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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Giugno 2014
CUORE E SALUTE: PRESENTE E FUTURO DELLA SOSTITUZIONE VALVOLARE CARDIACA  
 
Milano, 5 giugno 2014 - La stenosi, dal greco antico “stenosis” ossia “restringimento”, è una delle più frequenti condizioni che coinvolge le valvole cardiache, in particolare la valvola aortica: impedisce, durante le contrazioni del muscolo cardiaco, il normale flusso del sangue tra il ventricolo sinistro del cuore e l’aorta. Un’altra situazione particolarmente frequente, soprattutto nelle persone anziane, è la “insufficienza” della valvola mitralica, che determina rigurgito di sangue dall’atrio al ventricolo sinistro. “La stenosi aortica è una patologia cronica evolutiva, che porta progressivamente e rapidamente allo sviluppo di sincope, angina, e insufficienza cardiaca: dalla comparsa dei sintomi funzionali, la prognosi è mediamente di 2-3 anni. Si stima che in Italia ne soffra quasi il 4% della popolazione oltre i 75 anni, tre su quattro dei quali, vale a dire oltre 150 mila persone, della forma più grave e sintomatica”, ricorda Sergio Berti, Presidente Gise - Società italiana di cardiologia invasiva. “Ancora più frequenti sono i disturbi a carico della valvola mitralica: studi epidemiologici dimostrano che l’insufficienza mitralica di grado moderato o severo è presente in quasi il 10% della popolazione con almeno 75 anni, cioè circa mezzo milione di italiani, anch’essa associata a scompenso cardiaco e aritmie” prosegue Berti. Le persone con forme gravi di queste malattie delle valvole cardiache hanno una sopravvivenza ridotta - se non si interviene - oltre a una scarsa qualità di vita: sono soggetti a facile affaticamento, hanno mobilità ridotta e per loro fare anche pochi passi può rappresentare un ostacolo difficile da superare, spesso hanno importanti malattie concomitanti. “Sino a una quindicina di anni fa, l’unica possibilità di cura era l’intervento di cardiochirurgia per sostituire o riparare – quando possibile – la valvola danneggiata, con apertura del torace mediante sternotomia, arresto dell’attività cardiaca e circolazione extracorporea. L’effetto sul miglioramento della sopravvivenza e sulla qualità di vita è ampiamente positivo”, spiega Francesco Musumeci, Direttore Cardiochirurgia Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma. Tuttavia, si tratta di un intervento operatorio importante, che non tutti i pazienti, data l’età, la presenza di altre malattie, la condizione di fragilità, sono in grado di affrontare. “Si deve a un cardiologo francese, Alain Cribier, l’idea di intervenire per una strada diversa”, racconta Corrado Tamburino, Professore ordinario di cardiologia all’Università di Catania. “Cribier pensò di trattare la patologia valvolare accedendo attraverso l’arteria femorale, anziché aprendo il torace; prima mise a punto la valvuloplastica aortica - ossia una tecnica che permetteva, gonfiando un palloncino all’interno della valvola, di dilatarne i lembi calcificati favorendo il flusso del sangue -, successivamente, nel 2002, andando a inserirvi una valvola sostitutiva. Nasceva così la Tavi, l’impianto della valvola aortica per via transcatetere”, dice ancora Tamburino. Oggi, a distanza di 12 anni dal primo impianto, sono circa 100 mila le persone portatrici di una valvola aortica transcatetere, operate in più di 600 centri in tutto il mondo. “Grazie agli studi clinici condotti in Europa e negli Usa, la Tavi è diventata una procedura inserita all’interno delle linee guida internazionali redatte dalle organizzazioni scientifiche dei cardiochirurghi e dei cardiologi: è la terapia di scelta in tutte le persone inoperabili e, sulla base del giudizio del team composito cardiochirurgo-cardiologo – il cosiddetto ‘heart team’ – può essere impiegata, in sostituzione dell’intervento chirurgico, nelle persone definite ad elevato rischio operatorio”, aggiunge Musumeci. Ma la ricerca scientifica non si ferma. Due settimane fa, nel corso della maggiore manifestazione internazionale dedicata alla cardiologia interventistica – il congresso Europcr 2014 di Parigi – sono stati presentati i primi risultati ottenuti su 150 pazienti, in Europa e Canada, con l’innovativa valvola Sapien 3 di Edwards Lifesciences, cioè la terza generazione di valvole aortiche dedicate alla Tavi. “Sono risultati particolarmente importanti – sottolinea Tamburino – per diverse ragioni. Innanzitutto perché dimostrano tassi di mortalità inferiori a quanto si ottenga di solito con questo tipo di intervento: 2,1% a 30 giorni, rispetto a una media del 3-4%; inoltre perché l’impiego di questa valvola è associato a un ridottissimo tasso di ictus, solo l’1%; quindi, poiché per la nuova conformazione della valvola è virtualmente azzerato il fenomeno del ‘leak’ paravalvolare, ossia il passaggio di sangue ai lati anziché all’interno della protesi valvolare, il che crea turbolenze nel normale flusso. Non da ultimo, perché per la prima volta sono stati operati con la Tavi, e sono stati valutati, anche pazienti a rischio intermedio, ossia persone per le quali, ad oggi, non esiste una specifica indicazione per questa procedura. Lo studio è ancora in corso, in quanto prevede un follow-up ancora per quattro anni, ma insieme ad altri già in atto potrebbe essere utile per determinare un allargamento delle indicazioni per la procedura transcatetere.” “In Italia, secondo i dati del Gise, sono state effettuate 1.855 Tavi nel 2011, 2.018 nel 2012 e 2.230 nel 2013. Un numero di interventi inferiore a quelli che si renderebbero necessari. La ragione principale è che questa procedura, nel nostro Paese, non gode di un pieno riconoscimento da parte del servizio sanitario: non esiste un Drg nazionale e l’accesso alla Tavi, e il suo rimborso, sono regolati dalle decisioni assunte dalle singole Regioni, con situazioni a macchia di leopardo, che sono anche causa di notevole mobilità interregionale, ossia persone che per sottoporsi a questo intervento migrano da una Regione all’altra”, spiega Berti. Ma le tecniche di intervento per via transcatetere si stanno evolvendo: non solo nelle protesi e negli strumenti per introdurle per via transfemorale o transapicale – attraverso la punta del cuore – o ancora transaortica, queste ultime due vie associate a un intervento di cardiochirurgia minimamente invasiva. “Oggi è possibile applicare le tecniche transcatetere per inserire una protesi valvolare all’interno di un’altra già posizionata, che si sia deteriorata nel tempo, senza ricorrere, ad esempio, a un secondo intervento cardiochirurgico. È la cosiddetta procedura ‘valve in valve’, con cui è possibile intervenire tanto sulla valvola aortica quanto su quella mitrale”, spiega Musumeci. Il futuro prossimo: l’intervento di sostituzione della valvola mitrale per via transcatetere, già battezzato Tmvr. Nel corso degli ultimi 12 mesi sono stati effettuati i primissimi interventi che applicano, sostanzialmente, la stessa procedura della Tavi per via transapicale alla sostituzione della valvola mitrale nativa. A detta di Vinayak Bapat, il cardiochirurgo inglese del St. Thomas´ Hospital di Londra, che sta perfezionando la tecnica e le protesi valvolari dedicate, i primissimi risultati sono incoraggianti: “la valvola mitralica e il paziente con malattia della valvola mitralica sono complicati. Il viaggio che abbiamo intrapreso sarà lungo e difficile, ma sono convinto che questa strada debba esser percorsa e che porterà a risultati positivi per la cura di queste persone”.  
   
   
TUMORE DEL POLMONE: AFATINIB MIGLIORA LA SOPRAVVIVENZA “PER LA PRIMA VOLTA LA MORTALITÀ È RIDOTTA DEL 19%”  
 
Chicago, 5 giugno 2014 – Una nuova arma per affrontare il tumore del polmone, uno dei più frequenti e aggressivi. Un’analisi, che ha combinato i dati di due studi di Fase Iii (Lux-lung 3 e Lux-lung 6), dimostra che il trattamento con afatinib in prima linea riduce il rischio di mortalità del 19% in pazienti colpiti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc), con mutazioni comuni di Egfr (recettore del fattore di crescita epidermico). I dati sono presentati al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) a Chicago. Nel 2013 nel nostro Paese si sono registrate 38.000 nuove diagnosi, di cui circa il 30% nelle donne, e il fumo resta il principale fattore di rischio per questa neoplasia. “Si tratta di uno studio rivoluzionario – sottolinea il prof. Lucio Crinò dell’Oncologia dell’Ospedale di Perugia - che conferma i progressi nel trattamento di questa neoplasia. Solo fino a 15 anni fa avevamo a disposizione pochissime armi, mentre oggi siamo in grado di offrire opzioni terapeutiche sempre più importanti e innovative. Afatinib, in particolare, come evidenziano i dati presentati al congresso Asco, conferma di essere una molecola fondamentale, che può garantire una svolta reale nel trattamento di questo tumore. Ci auguriamo che, quanto prima, possa essere messa a disposizione dei pazienti del nostro Paese”. I risultati dell’analisi combinata dei dati di due dei più ampi studi condotti su questa popolazione di pazienti indicano che afatinib, sviluppato da Boehringer Ingelheim, ha prolungato di 3 mesi (valore mediano) la sopravvivenza globale delle persone con carcinoma polmonare con mutazioni comuni di Egfr rispetto alla chemioterapia standard (sopravvivenza globale mediana rispettivamente di 27,3 mesi vs 24,3 mesi), riducendo in modo significativo il rischio di mortalità del 19%. Una diminuzione più marcata del rischio di mortalità, pari al 41%, è stata rilevata nei pazienti con la mutazione più comune di Egfr (delezione dell’esone 19). I dati di questa analisi hanno evidenziato con afatinib un prolungamento della sopravvivenza dei pazienti con tumore polmonare con la mutazione più comune dell’Egfr (del 19) in confronto a chemioterapia standard, con una mediana di più di 12 mesi in entrambi gli studi (Lux-lung 3: 33.3 mesi verso 21.1 mesi. Lux-lung 6: 31.4 mesi verso 18.4 mesi). Le conclusioni di questa analisi confermano ulteriormente i risultati resi noti in precedenza, sul ritardo della progressione del tumore (sopravvivenza libera da progressione), sul miglior controllo dei sintomi del carcinoma polmonare e sugli eventi avversi associati ad afatinib rispetto alla chemioterapia standard. Commentando i risultati di sopravvivenza globale, il principal investigator Professor James Chih-hsin Yang, M.d., Ph.d., della Clinica Universitaria Nazionale di Taiwan, ha dichiarato che “i risultati dei due studi su afatinib mostrano singolarmente per la prima volta che, nonostante il cross-over nelle terapie successive, l’uso di un farmaco target come terapia di prima linea può aumentare la sopravvivenza globale, rispetto alla chemioterapia, nei pazienti con tumore polmonare con delezione dell’esone 19 di Egfr. Questi risultati si aggiungono all’elenco di benefici già dimostrati in questi studi, tra cui maggior riduzione della massa tumorale, controllo prolungato della malattia e dei sintomi invalidanti ad essa associati quali tosse, dolore e dispnea”. Un altro studio di Fase Iii in pazienti con carcinoma polmonare (Lux-lung 5), i cui risultati sono stati presentati ad Asco 2014, ha raggiunto l’endpoint primario, dimostrando il vantaggio di proseguire il trattamento con afatinib, associandolo a chemioterapia, a seguito della progressione del tumore con afatinib in monoterapia (Trattamento beyond progression). Questo studio di Fase Iii ha messo a confronto afatinib in associazione al chemioterapico paclitaxel rispetto alla sola chemioterapia, a scelta dello sperimentatore, in pazienti con tumore polmonare in stadio avanzato, dopo il fallimento di diverse linee di terapia, tra cui chemioterapia, erlotinib o gefitinib e afatinib in monoterapia. I pazienti che hanno continuato ad assumere afatinib in associazione alla chemioterapia, a seguito di un precedente trattamento con afatinib in monoterapia, hanno beneficiato di un ulteriore rallentamento della progressione del tumore rispetto ai pazienti che hanno interrotto afatinib, passando alla sola chemioterapia (con mediana di sopravvivenza libera da progressione rispettivamente di 5,6 mesi vs 2,8 mesi). Ciò corrisponde ad una riduzione del 40% del rischio di avanzamento della malattia. Gli eventi avversi più comuni nei pazienti trattati con afatinib in associazione alla chemioterapia, sono stati diarrea (spesso associata all’inibizione di Egfr), perdita dei capelli (alopecia) e debolezza (astenia – spesso associati alla chemioterapia). Il Professor Martin Schuler, M.d. Del Centro Tumori della Germania Occidentale, Clinica Universitaria di Essen, Germania, principal investigator dello studio ha così commentato: “questi risultati mostrano il potenziale di un nuovo approccio in questi pazienti con una malattia difficile da trattare, ovvero la continuazione dell’assunzione di afatinib in associazione alla chemioterapia, anche quando la terapia precedente con inibitore di tirosinchinasi di Egfr fallisce e il tumore va incontro a progressione”. Il Professor Klaus Dugi, Chief Medical Officer di Boehringer Ingelheim, ha così commentato: “il tumore polmonare è una patologia complessa e siamo orgogliosi di condurre ricerche su afatinib in diverse indicazioni, in modo da poter ampliare le opzioni terapeutiche per i pazienti. I risultati di sopravvivenza globale nei singoli studi e nell’analisi combinata di Lux-lung 3 e Lux-lung 6, insieme ai risultati già riferiti sui benefici in termini di qualità della vita e di patient reported outcome, contribuiscono in modo significativo alle robuste evidenze a favore dell’uso di afatinib, come terapia di prima linea nel tumore polmonare con mutazioni di Egfr”.  
   
   
PUGLIA: PRESENTATO IL MONITORAGGIO DELLE STRUTTURE SOCIOSANITARIE  
 
Bari, 5 giugno 2014 - A meno di 2 mesi dalla entrata in vigore della legge 18 del 9 aprile 2014 che ha prorogato di un anno ancora le autorizzazioni provvisorie al funzionamento delle strutture sociali e sociosanitarie che ancora non hanno adeguato le proprie caratteristiche strutturali e organizzative agli standard minimi previsti nella normativa regionale, l’Assessorato al Welfare assolve all’impegno assunto con tutto il Consiglio Regionale di presentare un dettagliato monitoraggio sulle situazioni più critiche che si registrano ad oggi sul territorio regionale. Rispetto alle 1940 unità di offerta complessivamente operative e funzionanti in Puglia, sono 88 le strutture oggetto di specifica osservazione, perché ancora non adeguate agli standard minimi regionali entro i termini precedentemente fissati al 4 febbraio 2014. Si tratta quindi solo del 3,6% del totale delle strutture, a riprova del fatto che il grande sforzo per la realizzazione degli investimenti strutturali pubblici e privati finanziati a valere sul Po Fesr 2007-2013 ha prodotto risultati assai significativi. Delle 88 strutture, a distanza di meno di 2 mesi dalla entrata in vigore della legge, sono 52 quelle per le quali le autorizzazioni provvisorie sono già state trasformate in definitive, ovvero sono state prorogate per consentire la conclusione dei lavori. E solo per 36 strutture i Comuni sono ancora inadempienti rispetto agli atti da adottare revocare o riconfermare le autorizzazioni. “Rispetto ai Comuni ancora inadempienti stiamo esercitando un’azione di grande presidio, con le diffide ad adempiere che proprio in questi giorni vengono formalizzate dagli Uffici. Così come – precisa l’Assessore Gentile – non stiamo facendo mancare il nostro supporto a Comuni come Giovinazzo, Santeramo, Trani e altri in cui la revoca delle autorizzazioni provvisorie potrebbe generare gravi disagi per gli utenti e le loro famiglie come per i lavoratori. Perché questo Governo regionale, per suo costume, si preoccupa del rispetto delle leggi come dei destini delle persone in carne e ossa. E questo senza distrazione alcuna, da parte nostra.”  
   
   
TOSCANA, LISTE DI ATTESA: OLTRE IL 75% DELLE PRESTAZIONI GARANTITE ENTRO 30 GIORNI, IL 90% ENTRO 60"  
 
Firenze 5 giugno 2014 - "In Toscana oltre il 75% delle prestazioni vengono garantite entro 30 giorni, e il 90% entro 60 giorni. La denuncia del vicepresidente Mugnai si riferisce solo ad alcune prestazioni di diagnostica per immagini particolarmente selezionate, che vengono da lui assunte come riferimento universale". L´assessore al diritto alla salute Luigi Marroni replica al vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio Regionale, Stefano Mugnai, che ieri ha diffuso un comunicato in cui sostiene che le liste di attesa sono fuori controllo e annuncia una proposta di legge per prolungare gli orari di erogazione delle prestazioni. "La Toscana - chiarisce l´assessore Marroni - eroga ogni anno oltre 4 milioni di prestazioni di diagnostica per immagini: oltre 1,5 milioni di ecografie, 1,5 milioni di Rx, quasi 350 mila Rm e altrettante Tc; sul prenotato complessivo del 2013, oltre il 75% delle prestazioni è stato garantito entro i 30 giorni; se applichiamo invece la soglia dei 60 giorni prevista dal Pngla (Piano Nazionale Governo Liste Attesa), i cittadini toscani hanno quasi il 90% delle prestazioni garantite". "Preme evidenziare - prosegue Marroni - che le aziende vengono informate mensilmente sulla loro capacità di rispondere in tempi corretti ai bisogni del cittadino, anche evidenziando le eventuali criticità e chiedendo di provvedere alla risoluzione delle stesse in tempi utili. E´ indubbio che esistono e possano esistere criticità su specifiche prestazioni, per i più svariati motivi, prestazioni operatore dipendente, prestazioni disponibili solo con particolari tecnologie, o per particolari zone territoriali. E´ presumibile che a Pistoia, una delle aziende citate dal consigliere, alcune prestazioni ecografiche possano avere tempi di attesa eccessivi per i motivi ricordati, ma sempre in quell´azienda la prestazione ecografica in tempi corretti è comunque disponibile. A Pistoia, in riferimento a tutte le ecografie prenotate nell´anno 2013, il tempo medio di attesa è stato pari a 50 giorni e l´84% è stato garantito entro lo standard nazionale di 60 giorni. Ragionamento analogo, che non ribadiamo per economia della risposta, vale per le altre prestazioni riportate nel comunicato stampa del consigliere". I dati riportati da Mugnai, osserva l´assessore, presumibilmente non tengono conto che all´atto della prenotazione l´utente può rifiutare la prima disponibilità offerta dal sistema a favore della propria preferenza, sia riguardo alla struttura sanitaria presso cui effettuare la prestazione, sia riguardo ad una data più consona alle proprie esigenze personali nonché sanitarie, ossia nei dati del consigliere non si tiene conto che alcune prestazioni, soprattutto nel campo della diagnostica, sono di controllo e pertanto da effettuare a scadenze prefissate. Si nota peraltro un´attenzione esclusiva al tema della diagnostica per immagini e non invece ai tempi di attesa per prestazioni cliniche, in particolare per le visite specialistiche, che rappresentano la risposta più appropriata per la valutazione dello stato di salute dei nostri cittadini. "Nel sistema sanitario toscano - informa l´assessore - è in atto una profonda riflessione, che condurrà entro il mese di giugno, come previsto, ad un atto deliberativo che ridisegnerà la struttura dell´offerta specialistica". Nelle prossime settimane andrà in giunta la delibera sul miglioramento del sistema di gestione delle liste di attesa per le prestazioni di specialistica e diagnostica strumentale, una delle 7 azioni prioritarie collegate al piano sanitario e sociale. Queste alcune delle azioni individuate nella delibera per governare e controllare i tempi e le liste di attesa. Nelle procedure di prenotazione dovrà essere indicata la classe di priorità: U (urgente), da eseguirsi nel più breve tempo possibile, e comunque entro 72 ore; B (breve); D (differibile); P (programmata) e si dovranno sviluppare programmi di appropriatezza. Promozione dell´estensione di Cup (Centro unico di prenotazione) di seconda generazione, che facilitino la relazione tra professionisti, promuovendo la distinzione tra agende di prima prenotazione e agende di follow up. Ridisegno delle relazioni tra medicina generale e specialistica ospedaliera: la nuova organizzazione della medicina generale nelle Aft (Associazioni funzionali territoriali) e nelle aggregazioni multiprofessionali e multidisciplinari, anche attraverso le Case della Salute, rappresenteranno il luogo e la dimensione culturale delle nuove relazioni tra specialisti ospedalieri/ambulatoriali e medici di famiglia. Utilizzo dell´attività libero professionale intramuraria come ulteriore possibile strumento per il governo delle liste e il contenimento dei tempi di attesa.  
   
   
BOLZANO: PROPORZIONALE PIÙ FLESSIBILE NEI PRIMARIATI  
 
Bolzano, 5 giugno 2014 - Sarà applicata in maniera più morbida la proporzionale nei posti apicali della sanità altoatesina: l´assegnazione dei primarati avverrà applicando la proporz non sulla base della consistenza dei gruppi linguistici nel comprensorio sanitario interessato bensì calcolata su base provinciale. È quanto ha deciso il 3 giugno la Giunta provinciale. Un´applicazione più flessibile della proporzionale nell´attribuzione dei primariati è quanto auspica la Giunta provinciale dalla revisione degli specifici criteri: finora l´assegnazione dei primariati in base alla consistenza linguistica veniva predeterminata a monte e la proporzionale era calcolata e applicata su base comprensoriale, dove la consistenza dei gruppi linguistici è molto diversa. "Abbiamo deciso di optare per un´applicazione meno rigida", ha spiegato il presidente Kompatscher dopo la seduta della Giunta. In futuro la proporzionale applicata per i primariati sarà sempre quella su base provinciale e nell´assegnazione dei singoli primariati verrá prevista una maggiore apertura. Se necessario, a fronte di un contigente dei posti spettanti a un gruppo linguistico già esaurito, potranno essere ammesse eccezioni giustificate per un massimo del 25%. In tema di edilizia sanitaria, la Giunta ha approvato il programma di lavori di manutenzione straordinaria e di ristrutturazione per il 2014-2018. Non si tratta dei grandi progetti quali l´ospedale di Bolzano, quanto degli interventi gestiti direttamente dal singolo comprensorio sanitario. Per l´anno corrente sono stati stanziati 18 milioni di euro, cui si aggiungono 14,4 milioni per ciascuno dei prossimi 4 anni.  
   
   
NELLE MARCHE PARTE IL PROGETTO REGIONALE PER LA DEMATERIALIZZAZIONE DELLA RICETTA MEDICA.  
 
Ancona, 5 giugno 2014 - Nelle Marche entra nel vivo il processo di dematerializzazione della ricetta medica. La Giunta regionale ha approvato il progetto che consente di superare la prescrizione cartacea con quella elettronica, semplificando e razionalizzando l’intero processo di erogazione dei farmaci e di accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali. Nella seduta di ieri , l’esecutivo ha adottato il progetto regionale, approvato dai ministeri dell’Economia e Finanze e della Salute, insieme al protocollo d’intesa sottoscritto con le organizzazioni rappresentative delle farmacie convenzionate. Le nuove modalità di prescrizione, gradualmente, copriranno tutto il territorio regionale. Attualmente la sperimentazione ha coinvolto 327 farmacie sulle 522 totali (circa il 62 per cento delle convenzionate) e 108 medici (di cui 5 pediatri) del Servizio sanitario regionale, per un totale di 37.538 ricette elettroniche elaborate. A breve, tutte le farmacie e i 264 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta saranno coinvolti nella sperimentazione. “Il progetto di dematerializzazione della ricetta garantisce una maggiore tracciabilità delle prestazioni, consentendo il miglioramento del monitoraggio del sistema sanitario, la semplificazione dell’accesso ai servizi da parte dei cittadini, lo snellimento delle procedure amministrative curate dalle aziende sanitarie e dai professionisti coinvolti – evidenzia l’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani – Il processo sarà graduale, anche se non sarà possibile superare completamente l’impegnativa cartacea, in quanto, in alcuni casi, è la normativa stessa che la prevede o vi sono situazioni nelle quali non è possibile adottare questa modalità, come con le prescrizioni effettuate a domicilio del paziente. Ma la novità è rilevante e qualificherà ulteriormente la sanità marchigiana, all’insegna della trasparenze e della tempestività dell’accesso alle prestazioni”. Il dirigente del servizio Sanità, Piero Ciccarelli, sottolinea il ruolo positivo delle associazioni sindacali delle farmacie (Federfarma Marche e Confservizi Assofarm Marche), dei medici di medicina generale e del pediatri di libera scelta, coinvolti nell’iniziativa: “La partecipazione fattiva e la grande disponibilità dimostrata dalle associazioni ha consentito di avviare la sperimentazione nei tempi strettissimi che ci hanno assegnato dal Ministero. È la dimostrazione che il coinvolgimento pieno dei professionisti, lavorando per l’obiettivo condiviso di favorire il costante miglioramento della qualità del servizio sanitario, consente di superare criticità che, altrimenti, sarebbero insormontabili”. Nella fase sperimentale del processo, il ministero dell’Economia e Finanze aveva indicato di avviare prioritariamente le prescrizioni dei farmaci: obiettivo perseguito attraverso l’accordo siglato con le farmacie e con il progetto sperimentale realizzato. Il progetto proseguirà con una serie di interventi tecnologici, infrastrutturali e organizzativi che si articolerà in quattro fasi distinte che mirano a coinvolgere, gradualmente, tutte le professionalità interessate alla nuova modalità di prescrizione ed erogazione, garantite attraverso le strutture pubbliche che operano in regione e fuori regione.  
   
   
SANITA’ PICENO: INCONTRO REGIONE - SINDACATI.  
 
Ancona, 5 giugno 2014 - Ieri mattina nella sede della Regione Marche a Palazzo Raffaello, il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, insieme al vicepresidente Antonio Canzian e all’assessore alla Salute Almerino Mezzolani, ha incontrato le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Nursind, Fsi e la rappresentanza sindacale unitaria per affrontare le problematiche della sanità del Piceno. Dopo ampio e approfondito dibattito, il presidente Spacca e i rappresentanti della Regione, hanno riconosciuto la legittimità e la necessità di approfondimento delle osservazioni avanzate dalle organizzazione sindacali in particolare su alcuni punti. Al fine di conseguire obiettivi tangibili finalizzati ad assicurare al territorio adeguate risorse umane e finanziarie in un rapporto di sempre maggiore equanimità con gli altri territori regionali, Spacca ha proposto quindi la costituzione di gruppi tecnici di approfondimento per affrontare specificatamente le seguenti problematiche: - Fenomeno mobilità attiva e individuazione di meccanismi finanziari adeguati per affrontare la specificità picena; - Individuazione di finanziamenti per rinnovo attrezzature in parte obsolete, utilizzando la premialità ottenuta dalla Regione Marche nel 2013; - Attivazione dei posti letto assegnati alle strutture sanitarie del territorio con conseguente riallineamento della dotazione organica sanitaria e delle figure professionali di supporto all’assistenza; - Potenziamento dei servizi territoriali residenziali nell’ambito del piano di fabbisogno in fase di elaborazione. Le parti si incontreranno alla fine del mese di giugno per definire nel dettaglio un cronoprogramma con date certe e conseguire gli obiettivi sopra specificati. Alla riunione erano presenti: Maria Calvaresi, Francesco Neroni, Roberto Fioravanti, Giorgio Cipollini, Paolo Villa, Francesco Massari, Maurizio Pelosi, Fausto Menzietti. Per la dirigenza sanitaria della Regione: Gianni Genga direttore Asur Marche, Piero Ciccarelli dirigente del Servizio Salute e Massimo del Moro direttore Area Vasta 5.  
   
   
TUMORI: RISPARMI DALLA PREVENZIONE, 6 MILIARDI DI EURO IN 5 ANNI “L’ITALIA DIVENTI LA CAPITALE EUROPEA DEGLI STILI DI VITA SANI”  
 
Chicago, 5 giugno 2014 – Sei miliardi di euro in cinque anni. È il risparmio che potrebbe essere realizzato nel nostro Paese grazie a campagne di prevenzione oncologica. Una cifra che raggiungerebbe 50 miliardi complessivamente in Europa, se queste iniziative fossero estese a tutti gli Stati membri. Il costo totale del cancro nel Vecchio Continente è pari, ogni anno, a 126 miliardi di euro, in Italia a circa 16. Servono risorse per garantire l’accesso alle terapie migliori a tutti cittadini e il tema della sostenibilità dei sistemi sanitari è al centro dell’agenda del 50° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), il più importante appuntamento mondiale di oncologia svoltosi a Chicago fino al 3 giugno, con la partecipazione di oltre 30.000 specialisti. Da Chicago l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) lancia un appello al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, perché i sei mesi di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea diventino il “semestre della prevenzione contro il cancro”. Nel 2012, le nuove diagnosi nel Vecchio Continente sono state 3.450.000, con 1.750.000 morti, pari a 3 decessi al minuto. “Chiediamo che l’Italia si candidi a capitale europea della prevenzione oncologica – spiega il prof. Stefano Cascinu, presidente Aiom -. Un titolo che potrà essere ricoperto da ogni Paese chiamato ad assumere la presidenza Ue. Promuovendo però iniziative concrete. Solo così i risparmi potranno essere significativi. Emblematica l’esperienza del progetto ‘Non fare autogol’, giunto alla quarta edizione: i medici dell’Aiom sono entrati nelle scuole superiori con i calciatori della serie A per insegnare agli studenti le regole per seguire stili di vita corretti. Quest’anno hanno partecipato quasi 7000 ragazzi. E, nel semestre di presidenza della Ue, realizzeremo iniziative ancora più incisive. Se si considera l’impatto delle neoplasie nell’Unione Europea, è difficile pensare che il ‘problema cancro’ sia poco rilevante, sia in termini epidemiologici che finanziari”. Il tumore più costoso in Ue è quello al polmone (18.8 miliardi ogni anno), seguito dal seno (15 miliardi), dal colon-retto (13.1 miliardi) e dalla prostata (8.43 miliardi). “E proprio sul carcinoma polmonare – continua il prof. Cascinu – l’Aiom a partire da giugno avvierà una campagna di sensibilizzazione sui danni anche del fumo passivo. La sopravvivenza dei pazienti oncologici in Italia è pari e, per alcuni tipi di tumore, superiore alla media europea. Lo scenario è chiaro. Nei prossimi anni assisteremo a un incremento costante della popolazione anziana, nel 2030 il 30% degli italiani sarà costituito da over 65. Ma le risorse a disposizione diminuiscono. E il carico dell’assistenza sanitaria e sociale in campo oncologico diventerà più pesante: nel 2013 erano 2.800.000 i pazienti con storia di cancro, nel 2020 saranno circa 4.500.000. Per rispondere alle loro richieste di salute, serve un patto sull’appropriatezza prescrittiva che riunisca tutti gli attori coinvolti: l’accademia, i clinici, gli enti regolatori, l’industria farmaceutica e i pazienti”. “La storia naturale di alcune patologie oncologiche – continua la dott.Ssa Stefania Gori, segretario Aiom - è radicalmente cambiata, grazie alle conoscenze biologiche acquisite nel corso degli anni e ai nuovi trattamenti. Basti pensare a due neoplasie a forte incidenza come quelle del colon retto e del seno: non solo riusciamo a individuarle con lo screening in fase precoce e a guarirle grazie a terapie innovative, ma anche la sopravvivenza nella fase metastatica è migliorata in modo significativo per effetto di trattamenti sempre più efficaci. Nel colon-retto in 15 anni è passata dai 6-9 mesi agli attuali 30-36 e, nel tumore al seno, l’effetto combinato di screening e terapia adiuvante ha contribuito a ridurre la mortalità del 30%”. La spesa media europea per la cura del cancro per cittadino è pari a 102 euro, ma varia fortemente nelle diverse realtà locali: Bulgaria (16 euro), Polonia (37 euro), Romania (20 euro), Portogallo (53), Gran Bretagna (85), Spagna (94), Francia (110), Italia (114) e Germania (182). L’aiom ha avanzato proposte concrete per coniugare accesso ai farmaci, innovazione e sostenibilità. “Innanzitutto – spiega il prof. Cascinu -, l’approvazione di una nuova molecola e la definizione del prezzo devono avvenire in funzione del risultato ottenuto. Un editoriale pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica, ‘Lancet Oncology’, ha sottolineato un aspetto importante: l’Agenzia europea del farmaco (Ema) valuta solo il beneficio clinico della terapia, cioè la esamina in termini di efficacia. In un secondo momento, è compito degli enti regolatori nazionali fissarne il prezzo e la rimborsabilità. In realtà, solo un’Autorità centrale unica dovrebbe definire sia il beneficio che il prezzo. Sappiamo che i sistemi sanitari dei diversi Paesi Ue sono diversi, però serve più omogeneità. Nei vari Stati, si passa da un sistema universalistico come il nostro a uno privatistico. Se vogliamo diventare un’Unione vera, bisogna condividere principi comuni, anche nella sanità”. Un altro punto critico è rappresentato dalle reti oncologiche regionali. “Il problema della realizzazione di questi network – conclude il prof. Cascinu - è stato affrontato nel precedente piano oncologico nazionale, ma è rimasto lettera morta. Finora questi progetti hanno visto la luce solo in Lombardia, Piemonte/valle d’Aosta, Toscana e Provincia autonoma di Trento. Le reti sono fondamentali, perché garantiscono equità di accesso ai farmaci e garanzia di ricevere le cure migliori indipendentemente dalla propria residenza. È però necessario definire requisiti minimi che possano essere seguiti da tutte le Regioni, cui spetta l’organizzazione sanitaria, al fine di dotarsi di network omogenei sul territorio nazionale. È chiaro che le realtà locali sono diverse, ma bisogna evitare discrepanze eccessive, altrimenti rischiamo di aggiungere disparità e iniquità nell’accesso alle terapie. Ogni struttura, all’interno della rete, deve essere in grado di garantire uno standard assistenziale adeguato per la gestione della maggioranza dei casi. Solo i pazienti che presentano particolari complessità vanno indirizzati all’ospedale di riferimento regionale per patologia (tumore della mammella, del polmone ecc.): così si risparmiano risorse e si offrono cure ottimali. Se non garantiamo un’assistenza omogenea su tutto il territorio, i pazienti sono costretti a migrare e a cercare soluzioni altrove. E questo rappresenta una sconfitta dell’intero sistema”.  
   
   
VOLLEY FEMMINILE, PRESENTATA LA COPPA DEL MONDO 2014 PARTITE IN TUTTA ITALIA E FASE FINALE A MILANO.  
 
 Milano, 5 giugno 2014 – Le stelle del volley mondiale alzeranno a Milano la Coppa del Mondo 2014. È stata presentata a Palazzo Marino la fase finale del campionato mondiale di Volley femminile, un torneo in tre fasi in otto diverse città italiane che vedrà proprio a Milano, presso il Forum di Assago, la fase finale. “Scommettiamo tutti insieme sui mondiali di pallavolo, sport bellissimo che può dare tanto alla nostra città e al nostro Paese. Questa meravigliosa iniziativa rappresenta un altro importante tassello dell’obiettivo di Milano in vista di Expo: mettere in rete tutte le sue qualità e le sue capacità. E´ per questo stesso obiettivo che lavoriamo per dare allo sport milanese le strutture e gli strumenti necessari perché possa crescere e diventare sempre più competitivo in Italia e nel mondo”, ha detto la vicesindaco Ada Lucia De Cesaris. “Milano ha una grande passione per lo sport e la pallavolo si è ritagliata negli anni un posto speciale – ha dichiarato l’assessora allo Sport Chiara Bisconti – perché è una delle discipline più praticate in città e in assoluto uno degli sport più amato dalle giovani milanesi. Un grande patrimonio, un tesoro di passione e tecnica che nasce soprattutto dalle scuole e poi esplode nelle tante società di questo territorio. Ospitare la fase finale dei Mondiali è per questa città motivo di grande orgoglio. È un anno speciale, abbiamo avuto (per la prima volta nella storia) la finale della Final Four di basket, siamo in attesa dell’annuncio per la Champions League del 2016, ora arriveranno anche i mondiali femminili di pallavolo. Non posso non pensare poi ai fantastici risultati che il sestetto nazionale, maschile e femminile, ha saputo regalarci in tanti anni. L’italia rappresenta una scuola d’eccellenza in questo sport, il mio ringraziamento va alla Fipav per il grande sforzo organizzativo profuso e per il grande risultato conseguito  
   
   
YOUTH GAMES: INIZIA IL CONTO ALLA ROVESCIA.  
 
 Ancona, 5 giugno 2014 - L’anno scorso furono i Campionati Mondiali di vela a portare ad Ancona campioni da tutto il mondo. Quest’anno sono gli Youth Games Adriatic and Ionian Macroregion che da, venerdì 6 fino a domenica 8 giugno faranno convergere in città un migliaio di giovani atleti, ra-gazzi e ragazze di età compresa tra i 15 ed i 16 anni provenienti da 8 paesi appartenenti alla Macroregione Adriatico-ionica la cui nascita sarà formalizzata proprio quest’anno. Oltre all’Italia parteciperanno Croazia, Montenegro, Albania, Bosnia Herzegovina, Serbia, Slovenia, Grecia. “Un grande evento di agonismo, partecipazione e coesione territoriale in una dimensione ludica e viva, con tanti giovani sportivi lietamente in competizione”: è quanto rappresenta per le Marche la prima edizione di “Adriatic and Ionian Macroregion Youth Games” ad Ancona dal 6 all’8 giugno. - Lo ha dichiarato il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca nell´annunciare ai media, stamane, lo start ormai imminente dei Giochi, nati da una proposta dell´assessore allo Sport del Comune, Andrea Guidotti. “Siamo al punto di arrivo per la Macro-regione Adriatico Ionica: il prossimo 25 giugno la Commissione europea autorizzerà la strategia della Macroregione e presenterà il piano d’azione, ovvero il complesso dei progetti che poi ne daranno concretezza. Ormai la strategia è una realtà e i Giochi dell’Adriatico-ionico, con i suoi giovani, le scuole, le città che si affacciano sull’Adriatico, rappresentano un evento fonda-mentale colmo di energia spontanea, di passione ed entusiasmo”. “Ancona riparte con fatti tangibili”- ha sottolineato, da parte sua, il Sindaco Valeria Mancinelli, ringraziando i suoi col-laboratori, gli assessori Andrea Guidotti e Ida Simonella (Relazioni Internazionali e Porto), “che si sono spesi per portare avanti questo progetto con serietà e rigore”. “ Con questa iniziativa Ancona valica il muro e guarda a est e a ovest, tenendo d´occhio anche l´entroterra, grazie al recente patto siglato con 39 Comuni dell´area vasta, a riprova della coesione esistente tra isti-tuzioni e altri soggetti e della capacità di mettere in atto sinergie e di dare attuazione a quello spirito di collaborazione che il territorio possiede. Dai giovani possono arrivare le energie e le motivazioni per potenziare questi rapporti, per crescere, per migliorare”. La parola poi è passata a chi ha gestito tutta la macchina organizzativa, che ha lavorato con impegno per relazionarsi non solo con I soggetti- pubblici e privati che hanno proceduto insieme nei preparativi ma anche con i Paesi e le città estere coinvolte: 1) per l’Italia Ancona, gli atleti marchigiani e Pescara poiché presiede il Forum delle Città 2) Patras per la Grecia 3) Durrës per l´Albania 4) Kotor, Budva, Bar , Cetinje per il Montenegro 5) Mostar , Neum per la Bosnia Erzegovina 6) Split, Zadar, Šibenik, Rijeka per la Croazia 7) Koper per la Slovenia  Beograd , Šabac per la Serbia Da sottolineare la presenza coraggiosa delle delegazione serba, reduce dal recentissimo dramma dell´alluvione che, nonostante le problematiche e le preoccupazioni per la propria terra, ha fatto di tutto per potere partire e partecipare ai Giochi. Nel suo intervento, l´assessore Andrea Guidotti, lui stesso uomo di Sport, ha in primis ringraziato la Regione Marche per avere accolto il progetto e tutti coloro che “senza esitazione” lo hanno sposato, dal Forum delle Città dell’Adriatico e dello Ionio all’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche, fino a Coni, Camera di Commercio di Ancona, Marina Militare, Segretariato per l’Iniziativa Adriatico Ionica, l’Aiccre,l´anci, l´Associazione Città sane e i tanti sponsor privati che nel tempo si sono aggregati, a partire dalle compagnie marittime Morandi & C , Superfast ferries, Jadrolinija, Adria Ferries, Minoan Lines che hanno praticato agevolazioni eccezionali alle delegazioni ospiti e poi a Api, Unicredit, Auchan, Macdonald, Giampaoli e tutti coloro che hanno dato un contributo a vario titolo. “L’evento – ha spiegato Guidotti, nell´illustrare il programma dei 3 giorni- è nato per favorire momenti di condivisione, nel nome dello sport e dei valori che esprime e comunica: rispetto e reciprocità, desiderio di conoscenza e amicizia. Grazie anche agli spazi comuni in cui saranno ospitati e intrattenuti -in primis il villaggio di piazza Cavour e il pernottamento al Palaindoor e al Palascherma- i ragazzi avranno l’occasione di incontrarsi per la prima volta come membri di una comunità che sta nascendo”. Dodici le discipline sportive coinvolte- ha ricordato Guidotti- : atletica, arco, basket, calcio, pal-lamano, ginnastica, pallanuoto, scherma, taekwondo, tennis, vela e volley. E 18 gli impianti comunali coinvolti. Dal canto suo l´assessore Ida Simonella ha plaudito al coinvolgimento degli operatori economici che si stanno impegnando in queste ore nella realizzazione di vetrine a tema che verranno premiate su indicazione dei cittadini. Ha inoltre ringraziato le scuole “I ragazzi di Ancona- ha detto- si sono resi disponibili ad accogliere, intrattenere e accompagnare i loro coetanei durante la permanenza in città ed è un fatto davvero esemplare.. Svolgeranno molteplici ruoli, da reporter a guida turistica, interprete, animatore....Impegnandosi in prima linea”. Grande soddisfazione è stata espressa anche dall´Ambasciatore Fabio Pigliapoco che ha messo in chiaro come l´evento di Ancona- di alto valore simbolico ma anche pratico- sia stato condiviso e apprezzato molto nelle sedi competenti e che con la coincidenza dell´inizio della presidenza bosniaca Ancona e le Marche avranno un ruolo importante e strettamente connesso al Piano di Azione.  
   
   
SPORT, CALCIO FEMMINILE: A GENOVA IL PRIMO CENTRO SVILUPPO FIGC  
 
Genova 5 Giugno 2014 - Nuovo centro di sviluppo di calcio femminile , a Genova. Il Centro, presentato mercoledì 4 novembre in mattinata nella sede della Regione Liguria dal coordinatore regionale Liguria Figc-sgs Massimo Blondet, con l´assessore regionale allo Sport Matteo Rossi, sarà inaugurato sabato prossimo, 7 giugno, al campo sportivo del Centro sportivo polivalente di Sant´eusebio, a Genova. Il centro è riservato alle bambine dal 6 ai 10 anni, l´attività ludico- motoria e formativa gratuita sarà curata da istruttori della federazione Italiana gioco Calcio. Quello di Sant´eusebio è il primo centro di sviluppo di calcio femminile in Liguria, presto un altro centro federale potrebbe essere aperto a Genova-prà, portando la Liguria fra le prime regioni italiane a dotarsi di queste strutture. Proprio perché il calcio femminile in Italia non ha raggiunto i livelli di altri Paesi Europei, l´Uefa non ha ancora attribuito all´Italia la Quinta Stella di Merito. L´inaugurazione di sabato è aperta a tutte le giovanissime aspiranti calciatrici che potranno cimentarsi in una partitella.  
   
   
DALLA REGIONE VALLE D’AOSTA, SODDISFAZIONE PER LA COPPA DEL MONDO DI SCI ASSEGNATA A LA THUILE  
 
Aosta, 5 giugno 2014 - «E’ un risultato di grande rilievo, non solo per La Thuile ma per tutta la Valle d’Aosta, che corona un lavoro avviato da tempo e seguito con molto impegno, nella sua complessità, dal Comitato organizzatore» così l’Assessore al turismo e sport, Aurelio Marguerettaz, ha commentato l’assegnazione a La Thuile, da parte della Fis, di due gare di Coppa del mondo di sci femminile, per la stagione invernale 2015/2016. «Le valutazioni premiano non solo l’alto livello tecnico delle piste ma anche l’offerta sci nel suo complesso, includendo la qualità delle strutture ricettive e la professionalità degli operatori nell’organizzazione di grandi eventi sportivi. Le nostre congratulazioni vanno a tutti coloro che si sono spesi con passione e determinazione per portare la Valle d’Aosta nel calendario del Circo Bianco, in un lavoro di squadra che ha visto impegnate in prima linea le associazioni di La Thuile, che hanno potuto contare sul supporto convinto delle Istituzioni.»  
   
   
GIOVANI, ASSESSORE LOMBARDIA: SPORT AIUTA RECUPERO IN CARCERE E COMUNITÀ  
 
 Milano, 5 giugno 2014 - "Un´esperienza toccante, auspico che il lavoro degli educatori e del personale anche volontario sia un aiuto fondamentale per recuperare esperienze di vita che purtroppo non hanno avuto un percorso facile". Così l´assessore allo Sport e Politiche per i giovani di Regione Lombardia dopo la visita al carcere minorile ´Beccaria´ di Milano. Il ´Beccaria´ - Il ´Beccaria´ è l´unico carcere minorile in regione e ospita, attualmente, 47 ragazzi maschi, molti Latinos ed esponenti di bande cittadine. L´assessore, durante la sua visita, ha potuto conoscere e vedere le attività interne alla struttura come i laboratori professionali di falegnameria, di cucina, di elettricista e di pasticceria. L´esperienza Dell´olimpionico - Partendo dalla sua esperienza sui campi di gara illustrata anche con un filmato, l´assessore ha sottolineato che "nelle gare sportive non bisogna arrendersi mai e lottare fino alla fine per ottenere un risultato". "Questo - ha rimarcato l´assessore - vale anche e soprattutto in percorsi che possono essere difficili come quelli di questi ragazzi, che devono ricordarsi che quello che conta è la testa". Fondi Per Lo Sport Nelle Carceri - La visita al pianeta giovani è proseguita con la tappa a Vimodrone (Milano) alla comunità ´Kayròs´ di don Claudio Burgio, che riceve molti ragazzi dopo l´uscita dal carcere e anche ragazzi affidati dai Servizi sociali. Una struttura che, attualmente, sta vedendo la costruzione della nuova comunità con alloggi, centro sportivo e un tentativo di mix fra sociale e attività sportive e culturali ´normali´. "Vedere da vicino queste realtà - ha concluso l´assessore regionale - ancora di più mi rende particolarmente fiero e convinto della delibera della scorsa settimana, che stanzia 600.000 euro per i progetti speciali delle società sportive, tra cui anche quelli riservati all´attività sportiva in carcere".