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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 04 Dicembre 2014
ANCORA IN AUMENTO L´ASPETTATIVA DI VITA IN EUROPA: LANCIO DEL RAPPORTO "SALUTE IN SINTESI: L´EUROPA 2014"  
 
Bruxelles, 4 Dicembre 2014 - Dichiarazione comune Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la Salute e la sicurezza alimentare, e Angel Gurría, segretario generale dell´Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo: "Siamo lieti di svelare i dati comparativi sui sistemi sanitari e di malattia che copra tutti 28 gli Stati membri dell´Ue contenute nella sanità in sintesi: Europe 2014 report. Il rapporto mette in evidenza le tendenze principali dello stato di salute, la spesa sanitaria, le disuguaglianze sanitarie, i determinanti della salute e alle risorse sanitarie, nonché la qualità delle cure e di accesso alle cure. Essa esplora anche l´impatto della crisi economica sulla salute. Ci sono molti dati interessanti del rapporto. Ad esempio, l´aspettativa di vita è in costante aumento in Europa, raggiungendo 79,2 anni in media nel 2012 (82,2 anni per le donne e 76,1 per gli uomini) -. Un aumento di 5,1 anni a partire dal 1990 , tuttavia, le disparità persistono con un distacco di 8,4 anni tra il massima e minima Stato membro. Il capitolo sulla spesa sanitaria è estremamente rilevante, come anche se stiamo uscendo dalla crisi economica, la stretta sui bilanci della sanità continua in molti paesi europei. La spesa media sanitaria nell´Ue era 8,7% del Pil nel 2012. La spesa sanitaria pro capite è diminuito in media del 0,6% l´anno a partire dal 2009, al netto dell´inflazione. I paesi che hanno ridotto la spesa sanitaria fatti tagli principalmente ai compensi riconosciuti a fornitori di salute, la spesa farmaceutica e del personale sanitario e dei salari. Tuttavia, per quanto riguarda il personale sanitario in Europa, dal 2000, il numero di medici pro capite è aumentato in tutti i paesi dell´Ue ad eccezione di Francia, dove è rimasta stabile, e il numero di infermieri praticanti è aumentato in tutti, ma due Stati membri. Infine, il sovrappeso e l´obesità è una grave preoccupazione per l´Ue. Il 53% degli adulti sono ora in sovrappeso o obesi. L´obesità, che presenta anche maggiori rischi per la salute di essere in sovrappeso, attualmente colpisce uno su sei adulti (16,7%) nella Ue, con un aumento da uno a otto a dieci anni fa, con notevoli variazioni tra i paesi. Questo stato-di-gioco sulla salute in Europa è un input importante per dibattiti pubblici sulle politiche per migliorare le prestazioni di salute della popolazione e del sistema sanitario in tutta Europa. Esso dimostra che sono necessarie politiche e strategie comunitarie per promuovere stili di vita sani, proteggere gli standard di vita in buona salute e migliorare la prevenzione, la diagnosi precoce e trattamento delle malattie nei paesi in ritardo di sviluppo. L´inizio di un nuovo mandato della Commissione, in cui il valore aggiunto dell´Ue per comune preoccupazioni per la salute è in discussione, è un momento opportuno per rilasciare questi dati. La nostra speranza è che la salute sul luogo di una relazione breve contribuirà a stimolare ulteriori azioni in modo che i cittadini europei di ogni estrazione socio-economiche possono godere di una vita più lunga, più sana e più attivi. "  
   
   
GIORNATA EUROPEA DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: LA CITTÀ SVEDESE DI BORåS VINCE IL PREMIO 2015 PER LE CITTÀ A MISURA DI DISABILI  
 
Bruxelles, 4 dicembre 2014 - In occasione della Giornata europea per le persone con disabilità, la Commissione europea è lieta di annunciare che la città svedese di Borås è la vincitrice del Premio 2015 per le città a misura di disabili. Il premio è stato assegnato a Borås in riconoscimento di un approccio globale e strategico alla creazione di una città accessibile a tutti: un buon esempio di azione locale per contribuire a eliminare i numerosi ostacoli che le persone con disabilità si trovano tuttora ad affrontare nella loro vita quotidiana. In occasione di tale evento, Marianne Thyssen, Commissaria per l´Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori ha dichiarato: "Le persone con disabilità devono poter partecipare pienamente alla vita sociale. La creazione di posti di lavoro e l’accessibilità sono priorità assolute per la Commissione europea e io mi sono personalmente impegnata a intervenire in questi campi. Desidero congratularmi con la città di Borås che offre un esempio concreto di come rendere l´accessibilità una realtà nella vita quotidiana di tutti. " Il premio è stato consegnato nel corso della conferenza organizzata ogni anno dalla Commissione europea, in cooperazione con l´European Disability Forum, per celebrare questa giornata. L´evento riunisce persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative, responsabili politici dell’Ue, prestatori di servizi, gruppi di riflessione, sindacati e datori di lavoro che insieme affrontano i temi centrali dell´occupazione, dell’accessibilità e delle sfide per il futuro. Il Premio per le città a misura di disabili è una delle azioni previste nella Eu disability strategy (strategia Ue per la disabilità) che mira a rendere l´Europa senza barriere. Il premio, organizzato dalla Commissione e dall´European Disability Forum, vuole incoraggiare le città con almeno 50 000 abitanti a condividere le loro esperienze e a migliorare l’accessibilità a vantaggio di tutti. Dal 2010, 189 città dell’Ue hanno partecipato alle cinque edizioni del Premio per le città a misura di disabili. Quest’anno il secondo premio è stato assegnato alla città di Helsinki (Finlandia) e il terzo premio a Lubiana (Slovenia). La Commissione europea assegna menzioni speciali alle città che dimostrano di essere all´avanguardia nel rendere accessibili l´ambiente urbano, i trasporti, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le infrastrutture pubbliche e i servizi. Quest´anno le città che hanno ricevuto una menzione speciale sono: Logroño, Spagna, per l´ambiente urbano e gli spazi pubblici; Budapest, Ungheria, per il lavoro compiuto nel campo del trasporto; Arona, Spagna, e Lussemburgo, per le strutture e i servizi pubblici. Contesto Il Premio per le città a misura di disabili Il premio è stato istituito nel 2010 per sensibilizzare i cittadini ai problemi della disabilità e per promuovere le iniziative per migliorare l´accessibilità nelle città europee con più di 50 000 abitanti. Il riconoscimento intende premiare l´impegno nel garantire ai disabili pari opportunità di accesso alla vita della città e mira a incoraggiare le città ad ispirarsi l´un l´altra e a scambiarsi buone pratiche. Il premio si inserisce nel più ampio impegno dell´Ue inteso a creare un’Europa senza barriere: una migliore accessibilità offre alle città benefici economici e sociali durevoli, soprattutto in una situazione di invecchiamento demografico. Il premio viene assegnato alla città che abbia migliorato in maniera tangibile e sostenibile l´accessibilità per quanto riguarda gli aspetti fondamentali della vita urbana e che abbia progetti concreti di ulteriori miglioramenti. La politica dell’Ue nell´ambito dell´accessibilità Nell’unione europea, una persona su sei – circa 80 milioni di cittadini – è affetta da disabilità di vario grado, da leggero a grave, mentre più di un terzo dei cittadini oltre i 75 anni è portatore di disabilità in qualche misura limitanti. Queste cifre sono destinate ad aumentare con il progressivo invecchiamento della popolazione dell´Ue. In molti casi la maggior parte di queste persone non riesce a partecipare pienamente alla vita sociale ed economica a causa sia di barriere fisiche o di altro tipo sia di discriminazioni. L’unione europea è parte della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. La convenzione rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che definisce norme minime per una serie di diritti civili, politici, sociali, economici e culturali delle persone con disabilità nel mondo. È anche la prima convenzione generale sui diritti umani ratificata dall’Unione europea (Ip/11/4). In giugno la Commissione europea ha pubblicato la prima relazione sull´attuazione della convenzione delle Nazioni Unite da parte dell´Ue; tale relazione dimostra che la ratifica ha effetti tangibili concreti di cui fornisce esempi (Memo/14/396). La strategia europea per la disabilità 2010-2020, adottata dalla Commissione a novembre 2010 (Ip/10/1505), fissa un programma concreto di azioni per attuare la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. La strategia prevede iniziative nell´ambito dell´accessibilità, della partecipazione, dell´uguaglianza, dell´occupazione, dell´istruzione e della formazione, della protezione sociale, della sanità e dell´azione esterna. I servizi della Commissione europea stanno attualmente elaborando un atto europeo per l’accessibilità, volto a migliorare il funzionamento del mercato interno dei prodotti e dei servizi accessibili a vantaggio delle persone con disabilità. Per ulteriori informazioni Commissione europea – Persone con disabilità: http://ec.Europa.eu/justice/discrimination/disabilities/index_en.htm  Relazione sull’attuazione della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità da parte dell’Unione europea Informazioni sulla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità Per saperne di più sul Premio per le città a misura di disabili: http://ec.Europa.eu/justice/discrimination/disabilities/
award/index_en.htm
 http://ec.Europa.eu/justice/events/access-city-award-2015/index_en.htm  Sito web della Dg Occupazione, affari sociali e inclusione http://ec.Europa.eu/social/home.jsp?langid=it  
 
   
   
UN PASSO AVANTI NELLA TERAPIA PERSONALIZZATA E MIRATA PER IL CANCRO È ATTUALMENTE IN CORSO UNO STUDIO CLINICO FINANZIATO DALL´UE PER SCOPRIRE SE I VACCINI PERSONALIZZATI POSSONO MOGLIORARE I TASSI DI SOPRAVVIVENZA DEI PAZIENTI.  
 
Bruxelles, 4 dicembre 2014 - Grazie ad un ambizioso progetto finanziato dall´Ue, sono in fase di sviluppo vaccini personalizzati per curare i pazienti affetti da glioblastoma, una delle forme più aggressive di tumore al cervello. Gli studi clinici appena avviati forniranno ai ricercatori una comprensione più chiara di come affrontare al meglio i singoli tumori. Il progetto Gapvac è la prima iniziativa finanziata dall´Ue mirata allo sviluppo di vaccini personalizzati per curare questa forma di tumore cerebrale. Vi è una pressante necessità di migliorare le cure in questo campo, poiché le terapie attualmente disponibili hanno uno scarso effetto sulla sopravvivenza. Le attuali terapie funzionano adattando il trattamento del paziente ai farmaci esistenti. Invece, il progetto Gapvac mira a sviluppare terapie personalizzate per ogni paziente, identificando e prendendo di mira singole mutazioni cellulari. I ricercatori del progetto stanno adesso raccogliendo importanti informazioni genetiche da un gruppo scelto di pazienti affetti da glioblastoma. Lo screening dei primi pazienti per questo esperimento è stato avviato di recente in Germania, all´Ospedale universitario di Heidelberg e in quello di Tubinga. I ricercatori identificheranno geni espressi nei tumori, peptidi presentati sul recettore dell´antigene umano leucocitario (Hla), mutazioni specifiche del cancro e la capacità del sistema immunitario di lanciare una risposta ad alcuni antigeni. Sulla base di queste informazioni saranno quindi somministrati due cocktail di vaccini. Il primo vaccino sarà una selezione di peptidi su misura, basata sul profilo bersaglio del particolare tessuto tumorale e sulla capacità del sistema immunitario del soggetto di indurre una risposta ai bersagli scelti. Il secondo vaccino si baserà su un´analisi genetica del paziente e prenderà fondamentalmente di mira le mutazioni che avvengono nel tumore, ma non nel tessuto sano. Con l´avvio degli studi clinici sui pazienti, Gapvac rappresenta un´importante pietra miliare nello sviluppo delle terapie personalizzate per il cancro. I ricercatori sono sempre più convinti che le terapie personalizzate come questa porteranno a trattamenti più efficaci e saranno meno dannose per le cellule sane. Infatti, un obbiettivo chiave del progetto è non solo quello di mostrare che la medicina personalizzata favorisce un miglior controllo della malattia e tassi di sopravvivenza più lunghi, ma anche che i vaccini personalizzati rappresentano una soluzione pratica e possibile. "L´idea alla base dell´esperimento è la giusta combinazione di scienza eccezionale e un protocollo rigoroso per curare una malattia per la quale le strategie troppo semplificate in passato hanno fallito," dice il professor Wolfgang Wick, direttore della Clinica neurologica dell´Università di Heidelberg. "L´approccio scientifico di questa sperimentazione offre la possibilità a ciascun paziente coinvolto di ottenere dei benefici clinici. Inoltre, impareremo molto per gli studi futuri nel campo dell´immunoterapia, creando un collegamento tra la precisione della medicina genomica e l´immunoterapia." Il consorzio di Gapvac, che include 14 organizzazioni in Europa e negli Stati Uniti, è sostenuto da una sovvenzione di 6 milioni di euro dal Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. I ricercatori sperano che il lavoro svolto nell´ambito del progetto, che dovrebbe concludersi nel 2017, aprirà la strada allo sviluppo di vaccini per altri tipi di cancro. Per ulteriori informazioni, visitare: http://gapvac.Eu/    
   
   
EBOLA: VERTICE IN VENETO, IL SISTEMA E’ PRONTO; HA FATTO E SUPERATO UN MINUZIOSO “STRESS TEST”. OK IL CONFRONTO CON L’ESPERIENZA SPAGNOLA.  
 
Venezia, 4 dicembre 2014 - Il sistema sanitario del Veneto è pronto ad affrontare con efficacia l’eventualità del verificarsi di un caso di Ebola sul suo territorio: le procedure sono complete e minuziose; la rete d’intervento è organizzata sin nei minimi particolari, dal territorio, al Suem 118, agli ospedali; le dotazioni di sicurezza sono disponibili, sia per gli operatori, sia per l’eventuale trasporto di un paziente, tramite una speciale barella attrezzata con un sofisticato sistema d’isolamento dall’esterno. Il quadro è emerso nel corso dei lavori del meeting formativo dedicato al mondo della sanità veneta, tenutosi ieri all’Auditorium dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre, gremito in tutti i suoi 400 posti disponibili, alla presenza, tra gli altri, del Direttore Generale della Sanità Veneta Domenico Mantoan, del Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute italiano Ranieri Guerra, e del Direttore del Centro de Coordinatiòn de Alertas y Emergencias Sanitarias del Ministero della Sanità spagnolo Fernando Simòn Sorìa, che ha già dovuto affrontare due casi reali (quello del missionario rientrato dall’Africa e purtroppo deceduto e quello di una delle infermiere che lo avevano assistito, contagiata a causa di un errore commesso nelle procedure di sicurezza e poi fortunatamente guarita). E proprio dal confronto con l’esperienza iberica è emerso che l’organizzazione che si è dato il Veneto appare ben calibrata, soprattutto dal punto di vista del coordinamento di tutti gli attori eventualmente coinvolti che, invece, ha ammesso Sorìa, è mancato inizialmente in Spagna, creando non pochi problemi dal punto di vista del “chi fa cosa”. “Sappiamo bene – ha detto Mantoan – che stiamo affrontando una situazione con probabilità molto basse di concretizzarsi, ma anche un solo episodico caso, se affrontato senza preparazione, potrebbe rivelarsi molto pericoloso, per gli operatori sanitari prima e per la popolazione poi. Lavorando da mesi sull’organizzazione e sulle dotazioni di sicurezza – ha detto il Direttore della Sanità veneta – abbiamo invece sottoposto l’intero sistema ad un rigoroso stress test, dal quale è uscito a pieni voti, ed è quello che volevamo e dovevamo fare, sperando di non dover mai passare all’azione”. Sul parterre dell’Auditorium è stata collocata una delle 5 barelle speciali per il trasporto in isolamento totale acquistate dalla Regione e tutto il confronto si è quindi concentrato sulla sicurezza degli operatori e sulle modalità corrette dell’utilizzo dei dispositivi di protezione, di cui ogni Ulss veneta è fornita, tra i quali caschi (i cosiddetti “scafandri”), tute speciali, mascherine, guanti, che sono state ancora una volta illustrate utilizzando dei video specifici.  
   
   
È DETTO FUOCO DI SANT’ANTONIO, SIGNIFICA DOLORE INTENSO E QUALITÀ DI VITA COMPROMESSA. A RISCHIO 1 PERSONA SU 4, IL 70% SONO ULTRA 50ENNI  
 
Roma, 4 dicembre 2014 – Circa 1 persona su 4 in Europa è destinata a soffrire di Herpes Zoster o Fuoco di Sant’antonio nel corso della propria vita, in 2 casi su 3 dopo i 50 anni. Una malattia che colpisce ogni anno oltre 1,7 milioni di persone in Europa, circa 157.000 in Italia, con un’incidenza che è destinata a crescere nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, con ricadute significative in termini economici e sociali. Del peso individuale e sociale della malattia, della criticità nella gestione del paziente e delle opportunità di prevenzione offerte dalla vaccinazione, si è discusso oggi nell’ambito di un workshop promosso da Sanofi Pasteur Msd. Molti non sanno che ammalarsi di Varicella da bambini è sufficiente per essere suscettibili di ammalarsi di Herpes Zoster. Il virus, infatti, si annida nell’organismo in uno stadio di latenza nei gangli nervosi, per poi rendersi nuovamente visibile a distanza di anni sotto forma di Fuoco di Sant’antonio, principalmente come conseguenza del declino fisiologico delle difese immunitarie (immunosenescenza) che si verifica con l’avanzare dell’età. L’invecchiamento è associato anche a una maggiore gravità della malattia, alla comparsa e alla severità delle sue complicanze e a un più alto numero di ospedalizzazioni che, per oltre il 60%, riguardano soggetti con più di 65 anni, facendo registrare una degenza media annua di oltre 22.000 giornate. Non solo l´invecchiamento, ma anche alcune malattie croniche possono aumentare il rischio di sviluppare l´Herpes Zoster: pazienti con diabete o Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (Bpco) sono esposti da 2 a 8 volte in più al rischio di sviluppare l’infezione. “Quando si parla di Fuoco di Sant’antonio è facile pensare che si tratti semplicemente di un’eruzione cutanea che si manifesta con la comparsa di vescicole in corrispondenza dell’area interessata dalla riattivazione virale. In realtà la malattia è espressione di una sofferenza del nervo causata dal virus che, risvegliandosi, provoca un’infiammazione. Pertanto, anche se le manifestazioni cliniche sono limitate ad un’area circoscritta del corpo, il grado di compromissione dello stato di benessere dell’individuo è generale. Il 60-90% dei pazienti prova dolore durante la fase acuta dell’Herpes Zoster, che si risolve solitamente in 2-4 settimane con la guarigione dal rash cutaneo”, ha dischiarato Giancarlo Icardi, Direttore del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova. Tuttavia non sempre il Fuoco di Sant’antonio si esaurisce clinicamente con la fase acuta. Il 20-25% dei pazienti oltre i 50 anni con Herpes Zoster sviluppa la complicanza più temibile: la Nevralgia Post Erpetica. “La Nevralgia Post Erpetica è causa di grande sofferenza e invalidità, tale da interferire in maniera significativa nella quotidianità e nella vita attiva dei pazienti, in alcuni casi addirittura costringendo ad abbandonare in anticipo il lavoro. È principalmente questo il motivo per cui vi è un’attenzione diffusa verso il Fuoco di Sant’antonio. Ciò non deve far comunque dimenticare che la malattia può provocare anche altre complicanze tanto frequenti quanto fastidiose. Tra queste, l’Herpes Zoster Oftalmico, che colpisce la divisione oftalmica del nervo trigemino e interessa il 10-20% dei pazienti, con conseguenze anche molto gravi a carico dell’occhio, inclusa una riduzione permanente della vista e persino cecità”, ha aggiunto Icardi. “La principale esigenza dei pazienti affetti da Fuoco di Sant’antonio e da Nevralgia Post Erpetica è senz’altro la riduzione del dolore, oltre alla necessità di tenere sotto controllo le infezioni cutanee per evitare il rischio di sovrainfezioni batteriche. I farmaci utilizzati - antivirali, antinfiammatori e analgesici – sono parzialmente efficaci nell’eliminazione del dolore in tempi brevi e, soprattutto, possono essere gravati da pesanti effetti collaterali, particolarmente significativi per quei pazienti che utilizzano già altri farmaci per patologie croniche concomitanti”, ha dichiarato Tommasa Maio, Responsabile del Progetto Mmg e Vaccinazioni della Fimmg. Attualmente non sono disponibili trattamenti medici che possano prevenire l’insorgenza del Fuoco di Sant’antonio e delle sue complicanze. L’unico modo per prevenirle è attraverso la vaccinazione, oggi possibile grazie al primo vaccino contro l’Herpes Zoster, autorizzato in Europa per l’immunizzazione degli adulti over 50, l’unico in grado di contrastare la riattivazione e la replicazione virale del virus Varicella Zoster, riducendo dal 51 a circa il 70% il rischio di sviluppare la malattia. La sicurezza e l’efficacia del vaccino sono provati da numerosi studi clinici. “Vaccinare significa prevenire la presenza di condizioni croniche potenzialmente invalidanti e comunque ad alto impatto sulla qualità di vita dell’anziano. Per dare un senso all’aumento dell’aspettativa di vita bisogna mettere i cittadini nelle condizioni di realizzare una vita in salute, attiva e indipendente mentre invecchiano”, ha dichiarato Roberto Bernabei, Direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Roma e Presidente di Italia Longeva. “Non bisogna soltanto garantire un’assistenza alla popolazione over 65 – ha aggiunto Bernabei – ma soprattutto assicurare che le persone raggiungano in buona salute l’età anziana, cosa che oltretutto contribuisce a migliorare la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi sanitari e sociali. La prevenzione vaccinale va assolutamente in questa direzione, contribuendo a realizzare il paradigma dell’Healthy&active Ageing, identificato come una delle principali sfide per i Paesi europei. Per questo motivo, è importante richiamare l’attenzione sulla vaccinazione non solo in riferimento all’età pediatrica, ma anche all’età adulta-anziana, rispetto alla quale purtroppo la vaccinazione non è considerata un intervento sanitario di routine e risulta fortemente sottoutilizzata”. La prevenzione vaccinale ha dimostrato di essere favorevole anche in termini di risparmio per il Sistema Sanitario. Secondo un’analisi di costo-efficacia realizzata in Italia, l´intervento vaccinale anti Herpes Zoster risulta essere costo-efficace, consentendo una riduzione sia dei costi diretti (visite, terapie, ospedalizzazioni), che dei costi indiretti della previdenza sociale. In Italia, i costi ammontano complessivamente a oltre 49 milioni di euro l’anno, considerando sia la gestione del Fuoco di Sant’antonio che della Nevralgia Post Erpetica. “La prevenzione dell’Herpes Zoster negli anziani può pertanto rappresentare un’importante strategia per promuovere la sostenibilità dei Sistemi Sanitari nelle società che invecchiano, permettendo non solo di ridurre i costi sul lungo periodo, ma anche di garantire alle persone anziane di poter dare il proprio contributo attivo all’interno della società”, ha concluso Bernabei.  
   
   
LA VACCINAZIONE COME STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE SANITARIA A FAVORE DELL’HEALTHY AGEING: IL CASO DEL FUOCO DI SANT’ANTONIO ALIAS HERPES ZOSTER  
 
Roma, 4 dicembre 2014 - Intervista al Prof. Roberto Bernabei Direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma; Presidente Italia Longeva. 1. Il tema vaccinale è una delle priorità del semestre italiano di Presidenza Europea. L’italia è stata inoltre recentemente indicata dalla Global Health Security Agenda come capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo. È un segnale per supportare, anche verso l’opinione pubblica, l’importanza delle vaccinazioni quale strumento primario di prevenzione e di lotta alle malattie infettive? La vaccinazione è attualmente un tema poco trattato a livello europeo e quando se ne parla lo si fa riferendosi alla vaccinazione per i bambini. Eccezionalmente il tema è esteso anche alla popolazione anziana (sopra i 65 anni), per alcuni casi specifici come la vaccinazione antinfluenzale (anche se a livello europeo c’è una notevole disomogeneità tra i vari Paesi) e per gruppi ad alto rischio (ad esempio il personale sanitario che è ad alto rischio di contrarre patologie infettive). In generale la vaccinazione nell’adulto-anziano rimane una strategia sanitaria sottoutilizzata che però sarebbe prioritaria nella promozione dell’healthy ageing. Al contrario dei programmi di immunizzazione nei confronti dei bambini, la vaccinazione nell’adulto non è considerato un intervento sanitario di routine. Questo aspetto fa sì che l’utilizzo dei vaccini negli adulti-anziani rimanga basso, ci sia una completa assenza di programmi coordinati relativi alla vaccinazione negli adulti e gli anziani di conseguenza non siano ben protetti. Paradossalmente anche per la vaccinazione stagionale antiinfluenzale, raccomandata in tutti i Paesi Europei, la percentuale di vaccinazione rimane comunque bassa e presente soprattutto in alcuni particolari gruppi a rischio. 2. In occasione della Conferenza internazionale “The State oh Health of Vaccination in the Eu” del 3 novembre scorso, Aifa ha posto l’attenzione anche sul valore economico, oltre che di salute, della vaccinazione, sottolineando come lo sviluppo sostenibile passi per il sistema vaccinale. Possiamo dire che vaccinare fa risparmiare? Esistono numerosi studi nei diversi Paesi europei che evidenziano il rapporto costo-efficacia della vaccinazione dell’adulto-anziano relativamente a influenza, polmonite pneumococcica e Herpes Zoster. Cito, ad esempio, uno studio italiano (Ndr: Garattini, 2011) che ha evidenziato come l’estensione della vaccinazione antiinfluenzale a tutti gli adulti con capacità lavorativa porti ad un vantaggio economico importante in termini di costi indiretti associati alla perdita di produttività. Uno studio olandese ha quantizzato l’entità del risparmio, rilevando un rapporto di 1 a 4 tra investimento e guadagno, ossia l’investimento di 1 euro nella vaccinazione di un adulto genererebbe un guadagno di 4 euro. Lo studio indica che il costo di una vaccinazione per le principali patologie infettive nella popolazione adulta sia quantizzabile in 136 milioni di euro, compresa la vaccinazione antiinfluenzale. Con questo investimento si produrrebbero importanti benefici in termini di prevenzione di circa 35mila nuove infezioni e circa 6mila morti, nonché la perdita di oltre 125mila giorni lavorativi in meno. Il risparmio generato ammonterebbe ad almeno 6.6 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 4.2 milioni di euro legati a risparmi di tipo assicurativo. I contributi fiscali che verrebbero versati (per la rimanente attività lavorativa) da adulti vaccinati (50 +) ed in buona salute sarebbero quantizzabili in almeno 537 milioni di euro (secondo il regime fiscale olandese). 3. Che incidenza hanno le malattie infettive (prevenibili da vaccino) sulla popolazione ultra 70enne? Le principali patologie prevenibili nell’anziano tramite vaccinazione sono tre: influenza, polmonite pneumococcica e Herpes Zoster o Fuoco di Sant’antonio. Relativamente all’influenza, ogni anno vengono colpiti circa 4 milioni di soggetti (8 milioni negli anni di picco), con un’incidenza di 3,5 casi per 1.000 a settimana (da 5 a 14 nei periodi di picco). In Italia circa 8.000 decessi possono essere direttamente correlati con l’infezione influenzale e di questi 80% è rappresentato da anziani. A livello mondiale sono calcolati ogni anno fino a 500.000 decessi da correlare all’influenza. In riferimento alla polmonite pneumococcica, si stima che globalmente 1.6 milioni di persone muoiano per una infezione respiratoria di origine pneumococcica, con gruppi a maggior rischio quali bambini, persone immuno-compromesse (ad es. Pazienti cono insufficienza renale cronica) e anziani (>65 anni). In Europa, l’infezione è responsabile del 2% delle ospedalizzazioni, con una degenza media di 10 giorni. La polmonite pneumococcica è inoltre associata ad alti tassi di mortalità. Nel 2011 oltre 25mila persone sono morte a causa di una polmonite (5.3% di tutte le cause di morte), rispetto alle 109 legate all’influenza. In tutti i Paesi Europei gli anziani sono il gruppo a maggior rischio di sviluppare una polmonite e nello stesso tempo una multiresistenza agli antibiotici. L’herpes zoster, infine, rappresenta una patologia molto seria nella popolazione anziana ed in quella immunocompromessa. In assenza di una terapia antivirale, fino al 45% dei pazienti con più di 60 anni presenta un’esperienza di dolore severo per 6-12 mesi. Il Fuoco di Sant’antonio è molto comune nella popolazione anziana, nella quale si verifica il 70% dei nuovi casi stimati, con un’incidenza nelle persone di età superiore ai 60 anni che è di 10 casi per 1.000/anno. Sappiamo che nel corso della vita, una persona anziana su quattro ha una probabilità su tre di sviluppare l’Herpes Zoster che, tra l’altro, può ripresentarsi più volte nella stessa persona. 4. Cosa si intende per invecchiamento attivo e in buona salute? Perché è importante vaccinare? La Sanità non può più essere basata solo sul concetto di malattia e di guarigione. Accanto all’aspettativa di vita e, quindi, alla mortalità si sviluppa sempre di più il pensiero su come e quanto questa vita venga vissuta in buona salute. La Commissione Europea ha identificato nell’invecchiamento attivo e in salute una delle principali sfide comuni a tutti i Paesi Europei. L’obiettivo è di far condurre ai cittadini una vita in salute, attiva e indipendente mentre invecchiano, migliorando la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi sanitari e sociali. Promuovere un incremento dell’aspettativa di vita in buona salute significa da un lato prevenire e gestire le malattie croniche, ma anche mantenere la continuità nella cura del paziente con multi-morbidità e nella compliance ai farmaci. Alla base di tutto ciò sta non soltanto il garantire un’assistenza alla popolazione anziana ma soprattutto assicurare che le persone raggiungano in buona salute l’età anziana. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), due terzi dei cittadini europei che hanno raggiunto l’età della pensione soffrono di almeno due patologie croniche, con una forte pressione sui sistemi sanitari. Vaccinare significa prevenire o ridurre ad un minimo costo la presenza di condizioni croniche, potenzialmente invalidanti e comunque di alto impatto sulla qualità di vita dell’anziano. 5. In riferimento alla vaccinazione contro l’Herpes Zoster, la disponibilità del vaccino può rappresentare un passo ulteriore verso una Sanità proattiva a favore degli anziani? Un aspetto fondamentale nella valutazione odierna di una persona è la sua qualità di vita. La Sanità e il concetto di salute non devono e non possono più essere focalizzati sull’idea di guarigione dalle malattie. Il Fuoco di Sant’antonio rappresenta una patologia molto seria nella popolazione anziana che influenza in maniera importante la qualità di vita di chi ne è affetto. Immaginiamo soltanto per un istante quanto la presenza di un dolore continuo possa influenzare la nostra vita, costantemente e nei momenti più disparati - dalla difficoltà ad indossare un abito ad una qualunque altra azione quotidiana. Pensiamo poi al fatto che, superati gli 85 anni, almeno il 50% delle persone presenterà un’infezione da Fuoco di Sant’antonio e che questa patologia può ripresentarsi più volte nella stessa persona nel corso della sua vita. Dopo aver provato ad immaginare quanto percepito da una persona colpita da Herpes Zoster, si può comprendere il significato ed il potenziale di un vaccino che può evitare tutto ciò. Da un punto di vista prettamente scientifico è dimostrato come la vaccinazione per l’Herpes Zoster sia valida sia in termini di costo-efficacia che di risparmio economico. Ci sono evidenze, inoltre, di come la vaccinazione nell’adulto sia una opzione preventiva da valutare già nella popolazione di 50-55 anni.  
   
   
IL RUOLO DEL MEDICO DI FAMIGLIA NELLA GESTIONE DEL PAZIENTE AFFETTO DA FUOCO DI SANT´ANTONIO/ HERPES ZOSTER.  
 
Roma, 4 dicembre 2014 - Intervista al Dott. Silvestro Scotti Vice Segretario Nazionale Vicario Fimmg. 1. Dalla sua esperienza di medico di famiglia, qual è il grado di conoscenza della popolazione over 50 del Fuoco di Sant’antonio/herpes Zoster? I pazienti sanno che si tratta di una malattia infettiva a carattere neurologico e non semplicemente di una manifestazione eruttiva della cute? Il Fuoco di Sant’antonio è sicuramente una malattia “visibile” ai pazienti, che rimane nella memoria anche a distanza di anni rispetto ad un episodio avvenuto all’interno del proprio nucleo familiare o nell’ambito dei conoscenti. La malattia è fortemente presente nella cultura sanitaria dei pazienti che la riconoscono quale patologia invalidante nel momento in cui riguarda un componente del gruppo familiare. Tuttavia, generalmente le persone non ne conoscono il carattere neurologico né le complicanze di natura neuropatica nel medio e lungo termine. 2. A quale stadio di manifestazione della malattia solitamente i pazienti si rivolgono al medico di famiglia? In generale, il paziente si rivolge al medico di famiglia al momento della sintomatologia iniziale, quindi alla comparsa del rossore che evolve verso le vescicole. Se la sintomatologia inizia in una posizione del corpo dove non si ha la visibilità dell’evoluzione del rossore verso il fenomeno vescicolare (ad es. Sulla schiena), il paziente se ne rende conto solo quando la malattia è già peggiorata, con la manifestazione di dolore e bruciore. In genere, il medico non visita il paziente prima dei 3-4 giorni dall’inizio della malattia. Al momento della visita, il medico propone la terapia antivirale per ridurre gli effetti sia sintomatologici che di evoluzione della patologia. L’effetto degli antivirali è tuttavia legato alla precocità con cui viene attivata la terapia rispetto allo sviluppo dell´Herpes Zoster, per cui se il paziente arriva dal medico di famiglia con vescicole già presenti da qualche giorno – come accade quasi sempre – la capacità di limitare la durata della fase acuta della patologia si riduce di molto e comunque non si interviene in maniera tale da definire significativamente azioni sulla patologia. È opportuno, in questi casi, associare antidolorifici che agiscono sui sintomi che, però, hanno effetti collaterali soprattutto per i pazienti che utilizzano altri farmaci per patologie croniche concomitanti. Il medico di famiglia fa prevalentemente la prima diagnosi, visitando il paziente nella fase acuta. Il problema è la valutazione del successivo trattamento delle complicanze, in particolar modo riferite alla Nevralgia Post Erpetica, non sempre risulta facile da attuare poiché possono contemporaneamente intervenire altre patologie con una componente dolorosa che, a distanza di tempo, rischiano di portare il medico lontano dal coordinamento diagnostico con l’episodio di Herpes Zoster avvenuto precedentemente. 3. La gestione del paziente con Fuoco di Sant’antonio/herpes Zoster è difficile? La complessità aumenta nel caso della Nevralgia Post Erpetica? Il paziente che sviluppa il Fuoco di Sant’antonio ha le esigenze tipiche di chi soffre di dolore e che derivano da una lesione del sistema nervoso. Attualmente non sono disponibili trattamenti medici che possano prevenire l’insor­genza dell’Herpes Zoster e della Nevralgia Post Erpetica: l´unico modo per prevenirle è la vaccinazione. Le lesioni cutanee vanno mantenute pulite per ridurre il rischio di sovrainfezioni batteriche. Il primo obiettivo del trattamento è comunque la riduzione del dolore. La terapia si avvale di farmaci antivirali, antinfiammatori e analgesici. La gestione clinica della Nevralgia Post Erpetica è complessa e solo il 50% dei pazienti trattati riferisce un soddisfacente sollievo del dolore. Analgesici per via sistemica (Aspirina, Fans, oppioidi) e per via topica (capsaicina, lidocaina), anticonvulsivanti (gabapentin e pregabalin), antidepressivi triciclici e corticosteroidi orali sono utilizzati per il trattamento del dolore con diversa efficacia ed effetti collaterali. 4. Quali sono le motivazioni e i benefici per la prevenzione vaccinale dell’Herpes Zoster? Il medico di famiglia, nell’esercizio della sua professione, è sempre legato a due aspetti, quello assistenziale e quello dell’appropriatezza dell’uso economico delle risorse. Bisogna considerare che il gruppo di pazienti interessato da questa patologia è soggetto ad una condizione invalidante e dolorosa più o meno lunga che la vaccinazione contribuirebbe ad evitare. I farmaci che vengono utilizzati per contrastare l´Herpes Zoster sia nella fase acuta che rispetto alle eventuali complicanze, oltre ad avere un´efficacia limitata, rappresentano, inoltre, un costo per il Sistema Sanitario. Probabilmente un investimento vaccinale andrebbe a ridurre questi costi, di ottenerne un vantaggio economico che consentirebbe di liberare risorse per curare meglio gli stessi pazienti per altre malattie. Inoltre, l´insieme degli studi disponibili a livello internazionale ha dimostrato il favorevole profilo farmaco-economico del vaccino anti Herpes Zoster. Appare pertanto incongruente non investire in prevenzione dal momento in cui essa è in grado di garantire una politica di risparmio per il Sistema Sanitario: da un lato, prevenendo la malattia, si evitano i costi associati alle terapie e alle ospedalizzazioni, e dall’altro si riducono le assenze dal lavoro, con i relativi problemi di calo di produttività e aumento delle coperture assistenziali. Per quanto riguarda la vaccinazione, la medicina di famiglia ha un ruolo informativo di primo piano perché deve rendere disponibile al paziente tutte le informazioni necessarie per metterlo nella condizione di “sapere per decidere”. Il counselling che il medico di famiglia può realizzare nei confronti del proprio paziente parte dal rapporto fiduciario tra medico e paziente che va oltre il valore professionale. Con specifico riferimento alla vaccinazione anti Herpes Zoster, qualora i sistemi di programmazione regionale prevedessero la possibilità di sviluppo di questa vaccinazione, la medicina di famiglia si candida sicuramente a proseguire quella che è già un’opera di coinvolgimento per le altre vaccinazioni, rendendosi disponibile ad eseguirla e a renderla direttamente usufruibile per i propri pazienti.  
   
   
FUOCO DI SANT’ANTONIO, HERPES ZOSTER E NEVRALGIA POST ERPETICA: COSA SONO E CHE IMPATTO HANNO SUL SISTEMA SANITARIO  
 
Roma, 4 dicembre 2014 - Intervista al Prof. Giancarlo Icardi Direttore del Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova 1. Cos’è il Fuoco di Sant’antonio o Herpes Zoster? Perché si usa comunemente l’espressione “Fuoco di Sant’antonio”? Le due definizioni, "Fuoco di Sant´antonio" e "Herpes Zoster", indicano la medesima patologia, benché l’espressione popolare “Fuoco di Sant’antonio”, maggiormente radicata nella cultura italiana, sia più efficace del termine Herpes Zoster nella resa dei sintomi. La malattia è provocata da un virus incontrato quasi da tutti noi in età pediatrica sviluppando la varicella. Varicella e Fuoco di Sant’antonio sono, infatti, entrambi provocati dal virus Varicella Zoster della famiglia degli Herpes virus. Generalmente si ritiene che, superata la malattia, si diventi immuni ad essa, avendone sviluppato gli anticorpi. In realtà, il virus Varicella Zoster, già causa della varicella in età pediatrica, si annida nell’organismo, in uno stadio di latenza nei gangli nervosi, per diversi anni, fino al momento in cui esso si rende nuovamente visibile, non più come varicella ma come "Herpes Zoster". Per quanto riguarda l’utilizzo comune dell’espressione "Fuoco di Sant’antonio", la terminologia è legata al sintomo di bruciore con il quale è percepito il dolore neuropatico caratterizzante la patologia e difatti un tempo la malattia era anche definita “Fiamma del diavolo”. Proprio a causa dell´intensità del dolore, i sofferenti si affidavano a Sant´antonio; la tradizione vuole che il santo si rechi all’inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori ed infine estinguere la "Fiamma del Diavolo". 2. Quali sono le principali complicanze del Fuoco di Sant’antonio o Herpes Zoster? Perché la Nevralgia Post Erpetica è la più temibile? Il Fuoco di Sant’antonio non si esaurisce clinicamente con la fase acuta, caratterizzata da rash cutaneo unilaterale e dolore: circa 1 persona su 5 tra coloro che sviluppano il Fuoco di Sant’antonio è colpita dalla sua più comune complicanza, la Nevralgia Post-erpetica, un dolore neuropatico che interessa le terminazioni nervose colpite dalla riattivazione del virus e che dura mediamente da 1 a 3 mesi o, nei casi più gravi, perdurare anche anni. Quando si parla di Fuoco di Sant’antonio si pensa ad una eruzione cutanea (vescicole che compaiono in corrispondenza dell´area cutanea innervata dalle terminazioni nervose interessate dalla riattivazione virale), ma in realtà la definizione è anche espressione di una sofferenza del nervo stesso, causata dal virus che si “risveglia” provocando un’infiammazione (nevrite). Fa i conti con il dolore circa il 70-90% dei pazienti durante la fase acuta dell´Herpes Zoster. La guarigione dal rash cutaneo impiega dalle 2 alle 4 settimane. La Nevralgia Post-erpetica è una condizione di dolore cronico che può intervenire dopo la guarigione dal rash cutaneo, generando sofferenza ed invalidità e tale complicanza rappresenta senza dubbio il motivo principale della particolare attenzione verso l´Herpes Zoster benché in realtà il Fuoco di Sant´antonio generi ulteriori complicanze, affatto banali e molto frequenti. Nel 10-20% dei casi, l´Herpes Zoster colpisce il nervo oftalmico: tale localizzazione può comportare, in taluni casi, patologie molto gravi a carico dell’occhio con riduzione permanente della vista e può richiedere un ricovero anche di oltre due settimane. In altri casi, il virus si può localizzare a livello del nervo trigemino, determinando una nevralgia a carico di questo nervo cranico. A complicare il quadro interviene la complessa gestione terapeutica della malattia: i farmaci utilizzati per il trattamento della Nevralgia Post Erpetica sono gravati da pesanti effetti collaterali e non sempre sono efficaci nell’eliminazione del dolore in poco tempo. 3. Quali sono le persone che possono sviluppare il Fuoco di Sant’antonio/herpes Zoster? Conoscendo la storia naturale della malattia, sappiamo che di solito entriamo in contatto con il virus in età pediatrica, sviluppando la varicella, e che poi normalmente il virus rimane allo stato dormiente nel nostro corpo per tanti anni all´interno dei gangli nervosi. L’invecchiamento dell’individuo comporta inevitabilmente l’invecchiamento del sistema immunitario; il virus, dunque, "si risveglia", e ciò avviene in un numero cospicuo di persone, ossia circa 1 individuo su 4 nell’arco della vita, dopo i 50 anni. Alcuni soggetti a rischio possono avere manifestazioni dell´Herpes Zoster anche prima dei 50 anni. Ad ogni modo, l’incidenza, ossia il numero di nuovi casi, aumenta in modo significativo a partire da questa fascia d’età, motivo per il quale i trials clinici relativi al vaccino sono stati condotti nei soggetti a partire dai 50 anni di età. Un deciso innalzamento dell’incidenza si registra a partire dai 60 anni di età. Esiste la possibilità di recidive/recrudescenze da Herpes Zoster. Nell’arco dei 3-5 anni che seguono il primo episodio, si registrano basse probabilità che si sviluppi una nuova infezione, ma non è possibile escluderne la possibilità e, in base ad una recente review di 130 studi condotti in 26 Paesi, il rischio di recidiva è tra l’1 e il 6%. 4. Quanti individui sviluppano il Fuoco di Sant’antonio/herpes Zoster in Italia? Qual è la fascia d’età più colpita? Come detto, a partire dai 50 anni si verifica un iniziale aumento del numero dei nuovi casi, con un’incidenza di 4 casi ogni 1000 persone. Intorno ai 60 anni si arriva a un raddoppio dei casi, che diventano 7-8 ogni 1000 persone. L’incidenza negli over 70 sale fino a 10 casi ogni 1000 individui (dato europeo). I dati italiani ripercorrono il dato di incidenza europeo; ed il virus non presenta comportamenti diversi in funzione della regione geografica. Ogni anno in Europa si verificano circa 1.700.000 nuovi casi di Herpes Zoster. Di questi sappiamo che 1 su 4/5 sviluppa la Nevralgia Post Erpetica, quindi all’incirca 340-425.000 persone. Non sono osservabili differenze di genere nella comparsa dell´Herpes Zoster. 5. Che ruolo ha l’età del paziente e le malattie croniche sulla comparsa, la durata e la severità della Nevralgia Post Erpetica? Con l’aumentare dell’età aumentano le comorbidità, cioè patologie croniche sottostanti che possono facilitare la comparsa dell´Herpes Zoster e che possiamo ritenere fattori di rischio. Secondo studi epidemiologici pazienti affetti da malattie quali diabete mellito, Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (Bpco), malattie autoimmuni (ad es. Lupus, artrite reumatoide), insufficienza renale cronica, cancro, presentano, indipendentemente dall´età, un rischio molto più elevato di sviluppare Herpes Zoster. Dati di letteratura rilevano che questi soggetti sono esposti da 2 a 8 volte in più al rischio di sviluppare il Fuoco di Sant’antonio rispetto a coloro che non soffrono di queste patologie concomitanti. Il sistema immunitario depresso, l’età avanzata e le patologie croniche sottostanti favoriscono le complicanze del Herpes Zoster ed aggravano la situazione di fragilità dell´individuo peggiorando la sua qualità di vita. 6. Quali sono i vantaggi della prevenzione vaccinale nell’adulto anziano in generale e nel caso del Fuoco di Sant’antonio/herpes Zoster? Se parliamo di vaccinazione dell’adulto o dell’anziano (per convenzione individuo con più di 64 anni), sono 3 le vaccinazioni principali cui si fa riferimento: vaccinazione antinfluenzale, vaccinazione antipneumococcica e vaccinazione anti Herpes Zoster, aggiunta recentemente in termini cronologici, in Europa intorno al 2010, negli Stati Uniti dal 2006. L’influenza ha un forte impatto socio-sanitario per via dell’altissima diffusione. Ogni anno durante la stagione epidemica circa 4.000.000 di persone vengono colpite dalla sindrome influenzale. Ci si concentra in particolare sugli anziani perché l´influenza in un soggetto anziano può comportare pesanti complicanze, prima fra tutte la polmonite, o altre malattie delle basse vie respiratorie, con aumento degli accessi al pronto soccorso, delle ospedalizzazioni (la probabilità di essere ricoverato per influenza è di 5-6 volte maggiore in un over 65), e anche in termini di decessi. I soggetti anziani sono fortemente suscettibili anche alle infezioni da pneumococco, un virus che può causare polmonite e sepsi, infezioni che hanno un grosso impatto in termini di ospedalizzazioni, complicanze e decessi su questa fascia della popolazione. Infine, per quanto concerne l´Herpes Zoster e le sue complicanze, come abbiamo già sottolineato, si tratta di patologie altamente dolorose. La Nevralgia Post-erpetica si colloca ai primissimi posti della scala del dolore riconosciuta a livello internazionale, con un elevato impatto non solo socio sanitario ma anche economico, sia in termini di costi diretti che indiretti. Si tratta quindi di una malattia altamente invalidante che può essere prevenuta esclusivamente con la vaccinazione. 7. In Italia il Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo della Malattie (Ccm) ha finanziato un progetto di ricerca sulla valutazione dell’impatto sanitario e socio-economico nella popolazione adulta del nostro Paese. Quali sono gli obiettivi dello studio? Si tratta di uno studio multiregionale finanziato dal Ccm. La Liguria è la regione capofila ma partecipano anche altre quattro regioni: Toscana, Veneto, Puglia e Valle D’aosta. Il progetto è partito all´inizio del 2014 ed avrà una durata di 18 mesi. L’obiettivo principale dello studio è quello di fornire un dato il più aggiornato possibile sull’impatto epidemiologico ed economico dell´Herpes Zoster. Il progetto prevede la collaborazione, all’interno di ciascuna regione coinvolta, dei medici igienisti e dei medici di famiglia che forniranno, estraendoli dai loro database, i dati relativi ai casi incidenti osservati tra i loro assistiti. Lo studio intende realizzare non soltanto una valutazione epidemiologica (impatto sanitario) ma anche e soprattutto economica (costi complessivi per la gestione della patologia) della malattia, al fine di indirizzare la strategia vaccinale relativamente all’utilizzo del vaccino anti Herpes Zoster. Sappiamo bene che oggi è prioritario stabilire se le risorse impiegate rappresentino un reale investimento e non soltanto un costo, attraverso analisi di costo-efficacia, costo-utilità, impatto sul budget che la vaccinazione anti Herpes Zoster potrà avere qualora il Sistema Sanitario deciderà di introdurla su scala nazionale. Attualmente siamo nella fase di raccolta dati. I primi risultati preliminari del modello che andremo ad elaborare saranno disponibili entro aprile 2015. Alcune Regioni stanno già valutando l’inserimento del vaccino anti Herpes Zoster. La Liguria, nello specifico, ha un progetto di contrasto al virus Varicella Zoster che prevede sia la vaccinazione anti Varicella nel bambino (dal 2015 per i nati nel 2014) che la vaccinazione anti Herpes Zoster di una coorte di soggetti anziani compresa tra i 65 e i 70 anni di età. Le vaccinazioni anti Herpes Zoster nell’anziano e anti Varicella nel bambino (oggi presente solo in 8 regioni) rappresentano una strategia complementare e sinergica contro il virus Varicella Zoster. La Liguria è la regione d’Italia con il più alto tasso di persone anziane, dove gli over 65 che rappresentano circa il 27% della popolazione. Su un totale di 1.660.000 liguri, ci sono più di 400.000 persone over 65. Ecco il motivo per cui la Liguria è sempre stata molto attenta alle politiche vaccinali non solo destinate all’età pediatrica ma anche all’anziano: oltre al vaccino antinfluenzale, è prevista l’offerta attiva e gratuita per il terzo anno consecutivo del vaccino antipneumococcico che ha permesso di arrivare a coprire i soggetti tra i 70 e i 75 anni, e andremo a completare questa triade vaccinale con l’offerta - almeno ad una coorte - della vaccinazione anti Herpes Zoster. La Liguria è senz’altro la regione che oggi è più avanti di altre su un processo decisionale di questo tipo.  
   
   
IL DOLORE NEUROPATICO  
 
Roma, 4 dicembre 2014 - La International Association for the Study of Pain (Iasp) e la European Pain Federation (Efic) hanno scelto il dolore neuropatico come tema dell´anno mondiale contro il dolore 2014-2015. Cos’è il dolore neuropatico?1 Il dolore neuropatico è una forma di dolore provocata da una lesione o da una disfunzione del sistema somatosensoriale, vale a dire quel sistema deputato alla ricezione, trasmissione e interpretazione degli stimoli sensoriali o dolorosi che colpiscono il nostro corpo. Le lesioni o alterazioni possono interessare il sistema nervoso centrale o periferico. · Il dolore neuropatico periferico è provocato da una lesione localizzata a livello del sistema nervoso periferico. Questo tipo di dolore si può presentare come Radicolopatia Lombare (sciatica), Nevralgia Post Erpetica (dolore persistente successivo all´eruzione cutanea dell´Herpes Zoster), Neuropatia Diabetica, Neuropatia correlata all’Hiv, Dolore Neuropatico Post Chirurgico. · Il dolore neuropatico centrale può essere causato da lesioni ischemiche, infiammatorie, traumatiche o compressive a livello midollare o encefalico. · Il dolore neuropatico si manifesta con sensazioni sgradevoli, quali bruciore e scosse elettriche, intorpidimento, deficit sensitivo e altre sensazioni molto difficili da descrivere. Ad ogni modo, molte forme di dolore possono avere le caratteristiche del dolore neuropatico, incluse le forme dovute a condizioni “non propriamente neuropatiche”, quali, ad esempio, l’osteoartrite o il dolore oncologico. · Lo specialista può attestare la presenza di dolore neuropatico riscontrando nel paziente il verificarsi dei sintomi di una lesione nervosa quali riduzione o aumento della sensibilità, sensazioni alterate, dolore in risposta a semplice tocco della cute. · I comuni analgesici antinfiammatori sono inefficaci nel trattamento del dolore neuropatico. Esistono delle linee guide evidence-based specifiche per il trattamento di questa condizione che raccomandano l’utilizzo di farmaci antiepilettici (ad es. Gabapentin e pregabalin), antidepressivi (ad es. Amitriptilina o duloxetina), e/o preparazioni topiche insieme ad altri farmaci e trattamenti non farmacologici. · Nonostante l’esistenza di molti farmaci efficaci e di linee guida per il trattamento del dolore neuropatico, esistono evidenze, tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, che suggeriscono che i farmaci non sono ampiamente utilizzati e molti casi vengono trattati in maniera insufficiente o non trattati. · Inoltre, molti dei farmaci efficaci per il trattamento del dolore neuropatico non sono regolarmente disponibili in molti paesi del mondo. · Una maggiore awareness verso il dolore neuropatico, sia tra i pazienti che tra gli operatori sanitari, potrà portare a una più diffusa e migliore gestione dei pazienti affetti da dolore neuropatico. Epidemiologia, impatto e prevenzione del dolore neuropatico2 Prevalenza e incidenza · Studi di popolazione, condotti attraverso l’utilizzo di strumenti di screening riconosciuti, hanno dimostrato che il 7-8% degli adulti soffrono di dolore cronico con caratteristiche di dolore neuropatico. · Secondo uno studio olandese, l’incidenza (nuovi casi) del dolore neuropatico è di circa 8 casi per 1.000 persone-anno. · Uno studio condotto in Germania ha dimostrato che il 37% dei pazienti affetti da lombalgia cronica soffrono in maniera predominante di dolore neuropatico. La percentuale equivale al 14% delle donne e all’11% degli uomini tedeschi. · Nel Regno Unito nel 26% delle persone con diabete è stato riscontrato dolore neuropatico periferico. La percentuale, riportata su scala mondiale, fa riferimento a circa 47 milioni di individui, numero che è destinato ad aumentare per via dell’incremento della prevalenza del diabete (pari al 2,8% nel 2000 e stimata al 4,4% nel 2030). · Dei 33 milioni di individui con infezione da Hiv a livello globale, circa il 35% soffre di dolore neuropatico, con una risposta modesta ai trattamenti standard. · Uno studio condotto in Norvegia ha riscontrato che il 40% delle persone soffre di dolore persistente dopo un intervento chirurgico, di cui 1/4 è di tipo neuropatico. Il dolore post chirurgico a carattere neuropatico risulta molto più severo e persistente del dolore post chirurgico non neuropatico. · Circa il 20% (18,7 – 21,4%) delle persone malate di cancro soffrono di dolore oncologico neuropatico, come risultato sia della patologia che del trattamento. L’incidenza dell’Herpes Zoster nel corso della vita è di circa il 25%. Studi condotti negli Stati Uniti e in Olanda hanno dimostrato che il 2,6% e il 10% rispettivamente, svilupperanno dolore cronico associato alla Nevralgia Post Erpetica. In Europa, degli oltre 1.7 milioni di nuovi casi/anno di Herpes Zoster, circa il 25%, pari a 425.000 persone, sviluppano la Nevralgia Post Erpetica3. Impatto · Il dolore neuropatico è generalmente più intenso ed associato ad un peggior stato di salute rispetto al dolore non neuropatico. · La qualità di vita dei pazienti con dolore neuropatico è peggiore rispetto ai pazienti affetti da depressione clinica, coronaropatia, recente infarto miocardico, diabete mal gestito. La qualità di vita è maggiormente condizionata dalla severità del dolore neuropatico, piuttosto che dalle cause sottostanti. · Uno studio condotto nel Regno Unito ha mostrato che il 17% delle persone che ha sofferto di dolore neuropatico, ha raggiunto un punteggio, relativamente all’indicatore qualità di vita, equivalente a “peggiore che la morte”. Prevenzione · È possibile ridurre l’incidenza, la prevalenza e l’impatto del dolore neuropatico intervenendo sui fattori di rischio generali e specifici, e sui trattamenti dall’efficacia ampiamente riconosciuta. · I fattori di rischio generali sono gli stessi del dolore cronico generico e includono: età adulta/anziana, sesso femminile, povertà, inattività fisica, lavori manuali, con una crescente evidenza anche dell’incidenza di fattori genetici. Per la maggior parte si tratta di fattori non modificabili, ma essi indicano il livello di rischio complessivo. · Fattori di rischio specifici includono quelli che determinano il peggioramento delle condizioni sottostanti, insieme ai fattori che comportano l’incremento del rischio di dolore neuropatico in presenza delle suddette condizioni. · Ad esempio, l’incidenza del diabete potrebbe essere ridotta attraverso una maggiore attenzione all’alimentazione e all’esercizio fisico. In presenza di diabete, l’attenzione verso un controllo ottimale della glicemia riduce l’esordio di dolore neuropatico. · Allo stesso modo, una riduzione del ricorso alla chirurgia (ad esempio migliorando il regime alimentare e l’attività fisica) ed in particolare alla chirurgia non necessaria, ridurrebbero l’incidenza del dolore neuropatico post chirurgico. L’intervento chirurgico in giovane età è associato a una maggiore incidenza del dolore neuropatico, ed è in corso uno studio che prende in considerazione gli effetti delle diverse tecniche chirurgiche e per il sollievo dal dolore perioperatorio, e pone attenzione ai fattori psicologici. · La recente introduzione in alcuni Paesi del vaccino contro l’Herpes Zoster aiuterà a ridurre l’incidenza della malattia e della sua principale complicanza, la Nevralgia Post Erpetica. · I farmaci antiretrovirali innovativi per la cura dell’Hiv potranno concorrere a ridurre l’incidenza del dolore neuropatico correlato alla malattia. Risulta comunque fondamentale continuare nell’azione di prevenzione dell’Hiv. · Una maggiore awareness sul dolore neuropatico (sia per i pazienti che per gli operatori sanitari) e l’accesso ad una prevenzione e a trattamenti efficaci rappresentano i principali fattori per prevenire o ridurre l’incidenza, la prevalenza e l´impatto del dolore neuropatico. L´invecchiamento della popolazione e il peso dell´Herpes Zoster in Italia L´invecchiamento demografico in Europa Ø Popolazione europea di età superiore ai 50 anni[1]: § Nel 2010, 36,5% (183 milioni di persone su 501 milioni in totale); § Nel 2020, 41,0% (circa 212 milioni di persone su 514 milioni in totale); § Nel 2060, 48,5% (circa 251 milioni di persone su 517 milioni in totale). Ø Il 58% degli europei di età compresa tra i 50 e i 64 anni lavora[2]; Ø Oltre il 90% degli adulti di età superiore ai 65 anni soffre di una patologia cronica[3]. L´invecchiamento della popolazione rappresenta un fenomeno di ampia portata ed una questione ineludibile che un sistema sanitario deve fronteggiare. In Italia, l´aspettativa di vita alla nascita nel 1920 si attestava intorno ai 54 anni; chi nasce oggi si prevede possa vivere mediamente fino ad oltre 80 anni. E´ inoltre ragionevole ritenere che il trend di crescita dell´aspettativa di vita alla nascita prosegua anche nei prossimi decenni. Nel 2050 più di un terzo della popolazione italiana avrà più di 65 anni; aumenterà la prevalenza di alcune malattie croniche, come diabete, tumori, malattie cardiovascolari e malattie neurodegenerative e saranno necessarie sempre maggiori risorse per garantire ai cittadini le migliori cure. L´europa, e quindi tutti i Paesi della Comunità Europea, Italia compresa, in modo concertato, hanno studiato una strategia univoca volta ad affrontare le emergenze descritte. Europa 2020 è la strategia decennale per la crescita sviluppata dall´Unione Europea. Essa non mira soltanto a uscire dalla crisi che continua ad affliggere l´economia di molti Paesi, ma si propone anche di colmare le lacune del nostro modello di crescita e creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile. Anche dal punto di vista socio-economico, l´attuale cambiamento demografico porterà, nel 2050, ad avere 2 persone in attività lavorativa verso 1 pensionata (oggi il rapporto è 4 a 1) (grafico 1). Questo produrrà un impatto anche a livello di entrate fiscali. Nell´ambito delle attività europee, assume rilevanza il Progetto Innovativo Europeo (Eip) sull´Active and Healthy Ageing (Aha), volto ad affrontare le sfide demografiche e che mira a: § aggiungere in Europa, in media, 2 anni di vita in buona salute per tutti entro il 2020; § supportare la sostenibilità e l´efficienza del sistema sanitario e sociale nel lungo termine; § migliorare la competitività dell´industria europea attraverso soluzioni innovative utilizzando partnership pubblico-privato. Nel 2012 Eunethta, la rete europea per l´Hta, ha effettuato una valutazione del vaccino anti Herpes Zoster, il primo progetto pilota per l´Hta indipendente di un vaccino. Tale valutazione ha prodotto dei risultati contenuti in un report pubblicato nel settembre 2013 ( http://www.Eunethta.eu/outputs/first-pilot-rapid-assessment-zostavax-prevention-herpes-zoster ). Eunethta ha riconosciuto[4]: ü un significativo carico delle patologie Herpes Zoster e Nevralgia Post Erpetica in Europa, la loro morbi-mortalità e l´impatto sulla qualità della vita; ü il limite degli attuali trattamenti terapeutici per l’Herpes Zoster e la Nevralgia Post Erpetica, in particolare la difficile gestione della Nevralgia Post Erpetica; ü l’efficacia clinica e di real life del vaccino nella popolazione con età >50 anni. In Italia, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) ha finanziato il progetto “Herpes Zoster: valutazione dell’impatto sanitario e socio-economico e possibili strategie di vaccinazione nella popolazione adulta in Italia” proposto dalla Regione Liguria e coordinato dal Prof. Giancarlo Icardi (Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova)[5]. La popolazione ultracinquantenne è altamente suscettibile alle malattie prevenibili da vaccino. Tra le strategie di prevenzione, il vaccino rappresenta un elemento chiave e gioca un ruolo importante nel favorire un invecchiamento attivo e in salute (Active and Healthy Ageing). La tutela della salute del soggetto adulto e anziano, anche in assenza di fattori di rischio derivanti da patologie croniche sottostanti, non può prescindere dagli interventi di prevenzione vaccinale diretti a ridurre i casi di malattia prevenibili con la vaccinazione e l´impatto delle malattie sulla qualità di vita delle persone. Tra gli interventi vaccinali per gli adulti e gli anziani assumono rilevanza la vaccinazione antinfluenzale e anti-pneumococcica, i boosters vaccinali dell´adulto (tetano-pertosse-difterite) e la vaccinazione anti Herpes Zoster. L´herpes Zoster in Italia § 1,7 milioni circa i nuovi casi di Herpes Zoster (Hz) ogni anno in Europa[6]; § Tra questi, 425.000 (il 25% circa) sviluppano la Nevralgia Post Herpetica (Phn); § Questi numeri sono destinati ad aumentare, dal momento che sempre più persone raggiungono l´età in cui più frequentemente colpisce l´Herpes Zoster. Si stima che circa 1 persona su 4 in Europa potrà manifestare un episodio di Herpes Zoster nel corso della propria vita con un rischio medio di avere un episodio di Herpes Zoster di circa 23–30%[7],[8]. L’herpes Zoster colpisce fino alla metà di tutti gli adulti che vivono sino a 85 anni di età; 2 casi su 3 di Herpes Zoster si manifestano in persone di oltre 50 anni di età[9],[10]. Circa il 90% dei pazienti affetti da Herpes Zoster sono immunocompetenti. Diverse patologie croniche si associano ad un aumentato rischio di Herpes Zoster, che in ogni caso aumenta con l’aumentare dell’età[11]. Pazienti con alcune patologie croniche, tra cui il diabete, hanno un rischio di sviluppare Herpes Zoster maggiore di 1.8–8.4 volte rispetto ai pazienti con altre patologie[12]. Queste condizioni possono modificare l´immunità cellulo-mediata specifica verso il Vzv e quindi aumentare il rischio di Herpes Zoster. Il diabete è una delle condizioni che modifica la immunità cellulo-mediata e alcuni studi suggeriscono un aumento del rischio di Herpes Zoster in pazienti diabetici[13]. Numerose evidenze riportano anche un’associazione tra Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (Bpco) e aumento del rischio di sviluppare Herpes Zoster, probabilmente a causa della infiammazione cronica[14]. In Italia[15] si stimano circa 157.000 nuovi casi di Herpes Zoster ogni anno, assumendo un’incidenza annuale di 6,3 per 1.000 persone-anno (osservati nella popolazione immunocompetenti nel periodo 2003-2005) e che rappresenta il 73% del numero totale di casi nella popolazione adulta.,8 Un recente studio, condotto attraverso un network di medici di me­dicina generale, ha osservato che nel 20,6% e nel 9,2% dei pazienti con Herpes Zoster, sebbene generalmente trattati precocemente entro le prime 72 ore dall’insorgenza dei sintomi, era presente la Nevralgia Post Erpetica rispettivamente a 3 e 6 mesi[16].. Con l’aumentare dell’età, cresce anche la gravità della patolo­gia; nel periodo 1999-2005 vi sono state 35.328 ospedalizzazioni per Herpes Zoster (Sdo = Icd9-cm 053), e il 62% dei ricoveri è stato registrato in soggetti di età superiore a 65 anni, con una durata media della degenza di 8 giorni e un totale di oltre 22 mila giornate di degenza all’anno[17]. Il costo dell´Herpes Zoster in Italia § I costi dell´Herpes Zoster non sono associati soltanto a cure e ospedalizzazione. Dopo il primo manifestarsi della patologia, alcuni pazienti possono andare in pensione anticipatamente o diventare sempre più dipendenti dal caregiver. § Il 58,6% degli europei di età compresa tra i 50 ed i 64 anni, ed il 7,6% tra quelli di età compresa tra i 65 ed i 74 anni, hanno un´attività lavorativa; questo significa che la perdita di produttività potenziale all´interno di questi gruppi è sostanziale[18]. § Il virus e le sue complicanze sono responsabili di costi sanitari sostanziali e di costi indiretti, in termini di perdita di produttività sia dei pazienti che dei familiari che se ne prendono cura. § C´è l´esigenza di un programma vaccinale pan-europeo che permetta di limitare l´impatto dell´Herpes Zoster. La prevenzione dell´Herpes Zoster negli anziani può essere costo-efficace e rappresentare un´asse importante per la maggiore sostenibilità dei Sistemi sanitari nelle società che invecchiano, permettendo non solo di ridurre i costi sul lungo periodo ma anche di garantire alle persone anziane la possibilità di scegliere di continuare a dare il proprio contributo sociale ed economico. Uno studio condotto in Italia19 mette in evidenza come, ogni anno, in Italia, sulla popolazione 50+ (24,2 milioni di persone) si verifichino circa 157 mila casi di Herpes Zoster, registrando un tasso di incidenza per l´Herpes Zoster di 6,3/1.000. Nello stesso studio è stata calcolata l´implicazione economica, ovvero il budget impact a livello nazionale di Herpes Zoster e Nevralgia Post Erpetica. Tale somma si attesta a circa 49 milioni di euro/anno20, comprendendo costi diretti (visite, cure, ospedalizzazioni) e indiretti (perdita di produttività). Questi ultimi rappresentano circa 1/3 dei costi totali e quindi circa 15,4 milioni di euro/anno, i restanti 33,7 sono i costi diretti. Nell´ottica di migliorare la qualità della vita della popolazione ultracinquantenne tramite la prevenzione delle malattie, e di evitare i costi derivanti da Herpes Zoster e Nevralgia Post Erpetica, riprendendo le indicazioni del rapporto Eunethta (vedi par.3), anche in Italia, come in altri Paesi europei, è stata effettuata un´analisi di costo-efficacia di una campagna vaccinale anti Herpes Zoster rispetto all´attuale strategia terapeutica21 sulla popolazione italiana tra i 60 e i 79 anni di età. I risultati dello studio dimostrano che l´intervento vaccinale anti Herpes Zoster risulta essere costo efficace, e dunque un intervento sostenibile per il Sistema sanitario italiano. La disponibilità del vaccino rappresenta un passo ulteriore verso una sanità proattiva verso gli anziani e più sostenibile di fronte all´invecchiamento della società. [1]Fonte Eurostat. Active ageing and solidarity between generations. A statistical portrait of the European Union 2012. Disponibile online: http://epp.Eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/product_d
etails/publication?p_product_code=ks-ep-11-001
; 2013. [2] Fonte Eurostat, Employment rates in 2012, European union :27 countries [3] Who active ageing : a policy framework. Who/nmh/nph/02.8. 2002 [4] Rea: Relative Effectiveness Assessment focuses on 4 Hta domains, excluding economic considerations (nationally performed) - * http://www.Eunethta.eu/news/pilot-rapid-assessment-zostavax-prevention-herpes-zoster-available [5] http://www.Ccm-network.it/home.html [6] Pinchinat S, Cebrián-cuenca Am, Bricout H, Johnson Rw. Similar herpes zoster incidence across Europe: results from a systematic literature review. Bmc Infect Dis. 2013; 13:170. [7] Miller E, Marshall R, Vurdien J. Epidemiology, outcome and control of varicella-zoster infection. Rev Med Microbiol. 1993;4:222-30 [8] Bowsher D. The lifetime occurrence of herpes zoster and prevalence of post-herpetic neuralgia: A retrospective survey in an elderly population. Eur J Pain. 1999 Dec;3(4):335-42. [9] Johnson Rw et al. Postherpetic neuralgia: epidemiology, pathophysiology and management. Expert Rev Neurother 2007;7:1581-1595. [10] Sentinelles. Annual reports (2007-2011) – Disponibile online: http://websenti.B3e.jussieu.fr/sentiweb/?rub=39 [11] Hata A, Kuniyoshi M (2011) Risk of Herpes zoster in patients with underlying diseases: a retrospective hospital-based cohort study. Infect 39:537-544. [12] Hata A et al. Infect 2011. Chidiac C et al. [13] Guignard Ap et al. (2014) Risk of herpes zoster among diabetics: a matched cohort study in a Us insurance claim database before introduction of vaccination, 1997–2006. Infection42: 729-735. [14] Ya-wen Yang et al. (2011) Risk of herpes zoster among patients with chronic obstructive pulmonary disease: a population-based study. Cmaj 183. [15] Gialloreti Le et al. Epidemiology and economic burden of herpes zoster and post-herpetic neuralgia in Italy: a retrospective population-based study. Bmc Infectious Diseaes 2010 10:230 [16] Franco E, Perinetti E, Marchettini P, et al. Proportion of post herpetic neuralgia among patients with herpes zoster in Italy - a multicenter prospective observational study (Heroes study). Eugms Venice 2-4 Oct 2013, Poster session. [17] Gabutti G, Serenelli C, Cavallaro A, Ragni P. Herpes Zoster Associated Hospital Admissions in Italy: Review of the Hospital Discharge Forms. Int J Environ Res Public Health, 2009; 6(9):2344-53. [18]Eurostat/lfs Employment rates by sex, age and highest level of education attained (%). Disponibile online: http://epp.Eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/
employment_social_policy_equality/equality/indicators_age
 19Gialloreti et al, Epidemiology and economic burden of herpes zoster and post-herpetic neuralgia In Italy: A retrospective, population-based Bmc Infectious Diseases 2010, 10:230 http://www.Biomedcentral.com/1471-2334/10/230 . 20Panatto et al., Evaluation of the economic burden of Herpes Zoster (Hz) infection A systematic literature review –Human Vaccines & Immunotherapeutics 11:1, 1–18; January 2015; 2015 Landes Bioscience. 21Ruggeri M. Analisi di costo-efficacia del vaccino contro l’herpes zoster e la nevralgia post erpetica in Italia. 6° Congresso Nazionale Sihta. Bari 7-9 Novembre 2013. Comunicazione orale.
 
   
   
IL VACCINO ANTI HERPES ZOSTER  
 
Roma, 4 dicembre 2014 - Cos´è il vaccino anti Herpes Zoster? È il primo ed unico vaccino disponibile per la prevenzione dell´Herpes Zoster e lo stato di dolore neuropatico cronico che ne può conseguire, noto come Nevralgia Post Erpetica (Phn)1. Si tratta di un vaccino autorizzato in Europa per l´immunizzazione degli adulti dai 50 anni in su. Non è una terapia, che aiuta a ridurre il rischio di manifestare in futuro l´Herpes Zoster e la Nevralgia Post Erpetica1. Come funziona il vaccino anti Herpes Zoster? L´herpes Zoster è una patologia comune e debilitante causata dalla riattivazione del virus della Varicella Zoster (Vzv) che la maggior parte delle persone contrae da bambino. Il vaccino anti Herpes Zoster contiene una forma attenuata del virus che stimola il sistema immunitario ad agire specificamente contro il virus della Varicella Zoster. Come risultato, il vaccino contribuisce a controllare la riattivazione e la replicazione del virus dentro l´organismo, permettendo così di prevenire lo sviluppo dell´Herpes Zoster. Come si somministra il vaccino anti Herpes Zoster? Il vaccino viene iniettato per via sottocutanea nella parte superiore del braccio in una singola dose1. Quanto è efficace il vaccino anti Herpes Zoster? La provata efficacia del vaccino anti Herpes Zoster è stata dimostrata da studi condotti su più di 60.000 persone, ad oltre 30.000 delle quali è stato somministrato il vaccino2. Due gli studi principali: ■ Studio Sps (Shingle Prevention Study2) condotto in persone dai 60 anni in su: Lo studio più ampio sulla Prevenzione dell´Herpes Zoster è stato condotto su 38.546 uomini e donne dai 60 anni in su che non avevano alcuna precedente storia di herpes zoster. I risultati hanno mostrato che: ü Il vaccino ha ridotto del 51% il rischio di sviluppare l´Herpes Zoster rispetto al placebo (95% Ci, 44-58); ü Il vaccino ha ridotto del 67% i casi di Nevralgia Post Erpetica rispetto al placebo (95% Ci, 48-79); ü Il vaccino ha ridotto del 73% i casi più severi di Herpes Zoster rispetto al placebo (95% Ci , 46-87). ■ Studio Zest (Zoster Efficacy and Safety Trial) condotto in persone di età compresa tra 50 e 59 anni3: In un altro importante trial clinico di fase Iii condotto su 22.396 uomini e donne tra 50 e 59 anni, il vaccino ha ridotto del 70% il rischio di sviluppare l´Herpes Zoster rispetto al placebo (95% Ci, 54-81).Qual è l´esperienza del vaccino anti Herpes Zoster ad oggi? Il vaccino anti Herpes Zoster viene usato negli Stati Uniti sin dal 2006. Sono pertanto disponibili dati di efficacia basati sull´esperienza reale4,5. Questi dati confermano l´efficacia e la sicurezza del vaccino mostrata nei trial clinici. Sono oltre 22 milioni le dosi del vaccino distribuite nel mondo, dal lancio, prevalentemente in Usa e Canada. Chi dovrebbe usare il vaccino anti Herpes Zoster? Il vaccino anti Herpes Zoster in Europa è stato approvato all´uso negli adulti dai 50 anni in su, per la prevenzione dell´Herpes Zoster e della Nevralgia Post Erpetica1. Il vaccino può essere usato anche su persone con storia di Herpes Zoster ed a prescindere da un’anamnesi positiva di varicella. Si può somministrare il vaccino anti Herpes Zoster anche con altri vaccini? Il vaccino anti Herpes Zoster viene somministrato in una singola dose per via sottocutanea. Il vaccino può essere somministrato in due diversi siti di iniezione insieme ai vaccini antiinfluenzali inattivati. Quali sono gli effetti collaterali del vaccino anti Herpes Zoster? La sicurezza del vaccino anti Herpes Zoster è stata studiata in trial clinici condotti su più di 32.000 persone. Gli effetti collaterali più comuni sono reazioni sul sito dell´iniezione, mal di testa e dolore alle estremità1. Riferimenti 1. Zostavax Summary of Product Characteristics 2. Oxman M.n, et al. A Vaccine to Prevent Herpes Zoster and Postherpetic Neuralgia in Older Adults. N Engl J Med 2005;352:2271-2284. 3. Schmader K, et al. Efficacy, Safety, and Tolerability of Herpes Zoster Vaccine in Persons Aged 50–59 Years. Cid 2012; doi: 10.1093/cid/cir970. 4. Tseng Hf et al. Herpes zoster vaccine in older adults and the risk of subsequent herpes zoster disease. Jama 5. Langan Sm et al. Herpes Zoster Vaccine Effectiveness against Incident Herpes Zoster and Post-herpetic Neuralgia in an Older Us Population: A Cohort Study. Plos Med 2013;10:e1001420  
   
   
TUMORE DELLA PROSTATA: OGNI ANNO 36.000 NUOVI CASI IN ARRIVO IL RADIOFARMACO CHE MIGLIORA LA SOPRAVVIVENZA GLOBALE  
 
Roma, 4 dicembre 2014 – Trentaseimila casi l’anno, con 7.500 decessi. E una mortalità che in dieci anni è calata del 18%: sono questi i numeri del tumore della prostata, il cancro “silenzioso” che non presenta sintomi specifici, ma che è la neoplasia più diffusa fra gli uomini, rappresentando da sola il 20% di tutte le forme al maschile. Che ora può essere combattuto in modo ancora più efficace grazie ad un radiofarmaco, disponibile da pochissimo anche in Italia, che aumenta la sopravvivenza globale del 30%. “Il radio-223 dicloruro rappresenta un successo della ricerca, che ci permette di affrontare in misura ancora più vincente questo tumore - spiega il prof. Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell´Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma durante un press event svoltosi ieri a Roma -, anche se non vanno dimenticate mai le buone regole della prevenzione. Perché questa neoplasia risente molto dell’alimentazione troppo ricca di grassi, della sedentarietà, del fumo di sigaretta. A tutte le età, dunque, è indispensabile adottare stili di vita corretti, capaci di tenere alla lontana il cancro. “Il Radio-223 dicloruro (Ra-223) - afferma dott. Paolo Carlini, Dirigente Medico al Regina Elena di Roma - è il primo radiofarmaco ad azione specifica sulle metastasi ossee che, rispetto ad altre terapie non induce danni evidenti al midollo osseo. Il farmaco è stato approvato dall’Ema nel novembre del 2013 ed in Italia è disponibile in classe Cnn. Attualmente è in fase di negoziazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa)”. Il carcinoma prostatico rappresenta il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età. Non esistono screening, come per il tumore del seno o del colon retto o della cervice uterina. “Da anni, si discute dell’utilità del Psa - prosegue Cognetti -. È scientificamente dimostrato che il livello di questa proteina aumenta in presenza del tumore. Tuttavia i suoi valori elevati possono essere causati anche infiammazioni o infezioni. Per ottenere risultati più precisi è preferibile affiancarlo ad altri marcatori. E comunque l’esame del Psa non deve essere utilizzato in maniera indiscriminata come strumento di screening del tumore della prostata”.  
   
   
NATA AD AREZZO LA PRIMA PROSTATE CANCER UNIT DELLA TOSCANA  
 
Firenze 4 dicembre 2014 - E´ nata ad Arezzo la prima Prostate Cancer Unit della Toscana. Prima nella nostra regione, e una delle prime in Italia, la Unit aretina estenderà l´attività multidisciplinare e la sua mission a tutta la patologia oncologica dell´apparato genitourinario maschile, creando di fatto una Prostate & Genitourinary Cancer Unit. "Saluto con piacere la nascita della prima Prostate Cancer Unit in Toscana - è il commento dell´assessore al diritto alla salute Luigi Marroni - E´ di due settimane fa la delibera regionale con la quale abbiamo dato alle aziende sanitarie i primi indirizzi per la costituzione della rete delle Pcu. L´approccio multidisciplinare negli ultimi anni si è dimostrato la migliore delle opzioni di gestione del paziente oncologico per pianificare, ottimizzare, migliorare e fornire assistenza su misura a ciascun paziente, grazie all´attività integrata di un team di specialisti. Questo modello sta già funzionando per le Breast Unit, che stanno nascendo in tutta la Toscana e riuniscono in un unico centro tutte le competenze necessarie per curare il tumore al seno. Ora le donne passano il testimone agli uomini". La Pcu rappresenta il modello organizzativo scelto dalla Regione Toscana per l´assistenza alle persone affette da carcinoma prostatico. E´ caratterizzata da un team multidisciplinare e multiprofessionale di operatori dedicati, con esperienza specifica. Della Pcu devono far parte un numero adeguato di professionisti, in particolare: urologo, radioterapista, oncologo medico, radiologo, anatomopatologo, infermieri con esperienza specifica. La Pcu dovrà trattare ogni anno almeno 100 casi di tumore maligno alla prostata, facendo riferimento alle raccomandazioni cliniche dell´Istituto Toscano Tumori. Il cancro alla prostata è la neoplasia più frequente tra gli uomini (18% del totale), precedendo quella del colon retto (17%) e del polmone (11%). Negli ultimi anni ha registrato una notevole crescita dei tassi d´incidenza, a seguito della diffusione del test per la ricerca dell´antigene prostatico specifico (Psa). E´ aumentata la capacità diagnostica e quella terapeutica. Per i prossimi decenni, è atteso un moderato e costante aumento dei casi in Italia, con un´incidenza stimata di circa 43.000 casi nel 2020 e 50.000 nel 2030. In Toscana, si stima che nel 2014 saranno diagnosticati circa 2.200 nuovi casi di tumore della prostata. Il rischio di ammalarsi di tumore alla prostata nel corso della vita (0-84 anni) è stimato in 1 caso ogni 9 uomini. Sono oltre 15.000 i toscani che hanno ricevuto questa diagnosi nel corso della vita. Elevata la sopravvivenza, che a cinque anni dalla diagnosi è superiore al 90%. La mortalità per questo tumore presenta un andamento in costante riduzione. Nel 2011 sono deceduti per tumore alla prostata 495 cittadini toscani (Registro di mortalità regionale).  
   
   
TELEMONITORAGGIO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA PER VALUTARE I VANTAGGI DEL MONITORAGGIO A DISTANZA DELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA NEI SOGGETTI IPERTESI REALIZZATO CON DISPOSITIVI MEDICI IHEALTH STUDIO CONDOTTO PRESSO L’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI ROMA, POLICLINICO A. GEMELLI  
 
Roma, 4 dicembre 2014 – Presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università Cattolica, Policlinico Agostino Gemelli, diretto dal prof. Raffaele Landolfi, è in corso uno Studio sul Telemonitoraggio della pressione arteriosa, condotto dal Direttore del Centro di ipertensione del Policlinico Gemelli, dr Marco Mettimano, per valutare i vantaggi derivanti dal monitoraggio a distanza dell’Ipertensione Arteriosa in soggetti ipertesi, condotto in collaborazione con la società Gesi (Gestione Sistemi per l’Informatica di Roma) e iHealth, la linea di dispositivi medici all’avanguardia tecnologica, distribuita in esclusiva in Italia dalla società milanese Gima. La misurazione della pressione arteriosa, effettuata dal medico con lo sfigmanometro, permane la metodica di riferimento ma occorre cogliere i vantaggi che la tecnologia consente iniziando dalla possibilità di effettuare una diagnosi precoce (un terzo della popolazione non sa essere ipertesa), dal controllo in tempo reale dell’aderenza alla terapia (con eventuale, immediata, correzione terapeutica) sino ad un immediato riscontro medico-paziente per la minore diluizione dei controlli nel tempo Lo studio attuato al Policlinico Gemelli di Roma è realizzato con pazienti affetti da ipertensione arteriosa essenziale, arruolati in sede di visita ambulatoriale presso Il centro ipertensione del Policlinico. “In Italia l’ipertensione arteriosa è una condizione molto comune, talmente comune che la manifesta un terzo degli over 35enni e il 60% di coloro che superano i 65 anni; non esiste distinzione tra sessi, se non in età giovanile quando più rilevante è la percentuale maschile” – afferma il prof. Raffaele Landolfi. “A rigore non si può definire una malattia ma gli effetti che produce sul sistema arterioso e sugli organi vitali quali cuore, cervello, retina e vasi periferici, la fanno assurgere al grado di malattia. Nel 95% dei casi le cause rimangono ignote, per questo parliamo di Ipertensione idiopatica ed essenziale; una corrente di pensiero trasforma questo aggettivo in ‘esistenziale’ per porre maggiormente l’attenzione sulle caratteristiche psicologiche e degli stili di vita che ne influenzano la comparsa e che ogni famiglia condivide” – spiega il professore. “Il nostro studio conferma che l’utilizzo di strumenti telematici e di un sistema informatico evoluto facilita una maggiore interazione tra medico e paziente migliorando la vigilanza clinica ed il supporto assistenziale con conseguente maggiore tempestività ed appropriatezza delle cure. La telemedicina, superato l’eventuale scoglio psicologico nei confronti della tecnologia che si avverte sia nei pazienti che nei medici, costituisce una reale semplificazione e farà compiere importanti passi avanti soprattutto a favore dei soggetti affetti da patologie croniche (diabete, infezioni polmonari, ecc.) il cui monitoraggio a distanza può offrire notevoli vantaggi” – conclude il prof. Landolfi. “E’ cambiato il rapporto tra Ospedale e paziente” spiega il dr Marco Mettimano. “Il cittadino affetto da patologie croniche non è più costretto a recarsi dal medico o in ospedale ma, grazie alla telemedicina, può procedere dopo avere effettuato l’automisurazione della pressione arteriosa Hbpm ed inviare i suoi dati per via telematica ad un’unità centrale che, dopo attenta lettura, provvede alla teleassistenza garantendo un monitoraggio continuo e, se necessario, provvedendo a una riformulazione farmacologica. La tecnica di misurazione pressoria Hbpm, che non deve dare mai adito a “nevrosi” da automisurazione nè tantomeno a decisioni terapeutiche non concordate con il proprio medico, presenta numerosi vantaggi, tra cui: l’assenza dell’“effetto da camice bianco”, la possibilità di numerose misurazioni nel tempo assieme alla facilità di utilizzo e al basso costo. Le categorie di pazienti che più degli altri possono trarre vantaggio da questa metodica sono gli anziani, le donne in gravidanza o in menopausa, i pazienti diabetici e, come già detto, assieme ai pazienti affetti da ipertensione da camice bianco, quelli affetti da “ipertensione mascherata”, condizione meno rara di quanto si possa pensare, in cui all’esatto opposto dell’ipertensione da camice bianco, l’ipertensione è normale in ambiente medico ma alta nelle misurazioni domiciliari. L’automisurazione pressoria, come dimostrano recenti studi clinici, correla meglio con il danno d’organo cardiaco e cerebrale e produce innumerevoli vantaggi pratici: maggiore consapevolezza della propria malattia, migliore aderenza alla terapia, migliore qualità di vita e, infine, assieme ad uno snellimento delle strutture centrali, un notevole risparmio per il Ssn. Il rapido evolversi del quadro epidemiologico a livello nazionale, ove le malattie croniche e degenerative stanno sostituendo per volume ed importanza le malattie acute e infettive assieme ai processi tecnologici, stanno conducendo ad una radicale modifica dei progetti assistenziali; in un prossimo futuro alcune tecnologie considerate complesse perche basate su apparecchiature ad alto costo avranno probabilmente una diffusione di massa e saranno gestite a casa direttamente dai pazienti Il nostro studio, che rappresenta uno dei primi progetti di questo tipo, ci suggerisce di amplificare l’uso della telemedicina, come ’arma in più a favore della salute delle persone” – conclude il dr Mettimano. Gesi (Gestione Sistemi per l’Informatica), società romana con la ‘mission’ centrata sul paziente e sull’insieme del suo percorso assistenziale, promuove la collaborazione fra centri ospedalieri e organismi territoriali per la continuità, sinergia ed appropriatezza del processo di cura, facilitando l’interazione diretta tra cittadino e medico di base. “Da anni partner del Policlinico Gemelli di Roma, siamo orgogliosi di poter mettere a disposizione del professor Landolfi e della sua équipe il nostro know how per condurre uno studio innovativo che riguarda una condizione – l’ipertensione arteriosa – che coinvolge molti nostri connazionali” – afferma l’ing. Fabrizio M. Ferrara, Direttore Generale di Gesi. “Promuovere studi per testare come la telemedicina sia un’arma in più a disposizione di tutti e, in particolare, di quelle persone (donne in gravidanza, in menopausa, anziani, malati cronici, ecc.)che possono disporre di un controllo medico costante senza essere costrette ad allontanarsi da casa, a sottoporsi a file estenuanti, è senz’altro la soluzione migliore per amplificare l’importanza di questa nuova metodica di cura che, è bene ribadirlo, si affianca alla medicina tradizionale senza sostituirla, facilitando la continuità del percorso assistenziale e riducendo i costi per il Sistema Sanitario Nazionale. Per sottolineare il contatto che la telemedicina consente di mantenere fra il medico ed il paziente abbiamo chiamato il nostro sistema di monitoraggio Healthkit: “Keep In Touch”. Ovviamente, sia i nostri sistemi informatici che i dispositivi iHealth rispondono agli standard, sono a norma di legge e convalidati a livello nazionale ed internazionale”, conclude l’ing. Ferrara. Ihealth, la nuova linea di dispositivi wireless, dotati di tecnologia avanzatissima con bluetooth incorporato, convalidati a livello nazionale e a norma di legge, distribuita in esclusiva in Italia da Gima, ha consentito di realizzare questo studio fondamentale per la prevenzione e la salute dei cittadini, mettendo i suoi strumenti a disposizione di medici e pazienti. Per conoscere i prodotti iHealth, www.Ihealthlabs.eu/en/    
   
   
SALUTE: DA REGIONE LOMBARDIA RISPOSTA CONCRETA A CRONICITÀ  
 
Milano, 4 dicembre 2014 - "Da decenni sentiamo discutere del problema della cronicità. In Regione Lombardia, invece, possiamo far parlare i fatti: l´esperienza dei Creg (Chronic Related Group), ha concretizzato un nuovo modello di cura che va esattamente in questa direzione e che può essere d´esempio per tutto il Paese". E´ quanto ha dichiarato il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani, aprendo i lavori del convegno organizzato presso l´Auditorium Testori di Palazzo Lombardia dal titolo ´L´esperienza Creg in Regione Lombardia: stato dell´arte e sviluppi´. La Sfida Della Cronicità - "Quella della cronicità - ha spiegato l´assessore Mantovani - è la vera sfida con la quale ci dobbiamo confrontare. Il contesto demografico ed epidemiologico in questi ultimi anni è cambiato in modo significativo. Tra 15 anni nella nostra regione avremo oltre 3 milioni di over 65 e 1 milione di over 80, con una proporzione di più di 200 anziani ogni 100 giovani. Numeri, questi, che ci indicano ancora di più la necessità di evoluzione dell´attuale Sistema sanitario". Le Novità Del Libro Bianco - "Attraverso il ´Libro Bianco´ - ha detto il vice presidente lombardo - abbiamo avviato un cammino di cambiamento, che intende farsi carico anche di questo nuovo contesto. Quello della cronicità, con la sperimentazione dei Creg, è un ulteriore tassello da aggiungere al dibattito sul ´Libro Bianco´ aperto prima dell´estate. Non dobbiamo aver timore di confrontarci con le novità. Il nostro obiettivo è garantire buona salute alla persona, in tutti i momenti della sua esistenza, dalla nascita fino all´ultimo respiro". Una Regione Che Lavora - Sempre a proposito dell´attività di Regione Lombardia in materia di Salute, l´assessore Mantovani ha ricordato alcune azioni importanti realizzate nel primo anno e mezzo di legislatura: "Penso all´adozione del Piano nazionale diabetici - ha elencato -, all´avvio dei P.o.t (Presidi ospedalieri territoriali), al riordino delle alte specialità". I Creg, Un´esperienza Da Estendere - Il vice presidente lombardo si è così soffermato sull´esperienza dei Creg, che attualmente vede coinvolti 63.000 pazienti cronici e quasi 500 medici di Medicina generali associati in forma Cooperativa (attualmente 11 Cooperative) nell´ambito di 5 Asl (Mi, Co, Lc, Milano 2, Bg). "I primi risultati - ha detto - ci dimostrano come questa sia la strada giusta per curare meglio, facendo spendere di meno il sistema, grazie a percorsi personalizzati in base alle esigenze individuali della persona, e al contesto familiare e sociale, valorizzando il ruolo della medicina territoriale. Tutti elementi questi che rappresentano dei pilastri portanti della proposta di riforma avviata con il ´Libro Bianco´".  
   
   
BOLZANO: PRESENTATA LA “RELAZIONE SANITARIA 2013”  
 
Bolzano, 4 dicembre 2014 - È stata presentata ieri mattina nella sala del cortile interno di Palazzo Widmann nel corso di una conferenza stampa la "Relazione sanitaria 2013". L’andamento demografico e l’aumento dei malati cronici rappresentano nuove sfide per la sanità provinciale, ha affermato l’assessora Stocker. Sono stati illustrati questa mattina dall´assessora provinciale alla sanità ed alle politiche sociali, Martha Stocker, i dati relativi alla "Relazione sanitaria 2013" elaborati dall´Osservatorio epidemiologico con particolare riferimento alla problematica delle malattie croniche legate al progressivo invecchiamento della popolazione. La Relazione Sanitaria è articolata in tre parti, riguardanti rispettivamente la popolazione e la salute, i servizi sanitari e le risorse. Ogni parte è a sua volta suddivisa in capitoli introdotti da una sintesi sugli aspetti salienti del fenomeno esaminato. Questi alcuni dei dati resi noti questa mattina nel corso della conferenza stampa dall´assessora Stocker e dalla responsabile dell´Osservatorio epidemiologico provinciale, Carla Melani: la popolazione residente ed assistita in Alto Adige è di 508.551 abitanti, i bambini nati in Alto Adige nel 2013 sono stati 5.546; le persone in sovrappeso nella fascia 18-69 anni sono il 26,7%; i fumatori nella fascia 18-34 anni sono il 33,8% della popolazione ed il numero medio di sigarette fumate al giorno è di 12; i consumatori di alcol a rischio nella fascia di età 18-69 anni sono il 40,3%; il 27,9% della popolazione soffre di almeno una malattia cronica; la prevalenza dei pazienti diabetici sul totale della popolazione assistibile è del 4,2%; le ricette farmaceutiche erogate dalle farmacie al pubblico nel 2013 sono state 3.111.958; gli accessi ai servizi di pronto soccorso sono stati 159.710; i ricoveri per acuti in regime ordinario: 66.604 nel complesso, 64.526 nelle strutture pubbliche, 2.078 nelle strutture private; i ricoveri per acuti in regime diurno sono stati 19.555 nel complesso, 18.481 nelle strutture pubbliche, 1.074 nelle strutture private; ricoveri per post-acuti: 5.171. "Le misure adottate nel settore della sanità stanno dando i loro frutti e ciò si evince anche dall´alta speranza di vita che pin media per le donne è di 85 anni e per gli uomini di 80,6 anni" ha affermato l´assessora Stocker. Nel corso della conferenza stampa si è posto l´accento sul fatto che l´andamento demografico e l´aumento dei malati cronici rappresentano nuove sfide importanti per la sanità provinciale. Circa il 28% della popolazione altoatesina, pari a 140.100 persone, sono affette da almeno una malattia cronica ed addirittura il75,6% degli anziani al di sopra dei 65 anni. L´età media dei malati cronici nella nostra provincia è di 62,4 anni. In particolare nel corso del 2013 si è registrato un aumento di circa 10.000 nuovi malati cronici. Il paziente cronico è un paziente affetto da una malattia stazionaria, spesso invalidante, che in quanto tale ha bisogno di cure continue e costanti nel tempo, per il quale non esiste una cura o una terapia risolutiva. Il paziente cronico non guarisce. Più di 21.000 sono i diabetici, 77.000 gli ipertesi, 16.000 i malati di Broncopatia Cronico Ostruttiva (Bpco), 7.500 gli affetti da scompenso cardiaco. Le persone affette da malattie croniche ricorrono all‘ospedale molto più spesso, di una persona non cronica. La media dei ricoveri per quanto riguarda malati cronici è di 380 per 1.000 abitanti, a fronte di un valore di 84 ricoveri per 1.000 abitanti per i non cronici. In particolare, se si analizzano alcune tra le patologie più frequenti si nota che la persona affetta da scompenso cardiaco si ricovera anche 12 volte in più rispetto a un non cronico. Arche per esempio per le viste specialistiche e gli esami di laboratorio , il numero di prestazioni richieste da una persona affetta da una malattia cronica é pari in media a 30, a fronte di un valore medio di 8 per i non cronici. Una persona affetta da diabete registra un numero di viste/esami di laboratorio 5 volte maggiore di una persona non cronica. Il numero di confezioni consumate in media in un anno da un cronico è pari a 38, a fronte di un consumo medio di 2 confezioni nella popolazione non cronica. Nel 2013 in Alto Adige si è registrato un consumo medio di 12 confezioni di farmaci per abitante a fronte di un consumo di 18 confezioni pro capite a livello nazionale. I cronici, rappresentano "solamente" il 28% della popolazione, se si pensa ai 515.000 abitanti, ma essi assorbono il 77% delle risorse in prestazioni sanitarie, in termini di consumo di farmaci, di presidi sanitari, di ricoveri, di esami di laboratorio ecc.. Nel 2030 la quota di malati cronici aumenterà e sarà pari al 32% della popolazione altoatesina. "Nell´ambito della riforma sanitaria" ha aggiunto l´assessora Stocker "proprio in considerazione di questi sviluppi s´intende dislocare maggiori risorse e prestazioni sul territorio. In quest´ambito sarà necessario inoltre rafforzare il lavoro di rete tra le varie strutture socio-sanitarie per mettere al centro dei nostri sforzi il benessere dei pazienti". Il testo integrale della Relazione sanitaria 2013 può essere scaricato dal sito dell´Osservatorio epidemiologico provinciale: http://www.Provincia.bz.it/oep/download/rs_2013_testo_it.pdf   mentre il power-point della presentazione utilizzata per la conferenza stampa è disponibile online all´indirizzo: http://www.Provincia.bz.it/oep/service/presentazioni-conferenze.asp  
   
   
MILANO: ASSISTENZA DOMICILIARE COSTANTE NEL TEMPO E DAL 2012 NEI RICOVERI IN RSA  
 
Milano, 4 dicembre 2014 – “Il rapporto dell’Osservatorio permanente di Megliomilano presentato ieri mattina evidenzia nella macroarea sociale alcuni cambiamenti che rispecchiano le politiche che il Comune sta adottando soprattutto riguardo alla domiciliarità, tra cui l’insieme di servizi forniti alle persone più fragili direttamente a casa. Su questo piano la spesa dell’Amministrazione non è mai diminuita, riconfermando interventi su una media, dal 2011 al 2014 di 4.200 anziani. Il dato sale a oltre seimila anziani se si considera nell’assistenza domiciliare la consegna dei pasti a casa. Il calo delle risorse complessive dal 2012 e 2013 è riferito alla riduzione dei ricoveri in Rsa, fronteggiata dal Comune con l’intensificazione dell’assistenza a casa. Abbiamo evitato in alcuni casi un ricovero anticipato dell’anziano, scelta spesso dolorosa per la persona, migliorando proprio le cure portate a casa”. Così l’assessore Pierfrancesco Majorino in riferimento alla presentazione effettuata questa mattina presso la sede dell’Unione del Commercio della Xxiv edizione dell’Osservatorio della Qualità della vita di Megliomilano.  
   
   
MAUGERI: DA REGIONE LOMBARDIA AZIONE DI SENSIBILIZZAZIONE  
 
Milano, 4 dicembre 2014 - "Regione Lombardia sta ponendo in essere un´importante azione di sensibilizzazione. È infatti fondamentale garantire un ambiente sereno agli operatori che lavorano con impegno all´interno di tutte le strutture afferenti alla Fondazione Maugeri". Lo ha detto il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani, che ha incontrato una delegazione di lavoratori della Maugeri, per approfondire le problematiche collegate alla continuità aziendale dell´ente. Prestazioni Sempre Di Qualità - Nel corso del confronto l´assessore ha fatto un resoconto di quanto emerso nel precedente colloquio avuto con i direttori generali delle sei Asl sui cui territori si trovano le sedi della Fondazione. Mantovani ha quindi fatto presente come, ad oggi, non vi siano riscontri negativi in nessuna delle sedi lombarde. "Le prestazioni erogate - ha chiarito - continuano a essere di qualità e questo per noi è un fatto molto rilevante. Abbiamo a cuore la serenità di tutto il personale, ed è per questo che abbiamo sensibilizzato le nostre Asl, affinché possano continuare a pagare con puntualità le fatture delle prestazioni". Il vice presidente ha poi dato rassicurazioni rispetto al mantenimento del personale in servizio, ribadendo l´importanza di una prospettiva futura, che possa garantire gli attuali livelli occupazionali e qualitativi delle prestazioni.  
   
   
SPORT, EUROPEI DI CALCIO PER IPOVEDENTI ALLA SPEZIA  
 
Genova, 4 Dicembre 2014 - Campionati europeo di calcio a cinque per ipovedenti in programma alla spezia dall´11 al 14 dicembre 2014. La manifestazione è stata presentata mercoledì 3 dicembre in mattinata in Regione Liguria, presenti gli assessori allo sport Matteo Rossi e, per il Comune della Spezia, Patrizia Saccone, insieme con il Coni e gli organizzatori. I Campionati Europei Ibsa Calcio a 5 Ipovedenti sono svolti da giocatori che hanno un deficit visivo che impedisce loro di giocare a calcio tradizionale, ma che hanno qualche residuo visivo e non possono giocare nella categoria B1 (Non Vedenti). I B2 sono giocatori che hanno una disabilità visiva notevole, mentre i giocatori B3 hanno un deficit visivo meno grave. I giocatori sono sottoposti a un esame oculistico, per determinare la loro classe. Le prime gare internazionali hanno avuto luogo a Barcellona, in Spagna, nel 1997 (Campionati europei) e a Campinhas, in Brasile, nel 1998. Da allora i campionati regionali e mondiali si sono svolti regolarmente. L´europa è la regione più forte nel calcio B2 / B3. Agli ultimi campionati europei in Turchia nel 2012, hanno gareggiato 7 paesi. La manifestazione si svolgerà a La Spezia dal 11 al 16 maggio presso il Palazzo dello Sport come da calendario allegato. Le squadre partecipanti sono 7 : Russia, Ucraina, Austria, Gran Bretagna, Turchia,spagna e Italia. La manifestazione ha avuto il sensibile avallo dell´Assessorato allo Sport del Comune di La Spezia che si è prodigato per favorire la concessione del Palazzetto e dei suoi locali che sono stati concessi da Attiva Sportutility nuovo gestore dell´impianto. Altri importanti partner hanno permesso che l´evento si potesse svolgere : la Croce Rossa di La Spezia, Unione Italiana Ciechi, l´Inail, la Marina militare che provvederà ai trasporti, il Parco 5 Terre con i suoi prodotti tipici, Decathlon con gadgets e la Figc Liguria che provvederà al reperimento Arbitri e la fornitura dei palloni.