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LUNEDI

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Notiziario Marketpress di Lunedì 25 Maggio 2015
SI È CONCLUSA IL 20 MAGGIO A RICCIONE ICAR, LA VII CONFERENZA ITALIANA SU AIDS E RETROVIRUS, LA RICERCA ITALIANA A CONFRONTO FOCUS SU HIV: VACCINI, MODELLO ITALIANO, MALATI E LE NUOVE SCOPERTE  
 
Riccione, 25 maggio 2015 - Il Congresso - Hiv ed epatiti, infezioni e nuove terapie al centro della Vii Conferenza italiana su Aids e retrovirus (Icar), organizzato dai presidenti del Congresso Cristina Mussini, Laura Sighinolfi e Andrea Cossarizza, che si è concluso ieri a Riccione, con oltre 1200 partecipanti, di cui 800 specialisti presso il Palazzo dei Congressi. L´evento pone all´attenzione della comunità scientifica la necessità di individuare percorsi di diagnosi e cura dell´infezione da Hiv che si basino sulle interazioni tra ricerca di base, ricerca diagnostico-clinica ed esigenze delle persone sieropositive. Icar dal 2016 con la 8° edizione, cambierà e allargherà i propri confini d’indagine e tratterà non solo Aids e Epatite, ma anche la ricerca antivirale in genere. Oltre alla medicina di genere, declinata non solo al femminile, e la resistenza naturale all´infezione da Hiv, anche la comprensione di nuove strategie di eradicazione. L’italia E Il Suo Primato Su Hiv – “La ricerca italiana è all’altezza delle altre nazioni europee” afferma il professor Adriano Lazzarin, Presidente Icar, e primario della Divisione di Malattie Infettive Irccs San Raffaele. Il principio alla base di questa affermazione è molto semplice: “i farmaci antiretrovirali sono disponibili per tutti. L’italia è stata efficiente anche nell’ottenerli nella fase di sviluppo; si dovrebbe rendere più rapida la registrazione per averli a disposizione”. Un vantaggio del sistema italiano è che ha fatto un piano di intervento ministeriale con una legge centrata sui professionisti di settore (centri e ambulatori di malattia infettiva, distribuzione farmaci negli ospedali) (L. 135/90). La retention in care è assolutamente più efficace in Italia che in tutti gli altri Paesi occidentali: quello italiano è un modello di intervento da esempio per gran parte del resto del mondo, che porta ad una viremia negativa dell’80% dei pazienti seguiti. Negli Usa, ad esempio, i molteplici passaggi necessari dal test alla cura fino al medico di medicina generale porta a risultati molto più modesti (50%). Ci Sono Le Cure, Non Un Vaccino. Ad oggi, un vaccino per l’Hiv non esiste. E’ stata una chimera inseguita dai primi ricercatori più negli anni ‘80. Come spiega il professor Lazzarin “il problema principale è che un vaccino facile da costruire si ricava da un anticorpo che inattiva il virus e lo blocca; per l’Hiv ciò non può essere realizzabile, poiché gli anticorpi neutralizzanti, laddove esistano, non sono in grado di bloccare l’infezione una volta che è entrata nella cellule. Quindi il problema di non acquisire l’infezione si può risolvere cercando di far produrre anticorpi contro il virus, ma ad oggi nessun anticorpo da solo sembra in grado di neutralizzare l’infezione”. Si possono dunque solamente potenziare le difese immunitarie contro il virus. Con la cosiddetta vaccinazione terapeutica e non preventiva che viene aperta una finestra sul rafforzamento delle risposte immunitarie attraverso le cellule che generano anticorpi: l’organismo sottoposto alla vaccinazione riuscirebbe così a potenziare la capacità di produrre anticorpi attraverso lo stimoli di cellule dendritiche. Le cellule dendritiche sono le prime colpite dall’infezione, che poi passano ai linfociti. Il risultato delle dimostrazioni effettuate finora non ha però mostrato il vaccino come un obiettivo facilmente perseguibile. In merito a quegli studi internazionali che prefigurano risultati rivoluzionari dunque si può essere ottimisti, ma con molta cautela. La Scoperta - La ricerca del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie di Trieste ha scoperto dove il virus dell´Hiv si insidia una volta arrivato nelle cellule infettate. Ricordiamo che la caratteristica di questo virus è quello di integrare il proprio patrimonio genetico in quello della cellula infettata: in parole povere, anziché avere ventimila geni come tutte le nostre cellule, la cellula infettata ha qualcosa in più, il Dna del virus. "Abbiamo sviluppato - spiega il Prof. Mauro Giacca, medico ricercatore e direttore del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (Icgeb) - una tecnica di microscopia sofisticata che permette di capire dove va a finire il Dna del virus. L’abbiamo trovato tutto nella periferia del nucleo, vicino ai pori nucleari, ovvero alle porte di ingresso attraverso cui le molecole entrano e escono dal nucleo. Il virus sfrutta il passaggio attraverso queste porte e, non appena entrato nel nucleo, va a integrare il proprio Dna in quello della cellula”. Questo è con ogni probabilità il motivo per cui la replicazione del virus, una volta raggiunto questo punto preciso, si spegne. In questa maniera, la cellula che contiene il virus sfugge al sistema immunitario e diventa insensibile ai farmaci. Questi ultimi sono molto efficaci nel bloccare la malattia e quindi nel mantenere il paziente apparentemente sano, ma sono totalmente inefficaci nell’eliminare il virus. Ecco perché, dei 65 milioni di persone infettate a partire dagli anni ’60 ad oggi, nessuno è mai guarito definitivamente. "Lo studio è un passaggio importante che permette di definire nuovi bersagli per la sperimentazione di farmaci", aggiunge il Prof. Andrea Cossarizza, uno dei presidenti del congresso. "Il contributo del Prof. Giacca apre nuovi scenari per la comprensione di un momento chiave del ciclo replicativo del virus all´interno della cellula. La scoperta di un nuovo meccanismo, oltre a evidenziare la qualità della ricerca italiana (sempre in affanno per la cronica mancanza di fondi), apre nuove prospettive di grande interesse". “Adesso che noi sappiamo con quali fattori il virus interagisce, sarà possibile preparare farmaci mirati a bloccare l’integrazione del Dna del virus. Questi potrebbero consentire l´eradicazione definitiva dell´infezione", conclude il Prof. Mauro Giacca. Hiv - L´infezione Hiv ha più di trent´anni, ma negli ultimi tempi ci sono stati dei cambiamenti epidemiologici sostanziali. Se prima l´infezione era soprattutto legata alla tossicodipendenza, oggi si trasmette quasi esclusivamente con i rapporti sessuali. Secondo gli ultimi dati dell´Istituto Superiore di Sanità, le nuove diagnosi in Italia sono state 3608. Di queste l´84% sono a trasmissione sessuale: è per questo che gli specialisti della Simit, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, chiedono attenzione costante, tutto l´anno. Eta´ E Mancata Informazione - In Italia le fasce d´età colpite sono tutte quelle sessualmente attive, ma sopratutto quelle tra i 30 e i 39 anni. “C´è una preoccupante quota di infezioni tra i 25 e i 29 anni – chiarisce una delle presidenti del Congresso, la dott.Ssa Laura Sighinolfi responsabile della struttura semplice per la gestione Infezione da Hiv della Azienda Ospedaliero-universitaria di Ferrara - Questi sono nati quando l´infezione era già nota, ed una corretta informazione durante l´adolescenza avrebbe potuto evitare il contagio. E´ per questo che bisogna puntare ulteriormente alla comunicazione e la prevenzione, soprattutto per le nuove generazioni. Almeno la metà delle persone a cui viene Azienda Ospedaliero-universitaria di Ferrara - Questi sono nati quando l´infezione era già nota, e si sarebbero potute salvare se si fosse fatta corretta informazione durante l´adolescenza. E´ per questo che bisogna puntare ulteriormente alla comunicazione e la prevenzione, soprattutto per le nuove generazioni. Almeno la metà delle persone a cui viene diagnosticata avviene con infezione avanzata. Ancora oggi il test viene fatto solo quando c´è un´indicazione clinica, cioè quando iniziano a manifestarsi i primi sintomi: accade per il 40% della popolazione italiana”. Donne E Gravidanza- Un discorso a parte meritano le donne in stato di gravidanza: è aumentata la sensibilità nei confronti delle donne incinta, in modo che facciano il test anche in assenza di condizioni sintomatiche, in modo da garantire la salute del bambino, o di aiutarlo preventivamente in caso contrario. La prevenzione è importante, e sarebbe bene che prima di entrare in una relazione entrambi i partner si facciano i test, e che per ogni rapporto occasionale a rischio si faccia uso di contraccettivi. L’impegno Dell’emilia Romagna - Rimini E La Provincia - “La provincia di Rimini non è stata scelata a caso per organizzare il Convegno, infatti, è quella che ha un´incidenza maggiore – aggiunge la dott,ssa Laura Sighinolfi, infettivologia, Azienda Ospedaliero-universitaria di Ferrara, e altro presidente del Congresso - in fatto di nuovi casi, non soltanto a livello regionale ma anche a livello nazionale. In Emilia Romagna ogni anno ci sono circa 400 nuovi casi, nel periodo 2006-2013 si è avuta una media regionale di 8,7 nuovi casi ogni 100mila abitanti, superiore rispetto a quella nazionale. La zona di Rimini con 11 casi per 100mila abitanti si attesta su valori piuttosto elevati”.  
   
   
SANITÀ: LA REGIONE LAZIO APPROVA LA LEGGE SUL REGISTRO TUMORI  
 
Roma, 25 maggio 2015 - La Regione approva all’unanimità la legge sull’istituzione del registro dei tumori nel Lazio: una notizia molto importante per salute dei cittadini e un atto di grande civiltà che permetterà un monitoraggio costante delle diverse fasi, dalla diagnosi alla cura, delle patologie oncologiche in tutte le aree del Lazio. Un aiuto alla ricerca sul cancro. La raccolta dei dati sensibili sarà certamente utile per individuare i trattamenti più idonei ed efficaci e aumentare la prevenzione e la sensibilizzazione della popolazione nei confronti di questa malattia. Un valido sostegno anche per le strutture sanitarie. Il registro contribuirà a migliorare anche l´azione delle singole aziende sanitarie: grazie a questo strumento così importante, infatti, potranno registrare attraverso le statistiche sull’incidenza dei tumori e sulla sopravvivenza la qualità dei servizi offerti e la validità del percorso di cura seguito dai pazienti. “Esprimo grande soddisfazione per l’approvazione all’unanimità di questo nuovo testo di legge, un altro importante passo in avanti per garantire una sanità migliore nel Lazio- lo ha detto il presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: ringrazio il Consiglio che nelle sfide più importanti dimostra compattezza e senso di responsabilità”.  
   
   
FVG, TEMA DELLA RETE PER CURE PALLIATIVE È CENTRALE  
 
Udine, 25 maggio 2015 - "Il tema delle cure palliative è un cardine all´interno della nuova sanità territoriale, ovvero di quella che noi intendiamo come risposta da offrire alle attuali e rinnovate esigenze di cura dei cittadini: la Regione è fortemente impegnata su questo settore di intervento perché la fragilità e la cronicità non riguardano solo i decorsi delle malattie oncologiche, ma moltissime patologie degenerative e sono due realtà con cui, prima o dopo, la gran parte delle famiglie sono costrette a confrontarsi". Lo ha sottolineato l´assessore regionale alla Salute e Protezione sociale Maria Sandra Telesca, intervenendo al convegno "Quale rete di cure palliative per il mondo invisibile della fragilità", organizzato a Udine dalla Sicp, Società italiana cure palliative, del Friuli Venezia Giulia. "L´organizzazione di una rete di cure palliative è oggetto del tavolo Stato-regioni ed è inserita all´interno della programmazione socio sanitaria 2015", ha ricordato Telesca, aggiungendo che "se spetta all´Amministrazione regionale intervenire con le norme e sull´organizzazione, ai professionisti e agli operatori sanitari è richiesto lo sforzo di promuovere un cambiamento di approccio culturale alle cure". "In un quadro di complessità dettata dalla malattia cronica degenerativa, l´ospedale non può essere il luogo che accoglie i bisogni che richiedono una certa flessibilità in quanto c´è una interconnessione della componente fisica, psicologica e sociale del paziente. Pertanto diventa necessario prevedere un rafforzamento della sanità territoriale, implementando le competenze specifiche dei singoli professionisti con un lavoro multidisciplinare capace di garantire al malato la dignità di cui ogni cittadino ha diritto", ha osservato l´assessore. Al convegno, introdotto dalla coordinatrice regionale e dal presidente nazionale Sicp, Rita Marson e Carlo Peruselli, sono intervenuti anche la vicepresidente della Iii commissione consiliare Renata Bagatin e il commissario straordinario della Aas 4 Friuli Centrale e direttore dell´azienda ospedaliero-universitaria "Santa Maria della Misericordia" di Udine Mauro Delendi. Marson, ricordando che a livello regionale sono già attivi 82 posti letto per le cure palliative - alcuni negli ospice, altri in Rsa - ha auspicato che nel quadro della riforma della sanità "venga data priorità all´ampliamento dell´offerta a livello territoriale, con la promozione di una rete dedicata alle cure palliative con le continuità ospedale-territorio-hospice-ambulatorio".  
   
   
PRONTO SOCCORSO: SETTIMANA NAZIONALE; IL NUOVO REPORT VENETO, MILLE INTERVENTI AL GIORNO DEL SUEM 118 CON 4 ELICOTTERI, 292 AMBULANZE E 2.250 SANITARI. CAPOFILA DI STUDIO NAZIONALE AGENAS PER PARAMETRI STANDARD.  
 
Venezia, 25 maggio 2015 - In un solo anno, il 2014, il Suem 118 del Veneto ha compiuto più di 350 mila interventi, quasi mille al giorno, e i 44 Pronto Soccorso negli ospedali hanno accolto e assistito circa 2 milioni di persone. Sono questi due dati particolarmente significativi, contenuti nel Rapporto annuale sull’urgenza emergenza realizzato e diffuso dal Centro Regionale Urgenza Emergenza – Creu – della Regione Veneto, in occasione della settimana nazionale del Pronto Soccorso, che si chiude domani. Un’immensa “macchina”, mossa da 4 elicotteri, 292 ambulanze di terra, 219 delle quali sempre in servizio su 126 basi di partenza, 500 medici, 1.200 infermieri, 300 operatori socio-sanitari e 250 autisti soccorritori, operativi h24 sette giorni su sette. Un’organizzazione estremamente ramificata, la cui qualità è stata certificata dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (Agenas) al punto che la Regione Veneto è capofila di uno studio per l’identificazione di parametri standard per definire, in base al numero e alla tipologia di accessi, le dotazioni organiche adeguate ed uniformi per il personale sanitario del Pronto Soccorso. “In questa Regione – sottolinea il Presidente della Regione – la prassi è che alle parole corrispondano i fatti. Ho sempre detto che il sistema di urgenza emergenza è un pilastro della sanità moderna e che ne abbiamo fatto il punto di riferimento del nuovo Piano Sociosanitario come capillare organizzazione salvavita. Questi dati lo confermano ampiamente e ci dicono che la strada di un continuo potenziamento del servizio è quella giusta. Percorsa sempre con i fatti, come dimostra la recente attivazione dell’elisuperficie a Portogruaro anche in assistenza ai milioni di turisti estivi sulle spiagge, e il rilancio della base Suem 118 a Pieve di Cadore, che sta per avere una nuova struttura e un nuovo elicottero abilitato anche al volo in alta quota a protezione di un’area tanto delicata come la montagna”. “Ci sono anche importanti novità con effetti già molto positivi anche nell’organizzazione interna ai pronto Soccorso – fa notare l’Assessore alla Sanità – come l’entrata in attività degli steward per assistere e informare le persone in attesa e una serie di percorsi dedicati che accelerano l’intervento e la cura del paziente. Mi riferisco al fatto che i pazienti con richiesta di accertamenti urgenti ora accedono direttamente al reparto o all’ambulatorio senza transitare per il Pronto Soccorso; che i pazienti con quadro clinico monospecialistico, come la gravidanza, vengono avviati direttamente allo specialista col metodo Fast Track; che il paziente che necessita di ricovero va accolto in reparto appena terminati gli accertamenti in Pronto Soccorso, con attesa zero per il posto letto”. Il report contiene numerosi elementi d’interesse attraverso i quali valutare l’attività. Nel 2015 i codici rossi e gialli sono stati il 20,5% del totale degli accessi, contro il 18,6% del quinquennio 2008-2012. Pur rimanendo altissima la quota degli accessi impropri, si inizia a notare un’inversione di tendenza verso l’appropriatezza. I “sintomi minori” sono ancora il 41,7% degli accessi, contro il 24,6% dei traumi, il 23,9% dei “problemi medici maggiori”. Gli accessi degli italiani sono stati 1 milione 547 mila 289, quelli degli stranieri 217 mila 924, pari al 12,3% del totale. Ben il 71,8% delle persone che vanno al Pronto Soccorso, lo fanno ancora per decisione propria, mentre solo il 5,6% è inviato dal medico curante, l’1,2% dalla guardia medica, il 2% da uno specialista, lo 0,2% dalle case di riposo. Interessate, infine, la rilevazione sui tempi del triage: i casi valutati dal medico entro 30 minuti dal triage sono il 62%, il 79% (con obbiettivo 90%) sono visti dal medico entro un’ora, il 90% entro due ore. I casi dimessi entro un’ora dal triage sono il 30%, entro due ore il 55%, entro 3 ore il 73%, entro quattro ore l’84%, con l’obbiettivo di arrivare al 90%.  
   
   
RIUNIONE DI OLIVERIO, SCURA ED URBANI SUGLI OSPEDALI DI CONFINE REGIONALE DI PRAIA A MARE E TREBISACCE  
 
 Catanzaro, 25 maggio 2015 - Gli ospedali di confine regionale di Trebisacce e Praia a Mare, in provincia di Cosenza, sono stati al centro di una riunione convocata a Catanzaro, nella sede della Regione, dal presidente Mario Oliverio, accompagnato da Franco Pacenza, con il commissario per il piano di rientro della sanità Massimo Scura, il sub commissario Andrea Urbani, il commissario dell´Asp di Cosenza Gianfranco Filippelli ed i sindaci oltre che delle due città della costa jonica e di quella tirrenica, anche di Tortora, Canna, Cerchiara di Calabria, Plataci, Castroregio. Amministratori tutti che hanno espresso netta contrarietà alla chiusura dei due nosocomi. Anche l’incontro odierno- è detto in una nota dell’Ufficio Stampa della Giunta Regionale- si inquadra nella ricognizione che il presidente Oliverio affiancato dal commissario Scura sta portando avanti nell’insieme delle strutture ospedaliere calabresi, utilizzando rigorosamente la metodologia dei “percorsi omogenei”. “ I presidi sanitari di confine- ha affermato Oliverio- hanno una loro catalogazione nella stessa programmazione sanitaria nazionale, considerato che insistono sulle aree a più alto rischio di emigrazione anche per una ragione squisitamente geografica. Nelle esperienze di altre regioni si è sistematicamente rafforzata l’offerta sanitaria proprio per evitare o limitare il rischio dell’emigrazione passiva. In Calabria si è scelta la strada più errata: i presidi di confine sono stati chiusi e con servizi ridotti ad assoluta insufficienza. Tale scelta ha prodotto un fortissimo aumento dell’emigrazione sanitaria verso le regioni confinanti o di prossimità, Basilicata, Puglia, Campania, anche per prestazioni di media complessità e persino per la stessa diagnostica. Questo stato di cose va profondamente modificato. Bisogna rafforzare i servizi nei presidi di confine, a partire dall’emergenza- urgenza, diagnostica, osservazioni del paziente, integrazione con l’ospedale spoke di riferimento.” Nell’ambito della riunione lo stesso commissario Scura ha riconosciuto l’incongruenza delle scelte operate, ma ha contemporaneamente chiesto un necessario approfondimento per poi proporre i necessari correttivi. Su sollecitazione dello stesso presidente della Regione è stato concordato, in attesa di una riorganizzazione sistematica della medicina generale della continuità assistenziale, cioè le guardie mediche, di sospendere l’efficacia della delibera adottata dall’Asp di Cosenza. Il presidente Oliverio, chiudendo l’incontro, ha riconfermato la volontà di modificare lo stato attuale delle cose, rassicurando i sindaci e le stesse popolazioni interessate. “Senza immaginare ritorni al passato che non sono assolutamente proponibili- ha evidenziato-, ma per la peculiarità dei territori oggi rappresentati ed anche per una utilità sulla stessa finanza regionale, bisogna costruire sistemi integrati che garantiscano servizi e tutele oggi inesistenti.”  
   
   
BOLZANO, MALATTIE REUMATICHE: AMPLIATA LA RETE DI ASSISTENZA TRANSNAZIONALE  
 
Bolzano, 25 maggio 2015 - L’assistenza dei pazienti affetti da malattie reumatiche e l’ampliamento della rete di assistenza attraverso specifici accordi, questi i temi al centro del recente incontro informativo tenuto dall’assessora provinciale Martha Stocker, dal responsabile dell’Ambulatorio di reumatologia presso l’ospedale di Bolzano, Armin Maier e dai rappresentanti dell’Associazione Reuma Alto Adige con alcuni medici In base alle statistiche pubblicate dall´Associazione mondiale della sanità attualmente oltre 50 milioni di cittadini europei soffrono di malattie reumatiche. In Alto Adige i soci dell´Associazione Reuma sono 1970 ed ufficialmente il numero dei malati è di 19.000 unità anche se in base ad alcune stime si parla di circa 50.000 casi. Nel corso dell´incontro l´assessora Stocker ha informato i merito agli accordi stipulati dalla Provincia con la "Walburg-zeil-rheumaklinik" di Oberammergau che si occupa di pazienti adulti e con la "Kinderklinik" di Garmisch Partnekirchen per i pazienti più giovani. "Grazie a questi accordi" ha sottolineato l´assessora "è stato possibile ampliare in maniera significativa la rete di strutture sanitarie specializzate ed assicurare un´appropriata assistenza terapeutica". Dato che i pazienti possono essere indirizzati verso queste cliniche sia da parte di medici specialisti che da medici di medicina generale verranno organizzati degli appositi incontri informativi, per illustrare le condizioni necessarie per la prescrizione ed incentivare, nel contempo, i contatti tra i medici ospedalieri ed i medici di famiglia. È seguita un´informazione sulle patologie reumatiche da parte del presidente dell´Associazione Reuma Alto Adige, Günter Stolz, e del segretario, Andreas Varesco. Il responsabile dell´Ambulatorio di reumatologia presso l´ospedale di Bolzano, Armin Maier, ha quindi posto l´accento sulle ripercussioni che la malattia reumatica può avere su cuore, reni, occhi ed altri organi. In questo ambito, ha aggiunto, è importante sensibilizzare i medici di base per giungere ad una diagnosi precoce della malattia ed evitare quindi l´insorgere di altre patologie.  
   
   
FARMACI A DOMICILIO IN LOMBARDIA  
 
Milano, 25 maggio 2015 - "Un´ottima iniziativa, che sicuramente cercheremo di estendere". Il sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia con delega all´Attuazione del programma, ai Rapporti istituzionali nazionali e alle Relazioni internazionali Alessandro Fermi plaude all´iniziativa presentata in conferenza stampa dal vice presidente e assessore alla Salute Mario Mantovani, grazie alla quale 165 persone affette da malattie invalidanti residenti nella provincia di Como potranno ricevere gratuitamente a casa i farmaci di cui necessitano. "Desidero ringraziare l´Asl di Como - ha detto ancora Fermi - per la lungimiranza che ha avuto nel proporre un´iniziativa del genere che dimostra una sensibilità e un´attenzione nei confronti di chi soffre non certo comune". Con I Comuni Potremo Fare Ancora Di Più - Il sottosegretario Fermi ha poi auspicato che in simili progetti possano essere coinvolti anche i Servizi sociali dei Comuni attraverso i quali "potremo, ad esempio, estendere l´iniziativa anche ai malati di Alzheimer".  
   
   
LOMBARDIA: ´DOTE SPORT´ AL VIA CON 1 MILIONE  
 
Milano, 25 maggio 2015 - "In campo 1 milione di euro per favorire le fasce deboli della popolazione giovanile costrette, a causa delle difficili condizioni economiche, a rinunciare alla pratica sportiva". L´ha detto l´assessore regionale allo Sport e Politiche per i giovani Antonio Rossi dopo l´approvazione, in Giunta, della delibera sui criteri e le modalità di assegnazione della ´Dote Sport´. Atto che ora passerà, per il parere, alla competente Commissione consiliare. Il provvedimento, previsto dall´articolo 5 della legge regionale 26 dell´1 ottobre 2014 sullo sport, partirà con una dotazione di 1 milione di euro che potrà essere incrementato fino a 2,5. Misura Per I Giovani - "Si tratta di una misura che viene attuata in via sperimentale - ha spiegato l´assessore Rossi - e che è finalizzata a favorire la partecipazione dei minori appartenenti a nuclei familiari in condizioni economiche meno favorevoli, con particolare attenzione verso i minori con disabilità, ai corsi e alle attività sportive attraverso una riduzione dei costi a carico delle famiglie. In questo modo raggiungeremo 5000 ragazzi di cui 500 disabili". Attuazione Della Nuova Legge Sport - "Con la ´Dote Sport´ - ha detto l´assessore Rossi - Regione Lombardia attua la sua nuova e moderna legge sullo sport e mette in campo un nuovo concreto provvedimento per fare moto". "La misura - ha proseguito - è coerente con gli obiettivi del Prs. Nel Programma regionale di sviluppo si evidenzia il ruolo prioritario dell´attività sportiva per il benessere dei cittadini e si stabilisce di perseguire lo sviluppo della pratica motoria per tutti, in particolare per studenti e fasce deboli. Infatti, il 10 per cento delle risorse sarà riservato ai disabili". Destinatari E Spese Coperte - I destinatari della ´Dote Sport´ sono bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni compiuti che appartengono a nuclei familiari con almeno un genitore residente da 5 anni in Lombardia e con un Isee non superiore a 20.000 euro. Le spese coperte dalla ´Dote´, massimo importo ottenibile sarà 200 euro, saranno quelle sostenute da settembre 2015 a giugno 2016 per la pratica dell´attività sportiva. Bando Attuativo Entro L´estate - "Applichiamo la misura in modo sperimentale e con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali, che esprimeranno manifestazione d´interesse al provvedimento - ha spiegato l´assessore - interessando la Città Metropolitana e le 11 Province lombarde e l´avvieremo con un bando che emaneremo entro l´estate". "Faremo partire questa ulteriore misura - ha concluso l´assessore Rossi - con cui dimostreremo, fatti alla mano, che Regione Lombardia sostiene, concretamente, la pratica sportiva e la vuole rendere praticabile davvero da tutti, anche da chi è gravato da problemi economici".  
   
   
PALLANUOTO: A BERGAMO PASS PER OLIMPIADI RIO  
 
Milano, 25 maggio 2015 - "Regione Lombardia crede nello sport e lo sta facendo in maniera concreta. In questi ultimi due anni, è stato investito molto sia per il sostegno della pratica sportiva, sia per i grandi eventi internazionali che si svolgono sul nostro territorio". L´ha detto l´assessore allo Sport e Politiche per i giovani di Regione Lombardia Antonio Rossi alla presentazione della ´Water Polo World League Super Final´, che si disputerà al Centro sportivo ´Italcementi´ di Bergamo dal 23 al 28 giugno e il cui programma integrale è sul sito www.Waterpolobergamo.com. Presenti il vice presidente nazionale Lorenzo Ravina, il presidente regionale Dario Vucenovich, il commissario tecnico del Settebello Alessandro Campagna e il presidente della Pallanuoto Bergamo Dario Pagani. Grande Evento Che Qualifica A Olimpiadi Rio - "La ´Water Polo World League Super Final´ - ha spiegato l´assessore Rossi - rientra tra i grandi eventi internazionali e sarà un´occasione per portare a Bergamo i migliori team al mondo, oltre al Settebello Australia, Croazia, Ungheria, Brasile, Cina, Serbia e Usa, che si disputeranno un posto di diritto alle Olimpiadi di Rio 2016". Promozione Sport Ed Expo - "Il nostro obiettivo - ha proseguito - è quello di sostenere manifestazioni ed eventi sportivi che abbiano connessione anche con le tematiche di Expo. Sono convinto che anche attraverso lo sport si possa contribuire al successo dell´Esposizione Universale e diffondere, in parallelo, la pratica e la cultura dell´attività fisica sul territorio lombardo". Lombardia Prima Realtà Per Tesserati Giovanili - "La Lombardia - ha sottolineato l´assessore - è al primo posto per tesserati nel settore giovanile e il ct del Settebello Alessandro Campagna guarda al nostro movimento con interesse e come a un bacino cui attingere per i futuri campioni". Settebello Sogna Milano - "La pallanuoto - ha concluso l´assessore Rossi - è uno sport vero, con tante belle piazze in Lombardia tra cui, però, manca ancora Milano dove il ct Campagna vorrebbe giocare e dove spero si possano superare gli attuali problemi di impiantistica per ovviare ai quali siamo in campo anche come Regione".