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MERCOLEDI

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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Febbraio 2015
GIUSTIZIA EUROPEA: LA CORTE CONSTATA CHE LA FRANCIA NON HA ADOTTATO TUTTE LE MISURE NECESSARIE PER RECUPERARE GLI AIUTI ILLEGALI VERSATI AI PRODUTTORI FRANCESI DI ORTOFRUTTICOLI  
 
Fino al 2002, la Francia ha concesso aiuti ai produttori di ortofrutticoli nell’ambito dei «piani di campagna». Le azioni di tali piani erano volte a prevenire o, in caso di crisi, attenuare gli effetti di un’offerta momentaneamente eccedente rispetto alla domanda. Tali aiuti venivano innanzitutto ripartiti tra le organizzazioni dei produttori (Op) che avevano aderito ai piani di campagna, e successivamente trasferiti ai produttori. In seguito ad una denuncia, la Commissione ha ritenuto che le misure adottate nell’ambito dei piani di campagna costituissero un aiuto di Stato. Secondo la Commissione, tali misure erano infatti destinate a facilitare lo smercio dei prodotti francesi, permettendo ai produttori di beneficiare di un prezzo di vendita superiore al costo reale sostenuto dall’acquirente della merce. Avendo accertato il carattere illegale degli aiuti, nel 2009 la Commissione ha ordinato alla Francia di recuperarli presso i produttori. Secondo una stima delle autorità francesi, la somma globale da recuperare ammontava a 338 milioni di euro. La Francia e altre parti interessate hanno impugnato la decisione della Commissione dinanzi al Tribunale dell’Unione europea. Con sentenze del 27 settembre 2012 , il Tribunale ha respinto i ricorsi. Tali sentenze non sono state impugnate. Ritenendo che nessun recupero degli aiuti fosse stato effettuato nel termine stabilito, la Commissione ha deciso di proporre un ricorso per inadempimento contro la Francia dinanzi alla Corte di giustizia. Con la sentenza odierna, la Corte dichiara che la Francia ha omesso di adottare le misure necessarie al fine di recuperare presso i beneficiari gli aiuti di Stato illegali concessi nell’ambito dei «piani di campagna» nel settore ortofrutticolo. La Corte constata che la Francia non ha adottato alcuna misura al fine di recuperare gli aiuti nel termine stabilito dalla Commissione nella decisione che dispone il recupero (ovverosia nel termine di quattro mesi) e che la Francia ha avviato la procedura di recupero soltanto nel corso del mese di maggio 2011, ovvero con quasi due anni di ritardo. La Corte rileva inoltre che la procedura di recupero degli aiuti era ancora in corso alla data dell’udienza dinanzi alla Corte nella presente causa, vale a dire quasi sei anni dopo la notifica della decisione che dispone il recupero. Peraltro, la Corte rileva che la Francia non è riuscita a dimostrare l’impossibilità assoluta di esecuzione della decisione che dispone il recupero. Inoltre, la Francia non ha fornito alcun dato preciso e concreto che consenta di stabilire, per ciascuno dei beneficiari interessati, se ricorressero le condizioni per l’eventuale applicazione dei motivi che giustificano il mancato recupero. In risposta all’argomento secondo il quale la scomparsa di alcune Op, per fusioni mediante incorporazione o liquidazioni, renderebbe impossibile il recupero degli aiuti, la Corte ritiene che la Francia non sia riuscita a provare di non essere più in grado di identificare i membri delle Op scomparse, né di calcolare l’ammontare degli aiuti versati ai vari produttori. La Corte ricorda che il fatto che alcune imprese beneficiarie si trovino in difficoltà o in stato di fallimento, oppure siano oggetto di un’acquisizione o di una fusione per incorporazione, non incide sull’obbligo di recupero dell’aiuto, poiché lo Stato membro è tenuto ad adottare ogni misura che consenta il rimborso dell’aiuto.  
   
   
PESCA: REGIONE FVG VICINA CON COORDINAMENTO FONDI UE  
 
Marano Lagunare - Il ruolo della Regione nel coordinamento degli interventi possibili attraverso i fondi della programmazione comunitaria 2014/2020, e in particolare il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp), per favorire la ripresa e lo sviluppo delle attività di pesca e acquacoltura, è stato confermato a Marano Lagunare dall´assessore regionale alla Pesca, Paolo Panontin, in occasione del convegno ´Pesca e acquacoltura nell´Alto Adriatico´, indetto dalla Cigil e dall´Ires, Istituto di ricerche economiche e sociali, del Veneto. Evento, che ha consentito di presentare gli esiti di una ricerca inerente le attività di pesca dell´Emilia Romagna, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Regioni, che costituiscono il Distretto della pesca dell´Alto Adriatico e rappresentano in Italia un quarto delle attività del settore. Settore, che si potrà risollevare, come ha detto Panontin, solamente se saprà perseguire un percorso di filiera atto a consentire la garanzia della qualità del prodotto. Questo, al fine di assicurare alla nostra realtà le dimensioni necessarie per poter affrontare i mercati con le credenziali adatte. Com´è emerso dai dati di un´indagine presentata nell´occasione, su ´lavoro, sostenibilità e strategie nel comparto´, la pesca e l´acquacoltura nel Friuli Venezia Giulia, come ribadito dall´assessore anche avvalendosi dei dati a disposizione della Regione, presentano un´eccessiva parcellizzazione delle imprese. Una caratteristica, che come ha rilevato Panontin rende difficile per la realtà produttiva della pesca e dell´acquacoltura del Friuli Venezia Giulia affrontare i mercati con la necessaria competitività. A questa peculiarità, che nelle condizioni attuali di mercato non favorisce lo sviluppo del comparto, si aggiunge un´altra considerazione: come ha evidenziato l´assessore regionale Panontin, le aziende del settore presentano una scarsa propensione e attenzione all´innovazione e alla ricerca. Nel settore ittico, la situazione delle attività nelle acque salmastre è però compensata dalle attività di allevamento in acque interne, che vede la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in una posizione leader in Europa. Panontin ha colto l´occasione per presentare i dati inerenti di diversi comparti che caratterizzano il settore. La mitilicoltura viene praticata nelle acque del demanio marittimo da 16 imprese, che operano su 46 impianti, producendo 3.360 tonnellate l´anno, con un ricavato di quasi due milioni di euro. La piscicoltura, sempre nelle acque del demanio marittimo, è volta alla produzione di avannotti e all´allevamento di branzini; e su una superficie di 7 ettari opera un solo impianto, che produce 240 tonnellate l´anno, per un valore di un milione e 660 mila euro. Sulle acque del demanio regionale sono invece praticate la molluschicoltura e la vallicoltura: la molluschicoltura, su 790 ettari, a opera di tre imprese, che producono complessivamente 1.638 tonnellate, per un valore di oltre 7 milioni di euro; la vallicoltura, dedicata all´allevamento di branzini e orate, si sviluppa su 1.600 ettari, dei quali soltanto 780 destinati alla produzione, in 14 impianti di proprietà di 14 imprese, con una produzione complessiva di 156 tonnellate e un valore di un milione e 560 mila euro. Si tratta dunque di settori che evidenziano la frammentazione delle attività segnalata dall´assessore Panontin. Di diversa portata i dati inerenti le acque interne regionali, dove operano 71 impianti di produzione, quattro di trasformazione, sono attive 44 imprese con una produzione complessiva di 13 mila 764 tonnellate e un valore di 35 milioni di euro. Infine, nel settore della pesca marittima operano 299 imprese, con 387 pescherecci, una produzione di 4.040 tonnellate e un valore di 20 milioni e 420 mila euro. Al convegno, dopo il saluto del sindaco, Devis Formentin, e l´intervento di Daniele Vinci, comandante dell´Ufficio circondariale marittimo di San Giorgio di Nogaro, sono intervenuti tra gli altri i consiglieri regionali, Alessio Gratton, e Pietro Paviotti.  
   
   
ASSESSORE SARDEGNA, L´UE NON BOCCIA IL PSR E NON PERDEREMO I FINANZIAMENTI  
 
Cagliari - "La Sardegna non rischia affatto di perdere i finanziamenti da 1 miliardo e 308 milioni di euro del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020, dopo le osservazioni inviate da Bruxelles sulla bozza da noi proposta lo scorso luglio. Chi lo dice, o non conosce affatto le dinamiche di confronto che caratterizzano la stesura del programma con l´Unione europea, o vuole più semplicemente alimentare una polemica strumentale e fondata sul nulla". Lo ha detto l´assessore dell´Agricoltura e Riforma agropastorale, Elisabetta Falchi, che ha aggiunto: "Il programma non viene mai approvato nella prima bozza, sono necessarie invece numerose interlocuzioni e modifiche che quest´anno hanno visto la Sardegna andare meglio della media nazionale delle altre regioni. Alcune di queste hanno avuto dall’Europa oltre cento osservazioni in più di noi". Le strutture di via Pessagno lavorano da mesi per stilare le correzioni che saranno presentate in un documento definitivo il prossimo 19 marzo. Ben prima di altre regioni italiane. "Le integrazioni al Psr sono di due tipologie - ha spiegato la titolare dell´Agricoltura - le prime riguardano le osservazioni dell´Ue, mentre le altre si inseriscono in corsa su interventi che a luglio 2014 ancora non esistevano e che proponiamo di nostro. Un esempio per tutti può essere quello che riguarda la legge regionale sull’eradicazione della Peste suina africana: questa estate era ancora in elaborazione e oggi dobbiamo apportare le opportune modifiche nel nuovo Psr". Sulla stesura del programma e sul fatto che si sia detto erroneamente che la Regione ha tagliato risorse importanti su alcune voci centrali, il direttore generale dell´assessorato dell’Agricoltura, Sebastiano Piredda, ha precisato: "La struttura del Psr prevede dei minimali di finanziamento non modificabili in alcun modo. Ciò avviene per gli investimenti destinati alle aree rurali, che non possono essere inferiori al 5% del totale delle risorse, così come non si può scendere sotto il 30% per l’agroambientale". Nessuna bocciatura dell´Ue quindi, ma un cammino che dagli uffici dell’assessorato continua ad andare avanti passando per i soggetti del partenariato, i Gruppi di azione locale (Gal), e le varie Commissioni competenti in Consiglio regionale.  
   
   
AOSTA, EXPO 2015: LA VALLE D’AOSTA SI AVVICINA AL GIAPPONE PER L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO  
 
 Nella mattinata di, lunedì 16 febbraio, il Presidente della Regione Augusto Rollandin e i due amministratori di Expovda, i consiglieri regionali Leonardo La Torre e Roberto Cognetta, hanno incontrato a Palazzo regionale Atsushi Kamijo, rappresentante del Governo giapponese di Yamanashi e rettore dell’Università Gakuin. Un incontro funzionale ad una collaborazione tra le due realtà regionale, che si svilupperà attraverso una presenza della Valle d’Aosta all’interno del padiglione Giapponese all’Expo di Milano, ma che si è già concretizzato con la presenza, in questi giorni, in alcune località turistiche della regione, di operatrici di albergo giapponesi che stanno svolgendo degli stage presso strutture ricettive valdostane. «L’incontro di oggi - spiega Leonardo La Torre – è stato il preludio di un rapporto che riteniamo possa essere strutturalmente di rilievo per la nostra regione, sia nella prospettiva della presenza della Valle d’Aosta all’Expo, sia per quanto è della possibilità di uno scambio tra Università della Valle d’Aosta e Yamanashi Gakuin University. Nel corso della riunione si sono quindi gettate le basi per una collaborazione che crediamo importante, visto il ruolo di Atsushi Kamijo e, soprattutto, visti i numerosi punti di contatto che possono esserci tra le due realtà regionali». «Una sinergia quella tra la Valle d’Aosta e la Regione di Chubu che può generare scambi reciproci– aggiunge Roberto Cognetta –. La nostra presenza nel loro padiglione a Milano proseguirà infatti con la loro partecipazione alla permanente che Expovda organizzerà nel corso dell’esposizione milanese in Valle d’Aosta per fare conoscere, in maniera più diretta, la regione ai visitatori di Expo». Dal canto suo, in merito all’incontro di oggi, il Presidente Rollandin aggiunge: «Come Governo stiamo seguendo da vicino il lavoro che la società Expovda sta portando avanti per cercare di ritagliare quel giusto ruolo e spazio alla nostra regione nell’ambito di una fiera all’interno della quale ci sarà tutto il mondo ad operare. E crediamo che, anche attraverso questi contatti, mirati e specifici, anche la Valle d’Aosta saprà esprimere le proprie potenzialità».  
   
   
AGROALIMENTARE: FVG, TUTELARE MARCHI E PROMOZIONE SISTEMA  
 
Sacile - "La salvaguardia dei marchi e delle produzioni peculiari del territorio, e una promozione di sistema, non frazionata e assegnata alle singole Regioni". Questa, per il vicepresidente e assessore regionale alle Risorse rurali, Sergio Bolzonello, la ricetta per il rilancio, la valorizzazione e il consolidamento del settore agroalimentare italiano, che rappresenta una voce importante dell´economia nazionale, e potrà affrontare ancora con successo i mercati internazionali grazie alla qualità e alla tipicità delle produzioni. Ricetta, che è stata "suggerita" da Bolzonello a una rappresentanza delle forze parlamentari in visita in questi giorni nel Nord Est, e che nella serata di ieri era riunita a Sacile, nel salone di Palazzo Zancanaro. La delegazione fa parte dell´iniziativa "Viaggio nell´Italia che riparte-Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà". Il gruppo riunisce circa 250 tra senatori e deputati appartenenti a tutte le forze politiche, impegnato a raccogliere le esperienze maturate nelle realtà italiane dove, in particolare grazie all´innovazione, si è saputo reagire alla crisi. Bolzonello, nell´occasione, si è potuto soffermare sui temi centrali dello sviluppo del settore primario nella nostra Regione. Per Bolzonello, tra le priorità che il nostro Paese deve perseguire, sostenendole anche a livello normativo, per ridare concretezza e forza alle proprie potenzialità economico- produttive nel settore agroalimentare, vi sono: la necessità di tutelare i marchi, le peculiarità e le realtà produttive di eccellenza, che rappresentano un biglietto da visita di pregio delle nostre realtà e delle carature del territorio, nonchè l´esigenza di promuovere il comparto prospettando, congiuntamente, le ricchezze dell´intero sistema Paese. Inoltre, sono troppe, come ha ricordato il vicepresidente, le aziende, e i gruppi di altri Paesi, che si impadroniscono dei nostri marchi, e nel contempo spesso anche delle peculiarità e dell´identità della nostra agricoltura e dell´agroalimentare. Aspetti, questi ultimi, che rappresentano invece ricchezze per la nostra comunità, e costituiscono parte del patrimonio dell´agroalimentare italiano: spesso sono la sintesi di decenni di valorizzazione della civiltà contadina e del suo ruolo in seno alle comunità locali. L´incontro era stato introdotto dal presidente dell´Intergruppo, Isidoro Gottardo, e ha permesso al mondo rurale del Friuli Venezia Giulia di presentare le proprie esperienze attraverso le eccellenze che compongono il caleidoscopio agroalimentare regionale. Sono state infatti presentate alla delegazione di parlamentari le potenzialità innovative che il distretto agroalimentare di San Daniele del Friuli ha saputo valorizzare attraverso il sostegno a progetti innovativi, alcuni dei quali hanno già trovato applicazione nel settore economico produttivo, mentre i rappresentanti del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, del Consorzio Doc del Prosecco e dell´Associazione produttori di barbatelle hanno illustrato i motivi della crescita delle rispettive realtà, sottoponendo alla delegazione alcune criticità sotto l´aspetto normativo.  
   
   
GAM, CANDIDATURE PER SUBENTRO TEMPORANEO. FRATTURA: ABBIAMO DUE OFFERTE  
 
Campobasso - Sono due le candidature presentate per il subentro temporaneo nella filiera avicola molisana. Alla chiusura dei termini previsti nell´avviso della Regione Molise, pubblicato lo scorso 5 febbraio, sono pervenute la manifestazione di interesse di Aria Food spa che "conferma l´interesse in ordine a quanto contenuto nella delibera di giunta regionale 56/2015" e quella di Avimolise scarl con relativa offerta "per la gestione, a titolo di affitto, dei centri di allevamento di proprietà Gam e per la gestione, a titolo di subcomodato, dell´incubatoio". "Pronti adesso a valutare le offerte ricevute per la loro rispondenza alle richieste fissate nel nostro avviso con l´intento finale di rilanciare l´intera filiera avicola", dichiara il governatore Paolo di Laura Frattura.  
   
   
PECORINO ROMANO: SARDEGNA PRONTA AD AVVIARE PERCORSO PER REGOLAMENTARE PRODUZIONI  
 
Santa Giusta - Si è tenuto, nella sede di Argea a Santa Giusta (Oristano) il secondo incontro sulla filiera del latte ovino promosso e coordinato dall’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Al faccia a faccia hanno partecipato i maggiori attori del comparto: industriali, mondo della cooperazione, associazioni di categoria e consorzi di tutela dei formaggi dop (pecorino romano, sardo e fiore sardo). Tanti i temi sul tavolo: andamento del prezzo del latte, raccolta dei dati di produzione dei formaggi, costituzione della filiera, credito, Expo2015 e internazionalizzazione. "La novità di oggi è che la Regione Sardegna è pronta, grazie al lavoro fatto dal Consorzio di tutela del pecorino romano rappresentato da Renato Illotto, ad avviare formalmente il percorso per la regolazione dell’offerta produttiva prevista dal regolamento comunitario Ce 261/2012". Lo ha detto l’assessore Falchi che ha aggiunto: "Si tratta di un passaggio importante per la programmazione del comparto produttivo lattiero caseario". Un obiettivo importante quindi che potrebbe stabilizzare il prezzo del formaggio, compatibilmente con gli andamenti del mercato. "Contestualmente sarà affrontato, dopo aver raccolto ed esaminato tutti i dati, il tema della destinazione delle eccedenze del latte che non vengono utilizzate per il romano. I lavori proseguiranno in tavoli specifici nei quali si affronteranno le singole tematiche emerse nel confronto di oggi. Partiremo subito dalla modifica dei disciplinari di produzione, che devono puntare sempre più a valorizzare la qualità”. Così ha concluso l’esponente della Giunta Pigliaru.  
   
   
AGRICOLTURA: FVG A TAVOLO CONFRONTO MINISTERO SU FILIERA LATTE  
 
Trieste - Il vicepresidente della Regione e assessore alle Risorse agricole Sergio Bolzonello ha partecipato ieri a Roma, assieme agli assessori di altre cinque Regioni e ai rappresentanti nazionali della filiera lattiero-casearia, al Tavolo di confronto con il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina per individuare gli interventi di sostegno e valorizzazione del comparto lattiero-caseario che sta attraversando un difficile momento economico. A partire dal prossimo mese di aprile, a livello europeo, verrà a cessare il regime delle quote latte, ha osservato Bolzonello, e per contrastare le ripercussioni economiche negative che questa abolizione potrebbe avere per i produttori di latte a livello nazionale e regionale (già oggi in difficoltà per il basso prezzo del latte sul mercato) assieme al ministro Martina è stato individuato un insieme di iniziative per contrastare questo stato di cose. E´ stato pertanto deciso di favorire gli accordi interprofessionali tra i componenti della filiera volti a definire regole condivise per i pagamenti dei prodotti e la fissazione del prezzo del latte alle stalle, stabilendo la durata dei contratti e il rispetto di principi fondati su un rapporto equilibrato tra andamento dei prezzi e costi di produzione. I In tempi rapidi verranno quindi emanati dei provvedimenti speciali per la gestione e il sostegno economico delle organizzazioni dei produttori di latte e in questo contesto le Regioni faranno la loro parte anche attraverso i bandi del Piano di Sviluppo rurale 2014/2020. Verrà quindi istituito uno apposito fondo per incentivare allevatori e trasformatori al miglioramento della qualità del latte, fondo che opererà attraverso l´abbattimento di interessi sui mutui contratti o a garanzia di eventuali finanziamenti bancari. Altre misure che verranno adottate riguardano l´individuazione e la segnalazione alle autorità competenti (Autorità per la concorrenza) delle eventuali pratiche commerciali sleali e l´etichettatura volontaria del prodotto da cui risulti l´origine del latte fresco con indicazione della zona di mungitura o di provenienza, con particolare evidenza per il latte prodotto in montagna; verrà inoltre attivata una campagna informativa di educazione alimentare rivolta innanzitutto al mondo della scuola, per incentivare i consumi del latte fresco e dei prodotti lattiero caseari. Infine, ma sicuramente non ultimo come importanza, è stata decisa l´attivazione di specifici fondi mutualistici pubblico-privati per il sostegno del reddito dei produttori di latte nei casi di particolari crisi dei mercati. "Si tratta di misure concrete - ha sottolineato Bolzonello - che verranno attivate secondo uno scadenziario già definito e che verranno affiancate dalla nostra Regione con le tradizionali forme di intervento, indirizzandole ancor di più al sostegno di un comparto sul quale puntiamo anche per il rilancio della nostra economia".  
   
   
EMILIA ROMAGNA: POMODORO DA INDUSTRIA 2015, FIRMATO IL CONTRATTO QUADRO PER LA CAMPAGNA 2015.  
 
“L’accordo raggiunto ieri a Parma consente una corretta programmazione delle superfici coltivate a pomodoro, vera e propria eccellenza emiliana e permette a tutta la filiera di guardare con ottimismo al futuro. Mi congratulo con le parti.” Questo il commento dell’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli alla firma del Contratto Quadro del pomodoro da industria per la campagna 2015, tra le Organizzazioni dei Produttori del nord Italia e le rappresentanze delle imprese di trasformazione. “Accordi come questo – ha sottolineato Caselli - servono a dare certezze sia agli agricoltori che all’industria di trasformazione e a creare le condizioni per poter competere su mercati caratterizzati da concorrenti come la Spagna, il Portogallo e la California, che hanno costi di produzione e trasformazione molto inferiori. Competitività per noi significa dunque qualità del prodotto sia iniziale, grazie ai disciplinari di produzione integrata, che finale, grazie all’eccellenza della nostra industria di trasformazione. E’ la strada da seguire anche per altri comparti” Cosa prevede l’Accordo La produzione concordata è compresa tra le 2.450.000 e 2.650.000 tonnellate, mentre per quanto riguarda il livello di remunerazione del pomodoro, questo è confermato rispetto all’anno scorso, in funzione della qualità stabilita nel capitolato del contratto.Tra i punti qualificanti del contratto quadro anche l’obbligo di rispettare i disciplinari di produzione integrata a garanzia della qualità del prodotto finale. Importanti innovazioni riguardano l’introduzione di una penalità per la parte produttiva in caso di superamento dell’obiettivo stabilito e una premialità compensativa corrispondente, in caso di non raggiungimento della soglia minima prevista. Va sottolineata l’introduzione di questo principio di penalizzazione/premialità utile per evitare gli eccessi produttivi o la mancanza di produzione, con lo scopo di mantenere in equilibrio la filiera produttiva. L’intesa esprime stabilità anche relativamente al capitolato qualitativo, confermandolo in toto a parte l’abbassamento dal 40% al 30% della riduzione di prezzo per i difetti minori. Per poter programmare la produzione al meglio si è infine stabilito che i singoli contratti dovranno essere depositati all’Oi – l’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia che svolge un’attività importante di garante e di sostegno nella filiera - entro tre settimane, con una media produttiva contrattata per singola Op compresa fra 69 e 71 tonnellate per ettaro.  
   
   
COLDIRETTI BASILICATA: IMPEGNO ANTITRUST PER FILIERA LATTIERO-CASEARIA  
 
 La mobilitazione della Coldiretti Un giorno da allevatore, svoltasi la settimana scorsa in molte piazze italiane, ha portato già i primi risultati. La riunione sul latte tenutasi al Ministero con i rappresentanti del mondo agricolo ed industriale della filiera lattiero-casearia italiana e delle regioni interessate ha spinto il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ad assumere l’importante impegno a prendere contatti istituzionali con l’Autorità garante per il mercato e la concorrenza, in modo che le pratiche commerciali scorrette possano essere immediatamente segnalate. “Bisogna eliminare le pratiche commerciali sleali ed assicurare un giusto margine al latte alla stalla, tenendo in debito conto i costi di produzione” ha affermato il Presidente Regionale della Coldiretti di Basilicata nonché membro di Giunta nazionale dell’Organizzazione Piergiorgio Quarto. “Bisogna agire con energia, visto che le relazioni economiche tra gli operatori della filiera alterate da squilibri nelle posizioni di forza commerciale. Una soluzione è appunto il nuovo modello di contratto che sarà già attuabile da aprile/maggio e nel quale il periodo contrattualizzato sarà non più di pochi mesi ma pluriennale, e alla base del prezzo riconosciuto si farà riferimento ai costi sostenuti dalle aziende. E, conclude Quarto “Positivo è anche l’impegno all’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di provenienza per il latte tal quale e per il latte usato quale ingrediente di prodotti lattiero-caseari, anche sotto la spinta della consultazione pubblica on line promossa dal Ministero delle Politiche Agricole. Anche il programma di educazione alimentare Latte nelle scuole, che prevede la distribuzione gratuita di prodotti lattiero-caseari nelle scuole primarie Italiane, sia pubbliche che private, a partire dall’anno 2016, risponde alle nostre sollecitazioni per rilanciare i consumi”.  
   
   
MARCIUME E SCOPAZZI, LA LOTTA CONTRO LE MALATTIE DEL MELO CONTINUA  
 
La giornata tecnica “La frutticoltura delle Valli del Noce”, organizzata oggi a Cles dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, ha registrato un boom di partecipanti con oltre 600 frutticoltori, tra quelli ospitati all’auditorium del polo scolastico e un centinaio in diretta streaming davanti al proprio pc. I tecnici di San Michele, in occasione della 18esima edizione, hanno affrontato tematiche di grande attualità come il recente fenomeno dei marciumi interni alle mele, in aumento nel 2014, e l’introduzione di una nuova molecola nelle strategie di diradamento chimico. È stato inoltre approfondito l’argomento dei costi di produzione: in annate con prezzi di realizzo in calo, alcuni accorgimenti possono fare la differenza nel bilancio dell’azienda agricola. Infine è stato presentato un aggiornamento sulla presenza degli scopazzi nelle Valli del Noce, evidenziando l’importanza dell’estirpo per ridurre l’inoculo. Dopo il saluto del direttore generale della Fondazione Mach Mauro Fezzi, la giornata tecnica si è aperta con l’approfondimento sui costi di produzione della frutticoltura collinare da parte dei tecnici del Centro di Trasferimento Tecnologico Flavio Pinamonti, Giorgio De Ros, Piergiorgio Ianes, Luigi Tolotti, Mario Springhetti. Il punto di partenza è che in Val di Non l’agricoltura è più “cara” rispetto alla pianura, soprattutto a causa della frammentazione fondiaria. La superficie melicola delle valli del Noce è di circa 7 mila ettari: di questi circa 6.700 sono coltivati da 3.859 soci Melinda. La superficie media aziendale è quindi inferiore ai 2 ettari, mediamente suddivisi in 7-8 appezzamenti. In questo quadro l’accorpamento dei terreni, attraverso il riordino fondiario o la permuta, abbatterebbe i costi in modo significativo, riducendo le tare improduttive, i tempi morti e dando maggiori possibilità di sistemazioni adeguate su terreni in pendenza. Calcolatrice alla mano, tenendo conto anche dell’orografia dei terreni, i tecnici di San Michele hanno stimato che per un’azienda di circa 4 ettari i costi totali di produzione ammontano a 25.000 euro per ettaro, tra manodopera extra aziendale, mezzi tecnici, assicurazione grandine, irrigazione e carburanti; a questi vanno aggiunte le spese per ammortamenti, collaboratori famigliari e amministrazione. Tra le voci che incidono di più nelle valli del Noce c’è la meccanizzazione agricola: in media assorbe il 20% sul totale dei costi. In quest’ottica risultano molto positive alcune iniziative dei Consorzi frutticoli, come l’acquisto collettivo delle macchine di uso minore (aratri, erpici, rastrellarami, lame) e le possibilità offerte dal maschinenring (Coldiretti service). I tecnici della Fondazione Mach Massimo Prantil, Alberto Dorigoni, Fabrizio Dolzani, Ferruccio Pellegrini, Lodovico Delaiti si sono poi concentrati sulle nuove opportunità derivanti dal diradamento del melo come strategia per ottenere raccolti regolari e di qualità. Il 2014 è stata un’annata problematica soprattutto nella fase dell’allegagione e l’attività dei diradanti è stata insufficiente, tanto che gli agricoltori hanno dovuto sopperire manualmente con 200-300 ore di lavoro per ettaro. La novità di quest’anno è che si potrà operare con la nuova molecola Metamitron (Brevis), consigliata su Fuji e Gala, varietà piuttosto difficili da diradare, e sulla Golden, nelle situazioni dove i diradanti a disposizione non riescono ad agire sufficientemente. Gli esperti del Centro di Trasferimento Tecnologico si sono poi concentrati sulle principali patologie del melo. Nel 2014 gli agricoltori hanno dovuto affrontare il problema del marciume. Nella loro relazione Matteo de Concini, Livio Fadanelli, Andrea Branz e Valeria Gualandri hanno evidenziato come il meteo dell’anno scorso abbia favorito la proliferazione di alcuni funghi responsabili del cosiddetto marciume del cuore delle mele, funghi che penetrano nelle prime fasi di sviluppo del frutto e poi si espandono. Per identificare i patogeni responsabili la Fondazione Mach ha condotto un campionamento in diversi frutteti della val di Non; sulle varietà R. Canada e Fuji sono stati isolati ed identificati funghi appartenenti al genere Fusarium e Botriosphaeria. Le strategie di contenimento per questi patogeni sono ancora in fase di sperimentazione. Alcuni fungicidi, utilizzati per il controllo della ticchiolatura, possono servire anche a contenere parzialmente l’attacco di questi marciumi. Nei prossimi mesi saranno condotte in Val di Non prove sperimentali specifiche con lo scopo di valutare l’efficacia di diversi prodotti fitosanitari nei confronti dei patogeni, e trovare la strategia più sostenibile per contenere il fenomeno. Notizie rassicuranti arrivano per quanto riguarda gli scopazzi. Gianluca Giuliani, Maurizio Chini e Stefano Bott hanno riportato che in val di Non il numero di piante colpite attualmente è stabile. Per poter debellare definitivamente la malattia, però, i frutticoltori devono fare attenzione all’estirpazione dei meli colpiti. Infatti è stato possibile notare come negli appezzamenti in cui le piante infette sono sempre state eliminate accuratamente la percentuale di nuove piante colpite è vicina allo zero, mentre dove questa pratica è stata trascurata l’incidenza della malattia è incrementata notevolmente ogni anno. Analizzando nel dettaglio i dati del monitoraggio si realizza come ci sia una presenza leggermente superiore in Alta Val di Non (0,38%), mentre le percentuali diminuiscono gradualmente scendendo verso la Bassa Val di Non. In chiusura il direttore di Apot (Associazione produttori ortofrutticoli trentini), Alessandro Dalpiaz, ha fatto un resoconto dei controlli eseguiti nei campi lo scorso autunno. Dopo il monitoraggio sono state inviate delle segnalazioni ai proprietari di piante colpite da scopazzi con l’obbligo di estirpo, pena sanzione. Il direttore ha aggiunto con soddisfazione che tutte le indicazioni sono state rispettate e nei prossimi mesi si procederà con un’ulteriore verifica nelle campagne.  
   
   
PSR BASILICATA: CINQUE MILIONI PER GLI ACQUEDOTTI RURALI  
 
Beneficiari del bando, che rientra nella Misura 125, sono i Comuni, le loro associazioni e i Consorzi di bonifica Cinque milioni di euro per gli acquedotti rurali. E’ quanto stanziato dalla giunta regionale che, nell’ultima seduta, ha approvato il bando di misura 125 del Psr Basilicata 2007-2013 - Azione 1 B “Infrastrutture connesse allo sviluppo e all’adeguamento dell’agricoltura e della silvicoltura -Gennaio 2015- Rete acquedottistica rurale”. Lo comunica l’assessore alle Politiche agricole e forestali, Michele Ottati, il quale specifica che il provvedimento ha quali beneficiari i Comuni, le loro associazioni e i Consorzi di bonifica che potranno realizzare acquedotti rurali a servizio di aziende agro-forestali oltreché interventi finalizzati al miglioramento della qualità delle acque sotto l’aspetto igienico sanitario. Le tipologie di investimenti e delle spese ammissibili riguarda i lavori sulle reti idriche, le opere di protezione e messa in sicurezza in caso di fenomeni di dissesto idrogeologico e la cartellonistica, oltreché i piani di sicurezza e le relazioni specialistiche connesse al progetto e le indagini geognostiche. I potenziali beneficiari potranno presentare una sola istanza per un valore massimo di 350mila euro. L’aiuto concesso sarà erogato come contributo in conto capitale con un’intensità di aiuto pari al 100% del costo ammissibile. “Lo schema del bando – ha fatto presente l’assessore Ottati - è il frutto del fecondo lavoro portato avanti dall’Ufficio sostegno alle imprese agricole e infrastrutture rurali di concerto con Acquedotto lucano e dalla Conferenza interistituzionale idrica finalizzata a rendere gli investimenti funzionali per il territorio e da inserire nel sistema idrico integrato. E’ importante – ha continuato l’esponente della Giunta lucana - che i Comuni realizzino interventi che abbiano una funzionalità elevata e che portino benefici a un elevato numero di aziende agricole. Ma è anche basilare che abbiano un minimo di impatto ambientale nel rispetto delle vigenti normative. Se si prevede che la risorsa idrica sia fornita da reti esistenti gestite da Acquedotto lucano dovrà essere acquisita un’attestazione riferita alla disponibilità di risorsa idrica o il progetto dovrà contenere uno studio dettagliato nel quale è descritta qualità e quantità di acqua che la sorgente può fornire”. Si specifica che la condizione necessaria per la presentazione della domanda di aiuto è la costituzione o l’aggiornamento del fascicolo unico aziendale secondo le procedure del portale Sian. Le domande potranno essere compilate nel portale, dopo la pubblicazione sul Bur della Regione Basilicata prevista per il prossimo 16 febbraio. Infine dovranno essere inviate all’Ufficio sostegno alle imprese agricole, infrastrutture rurali e allo sviluppo della proprietà- responsabile di Misura 125 – Via V. Verrastro, 10 – 85100 Potenza.  
   
   
AOSTA, GRANDE INTERESSE PER LE DUE SERATE DEDICATE AI PROBLEMI DELL’APICOLTURA  
 
Hanno riscosso interesse e partecipazione – con la presenza di circa 230 apicoltori valdostani, quasi il cinquanta per cento della totalità presente sul territorio – i due incontri incentrati sull’apicoltura svoltisi a Verrès e Saint-pierre il 10 e l’11 febbraio scorso. Nel corso delle due serate, a cura dell’Assessorato dell’agricoltura e risorse naturali e dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta con la collaborazione del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università degli Studi di Torino, sono state affrontate diverse tematiche legate all’apicoltura, quali le nuove disposizioni per l’Anagrafe Apistica Nazionale, la presenza di Nosema ceranae negli alveari valdostani (fungo unicellulare che colpisce l’epitelio intestinale delle api) e il possibile arrivo dei parassiti esotici Aethina Tumida e Vespa velutina. Per la loro pericolosità in caso di attacco, proprio questi ultimi sono stati maggiormente al centro dell’attenzione degli incontri, organizzati soprattutto per sensibilizzare gli apicoltori sui gravi rischi rappresentati dall’acquisto incauto di api e materiali provenienti da zone ad alto rischio o già infestate. Nell’illustrare l’attuale sistema di monitoraggio della Vespa velutina sul territorio valdostano, i tecnici dell’Assessorato hanno, infine, spiegato agli apicoltori come predisporre autonomamente le trappole nei pressi degli apiari, per rilevare precocemente l’eventuale presenza del nuovo parassita.  
   
   
PESCA IN ABRUZZO: PUBBLICATO BANDO PER INVESTIMENTI SU PESCHERECCI  
 
Pescara - È stato pubblicato sul portale della Regione Abruzzo all´indirizzo www.Regione.abruzzo.it/pesca  il bando pubblico per l´assegnazione di risorse cofinanziate dal Fondo europeo per la Pesca, destinate ad interventi in materia di Pesca marittima e acquacoltura, nell´ambito del Po - Fep 2007/2013 per la Misura "Investimenti a bordo dei pescherecci e selettività". Le istanze dovranno essere presentate entro il termine del 10 aprile 2015, mentre i progetti dovranno essere ultimati entro il 31 luglio 2015. Le spese di realizzazione degli interventi sono considerate ammissibili purchè sostenute in data non anteriore al 20 dicembre 2007. "Si tratta di risorse importanti - ha commentato l´assessore alla Pesca Dino Pepe - per un ammontare finanziario di 270 mila euro. Riteniamo che questo bando rappresenti una risposta concreta ai bisogni di un settore importante dell´economia abruzzese".  
   
   
AGROALIMENTARE: FVG A EXPO´ 2015  
 
 L´inaugurazione della rassegna "Cucinare", dedicata al mondo dell´enogastronomia e ai professionisti dell´ospitalità, il 14 febbraio alla Fiera di Pordenone, ha dato modo alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, e al vicepresidente, Sergio Bolzonello, di anticipare gli obiettivi che l´Amministrazione del Friuli Venezia Giulia si è data per la promozione del territorio attraverso le eccellenze dell´agroalimentare, in particolare in occasione di Expò 2015. "La Regione sta preparando un protocollo d´intesa tra le realtà eccellenti dell´agroalimentare, per presentare un percorso di filiera e di sistema in occasione dell´Expo", ha infatti annunciato la presidente. Serracchiani si e´ quindi soffermata assieme al vicepresidente Bolzonello tra gli stand con i numerosi espositori, proprio per ribadire l´importanza che la Regione assegna alla filiera agroalimentare e in particolare alle eccellenze Fvg del comparto, che rappresentano il biglietto da visita dell´accoglienza del nostro territorio. Sarà proprio il territorio, ha anticipato ancora la presidente, a rappresentare l´attrazione di contorno per alcuni eventi che la Regione sta predisponendo, che sono stati definiti "extra Expò 2015": eventi, che si porranno l´obiettivo di catturare l´attenzione dei visitatori dell´Esposizione di Milano, per portarli così a toccare e conoscere le carature del territorio regionale. "La rassegna ´Cucinare´ - ha spiegato il vicepresidente Bolzonello - rappresenta l´inizio di un percorso che condurrà l´agroalimentare e l´intera offerta del Friuli Venezia Giulia verso l´Expò 2015, dove saremo presenti anche con l´Agenzia per lo Sviluppo rurale (Ersa)". La atessa Ersa è presente anche a "Cucinare", dove, fino a martedì 17 febbraio, proporrà al pubblico e ai gourmet eventi degustativi, e sta promuovendo, nel contempo, il percorso verso la qualità dei prodotti dell´agroalimentare certificati dal marchio Aqua. La nostra regione è una terra complessa, ha quindi osservato la presidente, e con le sue numerose sfaccettature è capace, come ha dimostrato questo evento, di mettersi in rete e presentarsi compatta e al suo meglio. "Una Regione - ha concluso Serracchiani - che attrae e sa convincere". "All´expò 2015 - ha aggiunto Bolzonello - il Friuli Venezia Giulia sarà presente, assieme all´Ersa, nella settimana dal 6 al 12 luglio, con cento aziende tra le eccellenze del vigneto regionale". Soffermandosi sulle potenzialità dell´agroalimentare, Bolzonello ha quindi colto l´occasione per ringraziare il sistema delle cooperative, che sta introducendo nelle reti commerciali il marchio di qualità Aqua, ideato dalla Regione Friuli Venezia Giulia. "L´utilizzo del marchio Aqua sui prodotti certificati e di qualità sarà uno strumento importante per promuovere e - ha concluso - valorizzare le produzioni agroalimentari di pregio del nostro territorio".  
   
   
PITTELLA: LA REGIONE BASILICATA SOSTIENE I PRODUTTORI AGRICOLI  
 
Per conoscere da vicino i problemi del mondo agricolo che attengono ai produttori lucani il presidente della Regione, Marcello Pittella ha fatto visita, alla ´Op Ancona´ di Policoro, "un´azienda - come ha tenuto a sottolineare il governatore lucano - tra le più eccelse del Metapontino che consta di oltre 500 ettari di terreno e che può contare su un´occupazione che va dalle 150 alle 300 unità lavorative annue". Pittella si é detto "colpito dalla innovazione messa in atto nell´azienda che riesce a esportare oltre il 70 per cento dei suoi prodotti all´estero in particolare in Germania. É un esempio di come si può resistere ai colpi della crisi ed alla pressione della grande distribuzione". "Qui si parla di un´economia reale - ha evidenziato - quella dei calli sulle mani che parte dal nulla e diventa una realtà a livello internazionale. Parliamo anche di criticità che un settore virtuoso come questo soprattutto nel Metapontino e a Policoro mette in luce i costi di produzione e i costi di sostenimento alla produzione e quindi l´energia in primis. Abbiamo parlato di come in un raccordo istituzionale con la Regione in primis, ma anche con le strutture di ricerca, si possa creare una condizione più virtuosa che possa consentire a queste aziende che tanto fanno in termini di economia, di Pil (Prodotto interno lordo) e di occupazione di far sempre meglio, per essere competitive proprio per la qualità del proprio prodotto. Il nostro impegno - ha aggiunto - é di affiancare i produttori nell´ascolto e anche nella erogazione di consigli e suggerimenti, nonché di metterli a conoscenza dei tanti programmi che noi stiamo mettendo in campo a partire dall´efficientamento energetico. Nello stesso tempo - ha concluso - bisogna provare a fare con Agrobios -Alsia o Enea un link virtuoso di accompagnamento nella ricerca per queste realtà".  
   
   
TRENTO, PESTICIDI IN AGRICOLTURA: GRANDE IMPEGNO  
 
 Per La Loro Riduzione “La strada del miglioramento è sempre aperta ma stiamo lavorando per una progressiva riduzione dell’impatto ambientale dei trattamenti, anche grazie all’evoluzione tecnologica in atto”: sul tema della quantità di pesticidi utilizzati in agricoltura in Trentino, al centro di un servizio andato in onda su Rai 3 nella trasmissione “Presa diretta”, notizia ripresa anche dalla stampa locale, l’assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola chiarisce i termini dell’attuale impegno della Provincia autonoma di Trento. “Innanzi tutto – precisa l’assessore Dallapiccola – la Provincia autonoma di Trento ascolta con grande attenzione e rispetto le preoccupazioni espresse dai cittadini. Con altrettanta attenzione segue un tema che è noto da tempo e su cui vi è il massimo impegno, condiviso con il mondo della ricerca e quello agricolo, in termini di progressiva riduzione dell’impatto ambientale dei trattamenti, anche grazie all’evoluzione tecnologica in atto”. In questi anni la Provincia ha spinto molto per una costante riduzione dei fitofarmaci. “Vi è da dire – aggiunge l’assessore Dallapiccola – che dal punto di vista della tecnologia c’è un abisso tra la situazione attuale e quella a cui i dati riportati nel servizio si riferivano. Oggi infatti il 70% dei prodotti utilizzati in agricoltura è ricompreso nei disciplinari bio”. Altro tema su cui si sta lavorando, attraverso iniziative che riguardano i rinnovi tecnologici, è quello delle “derive degli atomizzatori”. “Oltre ad aver investito in questo settore – aggiunge l’assessore Dallapiccola - una parte significativa delle risorse previste dal Programma di Sviluppo Rurale sia lo scorso anno che quest’anno, sosterrà il rinnovo del parco macchine attraverso la cosiddetta misura “121 Health Check”, con oltre un milione di euro, per dotare i nostri agricoltori di attrezzatura che limiti al massimo possibile le derive di nuvola fitosanitaria”. L’assessore Dallapiccola puntualizza anche in merito a come sono state calcolate le cifre oggetto del servizio giornalistico. “Il vizio di fondo – dice Dallapiccola - sta nel fatto che vengono presi come riferimento dei dati relativi al rapporto tra superficie coltivata e chilogrammi di prodotto acquistato. Il risultato a nostro avviso non è preciso perché in altre regioni sono particolarmente presenti coltivazioni estensive, quali ad esempio quelle cerealicole e delle barbabietole, che abbisognano come noto di quantitativi residuali di prodotto fitosanitario. Il confronto dovrebbe essere fatto quindi esclusivamente sulla frutticultura arboricola. Se si facesse il confronto in questo modo, vedremmo che i dati relativi al Trentino sono assolutamente in linea con quelli italiani sotto il profilo quantitativo, e addirittura migliori sotto il profilo della qualità dei prodotti utilizzati”. Ad avvalorare questa analisi l’assessore Dallapiccola cita il Piano di tutela delle acque, presentato proprio ieri dopo essere stato approvato dalla Giunta provinciale, che dice che il 18% dei corpi idrici fluviali trentini presenta uno stato ecologico elevato, il 70% buono, mentre solo l´8% è sufficiente e il 4% scarso. “Il Piano ci dice – sottolinea l’assessore Dallapiccola - che la gran parte delle acque trentine, l’88%, è in buone condizioni. Questo stato di cose deriva anche dall’applicazione di un piano provinciale di lotta integrata che è stato validato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali”. Infine una considerazione che, entrando nel dettaglio, evidenzia quale sia il tipo approccio adottato in Trentino. “Per quanto riguarda il Clorpirifos, farmaco utilizzato per la riduzione dell’insetto vettore del fitoplasma degli scopazzi, - conclude Dallapiccola – non ci limitiamo al suo utilizzo nel contrasto al parassita. Circa due settimane fa è stato varato all’unanimità dal Consiglio provinciale un provvedimento che prevede l’estirpazione obbligatoria delle piante malate da parte dei proprietari dei fondi o in via sostitutiva da parte dell’ente pubblico se il privato fosse inadempiente”. La conclusione. “Tutto ciò premesso – conclude l’assessore Dallapiccola - non ci accontenteremo di quello che è stato fatto perché la strada del miglioramento è sempre aperta, ma sono tali e tante le novità che in questa materia si presentano che abbiamo tardato qualche mese rispetto all’Alto Adige per ricomprendere anche questi intendimenti nell’approvazione preliminare in Giunta, nelle scorse settimane, del cosiddetto piano agronomico nazionale”.