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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Febbraio 2015
SENSORI DI IMMAGINE CHE SI COMPORTANO COME LA RETINA BIOLOGICA IL PROGETTO SEEBETTER HA CERCATO DI CAPIRE MEGLIO LA VISIONE DELLA RETINA E DI SVILUPPARE UNA TECNOLOGIA AD ALTE PRESTAZIONI CHE POTREBBE AVERE UN IMPATTO SULLE PROTESI RETINICHE.  
 
Bruxelles, 18 febbraio 2015 - Sin dall’invenzione della prima camera oscura e dall’avvento della fotografia nel Xix secolo, gli scienziati sono affascinati dall’uso dei sensori della luce per catturare il mondo che ci circonda dalla prospettiva di una macchina costruita dall’uomo. Più di recente, tutti gli occhi sono stati puntati sui sensori di immagini basati sulla tecnologia Ccd e Cmos. Questi dispositivi all’avanguardia possono trasformare immagini ottiche in un segnale digitale e sono usati in applicazioni per settori come la sanità, l’industria automobilistica, i media o la sicurezza. Secondo una recente relazione di Marketsandmarkets, i sensori di immagine avranno un valore di circa 13,24 miliardi di euro (15,77 miliardi di Usd) entro il 2020. Sebbene però la concorrenza per conquistarsi il mercato ha portato a progressi considerevoli in termini di dimensioni dei pixel, densità dei pixel, risoluzione e prestazioni, c’è ancora molta strada da fare prima che queste tecnologie possano raggiungere il livello delle retine biologiche. Il progetto Seebetter (“Seeing Better with Hybrid Bsi Spatio-temporal Silicon Retina”) è nato dalla convinzione che queste tecnologie siano rallentate dal modo in cui producono sequenze ridondanti di immagini a una frequenza di trama limitata. Il consorzio guidato da Imec ha passato gli ultimi tre anni cercando di superare questo problema “realizzando una retina di silicone avanzata con l’efficienza quantica e l’elaborazione spaziotemporale delle retine biologiche”. In altre parole, hanno studiato i ruoli funzionali di varie cellule gangliari per capire meglio la visione della retina, dopo di che hanno tentato di ricreare la sua capacità di generare dati a seconda di cambiamenti tempestivi della quantità di luce percepita. David San Segundo Bello, coordinatore del progetto, ha accettato di discutere lo stato del progetto, i punti di forza e i punti deboli della tecnologia di Seebetter e le sue potenziali applicazioni e l’ipotetico impatto che essa potrebbe avere sulle protesi retiniche. Qual è l’obiettivo principale del progetto? L’obiettivo di Seebetter comprende quattro aspetti: capire meglio il ruolo funzionale delle principali classi di cellule gangliari; creare modelli matematici e computazionali dell’elaborazione visiva della retina dalla prospettiva della biologia, della visione artificiale e del futuro delle protesi retiniche; progettare e costruire una retina in silicio ad alte prestazioni con una gamma eterogenea di pixel specializzati per l’elaborazione visiva sia spaziale che temporale e usare la tecnologia di back-side processing del silicio per aumentare la sensibilità del sensore. Tutti i partner del progetto sono esperti in uno di questi quattro campi. La visione artificiale negli ultimi tempi sta acquistando importanza. Quali definireste come i principali vantaggi della vostra tecnologia rispetto ad altre soluzioni attualmente disponibili? La prima cosa che dobbiamo tenere a mente è che è necessario fare attenzione alla terminologia. La nostra retina di silicio è un sensore di immagine costruito in silicio, che funziona in modo simile alla retina biologica. In questo senso, è molto diversa dalla retina di silicone che si impianta in un paziente come protesi retinica. Anche se il nostro “sensore della retina di silicio” si potrebbe usare in una retina “artificiale” impiantabile, il nostro progetto non si rivolge direttamente a questo campo di applicazione. Potrei dire, comunque, che il vantaggio principale in questo scenario di utilizzo sarebbe che il sensore funziona in modo simile alla retina biologica, quindi potrebbe essere “più facile” collegarlo al nervo ottico, ma questo settore non rientra nel mio campo di competenze e quindi posso fare solo delle ipotesi. Se con “visione artificiale” ci si riferisce a sensori di immagini nel campo della cosiddetta “visione industriale”, allora il principale vantaggio del nostro sensore è la sua gamma dinamica più ampia rispetto ai sensori standard. Concretamente, la gamma dinamica di un sensore di immagine si può definire come la differenza tra la quantità più bassa di luce che si riesce a rilevare prima di raggiungere il rumore di fondo del sistema e la quantità più alta di luce prima che il pixel sia saturato. Nei sensori standard, per aumentare la gamma dinamica è necessario molto lavoro e sono necessari dei compromessi per quanto riguarda l’elemento di fotorilevamento, i componenti elettronici della lettura dei pixel e il controllo dei pixel. Nel nostro sensore, il limite principale è la quantità di impulsi che si possono elaborare, cioè la velocità dei componenti elettronici. Poiché non si generano dati quando non ci sono cambiamenti della scena, questo risulta in un più basso consumo di energia e velocità dei dati di cui molte applicazioni potrebbero beneficiare. Come funzionano esattamente le vostre retine in silicio? Un sensore di retina in silicio funziona in modo completamente diverso rispetto ai sensori di immagine Ccd o Cmos attualmente disponibili. I sensori di immagine standard generano dati in modo proporzionale alla quantità di luce che arriva sui pixel del sensore. L’informazione si trova nell’“ampiezza” del segnale del pixel e i pixel sono attivi e leggono a intervalli di tempo regolari definiti dalla frequenza dei fotogrammi e/o dal tempo di esposizione. Le informazioni rilevanti per l’applicazione saranno estratti da questi valori dei pixel per ogni immagine o inquadratura. Il nostro sensore, d’altra parte, è basato sul principio Dvs (“Dynamic vision sensor”), che si ispira al modo in cui funziona la retina biologica. Invece di generare dati proporzionali alla quantità di luce, ogni pixel è sensibile ai cambiamenti tempestivi che influenzano la quantità di luce. I dati generati consistono in impulsi digitali asincroni e le informazioni sono contenute nella quanità di tempo che passa tra un impulso e l’altro. Per esempio, un cambiamento lento della quantità di luce su un particolare pixel genererà impulsi con una velocità relativamente bassa, mentre cambiamenti improvvisi genereranno impulsi a velocità alta. Allo stesso tempo, se non ci sono cambiamenti nella scena inquadrata dal sensore, non si generano dati. Questi sensori quanto sono simili alla retina biologica, secondo lei? Ovviamente la retina biologica vera è molto più complessa, ha molti tipi diversi di pixel (cellule) che comunicano anche quelle vicine. Queste proprietà sono molto difficili o impossibili da sviluppare con una tecnologia Cmos standard. Con il nostro progetto, aggiungiamo altre funzionalità ai pixel rispetto ai “sensori di retina in silicio” già disponibili, ma è una piccola aggiunta. Ciononostante siamo convinti che questa funzionalità limitata rispetto alla vera retina potrebbe essere molto ultile in numerose applicazioni di visione. Queste funzionalità aggiuntive richiedono ovviamente pixel più grandi: pitch tra 10 e 20 micrometri a seconda del nodo tecnologico e della funzionalità inclusa nel pixel. Invece i sensori standard attualmente hanno pixel di dimensioni comprese tra i due e i cinque micrometri, alcuni produttori offorno già pitch di pixel molto vicini al micrometro. Qual è la scoperta più rivoluzionaria che avete fatto nel corso della vostra ricerca finora? In termini di scoperte rivoluzionarie, il nostro partner che si occupa di biologia, l’Istituto Friedrich Miescher, è quello che ha avuto i risultati più apprezzabili, avendo fatto passi avanti sulla conscenza del modo in cui funzionano le cellule coniche della retina. Questo ha portato a diverse pubblicazioni in riviste di alto impatto come Science e Cell. Per quanto riguarda il sensore in sè, l’Università di Zurigo ha dimostrato il primo sensore di retina in silicio con pixel “standard” integrati che permettono un’elaborazione visiva più complessa ed estendono l’utilità di questi sensori. L’imperial College ha sviluppato un emulatore hardware di un sensore della retina usando videocamere standard disponibili sul mercato. Infine, Imec è riuscito a sviluppare e implementare la tecnologia di back-side processing per sensori di immagini, che si può usare per applicazioni con grandi volumi. Qual è la vostra posizione per quanto riguarda la produzione di retine in silicone ad alte prestazioni? Produciamo i nostri sensori con una importante fonderia di silicio. Se i sensori dovessero essere usati in grandi quantità, sarebbe quasi tutto pronto per la loro produzione su ampia scala. Quali saranno i prossimi passi del progetto e sono previste attività di follow-up? Questi sono gli ultimi mesi del progetto. Il dispositivo finale è stato prodotto ed è stato avviato il suo collaudo. Non è in programma che il consorzio attuale dia seguito a questo progetto, ma tutti i membri continueranno a lavorare alle tecnologie sviluppate e alle scoperte fatte nel corso del progetto. Per ulteriori informazioni, visitare: http://projects.Imec.be/seebetter    
   
   
REGINA ELENA: INDIVIDUATO SU TUMORI TESTA-COLLO MARCATORE PER LE NEOPLASIE PIÙ AGGRESSIVE  
 
Roma, 18 febbraio 2015 - Il meccanismo di “ricucitura” dei filamenti di Dna spezzati blocca l’accumulo di mutazioni genetiche e la trasformazione tumorale. Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, guidato da Giovanni Blandino, ha individuato il meccanismo molecolare attraverso il quale la proteina p53 blocca l´attività di “rammendo” del Dna danneggiato. P53 mutata forma infatti un complesso oncogenico con un fattore inibitorio che impedisce la sintesi di due proteine importanti per la riparazione del Dna. Ciò favorisce la trasformazione e il mantenimento del tumore. Il lavoro pubblicato su Oncotarget è un interessante traguardo per l’impiego di nuovi biomarcatori che individuano preventivamente i tumori più aggressivi. L´accumulo di mutazioni nei geni è una caratteristica chiamata "instabilità genomica" ed è comune a molti tipi di tumore. P53 è una proteina ad attività oncosoppressoria, e cioè controlla che le fasi di duplicazione delle cellule avvengano correttamente al fine di mantenere integra l´informazione genica. Nel caso ci siano danni al Dna, dovuti a stress ambientali e cellulari di vario tipo, p53 blocca la divisione cellulare ed attiva dei complessi proteici deputati al riparo del danno, oppure programma l´eliminazione della cellula, detta apoptosi, se il danno è giudicato irreparabile. P53 è mutata in circa il 50% di tutti i tumori umani ed in molti di essi è responsabile dell´invasività, del grado di aggressività, dell´alta instabilità genomica del tumore e del tipo di prognosi del paziente. “Nel nostro lavoro – spiega Silvia Di Agostino, autrice dello studio - abbiamo identificato un complesso oncogenetico chiave, costituito da p53 e il fattore E2f4, che impedisce la ricucitura del Dna danneggiato da parte delle proteine Rad17 e Brca1. Questo meccanismo è stato confermato in una casistica di pazienti del nostro istituto con tumori testa-collo (faringe, laringe e cavità orale). Campioni di tumore che presentavano il gene p53 mutato correlavano con una bassa espressione di Rad17 e Brca1. I pazienti con il gene p53 mutato e bassa espressione di Rad17 e Brca1 avevano caratteristiche cliniche associate ad un tumore di tipo aggressivo e seguendo il loro follow-up sono risultati avere una bassa sopravvivenza.” “Lo studio di nuove attività oncogeniche della proteina p53 mutata – evidenzia Ruggero De Maria, direttore scientifico del Regina Elena - offre l´opportunità di sviluppare nuovi specifici marcatori tumorali diagnostici e predittivi, nonché di definire nuovi ed accurati bersagli molecolari. Protocolli terapeutici sull´attività della proteina p53 mutata potrebbero avere una vasta applicazione in campo oncologico, in particolare sui tumori più aggressivi.”  
   
   
TRENTO: DISABILITÀ, ETÀ EVOLUTIVA, SALUTE MENTALE E DIPENDENZE: LE DIRETTIVE PER IL 2015  
 
Trento, 18 febbraio 2015 - la Giunta provinciale, su proposta dell´assessora alla salute e solidarietà sociale Donata Borgonovo Re, ha approvato le direttive 2015 per i servizi socio-sanitari. Quattro gli ambiti: la disabilità, l´età evolutiva, la salute mentale e le dipendenze. "Appropriatezza degli interventi ed equità - spiega l´assessora alla salute e solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re - sono queste le linee guida dell´esecutivo provinciale, che ci consentono di finalizzare le risorse e i servizi verso le aree di maggior bisogno, dove dobbiamo far fronte a richieste ed esigenze sempre più complesse e dove è sempre più necessario lavorare in termini di multidisciplinarietà e di multidimensionalità. È proprio verso le persone più fragili che dobbiamo essere in grado di assicurare prestazioni efficaci e sostenibili e, al contempo, saper lavorare in rete, nella logica di un sistema socio-sanitario organizzato in maniera integrata. E in questo senso - prosegue l´assessore - un ringraziamento particolare va agli operatori degli enti del privato sociale e dell’Azienda sanitaria che quotidianamente con impegno, solerzia e sobrietà assicurano a queste persone una presa in carico attenta". Complessivamente le risorse di quest´anno ammontano a circa 23 milioni di euro, a integrazione di quanto garantito direttamente attraverso le strutture e i servizi dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Disabilità - La programmazione socio-sanitaria provinciale, in continuità con le direttive 2012-2014, ha come finalità principale il superamento della settorializzazione degli interventi, a favore di interventi sociali, educativi e sanitari che abbiano come obiettivo la costruzione "evolutiva" di un progetto di vita. In quest´ottica gli strumenti fondamentali sono rappresentati dalla valutazione multidimensionale, dalla definizione di un piano assistenziale individualizzato e dall´implementazione del punto unico provinciale di accesso. Età evolutiva - Fra le novità, le direttive 2015 prestano particolare attenzione all’area dell’età evolutiva sia in termini di prevenzione precoce che di cura e assistenza. La tutela dello sviluppo e della salute mentale di neonati, bambini e adolescenti, in quanto fortemente influenzata dai primi anni di vita, è alla base del consolidamento delle competenze sociali in età adulta. L’integrazione socio-sanitaria rappresenta una priorità in tale area, visto la necessità nelle situazioni di disagio psichico, disturbi comportamentali, di interventi sia sanitari (riabilitativi e terapeutici) e a carattere più sociale (educativi, pedagogici, di sostegno alla genitorialità). Nel corso del primo semestre 2015, l´Azienda sanitaria individuerà un percorso di progressiva riorganizzazione dell´area dell´età evolutiva per integrare le specifiche competenze e specializzazioni presenti nelle unità operative di neuropsichiatria, psicologia e psichiatria affinché si risponda efficacemente alle sempre più stringenti richieste delle diverse agenzie territoriali di quest´area (scuola, servizi sociale, privato sociale). Inoltre cercherà di rispondere all´intensificarsi dei bisogni socio-sanitari complessi nell´area dell´infanzia promuovendo strumenti formativi e operativi. Salute mentale - Il provvedimento approvato conferma quanto già disposto lo scorso anno dall´esecutivo provinciale. Nel corso degli anni vi è stata una progressiva riduzione del ricorso alla residenzialità, esito di interventi sempre più precoci e della sperimentazione di modalità di assistenza innovative e flessibili. Tra gli obiettivi infatti vi è la ricerca di modalità di presa in carico fortemente radicate sul territorio in termini di risorse umane, professionali e di servizi (dagli affidi familiari all’auto mutuo aiuto, dalla residenzialità leggera alle convivenze) nonché lo sviluppo di una rete assistenziale sempre più integrata dei servizi residenziali (intensivi, estensivi, socio riabilitativi, residenzialità leggera) che consenta un efficiente ed efficace utilizzo delle risorse. Dipendenze - Nel riprendere i contenuti e gli indirizzi delle Linee guida approvate dall´esecutivo provinciale nel 2012 in tale area, viene ribadita la necessità di interventi di prevenzione e contrasto al crescente fenomeno del gioco d´azzardo patologico, e più in generale a comportamenti compulsivi patologici, nonché all´abuso di sostanze (alcol e droghe) con una particolare attenzione alla fascia giovanile. Un tavolo tecnico composto dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari, dagli enti privati accreditati e/o convenzionati con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari lavorerà nel corso del 2015 a una proposta di rafforzamento e riorganizzazione dell’attuale rete assistenziale in grado di rispondere in maniera sostenibile ai fabbisogni in tale ambito.  
   
   
DIABETE, AL CAMPO SCUOLA PER IMPARARE A GESTIRLO  
 
Firenze 18 febbraio 2015 - Una vacanza da solo, senza genitori. Per acquistare autonomia, conoscere altri coetanei, divertirsi, fare sport, stare all´aria aperta, a contatto con la natura. Un progetto possibile per molti ragazzi. Più difficile per quelli affetti da diabete. Per questo dal 2000 la Regione Toscana sostiene progetti di organizzazione di campi scuola per bambini e adolescenti con diabete. Un sostegno che viene riconfermato anche per il 2015: una delibera approvata nel corso dell´ultima seduta di giunta destina 140.000 euro alle aziende che hanno presentato progetti specifici. Ai campi scuola, che sono gestiti dal Centro regionale per il diabete dell´età evolutiva dell´azienda ospedaliero-universitaria Meyer, dalla Asl 6 di Livorno e dalla 9 di Grosseto, i ragazzi imparano, con l´aiuto di medici e psicologi, a gestire il diabete e superare i problemi connessi con la convivenza con una patologia cronica. "Teniamo molto a continuare a garantire il sostegno della Regione a questi progetti - dice l´assessore al diritto alla salute Luigi Marroni - Il campo scuola è il primo passo per l´autonomia del ragazzo dalla famiglia. Al campo scuola è il ragazzo ad essere coinvolto e responsabilizzato in prima persona. Le esperienze degli anni passati ci hanno dimostrato l´efficacia e la valenza terapeutica di questi campi e noi, in accordo con le associazioni di volontariato, siamo determinati ad assicurare continuità a questi progetti". "Una volta effettuata la diagnosi - sottolineano gli esperti coinvolti nell´organizzazione dei campi scuola - è di fondamentale importanza aiutare la famiglia all´accettazione della patologia ed accompagnarla in un percorso di formazione terapeutica fino al raggiungimento di una autogestione consapevole e sicura. Uno dei problemi della terapia del diabete del bambino - spiegano - è il fatto che è necessario un continuo adeguamento del fabbisogno insulinico ad un organismo in crescita e contemporaneamente c´è la necessità di un trasferimento delle competenze al pazietne. In questo percorso si inserisce il campo scuola, che rappresetna sotto tutti gli aspetti un alto momento di educazione terapeutica: un´opportunità finalizzata a migliorare le capacità di autogestione e l´integrazione sociale". I campi per i ragazzi più grandi (11-16 e 14-17 anni) sono rivolti ai soli ragazzi, con la partecipazione di 3-4 ragazzi di età superiore, che svolgono la funzione di "diabetico guida", grazie alle esperienze già maturate nei precedenti campi scuola. I campi per i più piccoli sono rivolti ai gruppi familiari e il bambino (6-10 anni) partecipa con entrambi i genitori. Ai campi sono presenti medici, infermieri, psicologi, pediatri, dietisti, preparatori atletici della facoltà di scienze motorie, personale dell´Associazione diabetici. I campi si svolgono in montagna, in agriturismo, in barca. Tra le proposte di quest´anno, ci sono campi scuola al Dynamocamp di Limestre Pistoiese, una settimana sulla neve a Sestola (Modena), una settimana in barca a vela, una crociera a bordo di Nave Italia, soggiorni in varie strutture alberghiere della Toscana. Ogni anno nella fascia di età 0-14 anni si verificano 8-10 nuovi casi ogni 100.000 bambini e 6-7 nella fascia di età giovanile tra 15 e 29 anni. E il trend è in aumento, in Toscana come nel resto d´Italia: +3,6% l´anno. Il diabete dell´età evolutiva colpisce in Italia circa l´1 per mille della popolazione ed è pari a circa l´8% di tutti i casi di diabete. Questa patologia a carattere sociale emergente può essere affrontata con la prevenzione primaria e secondaria, ma quando si è ormai evidenziata, diventano fondamentali l´autocontrollo e la capacità di gestione da parte dei ragazzi. Il periodo di vacanza (da 7 a 10 giorni) passato "da solo" rassicura i genitori sulla capacità del figlio di autogestirsi, e sviluppa nel ragazzo una maggiore sicurezza di sé. Per i medici, vivere in stretto contatto, 24 ore su 24, con i ragazzi, consente loro di osservarli più da vicino a stabilire con loro un rapporto che non è più di dipendenza medico-paziente, ma di collaborazione attiva e diretta. Le lezioni teoriche si alternano a esercitazioni pratiche e ogni ragazzo è stimolato a compiere da solo i controlli e le terapie necessarie.  
   
   
NUOVA STAGIONE DI ‘CORRIMI’, LA COMUNITÀ DEI RUNNERS MILANESI  
 
Milano, 18 febbraio 2015 – Con l’approssimarsi di marzo e della ripresa delle grandi corse, Stramilano su tutte, i runners milanesi riprendono a scaldarsi i muscoli. Per loro è stato pensato il progetto ‘Corrimi’, la comunità degli appassionati di corsa. Un ‘popolo’ composto, secondo le stime, da almeno 60mila persone che corrono regolarmente almeno due volte a settimana. ‘Corrimi’ ha l’obiettivo di riunirli ed aggregarli fornendo loro dei servizi. I percorsi nei parchi, in primo luogo. “Entro l’estate – dichiara l’assessora allo Sport Chiara Bisconti – avremo pronto il settimo percorso all’interno di un’area verde, quella del Parco delle Cave. Si affiancherà ai parchi dove sono a disposizione percorsi mappati, Sempione, Montanelli, Trenno, Forlanini, Lambro e Montagnetta di San Siro. Circuiti disegnati dai runners stessi dove è possibile implementare le proprie prestazioni e soprattutto dove ciascuno può trovare la propria misura di corsa all’interno di tracciati sicuri e performanti. Palestre a cielo aperto, come vogliamo siano tutti i parchi di Milano”. E´ importante per ogni runner correre in sicurezza, concentrandosi unicamente su se stessi ed escludendo per il lasso di tempo riservato all´attività sportiva ogni genere di preoccupazione legata, ad esempio, ai propri oggetti personali e al dove lasciarli. Con la tessera ‘Corrimi’, al costo di appena 10 euro all’anno, si avrà diritto ad utilizzare spogliatoi e docce dell’Arena, del Centro Sportivo Xxv Aprile, del Centro Sportivo Saini. Anche in pausa pranzo. Iscrivendosi a ‘Corrimi’ si entrerà a far parte della comunità dei runners milanesi con la possibilità di conoscere altri appassionati e iscriversi ai corsi personalizzati per poter migliorare le proprie performances. Tutte le informazioni, i percorsi dei parchi nel dettaglio e i vantaggi della ‘Corrimi’ card sul sito www.Corrimi.com  
   
   
CICLISMO HANDBIKE: ARRIVO A MILANO DURANTE EXPO  
 
Milano, 18 febbraio 2015 - "La Lombardia è orgogliosa di ospitare tre tappe del Giro d´Italia di Handbike". L´ha detto l´assessore allo Sport e Politiche per i giovani di Regione Lombardia Antonio Rossi, presentando la sesta edizione della manifestazione, cui si associa la prima del Paracycling italian tour. Sono intervenuti alla conferenza stampa i presidenti della Federazione ciclismo Renato Di Rocco e dell´organizzazione Maura Macchi, oltre al patron della corsa Andrea Leoni. Testimonial Enzo Iacchetti - "Sono convinto che avere come testimonial per Handbike e Paracycling Enzo Iacchetti - ha sottolineato l´assessore Rossi - sarà di aiuto nell´opera incessante che tutti dobbiamo portare avanti, come fa il mio Assessorato, per far uscire ragazze e ragazzi disabili per fare sport". Accordo Di Programma Quadro - "Queste prove - ha sottolineato l´assessore Rossi - sono la dimostrazione concreta che lo sport non ha barriere né confini, come testimoniano i numeri eccellenti della passata edizione e i tanti volontari impegnati". "Sottoscrivendo l´Accordo di Programma Quadro per lo sviluppo e il rilancio dello sport in Lombardia - ha continuato - con Coni e Cip Lombardia ci siamo impegnati a diffondere l´attività motoria a tutte le età e voi avete perfettamente raccolto il nostro spirito". Arrivo A Milano Per Expo - La prima tappa lombarda sarà la seconda assoluta, dopo l´avvio di Imola del 6 aprile, e sarà la cronometro individuale di Pavia di domenica 24 maggio. Si resterà in Lombardia per la terza tappa domenica 14 giugno quando gli atleti si misureranno sul tracciato di Lentate sul Seveso (Monza e Brianza). "Mi piace sottolineare - ha rimarcato l´assessore Rossi - che, come per il Giro d´Italia professionisti, nell´anno dell´Expo, anche il Giro di Handbike e il Paracycling italian tour si chiuderanno a Milano domenica 18 ottobre". Le Maglie - Grazie anche alla novità dell´accoppiata Giro di Handbike e Paracycling italian tour (seguibili anche su twitter con gli hashtag #Gihb e #Pit) ci saranno Maglie Rosa per i migliori in ogni categoria. Per il Giro, inoltre, Maglia Bianca per il miglior giovane e Maglia Nera per l´ultimo in classifica. Un Giro Con L´attenzione Del Mondo - "L´obiettivo di Regione Lombardia - ha detto l´assessore - è di contribuire a promuovere il coinvolgimento delle persone con disabilità nel tessuto sociale e sportivo, sostenendo gli sforzi delle società e degli atleti, sempre più numerosi, che praticano la dura disciplina dell´Handbike". "Il Giro d´Italia - ha concluso Rossi - sarà vetrina per lo sport e i territori nel semestre Expo, a dimostrzione che siamo una regione sportiva".