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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Ottobre 2014
PUNTATORI OCULARI E ALTRI PRESIDI, LA TOSCANA LI FORNISCE GRATUITAMENTE  
 
Firenze, 20 ottobre 2014 - La Toscana fornisce gratuitamente, alle persone con grave disabilità che ne hanno bisogno, dispositivi medici come i puntatori oculari, così come garantisce alle persone con patologie oncologiche un contributo per l´acquisto di parrucche. Tutti ausili extra Lea (Livelli essenziali di assistenza), che però la Toscana ha ritenuto di dover fornire gratuitamente ai propri assistiti. La precisazione giunge dall´assessorato al diritto alla salute, anche in seguito al servizio della trasmissione "Le iene" del 15 ottobre, in cui si evidenziava come ai disabili non vengano forniti protesi e ausili che invece sarebbero previsti. I puntatori oculari (o eye tracking) sono dispositivi medici ad alta tecnologia, che consentono alle persone con gravi disabilità, che non hanno l´uso della parola né degli arti, di interagire con un computer mediante il solo uso degli occhi. Pur rivestendo un´importanza rilevante, già valutata positivamente a livello ministeriale, i puntatori oculari non sono inseriti nei dispositivi protesici garantiti dal Servizio sanitario nazionale, sebbene la specifica commissione ministeriale li abbia compresi nell´elenco delle prestazioni erogabili allegato alla bozza dei nuovi Lea. Va detto anche che fin dal 2008 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha inserito, nell´ambito degli accordi Stato-regioni, la linea "cure primarie", che contiene, tra l´altro, anche uno specifico progetto per la facilitazione alla comunicazione nei pazienti con gravi patologie neuromotorie. La Toscana fin dal 2008 fornisce gratuitamente i puntatori oculari o tecnologie eye tracking, considerandoli tra le prestazioni di assistenza protesica, con l´obiettivo di agevolare e incentivare la comunicazione interpersonale delle persone con disabilità grave e la possibilità di mantenere una soddisfacente vita di relazione anche nelle fasi più acute e invalidanti della patologia. Per l´acquisto di questi dispositivi, nel 2013 la Regione ha destinato alle aziende 322.000 euro, nel 2014, 350.00. Nel 2012 sono stati assegnati 19 puntatori, nel 2013, 38. Analogamente, fin dal 2006 la Toscana finanzia un contributo per l´acquisto di parrucche, prima rivolto solo alle persone con patologie oncologiche, dal 2008 esteso anche alle persone con alopecia conseguente ad altre patologie. Dal monitoraggio condotto dalla Regione, risulta che più di 1.700 donne (le persone che beneficiano del contributo sono quasi tutte donne) abbiano beneficiato del finanziamento. Nel 2014, l´assegnazione complessiva alle aziende sanitarie è stata di 500.000 euro.  
   
   
ENDOMETRIOSI, UN INCUBO PER OLTRE TRE MILIONI DI DONNE STUDIO TUTTO ITALIANO: ECCO COME SI PUO’ SCONFIGGERE IL DOLORE  
 
Verona, 20 ottobre 2014 – Tornano a condurre una vita normale, a svolgere le mansioni di ogni giorno, a lavorare e non sono più costrette dal dolore a rimanere escluse dalla vita di relazione e sociale. Per la prima volta al mondo, uno studio scientifico tutto italiano coordinato dalla clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Siena e dalla Clinica Mangiagalli di Milano e condotto in 13 centri della Penisola, ha dimostrato che è possibile migliorare sensibilmente (di circa il 70%) la qualità di vita delle tre milioni di donne che in Italia sono colpite da endometriosi. “Abbiamo coinvolto le strutture che in tutta la Penisola si occupano di questa malattia, ancora troppo poco conosciuta - spiega il prof. Felice Petraglia, coordinatore del progetto, Vice-presidente della Società Italiana Endometriosi e Patologia Mestruale (Siepam) e Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Siena-. L’indagine è stata promossa su 120 donne alle quali è stato somministrato una terapia a base di Dienogest (Visanne il primo progestinico orale specifico per questa patologia). Abbiamo visto che dopo soli 3 mesi di terapia il 70% delle pazienti con endometriosi, che prima avevano una scarsa qualità di vita, sono tornate a condurre un’esistenza del tutto normale, dimenticandosi dolore e problematiche psicologiche legate all’endometriosi. Con vantaggi diretti anche per il sistema: si calcola, infatti, che i costi legati ai congedi lavorativi per le donne con endometriosi superino i 4 miliardi l’anno solo in Italia e 30 in Europa. E’ la prima volta che si dimostra scientificamente che con la sola terapia, senza il ricorso alla chirurgia, si ottengono risultati così eclatanti”. La ricerca è stata presentata oggi ufficialmente al convegno Siepam Il management clinico dell’endometriosi che si svolge, oggi e domani, a Verona. “La malattia - sottolinea il prof. Luigi Fedele Presidente Siepam e Direttore del Dipartimento per la salute della donna, del bambino e del neonato della Clinica “Mangiagalli” Università di Milano - si manifesta quando cellule di endometrio, il tessuto che riveste l’utero, migrano in altre sedi del corpo. La diagnosi è spesso difficile e lunga e a volte, prima di riconoscerla, passano anche alcuni anni. Le cause dell’endometriosi non sono ancora chiare”. “E’ una malattia che sta diventando tipica dei Paesi occidentali, dove la natalità è ridotta ed il primo figlio è cercato in età più avanzata - sottolinea Petraglia -. Un´altra possibile causa è da ricercare nella dieta. Alcuni alimenti, infatti, possono contenere sostanze ad attività ormonale sull’organismo femminile”. Il Dienogest (Visanne) è una cura innovativa che da oltre un anno è a disposizione delle donne italiane. “Il farmaco provoca uno stato di completa inibizione dell’ovulazione - sottolinea Petraglia -, ed una volta interrotta l’assunzione l´attività ovarica e mestruale femminile riprende regolarmente. A differenza di altre molecole usate per l’endometriosi non provoca effetti collaterali come peluria, dolori gastrici ed insonnia. Quindi è possibile utilizzarlo per periodi più lunghi rispetto alle terapie finora conosciute”. “Grazie a questi nuovi farmaci possiamo indirizzare meglio l’uso del bisturi nel contrastare l’endometriosi - ricorda Fedele -. Il trattamento chirurgico rientra tra le indicazioni in casi specifici. Oltre ad essere molto invasivo, una donna operata può presentare comunque ricomparse della malattia nel 50% dei casi”. “L’endometriosi non causa “solo” dolore, assenze dal lavoro e qualità di vita compromessa - affermano i proff Fedele e Petraglia -. La malattia, se non curata adeguatamente può portare all’infertilità o sterilità femminile. Inoltre, a differenza di tante altre patologie, la sua prevenzione è molto difficile, e si parla sempre più di fattori genetici. Il disturbo non deve essere sottovalutato sia da parte dei medici che delle donne. Colpisce soprattutto dai 25 ai 35 anni e quindi donne che si trovano nel pieno dell’età riproduttiva. Questo nostro nuovo studio ha dimostrato chiaramente che è possibile curare, senza bisturi e con farmaci specifici, i sintomi della malattia e restituire alle donne il proprio benessere psico-fisico. I risultati ora dovranno rappresentare un riferimento per un approccio attuale da parte di tutti gli specialisti nei confronti di una patologia di cui si parla ancora troppo poco”.  
   
   
SANITÀ: DALLE ASSOCIAZIONI LOMBARDE DELLE PERSONE CON DIABETE 20 NO ALL’IPOTESI DI GARA DI EVIDENZA PUBBLICA, PER LA FORNITURA DEI MATERIALI PER L’AUTOCONTROLLO DELLA GLICEMIA A DOMICILIO  
 
Milano, 20 ottobre 2014 – Sono oltre 50 le associazioni di tutela dei diritti delle persone con diabete della Lombardia, in rappresentanza di 550mila persone con diabete, che hanno firmato il documento con il quale si chiede un passo indietro a Regione Lombardia, rispetto all’idea di bandire una gara pubblica per l’acquisto degli strumenti, delle strisce e dei pungidito per l’autocontrollo domiciliare della glicemia, praticato da oltre 350mila cittadini lombardi colpiti dalla malattia. “L’autocontrollo glicemico e l’educazione terapeutica sono aspetti terapeutici essenziali per il raggiungimento di un buon compenso delle persone diabetiche, per garantire profili glicemici più stabili. È l’unico modo per riconoscere le terribili e potenzialmente fatali ipoglicemie e ridurre il rischio di iperglicemie post prandiali, così da assicurare agli adulti una buona qualità di vita e, in età infanto-giovanile, anche un normale accrescimento e sviluppo puberale. Questo atto terapeutico è finalizzato a prevenire, rallentare o bloccare le complicanze d’organo, ridurre il peso della cronicità, migliorare la qualità di vita dal punto di vista fisico, psichico e sociale, ridurre i ricoveri ospedalieri e gli accessi al Pronto soccorso e nel contempo garantire la sostenibilità economica della diagnosi e cura della malattia diabetica da parte del Sistema Sanitario Regionale.” Sono queste le parole con le quali inizia una lunga e dettagliata analisi delle 20 ragioni “antropologiche, cliniche, amministrative, economiche” per le quali le associazioni di persone con diabete della Lombardia “esprimono contrarietà al ricorso alla gara di evidenza pubblica”. Ma quali sono, in estrema sintesi, queste ragioni? La misurazione della glicemia è un atto terapeutico, parte integrante della cura del diabete, è utile e necessario a far sì che l’insulina e i farmaci per combattere la malattia lo facciano nel migliore e più efficace dei modi. Il rapporto che bambini, adolescenti, adulti, anziani, donne in gravidanza, ognuno con la propria malattia, diversa a seconda di ogni individuo, hanno con lo strumento per misurare la glicemia - chiamato glucometro - che il diabetologo ha consigliato, va al di là di un mero rapporto uomo-macchina. Ogni strumento è diverso, tecnicamente e per modalità di funzionamento: non tutte le persone con diabete hanno l’attitudine e le conoscenze tecnologiche adeguate per utilizzare in modo appropriato i diversi strumenti e per sostituirli forzatamente ogni 3 o 4 anni, a seconda del dispositivo che si aggiudica la gara. Esiste un rischio clinico connesso al cambio dello strumento di misurazione della glicemia - lo documentano gli studi clinici e lo affermano le Società scientifiche della diabetologia - in quanto questo potrebbe facilmente causare un aumento di errori soprattutto fra gli anziani, che sono la stragrande maggioranza delle persone con diabete. Se la persona non sa usare correttamente lo strumento, e quindi sbaglia a misurare la glicemia, dovrà ricorrere più di prima alla consulenza del medico, con un aggravio di peso sulle risorse del sistema sanitario. Per gli anziani, soli o assistiti, comunque non molto abili all’uso di tecnologie o portati al cambiamento, la sostituzione può generare rifiuto e abbandono dell’autocontrollo, con aggravamento della malattia, aumento del ricorso a cure mediche, Pronto soccorso e ricoveri: ulteriori costi per la comunità. Per un corretto autocontrollo glicemico è importante l’educazione terapeutica e una fase di addestramento all’uso del nuovo strumento;questo comporta tempi e costi in funzione della complessità del glucometro e delle capacità di recepire le istruzioni della persona con diabete. Al risparmio derivante dalla gara deve essere decurtato questo costo, che costituisce la conditio sine qua non per un uso corretto e appropriato. Non ultimo, nel tempo di durata della gara potrebbero essere messi in commercio nuovi strumenti più validi e affidabili, tecnologicamente avanzati e migliorativi e le persone con diabete della Lombardia si vedrebbero preclusa questa innovazione. Infine, anche l’applicazione della Direttiva Europea sugli appalti pubblici, e il conseguente ricorso alle gare di evidenza pubblica - ragione principale invocata dalle Autorità di governo -, vede applicazioni diverse a seconda dei Paesi Europei. Francia, Germania e Gran Bretagna, per esempio, non ricorrono alla gara per l’approvvigionamento degli strumenti per l’autocontrollo della glicemia a domicilio. Il documento, firmato dai presidenti e coordinatori delle oltre 50 associazioni di persone con diabete della Lombardia è stato inviato al Presidente alla Giunta e a tutti i consiglieri della Regione. Contiene non solo “no” ma anche proposte: l’individuazione, come previsto dal Patto per la Salute, di nuove forme alternative alla gara e tese alla definizione di una tariffa di riferimento correlata alle diverse tipologie di strumenti, da quelli più semplici a quelli tecnologicamente avanzati; la definizione di una tariffa di riferimento che garantisca accuratezza analitica e clinica, appropriatezza e continuità terapeutica, personalizzazione ed effettivo risparmio per il Servizio Sanitario Regionale.  
   
   
DEPRESSIONE, LA DIAGNOSI ARRIVA DUE ANNI DOPO I PRIMI SINTOMI ALLARME GIOVANI: 6 CASI SU 10 EVIDENTI GIÀ IN ADOLESCENZA  
 
 Roma, 20 ottobre 2014 – In Italia, 7 pazienti depressi su 10 attendono un anno prima di ricevere un trattamento farmacologico. E solo il 40% di loro risponde in maniera soddisfacente alla terapia e non presenta ricadute. In media, passano ventiquattro mesi prima che la diagnosi sia chiara. Un lasso di tempo troppo lungo che può anche rivelarsi fatale: nel 47% dei casi il disturbo diventa cronico e porta così a un peggioramento significativo della qualità di vita. “Nel nostro Paese la depressione maggiore colpisce 7,5 milioni di persone, il 12,5% della popolazione. Ma sono numeri sicuramente sottostimati. È la prima causa di disabilità, ma il difficile inquadramento del problema genera ancora molta confusione – commenta il prof. Emilio Sacchetti, Presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip) –. Un periodo di tristezza momentaneo in seguito a delusioni, lutti o insuccessi personali non significa essere malati. La depressione può anche non avere cause apparenti. Riuscire a cogliere in tempo i primi sintomi permette di arrivare in anticipo alla diagnosi e quindi alla terapia più appropriata con maggiori probabilità di successo. Purtroppo una grande percentuale di pazienti non assume i trattamenti come dovrebbe. Di conseguenza l’efficacia ne risente”. Un aspetto problematico, soprattutto perché oggi si dispone di molecole efficaci e più tollerabili. Come l’agomelatina, capostipite di una nuova classe di antidepressivi, con un meccanismo d’azione completamente diverso dai farmaci tradizionali e già disponibile in Italia e la vortioxetina, da poco approvata a livello europeo, con un profilo di tollerabilità/efficacia migliore rispetto ai suo predecessori Ssri (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina). Un trattamento adeguato, unito al sostegno psicoterapeutico, è in grado di migliorare in maniera significativa la situazione nella maggior parte dei casi. Purtroppo, oltre la metà dei pazienti avrà negli anni una ricaduta. E l’eventuale concomitanza di altre malattie croniche, tipiche negli anziani, peggiora ulteriormente la qualità della vita. “Il tema della salute mentale è uno dei più delicati nell’ambito dell’assistenza sul territorio – sottolinea il dott. Antonio Gaudioso, Segretario Generale di Cittadinanzattiva –. In particolare, come emerge dai dati del nostro ultimo “Rapporto Pit Salute” presentato lo scorso mese, i cittadini ci comunicano che l’assistenza di pazienti con disturbi mentali pesa in maniera insostenibile sulle famiglie: le segnalazioni sono in crescita dal 16% del 2012 al 19,3% del 2013. Così come ci fanno notare che per una visita psichiatrica nel sistema pubblico sono necessarie anche lunghe attese. I pazienti hanno necessità in questo settore, più che in altri, di un sistema che garantisca sul territorio servizi accessibili e di qualità. Perché altrimenti il costo per le famiglie, anche psicologico, rischia di essere davvero troppo alto”. “In un’ elevata percentuale di persone, per lo più superiore al 30-50%, il disturbo complica una malattia somatica, come cancro, problematiche cardio-cerebrovascolari e diabete – aggiunge il prof. Riccardo Torta, Direttore dell’unità di psiconcologia della Aou S. G. Battista di Torino –. Il non trattamento di queste forme depressive, oltre a impattare la sfera emotiva e compromettere funzionamento e qualità di vita, amplifica la percezione dei sintomi (stanchezza, dolore, ecc.) e determina un peggioramento della prognosi. Peraltro gli antidepressivi, oltre a migliorare il tono dell’umore e a ridurre l’ansia, agiscono in modo positivo su svariati sintomi somatici, favorendo il recupero funzionale dei pazienti e riducendo l’impatto economico-sociale della patologia”. Numerosi studi hanno ormai evidenziato come le donne corrano un rischio doppio di essere colpite dal disturbo. L’esordio dei sintomi avviene nel 60% dei casi nell’adolescenza, con l’arrivo della pubertà e del menarca. “Possiamo certamente affermare che la malattia è sempre più “rosa” – sottolinea la dott.Ssa Francesca Merzagora, Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.n.da) –. Fattori genetici, alterazioni ormonali ed eventi negativi impattano pesantemente sul sesso femminile. Purtroppo, sono proprio le donne ad avere meno fiducia nei trattamenti farmacologici: addirittura il 54% ritiene che la patologia sia più difficile da curare rispetto al tumore del seno. Per questo abbiamo intrapreso da quattro anni un percorso istituzionale e sanitario, con i “Bollini rosa”, per avvicinare le donne alle cure superando lo stigma sociale”. La depressione è responsabile di un notevole peso socio-economico. I costi della malattia in Europa sono raddoppiati negli ultimi anni: da 1,7 miliardi di euro nel 1997 a 3,5 miliardi nel 2005. I principali sono quelli indiretti, legati a congedo e pensionamento precoce, che incidono tra il 65 e l’85% del totale. I pazienti presentano un rischio di assenza dal lavoro 7 volte maggiore, superiore anche alle patologie cardiache o al diabete. Le spese per il trattamento terapeutico, invece, sono relativamente basse. Anche se, secondo l’ultimo rapporto Osmed (Osservatorio Medicinali) dell’Aifa, in Italia quasi 2,6 milioni di persone assumono farmaci antidepressivi. Nonostante questi dati, la gestione del disturbo è ancora subottimale e non raggiunge i necessari obiettivi terapeutici: la remissione dei sintomi e la prevenzione delle ricadute o recidive. È importante quindi che il clinico abbia a disposizione un armamentario terapeutico il più completo possibile, così da poter scegliere lo strumento più adatto sulla base delle specifiche esigenze del paziente.  
   
   
ASSESSORA BOLZANO: “LA RIFORMA DELLA SANITÀ ALTOATESINA È NECESSARIA”  
 
 Bolzano, 20 ottobre 2014 - L’assessora Stocker ha presentato il 16 ottobre, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Widmann, un riassunto di quanto emerso dai numerosi incontri, che ha avuto nella ultime settimane in merito alle “Linee guida dell’assistenza sanitaria in Alto Adige 2020”, con i collaboratori della sanità nei Comprensori, nei 7 ospedali provinciali, con i partner sociali e le associazioni. L´assessora alla sanità ed alle politiche sociali, Martha Stocker, ha iniziato la conferenza stampa odierna sottolineando che "Vi è consenso sulla necessità di realizzare una riforma, ma per quanto riguarda i singoli aspetti della sua realizzazione le opinioni, in parte, sono ancora divergenti". Nelle ultime settimane l´assessora ha compiuto una serie di visite per illustrare agli operatori del settore le Linee guida dell´assistenza sanitaria in Alto Adige 2020 negli ospedali di Bolzano, Bressanone, Vipiteno, Brunico, San Candido, Merano e Silandro. Si sono svolti, inoltre, incontri con i partner sociali ed i rappresentanti delle associazioni dei pazienti. Questo contatto diretto è servito per ascoltare in loco le opinioni degli operatori del settore in merito al pacchetto di riforme e per inserire eventuali proposte nel progetto. Gli ambiti di intervento della riforma riguardano essenzialmente tre settori: il rafforzamento dell´assistenza sanitaria di prossimità sul territorio, la realizzazione di un modello a struttura differenziata (Stufenmodell) dell´assistenza sanitaria nell´ambito ospedaliero e la creazione di una struttura amministrativa, nonché di una organizzazione aziendale unitaria. Coerentemente con questo modello tutte le strutture sanitarie devono essere in rete tra loro, devono essere inoltre ottimizzati i processi e le prestazioni, la riduzione dei costi e l´efficienza devono essere valorizzate attraverso un sistema di incentivazione e laddove possibile devono anche essere prodotti introiti. "Nel corso dei miei numerosi colloqui e discussioni ho sempre potuto costatare che vi è un ampio consenso sul fatto che dobbiamo adottare delle misure se vogliamo essere in grado di poter finanziare, anche in futuro, l´alto livello della sanità pubblica. Ho trovato un sostegno pressoché unanime riguardo alla riorganizzazione del territorio, riguardo al miglioramento delle procedure e delle prestazioni, così come in merito alla riforma amministrativa" ha dichiarato l´assessora Stocker ed ha quindi affermato di essere riuscita, in breve tempo, ad elaborare un progetto chiaramente delineato per la riforma sanitaria provinciale. "Sono in molti ad aver collaborato alla definizione di questo progetto, soprattutto esperti della pratica clinica e collaboratori di tutti i comprensori con una notevole esperienza in tutti i settori. Ma sono confluite nel progetto anche proposte ed idee che ci sono pervenute via e-mail sia da parte dei collaboratori che della popolazione. Il fatto che la proposta di realizzare un modello che prevede sette ospedali strutturati secondo un modello differenziato nel campo dell´assistenza clinica avrebbe portato a divergenze di opinione era prevedibile ed anche inevitabile. Vi sono opinioni diverse, soprattutto in merito a dove debbano essere offerte in futuro determinate prestazioni" afferma l´assessora Stocker. Inoltre dagli incontri è emerso con chiarezza che le sfide da affrontare sono state identificate con precisione e che vi è la necessità di una adeguamento delle offerte sotto il profilo dei contenuti. Vi sono desideri diversi però in merito a quali cambiamenti concreti debbano essere realizzati prioritariamente. "La discussione pubblica si è concentrata quasi esclusivamente sulla chiusura dei reparti di neonatalità negli ospedali più piccoli. Le linee di sviluppo della sanità provinciale che abbiamo elaborato contengono però un vero e proprio pacchetto di misure e la questione sulla presenza dei reparti neonatali sul territorio è solamente un aspetto. Capisco che proprio riguardo a questo tema siano legate forti reazioni emozionali da parte della popolazione, ma proprio in questo ambito ci troviamo con le mani legate, dato che ci dobbiamo attenere agli obiettivi fissati a livello nazionale" rileva l´assessora Stocker. "Sono impegnata inoltre a far sì che non s´instauri l´impressione errata che con la riforma la periferia venga svantaggiata rispetto ai centri. Il progetto contiene invece la creazione di un vero e proprio network, nell´ambito del quale a tutti gli ospedali viene attribuito un ruolo chiaramente definito. Gli ospedali comprensoriali e di base vengono considerati come un´unità e contribuiscono, attraverso la collaborazione tra le varie strutture e la specializzazione locale, ad un sistema sanitario complessivamente più efficiente a favore della popolazione. È prevista anche una serie di misure per l´ospedale provinciale di Bolzano" precisa l´assessora. Nel complesso le Linee guida dell´assistenza sanitaria in Alto Adige mirano a ridurre gli aumenti dei costi della sanità previsti per i prossimi anni. Solo considerando i costanti aumenti dei prezzi si calcola per la Provincia di Bolzano, sino al 2020, un maggiore esborso di 120 milioni di euro per la sanità. "Grazie al progetto che abbiamo presentato prevediamo di essere in grado di ridurre questo aumento al massimo alla metà e di poter quindi sviluppare nuovi servizi che da tempo sono stati rinviati. Se non riusciremo in questo sforzo corriamo il rischio che il nostro sistema sanitario, che funziona bene e del quale siamo giustamente orgogliosi, tra breve non sia più finanziabile. D´altro canto non voglio trovarmi nelle condizioni di dover spiegare alle future generazioni perché non abbiamo fatto nulla per andare in controtendenza, sinché c´era la possibilità per farlo. Solo in questo modo possiamo garantire che anche i nostri figli possano usufruire di un sistema sanitario che sia almeno all´altezza di quello attuale" sottolinea l´assessora Stocker. In conclusione l´assessora ha delineato gli ulteriori passi che intende intraprendere: in questi giorni i direttori dei Comprensori sanitari saranno incaricati di organizzare degli incontri con rappresentanti dei Comuni e dei Comprensori, per elaborare assieme alcune proposte strutturate per il risparmio dei costi e la riorganizzazione. In questo ambito si dovrà tener conto della finanziabilità, degli standard di sicurezza e di qualità così come del quadro giuridico. Le proposte dovranno quindi essere presentate entro il 24 novembre. L´analisi e la valutazione delle proposte richiederà un certo tempo, cosicché si può prevedere che una presentazione dei risultati potrà essere effettuata entro la fine dell´anno. Il 22 ottobre avrà luogo un incontro a Roma dell´assessora Martha Stocker con la ministra della sanità Beatrice Lorenzin. Nel corso dell´incontro si parlerà degli obiettivi della "spending review", della riduzione dei posti letto richiesta dal 2012 e del riconoscimento della formazione specialistica dei medici e della prevista chiusura dei reparti neonatali, per chiarire, ancora una volta, se eventualmente sia possibile trovare in questo settore una regolamentazione straordinaria per l´Alto Adige. A metà novembre il professor Alberto Pasdera è stato invitato a presentare i contenuti della sua ricerca e del suo modello di banca dati per i costi standard negli ospedali altoatesini. A fine novembre (presumibilmente il 27 o il 28) è prevista inoltre un´audizione in Consiglio provinciale, nel corso della quale verranno presentato nuovamente i dati ed i fatti relativi alla riforma e verranno inoltre illustrati in maniera più precisa anche esempi ed esperienze maturate nelle regioni limitrofe.  
   
   
SANITÀ IN ABRUZZO: 12 MLN DA ACCORDO DI PROGRAMMA CON MINISTERO PARTE MONITORAGGIO SCIENTIFICO E STRUTTURALE DEL SISTEMA  
 
Pescara, 20 ottobre 2014 - Dodici milioni di risorse nazionali saranno investite per rendere efficiente il sistema sanitario abruzzese, rilanciare la formazione e l´aggiornamento del personale, incrementare la cultura aziendale, omogeneizzare il servizio e le informazioni fra le diverse Asl. La Conferenza delle Regioni ha infatti approvato lo schema dell´accordo di programma fra la Regione Abruzzo ed il ministero dell´Economia, che in attuazione della legge 133 del 2008 destinerà 12 milioni di euro di risorse ministeriali alla progettazione ed all´attuazione di un modello di monitoraggio del sistema sanitario regionale. "Finalmente l´Abruzzo potrà dotarsi di un monitoraggio scientifico del sistema che consentirà di avviare l´atteso salto di qualità" - spiega l´assessore alla Sanità, Silvio Paolucci, "con obiettivi precisi e misurabili. Puntiamo innanzitutto ad omogeneizzare la raccolta sistematica e continuativa di tutti i dati, in modo da prevenire il disavanzo e monitorare i Livelli Essenziali di Assistenza. Grazie a questi interventi sarà possibile adottare metodologie di elaborazione, analisi e interpretazione dei dati e conoscere il dettaglio delle caratteristiche della domanda e dell´offerta sanitaria, in modo da gestire i servizi, la presenza sul territorio, gli investimenti sanitari verso le sacche dove cresce il fabbisogno. Inoltre sarà possibile garantire la formazione professionale del personale delle aziende sanitarie, la diffusione e il consolidamento a livello locale della "cultura aziendale", delle competenze, della conoscenza manageriale e gestionale necessarie ad una sanità del terzo millennio. Doteremo inoltre il sistema sanitario abruzzese - prosegue ancora l´assessore - di strumenti di monitoraggio tra strutture sanitarie, così da analizzare i flussi informativi esistenti, definire un modello di governance amministrativo-finanziario aziendale e regionale, individuare le azioni di risanamento a livello aziendale e di sistema sanitario regionale nel suo complesso. E´ solo il primo passo - conclude l´assessore Paolucci - ma senz´altro è il passo determinante per portare la qualità della sanità abruzzese a livelli avanzati, uscendo dalla fase commissariale e appropriandosi dell´autonomia necessaria a compiere scelte decisive".  
   
   
ACCORDO REGIONE TOSCANA-ENTE NAZIONALE SORDI PER TRADUZIONI E PONTE-TELEFONO  
 
 Firenze, 20 ottobre 2014 - Un accordo di collaborazione tra Regione Toscana ed Ente nazionale sordi per dare continuità alle azioni e ai progetti finalizzati a facilitare, sostenere e sviluppare la comunicazione delle persone sorde, già attivati con gli accordi precedenti. E´ stato approvato dalla giunta nel corso della sua ultima seduta, su proposta degli assessori Luigi Marroni (diritto alla salute) e Stefania Saccardi (welfare), verrà firmato presto dagli interessati. Questi i progetti previsti dall´accordo: servizio di traduzione in Lis (lingua italiana dei segni) degli aggiornamenti finali del Tg3 Toscana e del telegiornale di Toscana Tv serale dei giorni feriali; servizio di segretariato sociale, che consente di mettere in realzione soci e rappresentanti dell´Ens con i responsabili degli enti e istituzioni pubbliche, per lo svolgimento di incontri informativi e di collaborazione; servizio ponte-telefono, che garantisce 24 ore su 24 alle persone non udenti la possiiblità di mettersi in contatto con tutti i soggetti pubblici e privati per lo svolgimento delle proprie necessità quotidiane. Il servizio consta di un numero verde dedicato e di una piattaforma informatica di comunicazione chat o video-chat con operatori professionalmente preparati, che fanno da "ponte" tra la persona sorda e chiunque essa debba contattare; "Comunicare è vivere", un servizio teso a formare il personale medico e paramedico degli ospedali a comunicare con le persone sorde tramite la lingua dei segni. Per questi progetti la Regione destina la somma complessiva di 150.000 euro.  
   
   
SALUTE, FVG: CAP MUGGIA PRIMO ESEMPIO APPLICAZIONE RIFORMA  
 
Trieste, 20 ottobre 2014 - L´assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Maria Sandra Telesca ha inaugurato a Muggia (Trieste) il primo Centro di Assistenza Primaria (Cap) della regione, un ambulatorio in rete che sarà punto di riferimento per l´utenza muggesana (13 mila abitanti) e per quella del comune di San Dorligo della Valle (6 mila). "Con la legge ancora in fase di pubblicazione - ha commentato Telesca, evidenziando che entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio - tocchiamo con mano una sperimentazione che va nella direzione della riforma e grazie alla quale possiamo già mettere alla prova quanto abbiamo previsto per i cittadini del Friuli Venezia Giulia". "E´ un luogo fisico - ha spiegato Telesca al termine della breve cerimonia in Municipio alla quale sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco Nerio Nesladek, l´assessore alla Salute di San Dorligo, Milena Rustia, e il direttore generale dell´Azienda servizi sanitari n.1, Nicola Delli Quadri - dove si concentrano medici di famiglia, pediatra e infermieri e dove è garantita la continuità notturna. Gli abitanti di Muggia e San Dorligo potranno trovare le risposte a tutte quelle problematiche per le quali non è necessario recarsi in ospedale". "A fine anno - ha aggiunto Telesca - faremo valutazioni e verifiche per capire cosa e come migliorare in funzione dello stato di salute dei cittadini, cominciando a fare una medicina di iniziativa che va incontro al paziente prima che diventi tale, cercando di prevenire le malattie che poi potrebbero condurre all´ospedalizzazione". Il Cap di Muggia, è stato detto, aprirà ufficialmente al pubblico all´inizio di novembre, subito dopo un´assemblea pubblica dove ne verrà illustrata l´operatività. La fase si sviluppo successiva, è stato anticipato, sarà quella che porterà alla completa messa in rete informatica.  
   
   
AD ORVIETO TRE GIORNATE PER "COSTRUIRE INSIEME LA SALUTE", 21 OTTOBRE WORKSHOP REGIONE E UISP, 22 E 23 CONVEGNO NAZIONALE  
 
Perugia, 20 ottobre 2014 - Sarà il workshop dal titolo "Stili di vita & salute: tra bisogni individuali e diritti di cittadinanza", ad aprire martedì 21 ottobre, la terza manifestazione nazionale "Guadagnare salute", organizzata ad Orvieto dal 22 al 23 ottobre, dall´Istituto Superiore di Sanità e dalla Regione Umbria. Per tre giorni Orvieto quindi, diventerà la capitale del diritto alla salute attraverso una serie di iniziative con rappresentanti delle istituzioni locali, regionali e nazionali, organizzazioni sociali e di promozione sportiva. L´appuntamento di martedì 21 ottobre, organizzato dalla Regione Umbria e dal Comune di Orvieto insieme all´Uisp, una delle maggiori associazioni italiane che si occupa di attività motoria e sportiva, si terrà al Centro Congressi "Palazzo del Capitano del Popolo" di Orvieto, dalle ore 10 alle 17,30. Apriranno i lavori l´assessore regionale allo sport, Fabio Paparelli e il sindaco di Orvieto Giuseppe Germani. Parteciperanno esperti del Ministero della Salute, sindaci, associazioni nazionali come Save the Children e rappresentanti delle regioni Toscana, Marche, Lazio, Campania, Umbria. Verranno presentate alcune delle migliori esperienze promosse a livello territoriale dirette ai bambini, alle famiglie, agli adulti e alle persone anziane. L´obiettivo è quello di proporre un nuovo modello di policy capace di coinvolgere tutti i soggetti in campo, dalle istituzioni alle organizzazioni sociali, per fare rete e rilanciare la sostenibilità del diritto alla salute. Nel corso dei lavori, a partire dalle ore 15, verrà presentato il Protocollo d´intesa siglato tra la Regione Umbria e il Comitato regionale Uisp Umbria, per realizzare un programma di collaborazione per la promozione di stili di vita attivi, il contrasto alla sedentarietà, il sovrappeso e l´obesità. In questa stessa sede verrà presentata una lettera di intenti tra Uisp e Regione Toscana, con le medesime finalità. I lavori sono divisi in quattro sessioni: "Bambini, ragazzi e famiglie, "La salute mentale come diritto per tutti i cittadini", "Adulti e anziani", "Una rete tra le reti". La riflessione conclusiva sarà affidata ad una tavola rotonda dal titolo "Una policy per quale salute?", a cui prenderanno parte la vicepresidente della Regione con delega al Welfare, Carla Casciari, Rosa D´amelio, presidente Commissione consiliare politiche giovanili, disagio sociale e occupazione della Regione Campania, Giuseppe Germani, Sindaco di Orvieto, Almerino Mezzolani, assessore alla Salute Regione Marche, Stefania Saccardi, vice presidente Regione Toscana e assessore Welfare, politiche per la casa, integrazione socio-sanitaria, Nicola Sanna, Sindaco di Sassari; Rita Visini, assessore Politiche sociali e sport Regione Lazio; Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp. La tavola rotonda sarà coordinata da Erika Baglivo, redattrice del Tgr Rai Perugia. Sarà possibile seguire i lavori in diretta video-streaming su www.Uisp.it grazie a due finestre, dalle 10 e dalle 16. Oppure su Facebook e Twitter con l´hastag #Dirittiallasalute.  
   
   
OSTEOPOROSI: IL 20 OTTOBRE LA QUINTA EDIZIONE DELL’H-OPEN DAY IN OLTRE 70 OSPEDALI A MISURA DI DONNA  
 
Milano, 20 ottobre 2014 – In occasione della Giornata Mondiale contro l’osteoporosi del 20 ottobre, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.n.da) organizza, per il quinto anno consecutivo, con il patrocinio della Società Italiana di Reumatologia e la Società Italiana di Endocrinologia, un H-open Day, insieme a oltre 70 ospedali premiati con i Bollini Rosa, impegnati a sensibilizzare le donne italiane su una malattia che si previene e si risolve, non solo grazie a un sano stile di vita e a una dieta corretta, ma anche con un’adeguata informazione. Grazie all’iniziativa, realizzata con il contributo di Abiogen Pharma e Roche come main sponsor e di Amgen come supporter, gli ospedali aderenti metteranno gratuitamente a disposizione della popolazione servizi clinico-diagnostici (consulenze mediche ed esami strumentali) e informativi (convegni, distribuzione di materiale). “L’osteoporosi – spiega la Presidente di O.n.da, Francesca Merzagora – è una patologia a largo impatto sociale, con diverse e comprovate conseguenze negative di matrice sanitaria, sociale ed economica, spesso però sottovalutata e affrontata con grave ritardo. Si tratta di una malattia silenziosa, che può progredire per diversi anni fino a quando viene confermata la diagnosi o finché non avviene una frattura. Fondamentali sono, da un lato, l’attenzione per la patologia nella fase di prevenzione e di prescrizione delle cure, dall’altro, la motivazione della paziente al proseguimento della terapia, spesso interrotta o non adeguatamente seguita, con un grave spreco economico. Scopo dell’iniziativa dell’H-open Day, giunta quest’anno alla sua quinta edizione, è quello di indirizzare le donne nei centri di riferimento della loro città per ricevere un’adeguata assistenza”. Per avere maggiori informazioni e l’elenco dei centri dove si svolgerà l’iniziativa, visitare il sito www.Bollinirosa.it  telefonare allo 02/29015286 o scrivere a openday@ondaosservatorio.It  
   
   
IN SARDEGNA SELEZIONE AGENZIE FORMATIVE PER L’ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DEI CORSI OSS  
 
Cagliari, 20 Ottobre 2014 - Pubblicato dall’Assessorato regionale del Lavoro l’avviso di selezione delle agenzie formative alle quali affidare l’organizzazione e la gestione di corsi per il conseguimento della qualifica di "Operatore socio sanitario" (Oss). Potranno candidarsi le agenzie formative singole o in raggruppamento temporaneo iscritte nell’elenco regionale dei "Soggetti abilitati a proporre e realizzare interventi di formazione professionale “macrotipologia B e C". Inoltre, dovranno: dimostrare, con idoneo titolo (atto comprovante la proprietà o altro diritto reale, contratto di locazione o di comodato), la disponibilità in uso esclusivo e non condiviso di una sede operativa stabile in Sardegna per almeno tre anni; dimostrare, con idoneo titolo (atto comprovante la proprietà o altro diritto reale comodato), la disponibilità di una sede formativa con aula sanitaria attrezzata; essere state affidatarie di almeno tre interventi di formazione con finanziamento pubblico per operatore socio sanitario destinati a persone prive di esperienza pregressa riconoscibile (1.000 ore) nell’ultimo quinquennio; non trovarsi nelle condizioni previste dall’art. 38, comma 1, del D.lgs. 163 del 2006 (Codice degli appalti); essere in regola con le assunzioni obbligatorie dei lavoratori disabili ai sensi della Legge 68/99; osservare ed applicare integralmente il trattamento economico e normativo previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro e rispettino tutti gli adempimenti assicurativi, previdenziali e fiscali derivanti dalle leggi in vigore, nella piena osservanza dei termini e delle modalità previste dalle stesse; aver preso visione dell’ avviso e devono accettarne, senza riserva alcuna, tutte le condizioni; essere a conoscenza, che i dati personali raccolti saranno trattati, anche con strumenti informatici, esclusivamente nell’ambito del procedimento previsto dall’avviso. Le agenzie potranno avviare un massimo di 10 corsi da realizzarsi in una o più province del territorio regionale. Il numero di corsi definito per provincia vedrà il coinvolgimento di un numero massimo di 1.500 allievi suddiviso in quattro tipologie di utenza: disoccupati e inoccupati di età non inferiore a 18 anni; giovani disoccupati e inoccupati da 18 a 29 anni; lavoratori che nel 2012/2013/2014 sono stati destinatari di ammortizzatori sociali occupati con esperienza lavorativa nei servizi socio assistenziali e socio-sanitari nell’ambito dell’assistenza diretta alla persona. I corsi dovranno improrogabilmente avere inizio entro il 1° febbraio 2015 e l’80% delle ore di formazione dovrà essere effettuato entro il 31 ottobre 2015. Le candidature dovranno pervenire entro le ore 13 del 10 novembre all’indirizzo: Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, Servizio della governance della formazione professionale, Settore programmazione, Via Xxviii Febbraio, 1 - 09131 Cagliari. Quesiti di carattere generale attinenti alle disposizioni dell’avviso potranno essere presentati esclusivamente al Direttore del Servizio della governance della formazione professionale dell’Assessorato mediante e-mail all’indirizzo: Indirizzo emaillav.Contratti@regione.sardegna.it    
   
   
PRESENTATO IL DDL SULLA FIGURA PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI  
 
Varese, 20 ottobre 2014 - Mercoledì 15 ottobre presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, l´onorevole Paola Binetti, ha presentato in conferenza stampa il disegno di legge “Istituzione della figura professionale dell’osteopata”, fortemente voluto e sostenuto dal Registro degli Osteopati d’Italia (Roi) e dall’Associazione Professionale degli Osteopati (Apo), che in sinergia hanno collaborato a stretto contatto con l’on. Binetti al fine di raggiungere questo primo importante traguardo. Tra i partecipanti alla conferenza di ieri era presente al tavolo dei relatori anche Carlo Broggini, Osteopata D. O, Presidente dell’Associazione Professionale degli Osteopati (Apo). Dopo aver brevemente presentato l’associazione, nel suo intervento Carlo Broggini ha affrontato il tema dell´importanza del riconoscimento della professione osteopatica anche in termini di risparmio economico per lo Stato Italiano, presentando i risultati di due ricerche svolte negli Stati Uniti. Tali studi, prendendo in esame due patologie particolarmente diffuse e la cui cura ha un forte impatto sulla spesa pubblica - la cefalea e la lombalgia – hanno dimostrato come il ricorso a trattamenti osteopatici abbia determinato un´importante diminuzione nella richiesta di esami strumentali e nella prescrizione di farmaci. Più in particolare nel caso delle lombalgie, si è riscontrata una diminuzione del 75%, percentuale che sale addirittura al 90% per quanto riguarda la prescrizione di risonanze magnetiche. A questa diminuzione diretta dei costi per la sanità pubblica, corrisponderebbe inoltre una diminuzione dei costi indiretti: il ricorso a trattamenti osteopatici ha consentito in molti casi un più veloce rientro a lavoro che si può quantificare in una riduzione delle giornate di assenza per malattia pari al 40%. Un dato, quest´ultimo, considerato particolarmente significativo e rilevante in paesi europei, quali la Francia, durante il dibattito che ha poi condotto alla regolamentazione della professione in quel paese. L’associazione Professionale degli Osteopati (Apo) Costituitasi nel luglio 2012 da un gruppo di dieci soci fondatori, l’Associazione Professionale degli Osteopati, rappresenta una realtà fondata allo scopo di coordinare gli osteopati e fissare dei requisiti formativi, deontologici e professionali adeguati a garantire un elevato standard nel servizio, a salvaguardia e beneficio dei pazienti. Essa accoglie al proprio interno professionisti italiani e stranieri, aventi titolo, ovvero avendo completato percorsi di formazione post-secondaria in Osteopatia come definita dai programmi e dagli indirizzi normativi nazionali e internazionali, e a seguito del superamento di un esame di ammissione all’Associazione Professionale degli Osteopati, organizzato e valutato da una commissione d’esame formata da osteopati professionisti, già membri dell’associazione, che si fanno garanti di meccanismi imparziali per la valutazione dei titoli, della congruità delle certificazioni e per accertare le competenze professionali e deontologiche dei candidati. Ad essere ammessi all’Associazione sono solamente professionisti in grado di dimostrare di svolgere effettivamente la professione di osteopata in possesso quindi di specifica partiva Iva e in regola con gli adempimenti fiscali. In virtù della loro associazione, i soci potranno lavorare in condizione di assoluta trasparenza e in collaborazione con gli enti preposti (in Italia e in Europa) al controllo e all’accreditamento della professione dell’osteopata, mossi da un obiettivo fondamentale: ottenere il riconoscimento della professione di osteopata in ambito sanitario. A garanzia dell’imparzialità dei criteri di ammissione, l’Associazione si rivolge esclusivamente ai professionisti, e non a scuole o altre istituzioni formative, che tuttavia possono esprimere il proprio sostegno all’Associazione.  
   
   
ASSESSORA BOLZANO: “LA RIFORMA DELLA SANITÀ ALTOATESINA È NECESSARIA”  
 
Bolzano, 20 ottobre 2014 - L’assessora Stocker ha presentato questa mattina (16 ottobre), nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Widmann, un riassunto di quanto emerso dai numerosi incontri, che ha avuto nella ultime settimane in merito alle “Linee guida dell’assistenza sanitaria in Alto Adige 2020”, con i collaboratori della sanità nei Comprensori, nei 7 ospedali provinciali, con i partner sociali e le associazioni. L´assessora alla sanità ed alle politiche sociali, Martha Stocker, ha iniziato la conferenza stampa odierna sottolineando che "Vi è consenso sulla necessità di realizzare una riforma, ma per quanto riguarda i singoli aspetti della sua realizzazione le opinioni, in parte, sono ancora divergenti". Nelle ultime settimane l´assessora ha compiuto una serie di visite per illustrare agli operatori del settore le Linee guida dell´assistenza sanitaria in Alto Adige 2020 negli ospedali di Bolzano, Bressanone, Vipiteno, Brunico, San Candido, Merano e Silandro. Si sono svolti, inoltre, incontri con i partner sociali ed i rappresentanti delle associazioni dei pazienti. Questo contatto diretto è servito per ascoltare in loco le opinioni degli operatori del settore in merito al pacchetto di riforme e per inserire eventuali proposte nel progetto. Gli ambiti di intervento della riforma riguardano essenzialmente tre settori: il rafforzamento dell´assistenza sanitaria di prossimità sul territorio, la realizzazione di un modello a struttura differenziata (Stufenmodell) dell´assistenza sanitaria nell´ambito ospedaliero e la creazione di una struttura amministrativa, nonché di una organizzazione aziendale unitaria. Coerentemente con questo modello tutte le strutture sanitarie devono essere in rete tra loro, devono essere inoltre ottimizzati i processi e le prestazioni, la riduzione dei costi e l´efficienza devono essere valorizzate attraverso un sistema di incentivazione e laddove possibile devono anche essere prodotti introiti. "Nel corso dei miei numerosi colloqui e discussioni ho sempre potuto costatare che vi è un ampio consenso sul fatto che dobbiamo adottare delle misure se vogliamo essere in grado di poter finanziare, anche in futuro, l´alto livello della sanità pubblica. Ho trovato un sostegno pressoché unanime riguardo alla riorganizzazione del territorio, riguardo al miglioramento delle procedure e delle prestazioni, così come in merito alla riforma amministrativa" ha dichiarato l´assessora Stocker ed ha quindi affermato di essere riuscita, in breve tempo, ad elaborare un progetto chiaramente delineato per la riforma sanitaria provinciale. "Sono in molti ad aver collaborato alla definizione di questo progetto, soprattutto esperti della pratica clinica e collaboratori di tutti i comprensori con una notevole esperienza in tutti i settori. Ma sono confluite nel progetto anche proposte ed idee che ci sono pervenute via e-mail sia da parte dei collaboratori che della popolazione. Il fatto che la proposta di realizzare un modello che prevede sette ospedali strutturati secondo un modello differenziato nel campo dell´assistenza clinica avrebbe portato a divergenze di opinione era prevedibile ed anche inevitabile. Vi sono opinioni diverse, soprattutto in merito a dove debbano essere offerte in futuro determinate prestazioni" afferma l´assessora Stocker. Inoltre dagli incontri è emerso con chiarezza che le sfide da affrontare sono state identificate con precisione e che vi è la necessità di una adeguamento delle offerte sotto il profilo dei contenuti. Vi sono desideri diversi però in merito a quali cambiamenti concreti debbano essere realizzati prioritariamente. "La discussione pubblica si è concentrata quasi esclusivamente sulla chiusura dei reparti di neonatalità negli ospedali più piccoli. Le linee di sviluppo della sanità provinciale che abbiamo elaborato contengono però un vero e proprio pacchetto di misure e la questione sulla presenza dei reparti neonatali sul territorio è solamente un aspetto. Capisco che proprio riguardo a questo tema siano legate forti reazioni emozionali da parte della popolazione, ma proprio in questo ambito ci troviamo con le mani legate, dato che ci dobbiamo attenere agli obiettivi fissati a livello nazionale" rileva l´assessora Stocker. "Sono impegnata inoltre a far sì che non s´instauri l´impressione errata che con la riforma la periferia venga svantaggiata rispetto ai centri. Il progetto contiene invece la creazione di un vero e proprio network, nell´ambito del quale a tutti gli ospedali viene attribuito un ruolo chiaramente definito. Gli ospedali comprensoriali e di base vengono considerati come un´unità e contribuiscono, attraverso la collaborazione tra le varie strutture e la specializzazione locale, ad un sistema sanitario complessivamente più efficiente a favore della popolazione. È prevista anche una serie di misure per l´ospedale provinciale di Bolzano" precisa l´assessora. Nel complesso le Linee guida dell´assistenza sanitaria in Alto Adige mirano a ridurre gli aumenti dei costi della sanità previsti per i prossimi anni. Solo considerando i costanti aumenti dei prezzi si calcola per la Provincia di Bolzano, sino al 2020, un maggiore esborso di 120 milioni di euro per la sanità. "Grazie al progetto che abbiamo presentato prevediamo di essere in grado di ridurre questo aumento al massimo alla metà e di poter quindi sviluppare nuovi servizi che da tempo sono stati rinviati. Se non riusciremo in questo sforzo corriamo il rischio che il nostro sistema sanitario, che funziona bene e del quale siamo giustamente orgogliosi, tra breve non sia più finanziabile. D´altro canto non voglio trovarmi nelle condizioni di dover spiegare alle future generazioni perché non abbiamo fatto nulla per andare in controtendenza, sinché c´era la possibilità per farlo. Solo in questo modo possiamo garantire che anche i nostri figli possano usufruire di un sistema sanitario che sia almeno all´altezza di quello attuale" sottolinea l´assessora Stocker. In conclusione l´assessora ha delineato gli ulteriori passi che intende intraprendere: in questi giorni i direttori dei Comprensori sanitari saranno incaricati di organizzare degli incontri con rappresentanti dei Comuni e dei Comprensori, per elaborare assieme alcune proposte strutturate per il risparmio dei costi e la riorganizzazione. In questo ambito si dovrà tener conto della finanziabilità, degli standard di sicurezza e di qualità così come del quadro giuridico. Le proposte dovranno quindi essere presentate entro il 24 novembre. L´analisi e la valutazione delle proposte richiederà un certo tempo, cosicché si può prevedere che una presentazione dei risultati potrà essere effettuata entro la fine dell´anno. Il 22 ottobre avrà luogo un incontro a Roma dell´assessora Martha Stocker con la ministra della sanità Beatrice Lorenzin. Nel corso dell´incontro si parlerà degli obiettivi della "spending review", della riduzione dei posti letto richiesta dal 2012 e del riconoscimento della formazione specialistica dei medici e della prevista chiusura dei reparti neonatali, per chiarire, ancora una volta, se eventualmente sia possibile trovare in questo settore una regolamentazione straordinaria per l´Alto Adige. A metà novembre il professor Alberto Pasdera è stato invitato a presentare i contenuti della sua ricerca e del suo modello di banca dati per i costi standard negli ospedali altoatesini. A fine novembre (presumibilmente il 27 o il 28) è prevista inoltre un´audizione in Consiglio provinciale, nel corso della quale verranno presentato nuovamente i dati ed i fatti relativi alla riforma e verranno inoltre illustrati in maniera più precisa anche esempi ed esperienze maturate nelle regioni limitrofe.  
   
   
CANTÙ: FONDI A MALATI ONCOLOGICI PER ACQUISTO PARRUCCHE  
 
Milano, 20 ottobre 2014 - La Giunta regionale ha deliberato lo stanziamento di 675.000 euro a favore delle persone che, a causa del trattamento chemioterapico oncologico, subiscono la perdita dei capelli. Oltre alla fornitura della parrucca è previsto un percorso di ascolto, sostegno e accompagnamento all´interno delle attività dei consultori familiari pubblici e privati accreditati. Tutela Persone Fragili - "Questo intervento - ha spiegato l´assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato Mari Cristina Cantù - si innesta in una logica di rafforzamento delle misure di tutela delle persone fragili, all´interno delle famiglie lombarde". Sono potenzialmente interessate a questo intervento 4.500 persone all´anno. "I fondi - ha spiegato l´assessore - non sono dedicati solo al finanziamento del costo specifico della parrucca, ma, anche attraverso le associazioni che operano nella nostra regione e la rete dei Consultori, di prestazioni soprattutto di natura psicologica e di accompagnamento". Obiettivi E Risorse - I pazienti affetti da alopecia in conseguenza del trattamento chemioterapico potranno scegliere liberamente di rivolgersi direttamente a uno degli enti del Terzo settore, che saranno selezionati da Regione Lombardia o alla rete dei Consultori pubblici e privati accreditati e a contratto. Le risorse a disposizione sono pari a 675.000 euro (175.000 per le Asl e 500.000 destinati agli enti del Terzo settore che saranno accreditati). Il contributo massimo erogabile per ciascuna persona è di 150 euro. Progetto ´Solidarietà In Testa´ - Nel 2013 l´Asl di Monza e Brianza, in collaborazione con l´Associazione ´Cancro Primo Aiuto´ Onlus, ha realizzato il progetto sperimentale ´Solidarietà in testa´ che ha sostenuto, in sei mesi, 138 donne affette da alopecia e coinvolte nei percorsi riabilitativi conseguenti a cure oncologiche, negli aspetti personali, interpersonali e relazionali.  
   
   
TRASPORTO SOCIALE, ASSESSORE TOSCANA: UNA RICCHEZZA CHE SI FONDA SUL VOLONTARIATO  
 
Firenze, 20 ottobre 2014 - Una vera e propria ricchezza, con proprie caratteristiche e peculiarità, spesso insostituibile per far fronte alle necessità delle fasce più deboli della popolazione, soprattutto anziani e disabili. E con un ´motore´, il volontariato, che consente di erogare qualcosa come 569 mila prestazioni in un anno, per un costo medio a prestazione di 14,80 euro. É il trasporto sociale toscano, un universo che ogni giorno coinvolge migliaia di persone tra operatori ed utenti: trasferimento da e verso centri diurni e case famiglia, ospedali, residenze per anziani o disabili, pagamenti, ritiro pensioni, lavoro. Per studiarlo a fondo l´Osservatorio Sociale Regionale, con il supporto della rete degli Osservatori Sociali Provinciali, ha realizzato un nuovo rapporto ´Il Trasporto sociale in Toscana´, presentato stamattina nell´Aula Magna del Nuovo Ingresso Careggi. É una delle prime indagini di questo tipo a livello nazionale, resa possibile anche grazie alla vasta collaborazione dei comuni toscani, l´86% dei quali ha risposto al questionario sottoposto dai curatori, Filippo Tosi e Luca Caterino. Alla presentazione è intervenuta anche la vicepresidente Stefania Saccardi. "Non va fatta confusione – ha precisato - con il trasporto sanitario che si occupa dell´emergenza-urgenza. Il trasporto sociale è al servizio di tante persone, specialmente quelle più fragili. Ma ci sono ancora tanti punti chiave da affrontare, soprattutto in tema di normativa, ma anche di valorizzazione del volontariato, che ne è la forza trainante. Trovare regole certe ed omogenee è diventato elemento imprescindibile, soprattutto alla luce delle prescrizioni europee in materia. La Regione – ha concluso - è pronta sotto questo profilo a svolgere il proprio ruolo di coordinamento perchè si tratta di un settore che deve poter continuare a fornire la propria opera in modo sicuro". Organizzazione amministrativa. La gestione associata prevale: 222 Comuni su 280. Riguardo all´ente gestore, al primo posto le Società della Salute (35,4%), seguono le Aziende Usl (25,3%) e le altre modalità di associazione (18,6%): unioni di Comuni, servizi sociali associati, convenzioni tra amministrazioni comunali, fondazioni e consorzi. La gestione singola riguarda invece 58 Comuni, un quinto del totale. Gestione operativa. Oltre al volontariato (87%) si ricorre a cooperative sociali (21%) e ad associazioni di promozione sociale (10%). Quella diretta da parte dell´ente gestore o affidata ad imprese private è invece marginale. L´affidamento diretto avviene in 7 casi su 10; la procedura di gara è limitata: 14% (aperta) e 11% (ristretta). I rapporti ente gestore-ente erogatore sono regolati soprattutto con convenzione (65% dei casi) oppure con regolamento con valore significativo (1 su 4). In 1 caso su 10 non esiste alcun atto che norma l´attività dell´ente gestore. La retribuzione dei soggetti gestori avviene in genere con un forfait onnicomprensivo. Accesso ed utenza. Più di 9 prestazioni su 10 riguardano i cosiddetti ambiti tradizionali: anzitutto trasporto verso centri diurni e case famiglia, a seguire, ma staccati, attività di socializzazione, motorie, Rsa e Rsd. Il restante, meno del 9%, pagamento di bollette, ritiro pensioni, consegna generi alimentari, accompagnamento di studenti disabili ed altre più occasionali. Nel 2013 si stima ne siano state erogate quasi 569 mila, per un numero di trasportati pari a quasi 6.300: in media circa 90 prestazioni a soggetto. Di questi più della metà sono persone con disabilità e un terzo sono anziani. In prevalenza non vi è alcuna compartecipazione al costo della prestazione da parte dell´utente e, dove questa è prevista, nel 55% dei casi viene determinata in base alla condizione economica (Isee) e, per un terzo, secondo la valutazione fatta dall´assistente sociale. La quota di compartecipazione pagata dagli utenti incide per il 4,4% del totale delle risorse impiegate. Risorse economiche. 8,4 milioni di euro è il totale delle risorse destinate al servizio nel 2013, con un costo medio per ogni prestazione di 14,80 euro. Sfogliando l´indagine emergono immediatamente le caratteristiche del trasporto sociale toscano che presenta elementi di omogeneità ( ricorso al volontariato, tipologia di prestazioni, condizioni degli utenti) ma anche di disomogeneità ( tipo di gestione, tipo di ente gestore, modalità gestionali, criteri di accesso), dovuti sia alla mancanza di un quadro normativo completo e chiaro, indispensabile per definire gli aspetti generali e per uniformare criteri di accesso e regole di compartecipazione al costo, che alle specificità locali cui risponde il servizio. Un ruolo chiave è quello svolto dal volontariato (che in quasi 9 casi su 10 si occupa della gestione operativa), che viene definito come il ´motore´ del servizio e fattore imprescindibile per almeno tre motivi. Anzitutto perché si basa in modo significativo sull´opera di persone che, lavorando senza corrispettivo e con spirito di solidarietà e altruismo, rafforzano il ´senso di comunità´. Inoltre perché consolida reti sociali locali, vero e proprio argine contro l´emarginazione di coloro che si affidano a questo servizio. Infine perché il lavoro volontario non remunerato permette di erogare un altissimo numero di servizi i quali, in una fase di forti tagli alla spesa pubblica, subirebbero un forte ridimensionamento. Secondo l´indagine migliorare alcuni punti (scarsa attitudine alla rendicontazione, funzioni dei soggetti erogatori non individuate, raro ricorso a Carta di Servizio, breve durata delle concessioni, presenza di proroghe tacite, trasferimenti di risorse forfettari, affidamenti diretti) favorirebbe una gestione più efficiente, efficace ed appropriata. Tuttavia, viene sottolineato, si tratta anche di un servizio che richiede flessibilità e duttilità e che quindi nei fatti sottintende e favorisce queste caratteristiche. Il punto d´incontro potrebbe essere una revisione normativa che coniughi le peculiarità, come l´esteso ricorso al volontariato, con le prescrizioni della giurisprudenza europea.