meccanismi delle proteine di trasporto aiuterà i ricercatori ad usarle per introdurre i farmaci nelle cellule. Gli scienziati del progetto Edict stanno già attingendo alle rivelazioni riguardanti il meccanismo della Mhp1. "Abbiamo trovato circa 20 composti che corrispondono al sito di legame della Mhp1, e di questi 3 si sono rivelati leganti. Penso che stiamo entrando in un periodo di scoperte straordinarie", ha affermato il professor Henderson, che è anche il coordinatore del progetto Edict. Nel frattempo, i ricercatori hanno deciso di studiare con precisione ciò che spinge la proteina a passare da uno stato all´altro. "Ci è voluto molto tempo per arrivare a questo punto - più di 10 anni - ma la ricerca scientifica difficile richiede tempo. È a questo punto che la ricerca esplorativa si trasforma in applicazioni utili", ha detto il professor Henderson. "E stata la cosa migliore a cui ho partecipato nella mia carriera accademica". Per maggiori informazioni, visitare: Science: http://www.Sciencemag.org/ University of Leeds: http://www.Leeds.ac.uk/ Progetto Edict: http://www.Edict-project.eu/ Progetto E-mep: http://www.E-mep.org/index.html |
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ROBOT DOMESTICI: UN VALIDO AIUTO PER GLI ANZIANI |
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Bruxelles, 27 aprile 2010 - Un nuovo progetto finanziato dall´Ue mira a sviluppare un robot intelligente in grado di muoversi all´interno di un´abitazione domotica per migliorare la qualità della vita degli anziani e consentire loro di mantenere quanto più a lungo possibile la loro indipendenza. Il progetto Ksera ("Knowledge service robots for ageing") dispone di un bilancio complessivo di 4 milioni di euro, di cui 2,9 milioni di euro messi a disposizione in riferimento al tema "Tecnologie dell´informazione e della comunicazione" (Tic) del Settimo programma quadro (7° Pq). Il progetto, avviato nel febbraio di quest´anno, avrà durata triennale. Ksera è coordinato dal dipartimento di scienze ingegneristiche e dell´innovazione del Politecnico di Eindhoven (Paesi Bassi) e riunisce sette partner provenienti da 5 diversi paesi dell´Unione europea. Il team del progetto ritiene che il robot possa essere un utile "amico" che aiuterà le persone più anziane a prendere la decisione più assennata. Nella sua fase iniziale il progetto si occuperà di persone affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia che colpisce perlopiù gli anziani. Secondo le stime dell´Organizzazione mondiale della sanità (Oms) entro il 2030 la broncopneumopatia cronica ostruttiva sarà la terza causa di decesso a livello mondiale. Nel corso dei prossimi tre anni, i partner del progetto Ksera appronteranno tre abitazioni dimostrative al fine di evidenziare quali sono le potenzialità di un´abitazione domotica. Nelle abitazioni sarà sistemato anche un robot in grado di aiutare i pazienti affetti da questa patologia nella loro vita quotidiana. Il robot seguirà i pazienti negli spostamenti in casa, elaborerà consigli mirati, apprenderà le loro abitudini e, monitorandoli da vicino, informerà un medico sul loro stato di salute. "Vogliamo dimostrare le potenzialità di questo campo", ha affermato la dottoressa Lydia Meesters del Politecnico di Eindhoven, coordinatrice del progetto. La dottoressa Meesters sottolinea che le abitazioni domotiche saranno accoglienti e non ambienti asettici e robotizzati. "Dovranno essere quanto più accoglienti possibile", ha spiegato. "In una situazione ideale l´unica tecnologia visibile dovrebbe essere il robot. Proprio questo costituirà il punto di contatto con tutti i sistemi domestici, ma l´abitazione, di per sé, avrà un aspetto molto familiare". Per raggiungere questo obiettivo il dottor Raymond Cuijpers del Politecnico di Eindhoven studierà la comunicazione uomo/robot per semplificare al massimo la reciproca comprensione. Perché il robot sia davvero utile è necessario che sia in grado di capire i desideri del paziente e di anticiparne le necessità e che sia intelligente. Per questo particolare aspetto della ricerca il team lavorerà su un altro progetto dello stesso ateneo, il progetto Roboearth che mira a costruire una memoria centrale per i robot che consenta loro di comunicare con altri robot e con gli esseri umani. Verrà prestata grande attenzione alle questioni etiche per decidere, ad esempio, cosa deve fare il robot nel caso in cui il paziente accende una sigaretta e la quantità di informazioni che il robot dovrà trasmettere al sistema centrale operativo. "Dobbiamo definire limiti chiari considerato che il robot monitorerà il paziente continuamente e avrà accesso a dati di natura estremamente privata", ha evidenziato la dottoressa Meesters. Tra i partner che lavoreranno al progetto accanto al Politecnico di Eindhoven figurano il Central European Institute of Technology (Ceit) (Austria), il Politecnico di Vienna (Austria), l´Università di Amburgo (Germania), l´Istituto Superiore Mario Boella (Italia), la Ict company Consoft (Italia) e la Maccabi Healthcare Services (Israele). Le abitazioni dimostrative verranno approntate presso il Ceit e il Maccabi Healthcare Services. Per maggiori informazioni, visitare: Progetto Ksera: http://ksera.Ieis.tue.nl/ Politecnico di Eindhoven: http://w3.Tue.nl/nl/ |
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RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA E DELLA FONDAZIONE IRCCS POLICLINICO SAN MATTEO IN UNO DEI 5 MIGLIORI PROGETTI ITALIANI FINANZIATI DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA RICERCA SUL CANCRO NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA SPECIALE DI ONCOLOGIA MOLECOLARE CLINICA 5X1000 |
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Pavia, 23 aprile 2010 - In una conferenza stampa tenutasi a Milano in data 23 aprile l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc) ha presentato i 5 progetti di ricerca selezionati e finanziati nell’ambito del Programma Speciale di Oncologia Molecolare Clinica 5x1000. Airc metterà a disposizione dei 5 progetti e per i cinque anni previsti dal bando 60 milioni di euro secondo le richieste pervenute dai ricercatori stessi. Il Programma Speciale di Oncologia Molecolare Clinica risponde alla esigenza di chi ha donato il proprio 5x1000 ad Airc, che vuole vedere rimedi più efficaci per il cancro in tempi brevi. La traduzione dei risultati della ricerca in procedure cliniche di reale beneficio per il paziente costituisce uno dei problemi più rilevanti per tutta la medicina e per l’oncologia in particolare. I cinque Programmi finanziati hanno risposto in pieno al requisito primario del bando: il reale trasferimento delle nuove conoscenze molecolari acquisite dal laboratorio al paziente entro la durata del progetto. In particolare il Progetto si compone di due fasi. Un primo triennio al termine del quale i revisori compieranno una site visit per verificare che l’obiettivo sia stato raggiunto. Se la visita avrà esito positivo il progetto completerà il quinquennio. Fanno parte di uno di questi progetti due gruppi pavesi, rispettivamente dell’Università di Pavia e della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo. Un’unità di ricerca è guidata dal Prof. Mario Cazzola, Ordinario di Ematologia dell’Università di Pavia, e comprende vari ricercatori della Clinica Ematologica, in particolare – oltre al Prof. Mario Lazzarino - Francesco Passamonti, Luca Malcovati, Elisa Rumi e Daniela Pietra. L’altra unità di ricerca è guidata dal Prof. Giovanni Barosi, Direttore e del Laboratorio di Epidemiologia Clinica e Centro per lo Studio della Mielofibrosi della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, e comprende Vittorio Rosti, Gaetano Bergamaschi, Alessandra Balduini e Margherita Massa. Il progetto di ricerca nel quale sono inserite le unità pavesi è coordinato dal Prof. Alessandro Vannucchi dell’Università di Firenze ed ha come titolo "Una piattaforma integrata per studi di genetica molecolare e per la sperimentazione clinica nelle neoplasie mieloproliferative croniche". I ricercatori pavesi hanno già dato contributi scientifici importanti in questo campo. Nel 2005 Mario Cazzola e Francesco Passamonti, in collaborazione con alcuni colleghi dell’Ematologia Sperimentale di Basilea e simultaneamente ad altri tre gruppi internazionali, hanno descritto la base molecolare di queste malattie (policitemia vera, trombocitemia essenziale e mielofibrosi idiopatica) in un articolo scientifico pubblicato sul New England Journal of Medicine, ed hanno fornito in seguito numerosi contributi scientifici sulla rilevanza clinica delle anomalie molecolari. D’altro lato, Giovanni Barosi ha fornito nel corso degli anni contributi determinanti per la comprensione di una di queste malattie, la mielofibrosi idiopatica, e dirige attualmente un centro ad hoc. Il progetto attuale finanziato dall’Airc nasce con l’intento di approfondire ulteriormente i meccanismi molecolari responsabili delle neoplasie mieloproliferative croniche e con la convinzione che sia possibile trasferire rapidamente le informazioni ottenute in laboratorio al paziente, affinando i metodi diagnostici, migliorando la definizione della prognosi, e sperimentando nuove terapie per il controllo di queste malattie. Il gruppo di ricerca è composto da sette unità (Università di Firenze, Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, Università di Pavia, Università di Torino, Ifom di Milano, Università di Modena e Reggio Emilia ed Ospedali Riuniti di Bergamo), e sono coinvolti 68 ricercatori, in larga parte giovani e con prevalente rappresentanza femminile. Più di un terzo è costituito da medici ricercatori impegnati contemporaneamente ed a tempo pieno in laboratorio e nella ricerca clinica. Questa doppia valenza rappresenta un aspetto fondamentale del programma, e dovrebbe consentire la pronta validazione dei dati sperimentali a livello clinico, e viceversa. “L’università di Pavia è fortemente intenzionata a sviluppare programmi per preparare ricercatori medici che svolgano la loro attività sia in laboratorio sia in clinica – dichiara il prof. Mario Cazzola - Nel mondo anglosassone questa figura è considerata di fondamentale importanza nella ricerca biomedica e viene definita in inglese “Md/phd”: in pratica, un medico (Md) che consegue rapidamente dopo la laurea il dottorato di ricerca (Phd). La preparazione sia biologica sia medica consente al ricercatore Md/phd di trasferire rapidamente le acquisizioni di base alla pratica clinica sotto forma di innovazioni diagnostiche, prognostiche e terapeutiche. L’aver lanciato l’anno scorso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia con offerta formativa in lingua inglese potrebbe rappresentare la base per implementare in via sperimentale un programma Md/phd dell’Università di Pavia.” Website: http://www.Unipv.eu/ |
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MELANOMA, DOPO 30 ANNI CAMBIA LA TERAPIA OBIETTIVO: CRONICIZZARE LA MALATTIA
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Roma, 26 aprile 2010 – Trattare il melanoma con una terapia di combinazione, come è stato fatto con l’Hiv, per rendere questo tumore della pelle una malattia cronica, con cui il paziente può convivere per tutta la vita. Una sfida difficile, soprattutto per una patologia che, nella fase metastatica, fa registrare alti tassi di mortalità (la sopravvivenza media infatti è di soli 6,2 mesi) e che negli ultimi 30 anni non ha beneficiato di alcun progresso terapeutico, a fronte di un costante aumento di casi. Ma una sfida possibile utilizzando nuovi trattamenti personalizzati e combinandoli insieme, come spiega l’editoriale pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista scientifica “Journal of Translational Medicine”. L’articolo porta la firma di un ricercatore italiano, Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Oncologia Medica e Terapie Innovative dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli, di Howard Z. Streicher del National Cancer Institute di Bethesda (Usa) e di Mario Sznol della Yale University School of Medicine (Usa). “Si stanno aprendo scenari nuovi – spiega il prof. Ascierto -. Le terapie personalizzate, che agiscono su bersagli specifici, possono rivoluzionare l’approccio al melanoma. Ad esempio, quella basata sull’immunoterapia stimola il sistema immunitario per combattere la malattia. Nel nostro editoriale ci appelliamo a tutti gli attori coinvolti, ricercatori e aziende farmaceutiche, perché comprendano l’importanza di lavorare insieme per rendere possibile questo passaggio. Le cosiddette target therapy, agendo su determinati interruttori, bloccano la crescita neoplastica. Ma spesso devono essere utilizzate con altri farmaci. Da qui la necessità che le diverse case farmaceutiche che sviluppano le molecole collaborino negli studi clinici per un obiettivo comune: rendere il melanoma una malattia cronica. Anche noi ricercatori dobbiamo cambiare mentalità: non limitarci alla valutazione della semplice risposta al trattamento, ma comprendere il meccanismo di azione delle diverse possibilità terapeutiche per superare la resistenza che spesso si determina”. Il melanoma è un tumore particolarmente aggressivo e in costante crescita, ogni anno in Italia si registrano 7000 nuovi casi e 1500 decessi. La sua incidenza è cresciuta ad un ritmo superiore a qualsiasi altro tipo di cancro, ad eccezione delle neoplasie maligne del polmone nelle donne, con un aumento di 10 volte negli ultimi cinquant’anni, e un incremento annuo del 6% dagli anni Settanta. “E’ particolarmente difficile da curare quando si è diffuso oltre la lesione primaria – conclude il prof Ascierto -, e per le persone che presentano metastasi a distanza la prognosi è infausta: solo meno del 10% dei pazienti con melanoma maligno sopravvive 5 anni”. |
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CONVEGNO ´COSTRUIRE INSIEME SALUTE - PROSPETTIVE, EFFICACIA E SOSTENIBILITA` NELLA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE E NELLE PATOLOGIE CRONICHE´ |
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Ancona, 27 Aprile 2010 - Si terra` il 28 e 29 aprile ad Ancona, presso l´Aula Magna Montessori dell´Universita` Politecnica delle Marche, Facolta` di Medicina, il Convegno ´Costruire insieme salute - Prospettive, efficacia e sostenibilita` dei modelli di Disease e Care Management in prevenzione cardiovascolare e nelle patologie croniche´ nel corso del quale saranno presentati i risultati finali del Progetto di ricerca finalizzata ´Progetto Raffaello´. Disease e Care Management rappresenta il modello gestionale piu` utile per malattie che presentano una elevata prevalenza, una lunga durata, un costo sostenuto per morbilita` e mortalita`, e una gestione multi specialistica. Il progetto di ricerca ´Raffaello´, cofinanziato dal Ministero della Salute e da Pfizer Italia, e` stato realizzato dall´Agenzia Regionale Sanitaria della Regione Marche, dal Servizio Salute della Regione Marche, dall´Universita` Politecnica delle Marche, dall´Asur Marche, dall´Agenzia Sanitaria della Regione Abruzzo, dall´Asl di L´aquila e dall´Asl di Chieti. Nel corso del Convegno, oltre ai risultati della sperimentazione, saranno approfonditi aspetti legati al Disease and Care Management, alla gestione delle patologie croniche nella Medicina del Territorio, alla Prevenzione Cardiovascolare, alle implicazioni della Ricerca Organizzativa nel nostro Sistema Sanitario. Gli argomenti saranno trattati da esperti nazionali ed internazionali. Il Convegno e` aperto a Medici, Infermieri, Assistenti Sanitari, Dietisti, Psicologi, Sociologi, Assistenti Sociali. |
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BOLZANO.PSICOTERAPIA DEL TRAUMA, CONSEGNATI I DIPLOMI |
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Bolzano, 27 aprile 2010 - Si è concluso il corso di formazione in "Psicoterapia del trauma", organizzato dall´Ufficio provinciale formazione del personale sanitario. La cerimonia di consegna dei diplomi ha avuto luogo nei giorni scorsi a Castel Mareccio. Sono stati 35, tra psicoterapeuti e psichiatri, i partecipanti al corso di formazione in "Psicoterapia del trauma", organizzato dall´Ufficio provinciale formazione del personale sanitario in collaborazione con due istituti specializzati di Vienna, il centro Zap (Zentrum für angewandte Psychotraumatologie) e l´istituto Emdr. Al termine del percorso, articolato in 16 giorni di lezioni per un totale di 105 ore, i partecipanti hanno ricevuto il proprio diploma nel corso di una cerimonia svoltasi a Castel Mareccio, a Bolzano. Obiettivo del corso è stato quello di fornire nozioni specifiche sugli interventi in emergenza per quanto riguarda il trattamento precoce dei traumi, una tematica assolutamente d´attualità dopo l´incidente ferroviario in Val Venosta costato la vita a 9 persone. Dei 35 neo-diplomati in "Psicoterapia del traume", 31 sono psicologi e 4 sono psichiatri: la stragrande maggioranza di essi opera sul territorio altoatesino all´interno dei servizi psicologici dell´Azienda sanitaria. |
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NAPOLI: ACCORPAMENTO DIVISIONI NEUROCHIRURGIA CARDARELLI, ZUCCATELLI RINVIA IL PROVVEDIMENTO |
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Napoli, 27 aprile 2010 - "In attesa di realizzare un ulteriore approfondimento della problematica, di concerto con le parti interessate, viene sospeso il provvedimento relativo all’accorpamento delle due divisioni di Neurochirurgia dell’azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli".così il sub-commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli sul processo di razionalizzazione delle risorse avviato al Cardarelli. "La decisione scaturisce dalla necessità di evitare fraintendimenti sull’azione che si sta portando avanti. "Il nostro unico obiettivo resta quello di ottimizzare la rete ospedaliera della Campania, ed in questa direzione proseguiremo ogni sforzo coinvolgendo tutte le forze che a vario titolo sono coinvolte in questo importante progetto", conclude Zuccatelli. |
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DISTROFIA MUSCOLARE: UNO STUDIO IN UN MODELLO MURINO DIMOSTRA L´EFFICACIA DI UNA COMBINAZIONE DI FARMACI GIÀ APPROVATI PER L´USO UMANO |
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Bosisio Parini (Lc), 27 aprile 2010 - La ricerca, guidata dall´Irccs "E. Medea" e appena pubblicata sul British Journal of Pharmacology, dimostra che una combinazione di due farmaci già utilizzati nell´uomo migliora la struttura muscolare nel topo privo di alfa-sarcoglicano. Un gruppo di ricercatori dell´Irccs "E. Medea" - La Nostra Famiglia, in collaborazione con ricercatori dell´Università di Milano, dell´Azienda Ospedaliera L. Sacco e dell´Irccs San Raffaele e coordinati dal Prof. Emilio Clementi, ha dimostrato che una combinazione di farmaci già utilizzati singolarmente nell´uomo, un antiifiammatorio non steroideo ed un farmaco della famiglia dei nitrati, ha efficacia terapeutica in un modello animale di distrofia muscolare, il topo privo del gene alfa-sarcoglicano. Lo studio, finanziato da Telethon Italia ed Association Francaise contre les Myopathies è stato pubblicato dalla rivista British Journal of Pharmacology. La sperimentazione è durata un anno e ha riguardato un campione murino affetto da una forma di distrofia muscolare severa con aspetti patologici simili alla distrofia muscolare di Duchenne umana. Alla fine del trattamento i topi, ai quali era stata somministrata una combinazione di farmaci con proprietà antiinfiammatoria e capaci di rilasciare nitrossido, hanno manifestato un aumento della resistenza allo sforzo muscolare, un miglioramento della struttura muscolare con riduzione delle componenti fibrotica e infiammatoria e un rallentamento del decorso della patologia murina in assenza di effetti collaterali. Il fatto che gli effetti benefici si siano mantenuti per tutto il periodo di studio è un indicatore importante di potenziale efficacia per una patologia a decorso cronico e progressivo come è la distrofia muscolare umana. L´approccio farmacologico non è certamente risolutivo di patologie su base genetica, come le distrofie, tuttavia il rallentamento del decorso clinico e il fatto che il trattamento possa essere utilizzato in più forme di distrofia muscolare è certamente un risultato importante, anche se la sua validità nelle distrofie umane necessita ancora di una prova clinica. "Il nostro intento è quello di identificare approcci farmacologici innovativi capaci in se stessi di rallentare il decorso della malattia ma che possano anche fornire sostegno adeguato alla terapia cellulare - spiega Clementi - abbiamo riscontrato in questa combinazione proprietà farmacologiche importanti, che possono migliorare il quadro patologico ed agire in sinergia terapeutica con le cellule staminali". Grazie al sostegno economico di Parent Project onlus Italia e dell´Ircss "E Medea", la tollerabilità e sicurezza del trattamento combinato con questi farmaci sono ora in uno studio clinico - il cui reclutamento si è chiuso - in un gruppo di pazienti distrofici adulti presso l´Irccs Medea stesso. |
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IL CENTRO STUDI DI ETICA PUBBLICA INCONTRA NEIL LEVY, ALLEN BUCHANAN E MICHAEL J. SANDEL NEUROSCIENZE, GENETICA E POTENZIAMENTO UMANO: UNA SFIDA MORALE 4 E 10 MAGGIO 2010 |
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Milano, 27 Aprile 2010 – Il Cesep – Centro Studi Etica Pubblica della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-salute San Raffaele promuove due incontri di respiro internazionale rispettivamente sulle grandi questioni della neuroetica e dell’eugenetica: Il 4 maggio, ore 14 Respect for persons and the extended mind hypothesis: political implications con Neal Levy (Flore Neuroscience Institute, Melbourne e Oxford Centre for Neuroethics, Oxford). Il 10 maggio, ore 14 On enhancement and genetics con Allen Buchanan (Duke University) e Michael J. Sandel (Harvard University). In che modo le recenti scoperte delle neuroscienze possono contribuire ad una teoria morale della mente? E quali sono le conseguenze morali, sociali e politiche di una più dettagliata conoscenza dei nostri processi decisionali? Saremo più esposti al controllo delle menti o più consapevoli delle nostre reali capacità razionali? Quali saranno le implicazioni socialmente più evidenti dell’ingegneria genetica? Si può scegliere di potenziare la natura umana allungando indefinitamente la vita, potenziando la memoria o incrementando le capacità cognitive? Questi gli argomenti che verranno discussi nel corso dei due seminari, sollecitando una libera discussione e confrontandosi con le ragioni proposte dai relatori. Roberto Mordacci, coordinatore del Cesep e Professore di Filosofia Morale, Università Vita-salute San Raffaele: “Le neuroscienze hanno messo a nostra disposizione strumenti con un impatto paragonabile a quello del telescopio per l’astronomia del Xvii secolo: oggi possiamo vedere in vivo i correlati di quei processi decisionali su cui prima potevamo solo speculare. Inoltre, come Galileo poté puntare il cannocchiale al cielo solo nel contesto della rivoluzione copernicana, così noi oggi indaghiamo il soggetto agente con la risonanza magnetica in forza della rivoluzionaria concezione moderna della morale, secondo la quale quest’ultima, se ha un fondamento, lo ha solo nell’individuo, nella sua mente e non nella natura. Eppure – e qui l’analogia si arresta – noi siamo ben lungi dal compimento della nostra “rivoluzione scientifica sulla mente”, perché siamo ben lontani da una teoria unificata dell’ “universo morale”, da una legge universale per la mente umana. Questioni come la natura del libero volere e del fondamento dell’autorità morale, rimangono sfide aperte, non solo per il filosofo, ma per tutti coloro che fanno una ricerca senza pregiudizi intorno all’uomo. ” Entrambi gli incontri sono a ingresso libero e si svolgono presso l’Università Vita-salute San Raffaele, Dibit2, via Olgettina 58, Milano. Neal Levy è direttore di Neuroethics, Springer, la più importante rivista internazionale di neuroetica. È anche l’autore di Neuroetica. Le basi neurologiche del senso morale, Apogeo. Allen Buchanan è co-autore di From Chance to Choice, Genetics and Justice. Michael Sandel ha scritto Contro la perfezione. L’etica nell’età dell’ingegneria genetica, Vita e Pensiero. Buchanan e Sandel rappresentano due visioni opposte del potenziamento genetico: favorevole a una visione liberale il primo, critico del “perfezionismo genetico” il secondo. Per ulteriori informazioni: www.Unisr.it/ |
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TESTAMENTO BIOLOGICO: OPINIONI A CONFRONTO |
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Milano, 27 aprile 2010 – Oggi il convegno Testamento biologico: opinioni a confronto si terrà a Milano alle ore 18.30 presso l´Istituto Maria Ausiliatrice di via Bonvesin de La Riva 12 (zona piazza V Giornate). Il tema del “testamento biologico”, che ha fortemente interessato l´opinione pubblica al momento della proposta di legge nel 2009, è stato in parte accantonato dall´agenda dei dibattiti politici e pubblici. Il convegno è volto quindi a suscitare, attraverso le diverse posizioni culturali e professionali dei relatori, un confronto che avvii un dialogo tra le diverse opinioni esistenti in Italia. L´associazione Davide Soligo presenta il dibattito partendo dall´idea che il testo di legge oggi proposto, e momentaneamente accantonato, appare tecnicamente confuso ed ambiguo, al di là delle diverse opinioni esistenti, e proprio a causa della mancanza di un dialogo sui problemi fondamentali della tematica. Il Vice Presidente dell´Associazione, Franco La Spina: “Ovviamente i temi che si toccheranno, e su cui vorremmo focalizzarci, durante il dibattito saranno quelli riguardanti il diritto del malato di disporre della sua vita, la contestazione religiosa di questo diritto, i dubbi laici sulla pienezza ed esclusività di questo diritto, il ruolo dei medici (il peso del loro sapere tecnico, della loro posizione etica e delle due diverse influenze nel processo decisionale),la questione del confine tra l’accanimento terapeutico, le cure palliative, l’idratazione e l’alimentazione assistita. Ed infine, il dibattito evidentemente più radicale sull’eutanasia, da sempre temuto come un pericolo, senza, a mio parere, esser mai stato chiarito in quali condizioni lo sia, e in quali invece possa non esserlo”. L´ingresso al convegno è libero. Parcheggio auto custodito gratuito. Martedì 27 aprile 2010, ore 18.30 - via Bonvesin de la Riva, 12, Relatori e titoli degli interventi:Prof. Valerio Onida (Presidente Emerito della Corte Costituzionale): “Costituzione e Testamento Biologico” ·Prof. Giorgo Cosmacini (Docente di Storia della Medicina e della Sanità presso l’Università Vita Salute San Raffaele di Milano): “Idee ed esperienze per una morte giusta” ·Dott.ssa Barbara Rizzi (Coordinatrice didattico-scientifica Centro Studi e Formazione della Fondazione Vidas): “La verità del testamento biologico” ·Prof. Don Michele Aramini (Docente di Bioetica presso Uniecampus e Docente di Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore): “I nodi antropologici nelle decisioni di fine vita" ·Dott. Franco La Spina (Psichiatra e psicoterapeuta): “La morte pensata e il tempo” ·Dott. Giovanni Zaninetta (Presidente Società Italiana Cure Palliative): “Il testamento biologico e le fasi terminali della vita” ·Moderatore: Prof. Giorgio Lambertenghi Deliliers (Presidente dell´Associazione Medici Cattolici di Milano). |
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CIMA DA CONEGLIANO: GIOVEDÌ 6 MAGGIO 2010 ALL’EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO DI CONEGLIANO IL CONVEGNO INTERNAZIONALE L’ARTE DI CIMA TRA ANALISI E RESTAURI |
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Conegliano, 27 aprile 2010 - Giovedì 6 maggio 2010, all’ex Convento di San Francesco di Conegliano, si terrà il convegno internazionale L’arte di Cima tra analisi e restauri, organizzato da Artematica in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, in occasione della mostra Cima Da Conegliano. Poeta del Paesaggio, ospitata fino al 2 giugno a Palazzo Sarcinelli. L’obiettivo è quello di far luce sui risultati più recenti emersi dai restauri svolti sulle opere di Giovanni Battista Cima da Conegliano. Il convegno, a cura di Anna Maria Spiazzi, soprintendente per il Veneto Orientale e Giovanni C.f. Villa, curatore della mostra, ospiterà importanti studiosi, chimici, storici dell’arte e restauratori che racconteranno, con approfondite relazioni, i risultati emersi dai propri lavori. La giornata sarà un’occasione unica per fare il punto sugli esiti dell’importantissima campagna di restauri e analisi che ha preceduto l’inaugurazione della mostra. “Ho accolto di buon grado la richiesta da parte della d.Ssa Spiazzi e del prof. Villa di organizzare un convengo dedicato alle analisi e ai restauri svolti sulle opere di Cima da Conegliano – afferma Andrea Brunello, amministratore delegato di Artematica. Curare l’organizzazione di un convegno internazionale rappresenta una tappa fondamentale nella crescita della società da me rappresentata”. L’appuntamento rappresenta un’importante opportunità per gli studiosi per confrontare i propri studi e le proprie ricerche; il dibattito che si genererà consentirà di mettere a fuoco importanti aspetti della tecnica pittorica adottata da Cima da Conegliano. È prevista la pubblicazione degli atti del convegno, in cui saranno riportate tutte le relazioni dei partecipanti. Il volume sarà un vero e proprio punto di riferimento per il mondo scientifico e accademico. Il convegno è aperto a tutti e la partecipazione è gratuita. |
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PAOLO FRANCESCO SPINOLA UN ARISTOCRATICO TRA RIVOLUZIONE E RESTAURAZIONE GENOVA 22 APRILE - 18 LUGLIO 2010 |
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Genova, 27 aprile 2010 - La Galleria Nazionale di Palazzo Spinola propone, dal 22 aprile al 18 luglio 2010, un’esposizione incentrata sulla figura del nobile Paolo Francesco Spinola (Genova 1746 - Pisa 1824), ultimo esponente del ramo degli Spinola di San Luca ad abitare nel palazzo di Pellicceria che nel 1824, morendo lui senza figli, fu ereditato dal cugino Giacomo Spinola di Luccoli per poi divenire nel 1958 sede della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. La mostra vuole dare il giusto rilievo a questa poco nota personalità la cui vicenda biografica, ricostruita in catalogo (Ed. Sagep) da Farida Simonetti, si inserisce all’interno di un più ampio contesto storico internazionale contraddistinto, tra la fine del Settecento e i primi anni del secolo seguente, da fondamentali eventi che resero travagliate anche le vicende dell’agiata aristocrazia genovese, di cui lo Spinola fu, anche per le consistenti possibilità economiche, un importante esponente. Se la vita sentimentale di Paolo Francesco risulta condizionata soprattutto dai fallimentari matrimoni con Maria Brignole Sale e Maria Geronima De Mari, rispettivamente annullati nel 1779 e nel 1793 in considerazione di una sua presunta impotenza fisica, maggiore gratificazione personale sembra aver ritrovato negli interessi culturali guidati da un gusto raffinato e da un profondo interesse in particolare nei confronti della cultura figurativa sviluppatasi in ambito romano negli ultimi decenni del Xviii secolo. La attenta lettura dei preziosi libri dei conti relativi a Paolo Francesco, affidata a Matteo Moretti e Marie Luce Repetto, ha consentito infatti di meglio precisare quelle che furono le commissioni riferibili direttamente allo Spinola. Tra le numerose opere da lui acquistate per impreziosire le sue numerose residenze, emerge per importanza e qualità, come ripercorso da Gianluca Zanelli, il Ritratto di Paolo Francesco Spinola realizzato a Roma nel 1793 da Angelica Kauffmann, dipinto restaurato in occasione della mostra da Giovanni Sassu e Giovanni Ziglioli del Laboratorio di restauro della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria. Dai documenti emergono inoltre i rapporti dello Spinola con il pittore ligure Giuseppe Bacigalupo - del quale, grazie agli studi di Massimo Bartoletti, sarà esposto per la prima volta un consistente nucleo di tele provenienti da collezioni private contraddistinte da una notevole raffinatezza compositiva, come nel caso di due Vedute del porto di Genova e dell’Orfeo ed Euridice nell’Averno -, e con l’intarsiatore milanese Gaetano Renoldi, la cui elegante produzione proprio in questa occasione sarà analizzata, dopo un immeritato oblio, grazie alla collaborazione di Lodovico Caumont Caimi. La scelta di tali artisti è prova di un gusto particolarmente aggiornato, profondamente debitore nei confronti di una sensibilità artistica ormai totalmente proiettata verso il linguaggio neoclassico. Della raffinata cultura di Paolo Francesco Spinola è testimonianza il considerevole nucleo di volumi sei-settecenteschi raccolti da questo colto aristocratico durante la sua vita, un insieme che, gravemente danneggiato dall’incendio sviluppatosi nella dimora durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, è comunque giunto a noi. Si tratta di una raccolta libraria, già da alcuni anni oggetto di ricerca da parte di Graziano Ruffini, connotata da molteplici interessi, dalla storia alla geografia, nella quale non mancano però i più tradizionali testi devozionali. Attraverso l’esposizione organizzata presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola sarà dunque possibile conoscere la sfaccettata figura del nobile genovese, il quale, anche grazie ai suoi continui viaggi in Italia e a Parigi, maturò un gusto aggiornato, uno stile di vita elegante non troppo dissimile da quello che contraddistinse la nobildonna Anna Pieri Brignole-sale, moglie dal 1786 di Anton Giulio Brignole-sale, ovvero fratello della prima moglie di Paolo Francesco Spinola di cui testimonianze e ricordi sono esposti, per l’occasione, nella vicina Galleria di Palazzo Rosso. |
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CHIARA DYNYS . PIÙ LUCE SU TUTTO ROMA 4 MAGGIO - FINE LUGLIO 2010 |
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Roma, 27 aprile 2010 - La Galleria Marie-laure Fleisch presenta, in collaborazione con l’Archivio Centrale dello Stato, due importanti progetti di Chiara Dynys a Roma. Un percorso di memoria personale e collettiva, dall’Unità d’Italia a oggi, diviso in due luoghi: la sede dell’Archivio all’Eur e la galleria di vicolo Sforza Cesarini. Le due mostre: Labirinti Di Memoria e Più Luce Su Tutto, colgono e contrappongono due aspetti del nostro modo di guardare al mondo: la memoria fattuale e la memoria ideale. Presso l’Archivio Centrale dello Stato, dove risiede la memoria documentale dell’Italia, l’artista disegna un percorso labirintico che si snoda tra corridoi e scalinate. Tra installazioni site-specific, videoproiezioni, opere interattive e, dalla presenza ossessiva della carta si avvia un viaggio alchemico che, come anticipa la grande scultura sulla scalinata esterna del palazzo, esplora la sottile linea che esiste tra memoria e oblio. L’esposizione di Chiara Dynys si snoda nei depositi dell’Archivio Centrale dello Stato per la prima volta aperti al pubblico. In galleria l’esposizione Più Luce Su Tutto apre, per la prima volta all’interno del percorso artistico di Chiara Dynys, a una sperimentazione che accosta luce e carta, due materiali in grado di ritrovarsi nella medesima leggerezza. Una grande installazione di oltre 10 metri, dal cui titolo prende nome la mostra, in cui la carta è protagonista e viene interpretata dall’artista come pagina, in senso proprio, e come pagina della mente, che contiene tutte le pagine. Si tratta di una grande libreria di 369 libri di vetro realizzati in Siria, crocevia di religioni e culture, in cui ognuno può riconoscere la propria biblioteca ideale, ovvero la propria sensibilità. Alcuni libri sono internamente illuminati ed emanano luce: sono letteralmente “illuminanti”. In quest’opera dalla visione dell’Archivio (oltre 100 km di scaffalature, zeppe di faldoni ricchi di documenti e informazioni, che tracciano le ombre di una Babilonia sommersa, di un puzzle della memoria tanto fitto) si contrappone la visione dell’artista in una forma luminosa e trasparente. L’intera esposizione indaga concetti vicini a quelli appena descritti e sempre sospesi tra memoria e oblio. Il Gobbo, ad esempio, è un lavoro che racconta un gioco combinatorio di scrittura, luce ed emozioni private dall’artista, utilizzando la forma dello strumento che a teatro, o in uno studio televisivo, ha il compito di suggerire. Infine, Parole Nel Vuoto, un grande libro “in folio” dove appaiono, grazie a una retroproiezione, frasi letterarie che hanno accompagnato la vita e il lavoro di Chiara Dynys e che si formano a partire da gocce cadute sulla pagina aperta. Chiara Dynys nasce a Mantova. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in importanti Musei e Istituzioni culturali pubbliche e private. Tra le principali personali si ricordano: Museo Cantonale, Ala Est, Lugano (2001), Galleria Fumagalli, Bergamo (2002), Museum Bochum, Bochum (2003) e al Kunstmuseum, Bonn (2004), Wolfsberg Executive Development Centre, Wolfsberg (2005), Rotonda di Via Besana, Milano (2007), Museo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, Roma (2008), Zkm-museum für Neue Kunst, Karlsruhe. |
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BOLZANO: SU BOTTICELLI. ALCUNE SCOPERTE - CONFERENZA AL TREVI IL 30 APRILE |
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Bolzano, 27 aprile 2010 - A corredo della mostra "La luce del Rinascimento" il Dipartimento cultura italiana organizza tre iniziative di approfondimento. La seconda, conferenza è dedicata al tema "Su Botticelli.alcune scoperte". Ne parlerà Andrea Di Lorenzo venerdì prossimo 30 aprile 2010, alle ore 18.00 al Centro Trevi in via Cappuccini 28 a Bolzano. Ingresso libero. Il Rinascimento con alcuni dei suoi grandi protagonisti quali Botticelli, Donatello, Tiziano, Bellini, Foppa e Borgognone, fino al 9 maggio fa tappa a Bolzano con l´esposizione "La luce del Rinascimento" allestita presso il Centro Trevi in via Cappuccini 28 a Bolzano. Sette preziose tavole ed un bassorilievo selezionati dal ricco giacimento della sezione rinascimentale del Museo "Accademia Carrara" di Bergamo. Le opere esposte sono di grande valore artistico, e aiutano a comprendere alcuni aspetti fondamentali della cultura del Rinascimento. Questa mostra, come sottolinea il vicepresidente della Provincia e assessore provinciale alla cultura italiana, Christian Tommasini, si inserisce in una strategia di accesso alle eccellenze culturali da parte di sempre più larghe fasce di popolazione. L’obiettivo perseguito è quello di avvicinare costantemente la cittadinanza all’arte e alla cultura: “Vogliamo fornire a tutti gli strumenti per essere protagonisti dello sviluppo della nostra società" come prosegue l´assessore. Per approfondire alcuni aspetti innovativi dell´arte rinascimentale il Dipartimento cultura italiana organizza tre conferenze tematiche. Andrea Di Lorenzo, critico d´arte, conservatore e responsabile della progettazione e dell´organizzazione delle mostre e dei nuovi allestiemnti del Museo Poldi Pezzoli di Milano, in una conferenza affronterà il tema “Su Botticelli. Alcune scoperte”. L´intervento è programmato per venerdì prossimo 30 aprile 2010, alle ore 18.00, presso il Centro Trevi a Bolzano. L’ingresso è libero a tutte le persone interessate. Nel corso della conferenza l´esperto illustrerà i tre dipinti di Sandro Botticelli "Ritratto postumo di Giuliano de´ Medici", "Storie di Virginia Romana" e "Il Redentore benedicente", attualmente esposti cel Centro Trevi nell´ambito della mostra "La luce del Rinascimento". Sarà, altresì, presentata in anteprima una ricomposizione virtuale del dittico del Botticelli costituito da "Il Redentore benedicente" e una "Mater dolorosa". Di quest´ultimo dipinto, attualmente considerato perduto, di recente è stata recuperata una riproduzione fotografica, mai pubblicata o segnalata nella bibliografia su Botticelli. |
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DAL SEGNO AL SOGNO NAPOLI, DAL 5 AL 20 MAGGIO |
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Napoli, 27 aprile 2010 - “Intragallery”, spazio dedicato all’artigianato di design, fondato su antiche sapienze che creano innovative illusioni, i cui protagonisti in galleria sono: Giuliana De Simone, Enzo Distinto, Opificio Emblema, Italian Marble Design, Guido La Puca, Alba Rosa Mancini, Annibale Oste, Pensiero Verde, Gennaro Terrazzano, Trude Tortora, Lisa Weber, Massimo Ursumando, è lieta di presentare dal 5 al 20 maggio i gioielli degli architetti Elviro Di Meo e Antonio Rossetti. Gioielli che evocano, attraverso l’elaborazione di segni ripresi da precedenti stilemi architettonici, già sperimentati nel loro percorso progettuale, la ricerca costante verso una sacralità intesa come smaterializzazione dello spazio fisico tesa ad una realtà puramente metafisica. Elviro Di Meo e Antonio Rossetti nella collezione “Dal Segno al Sogno”, così come nell’anello “Micro¯o” – collezioni realizzate interamente in metacrilato, con produzione artigianale, dalla “Fedele 82” di Roma, con l’introduzione, in alcuni casi, di elementi in argento - rivolgono la loro attenzione non ai canoni estetici di una religione codificata o ad un modus vivendi dettato dalla fede scaturita dal credo in una divinità specifica, ma, bensì, verso il confronto dialettico tra finito ed infinito. È il dualismo tra il mondo conosciuto e l’ignoto, tra la terra e l’immensità del cosmo, tra l’umano e il divino – assecondando, per certi versi, la dottrina filosofica razionalista in antitesi con il linguaggio empiristico sensoriale - ad attrarre l’interesse dei progettisti; che, mediante forme e geometrie rigorose, ammorbidite dalla plasticità di oggetti sferici, introducono “il loro concetto di sacro, come ricerca individuale legata al più intimo sentire”, nel gioiello d’autore, decisamente contemporaneo, capace di entrare a far parte nell’uso quotidiano del fashion design. Una contaminazione di generi non nuova, vista da sempre la presenza di gioielli sacri nell’adornare la persona, a seconda di gusti e tendenze in continua evoluzione, che torna ad imporsi sui mercati di alto livello e nelle vetrine di collezionisti privati. La collezione si compone, nel rispetto della matrice progettuale individuata, di collier, anello e bracciale, insieme alle varie declinazioni del filo conduttore, dove predominano le nuance dell’azzurro tendenti a scalare, il bianco cangiante e il giallo. Unico riferimento al passato e ad una certa identità religiosa, per chi ne ravvisasse il significato personale, è l’anello concluso da chiodi in argento posti sui quattro lati della base piramidale. Un segno inequivocabile del sacrificio dei martiri dinanzi alle barbarie umane che hanno attraversato i secoli. |
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