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Notiziario Marketpress di Giovedì 10 Maggio 2012
56 MILIONI PER L´OSPEDALE DI BERGAMO, BESTA E TUMORI  
 
Milano, 10 maggio 2012 - La Giunta della Regione Lombardia, su proposta dell´assessore alla Sanità Luciano Bresciani, ha approvato ieri  un finanziamento complessivo di oltre 56 milioni di euro, attinti dal Fondo di Rotazione dell´edilizia sanitaria 2012, per il nuovo ospedale di Bergamo (23,7 milioni), per l´Istituto Besta di Milano (11,1 milioni) e per l´Istituto del Tumori di Milano (21,4 milioni). I finanziamenti serviranno a realizzare diversi lavori di completamento, adeguamento strutturale e ammodernamento delle strutture. Interventi Necessari - "Come avevamo già anticipato nei giorni scorsi - spiega il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni - abbiamo messo a disposizione somme importanti per interventi necessari e urgenti sulle attuali sedi degli Istituti Besta e Tumori. Siamo infatti consapevoli delle criticità delle due strutture e vogliamo dire a chi lavora e a chi si cura in questi Istituti che, mentre provvediamo immediatamente alle sedi attuali, lavoriamo per le nuove sistemazioni nella Città della Salute. Un finanziamento importante è anche destinato al nuovo ospedale di Bergamo per i lavori di completamento e sistemazione indispensabili per l´attivazione della struttura. Proseguiamo così nell´opera di rinnovamento dei nostri ospedali, che ha visto negli ultimi 10 anni la realizzazione di oltre 600 interventi, con un investimento di circa 4,5 miliardi". Umanizzazione Delle Cure - "In un momento difficile per le finanze pubbliche - aggiunge l´assessore Bresciani - Regione Lombardia, grazie allo strumento del Fondo di Rotazione, che ci permette di ovviare al blocco dei trasferimenti statali sull´edilizia sanitaria, compie una scelta che va nella direzione di confermare il livello di eccellenza del sistema sanitario e anche di favorire l´ulteriore umanizzazione delle cure e delle prestazioni. Realizzare nuove e modernissime strutture sanitarie e migliorare quelle già funzionanti significa infatti accogliere chi ha bisogno di assistenza in ambienti non solo più efficienti, basati sulla vera centralità del paziente, ma anche più confortevoli e belli". Ospedale Di Bergamo - I fondi per l´ospedale di Bergamo serviranno a realizzare alcuni interventi di completamento delle nuova struttura del nosocomio Papa Giovanni Xxiii. Si tratta, in particolare, di questi interventi: completamento Casa Frati; completamento centro congressi; adeguamento quartiere detenuti; integrazioni protezioni murali; adeguamenti impiantistici e lay - out; laboratorio P3 - microbiologia; realizzazione parcheggi protetti (dializzati e oncologici) e integrazione parcheggi Ps; integrazione segnaletica; lavori aree esterne; finalizzazioni. Istituto Besta - Per quanto riguarda l´Istituto Besta i lavori riguarderanno invece: ristrutturazione sale operatorie; rinnovo impianti di continuità elettrica; adeguamenti alla normativa di prevenzione incendi; adeguamenti strutturali ed impiantistici di alcuni reparti e servizi; rifacimento spogliatoi e servizi igienici; sostituzione e potenziamento dei gruppi frigoriferi di condizionamento. Istituto Tumori - Queste infine le opere da realizzare all´Istituto Tumori: bonifica amianto; adeguamenti alla normativa di prevenzione incendi; interventi di contenimento acqua di falda per sicurezza dei reparti di Medicina Nucleare e di Radiologia; interventi di mitigazione acustica; riqualificazione e adeguamento normativo D.p.r. 14.01.1997 Blocco 1 degenze, Day Hospital e piastra ambulatoriale; decoro degli stabili per miglioramento della fruibilità; tecnologie biomedicali per diagnostica/clinica; sistema ad alta tecnologia - Acceleratore lineare - per sviluppo area Radiologica.  
   
   
ISTITUTO REGINA ELENA: NUOVE TECNICHE A CONFRONTO IN CHIRURGIA GINECOLOGICA ONCOLOGICA MININVASIVA STANDARDIZZARE LE NUOVE TECNICHE, UN VALORE AGGIUNTO PER CHIRURGO E PAZIENTE  
 
Roma, 10 maggio 2012 – Nell’ambito della chirurgia ginecologica oncologica si è assistito, negli ultimi anni, a importanti progressi volti a migliorare gli esiti operatori, riducendo al minimo il trauma per il paziente. La tecnica laparoscopica tradizionale (che prevede generalmente 4 piccole incisioni a livello addominale) praticata da oltre 15 anni sta, infatti, vivendo, negli ultimi tempi, rapide evoluzioni che vedono in primo piano la laparoscopia mono accesso (o Sils - Single Incision Laparoscopic Surgery) dove l’intervento viene eseguito con una singola incisione, attraverso l’ombelico e la chirurgia mininvasiva mono accesso robotica, che coniuga i vantaggi dell’utilizzo del “single port” - e del conseguente minor trauma per il paziente – con i vantaggi della chirurgia robotica (visione tridimensionale del campo operatorio, movimento a 360° degli strumenti chirurgici robotici, migliore precisione da parte del chirurgo e minori perdite ematiche). Di fronte a queste nuove acquisizioni tecnologiche, tuttavia, il chirurgo oncologo si interroga sulla necessità di integrare le diverse tecniche in modo da offrire una terapia chirurgica sempre più “a misura di paziente”, delle sue esigenze, del quadro clinico contingente, che tenga anche conto della necessità di un contenimento dei costi, venendo a configurare l’opportunità di un percorso di formazione, che consideri le curve di apprendimento di ciascuna metodica, puntando a un processo complessivo rapido e soddisfacente. In questo contesto si inserisce un Workshop Internazionale dal titolo: “Innovation on Minimally Invasive Surgery in Gynecology Oncology” in programma il 7 e l’8 maggio presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, presieduto da Enrico Vizza, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina e da Masaaki Andou, Direttore del Dipartimento di Ginecologia del Kurashiki Medical Center, cui parteciperanno i massimi esperti di chirurgia ginecologica oncologica mininvasiva. “La nuova frontiera della chirurgia laparoscopica è rappresentata dalle tecniche monoaccesso e la robotica avrà un campo di applicazione elettivo nella chirurgia mininvasiva con un solo trocar – dichiara Enrico Vizza – Se già la Sils rappresenta un’importante evoluzione della laparoscopia tradizionale in termini di minor invasività, minore dolore e recupero più rapido nel post-operatorio per il paziente, l’introduzione del robot nella chirurgia mininvasiva monoaccesso ha portato ulteriori vantaggi, soprattutto per il chirurgo, che può così ovviare ad alcune difficoltà tecniche di quest’ultima, dovute a una maggiore complessità della gestione degli strumenti in sede intraoperatoria, a causa dello spazio limitato di azione. Grazie alla visione tridimensionale offerta dalla telecamera con due ottiche, infatti, la chirurgia robotica permette un campo di azione molto chiaro, consentendo il governo degli strumenti in modo assolutamente naturale”. Un recente studio, pubblicato su Annuals of Surgical Oncology in cui vengono messe a confronto le tecniche laparoscopiche standard, la Sils e la robotica nella chirurgia ginecologica oncologica, dimostra che i risultati della chirurgia monoaccesso sono paragonabili se non superiori alla laparoscopia convenzionale in termini di perdita di sangue, degenza ospedaliera e dolore post operatorio. Un altro elemento importante è, poi, quello che con la Sils e la robotica è possibile asportare un maggior numero di linfonodi pelvici. “Ma laddove c’è la possibilità di utilizzare metodiche tecnologicamente innovative – continua Enrico Vizza – l’introduzione di queste tecniche nella vita quotidiana di noi chirurghi deve essere gestito e razionalizzato. Per questo motivo è importante stabilire quale potrà essere il futuro immediato di queste tecnologie, il loro utilizzo pratico e in sicurezza, le indicazioni per le diverse patologie in modo che, se un chirurgo intende utilizzare queste metodiche, possa fare riferimento a procedure standardizzate e ripetibili. Se non chiariamo questi aspetti – commenta Vizza – anche la migliore tecnologia rischia di fallire e di non diffondersi.” All’istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena, ogni anno vengono eseguiti circa 450 interventi chirurgici in ambito di ginecologia oncologica, dei quali l’85% per via endoscopica. “Presso il nostro Centro – continua Vizza – negli ultimi 8 mesi abbiamo eseguito 30 interventi con la tecnica Sils e da gennaio 2012, 7 procedure attraverso la chirurgia mininvasiva mono accesso robotica. Il campo di applicazione principale della chirurgia mininvasiva monoaccesso è l’isterectomia radicale e la linfoadenectomia pelvica e lombo aortica nel carcinoma dell’endometrio e della cervice. Secondo la nostra esperienza, riteniamo che il futuro potrà essere rappresentato dall’utilizzo della Sils associata al robot per gli interventi più complessi, mentre per i casi più semplici, la Sils senza robot”.  
   
   
LODOTRA (PREDNISONE A RILASCIO MODIFICATO) ALLEVIA RAPIDAMENTE I SINTOMI E RIDUCE LA GRAVITÀ DELLA MALATTIA NEI PAZIENTI CON ARTRITE REUMATOIDE (AR)  
 
Milano, 10 Maggio 2012 - I dati dello studio Capra-2 [Circadian Administration of prednisone in Rheumatoid Arthritis], pubblicato di recente sugli Annals of the Rheumatic Diseases, hanno dimostrato che Lodotra (prednisone a rilascio modificato) in combinazione con un disease modifying anti-rheumatic drug (Dmard), ha migliorato rapidamente i sintomi dell’artrite reumatoide (Ar), tra cui la rigidità mattutina ed il dolore, ed è stato clinicamente efficace nel ridurre la gravità della malattia rispetto al placebo. Capra-2 è uno studio di 12 settimane, in doppio cieco, controllato verso placebo su pazienti adulti con Ar attiva (n=350), i quali sono stati randomizzati in rapporto di 2:1 per ricevere prednisone a rilascio modificato (5 mg) o placebo, una volta al giorno, la sera, in aggiunta alla loro terapia con Dmard.1 Lo studio Capra-2 dimostra che il prednisone a rilascio modificato, in aggiunta a Dmard, ha prodotto risultati a 12 settimane migliori rispetto a quelli ottenuti dal gruppo con placebo e Dmard rispetto all’Acr20 (48% vs 29%, p<0.001) e Acr50 (22% vs 10%, p<0.006).1 Una differenza significativa nei valori di Acr20 è stata osservata già dopo 2 settimane e tale differenza è rimasta significativa per tutto lo studio (p<0.005).1 Inoltre, dopo 12 settimane, nel gruppo con prednisone a rilascio modificato rispetto a placebo si è ottenuta una maggiore riduzione della severità dell’Ar (Disease Activity Score 28, p<0.001), dell’affaticamento (Functional Assessment of Chronic Illness Therapy – Fatigue score, p=0.003) e un miglioramento della funzionalità fisica (36-item Short-form Health Survey score, p<0.001).1 Il gruppo con prednisone a rilascio modificato più Dmard, rispetto al gruppo con placebo più Dmard, ha evidenziato:1 . Una maggiore riduzione media della durata della rigidità mattutina (55% vs 35%, p<0.002), riducendola ad una durata di 46 minuti nel gruppo con prednisone a rilascio modificato, rispetto ai 79 minuti del gruppo con placebo. Una significativa maggior riduzione della severità della rigidità mattutina (p=0.007). Una maggiore riduzione dell’incidenza della rigidità articolare in altri orari della giornata (p=0.003). Una significativa maggior riduzione del dolore mattutino (p=0.012). Commentando i risultati, il Professor Frank Buttgereit, del Dipartimento di Reumatologia e Immunologia Clinica presso la Charité University Medicine di Berlino, ha dichiarato: “La Cronoterapia è appropiata per l’Ar perché i sintomi, quali la rigidità e il dolore, seguono i ritmi circadiani e sono particolarmente intensi al mattino. Questi sintomi hanno un impatto significativo sulla qualità di vita e vi è una chiara necessità di trattamenti specifici. E’ quindi incoraggiante vedere questi dati che si vanno ad aggiungere agli altri a sostegno di Lodotra come trattamento efficace e ben tollerato per l’Ar”. “Lo studio Capra 2 - sottolinea il Professor Giovanni Minisola, Presidente della Società Italiana di Reumatologia e Primario Reumatologo dell’Ospedale San Camillo di Roma – dimostra che, quando la condizione clinica lo consente, un appropriato e razionale utilizzo di bassi dosaggi (5mg) di prednisone è di notevole aiuto per il paziente con Artrite Reumatoide, poiché rallenta la progressione di una malattia cronica e invalidante, controllandone al contempo sintomi caratteristici, quali rigidità mattutina e dolore. Il rilascio programmato di prednisone durante le prime ore del mattino, in coincidenza con il picco plasmatico di citochine infiammatorie, prerogativa esclusiva di Lodotra, consente di neutralizzare gli effetti di tali citochine e di ottimizzare l’impiego del cortisone a basso dosaggio”. Il prednisone a rilascio modificato è stato generalmente ben tollerato e gli eventi avversi (Aes) sono stati lievi o moderati.1 In entrambi i gruppi di trattamento l’incidenza di Aes è stata simile. I più frequenti erano relativi al peggioramento della patologia, quali l’artralgia. In Europa l’Ar colpisce circa 3 milioni di persone ed è più frequente nelle donne che negli uomini. L’esordio è di solito tra i 40 e i 60 anni, anche se si può verificare in qualsiasi età.3 Una ricerca svolta in tutta Europa su circa 1.172 adulti ai quali era stata diagnosticata l’Ar da almeno 6 mesi e che soffrivano di rigidità mattutina e dolore per almeno 3 volte alla settimana, ha mostrato che l’83% delle persone con Ar ritiene che la rigidità mattutina ed il dolore siano il risultato della patologia reumatica e che questo ha un impatto importante sulla loro qualità di vita. Inoltre, la rigidità mattutina e il dolore, dovuto all’Ar, hanno un impatto significativo sia sulla vita relazionale (42%) che sul lavoro (72%).  
   
   
INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA E PUNTO UNICO DI ACCESSO  
 
 Trento, 10 maggio 2012 - Una sala piena di professionisti ed operatori del settore ha accolto l’ 8 maggio i relatori del seminario dedicato all´integrazione socio-sanitaria e al Punto Unico di accesso, promosso dall´Assessorato alla salute e politiche sociali della Provincia autonoma di Trento. Obiettivo, quello di presentare lo stato di attuazione dell´integrazione fra i comparti sociale e sanitario e i punti unici di accesso - previsti dalla legge provinciale in materia di tutela della salute 16/2010 - per la presa in carico delle persone fragili e non autosufficienti. Nell´ambito della riorganizzazione dell´Azienda provinciale per i Servizi sanitari avviata dalla legge 16, infatti, è prevista la creazione di un punto per ogni Comunità di Valle, nelle aree della non autosufficienza, disabilità, salute mentale, dipendenze, materno-infantile, attraverso il quale concretizzare valutare e individuare il piano di assistenza individuale, per ogni paziente, da parte di un team socio-sanitario. In apertura, alle 9, il benvenuto del presidente del Consiglio delle Autonomie - Consorzio dei Comuni trentini, Marino Simoni, che ha ribadito il ruolo degli enti locali del territorio come rete vicina agli utenti in grado di individuare bisogni e problemi, affiancato dall´assessore all´igiene, sanità e welfare del Consiglio delle Autonomie, Sergio Menapace, che ha invece ricordato i tanti risultati raggiunti in questi mesi nel campo dell´integrazione socio-sanitaria grazie alla collaborazione fra gli enti locali, la Provincia e l´Azienda sanitaria. Livia Ferrario, dirigente del Dipartimento lavoro e Welfare della Provincia autonoma di Trento, ha quindi portato i saluti dell´assessore provinciale Ugo Rossi, assente per motivi istituzionali. Successivamente, a Livia Ferrario, a Franca Bellotti, del Servizio organizzazione e qualità delle attività sanitarie, e a Maria Angela Zadra, della Comunità Valsugana e Tesino, il compito di illustrare il quadro istituzionale del comparto, dopo la rivoluzione introdotta dalla legge 16/2010 incentrata su tre principi cardine - la sussidiarietà, l´integrazione e la volontà di porre al centro il cittadino con i suoi bisogni e i suoi diritti - che ha segnato il passaggio "dal curare al prendersi cura". La legge provinciale in materia di tutela della salute richiama dunque fortemente l’integrazione, sia a livello programmatico che di gestione delle politiche e delle azioni sociali e sanitarie, in linea con le sempre più stringenti necessità di rispondere adeguatamente, in un continuum sociale-sanitario e sanitario-sociale. Per questo si tratta di pensare a un Distretto sempre più socio-sanitario che includa geograficamente una o più Comunità di Valle titolari (al pari degli enti gestori comprensoriali e verosimilmente con più competenze, stante gli attuali assetti normativi) delle funzioni in materia di politiche sociali. Con la determinazione di un sistema organizzato in maniera integrata (sociale e sanitario) non si tratta solo di creare i presupposti per una risposta a un bisogno, quanto di evidenziare una componente più nascosta della medesima “prestazione socio-sanitaria” che è la “relazione socio-sanitaria”. Da qui l’importanza e la necessità che i professionisti operino in forma integrata e multidisciplinare, anche disponibili al ripensamento e alla ri-negoziazione dei rispettivi ambiti di competenza. "Di integrazione socio-sanitaria - ha chiarito la dottoressa Ferrario - si parla da molti anni, il tema è quello della presa in carico della persona, di una risposta globale che non si fermi al singolo bisogno, ma che integri fra loro le domande. In questo senso la legge 16/2010 individua due livelli di governo della sanità: il Consiglio per la salute e la Conferenza dei consigli per la salute. In ogni Comunità esiste poi il Comitato di coordinamento per l´integrazione socio sanitaria, luogo di partenza dei progetti di integrazione. Presieduto dal presidente della Comunità o da un suo delegato e composto in parti uguali da personale medico e socio assistenziale, ha il compito, tra l´altro, di approvare il progetto dei Punti unici di accesso. La finalità è quella di garantire uguali condizioni di accesso e trattamento ad ogni cittadino della provincia di Trento". Recentemente la Giunta provinciale ha licenziato le linee di indirizzo per la costituzione dei Punti unici di accesso, uno per Comunità. Essi si compongono di un´équipe formata da un rappresentate dei servizi sociali di quel territorio, da un operatore sanitario del Distretto di riferimento e da un terzo soggetto che cura la sfera delle prestazioni amministrativo-finanziarie. Nel Punto unico confluiscono competenze del sociale (il riferimento sono le singole Comunità), della sanità (il riferimento sono i distretti, da poco riorganizzati in quattro ambiti), inoltre è previsto anche un responsabile del processo con il compito di controllare l´intero percorso. Per il momento non sono ancora disponibili i dati relativi al carico di lavoro di questi Punti unici, però sicuramente le domande potenzialmente potrebbero essere molto elevate, basti solo pensare che l´indice di vecchiaia della popolazione del Trentino è pari a 126, ossia ogni 100 giovani ci sono 126 anziani, ovvero vi è un progressivo invecchiamento della popolazione solo parzialmente mitigato dalla presenza di stranieri. Nel corso della mattinata di lavori anche il confronto con l´esperienza della Regione Toscana, quindi una tavola rotonda con la presenza di Luciano Flor direttore generale dell´Apss e nella quale si è presentato il punto di vista dei diversi operatori, con Massimo Giordani di Upipa, Antonio Simula del Centro trentino di Solidarietà, di Ovaldo Filosi della Cooperativa sociale Villa Maria, di Anna Berloffa dell´Ufficio provinciale Centro per l´Infanzia, di Renzo De Stefani del Servizio di Salute mentale dell´Apss, a moderare Sandra Chighizola, dell´Uffcio Stampa dell´Apss.  
   
   
HEALTH TECHNOLOGY ASSESSMENT: UN PROGRAMMA DI FORMAZIONE ILLUSTRA AI DECISORI LE BUONE PRATICHE PER COMBATTERE IL DOLORE EPISODICO INTENSO  
 
 Roma, 10 maggio 2012 – La seduta inaugurale, lunedì 7 maggio, all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha riscosso un successo oltre le aspettative. Oltre 50 partecipanti hanno legittimato il grande interesse per il programma formativo itinerante che, con una serie di workshop che si svolgeranno in 8 città d´Italia, illustra i criteri dell´Health Tecnology Assessment (Hta), applicati ad una delle più insidiose e rilevanti manifestazioni di dolore che colpiscono i pazienti affetti da patologie oncologiche, il breakthrough cancer pain (Btcp), dolore episodico intenso. Il programma di Hta, che si avvale del sostegno incondizionato di Grünenthal Italia, ha il preciso obiettivo di condividere le conoscenze, creare confronto, collaborazioni e sinergie tra professionisti, organizzazioni, aziende e istituzioni per valorizzare e consolidare la valutazione delle tecnologie come patrimonio dei servizi sanitari. L’hta, strumento multidisciplinare di valutazione, è di grande attualità in tempi in cui è indispensabile ottimizzare la spesa sanitaria. La sua applicazione è necessaria per fornire ai decisori prove scientifiche, al fine di intraprendere le scelte migliori in termini di efficacia, efficienza ed equità nel contesto sanitario. Nello specifico caso del dolore episodico intenso, a due anni dall´entrata in vigore della legge 38 che disciplina terapia del dolore e cure palliative, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ha elaborato un modello farmacoeconomico per la gestione del Btcp, con la collaborazione di un panel di esperti della Società Italiana di Hta (Sihta), della Società Italiana Cure Palliative (Sicp), della Società Italiana Farmacisti Ospedalieri (Sifo) e della Società Italiana Medicina Generale (Simg). Nel tour formativo, che si svolge sotto l´egida del Ministero della Salute, prendendo le mosse dagli aspetti clinico-epidemiologici, farmacologici ed etici del dolore episodico intenso, un pool di esperti affronterà il tema dell’Hta, per stimolare un dialogo mirato al raggiungimento di un modello di gestione integrata delle cure palliative. La necessità di superare le barriere culturali, ancora diffuse in Italia, sull’uso degli oppioidi per la terapia del dolore, è sottolineata anche da Adriana Turriziani, presidente Sicp, che spiega: "Siamo molto soddisfatti della collaborazione avviata con Sihta, Simg e Sifo per il progetto ´Hta e dolore episodico intenso in pazienti oncologici´. La Sicp, con grande energia e impegno, metterà in campo tutte le competenze e l’esperienza acquisita in questi anni per dare un apporto culturale, scientifico e organizzativo in questo campo. Il dolore episodico intenso rappresenta un ottimo campo di applicazione per sperimentare l’approccio dell´Hta in un contesto in cui gli aspetti clinici, farmacologici, organizzativi ed etici si integrano per garantire la migliore qualità di cura e la migliore qualità di vita del paziente". Prossime tappe del Progetto saranno Milano 17 maggio, Padova 21 maggio, Ancona 5 giugno, Messina 11 giugno e Firenze 18 giugno. Seguiranno, dopo la pausa estiva, Bari 13 settembre e Novara (data in corso di definizione). "L’health Technology Assessment è un approccio multidisciplinare ad un nuovo trattamento - spiega il professor Matteo Ruggeri, docente di Economia Sanitaria e Farmacoeconomia presso l’Università Cattolia del Sacro Cuore - finalizzato a sistematizzare tutte le informazioni disponibili su una nuova terapia. L’obiettivo del lavoro di raccolta di tutti questi dati è la fruizione più agevole, da pate dei decisori, di una grande mole di informazioni. In questo modo saremo in grado di supportare i diversi decisori sia nell’analisi della validità del trattamento in esame, sia nella fase di varo e attuazione delle politiche che vorranno intraprendere. L’hta è molto importante, quindi, perché consente di inserire il trattamento che si sta valutando all’interno di una griglia di costo-efficacia, permettendo il confronto tra una terapia farmacologica e tutte le altre alternative terapeuitiche disponibili. Si potrebbe definire un’analisi delle conseguenze marginali: l’Hta, cioè, ci aiuta a valutare le conseguenze aggiuntive in termini di salute, ma anche di costi, del farmaco in esame rispetto alle altre alternative terapeutiche. E’ un vaglio che include nella valutazione vari aspetti, come quello dei costi, dell’organizzazione, ma anche della sicurezza, dell’efficacia e dei risvolti etici di una nuova terapia". Le 8 città toccate dall’iniziativa sono state scelte cecando di includere, in base alla posizione geografica, il maggior numero di stakeholder. "Saranno destinate a farmacisti, clinici palliativisti e decisori pubblici- aggiunge il professor Ruggeri - e ogni sessione sarà strutturata secondo lo schema tipico dell’approccio Hta: ci sarà una prima fase di Assessment durante la quale saranno descritti tutti gli aspetti organizzativi, clinici, di sicurezza e di costo-efficacia dei trattamenti per il dolore episodico intenso (Btcp); nella seconda parte verrà affrontata la fase di Appraisal, ovvero la discussione dei risultati ottenuti attraverso questa valutazione. Il modello di cui discuteremo è essenzialmente un modello costo-efficacia, poiché riteniamo che sia il miglior modello applicabile al contesto del dolre episodico intenso. Ma torno a sottolineare che si terrà conto di molte altre informazioni, inerenti la sicurezza, l’epidemiologia, l’organizzazione e l’etica". L’accesso ad un’adeguata terapia antalgica è uno degli obiettivi della Legge 38 del 15 marzo 2010, attraverso la quale l’Italia si è distinta per sensibilità e attenzione verso i diritti del paziente: la cosidetta “legge 38 sul dolore” è infatti il primo sistema normativo, in ambito europeo, che riconosce al problema del dolore un’incidenza sulla qualità di vita del paziente e una capacità inabilitante che vanno arginate attraverso il riconoscimento e la tutela di veri e propri diritti fondamentali del malato. Si tratta di obiettivi ambiziosi, il cui raggiungimento appare un continuo work in progress soprattutto nell’ambito oncologico, nel quale il dolore può divenire uno dei principali problemi da fronteggiare. Per quanto concerne la diagnosi e il trattamento del dolore oncologico, negli ultimi anni particolare attenzione è stata posta nell’identificazione e gestione del Btcp, un tipo di dolore sottostimato e non trattato ancora in maniera appropriata.  
   
   
SALUTE IN CARCERE, AL VIA IN TOSCANA LA FORMAZIONE PER IL PERSONALE  
 
Firenze, 10 maggio 2012 – Iniziano oggi i corsi di formazione per il personale, sanitario e penitenziario, che opera negli istituti di pena della Toscana. Una delibera di giunta prevede infatti una qualificazione continua di chi lavora dentro gli istituti penitenziari, e dei detenuti stessi, per garantire e migliorare costantemente la loro salute. I corsi prenderanno l’avvio con una giornata di studi, che si tiene oggi nel Centro di formazione Il Fuligno, via Faenza 48 (dalle 9.30 alle 18), dal titolo “Salute senza restrizioni: il valore aggiunto dei percorsi integrati di formazione”. L’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia presenterà i contenuti del piano di formazione, e della giornata di studi, nel corso di una conferenza stampa, che si terrà domani, giovedì 10 maggio, alle ore 13, nella Sala stampa di Palazzo Strozzi Sacrati, piazza Duomo 10. Con lei, prenderanno parte alla conferenza stampa Maria Pia Giuffrida, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria toscana, Beniamino Deidda, Procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Firenze, e Giuseppe Centomani, Direttore del Centro giustizia minorile per la Toscana e l’Umbria.  
   
   
ITACA BILANCIO ANTICRISI E IN CONTROTENDENZA IL PRESIDENTE TOMARCHIO: “PERCORSO VIRTUOSO PER AFFRONTARE IL FUTURO” MILLE SOCI IN ASSEMBLEA A UDINE IL FATTURATO VOLA A 34,2 MILIONI DI EURO (+7,8%,)  
 
Pordenone, 10 maggio 2012 - La Cooperativa sociale Itaca di Pordenone si presenta all’Assemblea generale dei soci - prevista giovedì 10 maggio alle 16.30 al Centro Congressi della Fiera a Torreano di Martignacco (Ud) - con un bilancio con diversi segni “più”. In primis quello sul fatturato, in continua e costante crescita, che nel 2011 ha visto un incremento del 7,8%, arrivando a superare la soglia dei 34 milioni di euro, dopo la performance a due cifre del 2010. “Un percorso virtuoso di cui essere orgogliosi – sottolinea il presidente Leo Tomarchio -, che raffigura una impresa sociale solida e con dati in controtendenza nonostante la crisi”. I numeri, aggiornati al 31 dicembre 2011, risultano ancora una volta positivi così come estrapolati dalla relazione, approvata nelle scorse settimane dal Consiglio di amministrazione, che sarà sottoposta agli oltre 1000 soci lavoratori impegnati di Itaca. All’ordine del giorno dell’Assemblea l’approvazione del bilancio d’esercizio al 31.12.11, della relazione sulla gestione (comprensiva del Bilancio Sociale) e della relazione del Collegio Sindacale, nonché i progetti d’investimento 2012 e infine l’aggiornamento del Regolamento interno per recepimento Contratto collettivo nazionale di lavoro delle Cooperative sociali. Itaca si conferma una Cooperativa in salute, solida, che può senz’altro affrontare le sfide che questa crisi in continua evoluzione rende sempre più difficili. A partire dal cittadino debole e dalle istituzioni che questo cittadino dovrebbe tutelare. Il fatturato complessivo è in crescita e si attesta a 34.223.408 milioni di euro (+7,8%), un incremento che ha interessato, in misura diversa, quasi tutte le aree produttive della Cooperativa sociale friulana. “Soprattutto quella del ‘residenziale’, con l’implementazione dei servizi in essere e il consolidamento della nostra presenza nel vicino Veneto, ha fatto registrare i risultati migliori – prosegue Tomarchio -. Così come l’area minori. Buon segno anche dal mantenimento delle posizioni nella salute mentale, disabilità e nel domiciliare che confermano complessivamente una capacità di tenuta di tutto rispetto, che presumibilmente si protrarrà per tutto il 2012”. Anche il margine è stato positivo (quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente), e in questo andamento si può riconoscere un comun denominatore: il miglioramento è dovuto ad un positivo contenimento dei costi destinati al funzionamento della “macchina” Itaca, mentre in una logica di tutela della qualità del servizio i costi direttamente riferibili all’erogazione dei servizi stessi si sono incrementati in proporzione con l’aumento dei ricavi. “Questa è la considerazione più importante, significativa di un percorso virtuoso che non può essere interrotto, ma che anzi – sottolinea il presidente Tomarchio - va ulteriormente intensificato e perseguito. Tenendo sempre ferma la barra nella direzione della mutualità e mantenendo l’obiettivo della giusta remunerazione del lavoro e della qualità di socio, la possibilità di creare margini al fine del consolidamento della Cooperativa si potrà ottenere lavorando sulle economie di scala e sulle opportune attività di ottimizzazione”. In questo contesto si inquadra un’altra considerazione che riguarda l’applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro delle Cooperative sociali. Il Contratto è stato firmato solo a dicembre del 2011 e, quindi, il costo del lavoro non ne è stato in alcun modo toccato. “Sono state previste tre tranches applicative – gennaio e ottobre 2012, giugno 2013 – che influiranno sul costo del lavoro del presente esercizio e del prossimo, e per il quale è previsto l’utilizzo dell’apposito Fondo costituito “ad hoc” e che ci consentirà di reggere all’urto con sufficiente tranquillità”. Www.facebook.com/cooperativaitaca    
   
   
TUMORI NEUROENDROCRINI, MALATTIE ORFANE IN RAPIDA CRESCITA AL VIA IN ITALIA IL PRIMO STUDIO MONDIALE SU UNA NUOVA TERAPIA  
 
Monza, 10 maggio 2012 - I tumori neuroendocrini colpiscono ogni anno in Italia oltre 1200 persone e nell’ultimo decennio la loro incidenza è cresciuta del 2% ogni 12 mesi. Colpiscono principalmente gli uomini tra i 50 e i 60 anni, possono presentarsi in ogni sede dell’organismo, ma sono più frequenti nel tratto gastroenterico, circa il 70%. Presentano spesso caratteristiche particolari che rendono difficile la loro diagnosi: i sintomi più comuni sono un arrossamento diffuso e crampi addominali, accompagnati talvolta da diarrea. E alcuni di questi tumori sono del tutto asintomatici. Il centro di riferimento, in Italia, per la cura e il trattamento di questa patologia, si chiama Ce.ri.ca. (Centro di Riferimento per lo Studio e la Cura dei Carcinoidi e dei Tumori Neuroendocrini) e ha sede presso l’Istituto di Oncologia (Ido) di Monza. Alle forme rare di cancro è dedicato il X Seminario Itmo (Italian Trials in Medical Oncology) dal titolo Neoplasie a bassa incidenza che si è svolto il 7 maggio al Policlinico di Monza. Un meeting importante che vede la partecipazione di oltre 200 esperti provenienti da tutta Italia per illustrare lo stato dell’arte contro alcuni tumori rari. “Questo convegno nazionale nasce dalla necessità di coordinare il più possibile la lotta contro questi tipi di cancro inusuali, ma non per questo meno pericolosi - afferma il Direttore Scientifico e Clinico dell’Ido prof. Emilio Bajetta -. Lo scopo principale del seminario è capire come affrontare queste patologie che molte volte sono ‘orfane’ di farmaci, e quindi hanno un difficile approccio terapeutico. E’ importante sviluppare la ricerca per giungere alla sperimentazione di nuove molecole”. A questo proposito il Ce.ri.ca. Svolgerà, in esclusiva mondiale, uno studio clinico per valutare l’efficacia e la sicurezza nei tumori neuroendocrini di una nuova molecola: panitumumab. Si tratta di un farmaco abitualmente utilizzato per il trattamento del carcinoma del colon metastatico, che verrà impiegato, per la prima volta, in pazienti affetti da tumore neuroendocrino. L’annuncio dato dallo stesso prof. Bajetta al convegno ha destato grande interesse fra gli specialisti. Il X seminario Itmo vede la partecipazione anche dei massimi vertici dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom). “La nostra Società scientifica - afferma Stefano Cascinu presidente nazionale Aiom - ha deciso di supportare il seminario Itmo perché il cancro si può sconfiggere anche grazie alla condivisione delle conoscenze e al confronto costruttivo tra professionisti. Questi principi sono ancora più validi se dobbiamo affrontare neoplasie rare, cioè malattie di cui spesso abbiamo poche informazioni per quanto riguarda diagnosi e terapia”. L’itmo e il Ce.ri.ca. Sono due enti di ricerca di assoluto livello che il professor Bajetta ha portato in “dote” all’Istituto di Oncologia del Policlinico di Monza. “Le attività di ricerca contro i tumori neuroendocrini - sottolinea il Direttore Ido - sono diventate il fiore all’occhiello dell’Istituto. Il nostro Centro si avvale della collaborazione di numerosi professionisti, noti in Italia e all’estero, per la loro competenza clinico - scientifica sviluppata nell’ambito dei Net. La continua ricerca di strategie terapeutiche innovative richiede complessi studi di confronto. Al 2011 l’Itmo ha realizzato 31 protocolli di studio completati mentre 8 sono ancora in corso. Quest´attività di ricerca ha consentito di pubblicare lavori per esteso, abstract e presentazioni a Congressi Nazionali ed Internazionali”. La prima descrizione esatta di un tumore neuroendocrino risale al 1552 A.c. Ad opera di un medico egiziano. Ciò nonostante solo recentemente i Net sono stati classificati dalle autorità sanitarie internazionali e soltanto negli ultimi anni si è assistito ad un reale progresso nella comprensione della loro biologia. Tutt’ora le cause di queste rare patologie sono ignote. “C’è ancora molta strada da fare per migliorare le nostre conoscere sui tumori rari. La difformità di queste neoplasie – ricorda il professor Bajetta – e la loro criticità terapeutica richiedono un approccio multidisciplinare. Le loro caratteristiche ne rendono infatti difficile la diagnosi. I tumori neuroendocrini per esempio possono rimanere silenti per anni, crescono lentamente e spesso originano metastasi prima di diventare sintomatici. Difficilmente un clinico può affrontare da solo e con eguale perizia tutti i tumori a bassa incidenza. Serve necessariamente un’alleanza tra oncologo, anatomo-patologo, radiologo, chirurgo e medico nucleare. Infine, è assolutamente necessario concentrare tutte le risorse, conoscenze ed esperienze nella lotta contro le neoplasie rare in centri altamente specializzati e condividere il più possibile tutte le esperienze acquisite”.  
   
   
SANITÀ: VENERDÌ 11 MAGGIO INCONTRO A VILLA UMBRA SU BUONE PRATICHE PER SICUREZZA PAZIENTI  
 
Perugia, 10 maggio 2012 - Avviare un confronto tra le Regioni Umbria, Abruzzo, Lazio, Marche, Molise, Toscana sui modelli per la diffusione delle buone pratiche in sanità relative alla sicurezza dei pazienti: è l´obiettivo dell´incontro in programma nella sede della Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica l´11 maggio a partire dalle ore 9 e che rientra tra le attività di disseminazione dei risultati del progetto "Individuazione delle pratiche migliori rivolte al miglioramento della sicurezza delle cure". Il progetto, realizzato dall´Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali in attuazione di un accordo di collaborazione con il Ministero della Salute, si colloca nell´ambito delle attività dell´´Osservatorio Buone Pratiche per la Sicurezza dei Pazienti, istituito per l´esercizio della funzione di monitoraggio delle buone pratiche, attribuita all´"Age.na.s" dall´Intesa Stato-regioni del 2008. Ad aprire i lavori sarà l´amministratore unico della Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica, Alberto Naticchioni, interverranno Alessandro Bartoloni dell´Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, Giovanni Caracci di Age.na.s, Rosetta Cardone del Ministero della Salute, Angela De Feo del Ministero della Salute, Dalia Palmieri dell´Ospedale Civico Santo Spirito di Pescara, Roberto Papa dell´Azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti Ancona, Manuela Pioppo dell´Azienda ospedaliera di Perugia, Maddalena Quintili dell´Asl di Roma, Paola Casucci, della Direzione regionale salute, coesione sociale e Società della conoscenza.  
   
   
PRIMO IMPIANTO IN ITALIA DEL DEFIBRILLATORE ELLIPSE DAL DESIGN ISPIRATO DAI MEDICI PRESSO LA CASA DI CURA MONTEVERGINE, A MERCOGLIANO (AV) LA PROGETTAZIONE DEL DESIGN DEL NUOVO ICD DI ST. JUDE MEDICAL È STATA ISPIRATA DA OLTRE 200 MEDICI DI TUTTO IL MONDO  
 
Milano, 10 maggio 2012 - St. Jude Medical, multinazionale leader nella progettazione, produzione e commercializzazione di dispositivi medicali, lancia il defibrillatore impiantabile (Icd) Ellipse in Italia. Il primo impianto è stato eseguito alla Casa di Cura Montevergine, a Mercogliano (Av) dal dr. Francesco Solimene, Capo dell’Unità di Elettrofisiologia. L’unità operativa di Elettrofisiologia della Casa di Cura Montevergine è un centro di eccellenza nel trattamento delle aritmie cardiache. Nel 2011 l’attività complessiva della clinica ha visto circa 500 impianti di dispositivi (tra pacemaker, defibrillatori e sistemi di resincronizzazione cardiaca) e 350 ablazioni effettuate. Il centro rappresenta inoltre uno dei riferimenti per il Sud Italia per l’estrazione di elettrocateteri con tecnica meccanica e laser. Il paziente a cui è stato impiantato il primo Icd Ellipse è un uomo di 78 anni, affetto da cardiomiopatia dilatativa conseguente di un evento ischemico miocardico ed affetto già da fibrillazione atriale. Gli Icd sono dispositivi impiantabili che trattano ritmi cardiaci eccessivamente veloci, potenzialmente letali (tachicardia ventricolare o fibrillazione ventricolare) che spesso possono portare alla morte cardiaca improvvisa. L’icd Ellipse offre i vantaggi di funzionalità avanzate e di potenza in uno dei più piccoli Icd ad alta energia disponibili sul mercato. La sua forma unica è stata ideata direttamente da medici durante un focus group in cui hanno predisposto dei modelli in argilla per concretizzare il design del loro dispositivo ideale. L’ispirazione del medico è diversa da qualsiasi altra fonte disponibile, poiché ciascuno dei miglioramenti suggerito e applicato aumenta il comfort del paziente e rende il dispositivo più facile da impiantare. I bordi arrotondati sono stati progettati per migliorare l’avvolgimento dell’elettrocatetere intorno al dispositivo una volta collegato, riducendo cosi anche le dimensioni della tasca sottocutanea per l’alloggiamento del dispositivo stesso. “Siamo entusiasti dell’impianto di Ellipse alla Casa di Cura Montevergine. Questo nuovo Icd ha un equilibrio ideale di forma, sottigliezza, longevità ed energia racchiuse in un unico dispositivo, che insieme costituiranno un enorme beneficio per i miei pazienti. Il nuovo design ha contribuito a rendere la procedura di impianto più efficiente e sono sicuro che le dimensioni ridotte aumenteranno il benessere dei miei pazienti”, ha affermato il dr. Francesco Solimene. L’icd Ellipse aggiunge Securesense Rv per l’esclusione dei disturbi collegati all’elettrocatetere. La funzione può distinguere tra gli episodi di disturbo da reali tachicardie ventricolari (Vt) o fibrillazione ventricolare (Vf), che consente di escludere automaticamente una terapia tachicardica in presenza di disturbi del catetere. Ellipse incorpora inoltre la tecnologia Shockguard che fornisce un rilevamento più accurato per distinguere meglio i ritmi che richiedono defibrillazione e non. Questi miglioramenti possono ridurre del 74% le terapie inappropriate. Ellipse dispone infine dell’algoritmo di controllo della congestione Corvue. Questa caratteristica avvisa i medici quando l’insufficienza cardiaca del paziente sta peggiorando, come evidenziato dalle alterazioni dei segnali elettrici che possono essere correlate a una congestione incrementata o alla ritenzione di liquidi nella zona del torace. "St. Jude Medical si impegna continuamente in investimenti di iniziative di ricerca e sviluppo e considera costantemente il feedback dei medici”, dichiara Massimo Chiarin, Amministratore Delegato di St. Jude Medical Italia. “Il lancio di Ellipse migliora ulteriormente la nostra offerta di dispositivi per la gestione del ritmo cardiaco in Italia, ognuno con caratteristiche tali in grado di trattare una vasta gamma di esigenze cliniche”.  
   
   
TIROIDE IN GRAVIDANZA: RISCHIO ABORTO E DEFICIT COGNITIVI DEI BIMBI  
 
Milano, 10 maggio 2012 – Sei incinta oppure vuoi avere un bambino? Ti hanno prescritto un esame della tiroide tra i tanti? Sarebbe molto importante, ecco perché. In gravidanza il fabbisogno di iodio raddoppia, ne servono 100 microgrammi in più al giorno. Eventuali carenze, presenti nel nostro Paese soprattutto al Sud e nelle aree extraurbane a causa di abitudini alimentari non corrette dall’uso quotidiano di sale iodato, possono provocare danni alla salute. Aumentano, in particolare, il rischio di aborto ma anche di deficit cognitivi nei bambini, oltre a infertilità per chi desidera avere un figlio. E’ l’allarme che lanciano gli endocrinologi in occasione della Giornata Mondiale della Tiroide, in programma in Italia il 23 maggio 2012, per fornire una adeguata informazione delle future mamme. “Per prevenire e trattare le forme di ipotiroidismo che in gestazione aumentano e possono provocare danni alla salute della mamma e del bambino” – annuncia il professor Aldo Pinchera, Presidente Onorario Ait, Associazione Italiana Tiroide e Professore emerito di Endocrinologia dell’Università degli Studi di Pisa – “è stato lanciato, nei reparti di endocrinologia e di ginecologia di oltre cento ospedali italiani, il progetto pilota destinato alle donne che desiderano avere un figlio. Prevede la verifica del corretto funzionamento della ghiandola delle potenziali puerpere e la somministrazione di un questionario finalizzato ad informarle sui possibili gravi danni alla salute che la carenza di iodio può provocare, dall’infertilità all’aborto, fino a deficit cognitivi dei bimbi. Grazie a questa iniziativa, contiamo di incrementare le diagnosi precoci e colmare eventuali carenze di iodio con opportune integrazioni, assicurando in breve un normale decorso della gestazione”. Le donne in età fertile in Italia sono oltre due milioni, quelle che hanno una gravidanza programmata o meno si aggirano tra 500 e 600.000 ogni anno: naturalmente non è possibile, soprattutto nell’attuale situazione congiunturale, ipotizzare uno screening della funzione tiroidea completo per tutte, a carico del Sistema Sanitario Nazionale. “Proprio per questo con la Giornata Mondiale della Tiroide 2012” – prosegue il professor Pinchera – “ci proponiamo di informare le future mamme sull’importanza di sottoporsi ad un controllo finalizzato ad identificare l’eventuale opportunità di un approfondimento della funzione tiroidea, non solo in occasione di questo evento internazionale, ma più in generale, prima oppure all’inizio della gestazione. Il semplice esame obiettivo e la storia individuale e familiare consentono di limitare al massimo il ricorso a procedure diagnostiche complesse e costose ”. Promossa dall’Associazione Italiana della Tiroide (Ait), dall’Associazione dei Medici Endocrinologi (Ame), dalla Società Italiana di Endocrinologia (Sie), insieme al Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (Cape) la Giornata Mondiale della Tiroide 2012 ha quindi come tema centrale “La Tiroide è Donna – La Tiroide e la Gravidanza”. Disfunzioni in gravidanza: quante donne a rischio, dove e perché - Le malattie della tiroide interessano oltre 6 milioni di italiani, hanno una maggiore incidenza nelle donne (una su dieci soffre di ipotiroidismo, due su cento di ipertiroidismo), possono aggravarsi o scaturire proprio all’inizio della gravidanza ed avere conseguenze negative sullo sviluppo neuropsichico del bambino. Le donne in età fertile si stima siano oltre due milioni, quelle che desiderano avere un figlio almeno mezzo milione. “Il deficit nutrizionale di iodio oggi è presente soprattutto nel Sud Italia e più in generale nelle comunità piccole ed isolate” – specifica il professor Paolo Vitti, Associazione Italiana della Tiroide, Professore Ordinario di Endocrinologia, Università di Pisa – “dove manca la possibilità di un’alimentazione variata, garantita in città dalla grande distribuzione. Ma è l’informazione a mancare, soprattutto, a tutti i livelli. Quante mamme e papà sono a conoscenza dell’importanza di verificare il corretto funzionamento della tiroide in gravidanza? Se lo sapessero le donne si sottoporrebbero in massa all’esame”. “La prevenzione è fondamentale” – afferma il professor Alfredo Pontecorvi Società Italiana di Endocrinologia, Professore Ordinario di Endocrinologia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – “dato che durante la gravidanza aumenta la funzione tiroidea e quindi la necessità di assumere lo iodio come ingrediente nutritivo – ne serve il doppio rispetto alla norma, quindi circa 100 microgrammi in più - perché la tiroide funzioni al meglio. A questo scopo per limitare l’uso di sale in gravidanza sono raccomandati integratori alimentari contenenti la quantità giusta di iodio.” “Un’eventuale disfunzione tiroidea diagnosticata nella donna che programma la gravidanza oppure che è in gravidanza, può essere risolta in poco tempo” – precisa il professor Enrico Papini, Associazione Medici Endocrinologi, Direttore Uoc Endocrinologia e Malattie Metaboliche Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale - con un adeguato trattamento medico in modo che la gestazione abbia un decorso del tutto normale.” Il programma della Giornata Mondiale della tiroide - Le Società Scientifiche promotrici della Giornata Mondiale della Tiroide hanno elaborato una brochure informativa ed un questionario personalizzato che verranno distribuiti alle giovani donne che si presenteranno presso gli ambulatori di endocrinologia e ginecologia da venerdì 18 maggio a venerdì 25 maggio per sottoporsi alla visita gratuita nelle strutture ospedaliere che aderiscono all’iniziativa, dove saranno anche esposte le locandine dell’evento. Il questionario, che verrà compilato con il supporto dello specialista, contiene una sezione di anamnesi per la diagnosi precoce di eventuali malattie tiroidee, oltre ad una parte dedicata all’informazione. I risultati forniranno per la prima volta un quadro utile ai programmi di prevenzione e cura. Le strutture che aderiscono alla Giornata Mondiale della Tiroide sono circa 100, in programma visite gratuite, incontri informativi con le scuole, distribuzione di sale iodato in 45 città di 16 regioni italiane. Informazioni per il pubblico Informazioni sui centri ospedalieri coinvolti nel progetto pilota, sulle visite gratuite e sugli incontri aperti al pubblico visitando i siti: www.Associazioneitalianatiroide.org  www.Associazionemediciendocrinologi.it  www.Societàitalianaendocrinologia.it    
   
   
ARRIVANO GLI ORTAGGI ALLO IODIO: BASTA UN POMODORO AL GIORNO  
 
 Milano, 10 maggio 2012 - Ricercatori della Scuola Superiore Sant’anna e del gruppo di ricerca del professor Aldo Pinchera dell’Università di Pisa, hanno pubblicato sulla rivista Scientific Reports, del prestigioso gruppo editoriale Nature.com, la scoperta del meccanismo attraverso il quale è possibile far accumulare una maggior quantità di iodio alle piante. La carenza di iodio costituisce una delle più importanti componenti di malnutrizione a livello mondiale. “Lo iodio è un componente essenziale degli ormoni tiroidei tiroxina e triodotironina, che regolano la crescita, lo sviluppo del sistema nervoso centrale ed il metabolismo basale” dice il professor Pinchera - “La carenza di iodio ha diversi effetti negativi sulla crescita e lo sviluppo negli animali e nell´uomo. Questi sono definiti disordini da carenza iodica (Idds) e sono una delle più importanti e comuni malattie umane”. La formazione del gozzo e dei noduli tiroidei sono la più comune conseguenza della carenza iodica nell’adulto. Lo iodio è abbondante nel pesce e nelle alghe, ma queste ultime non fanno parte della dieta dei paesi occidentali. Lo iodio in frutta e verdura è presente in quantità veramente basse. Le piante assorbono iodio ma, come hanno dimostrato i ricercatori pisani, lo riemettono nell’atmosfera in forma gassosa. Si tratta di una forma metilata dello iodio, dannosa per lo strato dell’ozono: i ricercatori sono riusciti ad aumentare il contenuto di iodio nelle piante eliminando la funzione di un gene responsabile della metilazione dello iodio. Non si tratta di un Ogm, ma di una pianta che ha perso la funzione di un gene, in questo caso responsabile della rimozione dello iodio dai tessuti vegetali. “Abbiamo dimostrato” - prosegue il professor Pinchera - “come il problema della bassa quantità di iodio nei vegetali non derivi dalla loro incapacità di assorbirlo, ma piuttosto di trattenerlo nei tessuti vegetali”. I risultati di questa ricerca aprono nuove prospettive per la iodoprofilassi: nei laboratori pisani sono già allo studio pomodori che accumulano quantità di iodio sufficienti ad apportare l’intera dose giornaliera di iodio in un singolo pomodoro. Un ulteriore studio dell’Università di Pisa condotto da Ricercatori Endocrinologi, Agrari e Veterinari, ha dimostrato che, arricchendo il terreno e i concimi con iodio, si possono ottenere vegetali e ortaggi che nascono con quantità di questo elemento naturalmente superiori al normale. E’ il caso proprio del pomodoro arricchito, ma anche insalata e carote, che arriveranno a breve sulle nostre tavole forse, in aggiunta alle patate iodate, già disponibili da qualche tempo nel nostro Paese. Poco sale, ma iodato - Il mezzo più semplice ed economico per incrementare l’apporto di iodio giornaliero consiste nell’uso di sale arricchito con iodio nell’alimentazione quotidiana. Il sale arricchito contiene 30 milligrammi di iodio per chilo, mentre il sale marino ne è privo. L’uso del sale iodato si è dimostrato un metodo efficace per la prevenzione dei disturbi alla tiroide in tutti i paesi in cui è stato adottato e ricordiamo che in Italia è in vigore dal 2005 una legge che ne prevede e raccomanda la vendita di sale arricchito con iodio. Oltre al sale, è possibile oggi trovare nei supermercati alcuni alimenti “arricchiti” con questo nutriente come i crackers. L’efficacia della profilassi attraverso l’utilizzo di sale arricchito di iodio non contrasta con le raccomandazioni al contenimento del consumo di sale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e in particolare dell’ipertensione. Basta infatti 1/2 cucchiaino di sale iodato al giorno (5 grammi) per assumere la quantità minima raccomandata di iodio. E’ comunque auspicabile il ricorso a metodi alternativi o integrativi per la iodoprofilassi quali l’arricchimento dei mangimi animali e l’arricchimento dei vegetali per compensare la riduzione del consumo globale di sale per via diretta (sale aggiunto direttamente al cibo) o indiretta (sale presente negli alimenti preconfezionati).  
   
   
REGIONE LAZIO, CAMPAGNA PREVENZIONE “MI STATE A CUORE KIDS” DA OGGI A FROSINONE VISITE GRATUITE AI RAGAZZI DAI 5 AI 12 ANNI  
 
Roma, 10 maggio 2012 - Tappa a Frosinone per la campagna di prevenzione “Mi state a Cuore Kids - la promozione della salute per i ragazzi”, promossa dalla Regione Lazio su tutto il territorio regionale. Dopo Roma e Viterbo, da, giovedì 10, fino al prossimo 13 maggio i camper regionali con a bordo medici e dentisti sosteranno nei pressi di alcune scuole di Frosinone e nel parcheggio antistante il centro commerciale Le Sorgenti per effettuare visite gratuite ai ragazzi dai 5 ai 12 anni. In particolare, giovedì 10 maggio i camper sosteranno dalle ore 15.30 alle ore 19.00 presso il Iv Circolo Scuola Primaria ‘Amedeo Maiuri’, a Frosinone, zona campo sportivo, Viale Tevere, 72. Mentre venerdì 11 maggio, sempre dalle 15.30 alle 19.00, i camper si sposteranno presso il Circolo Scuola Primaria ‘G. Verdi’, zona stazione, via Giuseppe Verdi. Sabato 12 e domenica 13 maggio, dalle 10.00 alle 18.00, “Mi state a cuore Kids” arriva al centro commerciale “La Sorgenti”in via le Lame, 10. Nel corso delle quattro giornate, a bordo sarà possibile effettuare le seguenti visite specialistiche: dermatologica; controllo del diabete; controllo della pressione arteriosa; otorinolaringoiatrica; oculistica; odontoiatrica con applicazione fluoro; ortodontica; istruzioni di igiene orale; rilevazione della placca; visita cardiologica (senza Ecg); visita dietologica; visita allergologica con spirometria e/o test cutaneo (Prick Test); test per celiachia. Dopo Frosinone, nei prossimi giorni la campagna di prevenzione della Regione Lazio si sposterà di fronte alle scuole e ai centri commerciali Rieti (dal 17 al 20 Maggio), con il tour che si concluderà a Latina dal 24 al 27 maggio.  
   
   
MOSTRA “ELISA LECLÉ. A REGOLA D’ARTE, PITTURE & ABITI-SCULTURE” SPELLO, VILLA FIDELIA 20 MAGGIO – 1° LUGLIO 2012  
 
 Spello (Pg), 10 maggio 2012 - Domenica 20 maggio 2012, alle ore 17.30, a Villa Fidelia di Spello (Pg) si inaugurerà la mostra “Elisa Leclé. A regola d’arte, pitture & abiti-sculture” a cura di Giorgio Bonomi. L´esposizione, realizzata in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Culturali della Provincia di Perugia e con il patrocinio della Regione Umbria e del Comune di Spello, si potrà visitare fino al 1° luglio 2012. La creatività si può applicare in diverse attività: Elisa Leclé ha iniziato come fashion designer per poi dedicarsi anche all’arte in senso stretto, cioè alla pittura, cui ora accosta la realizzazione di abiti-sculture e copricapi-sculture. In questa mostra l’artista presenta queste nuove sculture che segnano lo slittamento dall’artigianato (d’altissimo livello) all’arte, senza rinunciare a mostrare un’ampia selezione antologica dei lavori pittorici, tutti di tipo astratto-informale e monocromi. Si tratta di un accostamento di due forme artistiche che trovano un equilibrio e una sintesi ottimali proprio per la grande sensibilità e l’eccellente fabbrilità dell’artista, oltre che per la loro capacità di suscitare entusiasmo ed emozione. A proposito della mostra, Giorgio Bonomi afferma: “Leclé non presenta due diverse forme di arte, bensì una sola: un’arte (visiva) che nel corso degli anni va sempre più affermandosi e maturandosi, senza sospette conversioni o opportunistici cambiamenti, con una coerenza e una sensibilità che sicuramente ritroveremo negli sviluppi della sua arte e della sua persona”. “Con questa mostra” è scritto in una nota dell’Assessore alla Cultura della Provincia di Perugia, Donatella Porzi, “ha inizio la stagione espositiva 2012 di Villa Fidelia. È un avvio pieno di colori e di inventività, di capacità creativa e di conformità a un territorio – la Valle Umbra – che risplende di arte e di artigianato in ogni suo angolo, dalla pianura alla collina che la sovrasta e l’accompagna. Siamo grati a Elisa Lestini per il suo modo pulito e raffinato, aperto sul futuro e specchiato nella tradizione, con cui prosegue un prezioso lavoro di tessitura estetica che dialoga apertamente con il presente e che il pubblico di Villa Fidelia non mancherà di apprezzare, dando a questo ambiente e queste architetture il tono e la musicalità che la storia ha sempre invocato su uno scenario fra i più sublimi dell’Umbria”. Elisa Lestini, in arte Elisa Leclé è nata a Bastia Umbra nel 1964, dove vive e lavora come creativa free-lance nel mondo sartoriale e dell’alta moda. Nel corso degli anni, è riuscita ad attivare significative collaborazioni di livello internazionale. Ha anche esperienze di lavoro nel mondo del teatro, come scenografa e costumista. La sua carriera artistica è cominciata da molti anni, con la partecipazione a numerose esposizioni collettive; ha tenuto la sua prima mostra personale nel dicembre del 2007 presso il Monastero delle Monache Benedettine di Bastia Umbra, nella sua città. In occasione della personale, si è scelta l’evocativo nome d’arte di Elisa Leclé, con un intenzionale richiamo, per assonanza, al poliedrico eclettismo del suo misurarsi con l’atto del creare, in una mescolanza fra fashion e arte che ben la rappresenta Tra le mostre: nel 2008 si segnala “Ventidue” organizzata dall´Assessorato alla Cultura del Comune di Bastia Umbra; sono state invitate ad esporre presso la Palazzina Franchi 22 tra le più significative artiste locali, italiane e straniere. Nel 2009, è una delle artiste invitate nella mostra “Futurismo E Suggestioni Di Fashion Design Contemporaneo 100 Anni Dopo” a cura di Massimo e Francesca Duranti, che si è tenuta presso la Galleria Lydia Palumbo Scalzi di Latina. Ed ancora, ha partecipato tra gli “artisti ospiti”, nella manifestazione “Sant’agostino, La Piazza Che Verrà” che si è tenuta ad Arezzo, organizzata dal Circolo Culturale Aurora con il patrocinio di Comunità Europea, Ministero dell’Interno, Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo. Nel 2010, nel mese di marzo, mostra a Perugia presso la Galleria Artemisia dal titolo “Di Seta E Di Colore...” a cura di Giorgio Bonomi. Sempre nello stesso anno, dal 30 aprile al 23 maggio, altra mostra personale dal titolo “Reflexions” presso l’Atrio d´Onore del Palazzo della Provincia di Arezzo, a cura di Danilo Sensi. Notizie sul complesso di Villa Fidelia a Spello - Villa Fidelia, detta anche “Costanzi” sorge su un preesistente complesso sacrale risalente all’epoca classica. Il primo corpo di fabbrica fu costruito alla fine del Xv secolo, ma di esso non resta che qualche struttura muraria. La villa attuale fu edificata in un periodo compreso fra il 1805 ed il 1830, su un progetto, a detta di molti studiosi, dell’architetto Giuseppe Piermarini. L’edificio ottocentesco è di forma estremamente regolare e caratterizzata da una certa eleganza formale, sebbene presenti tuttora orpelli neopalladiani dopo la ristrutturazione novecentesca del Bazzani. Oltre alla villa, il complesso è formato da un giardino barocco, un giardino all’italiana, un limonaia sede attuale di mostre e conferenze, un parco lecceta, un oliveto, un galoppatoio ed una chiesa. La Provincia di Perugia è proprietaria del complesso dal 1974.