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GIOVEDI
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Notiziario Marketpress di
Giovedì 05 Luglio 2012 |
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BOLZANO, MEMC E ENERGIA: BIZZO A ROMA PROSEGUE LA TRATTATIVA |
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Bolzano, 5 luglio 2012 - Con l’incontro a Roma al Ministero dello sviluppo economico, presente l’assessore provinciale al Lavoro Roberto Bizzo, è entrata nel vivo il 4 luglio la trattativa riguardante la fornitura di energia in Alto Adige che punta a portare alla ripresa dell’attività dello stabilimento Memc di Sinigo. Si lavora per dare attuazione ai provvedimenti già concordati. Come concordato dalle istituzioni e dai soggetti coinvolti, è proseguito oggi a Roma il dialogo sulla questione che lega a filo doppio l´approvigionamento energetico in Alto Adige e il futuro produttivo e occupazionale dlla Memc a Sinigo. "Quello al Ministero è stato un primo incontro tecnico - spiega l´assessore Roberto Bizzo, che per la Giunta provinciale segue in prima persona la vicenda - nel quale abbiamo ripreso il discorso avviato nei precedenti colloqui." Ora entra nel vivo la trattativa per approfondire il tema del costo dell´energia per la Memc e più in generale delle opportunità di approvvigionamento a costi inferiori per le imprese altoatesine. Come si ricorderà, il decreto sviluppo licenziato dal Governo identifica le categorie di imprese a forte consumo di energia e fissa i parametri per accedervi a condizioni favorevoli: una norma molto attesa anche dalla Memc, che potrà essere messa nella condizione di coprire il suo fabbisogno energetico a costi più convenienti e di proseguire l’attività in Alto Adige. Parallelamente prosegue il discorso con Terna per il ripristino dell´interconnessione transfrontaliera dell´elettrodotto al Brennero, che consentirà alle imprese di importare energia dall´estero a costi inferiori. La partita, conclude Bizzo, si gioca su questi due fronti. |
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LE FAMIGLIE ITALIANE E IL MERCATO IMMOBILIARE |
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Roma, 5 luglio 2012 - Nello scenario di luci e ombre che contraddistingue in questo periodo l’economia in generale e, in particolare, il mercato immobiliare, si colloca l’Indagine Tecnoborsa 2012 che presenta l’analisi delle transazioni nel settore residenziale effettuate dalle famiglie negli anni 2010-2011 e quelle previste per il 2012-2013 con un‘ampia finestra sul credito immobiliare. Come per le passate edizioni, la ricerca è corredata da un puntuale raffronto con gli anni precedenti, per un arco temporale che abbraccia oltre un decennio. Valter Giammaria, Presidente Tecnoborsa, sottolinea come: “Analizzando in modo specifico il comparto delle compravendite, è emerso che solo il 2,4% degli intervistati ha acquistato un’abitazione nel biennio esaminato e, confrontando l’attuale Indagine con le quattro precedenti sembra che non si sia arrestato il trend decrescente; infatti, rispetto a quanto rilevato nel 2010, c’è stato un ulteriore calo di 1,1 punti percentuali e di ben 4 punti rispetto al dato riscontrato nell’Indagine 2004 per il biennio 2002-2003; ciò significa che, rispetto a cinque anni or sono, le famiglie che hanno acquistato un’abitazione si sono dimezzate. Bisogna sottolineare inoltre che – ha aggiunto il Presidente – per quanto riguarda le grandi città, e in particolare Roma, si riscontrano dati in controtendenza rispetto al nazionale: infatti, nella Capitale il 7,2% delle famiglie intervistate ha acquistato un’abitazione, confermando un leggero trend, questa volta crescente, rispetto alle precedenti Indagini Tecnoborsa”. Per quanto concerne l’utilizzo dell’immobile, al primo posto si trova come sempre l’acquisto dell’abitazione principale (77,2%), che supera notevolmente i valori registrati fino ad oggi; al secondo posto (8,7%), c’è la motivazione come seconda casa vacanze che cresce leggermente rispetto all’Indagine 2010, pur rimanendo al di sotto dei valori registrati nelle prime tre rilevazioni – va ricordato che il periodo 2010-2011 a cui si riferisce questo dato è precedente all’entrata in vigore dell’Imu che inasprisce la pressione fiscale, in particolare sulle seconde case; al terzo posto si trova l’acquisto effettuato per investimento (6,9%); al quarto vi sono coloro che hanno acquistato una seconda casa per parenti prossimi (5,8%), dato che raggiunge il suo minimo storico. Andando ad analizzare le dimensioni delle abitazioni rispetto alla motivazione di acquisto, è emerso che chi acquista una casa per andarci a vivere sceglie tagli medio grandi; viceversa, chi compra casa per investire il proprio denaro o per andare in vacanza sceglie i monolocali o i trilocali; infine, l’acquisto fatto per parenti prossimi è abbastanza trasversale e va dal monolocale al quadrilocale. Per quanto concerne, invece, la superficie degli immobili, gli appartamenti più richiesti sono quelli con superficie medio-piccola (fino a 70 mq) e media (71-100 mq); a seguire, si trovano gli appartamenti medio-grandi (101-140mq) e grandi (oltre i 140 mq; dunque, la superficie media è di circa 80 mq, valore in calo rispetto a quello riscontrato nel 2010 – da tener presente anche in considerazione della futura riforma del Catasto che legherà il fisco ai metri quadri piuttosto che al numero dei vani attuali. Inoltre, dal confronto con l’Indagine 2010 emerge un forte calo di coloro che hanno scelto un’abitazione dotata di un box/posto auto, cantina e/o soffitta, giardino condominiale e servizio di portierato, tutti fattori che contribuiscono alla crescita del prezzo dell’immobile e del costo di gestione di esso; viceversa, si è riscontrato un incremento per quanto riguarda l’acquisto di case con terrazza/balcone e con ascensore condominiale. Il Presidente di Tecnoborsa ha proseguito affermando che: “ Tra coloro che hanno acquistato una casa, il 61,9% ha dichiarato di aver fatto ricorso a un finanziamento o a un mutuo – valore inferiore a quello riscontrato nell’Indagine 2010. Prevalentemente, ricorrono ai mutui/finanziamenti il 68,2% di coloro che hanno acquistato una seconda casa per parenti prossimi e il 66,8% di coloro che hanno acquistato un’abitazione principale. Viceversa, risulta bassa la richiesta di un prestito per una seconda casa vacanze (39,4%) o per investimento (38,5%). Quindi, le famiglie italiane, in questo momento, sono disposte ad accendere un mutuo solo se necessario, per acquistare una casa in cui vivere loro o per un proprio familiare, mentre acquistano una seconda casa da tenere a disposizione o da mettere a reddito solo se hanno una liquidità disponibile”. Quanto ai canali utilizzati per reperire il finanziamento, dalle risposte fornite dal campione intervistato è risultato che l’89,3% si è recato presso la propria banca, a dimostrazione di un elevatissimo grado di fidelizzazione del rapporto bancario, dettato anche dal credit crunch e dal possibile diniego da parte di istituti di credito che non conoscano il cliente; il restante 10,7% ha ottenuto il mutuo tramite altri istituti di credito o altri canali specializzati, come, canali on-line, broker, finanziarie, etc. Da un’analisi della quota di mutuo acceso rispetto al prezzo del bene acquistato è emerso che il 10,1% dei richiedenti ha ottenuto un prestito che copre dal 21% al 40% del costo del bene; il 20,9% dal 41% al 60%; ben il 30,4% dal 61% all’80% e solo il restante 0,5% ha preso un mutuo che copre oltre l’80% del prezzo pagato – c’è da notare anche che il 38,1% degli acquirenti dispone di mezzi propri sufficienti a finanziare l’acquisto della casa. Infine, rispetto all’Indagine 2010 è scesa di circa 12 punti percentuali la quota di chi ha utilizzato più del 30% del reddito familiare per pagare il mutuo della propria abitazione, dato che conferma la difficoltà all’accesso al credito da parte delle famiglie italiane e, infatti, nel 15,8% dei casi, oltre all’ipoteca sul bene acquistato, è stata richiesta dalla banca una garanzia aggiuntiva al fine di poter accedere al mutuo: un 21,6% di costoro ha dovuto fornire un’ulteriore garanzia ipotecando anche un secondo bene; un 24,3% è ricorso alla fideiussione bancaria di un terzo; infine, ben il 64,9% ha dovuto sottoscrivere una polizza assicurativa a copertura di parte del capitale erogato. Invece, per quanto riguarda le vendite, la motivazione predominante che ha indotto a vendere un’abitazione è ancora quella della sostituzione con un’altra abitazione principale (47,2%), anche se il valore è in calo rispetto al periodo 2009-2008. Rimane rilevante anche la quota di chi ha venduto per bisogno di liquidità (30,4%), ma pure questo dato è leggermente in calo rispetto a quanto riscontrato nelle due Indagini precedenti. Il 4,3% di chi ha ceduto un immobile nel biennio 2010-2011 lo ha fatto per acquistare una seconda casa vacanze; il 3,7% per prendere una casa per parenti prossimi; il 2,5% per effettuare altri investimenti immobiliari ma nessuno ha venduto un immobile per fare investimenti finanziari. Dall’incrocio tra il tipo di abitazione venduta e il motivo della vendita è emerso che il 71,6% di coloro che hanno venduto un’abitazione principale lo hanno fatto per acquistare un’altra abitazione principale; invece, coloro che hanno ceduto altre tipologie di abitazione lo hanno fatto principalmente spinti dal bisogno di liquidità, mentre negli anni precedenti lo facevano perlopiù per acquistare un’abitazione principale. Infine, andando ad analizzare il mercato delle locazioni, risultata che il 2,5% degli intervistati ha preso in affitto un immobile nel biennio appena trascorso e si è trattato, per lo più, di coppie senza figli o con figli grandi, le quali pensano che nel prossimo futuro potrebbero trovarsi ad affrontare momenti difficili e, quindi, hanno evidentemente preferito prendere un bene in affitto invece di acquistarlo, poichè meno impegnativo finanziariamente. Spostandosi sul lato dell’offerta, è emerso che nel biennio 2010-2011 sono scesi coloro che hanno dato in locazione un bene (2,6%), valore che, anche in questo caso, ha toccato il suo minimo storico – in questo senso non si può non evidenziare che l’introduzione della cedolare secca non ha contribuito, come ci si aspettava, a far emergere il sommerso. Complessivamente, è da sottolineare il fatto che da quando Tecnoborsa ha iniziato a monitorare il mercato delle locazioni, per la prima volta si registra un gap nullo tra domanda e offerta. Per quanto concerne le previsioni per l’anno il corso e il 2013, è emerso che il 4,7% degli intervistati ha intenzione di effettuare almeno una transazione nel biennio 2012-2013 e, cioè, acquistare vendere, prendere in locazione, dare in locazione; mettendo a confronto l’Indagine nazionale attuale con quelle precedenti, risulta pressoché immutata la percentuale rispetto a quanto rilevato nel 2010, che si attesta su un valore decisamente inferiore a quello delle analisi svolte negli anni precedenti. Invece, spostando l’analisi dalla parte dell’offerta futura, emerge che nel biennio 2012-2013 il 2,4% delle famiglie intervistate ha intenzione di vendere un immobile, percentuale che ritorna al valore rilevato nel 2008 dopo il calo del 2010. La motivazione predominante che induce alla vendita di un’abitazione è l’esigenza di acquistare un’altra abitazione principale (41,2%); al secondo posto c’è chi pensa di vendere per bisogno di liquidità (31,4%); al terzo posto si trova chi intende vendere per fare altri investimenti immobiliari (9,8%); al quarto posto c’è chi pensa di cedere un’abitazione per acquistare una seconda casa per parenti prossimi (7,8%); al quinto posto c’è chi pensa di vendere per fare degli investimenti finanziari (2%); infine, nessuno prevede di vendere per prendere una casa vacanze - molto probabilmente a causa del fatto che le famiglie, in questo momento, sono spaventate dall’incremento delle tasse sulle seconde case e, quindi, le acquistano solo per metterle a reddito in modo tale da poter coprire i costi. In base al confronto con le Indagini precedenti, è scesa notevolmente la quota di chi intende vendere per acquistare un’altra abitazione principale rispetto a quanto riscontrato nel 2010, anche se non si è tornati ai livelli del 2008 e del 2006; sale, invece, la percentuale di chi pensa di vendere per bisogno di liquidità, ma il valore rimane inferiore a quello riscontrato nel 2008. “Dal confronto dell’Indagine nazionale Tecnoborsa 2012 con le quattro precedenti – ha concluso il Presidente Giammaria – emerge un forte calo della quota di famiglie che hanno dichiarato di aver effettuato almeno una transazione nel biennio oggetto di analisi; infatti, c’è stato un decremento di 4,9 punti percentuali rispetto al 2010 – anno in cui sembrava che il mercato si stesse riprendendo – e di ben 9,4 punti se si considera il 2004. Rispetto all’Indagine 2011 Tecnoborsa sulle sei grandi città si evidenzia, però, una migliore tenuta del mercato nei Comuni maggiori. Inoltre, per quanto riguarda i mutui, un dato significativo di questa Indagine è il fatto che una quota consistente di famiglie ha ottenuto un prestito che copre circa il 60% del prezzo pagato per l’immobile”. |
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LE FAMIGLIE ROMANE E IL MERCATO IMMOBILIARE |
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Roma, 5 luglio 2012 - Il nostro Paese sta attraversando una forte crisi economica e, dunque, un periodo pieno di incertezze in cui però, nonostante tutto, gli italiani hanno sostanzialmente continuato, anche se con una comprensibile flessione, a credere nell’investimento immobiliare. È necessario, inoltre, ricordare che, sempre in questo periodo, il sistema bancario ha adottato una forte e decisa politica restrittiva nell’erogazione dei mutui. Ma venendo ai dati dell’Indagine Tecnoborsa 2012, si tratta di un’Indagine, unica in Italia, che analizza sia a livello nazionale che a Roma il rapporto delle famiglie nei confronti del mercato immobiliare; in particolare, gli argomenti che affronta sono: le transazioni effettuate e previste - cioè le compravendite e gli affitti – e i mutui. Analizzando nello specifico le compravendite, a livello nazionale, dall’ultima Indagine è emerso che solo il 2,4% degli intervistati ha acquistato un’abitazione nel biennio 2010-2011 e, dal confronto con le quattro precedenti Indagini Tecnoborsa, sembra che non si sia arrestato il trend decrescente; infatti, rispetto a quanto rilevato nel 2010, c’è stato un ulteriore calo percentuale di poco più di 1 punto e di ben 4 rispetto al dato riscontrato nell’Indagine 2004; ciò significa che, rispetto a cinque anni fa, le famiglie che hanno acquistato un’abitazione si sono dimezzate. Per quanto riguarda Roma, si riscontrano dati nettamente diversi che vanno sottolineati: il 7,2 % degli intervistati ha acquistato un’abitazione nel biennio di riferimento (2010-2011), confermando un leggero trend crescente rispetto alle precedenti Indagini, certamente in controtendenza rispetto al dato nazionale. Senza alcun dubbio le famiglie romane hanno acquistato l’abitazione principale (il 79,1% di coloro che hanno comprato); ma è anche rilevante il dato degli acquisti per investimento: infatti l’8,1% delle famiglie romane che hanno acquistato un immobile l’ha fatto con una finalità ben precisa: investire i propri risparmi nel mattone. Un ulteriore 8,1% degli acquisti si riferiscono alla casa per le vacanze, mentre il restante 4,7% all’acquisto di una casa per i parenti prossimi - dati che si riscontrano sostanzialmente anche a livello nazionale. Le case più richieste sono state i trilocali (46,5%) e i bilocali (29,1%); le abitazioni con quattro e più vani sono state scelte dal 19,7% degli acquirenti; i monolocali solo dal 4,7%. Dal confronto con quanto rilevato nel 2001 è interessante notare la forte crescita della richiesta di trilocali rispetto ai bilocali. Tra coloro che hanno acquistato una casa, il 61,6% ha dichiarato di aver fatto ricorso a un finanziamento o un mutuo, valore leggermente superiore a quello riscontrato nell’Indagine 2011, ma di 2,4 punti percentuali inferiore a quanto rilevato nel 2009 - il valore riscontrato per la città di Roma è allineato a quello medio nazionale. Prevalentemente ricorrono ai mutui/finanziamenti coloro che hanno acquistato un’abitazione per parenti prossimi e il 63,2% di coloro che hanno acquistato un’abitazione principale; questo è dovuto al fatto che chi acquista abitazioni destinate a questi due usi lo fa spinto da esigenze familiari e, quindi, è disposto anche a indebitarsi. Ben il 45,3% di coloro che hanno acquistato un’abitazione ha ottenuto un mutuo che copre dal 41% al 60% del prezzo del bene; il 30,2% ha ottenuto una quota che va dal 21% al 40%; un ulteriore 24,5% ha acceso finanziamenti che vanno dal 61% all’80% del costo totale necessario all’acquisto; infine, nessuno ha preso mutui che coprono più dell’80% del prezzo del bene. Il 75% delle famiglie che hanno acceso un mutuo negli ultimi due anni hanno impegnato mediamente fino al 30% del proprio reddito per il pagamento delle rate, contro il 60% rilevato nell’Indagine 2011; anche questa è una conseguenza delle politiche restrittive adottate degli istituti di credito e dell’innalzamento del livello di prudenza delle famiglie italiane - e in particolare di quelle romane - in un periodo di incertezza economica e politica; il 9,4% ha utilizzato dal 30% al 40% del proprio reddito, il 7,5% ha impiegato tra il 40% e il 50% del budget familiare e il restante 7,5% oltre il 50%. Coerentemente con quanto riscontrato per la domanda, anche per l’offerta, cioè le vendite, nella città di Roma si assiste a un trend crescente, anche se di soli 0,2 punti percentuali, rispetto al 2011, ma diventano ben 2,2 punti se rapportati al dato rilevato nel 2009. Dai risultati emerge che la Capitale è un Comune piuttosto attivo; infatti, a livello nazionale risulta che hanno venduto un immobile nel biennio 2010-2011 solo l’1,9% delle famiglie intervistate. Le vendite avvenute hanno riguardato prevalentemente le abitazioni principali (60,5% di coloro che hanno venduto), fenomeno in crescita rispetto a quanto riscontrato nella rilevazione precedente; seguite da quelle relative alle seconde case vacanze (18,4%) e alle le abitazioni destinate a parenti prossimi (13,2%); per ultime si trovano quelle per investimento (2,6%) - valore decisamente inferiore a quello rilevato nelle precedenti Indagini sia su Roma che su tutto il territorio nazionale. La motivazione predominante che induce alla vendita di un’abitazione si riscontra essere ancora la sostituzione con un’altra abitazione principale (52,6%), valore in crescita rispetto al periodo 2009-2010. Rilevante anche la quota di chi ha venduto per bisogno di liquidità (18,4%), ma questo dato è leggermente in calo rispetto a quanto riscontrato nelle due Indagini precedenti. Il 7,9% di chi ha ceduto un immobile lo ha fatto per effettuare altri investimenti immobiliari; a parità di percentuale (5,3%) c’è chi ha venduto per acquistare una seconda casa vacanze o per parenti prossimi; il 3,6% per poter fare investimenti finanziari. Continua il trend crescente dei nuclei familiari che negli ultimi anni hanno preso in locazione un’abitazione e, nell’Indagine attuale, il valore arriva a sfiorare il 3%. Spostandosi sul lato dell’offerta, risulta che nel biennio 2010-2011 sono saliti coloro che hanno dato in locazione un bene (2,3%), valore che ritorna ai livelli rilevati nell’Indagine 2009. Per quanto riguarda le previsioni di acquisto di un immobile, il 3,2 % delle famiglie romane intervistate ha dichiarato di avere intenzione di acquistare un immobile residenziale nel prossimo biennio, dato che, raffrontato con le precedenti Indagini, registra una leggera flessione di 0,5 punti percentuali rispetto al 2010 e di 0,8 rispetto al 2009. Quanto all’utilizzo degli immobili che le famiglie romane dichiarano di voler acquistare nel prossimo futuro, emerge una particolarità rispetto al dato nazionale: praticamente, a livello di intenzione, non compaiono le motivazioni che orienterebbero l’acquisto verso una seconda casa vacanze o per parenti prossimi; dunque, a Roma, chi intende acquistare lo farà per comprare la prima casa o per mero investimento. Da tenere presente che la rilevazione Tecnoborsa è avvenuta su un campione significativo di 650 famiglie residenti nel Comune di Roma, nei mesi immediatamente successivi all’inasprimento fiscale sugli immobili e, in particolar modo, sulle seconde case. Infine, spostando l’analisi dalla parte dell’offerta futura, emerge che l’1,1% delle famiglie intervistate ha intenzione di vendere un immobile nel biennio 2012-2013, valore che tocca il suo minimo storico. Dal confronto con il dato nazionale emerge che se le intenzioni dovessero essere confermate l’offerta di immobili su Roma sarà inferiore a quella del resto del territorio nazionale (2,4%). In conclusione, si può affermare che gli italiani - e i romani ancor più - sono propensi e credono nell’investimento immobiliare, anche in un momento difficile e colmo di incertezze come l’attuale ma, al tempo stesso, evidenziano aspettative comprensibilmente ancora incerte. E’ necessario attuare politiche fiscali idonee e allentare la stretta creditizia attuata dal settore bancario; il settore immobiliare in Italia è fondamentale, in particolare a Roma che ha un grande bisogno di riqualificare il proprio patrimonio immobiliare per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e favorire in ogni modo lo sviluppo di un settore che è sempre stato uno dei fattori di traino economico. |
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MASTER SULLA RIQUALIFICAZIONE URBANA A PERUGIA |
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Perugia, 5 luglio 2012 - “I programmi complessi lanciati a più riprese nel corso degli anni novanta dal Ministero dei Lavori Pubblici hanno prodotto una forte spinta alle pubbliche amministrazioni comunali ai partner privati e al mondo professionale. In tal senso la riqualificazione urbana ha contribuito a sottolineare il passaggio dall’urbanistica dell’espansione a quella della trasformazione qualitativa, avvicinando la nostra Regione alle esperienze già avviate in altri paesi europei”, ha affermato l’assessore regionale Stefano Vinti nel saluto che ha portato, mercoledì 4 luglio, nel Salone d’Onore di Palazzo Donini a Perugia, all’inaugurazione del master sulla riqualificazione urbana, dedicato agli strumenti per il recupero, la gestione e la valorizzazione del costruito, organizzato dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Perugia. Il Master si è aperto con la Lectio Magistralis del professor Bernardo Secchi, ordinario di Urbanistica all´Istituto Universitario di Architettura di Venezia. “La Regione Umbria, ha sottolineato l’assessore Vinti, consapevole dell’effetto moltiplicatore in termini economici che possono generare questo tipo di interventi, ha potuto contare fin dall’inizio di questa esperienza su alcuni elementi di vantaggio legati in parte alle proprie tradizioni di “buon governo” del territorio, ma in parte anche a precise scelte politiche. Complessivamente la Regione ha potuto finanziare 108 Programmi di Riqualificazione Urbana nei 53 comuni dell’Umbria che si sono avvalsi di questo strumento di innovazione urbanistica ed edilizia. In termini economici sono stati attivati finanziamenti regionali per 212 milioni di euro a valere sui canali dello Stato, del Docup, del Cipe, del Por-fesr, e su fondi di Edilizia Sovvenzionata, Agevolata e risorse proprie dei Puc. I Comuni e gli altri Enti pubblici interessati hanno partecipato con un finanziamento pari a 104 milioni di euro, mentre l’apporto dei soggetti privati coinvolti è stato di 441 milioni di euro. La Riqualificazione Urbana in Umbria insomma, ha impegnato 757 milioni di euro, senza contare l’effetto moltiplicatore generato dall’attivazione delle risorse pubbliche e del cofinanziamento privato. Da una generale riflessione si può rilevare che sono frequenti gli interventi riguardanti la riqualificazione degli spazi aperti, delle piazze, delle aree circostanti gli insediamenti di edilizia residenziale pubblica e interne alle aree ex industriali oggi dismesse. Per quanto riguarda, invece gli interventi edilizi, ha concluso Vinti, essi sono equamente ripartiti fra opere private ed opere pubbliche, segno che in questa Regione è stato raggiunto l’obiettivo di integrazione di finanziamenti pubblici e privati”. |
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EMILIA-ROMAGNA: RIQUALIFICAZIONE URBANA, AL VIA 9 PROGRAMMI PER UN INVESTIMENTO COMPLESSIVO DI 57 MILIONI DI EURO |
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Bologna, 5 luglio 2012 - 57 milioni di euro per finanziare nove programmi di riqualificazione urbana in altrettante città della regione: nei comuni capoluogo di Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Piacenza e in quelli di Pianoro e Calderara di Reno in provincia di Bologna, Faenza (Ra), Cesenatico (Fc) e Fiorenzuola d’Arda (Pc). Si tratta di interventi che puntano al recupero di aree urbane degradate, anche da un punto di vista sociale, con problemi di tensione abitativa e carenza di servizi. Parte delle risorse – 22 milioni e 436 mila euro - sono rappresentate dai finanziamenti assegnati alla Regione Emilia-romagna dal Piano nazionale di edilizia abitativa, mentre 34 milioni e 440 mila euro sono costituite dal cofinanziamento locale. I nove accordi di programmi sono stati firmati oggi a Bologna dall’assessore regionale all’ambiente e riqualificazione urbana Sabrina Freda e dagli Amministratori dei Comuni interessati. “Vogliamo da un lato sostenere il recupero del patrimonio edilizio esistente, senza ulteriore consumo di suolo - ha spiegato Freda - dall’altro promuovere la rigenerazione degli spazi pubblici, recuperando l’identità di quartieri che l’avevano persa, e incrementare la rete dei servizi. Il tutto con una formula, quella dell’alloggio a canone sostenibile, che riesce a intercettare la domanda di quei cittadini che, specie in questi tempi di crisi, per motivi di reddito non possono accedere al mercato della affitto, ma che allo stesso tempo sono esclusi dall’edilizia sociale”. Ora i 9 Programmi integrati di promozione di edilizia residenziale sociale e di riqualificazione urbana (Pipers) entrano nel vivo: scattano infatti i sei mesi di tempo entro i quali dovranno essere appaltati i lavori e avviate le opere. Cosa prevedono i 9 programmi - Stop al consumo di suolo e alloggi a canone sostenibile nella città consolidata dunque, senza ulteriore espansione insediativa. Gli interventi finanziati sono localizzati sia su immobili di proprietà pubblica che privata e immetteranno sul mercato dell’affitto circa 320 alloggi, oltre la metà dei quali - 175 - frutto di riconversione di edifici esistenti, con caratteristiche di efficienza energetica in misura superiore (almeno del 10%) ai limiti di legge. Verranno anche realizzati interventi di urbanizzazione, di miglioramento dei servizi di quartiere, con inserimento di funzioni commerciali e misure di mobilità sostenibile, come piste ciclabili, attraversamenti sicuri, zone “30km”. La riqualificazione urbana in Emilia-romagna - Aree industriali abbandonate, linee ferroviarie dismesse, caserme vuote. Parte nel 2001 l’esperienza emiliano-romagnola della riqualificazione urbana: per recuperare aree urbane in forte stato di difficoltà, agendo sul patrimonio edilizio pubblico e privato, sulla dotazione di servizi e di spazi comuni, sulla mobilità, sull’ambiente. Sono 70 i Programmi di riqualificazione urbana realizzati in circa 10 anni, per altrettante aree dismesse in una cinquantina di Comuni emiliano-romagnoli: 800 ettari di aree, spesso a ridosso dei centri storici e strategiche per promuovere, attraverso l’accordo pubblico-privato, un generale miglioramento della qualità urbana e delle relazioni sociali. Agli stessi obiettivi di riqualificazione diffusa si ispirano anche altre iniziative avviate in questi anni in Emilia-romagna: dai “Contratti di quartiere” ai “Programmi di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile”, al recente bando per i “Concorsi di architettura per la riqualificazione urbana”. Considerando l’insieme degli interventi, dal 2000 a oggi le risorse complessivamente mobilitate (regionali, statali e locali, quest’ultime considerando Comuni, Acer e privati) ammontano a oltre 1 miliardo 345 milioni di euro. |
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MIGLIORI CONDIZIONI PER LE IMPRESE UE CON I NUOVI ACCORDI COMMERCIALI CON LA RUSSIA PER AUTO E TRASPORTO MARITTIMO |
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Strasburgo, 5 luglio 2012 - Le imprese europee ora godono di condizioni migliori per fare affari con la Russia. Sono tre le offerte approvate dai deputati europei Mercoledì. Anche se gli accordi non precludono ad eventuali nuovi impegni da parte dell´Unione europea che fanno migliorare le condizioni dell´Ue per car-makers, i produttori che dipendono dalle materie prime dalla Russia e fornitori di servizi che si insediano in Russia, in particolare nel settore del trasporto marittimo. I tre accordi bilaterali sono stati negoziati come una parte della adesione della Russia all´Organizzazione mondiale del commercio (previsto entro questa estate) e sono più favorevoli per l´Ue che hanno bisogno di essere omologate in base alle norme dell´Omc. Misure di salvaguardia per dell´Ue car-makers parte - L´accordo sui componenti auto protegge Ue auto-parts aziende colpite da misure restrittive russe che rimarranno in vigore anche dopo che a Russia aderirà all´Omc. Queste misure danno incentivi alle case automobilistiche straniere che si trasferiscono in Russia, e potrebbero discriminare le importazioni russe di componenti auto straniere. Secondo l´accordo, se le esportazioni di parti di automobili diminuire del 3% l´anno, la Russia ridurrà i suoi dazi di importazione per i pezzi di auto europei da un importo proporzionato. "Questo accordo è un compromesso atteso da tempo ", ha detto il relatore, Paweł Zalewski (Ppe, Pl), riferendosi al protrarsi delle misure restrittive applicate dalla Russia che potrebbero danneggiare le esportazioni di auto. Preavviso di aumenti dei dazi per le materie prime - Nel negoziare la sua adesione all´Omc, la Russia ha accettato di tariffe di esportazione vincolanti per l´80% delle materie prime che esporta. Il restante 20% sono i materiali di importanza strategica per le industrie dell´Ue. Secondo l´accordo, la Russia si consulterà e negoziare con l´Unione europea almeno due mesi prima della sua intenzione di aumentare i dazi all´esportazione per i prodotti come il grano, semi di girasole, tabacco, pelli di animali, prodotti energetici, lana e cotone e un gran numero di terre e minerali . "L´accordo è la migliore soluzione temporanea per le importazioni di materie prime molto necessari da parte dei produttori dell´Ue", ha detto il relatore per questo file, Inese Vaidere (Ppe, Lv). Ha tuttavia osservato che gli impegni assunti dalla Russia nel contratto non erano abbastanza forti e sperava che avrebbe presto sostituito da un trattato vincolante sul commercio di materie prime. Mercato del trasporto marittimo e permessi di lavoro per il personale le imprese dell´Ue - L´accordo sul commercio dei servizi prevede possibilità di nuove agenzie europee di trasporto marittimo che cercano di istituire in Russia. Essa offre inoltre un accesso preferenziale per le persone che lavorano per aziende di servizi europei che hanno bisogno di lavorare in Russia, al fine di avviare un business lì. Si prevede una quota minima di 16 000 permessi di lavoro all´anno per questo. "I nuovi trade-liberalizzazione impegni assunti dalla Russia nel settore dei servizi andare oltre gli accordi che hanno chiesto sino ad oggi alle imprese europee nell´ambito del bilaterale Ue-russia di partenariato e cooperazione", ha osservato il relatore, Gianluca Susta (S & D, It) . Il Parlamento ha approvato gli accordi per alzata di mano. |
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LE INDUSTRIE MANIFATTURIERE E CREATIVE D’EUROPA REAGISCONO AL VOTO DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL’ACTA |
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Bruxelles, 5 luglio 2012 – Le imprese europee innovative dei settori manifatturieri e creativi ritengono che il voto di ieri del Parlamento europeo sarà pregiudizievole per la proprietà intellettuale, l’occupazione e l’economia europee. Con questa decisione sull’Acta, l’Ue ha perso un’occasione per tutelare le sue industrie creative e innovative nel contesto del mercato internazionale. “L’acta è uno strumento importante per promuovere l’occupazione e la proprietà intellettuale in Europa. Purtroppo, al Parlamento europeo il trattato è partito con il piede sbagliato, e le sue motivazioni più autentiche e significative andranno perdute” pronuncia Anne Bergman-tahon, Direttrice della Fep (Federazione degli Editori europei), uno dei membri della coalizione di oltre 130 organizzazioni che sostengono l’Acta. Molti parlamentari europei avevano auspicato l’attesa del parere della Corte Europea di Giustizia per poter prendere una decisione definitiva. Frances Moore, Ceo dell’Ifpi, commenta: “A questo punto attendiamo la sentenza della Corte Europea di Giustizia, ed esortiamo il Parlamento europeo a fare dell’efficace tutela della proprietà intellettuale una delle principali priorità della nostra politica commerciale con i paesi terzi”. I diritti di proprietà intellettuale rimangono il motore della competitività globale dell’Europa e uno stimolo alla crescita dell’economia e dell’occupazione. Nell’attuale congiuntura economica la loro tutela è particolarmente importante oltre i confini dell’Ue. “L’europa potrebbe avere colto l’occasione di sostenere un importante trattato che migliora le norme della proprietà intellettuale sul piano internazionale. Ci aspettiamo che l’Acta andrà avanti senza l’Ue, e sarà una perdita non da poco per i 27 Stati membri” afferma Alan C. Drewsen, Executive Director dell’Inta (International Trademark Association). Le discussioni sull’Acta rappresentano il maggiore negoziato multilaterale concluso nel quadro costituzionale dopo il Trattato di Lisbona. Secondo Thomas Boué, Director Government Affairs, Emea della Bsa (Business Software Alliance): “la violazione dei diritti di proprietà intellettuale rappresenta un problema enorme in Europa e esiste una necessita’ evidente di promuovere norme internazionali e migliori procedure per far rispettare i diritti della Pi. Acta servirebbe come un importante passo in avanti nelll’elevare gli standard globali per la protezione dei diritti della Pi. E’ un vero peccato che il trattato si sia impantanato in questioni inter-istituzionali e che questo tipo di considerazioni abbia alla fine pregiudicato l’intero processo”. “Pur comprendendo gli sforzi del Parlamento europeo di essere visto come un organo attento alle preoccupazioni dei cittadini, le nostre organizzazioni, che rappresentano settori che danno lavoro a più di 120 milioni di persone in Europa, hanno sostenuto l’approvazione dell’Acta”, dice Jeffrey P. Hardy, Direttore di Icc-bascap. “Il Parlamento europeo dice no all’Acta ma sottolinea che il ’coordinamento globale della Pi è indispensabile’. Rispettiamo questa posizione,” dice Johannes Studinger, a capo del sindacato globale Uni Mei Global Union. “In effetti, nell’economia digitale globale, la crescita sostenibile delle industrie creative richiede un’efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Ma le politiche di protezione prive di un forte impegno internazionale sono inefficaci. Chiediamo alle istituzioni europee di lavorare insieme anziché opporsi l’una all’altra trasformando l’impegno comune in politiche efficienti”. I soggetti che mettono in questione l’Acta invocano vari principi e preoccupazioni. “Purtroppo, il dibattito sull’Acta è stato inquadrato in termini di censura e di ‘smantellamento dell’internet’ piuttosto che in termini di tutela della base economica dell’occupazione in Europa,” dice Dominick Luquer, Segretario Generale della Fia (Federazione Internazionale degli Attori). “Contrariamente a molte dichiarazioni rilasciate, i diritti fondamentali della persona sono pienamente rispettati dall’Acta, e a questo proposito attendiamo con fiducia la sentenza della Corte Europea di Giustizia,” afferma Dara Macgreevy, Anti-piracy Director dell’Isfe, che rappresenta il settore europeo dei video game. Guardando al futuro, siamo convinti che i politici europei debbano continuare il loro lavoro per la tutela in Europa e nel mondo dei diritti di proprietà intellettuale, che sono un pilastro dei nostri settori di produzione e innovazione. “Siamo incoraggiati dalle dichiarazioni fatte oggi al Parlamento europeo, che ribadisce che il voto di oggi non è un voto contro l’applicazione e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. I settori di produzione e innovazione di tutta Europa guardano ora agli altri firmatari dell’Acta per la tutela dei loro diritti internazionali,’ dice Alberto Paccanelli, Ceo, Presidente di Euratex (Organizzazione Europea per il Settore Tessile e Abbigliamento). |
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CONCENTRAZIONI: LA COMMISSIONE EUROPEA APPROVA JOINT-VENTURE TRA LA FRANCESE "LA POSTE" E "POSTA", FATTE SALVE LE CONDIZIONI |
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Bruxelles, 5 giugno 2012 - La Commissione europea ha autorizzato, ai sensi del regolamento Ue sulle concentrazioni, la costituzione di una joint-venture tra operatori storici francesi e svizzeri postali di La Poste e la Posta a svolgere la maggior parte delle loro attuali attività nel settore dei servizi internazionali di consegna della posta. La decisione è subordinata alla cessione della filiale della Posta in Francia. La Commissione temeva che l´operazione, come inizialmente notificata, avrebbe rafforzato una posizione dominante di La Poste sul mercato francese. Alla luce degli impegni offerti dalle parti, la Commissione ha concluso che l´operazione non solleverebbe problemi di concorrenza. Vice Presidente della Commissione responsabile della politica di concorrenza Joaquín Almunia ha dichiarato: "Il pacchetto di impegni comprende la vendita di Swiss Post International in Francia a un terzo Ciò manterrà le dinamiche competitive nel mercato internazionale della corrispondenza commerciale in Francia e clienti continueranno a beneficiare. Servizi di scelta e conveniente. " Il core business del Jv sarà composto da diverse attività relative ai servizi postali al di fuori dei rispettivi territori casa di La Poste e la Posta Svizzera. In particolare, la joint-venture avrà sulle loro attuali attività nel settore dei servizi internazionali di consegna di posta, escluse le attività di posta in entrata e in uscita effettuate da La Poste in Francia e la Posta in Svizzera. L´indagine della Commissione ha constatato che l´operazione, come inizialmente notificata, avrebbe ulteriormente incrementato di La Poste posizione dominante sul mercato francese per i normali servizi di posta in uscita internazionali rivolte di consegna offerti a clienti commerciali, perché avrebbe portato alla scomparsa di un giocatore dinamico in un mercato con contrazione dei volumi e su cui i nuovi entranti non sono da attendersi. Pertanto, la fusione avrebbe comportato meno scelta e di prezzi eventualmente più elevati per i clienti. Durante la prima fase di revisione, la Posta ha proposto di cedere la sua controllata attiva in Francia al fine di alleviare le preoccupazioni della Commissione. Questi impegni affrontare adeguatamente tutti i problemi di concorrenza identificati dalla Commissione. La Commissione ha pertanto concluso che l´operazione proposta non ostacolerà in modo significativo la concorrenza effettiva nello Spazio economico europeo (See) o in una parte sostanziale di esso. La decisione è subordinata al pieno rispetto degli impegni, che saranno monitorati da un fiduciario indipendente. L´operazione è stata notificata alla Commissione in data 11 maggio 2012. Aziende e prodotti - La Poste è un operatore postale pubblico e il fornitore del servizio universale designato in Francia. E ´attivo nella posta, espresso, pacchi e servizi bancari. La Posta è l´operatore postale pubblico della Svizzera. E ´attivo nella posta, espresso e pacchi, così come i servizi finanziari e il trasporto passeggeri. La joint venture fornirà i seguenti servizi: servizi alle imprese internazionali in uscita consegna della posta, i servizi di smistamento, marketing per la stampa, logistica contrattuale per la distribuzione dei supporti di stampa, servizi logistici, servizi di corriere espresso, nonché spedizioni e standard internazionali business-to-consumer la consegna di pacchi in diversi Stati membri in tutto il See. |
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MILANO NON SI ARRENDE ALLA CRISI MA SI INCRINA LA FIDUCIA DELLE IMPRESE |
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Milano, 5 luglio 2012. Nonostante una crisi economica internazionale che tarda a risolversi, Milano comunque non arretra. Nella media del periodo 2011-2014 il valore aggiunto è stimato in crescita (+1%) il doppio di quello italiano del 2011 (+0,4%), e se le previsioni per il 2012 sono negative, quelle a medio termine tornano ad essere prudentemente positive. E se la sua forza sta nella sua vocazione internazionale: le esportazioni milanesi nel 2011 sono cresciute dell’8,8%, sopravanzando i livelli pre-crisi, trainate dalla domanda dei paesi emergenti, come la Cina (+15,6%), il Brasile (+15,7%), la Turchia (+21,6%), la Russia (+63% dal 2005 ad oggi), ma anche Emirati Arabi (+36,4%), sempre più interessati dalla qualità del made in Milan soprattutto del sistema moda (+17,3%). Bene anche la capacità di Milano di attrarre investimenti diretti dall’estero: al nono posto in Europa, grazie a una produttività del lavoro e totale dei fattori maggiore del resto d’Europa che rende conveniente spostarsi nel capoluogo lombardo. La dinamica congiunturale ha segnato una crescita del settore manifatturiero (+3,1%) grazie ancora una volta alla domanda dei mercati esteri, mentre più difficile la situazione per i servizi e per il commercio (entrambi con una crescita negativa). E la crisi non ferma le imprese milanesi: +0,5% nel numero di unità attive, che porta il numero di imprese milanesi a quasi 285 mila, di cui un quarto (24,2%) con una titolare donna, il 10% con un titolare under-35 e l’11,2% con un titolare (o un controllo) straniero. E sono proprio le imprese straniere a mostrare la maggiore vivacità: rappresentano 1 nuova impresa iscritta su 5, e tra le ditte individuali la crescita raggiunge l’8,5%. Pur con affanno, anche il mercato del lavoro milanese tiene: la disoccupazione si mantiene stabile, mentre cresce l’occupazione, soprattutto grazie agli stranieri. Tra i contratti di lavoro, boom nel lavoro dipendente dei contratti a tempo determinato (+10,7%), mentre scendono le collaborazioni coordinate (-5,5%). E se anche l’occupazione giovanile cresce, pur con forme di lavoro non stabili come l’intermittente (+25,9%), aumenta il peso a Milano della cosiddetta generazione Neet (l’acronimo di “Not in Education, Employment or Training”). Se degli oltre 72 mila giovani con meno di 30 anni che non studiano e non lavorano quasi 52 mila sono in cerca di occupazione, i rimanenti 20 mila risultano del tutto “scoraggiati”, ovvero non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione (3,7% del totale tra i giovani milanesi, +14%). Emerge dal rapporto annuale “Milano Produttiva”, a cura dell’Ufficio studi della Camera di Commercio, giunto alla 22° edizione, con un bilancio dell’economia di Milano e provincia nel 2012. L’indagine Ispo-camera di commercio sulla fiducia delle imprese. Le imprese milanesi continuano a rimanere scettiche nella possibilità di una ripresa economica del Paese a breve. L’indice di fiducia a febbraio è infatti del 29,4 (dove 0 è nessuna fiducia, 100 è massima fiducia), in calo di quasi 7 punti rispetto ad aprile 2011, ma comunque in leggera ripresa rispetto a gennaio (28,8). Oltre 1 imprenditore su 3 ritiene però che la maggior parte delle imprese stia dimostrando una buona capacità di reazione alle difficoltà imposte dalla crisi, e quasi 1 su 4 (24%) comincia a vedere i primi segnali di ripresa. Tra le cause di difficoltà si segnala anche i problemi legati all’accesso al credito: tra le imprese che hanno provato a bussare alle porte degli istituti di credito, 1 su 4 non ha ottenuto ascolto e un altro 28% l’ha ottenuto in misura solo parziale. Emerge da una ricerca condotta da Ispo su un campione rappresentativo di 500 imprese milanesi per conto della Camera di commercio di Milano. “Una situazione molto difficile dove non mancano punti di forza che fanno ben sperare - ha dichiarato Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano -. E’ questa l’immagine che emerge dall’analisi dell’economia milanese nel corso del 2011, ed è anche la rappresentazione dell’economia incerta e altalenante degli ultimi tre anni. Certo, Milano, rispetto al resto del paese, resiste grazie al dinamismo imprenditoriale e alla vocazione internazionale: basti pensare all’incoraggiante saldo di +7.675 unità tra le imprese iscritte e cessate o ai dati sull’export. Ma dobbiamo fare di più perchè le aspettative negative delle imprese sono un elemento su cui riflettere. Per ridare fiducia diventa ancora più centrale in questo momento il ruolo delle istituzioni. Bisogna mettere in atto azioni sinergiche che puntino al rilancio dell’economia, del lavoro e al miglioramento infrastrutturale che è alla base di un territorio competitivo.” Tutti i dati della ricerca - L’andamento della ricchezza. Il 2011 è stato un anno di rallentamento per l’economia globale, e i suoi effetti si sono fatti sentire anche su Milano, che tuttavia mostra un andamento decisamente migliore rispetto all’Italia. Mentre nel triennio della crisi (2008-2011) il reddito disponibile dei milanesi è nonostante tutto cresciuto: +0,7%. Le previsioni per il 2012 sono invece più pessimiste per Milano: -0,7% comunque sempre migliore del dato nazionale (-1,2%). Meglio le previsioni di medio periodo nell’intervallo 2011-2014: +1% come media nella crescita del valore aggiunto, grazie soprattutto al settore dei servizi e delle costruzioni (+1,1% e +1,4% rispettivamente). La dinamica congiunturale. Un trend comunque positivo del valore aggiunto a Milano che è dovuto soprattutto all’andamento del settore manifatturiero, che ha registrato nel corso del 2011 una crescita della produzione pari al 3,1% (anche se leggermente inferiore al dato regionale: +3,7%) grazie in particolare al trend della prima parte dell’anno. Un aumento legato in particolare al fatturato realizzato nei mercati esteri (+5,3%) che cresce ad un ritmo quasi doppio rispetto alla componente interna (+2,9%), con positive ricadute sul fatturato complessivo (+3,8%). Bene soprattutto i settore portanti del manifatturiero provinciale: meccanica (+4,8% nella produzione), chimica (+5,7%) e gomma-plastica (+4,2%). Più difficile la situazione del commercio (volume d’affari: -1,8%), anche se migliora rispetto al 2010 (-2,1%). In particolare risulta in difficoltà il settore alimentare (-5,9%) e i piccoli esercizi commerciali (-3,4% rispetto al +0,8% dei grandi centri commerciali). Pur mostrando nel periodo tra il 2008 e il 2011 una crescita del valore aggiunto positiva (+0,8%) il 2011 è stato problematico anche per il settore dei servizi, che registra una flessione dell’1,3% nel suo volume di affari, anche se presenta una notevole variazione al suo interno: meglio le imprese di servizi grandi (+2,7% per le imprese con oltre 200 addetti) rispetto alle piccole (-3,8%), bene i trasporti e le attività postali (+0,8%). La dinamica imprenditoriale. Crisi o non crisi, le imprese milanesi confermano il loro attivismo crescendo dello 0,5% (da 283.097 a 284.538 imprese attive), un dato in controtendenza ancora una volta rispetto a quello italiano (–0,1%) e in linea con quello lombardo (+0,3%). Le piccole imprese continuano a rappresentare la spina dorsale del tessuto produttivo milanese: il 90,5% ha infatti meno di 10 addetti, mentre le medie e grandi imprese (oltre 50 addetti) raggruppano il 2% (dato italiano: 0,7%, dato lombardo: 1,2%). Le imprese milanesi occupano oltre 1,8 milioni di addetti, quasi la metà di quelli lombardi (49,5%) e oltre l’11% del dato italiano. Più della metà degli addetti è impiegata nei servizi (51,6%) e quasi 1 su 4 nel commercio (19,4%). Le donne imprenditrici rappresentano invece un quarto delle imprese milanesi (24,2%), occupano il 7,6% degli addetti (140 mila) e operano soprattutto nei servizi (56,4%), mentre le imprese con un titolare under-35 sfiorano il 10%. A livello settoriale la crescita più elevata si registra nei servizi (+1,6%, in particolare: servizi alloggio e ristorazione: +4,6%; noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese: +3,5%; attività professionali, scientifiche e tecniche +1,9%). Bene anche il commercio (+0,6%) e le costruzioni (+1%), mentre l’industria segna un calo pari a -1,5% (in controtendenza l’abbigliamento +0,9%, l’alimentare +2,2% e la riparazione e manutenzione di macchine +5,9%). Si conferma anche l’irrobustimento crescente dal punto di vista organizzativo del tessuto produttivo milanese: durante il 2011 le società di capitale sono cresciute del 3% rispetto al +1,7% delle ditte individuali. Assieme alle società di persone, le società di capitale rappresentano oramai oltre le metà delle operanti (55,6%). Complessivamente, Milano si conferma economia ad alta terziarizzazione: il 48% delle imprese è attiva nei servizi (percentuale che sale al 72,8% se includiamo anche il commercio). L’imprenditorialità etnica. Sono quasi 32 mila (31.917) le imprese straniere a Milano (con partecipazione di controllo e di proprietà detenuta in prevalenza da persone non nate in Italia), pari all’11,2% del totale (una percentuale superiore sia al dato lombardo, 9,4%, che nazionale, 7,4%). Sono particolarmente attive nei servizi (37,4%, di cui il 10,6% in ristorazione e alloggio), nelle costruzioni (28%) e nel commercio (27%), e dimostrano di essere in forte crescita, dato che rappresentano 1 nuova iscrizione su 5 nel corso del 2011 a Milano. Il 76% delle imprese straniere sono ditte individuali, pari oramai al 21% delle piccole imprese presenti a Milano. Rispetto allo scorso anno la crescita di questo settore è stata pari all’8,5% che diventa di ben il 145,8% negli ultimi dieci anni. I paesi che nell’ultimo anno crescono di più sono il Bangladesh (+24,4%), l’Ucraina (+20%) e la Moldavia (+18,9%), anche se le comunità con più imprese continuano ad essere quella egiziana (5.153 imprese), cinese (3.868) e rumena (2.161). L’etnia invece più imprenditoriale di tutte è quella argentina (rapporto tra imprenditori e residenti: 23%), seguita dal Bangladesh (17,4%). La presenza di imprenditoria rosa è maggiore nella comunità cinese (45,6% del totale) e in quella ucraina (36,9%). La dinamica dell’internazionalizzazione: import e export… In un contesto di forte difficoltà economica, Milano ha trovato nell’export un prezioso alleato per lo sviluppo. Le esportazioni milanesi nel 2011 sono cresciute dell’8,8%, sopravanzando i livelli pre-crisi. La principale destinazione delle esportazioni è l’Ue che da sola rappresenta il 58% dell’export complessivo, ma in crescita appaiono i flussi verso i paesi emergenti, in particolare Cina (+15,6%), Brasile (+15,7%), Turchia (+21,6%) e Russia (+63% dal 2005 ad oggi), che appaiono sempre più strategici per l’economia milanese. Aumenta anche l’export verso i paesi dell’area del Mediterraneo e del Golfo (specialmente Emirati Arabi: +36,4%, Tunisia: +14,6%). Sono in particolare i settori tradizionali del made in Italy (sistema moda +17,3%, e sistema casa, ma anche alimentare +3,9%, meccanica +7,7% ed elettronica +11,3%) a mostrare i migliori tassi di crescita delle esportazioni, grazie alla capacità di molte imprese di intercettare la domanda di “lusso accessibile” (la quota di prodotti di fascia alta sulle esportazioni di moda complessiva ha raggiunto ad esempio il 70%) proveniente soprattutto dai paesi a maggiore crescita. L’impresa milanese che esporta è mediamente medio-piccola (tra i 10 e 49 addetti), impegnata nel settore manifatturiero, e fortemente internazionalizzata (in 6 casi su 10 è attiva in altre 6 paesi). Francia, Germania e Spagna i tipici mercati di riferimento, ma il sogno è penetrare anche in Cina e in Russia. Diminuiscono invece le importazioni (-3,8%) a causa del forte calo della domanda. …e la Milano multinazionale. Milano rimane protagoniste in Italia e in Europa anche quando consideriamo gli investimenti diretti esteri (Ide). Nel ranking tra le metropoli europee, Milano nel 2011 si posiziona infatti al nono posto per numero di nuovi progetti di investimento diretti da parte delle imprese milanesi verso l’estero (93), precedendo città come Dublino, Zurigo, Stoccarda e Bruxelles. D’altra parte investire a Milano conviene, grazie a una produttività del lavoro e totale dei fattori maggiore del resto d’Europa: una unità aggiuntiva di capitale investita in un’affiliata estera a Milano rende il 16% in più rispetto alla media europea in termini di margine lordo, il 19% in più come fatturato e il 24% in più in termini di produttività. Il mercato del lavoro. Grazie soprattutto all’andamento positivo nei primi tre trimestri del 2011, il tasso di disoccupazione a Milano rimane sostanzialmente stabile e pari al 5,8%, anche se più marcato tra le donne (6,3%). Cresce anche l’occupazione, un trend che è da attribuire interamente alla componente immigrata (in particolare alle donne straniere). Tra le tipologie di lavoro, diminuiscono i collaboratori (-5%), sostanzialmente tiene il lavoro dipendente (+0,5%, grazie ai contratti a tempo determinato: +10,7%, diminuiscono quelli a tempo indeterminato: -0,3%, in calo anche le collaborazioni coordinate: -5,5%) mentre cresce l’occupazione autonoma (+4,1%: in particolare imprenditori professionisti: +5,2%). Cresce anche il numero di avviati a Milano minori di 30 anni, ma ancora una volta grazie agli stranieri (+9,5%; italiani: -2,5%) e su tipologie di lavoro non stabili, come l’intermittente (+25,9%), mentre cresce il numero di avviati giovani con un lavoro autonomo dello spettacolo (+25,9%). Ma se l’occupazione giovanile aumenta, aumenta anche il peso degli inattivi e della cosiddetta generazione Neet (l’acronimo di “Not in Education, Employment or Training”). Su oltre 72 mila giovani con meno di 30 anni che non studiano e non lavorano (il 13,1% del totale milanese), quasi 52 mila sono in cerca di occupazione mentre 20 mila risultano del tutto “scoraggiati”, ovvero non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione (3,7% del totale, +14%). |
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PARMA, ESP, PER MANO VERSO I MERCATI ESTERI PARTE LA IV ANNUALITÀ DEL PROGETTO DELLA PROVINCIA, 250 MILA EURO PER DARE A 20 AZIENDE SELEZIONATE CON UN BANDO UNA GUIDA SICURA PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE |
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Parma, 5 luglio 2012 - C’è chi vuole esportare la propria produzione di capi d’intimo su misura, oppure di pellicce di lusso, ma anche l’impasto della pizza o software per la nautica. Sono 20 le imprese che in questi giorni, affiancate da altrettanti consulenti “su misura”, stanno per iniziare il percorso del progetto Esp, ideato e sostenuto con 250mila euro dalla Provincia per aiutare le piccole e piccolissime aziende a costruire strategie di internazionalizzazione e affacciarsi sui mercati estri o potenziare la loro presenza. Oggi nella sede dell’ente di piazza della Pace l’assessore Provinciale alla Formazione e Lavoro Manuela Amoretti ha presentato l’edizione 2012 di Esp alla presenza di molti dei protagonisti che stanno per iniziare questa “avventura guidata” verso l’estero. “Soprattutto in questa fase oggi in cui la domanda interna del paese sta cadendo, i mercati esteri rappresentano uno sbocco importantissimo anche per le nostre produzioni – ha detto Amoretti - Metteremo a disposizione un consulente appositamente scelto su misura dell’azienda, che affiancherà l’imprenditore nel costruire una strategia e un piano di internazionalizzazione e li accompagnerà nelle prime fasi di attuazione. E per i lavoratori e le lavoratrici ci saranno occasioni di aggiornamento professionale”. “Esp è un progetto che rappresenta bene l’idea che guida la Provincia di Parma cioè che si può e si deve agire anche localmente e dal basso per contrastare la recessione e per favorire la crescita e l’occupazione” ha aggiunto l’assessore provinciale alla Formazione professionale e lavoro affiancata nell’incontro dal dirigente del Servizio Gabriele Marzano e da Elisabetta D’amico referente per il progetto. La quarta edizione di Esp è dunque arrivata alla fase operativa, sono state selezionate le imprese tra quelle che avevano presentato domanda, e sono stati selezionati i consulenti che le affiancheranno nei loro progetti di internazionalizzazione (80 ore di consulenza in azienda): si è optato per professionisti che, per caratteristiche legate al settore merceologico e ai mercati di riferimento (e per precedenti esperienze in iniziative analoghe) meglio si sposavano con il progetto di sviluppo export pensato dalle aziende prescelte. Infine sono stati effettuati gli abbinamenti fra imprese e consulenti. Ora si apre dunque la fase operativa, che ha preso il via formalmente nei giorni scorsi in Provincia con una prima occasione di scambio tra aziende e consulenti. Per questa quarta edizione avevano presentato domanda 21 aziende, ne sono state selezionate 20: 3 del settore alimentare, 6 del metalmeccanico, 6 dell’edilizio-complementi, 3 di abbigliamento (di cui una in forma di consorzio), una della nautica, una dell’editoria. Si tratta di Mini Snc, Rettifiche Meccaniche Tirelli srl, Salumificio Delsante Dalmazio & c snc, Digibusiness srl, Euro Mec srl, Salumificio Paini Ermanno & C., Mgf Srl, Consorzio Parma Couture, Eos di F. Ormindelli e T. Pelagatti, Sogesta srl, Expensive Doll di Bonnini Maria Elena, Marchesi Gru srl, Reveri Parma srl, Pellicceria Barigazzi Livio & c., Officina srl, Viglioli Franco e C., Co.all Serramenti srl, Vetreria La Sorbolese di Rota G. Snc, Officine Meccaniche Leoni s.As, Sopeti (div. Fermoeditore). Nel complesso 50, invece, i consulenti che hanno presentato domanda; ne sono stati selezionati 19. Sono stati inseriti 13 nuovi consulenti su 19; 6 quelli già impegnati nelle precedenti edizioni. Gli abbinamenti sono stati effettuati basandosi sulle competenze di settore, di funzione aziendale e organizzative. Esp è gestito dagli enti di formazione Ecipar (Cna) e Formart (Apla e Gia). Il progetto fruisce del concreto sostegno delle forze economiche locali, che, riunite in un Comitato di pilotaggio, indirizzano e monitorano le azioni. I numeri delle precedenti 3 edizioni di Esp: 39 le aziende selezionate; 3.120 le ore di consulenza personalizzata totali; 13 le iniziative formative per le imprese. Gli obiettivi di Esp - sostenere con l’aiuto di esperti dei mercati prescelti le micro e piccole imprese nei progetti di internazionalizzazione, sviluppando competenze strategiche e tecnico gestionali; - promuovere e favorire la creazione di reti di impresa, come strumento per gestire i processi di internazionalizzazione; - valorizzare le sinergie tra gli attori locali per migliorare la qualità e la complementarietà dei servizi; - promuovere il confronto interno all’azienda in un’ottica di costruzione attiva e condivisa del proprio piano export; - consolidare i rapporti tra enti pubblici (Provincia, Regione) e privati (Associazioni, Imprese) per supportare lo sviluppo del tessuto economico locale e valorizzare l’immagine dei prodotti e delle tecnologie del “Sistema Parma”. |
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FEDERLAZIO COMPIE 40 ANNI E PRESENTA RICERCA SU EVOLUZIONE ECONOMIA LAZIO DAGLI ANNI’70 AD OGGI |
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Roma, 5 luglio 2012 - Ieri, presso la Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma, Federlazio, in occasione del suo quarantennale (1972-2012), ha presentato una ricerca sull’andamento dell’economia del Lazio negli ultimi quaranta anni. Lo studio, promosso da Federlazio con il contributo della Cciaa Roma e realizzato dall’Eurispes, analizza le principali variazioni che il tessuto economico-produttivo della nostra regione ha subito in questi ultimi quattro decenni. All’incontro sono intervenuti il Presidente di Federlazio Maurizio Flammini, il Presidente della Cciaa Roma Giancarlo Cremonesi, il Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara. Dallo studio è emerso che l’economia del Lazio, nonostante le molte difficoltà, si sta misurando in maniera crescente con l’orizzonte internazionale alla ricerca di nuove soluzioni di mercato. Si avverte, inoltre, la necessità di un´azione strategica da parte delle istituzioni (Governo, Regioni, Enti locali): non interventi meramente assistenziali e sporadici, ma progetti integrati e coordinati che pongano rimedio alle carenze e alle difficoltà di fruizione della rete dei servizi (formazione e accesso ai finanziamenti), valorizzino le iniziative del privato sociale, accanto a quelle esclusivamente pubbliche. Lo studio evidenzia, altresì, come sul territorio regionale si percepisca in maniera sempre più forte la difficoltà di accedere al credito, sia per le famiglie che per le imprese. Il sostegno alle imprese rappresenta una delle priorità che il sistema politico dovrebbe mettere in atto per rilanciare lo sviluppo, l’innovazione e la competitività sui mercati nazionali ed internazionali. Inoltre, dalla ricerca emerge che un altro aspetto in relazione al quale la Regione è chiamata ad intraprendere concrete azioni di intervento, riguarda i processi di semplificazione normativa regionale. Nel corso degli ultimi anni, infatti, il tema della semplificazione normativa ha assunto una rilevanza crescente sia a livello nazionale che europeo. Nel corso dell’incontro, il presidente Maurizio Flammini ha ricordato il contributo offerto da Federlazio in questi ultimi quaranta anni per la crescita dell’economia laziale e delle imprese che ne fanno parte. Era infatti il marzo del 1972 quando Federlazio, per una felice intuizione di Gianfranco Imperatori, vide la luce dalla fusione tra l’Api Roma e l’Assopontina, un’associazione di piccoli e medi imprenditori che operavano a Pomezia. Per ricordare questo importante anniversario, Federlazio ha deciso di organizzare una grande serata di gala che si svolgerà lunedì 9 luglio, alle ore 20, presso l’Auditorium Parco della Musica, nel corso della quale verrà consegnato il libro sui 40 anni dell’Associazione contenente la versione integrale della ricerca Eurispes. “Le Associazioni si occupano di creare le condizioni nelle quali fare impresa – ha dichiarato Maurizio Flammini -. Questo ha fatto ed ha saputo fare Federlazio nei suoi ‘primi’ Quarant’anni di attività. Il mondo economico è cambiato molto in questi anni. Sono intervenute trasformazioni nell’economia, nella politica, nelle istituzioni e abbiamo assistito a periodi di significativa crescita ed a ricorrenti crisi economiche di varia natura”. “L’ultimo decennio – ha proseguito Flammini - si era aperto carico di aspettative da parte di tutti, cittadini, imprese, istituzioni. Oggi invece ci troviamo a prendere atto di una crisi dai contorni difficili da afferrare e di cui la conclusione sembra ancora molto lontana. Di fronte a questo scenario abbiamo voluto utilizzare la ricorrenza del nostro quarantennale per fare un bilancio, rileggendo retrospettivamente l’evoluzione economica della nostra regione”. “Sono comunque fermamente convinto - ha concluso il Presidente Flammini - che l’impresa ed in particolare la Pmi, proprio grazie alla gestione diretta da parte dell’imprenditore che nei momenti critici sa mettere in campo risorse straordinarie, riprenderà a camminare e a correre come essa ha saputo più volte fare nella storia, anche di questi ultimi, intensi, difficili, belli, entusiasmanti, Quaranta anni”. |
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FIRENZE, PRESENTAZIONE DEL V° RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO DEI BILANCI DELLE SOCIETÀ DI CAPITALI |
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Firenze, 5 luglio 2012 - La Camera di Commercio di Firenze presenta il quinto rapporto dell’Osservatorio Bilanci delle società di capitali, riferito alle annualità 2006/2010, documento necessario per conoscere e capire l’evoluzione della struttura economica e degli assetti patrimoniali e finanziari delle società di capitali della provincia fiorentina. Il Rapporto è il frutto della collaborazione con il Dipartimento di Scienze Aziendali della Facoltà di Economia dell´Università degli Studi di Firenze, che, sotto il coordinamento del dott. Francesco Dainelli, ha analizzato i dati con rigorosa metodologia, condivisa anche a livello di Unioncamere Toscana, e valorizzato il vasto patrimonio informativo contenuto negli archivi del Registro delle Imprese, presso il quale le imprese di capitale hanno l’obbligo di depositare i bilanci. Da quest’anno, il report di studio, oltre ad analizzare i macrosettori economici (Agricoltura, Industria e Servizi), approfondisce in maniera più dettagliata alcuni settori della nostra provincia quali il comparto del turismo e quello della meccanica in senso stretto. Della Camera Di Commercio Di Firenze: 5 luglio 2012 - ore 9,30, Auditorium di Metropoli, Piazza del Grano n. 6 (Iv° Piano) – Firenze. Programma: 9,30 Registrazione dei partecipanti; 9,45 Saluto ed apertura dei lavori Camera di Commercio di Firenze; 10,00 La congiuntura economica fiorentina agli inizi del 2012 Marco Batazzi - Cciaa Firenze U.o. Statistica e Prezzi; 10,20 Presentazione del Rapporto Francesco Dainelli - Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Firenze; 10,50 Le strutture ricettive tra crisi e aspettative di ripresa Massimo Pezzano - Presidente Sezione Asshotel Confesercenti Firenze; 11,10 I mercati esteri e le prospettive per il settore della metalmeccanica Rappresentante di Confindustria Firenze; 11,30 Dibattito. |
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SVILUPPO CAMPANIA: 150 MILIONI DI EURO PER LE PMI. A FINE LUGLIO AL VIA IL CONTRATTO DI PROGRAMMA |
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Napoli, 5 luglio 2012 - "Entro la fine di luglio sarà emanato il bando relativo al contratto di programma per il sostegno allo sviluppo di filiere produttive". Così l’assessore alla Ricerca scientifica Guido Trombetti. "Tale azione - dice Trombetti - prevede uno stanziamento di 150 milioni di euro ed è stata messa a punto su forte spinta del presidente Stefano Caldoro, e degli assessori alla Ricerca Scientifica, alle Attività Produttive ed al Lavoro. "In particolare sono previsti significativi investimenti per la ricerca, l’innovazione ed il trasferimento tecnologico. Ciò è perfettamente in linea con l’azione prevista dal Piano di azione per la ricerca, sviluppo, innovazione e Ict predisposto dal mio Assessorato e approvato dalla Giunta Regionale. "In sostanza tale sostegno alle imprese del territorio, in particolare le piccole e medie, permetterà di completare la realizzazione di specifici progetti di ricerca. Nel caso in cui nella compagine proponente il progetto vi sia un ente di ricerca è prevista una premialità, alla luce della centralità dell’innovazione nello sviluppo economico. "Saranno inoltre considerati prioritari - sottolinea ancora Trombetti - gli interventi nei settori a maggior impatto territoriale come automotive e aerospazio. "L´obiettivo fondamentale è ovviamente la crescita della capacità produttiva delle imprese del territorio favorendo l’ innovazione di processo e di prodotto. "Sono anche previste azioni incisive di formazione per lo sviluppo qualificato delle professionalità e delle maestranze e azioni di internazionalizzazione. "In estrema sintesi possiamo dire che questo intervento ha una molteplicità di obiettivi: investimenti produttivi; ricerca, sviluppo e innovazione; internazionalizzazione e formazione. "Un investimento di tali dimensioni, che attuiamo con il contratto di programma, è da considerarsi una scelta strategica del presidente Caldoro a cui abbiamo fornito il nostro contributo con entusiasmo", conclude Trombetti. |
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REGGIO EMILIA: FORMAZIONE PER IMPRENDITORI SU MAFIA E TRASPORTI |
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Reggio Emilia, 5 luglio 2012 - “Conoscere per prevenire” è il filo conduttore di un corso di formazione rivolto agli imprenditori reggiani organizzato dal Centro di Formazione e Analisi della Camera di Commercio di Reggio Emilia, in collaborazione con la Fondazione Antonino Caponnetto e con il contributo economico della Regione Emilia-romagna, per diffondere la conoscenza degli strumenti di contrasto e di prevenzione del fenomeno mafia nel mondo dei trasporti. Il corso di formazione, gratuito, si articola in tre incontri, il primo dei quali si svolgerà sabato 14 luglio dalle 9.30 alle 12.30 presso la Sala Matilde del Classic Hotel, in via Pasteur 121/c a Reggio Emilia. L’appuntamento è organizzato dal Centro di Formazione e Analisi della Camera di Commercio, costituito il 5 aprile scorso, che ha tra gli obiettivi principali la diffusione della conoscenza e della sensibilità del tessuto imprenditoriale locale nei confronti del fenomeno delle infiltrazioni criminali nell’economia. Questo primo incontro rivolto agli imprenditori locali riguarda il contrasto delle infiltrazioni mafiose nel settore dei trasporti e mira ad accrescere la conoscenza del fenomeno, consci della sue tragica influenza sul libero e regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali. Interverranno Enrico Bini, Presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, Salvatore Calleri, Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto , Fabio Ferrari Ufficio di Presidenza in Emilia Romagna della Fondazione Antonino Caponnetto e Lorenzo Diana, Consigliere della Fondazione Caponnetto, Presidente di Rete per la Legalità e Presidente del Caan – Centro Agroalimentare di Napoli. Per ulteriori informazioni rivolgersi all’U.o. Giustizia Alternativa – Tel. 0522796252 – 298; giustizia.Alternativa@re.camcom.it |
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IL CLUB DEI GIOVANI MANAGER (YMC) DI FINAT DIVENTA GLOBALE I GIOVANI DIRIGENTI DEL SETTORE DELLE ETICHETTE PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO SI RIUNISCONO PER IL PRIMO CONGRESSO YMC GLOBALE |
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L’aia, Paesi Bassi, 5 luglio 2012 – In seguito a un summit coronato dal successo tenutosi lo scorso anno, il Club dei Giovani Managers Club (Ymc) di Finat organizzerà il suo primo congresso globale, aperto ai membri Ymc e non, che si terrà presso il Westin Hotel a Berlino, in Germania, il 28-30 novembre 2012 . I giovani Manager – assolutamente internazionali! Una delle più recenti innovazioni Finat riguarda la creazione del Club dei Giovani Manager aperto ai dirigenti del settore con meno di 40 anni. Nel frattempo, il club ha notevolmente ampliato il proprio ambito di attività inizialmente focalizzato sul cambio generazionale all´interno delle numerose piccole e medie imprese del settore. “Sin dalla sua creazione nel 2009, Ymc di Finat ha organizzato diversi incontri e workshop durante i quali è nata l’idea di organizzare un primo congresso a livello globale" spiega Francesc Egea di Ipe Innovaciones para Etiquetajes (Spagna) e presidente di Ymc. “Nel frattempo siamo lieti di osservare lo sviluppo raggiunto nella nostra strategia globale grazie alla collaborazione con i nostri colleghi di Lmai in India, Tlmi negli Usa e Vske in Germania, il paese/associazione che ospiterà questa primissima edizione". “Attualmente Ymc ha 63 membri in tutto il mondo, di cui il 70% sono europei. Gli associati sono manager di aziende familiari, ma anche dirigenti di medio e alto livello provenienti dal settore della trasformazione delle etichette. Poiché nel nostro settore vi è una predominanza di membri di sesso maschile, vorrei lanciare un appello a tutti i professionisti di sesso femminile, affinché entrino a far parte e rafforzino il nostro Ymc,” afferma Dana Kilarska, Purgina (Slovacchia), tesoriere del consiglio di Ymc. Programma generale del congresso Ymc - All’insegna del motto “Young Managers, let’s challenge the future” (Giovani dirigenti, sfidiamo il futuro), il congresso offrirà sia opportunità di networking a livello internazionale sia la possibilità di condividere esperienze e ottenere informazioni dagli esperti di settore provenienti da tutto il mondo. Il congresso prevede workshop e presentazioni relativi a una vasta gamma di argomenti. In programma: Giovedì 29 novembre : 10.45 -11.00 Apertura dei lavori e benvenuto; 11.00 -11.45 Presentazioni dei vari Ymc; 11.00 -13.15 Next Generation or new Generation? (Generazione successiva o nuova generazione?) (presentazione/+ workshop) a cura di Renate Kenter Ma;de Ruijter Strategie bv Paesi Bassi; 14.30 – 15.15 Developing an environmental management policy that makes economic and business sense (Sviluppo di una politica di gestione ambientale corretta a livello economico e aziendale) a cura di Mike Fairley, Tarsus Exhibitions & Publishing (Labels & Labeling); 15.45 – 17.15 Presentazione/workshop: Decision Making (Il processo decisionale), Dr. Isabel M. Welpe, Università tecnologia di Monaco; Venerdì 30 novembre: 09.15 – 10.45 Presentazione/workshop: Strategic Planning (Pianificazione strategica) a cura di Alex Elezaj, Tlmi/whitlam Label Company, Usa; 10.45 – 11.15 India: Opportunities and Challenges (India: opportunità e sfide) a cura di Sandeep Zaveri, Presidente di Lmai; 11.45 – 12.30 Burnout – How to recognize, to prevent and to deal with it (Esaurimento – come riconoscerlo, prevenirlo e affrontarlo) a cura di Prof. Dr. Uirich Hegerl, Klinik für Psychiatrie & Psychotherapie presso l’Università di Lipsia; 13.45 – 15.15 Presentazione/workshop: Collaboration between international companies/countries (Collaborazione tra aziende internazionali/paesi) a cura di Santiago Mirabet, Mirabet Consulting; 15.15 Chiusura del congresso. Il consiglio dello Ymc è costituito da: Presidente Francesc Egea, Ipe-innovaciones (Spagna), vicepresidente Nicola Motetta, Euroadhesiv (Italia), tesoriere Dana Kilarska, Purgina (Slovacchia), Pr/responsabile adesioni Bibiana Rodriguez, Rotatek (Spagna) e responsabili del programma Peter Dhondt, Cerm (Belgio) e Pawandeep Sahni, Weldon Celloplast (India). Per informazioni aggiuntive su come iscriversi allo Ymc e allo Ymc Global Congress, visitare il sito www.Finat.com |
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PRATO: PIÙ DI 200 CINESI FORMATI SU LEGALITÀ E SICUREZZA SUL LAVORO |
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Prato, 5 luglio 2012 - Molto soddisfacenti i risultati del progetto, che ha visto coinvolti circa 300 partecipanti di tutte le etnie nelle varie azioni proposte. Tra queste, principalmente attività di formazione sui temi della legalità e della sicurezza rivolte sia a chi cerca lavoro, sia ai dipendenti che agli imprenditori già attivi. Un centinaio infatti sono stati gli imprenditori e lavoratori cinesi che hanno partecipato ai corsi di antincendio, primo soccorso e sicurezza sui luoghi del lavoro. Il buon successo delle iniziative è stato costruito da un lavoro di sinergia sul territorio che ha visto coinvolte molte realtà e istituzioni operanti nel settore dell’impresa e della sicurezza. Tra queste i Vigili del Fuoco, Asl, Cna, Confartigianato, e ovviamente la Polizia municipale e le forze dell’ordine. Oltre alla rete di collaborazione, ciò che ha portato alla buona riuscita del progetto è stato senza dubbio il coinvolgimento all’interno delle attività progettuali di giovani ragazzi cinesi con il ruolo di tutor aziendali. Un’idea sperimentale che prevedeva una parte di formazione e a seguire l’impiego di 8 giovani tutor come interlocutori e ponti di collegamento con la comunità delle imprese cinesi. "Il punto di forza del progetto – afferma l’assessore all´Integrazione Giorgio Silli - è stato il coinvolgimento delle seconde generazioni. Il lavoro dei ragazzi ha portato buoni risultati per quanto riguarda la partecipazione ai corsi di formazione alla legalità”. Più problematica è stata la realizzazione dei check up aziendali, ossia consulenze tecniche alle imprese in tema di sicurezza sul lavoro, ambiente e salute. “Siamo riusciti a realizzare 5 check up aziendali ma ci aspettavamo sinceramente una maggiore collaborazione". Per chi è in cerca di lavoro il progetto prevedeva corsi di auto imprenditoria, lingua italiana e informatica, i quali hanno visto la partecipazione di oltre 50 iscritti. "Da sempre - conclude l´assessore Giorgio Silli - ho sostenuto che l’integrazione del distretto si fa combattendo con pugno di ferro l’illegalità, ed allo stesso tempo formando imprenditori italiani o stranieri al rispetto delle regole e alla legalità. Probabilmente per le prime generazioni è ancora presto, ma sono sicuro che in un prossimo futuro molte saranno le imprese formate da giovani italiani e migranti di seconda generazione". Il progetto è stato costruito grazie a fondi ministeriali. Di seguito i risultati : I partecipanti ai diversi corsi formativi sono stati 258 totali (133 maschi e 125 femmine) suddivisi nei corsi di: lingua italiana, informatica, antincendio, primo soccorso, sicurezza sul lavoro, autoimprenditoria. In tutto 20 diverse nazionalità - sono state contattate 92 ditte cinesi e più di 300 persone coinvolte in tutto il progetto - formati e impiegati 8 tutor cinesi che saranno valorizzati in futuro - realizzati 2 focus group con circa 10 partecipanti ciascuno sul tema dell’integrazione tra imprese straniere e italiane (il primo con rappresentanti più istituzionali, il secondo con imprenditori). Dall’analisi dei risultati di questi focus emergerà una ricerca fatta da due sociologhe. - realizzati 5 check up aziendali a 5 imprese cinesi (con consulente tecnico di Cna o Confartigianato e un tutor cinese ).La tabella per la realizzazione dei check up è stata fatta in un tavolo di lavoro anche con Asl e Vigili del fuoco. - ampliato il tavolo di azione locale sul tema impresa - è in fase di realizzazione la parte della ricerca sul tema impresa e relazioni tra imprese cinesi e italiani. |
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FERRARA: ANDAMENTO IMPRESE INDUSTRIALI, COMMERCIALI E SERVIZI |
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Ferrara, 5 luglio 2012 - I dati sull’andamento delle imprese industriali, commerciali e dei servizi nel I trimestre 2012 e le previsioni per il Ii trimestre dell’anno. Camera di commercio: spiragli all’estero per le medie imprese ma ancora segni negativi per tutti i settori - Sono le imprese di minore dimensione a pagare il prezzo più elevato alla crisi Più che sul fronte interno, è dalla ripartenza (o dalla tenuta) di quello estero che le imprese ferraresi si aspettano un po’ di respiro per il Ii trimestre 2012, dopo un inizio d’anno con tanti segni meno e un bilancio complessivo del settore che resta comunque negativo. L’estate dovrebbe portare invece risultati migliori, rispetto all’inizio dell’anno, alle imprese dei servizi avanzati e dell’Ict; mentre dal fronte del commercio le attese sono ancora pessimistiche o, tutt’al più, di stabilità. E’ questo il quadro che emerge dall´indagine congiunturale dell´Osservatorio dell´economia della Camera di Commercio di Ferrara, riguardante l’andamento delle imprese industriali, commerciali e dei servizi nel I trimestre 2012 e le previsioni per il Ii trimestre dell’anno. “Le nostre imprese stanno combattendo una vera e propria battaglia”, ha segnalato il presidente della Camera di Commercio, Carlo Alberto Roncarati. “Ma lo fanno con spirito costruttivo, confrontandosi con una situazione interna ed internazionale di perdurante incertezza, aggravata dai tragici eventi sismici. Il loro ottimismo e la loro voglia di ‘fare’ però non possono bastare: occorre uno sforzo per dar loro strumenti per riprendere la strada dello sviluppo”. Industria - Nell´industria, la produzione è diminuita del 5,2% rispetto al primo trimestre del 2011 e dopo il -0,9% dei primi tre mesi del 2012. Le maggiori difficoltà hanno interessato, in particolare, la chimica e la fabbricazione di prodotti in gomma (-16,4%), oltre che i settori del legno, della carta e della stampa (-9,0%). In netto peggioramento anche la produzione del sistema moda (-6,1%), che sconta la riduzione dei consumi. In linea con la contrazione media, i valori registrati dall’industria dei metalli e da quella delle macchine elettriche. Anche la produzione dell’industria alimentare (-2,0%) ha risentito della diminuzione dei consumi, nonostante il suo carattere aciclico. Anche il fatturato ha subito una marcata riduzione (-5%), ad eccezione della Metalmeccanica. Al calo di produzione e fatturato, non è rimasta estranea la domanda interna, che ha accusato una flessione dell’8,2%, consolidando il trend negativo degli ultimi tre mesi del 2011. Negative anche le prospettive per meccanica e mezzi di trasporto, che hanno visto scendere gli ordini del 5,4%. Solo l’industria alimentare ha evidenziato una variazione negativa inferiore al 4%. Le esportazioni hanno rappresentato l’unica nota positiva con un incremento del 2,5% rispetto al primo trimestre del 2011. Le industrie della meccanica e dei mezzi di trasporto hanno fatto segnare una crescita delle esportazioni del 7,4%, mentre sono apparsi più deboli i risultati conseguiti dagli altri settori. Come sempre, il contributo maggiore all’evoluzione della domanda estera è venuto dalle imprese con più di 10 addetti. Gli ordini esteri crescono appena dello 0,3%, senza segnali di rilievo per alcun settore. Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordine si è attestato su poco più di due mesi. Il livello è piuttosto contenuto, coerentemente con la riduzione degli ordini complessivi. Commercio - Prosegue la crisi – avviatasi sin dal Ii semestre del 2008 – delle imprese commerciali, che riportano una perdita del 5,2%, comunque inferiore al dato nazionale (-6,3%). Il commercio al dettaglio di prodotti alimentari è quello che soffre di più: -10,4% (contro il -4,5% regionale) rispetto al primo trimestre dell´anno. Andamento negativo anche per il dettaglio non alimentare (-6,5%). Tra i settori, si ripropone la relativa capacità di tenuta della Gdo, che ha chiuso il trimestre con un segno positivo (+2,8%, incremento maggiore a quanto si registra nel complesso in Emilia-romagna, +1,7%). Le previsioni delle imprese per il Ii trimestre 2012 - Industria e artigianato: aumentano i timori sul fronte interno; ancora buone le attese per l’export - Per agosto-settembre 2012, le aspettative delle imprese industriali rimangono improntate a un diffuso pessimismo rispetto al secondo trimestre dell’anno. L’outlook è, tuttavia, decisamente migliore per le imprese (poche, per la verità) con oltre i 50 addetti. Alla debolezza del mercato interno, si contrappongono le attese legate agli ordinativi esteri, che evidenziano segnali di segno positivo per tutte le classi dimensionali (a eccezione dell’artigianato). Le industrie alimentari (30,1), quelle della chimica-farmaceutica (22,4) e le Altre industrie (18,5) sono caratterizzate dalle aspettative più ottimistiche, mentre il sistema moda e la metallurgia sembrano meno confidenti nella capacità di sostegno della domanda estera, soprattutto nelle valutazioni che provengono dal segmento delle piccole imprese. Commercio e turismo: pessimismo per l’inizio dell’estate - Anche nelle attività commerciali, così come in quelle ricettive, non si intravede un miglioramento del clima di fiducia fra il Ii e il Iii trimestre del 2012: il sentiment rimane negativo e la maggioranza delle imprese punta almeno a mantenere stabili i propri ricavi. Relativamente al commercio, sono decisamente negative le performance di quanti operano, in particolare, nel settore non alimentare. |
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