Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


VENERDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6
Notiziario Marketpress di Venerdì 14 Settembre 2012
PAVIA (SCUDERIE DEL CASTELLO VISCONTEO): "RENOIR. LA VIE EN PEINTURE" - DAL 15 SETTEMBRE / 16 DICEMBRE 2012  
 
Dal 15 settembre al 16 dicembre 2012 le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia ospiteranno un´importante retrospettiva dedicata ad uno dei massimi esponenti dell´Impressionismo: Pierre-auguste Renoir. La mostra “Renoir. La vie en peinture”, promossa dal Comune di Pavia in partnership istituzionale con la Provincia di Pavia, è prodotta e organizzata da Alef – cultural project management e patrocinata dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall´Institut français di Milano. L´esposizione, a cura di Philippe Cros, - attraverso una selezione di dipinti, pastelli e disegni - ripercorrerà la carriera del grande Maestro francese mettendo in evidenza il ruolo dell’artista nella storia dell’arte moderna. Il pubblico avrà la possibilità di ammirare importanti lavori, alcuni dei quali esposti per la prima volta in Italia, provenienti da prestigiose realtà museali internazionali tra cui la National Gallery of Art di Washington, il Columbus Museum of Art (Ohio), il Centre Pompidou di Parigi e il Palais des Beaux Arts di Lille. Per tutta la durata dell´esposizione, originali e creative attività didattiche e laboratoriali permetteranno ai più piccoli di entrare in contatto con uno dei più coinvolgenti movimenti della storia dell´arte. Anche gli adulti, attraverso uno speciale programma di visite guidate, potranno indagare l´evoluzione e la varietà della produzione artistica di Renoir. La mostra “Renoir. La vie en peinture” testimonia, ancora una volta, l´impegno del programma di valorizzazione delle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia che dal 2008 Alef- cultural project management ha ideato e portato avanti in collaborazione con il Comune di Pavia e la Provincia di Pavia. Catalogo Silvana Editoriale. Info: Scuderie del Castello Visconteo di Pavia - Viale Xi febbraio, 35, 27100, Pavia - tel +39 02 45496874 - Fax: +39 02 45496873 - www.Scuderiepavia.com  - info@scuderiepavia.Com    
   
   
MILANO (SPAZIO OBERDAN): GABRIELLA BENEDINI - NON SI RIPOSA IL MARE - INAUGURAZIONE GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE, ORE 18.30 - 21 SETTEMBRE / 4 NOVEMBRE  
 
Gabriella Benedini. Non si riposa il mare è il titolo della mostra che inaugura giovedì 20 settembre allo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, che costituisce la prima importante personale dedicata alla grande artista lombarda nella città dove vive e lavora da cinquant’anni sotto il segno della riservatezza. L’esposizione, organizzata dalla Provincia di Milano e dall’Associazione “Cento Amici del Libro” con la curatela di Martina Corgnati, presenta oltre cinquanta fra le opere più recenti della produzione polimaterica di Gabriella Benedini, appartenenti alle serie delle Costellazioni, Arpe e Navigazioni: tutti lavori ambientali creati per lo più con materiali di recupero, raccolti pazientemente sulle spiagge della Liguria, ai quali l’artista offre una seconda possibilità di vita. La mostra è inoltre arricchita da tre grandi installazioni site-specific per lo Spazio Oberdan: Costellazioni, Arpa Marina, Bibliotheca. Il risultato è un affascinante percorso che si sviluppa attraverso nove sale, per portare il visitatore ad esplorare un vero e proprio universo ispirato per lo più dalla metafora della navigazione, del viaggio e dell’emisfero celeste, elemento dialettico di orientamento e di relazione, ma anche di emozione e di fascino irresistibile per gli uomini di tutte le epoche e di tutte le generazioni. “Sin dalle prime stagioni del suo lungo e paziente operare artistico - sottolinea la curatrice Martina Corgnati – Gabriella Benedini ha avvertito la necessità dell’altro, dell’incontro con cose lungamente appartenute al mondo e successivamente minate da consunzione, tanto da finire, da essere gettate ai margini del flusso del tempo e diventare detriti perduti incapaci di riscatto e di auto-conservazione, povere scaglie abbandonate, private di tutto fuorché della memoria imperfetta di ciò che erano, un tempo, state”. "La mostra di Gabriella Benedini dimostra che Spazio Oberdan si riconferma, da alcuni anni, luogo nel quale gli artisti milanesi che hanno compiuto la propria attività a Milano e in Provincia - osserva il Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano Novo Umberto Maerna - hanno trovato stabilmente una loro casa, un punto nel quale ritrovarsi e riannodare i fili del discorso culturale in una città come la nostra, così ricca di espressioni artistiche e culturali, dando nuova vita agli oggetti. Inoltre, Gabriella Benedini aiuta ciascuno di noi nella ricostruzione di un percorso legato a questi autentici ‘luoghi della memoria’, quelli richiamati dagli oggetti in mostra a Spazio Oberdan. Tutto questo dimostra come le identità locali, quelle caratterizzanti ogni singolo luogo, diventano l’anima di una circolazione del pensiero che supera agevolmente le divisioni territoriali e la frammentazione, nutrendosi al contrario di questa eterogeneità scaturita da un sentimento comune". La mostra si apre con due grandi Arpe, opere imponenti di oltre due metri ognuna e di grande impatto visivo, posizionate una accanto all’altra: due eleganti gusci verticali concavi e convessi, bianchi e neri, che accolgono il visitatore sullo sfondo del lungo corridoio d’ingresso. E’ questo un segno forte voluto dall’artista per annunciare l’inizio di un viaggio tutto interiore, da attraversare quasi d’un fiato lasciandosi condurre dal suono visivo che l’incontro delle due opere emettono, così da poter essere predisposti ad acquisire una nuova dimensione dell’esistenza. Costellazioni. Il viaggio attraversa da sempre il lavoro di Gabriella Benedini che lo declina nella possibilità di ritrovare oggetti-testimonianza “pre-tecnologici” consumati dal tempo ai quali ridona un mondo, un significato nuovo, emendandoli profondamente. Indizi premonitori e ammonitori. Si incontra così nella prima sala Costellazioni, installazione site-specific, una delle opere più affascinanti e possenti della mostra: su una quinta in legno nera di 12 metri si susseguono a creare un orizzonte dieci riquadri regolari dal blu intenso sulla cui superficie affiorano e affondano piccole candide presenze in plastica bianca, grumi di pigmento, segni, lacerti di carta. Di fronte su un pavimento formato da lastre di piombo si appoggia l’opera Relitto, grande frammento calcificato di un’antica imbarcazione. Dialogo di una navigazione interrotta tra cielo e mito. Un secondo ciclo di altre dodici Costellazioni, questa volta di dimensioni più ridotte (m. 6x1,40) si ritrovano nella quinta sala, di fronte alle quali l’artista ha adagiato l’opera Canoa, una sottile forma orizzontale di 3,25 metri di lunghezza che riflette sulla sua superficie tracce di cielo. Arpa Marina, installazione site-specific, è sicuramente uno dei momenti di snodo principali della mostra, passaggio ponte tra la dimensione delle Costellazioni e quella delle Arpe, Vele, Mappe e Pendoli, cicli aperti, strumenti di misurazione del tempo e di orientamento nello spazio del viaggiatore. Arpa Marina occupa un’intera sala con la sua forma circolare caratterizzata da dodici grandi veli pendenti su cui sono incise mappe astrali, e nel mezzo un’Arpa anch’essa di grandi dimensioni (240x125x90). Un’altra sala invece è caratterizzata da nove Piccole Arpe, delicate sculture armoniche. “Gli ingredienti sono vecchi pezzi di ferro arrugginiti, attrezzi rotti, legni e cartoni, che ricostruiscono corpi vibranti aperti allo spazio, in cui inoltrano le loro flessibili corde, tese e invitanti come radici aeree - scrive nel testo in catalogo Martina Corgnati - Senza conoscerli, noi riconosciamo tuttavia questi oggetti, ci lasciamo convincere dalla loro delicata bellezza e dalla loro implicita musicalità, che sembra fatta per suscitare l’antica, universale ’armonia delle sfere’, immaginata da Pitagora”. Arpe, Mappa, Rimescolare il tempo. Tre opere differenti racchiudono altrettanti temi cari all’artista: il tempo, il suono e le mappe, ovvero la capacità dell’uomo di orientarsi con quello che la natura mette a sua disposizione. Tre bianche Arpe in fiberglass (h.M.1,60) introducono all’opera Mappa, ipotetica carta topografica della mitica città di Ninive eseguita su supporto di garza con carte istoriate e macerate (cm. 150x170), e Rimescolare il tempo, scultura polimaterica (cm. 125x43) composta da un struttura di ferro con un lungo mestolo a indicare l’illusione dell’uomo di poter rimescolare l’inviolabile presenza del tempo. Bibliotheca. E’ una delle tre installazioni appositamente pensate per lo Spazio Oberdan. Sono raccolti i libri polimaterici realizzati dall’artista per l’Associazione “Cento Amici del Libro”, che ha chiesto a Gabriella Benedini di creare centotrenta opere originali, libera e poetica interpretazione delle liriche inedite di Maria Luisa Spaziani, intitolate Non si riposa il mare, stampate su torchio a mano da Enrico Tallone ad Alpignano. Il libro verrà presentato sempre allo Spazio Oberdan martedì 9 ottobre. Questa iniziativa ha trovato il consenso dell’Associazione Italiana Biblioteche, che ha voluto dare il proprio patrocinio alla mostra in quanto sviluppa un nuovo pensiero intorno all’idea di biblioteca: “E’ stimolante sapere che le biblioteche possano essere considerate non solo luoghi di diffusione del sapere, ma anche di ispirazione artistica - sottolinea Stefano Parise, presidente Aib - In particolare la scelta di chiudere la mostra con una installazione dal titolo Bibliotheca è segno dell’attenzione che l’artista ha verso la conoscenza, fattore imprescindibile per la crescita di ogni persona”. L’installazione Bibliotheca è un vero e proprio ambiente, costituito da una serie di scaffalature interrotte da false “porte”, ciascuna delle quali introduce virtualmente alle diverse discipline del quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e musica), le arti e i campi del sapere medioevali, in sintonia con la ricerca di Gabriella Benedini. L’artista ha dimostrato da sempre una acuta sensibilità nei confronti delle scienze antiche, come l’alchimia, e delle sapienze, spesso misteriose, che hanno accompagnato l’umanità nel suo lungo viaggio attraverso il tempo, la storia e il cosmo. Tutto il suo lavoro può infatti essere interpretato come un approfondimento della condizione umana, che si confronta con l’assoluto della natura e formula un tentativo di risposta alle grandi domande che i nostri progenitori, e ciascuno di noi, si sono rivolti per cercare di interpretare e comprendere l’universo fisico e astronomico, ma anche poetico e metafisico. Adiacente all’installazione Bibliotheca si trova una sala dedicata ai Libri delle Edizioni Tallone. L’ultima sala presenta il film d’artista in bianco e nero che Gabriella Benedini realizzò nel 1973 dedicato al tema, oggi attualissimo, dell’inquinamento. La mostra Gabriella Benedini. Non si riposa il mare è accompagnata da un catalogo Skira con testi critici di Martina Corgnati e Sandro Parmiggiani. Castiglia di Saluzzo. In concomitanza con la mostra milanese, la Castiglia di Saluzzo, in provincia di Cuneo, dedica all’artista cremonese una vasta antologica dal titolo Gabriella Benedini. Opere 1972-2012, organizzata dall’Igav (Istituto Garuzzo per le Arti Visive) di Torino, ugualmente a cura di Martina Corgnati e aperta al pubblico dal 16 settembre al 14 ottobre 2012. La mostra di Saluzzo, legata a filo doppio all’esposizione milanese, parte dal realismo esistenziale degli anni cinquanta e arriva alle installazioni e alle sculture dei primi anni Ottanta. Anche la mostra saluzzese si conclude con una omaggio ai “libri d’artista”, un genere cui Gabriella Benedini si dedica con entusiasmo e creatività da moltissimi anni: l’installazione Bibliotheca in questo caso consiste in tre serie di libri d’artista polimaterici realizzati nel corso del tempo, ai quali vanno aggiunti i libri della collezione di poesia Einaudi “modificati” dall’artista con interventi pittorici e grafici, a collage. Info: Spazio Oberdan - tel. 02 7740.6302/638 - www.Provincia.milano.it/cultura    
   
   
MILANO: (TWELVE): OMBRE SOTTILI - MOSTRA FOTOGRAFICA DI ANNA MONTANA  
 
A Milano, nel cuore di Porta Romana, presso il Twelve di Viale Sabotino 12, sono ripresi, dopo la pausa estiva, gli appuntamenti per amanti del bello, addetti ai lavori, ma, soprattutto, per chi ha voglia di stupire i 5 sensi: gusto, olfatto, tatto, udito e vista. Protagonista fino al 25 settembre 2012 è la mostra fotografica Ombre Sottili di Anna Montana. A chiunque di noi è capitato da bambini di sognare cosa avremmo fatto da grandi: il medico, l’avvocato, l’architetto, l’astronauta ... Anna Montana sognava di essere una“conquistatrice di immagini”. Per questo sin da piccola il suo giocattolo preferito è stata la macchina fotografica …un mezzo per esplorare il mondo che la circondava, uno strumento capace di trasformare la sua curiosità in immagini concrete, un modo per cogliere le sfumature più tenui della realtà e condividerle con il mondo. La fotografia diviene per Anna Montana uno spirito vitale. Un viaggio nell’inconnu dell’umanità per vedere e capire – dove possibile – la grande oscurità di pensieri ed emozioni, troppo spesso latenti perché nascosti da una mediocre sovrapposizione di esteriorità. Un viaggio tanto onirico quanto reale, che grazie alla resa fotografica degli scatti riporta ai nostri occhi la complessità delle divagazioni mentali e l’astrattezza degli stati d’animo. Fotografare per spogliare dalla superficialità e mostrare nella sua nudità più pura l’essenza personale, fatta di forza e debolezza, sicurezza ed esitazione, sfacciataggine e mistero. Estremi che si respingono e si attraggono in un armonico gioco degli opposti e convivono in tutti noi, in tutto ciò che pensiamo, facciamo e diciamo. Anna Montana attraverso la mostra Ombre Sottili vuole condividere la piacevole meraviglia del suo viaggio e della sua scoperta  
   
   
MILANO, SCUOLA TEATRO. SABATO E DOMENICA I GIOVANI ATTORI METTONO IN SCENA “MISTERO BUFFO E ALTRE STORIE” DI DARIO FO E FRANCA RAME INGRESSO GRATUITO  
 
Sabato 15 e domenica 16 settembre, alle ore 17.30, presso la Civica Scuola di Teatro, in via Salasco 4, va in scena lo spettacolo “Mistero buffo e altre storie” interpretato dai giovani attori della Paolo Grassi e della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Un lavoro sul repertorio del teatro popolare e politico di Dario Fo e Franca Rame, che rappresenta un passaggio di testimone dai due maestri milanesi alle future generazioni. Da questa esperienza prenderà vita un laboratorio permanente, che possa rinnovare ogni anno l’incontro tra i giovani e il repertorio di Dario Fo e Franca Rame e che vuole diventare una peculiarità per la Scuola Paolo Grassi e per la città di Milano. ‘La parpaja topola’, ‘La resurrezione di Lazzaro’, ‘Il primo miracolo di Gesù bambino’, ‘Il tumulto di Bologna’ sono alcuni tra i brani più famosi del repertorio di Dario Fo e Franca Rame, interpretati dagli allievi diplomandi del corso attori. A più di quarant’anni di distanza dalla nascita di questo lavoro artistico, in un contesto storico-sociale profondamente cambiato, l’impatto di queste storie sul pubblico continua ad essere forte, immediato, capace di far emergere emozioni, pensieri e ideali condivisi di partecipazione. Lo spettacolo è stato in scena dal 7 al 28 luglio al Festival d’Avignone Off. Alle 25 repliche hanno assistito circa 1.500 spettatori provenienti da tutta Europa. “Mistero buffo e altre storie” è stato presentato anche al Mittelfest di Cividale del Friuli. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria tel. 02/97152598.  
   
   
VENEZIA (XIII BIENNALE DI ARCHITETTURA, SPAZIO LIGHTBOX): TOUR EIFFEL, THE REFITTING OF THE 1ST FLOOR  
 
Tour Eiffel, an inspired architecture: il progetto espositivo. Protagonista dell’immaginario mondiale oltre che dello skyline parigino, maestosa di giorno ed elegante di notte con le sue luci sempre diverse, la Tour Eiffel fa ancora una volta parlare di sé. Regina delle architetture mondiali, si presenta in veste rinnovata e spettacolare non a caso proprio durante la Biennale di Architettura, con una mostra dal forte impatto scenografico, che converte lo spazio espositivo di Lightbox in gigantografia virtuale, e anticipa quello che succederà a Parigi nel 2013. In mostra nelle stanze di Lightbox un viaggio fatto di immagini, disegni, sketch, video e modelli che ricalcano genesi, sviluppo e costruzione del progetto di ristrutturazione del primo piano della Tour Eiffel, dall’ideazione alla realizzazione, effettuato dallo studio internazionale di architettura Moatti - Rivière. L’esposizione presenta in anteprima il progetto di rinnovamento della Torre con una duplice prospettiva dialettica, che corrisponde alla struttura fisica e metaforica della Tour Eiffel, con il suo insieme di linee orizzontali, verticali e oblique, che ne accentuano la crescita verticale: dalla città alla torre, quindi dal basso verso l’alto, e viceversa dalla torre alla città, quindi dall’alto verso il basso, alla scoperta di un emozionante complesso universo architettonico. Il progetto di ristrutturazione del primo piano della Tour Eiffel. Il primo piano della Tour Eiffel é stato ristrutturato trent’anni fa; ma da allora la Tour ha accolto un numero sempre maggiore di visitatori, che superano di gran lunga quelli accolti nel primo secolo della sua esistenza. I tre padiglioni e gli spazi pubblici pensati negli anni Ottanta cominciavano quindi a risultare superati per il carattere e la personalità della Torre, così emozionante in esterno, oltre che per le aspettative dei visitatori. E così il primo piano più famoso del mondo, a 57 metri sopra Parigi, su tetti, strade e palazzi, ha deciso di cambiare look. A rinnovarne lo stile e la funzionalità, un progetto architettonico che è anche esperienza sensoriale ed emozionale in uno degli spazi più suggestivi al mondo, considerato luogo di conoscenza ed esperienza, che offre non solo una vista privilegiata sulla città, ma anche un punto di esplorazione, scoperta e contemplazione dell’intera Torre. Il complesso progetto di ristrutturazione del primo piano prevede la soppressione e la ricostruzione dei due padiglioni esistenti, Pavillion Eiffel e Ferrié. Il Pavillon Eiffel diventerà una sala polivalente dedicata a conferenze, spettacoli, eventi, cene o cocktail. Il Pavillon Ferrié ospiterà i servizi rivolti al visitatore, quali negozi e ristoranti, oltre che un percorso museografico. Il terzo padiglione, che ospita il ristorante 58 Tour Eiffel, sarà reso esternamente uguale agli altri due. Oltre al progetto architettonico un elemento renderà ancora più spettacolare il primo piano della Tour: la sostituzione della pavimentazione che costituisce il perimetro dell’apertura centrale della Tour con una pavimentazione in vetro. Le balaustre metalliche saranno ugualmente sostituite da balaustre in vetro. Questa soluzione permetterà al visitatore un’immersione totale nella Torre dalle sue viscere e la possibilità di percorrere visivamente la struttura con la sensazione di essere sospesi nel vuoto, in mezzo ai suoi gloriosi pilastri. Architettura, scenografia ed emozione si fondono in un unicum, che riesce ad amalgamare sapientemente la struttura originaria ad elementi super contemporanei. Massima attenzione a rendere la Torre più sostenibile, sia dal profilo dell’accessibilità che delle emissioni di carbonio. Senza dimenticare l´energia solare per il riscaldamento, l´energia eolica e idraulica, il recupero delle acque piovane, l’illuminazione a Led: il futuro della Tour Eiffel comincia da qui. La ristrutturazione è stata progettata e realizzata dagli architetti Moatti-rivière, insieme all’impresa Bateg (Vinci Group) per la costruzione. --- Riconosciuto per la sua capacità di intervenire su luoghi carichi di storia e dalla forte valenza simbolica, lo studio Moatti-rivière fa del rispetto dell’identità del luogo e del suo genius loci la base fondante della propria progettualità, pur conferendo allo spazio un profilo contemporaneo. Il lavoro di Moatti-rivière, fondato da Alain Moatti, architetto e scenografo dal 1985, e Henri Rivière (1965 – 2010), architetto e designer dal 1990, spazia dall’architettura, al design e alla museografia, ed è stato scelto e acclamato da grandi nomi del panorama internazionale culturale, quali Jean- Paul Gaultier, Yves Saint Laurent, Baccarat. Innumerevoli gli interventi dello studio Moatti-rivière in luoghi d’eccezione, quali, oltre alla la Tour Eiffel, Les Invalides, e il Museo del Louvre. --- Spazio Lightbox è la sede della Casa Editrice e società di comunicazione e produzione di eventi Lightbox. Lo spazio dal 2011 ospita mostre ed eventi legati al contemporaneo. Lightbox produce la famosa collana di guide My Art Guides / My Biennale Guide. La mostra Tour Eiffel, the Refitting of the 1st Floor, a ingresso libero e visitabile dal lunedì al venerdì con orario 10.00-18.00, prosegue fino al 25 novembre 2012.Info: Spazio Lightbox - Cannaregio 3831, 30121, Venezia - tel. +39 041 2411265 - fax. +39 041 2414309 - www.Light-box.it  - press@light-box.It    
   
   
OLTREGIOGOLETTERATURA  
 
Prosegue la manifestazione con una serie di appuntamenti nel fine settimana. Venerdì 14 settembre, alle 21, a Novi Ligure, nella Biblioteca civica, Andrea Sisti conversa con Younis Tawfik sul tema Vecchi confini, nuove frontiere (della letteratura. Sabato 15 settembre, alle 21, a Tassarolo, sala Soms, presentazione del volume L’intelligenza degli animali (Il nuovo Melangolo 2011) di Plutarco. Domenica 16 settembre, a Francavilla Bisio, V° Giornata della Cultura Americana-usa Culture Day. Alle 17.30 nel salone del Teatro “La Società” inaugurazione della mostra bibliografica e documentaria Jackie. La nuova frontiera di una first lady a cura di Alberto Giordano (aperta fino al 30 settembre). Alle 19 al Pub 1340 Dove andrà l’America? A un mese dall’Election Day apericena con Marilisa Palumbo. Http://www.lettereearti.it/home/    
   
   
MILANO (BARBARA FRIGERIO CONTEMPORARY ART): RON BOLT. LINEE D’ACQUA - 13 SETTEMBRE / 14 OTTOBRE 2012  
 
Ieri giovedì 13 settembre, alle ore 18, presso la galleria Barbara Frigerio Contemporary Art, è stata inaugurata la mostra su Ron Bolt, il celebre artista canadese, capace di incantare gli occhi dello spettatore con le sue suggestive riproduzioni naturaliste. I suoi lavori si concentrano su una pittura realista in cui la spuma del mare, le onde e lo scrosciare dell’acqua diventano protagonisti di un’immagine nitida, simboleggiando la serenità della Natura, la pace dei sensi. Gli ampi paesaggi rappresentano con minuziosa cura il lato selvaggio e incontaminato del Canada, dove gli elementi si innestano tra loro creando guizzi e scorci paradisiaci in una Natura del tutto lontana dagli assordanti rumori metropolitani. I dipinti, composti con la tradizionale tecnica dell’olio su tela, raccolgono l’influenza accademica di Courbet attraverso i loro colori e le loro sfumature, le prospettive del mare che si perde nell’infinità del cielo dialoga con i paesaggi dell’artista ottocentesco, così come i giochi di luce e il concetto del sublime. Ron Bolt ha partecipato ad oltre 80 esposizioni in Canada e i suoi dipinti sono stati inclusi in numerose mostre tra il Canada, gli U.s.a., l’Inghilterra, il Giappone e la Cina. Nel 1985 è stato eletto membro della Royal Canadian Academy of Arts e tra il 2000 e il 2002 ne è stato il 27esimo presidente. Grazie al contributo offerto alla vita culturale del Canada recentemente è stato insignito della Queen’s Diamond Jubilee Medal e del Canada 125 Medal, significativi riconoscimenti per il suo impegno artistico. Info@barbarafrigeriogallery.it    
   
   
MILANO (TRIENNALE DESIGN): GIANNI VENEZIANO  
 
Martedì 18 settembre 2012, ore 19.00, Triennale Design Museum presenta Off Vase, dieci opere in vetro di Gianni Veneziano. Un unico oggetto: il vaso portafiori, dentro una bolla, fuori da una bolla, rotto, pieno, vuoto, trasparente, opaco, laico, religioso… Il rapporto iconico con la classicità è in questo caso solo un pretesto, gli oggetti sono portatori di citazioni e materiali dell’arte del design. “In questo mio racconto il mio oggetto non è un semplice calice, ma racchiude nelle sue forme una metafora della vita del viaggiatore nel suo eterno rinnovarsi. Ecco che ogni calice rappresenta così un possibile altro mondo a sé, in cui disperdersi, identificarsi, immergersi, immaginarsi”. Gli oggetti in vetro sono stati realizzati a Venezia, presso la fornace di Adriano Berengo. Off Vase - L’acqua presa dal calice è la stessa che respinge il respiro. Il fuoco che scalda la notte è lo stesso che divampa come incendio. Il fatto naturale si presenta agli occhi dell’umano come intrinsecamente ambiguo, forza senza scopo che promuove la vita solo per spingerla a deperire. In questo ciclo perfetto e incomprensibile il “progetto” interviene scindendo quanto vi di è propizio per l’umano da quanto vi è di ostile, incanalando il naturale nel tecnico. È lo “stacco” che segna l’apparire dello specifico umano sulla terra. Tutto è avvenuto prima della memoria. L’uomo ha ereditato il pollice in opposizione dall’antenato in comune con i primati, che lo hanno sviluppato come adattamento alla vita arboricola. Il ramo a cui si aggrappano le scimmie è quindi il primo oggetto dell’umanità, che precede e rende possibile l’umano. Muove da qui poi la separazione successiva, quella dall’immanenza animale segnata dal secondo oggetto dell’umanità – l’oggetto sacro – transizione dello strumentale nell’altro-chestrumentale. Il sacro, infatti, non coincide con il religioso. Religio significa “relegare, delimitare”. Le religioni storiche nascono “strumentalmente” per contenere il sacro, altrimenti sparso ovunque e fuori controllo. Come la morte. La morte è l’inamovibile possibilità che corre al fianco della vita, perché è sempre possibile avere un incidente o cadere dalle scale – dal caso non c’è riparo. È sempre possibile che la natura venga a riscuotere quanto è suo, sottraendoci un corpo il cui segreto ci rimane ignoto e spegnendo senza preavviso la magia ritmica del cuore, come senza preavviso ebbe ad accenderla. La vita, infine, “è”grazie alla morte, che la accompagna l’argine accompagna, e definisce, il fiume – confine insolubile che non può essere “risolto”, e bevuto dal calice. Quello delle religioni storiche è un mistero addomesticato, illuminato dalla narrazione teologica che spiega l’inaccettabile “gratuità” della vita presentandola come un debito nei confronti di chi ha fatto la “grazia” di concederla. Ma il sacro non è religioso, è precedente, è laico. Non rimuove la morte nell’aldilà ma ne tocca ogni giorno il mistero nascosto/evidente in ogni cosa. Poiché, più e prima degli oggetti religiosi, sono proprio gli oggetti quotidiani, laici, ad accogliere in sé i residui del sacro, argini articolati il cui silenzio materiale rinvia all’ulteriorità di cui, minacciosamente, tacciono. Fino al 28 ottobre 2012  
   
   
TEODONE: INCENTRATA SUL MASO CONTADINO LA VISITA GUIDATA AL MUSEO DEGLI USI E COSTUMI - 16 SETTEMBRE  
 
E’ incentrata sul maso contadino in Pusteria e sull’agricoltura polifunzionale che vi si praticava la visita guidata tematica (in lingua tedesca) proposta dal Museo degli usi e costumi a Teodone il 16 settembre alle ore 15. L´economia contadina di un tempo in Alto Adige era orientata a un´agricoltura polifunzionale. In particolare, in Val Pusteria essa si basava su coltivazione, allevamento di bestiame e economia forestale. Il Museo provinciale degli usi e costumi a Teodone documenta bene queste antiche forme di sussistenza esponendo, tra l´altro, vecchi attrezzi e proponendo un ampio areale all´aperto con animali domestici. L´ambiente di vita del maso e l´agricoltura polifunzionale di un tempo in Val Pusteria sono il tema di una visita guidata tematica proposta dal museo, in occasione della Giornata dell´ambiente, domenica 16 settembre 2012 con inizio alle ore 15. La visita guidata si terrà in lingua tedesca ed è inclusa nel biglietto d´ingresso al museo. Info: Museo provinciale degli usi e costumi, via Duca Diet 24, Teodone/brunico, tel. 0474/552087, http://www.Museo-etnografico.it/    
   
   
MUSICA – MAGIA DEI LUOGHI CONCERTI  
 
Prende il via domenica 16 settembre al Santuario Madonna della Fontana di Riva presso Chieri la quinta edizione della rassegna concertistica Musica – Magia dei Luoghi Concerti, organizzata a cura dell´Associazione Culturale Musicale Alchimea. Il fascino dei luoghi evocato dall’incanto della musica in tante tappe di grande suggestione, nel centro di Torino e nel territorio della Provincia, con un ricco calendario di concerti, in programma fino a dicembre. Sabato 29 settembre, Giornata Europea del Patrimonio, la rassegna toccherà anche lo Statuario del Museo Egizio con un concerto sulle musiche dell’antico Egitto. Www.alchimea.it    
   
   
CAMOGLI: OMAGGIO A FISCHLI&WEISS DALLE COLLEZIONI ITALIANE - 29 SETTEMBRE 2012/10 FEBBRAIO 2013 -- PAOLA ANZICHÉ - 29 SETTEMBRE 2012/25 NOVEMBRE 2012 -- MARTA DELL’ANGELO - 1 DICEMBRE 2012/10 FEBBRAIO 2013  
 
La Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti di Camogli (Ge) propone "Omaggio a Fischli&weiss dalle collezioni italiane", una selezione delle famose domande dei grandi artisti svizzeri Fischli & Weiss provenienti da collezioni italiane. La mostra si compone di oltre cinquanta domande che testimoniano, da un lato, il fascino che questi artisti hanno esercitato in Italia, e dall’altro suggeriscono un possibile autoritratto dei collezionisti che, attraverso la scelta delle domande hanno forse rivelato qualcosa di se stessi. L’ironia a tratti malinconica e la banalità del quotidiano, corrispondono infatti a quelle domande che tutti noi, magari sottovoce, ci poniamo. Esse si alleano in modo molto variabile e arbitrario e possono dar vita a una sorta di anonimo racconto. Ecco un esempio: Perchè lei non telefona? In privato sono un’altra persona? Perchè gli altri stanno sempre meglio di me? Le persone sono fiori? La ricerca potrebbe ancora scoprire qualcosa di utile su di me? Non devo vergognarmi per le cose che non mi riguardano? Soffro di buon gusto? Sono cavalcato da una strega? Il diavolo è contento di me? Si può vivere nella stessa casa con una donna del tutto estranea e selvaggia? Perchè la mia coperta è sempre così pesante? La puzza viene da fuori? Dovrei andare a vivere da ladrone nel bosco? Il mio cervello è forse un appartamento male arredato? Perché la terra si concede il lusso di avermi? Perché ho sempre ragione? Perché mi lascio sempre comandare?Perché la terra ci mette esattamente un anno per girare intorno al sole? Should I smoke opium? Alla Biennale di Venezia del 2003, nell’installazione Fragen, le domande erano scritte al neon e ricevettero il Leone d’Oro, poi ne è nata un’edizione cartacea in varie lingue: sono piccoli fogli neri scritti in bianco che si disperdono sulle pareti come pagine di un libro. L’interazione tra sè, gli altri, le immagini, gli oggetti, le fotografie è alla base di tutto il lavoro di Fischli&weiss e la visione e la lettura di queste domande sparse è uno stimolo molto esplicito a diventare inventori di se stessi, attraverso il gioco, l’ironia e la difficoltà del mondo che ci circonda. Questa è una delle chiavi, forse la più attraente, per accedere al lavoro di questa coppia di impareggiabili artisti. Per dar seguito all’idea di continua ricerca sugli eventi quotidiani, Francesca Pasini, direttrice della Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti e curatrice della mostra, ha scelto di presentare al secondo piano le mostre personali delle due giovani artiste Paola Anzichè e Marta Dell’angelo. --- Le mostre saranno presentate in due tappe, in modo che entrambe le artiste abbiano a disposizione l’intero spazio, e contemporaneamente mantengano un ideale dialogo con le domande di Fischli&weiss che si trovano al primo piano. Paola Anziché, dal 29 settembre al 25 Novembre 2012. Marta Dell’angelo, dal 1 dicembre al 10 febbraio 2013. Paola Anziché presenta una serie di sculture realizzate in juta dal titolo Yurte. Contengono l’idea di un’architettura originaria e nomade, ma nello stesso tempo sono oggetti indossabili, come se la casa non fosse scindibile dal corpo che avvolge e protegge. Sono sculture morbide, costruite intrecciando e cucendo strisce di sacchi di juta che rimandano al lavoro, ai contenitori di beni alimentari come grano e caffè, a loro volta sinonimo del viaggio. Sculture che hanno bisogno di un appoggio, costituito da rami di salice o da legni raccolti in riva al mare dopo le tempeste. La natura come materiale primario racconta la storia mai conclusa della vicenda umana. All’ingresso della mostra due tende di varie file di segmenti di bambù creano una specie di sipario attraverso il quale i visitatori devono passare, e così facendo “entrano” nell’opera e nella mostra, creando una sonorità che a volte ricorda lo scroscio dell’acqua, a volte il tintinnare acustico di uno strumento musicale. La scultura si ibrida con i sedimenti rurali dell’architettura. Marta Dell’angelo fin dall’inizio ha messo al centro della sua ricerca il corpo umano. Ha dipinto moltissimi quadri con figure reali, dai colori nitidi, forti, dai profili netti, con campiture levigate, a volte luminose, a volte ombrose. Figure tagliate in modi arbitrari che pongono al centro un’indagine sulle posture, sulla tensione dei muscoli, sullo sforzo, l’estensione, sulla quotidianità complessa della macchina entro cui viviamo. Il fondo è monocromo, vuoto, non c’è paesaggio. E’ un piano, piatto, un luogo sconfinato e indescrivibile. Il corpo e le sue infinite emozioni è ciò che ha portato Marta Dell’angelo a pubblicare un libro, Manuale della figura umana, e ad accostarsi alle neuro-scienze. Qui a Camogli, l’artista utilizza lo spazio come una sorta di quadreria rinascimentale. I quadri hanno tutti fondi bianchi, splendenti, e costituiscono, come lei stessa dice: “una sorta di raduno di figure e posture antieroiche dipinte, che, attraverso il bianco del fondo, si integrano nello spazio come se lo occupassero a livello strutturale, quasi delle sculture portanti. Allo stesso tempo penso al racconto di una creazione, ovvero qualcosa che è stato prodotto e ha cominciato ad essere, come scrive Mircea Eliade”. Biografie Fischli & Weiss Peter Fischli (Zurigo 1952) e David Weiss (Zurigo 1946 – 2012), sono tra i più importanti artisti contemporanei, hanno avuto mostre in quasi tutti i musei del mondo. Tra le ultime personali: Questions, Sausage. Photography and Quiet Afternoon, The Art Institute Chicago, 2011; Parts of a Film a Rat and a Bear, Fondazione Trussardi – Milano, 2009; Altri Fiori e Altre Domande, Fondazione Trussardi – Milano, 2008; Flowers and Questions: A Retrospective, Tate Modern, London, 2006. Paola Anzichè Nata a Milano nel 1975, vive a Torino. Ha studiato Francoforte sul Meno. Ha partecipato alle collettive internazionali Greater Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, 2010; Meteoriti in Giardino, Fondazione Merz, Torino 2009; Die Sammlung Rausch, Portikus, Francoforte sul Meno nel 2007; nel 2009 la personale Tapis a porter , Careof - Milano. Ha partecipato a numerose residenze: Resò Network, Capacete (San Paolo e Rio De Janeiro) 2011; Pact Zollverein, Essen, 2010; Centre International d’Accueil et d’Echanges des Recollets, Parigi, 2008. Marta Dell’angelo Nata a Pavia vive e lavora a Milano Nel 2011 a Milano presenta Agente-agisce-agito, pensieri in movimento per Piano d’Artista al Museo del Novecento, mentre a Bologna Joint, presso Nosadella due e Mambo. Ha pubblicando con Ludovica Lumer C’e’ da perderci la testa edito da Laterza 2010 e con Gli Ori nel 2007 Manuale della figura umana. Preview per la stampa 29 settembre 2012 | Ore 17.00 Inaugurazione 29 settembre 2012 | Ore 18.00-20.00 Durata mostra 29 settembre 2012 - 10 febbraio 2013 Orari di apertura Sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00 e su appuntamento Ingresso libero Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti tel + 39 0185 772137 info@fondazioneremotti.It  - www.Fondazioneremotti.it  Comune di Camogli +39 0185 729061 Pro Loco Camogli +39 0185 5771066  
   
   
TORINO (APPARTAMENTO PADRONALE DI PALAZZO SALUZZO PAESANA - VIA DELLA CONSOLATA 1 BIS): GENIUS LOCI A CURA DI ENRICO DEBANDI RAY CAESAR – ANDREA CROSA – NICUS LUCÀ – SVEN MARQUARDT MARINA E SUSANNA SENT – TOSHIRO YAMAGUCHI  
 
Nel 1715 il Conte Baldassare Saluzzo di Paesana, giunto all’apice della sua carriera, dava il via alla costruzione del grandioso Palazzo di famiglia collocato nell’area fino ad allora occupata dalla Piazza d’Armi della vicina Cittadella, teatro, a partire da quell’anno, della terza espansione urbanistica della città di Torino, voluta da Vittorio Amedeo Ii e affidata dopo l’assunzione del titolo di Re di Sicilia all’architetto messinese Filippo Juvarra. Il piano urbanistico dell’ampliamento occidentale, nel disegno dell’insieme, reca chiaramente i caratteri di città regale e allo stesso tempo delle mutate condizioni sociali del Piemonte, che si accingeva a vivere la grande stagione dell’Illuminismo. In sintonia con gli intenti del sovrano, il Palazzo completa il quadro urbano tramite la sua scenografia interna, resa magnifica nelle dimensioni grazie a una attenta distribuzione degli spazi abitativi e da reddito, destinati non esclusivamente alla famiglia ed alla servitù, ma anche alle diverse classi sociali. L’ingegnere Giovanni Giacomo Plantery (Torino 1680-1756) realizza negli anni compresi tra il 1715 e 1722 un complesso edificio che ospita, con le diverse esigenze e la dovuta riservatezza, attività commerciali al piano terreno, appartamenti di rappresentanza e padronali al “piano nobile”, alloggi d’affitto destinati alla buona borghesia al secondo e terzo piano ed infine abitazioni destinate al popolo minuto nei mezzanini e nelle soffitte. Di fatto, grazie a questa innovativa tipologia edilizia che vede mischiati i vari ceti sociali, Plantery ottiene un volume inusuale per Torino, occupando interamente l’Isola di San Chiafredo e dando vita al più vasto e magnifico edificio nobiliare della Città che si impone ancora oggi per eleganza, monumentalità e proporzioni armoniose. Quasi 300 anni di storia, di avvicendamenti abitativi e di variazioni distributive dovute alle esigenze economiche degli eredi di Baldassarre Saluzzo, hanno in gran parte cancellato il segno dei primi inquilini e del loro gusto estetico, soprattutto gli arredi mobili e le decorazioni interne realizzate dal pittore savonese Domenico Guidobono e dallo stuccatore luganese Pietro Somasso a partire dal 1718, negli stessi anni in cui erano impegnati nella decorazione delle stanze della Duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours a Palazzo Madama. Solamente all’interno dell’Appartamento Padronale, situato nell’angolo sud-est del Palazzo, gli ambienti conservano significative decorazioni e arredi settecenteschi, testimoni dell’antica magnificenza e dello splendore della Famiglia Saluzzo. Anche se oggi non è immediato comprendere l’antica destinazione d’uso degli ambienti, le tracce superstiti delle decorazioni sono servite da spunto di riflessione per sette artisti contemporanei, invitati ad evocare il Genius loci e a dialogare con esso attraverso le loro opere. Ciascun luogo, come suggerisce Servio, ha un Genius loci che può essere comparato a una divinità, la cui presenza continua dà carattere, coesione e “spirito” a quel luogo. Per i Greci ed i Romani, il Genius loci era un dio minore e locale che non risiedeva nell’Olimpo ma in un determinato luogo, talvolta assumendo una forma animale, come ad esempio le oche del Campidoglio o i corvi della Torre di Londra, o più comunemente sotto forma di serpente, come si legge nell’Eneide e nelle rappresentazioni della casa dei Vetti a Pompei. Dalla classicità si deduce quindi che i luoghi possono avere un’anima e diventare sede di uno spirito, di un Genius loci. Il luogo, sia che si tratti di una città, di un colle o di un edificio, si guadagna l’anima attraverso un rituale di fondazione capace di dare spazio all’esercizio della sacralità abitativa e di rendere simbiotici il microcosmo dell’individuo con il macrocosmo della comunità. Il successivo processo di deposito e di stratificazione di affetti, operato dalle diverse generazioni che lo abitano e differente da luogo a luogo, gli conferisce una propria identità contemporaneamente irripetibile e universale. Abitare voleva dire permettere all’anima dei luoghi di manifestarsi in chi viveva in quel determinato posto, che la assorbiva in sé, rispettandola e reinventandola in modo creativo: così l’abitare diveniva un atto sacro di corrispondenza con l’energia spirituale della Terra, ovvero con la vita stessa. Questo è il pensiero che sta alla base delle riflessioni contemporanee sulla natura, quale valore primario che l’uomo deve rispettare perché ne è parte, insegnando che non esiste una cosa isolata ma tutto è profondamente connesso alla totalità, in quanto la stessa sostanza vitale abbraccia ogni forma di vita. Come sostiene Heidegger, “abitare non è primariamente occupare, ma l’avere cura e creare quello spazio nel quale qualcosa di individuale sorge e prospera”. Lo storico dell’architettura Christian Norberg-schulz studia il modo di inserirsi dell’architettura nel territorio e le modalità in cui questa può trasformarlo in luogo. Proprio il Genius loci è il centro della sua riflessione ed è visto come un sito con una precisa identità, sempre riconoscibile, con caratteri che possono essere eterni o mutevoli. Secondo Schulz “l’architettura deve rispettare il luogo, integrarsi con esso, ascoltare cioè il suo Genius loci”. A seguito di queste e altre innumerevoli riflessioni è progressivamente scaturita l’idea della mostra, nata intorno a quella che era l’antica funzione e destinazione d’uso degli ambienti. Le opere degli artisti presenti in mostra sono il frutto di una selezione e di una scelta di lavori già esistenti o progetti realizzati specificatamente per le sale dell’Appartamento e ispirati dal Genius loci che ancora oggi lo abita. Elenco delle opere - Marina e Susanna Sent (http://www.Marinaesusannasent.com) – Corpetto “Soap”. Vetro soffiato di Murano e filo di nylon, 2012 - Toshiro Yamaguchi (http://taotoshiro.Exblog.jp) – San-ge. Plastilina e acrilico, 2012 - Sven Marquardt (http://www.Marquardtfotografie.com) – Satyren. Stampa fotografica su Pvc, 2011-2012 - Andrea Crosa (http://www.Andreacrosa.com) – La contessa riceve il martedì. Tecnica mista, 2012 - Ray Caesar (http://www.Raycaesar.com) – La Chasse e Siren. Ultrachrome, 2011. (Courtesy of Gallery House/dorothy Circus Gallery) - Nicus Lucà (http://www.Nicusluca.it) –Cassetta di sicurezza (Pop Club N 34). Cassaforte e congegno a tempo, 2009; Dalla A alla Z – undici volumi. Marmo fossile, 1995; Inginocchiatoio. Mobile in legno e targa in ottone, 1997; Cristo. Acrilico e spilli su tela, 2003; Teschio. Acrilico e spilli su tela, 2003. Biografie artisti Ray Caesar, nato a Londra nel 1958, è un artista di fama mondiale, leader indiscusso della “digital art”. Nel giugno 2010 i suoi lavori sono stati esposti nella mostra “Art From The New World” presso il City Museum di Bristol e in Italia, in occasione della mostra “Pop Surrealism”, ospitata dal Museo Carandente di Spoleto e curata da Dorothy Circus Gallery. Nel 2011 l’artista ha presentato i suoi lavori in una personale alla Jonathan Levine Gallery di New York e nel 2012 ha partecipato a una collettiva presso il “Musee de la Halle St Pierre” a Parigi. Collezionato da Madonna, Riccardo Tisci, Marilyn Manson, Shirley Manson dei Garbage e dalla famiglia Hearst, l’artista nelle sue creazioni riunisce frammenti di stili decorativi e periodi architettonici, per dar vita ad una bellezza che non soffre di legami col tempo. Maestro assoluto della tecnica digitale e punto di riferimento per tutti gli artisti che guardano a questa disciplina, Caesar si avvale del software 3D Maya per creare le sue figure e le realtà nelle quali esse vivono: in un mix di art déco, stile vittoriano e codici visivi del primo 900, le opere di Caesar emergono forti di un’inconfondibile personalità e fascino - www.Raycaesar.com Andrea Crosa nasce a Buenos Aires nel 1949 come ultimo discendente di una delle più importanti famiglie principesche italiane. Nei primi Anni Sessanta, durante il pieno fermento della capitale argentina, l’artista viene influenzato dagli artisti dell’area pop americana e inglese, in modo particolare dalle sculture “morbide” di Oldemburg e dai dipinti di Hockney, Wayne Thiebaud e Alan D’arcangelo. Nel 1975 Crosa ha conseguito la laurea in architettura e si è trasferito con la famiglia a Genova, producendo 5 anni dopo per la galleria “Diagramma Luciano Inga Pin” la mostra collettiva “Home Sweet Home“ (1983), considerata come punto di partenza per la creazione del “Nuovo Futurismo“. Negli anni successivi, Crosa si è sempre più interessato all’aspetto progettuale del proprio lavoro, spaziando tra opere a muro, installazioni tridimensionali e video, enfatizzando il concetto di un mondo parallelo dove l’architettura e gli oggetti del quotidiano sono rappresentati in maniera semplificata, banale e scorrevole. Le opere, congelate nella loro disarmante normalità, evocano nell’osservatore una catastrofe silenziosa, come uno stato di benessere o felicità bloccati, concetto già presente nel ciclo “Tsunami” (2002 - 2005) e più esplicitamente sviluppato nelle opere “Suburban Gulliver” (2007) e “Alice” (2011) - www.Andreacrosa.com Nicus Lucà (Torino, 1961) ha cominciato la sua carriera artistica come musicista e cantautore Rock e Punk negli anni ’80 e da allora opera sia come individuo, che come parte di un gruppo. Convinto che l’arte acquisti un maggiore senso se realizzata come somma di esperienze di discipline e campi differenti, Nicus ha fondato nel 2000 il Pop Club, un luogo virtuale in cui, come in una galassia, si incontrano competenze creative diverse. Trasformare emozioni private in emozioni per gli altri è il meccanismo che genera l’opera di Nicus, recepita dall’interlocutore con significati sempre diversi: l’importante per l’artista è che l’opera produca un’emozione, catturi attenzione, provochi una reazione (anche, in alcuni casi, di disgusto). Interessante e simbolico il suo hobby, il kick boxing: come lui stesso dichiara, “l’arte del boxing è per me una metafora della vita e dell’arte: schivare i colpi e difendersi elegantemente, con semplicità”. Eleganza e schiettezza si coniugano armonicamente, così come nella sua ricerca artistica ed esistenziale. Non esiste una separazione tra il suo lavoro e la sua vita: per Nicus, essere un artista è un modo di essere, non un lavoro - www.Nicusluca.it Sven Marquardt (Berlino, 1962) ha iniziato la sua carriera nel campo della fotografia nei primi anni Ottanta come operatore presso la Defa (studio cinematografico di proprietà pubblica della Rdt), pubblicando i primi lavori sulle testate “Der Sonntag” e “Das Magazin”. L’artista ha lavorato come assistente di Rudolf Schäfer, una figura iconica della scena fotografica della Germania Est, producendo eccezionali ritratti in bianco e nero della cultura del quartiere Prenzlauer Berg di Berlino Est, dove tuttora vive. Dopo la caduta del muro, si è immerso nella scena underground di una Berlino unificata elaborando il suo punto di vista nelle sue mostre e producendo una operazione di “staged photography” per Levi’s durante la settimana della moda di Berlino, oltre a diversi altri servizi di moda. Dal 2007, Sven Marquardt è uno dei principali responsabili dell’immagine dell’etichetta discografica Ostgut Ton del Berghain, club per il quale cura personalmente anche la selezione alla porta. Il primo libro illustrato di Sven Marquardt, intitolato “Zukünftig vergangen” (“Passato nel futuro”) è stato pubblicato dalla casa editrice Mitteldeutscher Verlag nel 2010 e riedito nel 2012 - www.Marquardtfotografie.com Marina e Susanna Sent, artiste veneziane, hanno trasformato e rinnovato l’arte tradizionale familiare della lavorazione del vetro in un prodotto moda di tipo esclusivo, apprezzato e conosciuto nel circuito dell’arte contemporanea: le loro creazioni infatti sono ospitate anche al Moma di New York. Spingendo sempre un po’ di più i confini della sperimentazione, le sorelle Sent hanno reso il vetro un indumento leggero, tanto da poter essere indossato non solo come gioiello, ma anche come abito. Il poetico dispiegarsi di cascate di bolle di vetro soffiato, legate da trame e orditi evidenti e capaci di moltiplicare la luce in prismi fantastici dai mille colori, si unisce a un pizzico di ironia, traccia delle esperienze di Marina e Susanna nel mondo della moda, per dar vita a raffinate collane e a splendidi abiti, creazioni ambiguamente impossibili e proprio per questo ancor più affascinanti e desiderabili - www.Marinaesusannasent.com Toshiro Yamaguchi è nato a Okayama nel sud-est del Giappone nel 1956 e si è laureato alla Musashino Art University di Tokyo. Terminati gli studi si è trasferito in Europa effettuando il primo viaggio in treno “per percepire la distanza” e, giunto in Spagna, dopo l’incontro con la sua “musa ispiratrice” Akiko, è entrato nel 1988 nel “Cìrcolo de Bellas Artes” di Madrid, partecipando ai laboratori di Richard Artschwager, Bruce Mclean, Lucio Muñoz e Barry Flanagan. L’arte di Toshiro, improntata su una forte connotazione ambientale e olistica - già dal suo primo intervento pittorico a Escareche (Madrid) dove nel 1982 ha realizzato un grande dipinto murale di 900 mq – si è divisa tra Oriente e Occidente, scegliendone di volta in volta la sede in base al fascino e all’energia non soltanto tra spazi pubblici, gallerie e musei, ma anche tra giardini o templi buddisti. La visione della realtà che Toshiro traduce nelle sue installazioni abbraccia integralmente il “tutto”, sottolineando come l’individuo appartenga a un sistema di insiemi interagenti tra loro. Questo processo unificante considera l’essere umano come parte di un infinito organismo vivente capace di evolversi e diffondersi e porta alla realizzazione di opere appartenenti a insiemi capaci di dividersi e accorparsi liberamente in organismi vitali e sempre differenti. Info: La mostra sarà visitabile fino al 29 settembre 2012 tutti i giorni dalle 15 alle 19 o su appuntamento al 347 0103021 - www.Torinoclick.it    
   
   
ROMA (PALAZZO VENEZIA): BIENNALE DI ANTIQUARIATO - IL TRIONFO DEL BELLO - 5/14 OTTOBRE  
 
Sarà veramente il trionfo del bello declinato secondo tutte le sfumature possibili quello che offrirà la ottava edizione della Biennale Internazionale di Antiquariato in programma a Roma, Palazzo Venezia dal 5 al 14 ottobre 2012. "Le primissime immagini delle opere che stanno pervenendo -afferma Luigi Michielon che della Mostra è il coordinatore- confermano che gli antiquari invitati hanno recepito il nostro invito a portare a Palazzo Venezia pezzi d´assoluta eccezione, con proposte trasversali per intercettare i diversi interessi del pubblico, dai pezzi di alta ed altissima epoca al secondo Novecento italiano ed internazionale, dalle arti maggiori, pittura e scultura, alle arti applicate. Sarà una Biennale ricchissima e vivace, irrinunciabile per chi sappia già come orientarsi non meno che per un pubblico attento ma non specializzato, anche giovane, che voglia inserire un pezzo d´epoca o semplicemente una importante opere d´arte nell´arredo di design della propria casa o ufficio". Pubblico e collezionisti di casa a Palazzo Venezia hanno sempre trovato sicurezza sull´autenticità e sulla qualità degli oggetti proposti accertata dalle gallerie stesse insieme al coordinamento scientifico della mostra mercato, oggi il comitato organizzativo con il suo Presidente Cesare Lampronti desidera rafforzare questa fiducia auspicando una non impossibile policy sulla garanzia del prezzo. Roma, e non poteva essere diversamente, riserva uno spazio da protagonista anche all´archeologia, con proposte che non lasciano certo indifferenti, come il busto marmoreo di Herrinius, figlio dell´imperatore Decio, opera raffinata del terzo secolo, proposto dall´Antichità Valerio Turchi. Archeologia greco romana sarà anche la proposta della new entry galleria Cahn di Basilea. Sulla scultura dal Medioevo al Neoclassico, punterà anche l´allestimento della galleria Tomasso Brothers di Leeds e Londra. Molto spazio alla Biennale avrà la pittura di qualità, con proposte diversissime, con opere di notevolissimo rilievo per autore ma anche per qualità oggettiva. Molti i maestri classici proposti. Tra loro, una incantevole Madonna con bambino del giovane Lippi in mostra alla Galleria Moretti, uno stupendo il "San Pietro pentito", vero capolavoro del Guercino proposto da Robilant e Voena o il raro Todeschini di grandiose dimensioni portato da Carlo Orsi. Tra le opere del nostro Ottocento, le due limpide vedute di Ippolito Caffi e quelle di Simone Pomardi della Galleria Antonacci, o gli affascinanti ritratti di Mario Cavaglieri che Robertaebasta espone insieme a Depero e ad un pezzo unico: un vaso Richard Ginori disegnato da Gio Ponti appositamente per l´Expo di Parigi del 1925. Medardo Rosso e un meraviglioso Balla della Collezione Sarfatti saranno nello stand della Galleria Russo, mentre Phidias espone "La lettura" che Victor Reggiani dipinse su incarico dei celebri Goupil. Poi il grande Novecento con i Savinio, Burri, De Chirico e Fontana di Mazzoleni e ancora Fontana, Picasso, Max Ernst che Tornabuoni allinea a un elegantissimo tavolo da centro e ad una consolle di gusto berniniano. Le prime segnalazioni sui mobili fanno tutte presagire una qualità da grande connoisseur internazionale. Basti citare le commode francesi e le consolle toscane proposte da Bortolozzi o a quelle del grande ebanista Nicolas Grevenich proposte da Wannenes. Non mancheranno di interessare un pubblico internazionale anche i reperti cinesi, da museo, proposti dalla galleria Ajassa di Torino, come il cavallo in terracotta dipinta della dinastia Tang (618-907) e la coppia di animali fantastici in terracotta dipinta, della medesima dinastia, così come i tappeti rarissimi, tra i quali un perfetto Susani storico e 5 pannelli che sarà possibile trovare da Luciano Cohen. Roma è anche micro mosaico. Capolavoro della Fabbrica di San Pietro è la natura morta esposta dalla galleria Luigi Colasanti, bellissimo il San Sebastiano del Butterfly Institute of Fine Arts di Lugano. Chi ama gli argenti non avrà che da sbizzarrirsi. A cominciare da un capolavoro di metà Cinquecento: la Croce devozionale in cristallo di rocca e argento fuso commissionata da un grande dignitario spagnolo e proposta da Cesati. O l´Adorazione dei pastori, siciliana del Settecento, in avorio, lapislazzuli, madreperla e ambra de Il Quadrifoglio. Dario Ghio, insieme a pezzi meravigliosi di ambiti diversi, soprattutto sei-settecentesco, porta alla Biennale due stupefacenti "Fiumi", il Congo e il Tevere, di Andrea Spadini. Non è che un primo, ridotto assaggio di quanto i 70 invitati riuniranno a Palazzo Venezia. Già da questo si ha la percezione di quanto questa Rassegna sia cresciuta e sia ormai di riferimento per un pubblico non solo italiano. La Biennale dell´Antiquariato insieme agli antiquari espositori è impegnata nel progetto di restauro di tre preziosi dipinti ad olio su tela provenienti dalla Cappella della Passione della chiesa di S. Maria in Aquiro a Roma. Le opere, raffiguranti una "Incoronazione di Spine", una "Flagellazione" ed una "Pietà" risultavano fortemente compromesse nel loro stato di salute. Il restauro, finanziato dagli Antiquari della Biennale di Roma è appena stato ultimato. Questo consentirà di esporre le opere al pubblico presso Palazzo Venezia durante la prossima esposizione prima del loro ritorno nella originaria sede. Info: www.Biennale-antiquariato.roma.it  
   
   
PARMA - MAMIANO DI TRAVERSETOLO (FONDAZIONE MAGNANI ROCCA): GRAHAM SUTHERLAND​: "SUBLIME E VISIONARIO"  
 
Da molti anni mancava in Italia una grande mostra dedicata a Graham Sutherland. Considerato, al pari dell´amico-rivale Francis Bacon, uno dei capiscuola della pittura britannica contemporanea, molto amato dai più importanti critici della seconda metà del Novecento - quali Francesco Arcangeli, Roberto Tassi, Giovanni Testori - Sutherland viene riportato all´attenzione del pubblico e della critica per iniziativa della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma) dall´8 settembre al 9 dicembre 2012, attraverso un´attenta selezione di opere, provenienti da collezioni riservate e in parte mai esposte, che documentano il suo percorso d´artista. Nei saloni della "Villa dei Capolavori", sede della Fondazione presieduta da Giancarlo Forestieri, accanto alle celebri opere di Dürer, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya, Monet, Renoir e molti altri, dove spesso il Fondatore Luigi Magnani conversava d´arte con l´amico Roberto Tassi, i lavori di Sutherland trovano così un profilo identitario nella tradizione figurativa europea. La mostra, a cura di Stefano Roffi, è corredata da un ricco catalogo, impreziosito da un ampio saggio di Martin Hammer, docente presso la University of Kent e consulente scientifico della Tate Britain di Londra, attualmente il più accreditato studioso internazionale dell´artista. La mostra si avvale anche della collaborazione di Montrasio Arte. Fondazione Cariparma e Cariparma Crédit Agricole sono i mecenati dell´iniziativa. --- Graham Sutherland (Londra 1903 - Hyperlink "http://it.Wikipedia.org/wiki/1980" \o "1980" 1980) inizia come Hyperlink "http://it.Wikipedia.org/wiki/incisore" \o "Incisore" incisore e insegnante alla Scuola d´Arte di Chelsea. Avvia il proprio lavoro d´artista con grande interesse per il paesaggio, in particolare del Galles, conducendo una lettura critica della tradizione pittorica, senza allontanarsene ma affrontandola dall´interno. Se gli esordi risentono degli influssi del neo-romanticismo inglese, dagli anni "30 la sua pittura si carica di una drammaticità che la rende inquietante e visionaria tanto da farla accostare alla corrente surrealista con cui condividerà la Mostra Internazionale del 1936 a Londra, mostrando influssi di Picasso e di Klee. Sutherland sembra collegarsi soprattutto alle fonti primarie del Romanticismo, alla poetica del "sublime" di Blake, ma nella sua declinazione più amara, un "sublime" negativo espresso attraverso dissonanze cromatiche, segni netti dove tutto appare "dramma e lacerazione", anche in conseguenza dell´esperienza della guerra. Dal 1940 al 1945 viene infatti incaricato ufficialmente di testimoniare in pittura gli orrori del conflitto come "artista di guerra" insieme a Moore e Nash. Nascono così le Devastations, visioni fosche e allucinate delle città inglesi distrutte dai bombardamenti, nelle quali affiorano nuove forme create dal sovvertimento bellico, vero oggetto dell´indagine dell´artista; molte di queste opere sono presenti in mostra. Come riflessione tragica al termine di questo periodo si dedicherà a soggetti religiosi, in particolare alla passione e alla crocifissione di Cristo, icone del destino umano, giungendo a realizzare la nota Crocifissione per la chiesa di St. Matthew di Northampton e, più avanti, l´arazzo del Cristo in gloria nella Hyperlink "http://it.Wikipedia.org/wiki/cattedrale_di_coventry" \o "Cattedrale di Coventry" cattedrale di Coventry. Fama e riconoscimenti gli vengono tributati già a partire dall´immediato dopoguerra con mostre ed eventi a livello internazionale. L´impegno come artista di guerra l´aveva distolto momentaneamente dal primario interesse per la natura, in virtù del quale si autodefinisce erede spirituale di John Constable; prosegue la sua ricerca nel sud della Francia. Proposito di Sutherland è rivelare la verità che si cela nelle cose, la pittura è il suo strumento di delazione. È così che egli si dedica a raffigurare brani di natura in parafrasi, destrutturata, riassemblata, reinterpretata, privata della sua riconoscibilità comune e presentata come un infinito e bizzoso mutante, pervicacemente intenzionato a nascondere la propria identità autentica. Lavora su un´idea di paesaggio dove le forme vegetali e minerali vengono trasformate in icone totemiche - le Standing Forms degli anni Cinquanta - che emergono minacciose dal fondo in un´atmosfera densa di suggestioni Hyperlink "http://it.Wikipedia.org/wiki/psicoanalisi" \o "Psicoanalisi" psicoanalitiche. Dipinge senza gli infingimenti propri del naturalismo tradizionale, rassicurante anche nel rappresentare una tempesta, lasciando intendere di possedere il potere terribile di aprirci gli occhi, di farci conoscere le forme vere e le intenzioni spietate della natura, i suoi disegni oscuri e devastanti, il suo potere assoluto e ineffabile. Il pittore avverte che le forme naturali che appaiono ai nostri occhi avidi di bellezza non sono che abbagli emotivi, ricostruzioni mentali imposte dal nostro bisogno di sicurezza; la realtà è destabilizzante, non prodiga di leggiadria, ma dura e meccanica, una romantica "terribilità" anti-sublime nella sua naturalistica spietatezza, minaccia reale e non soltanto turbamento letterario. Sutherland coglie questa capacità metamorfica e dipingendola affronta un´indagine sulla vita organica in cui è racchiuso il mistero dell´esistenza; analizzando le forme, ne riconosce il senso ambiguo, disturbante, crudele, ma ponendole in contrasto con l´intensità e a volte con la dolcezza cromatica, ne sa estrarre tutta la poesia e il dramma, con una stratificazione e una complessità formale che gli consentono di dar vita a un immaginario surreale a volte cupo a volte fantastico. Curiose creature nate da strane metamorfosi, dopo alcuni esempi già alla fine degli anni Quaranta, compongono il primo Bestiario realizzato nel 1968 a cui segue quello del 1979 dedicato all´opera di Apollinaire; risulta evidente la suggestione che l´artista subisce dalle figurazioni animali della scultura romanica, coi suoi esemplari prepotenti, terrestri e misteriosi, provenienti da una realtà fantastica ma non divina, simboli unitari di esperienza e invenzione. Sutherland realizza così una personale cosmogonia delle metamorfosi delle forme, esempi della fantasia e della ricchezza della forza naturale, oscuramente aggrovigliata sul proprio mistero. Tra i regni vegetale, animale e minerale vengono meno le divisioni, tutto si connota del medesimo senso di arcaica e arcana indifferenziazione. Quando, nel 1967-68, ritorna nel Galles col regista e suo grande collezionista Pier Paolo Ruggerini - che lì gira un lungometraggio sull´artista, proiettato all´inizio dell´esposizione - Sutherland riscopre quel paesaggio che tanta importanza ha avuto nella sua formazione, e si rende conto di quanto esso abbia ancora da offrirgli in termini di motivi e di vocabolario di forme e di colori. Una frase di Ruskin si presta per sostanziare il suo lavoro: «Indagare la natura, studiarne le leggi di crescita, trarne visioni provenienti dal centro dell´ardente cuore», quindi evidenziare come l´esteriorità della natura venga ricreata per esprimere l´interiorità dell´uomo, con un approccio visivo che si fa visionario nel seguire il pullulare della fantasia e dell´anima. L´artista è famoso anche per i suoi ritratti, dove evidenzia una pietas degna di Holbein: i volti sono indagati come se si trattasse di brani di natura, a testimoniare una continua ricerca della verità, soprattutto di una verità interiore: un movimento della testa o del corpo, un corrugamento della fronte o un´espressione del volto sono sufficienti a rivelare le pene, i turbamenti di un´intera esistenza, trattati come fermenti sottocutanei. Sono ritratti di amici, dei quali individua la sostanza psichica, il profilo intimo, ma ancor più di celebrità e potenti, come Hyperlink "http://it.Wikipedia.org/wiki/william_somerset_maugham" \o "William Somerset Maugham" lo scrittore Somerset Maugham, lo statista Hyperlink "http://it.Wikipedia.org/wiki/winston_churchill" \o "Winston Churchill" Winston Churchill e molti aristocratici, non per adulazione ma per cogliere nelle fattezze umane i segni organici dell´esercizio di una strenua volontà di successo e potenza, spesso con pennello inesorabile, al punto che la moglie di Churchill, turbata, distruggerà il ritratto. --- Sutherland. Il pittore che smascherò la natura Mostra e Catalogo a cura di Stefano Roffi, col patrocinio dell´Ambasciata Britannica in Italia. In collaborazione con Montrasio Arte. Catalogo Silvana Editoriale, con saggio generale di Martin Hammer e antologia di scritti di Roberto Tassi, testi di Daniele Astrologo Abadal e Ruggero Montrasio, Roger Berthoud, Isotta Langiu, Stefano Roffi, Graham Sutherland. Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Dall´8 settembre al 9 dicembre 2012. Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) - sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso. Ingresso: euro 9,00 valido anche per le raccolte permanenti - euro 5,00 per le scuole. Info e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.It  www.Magnanirocca.it  Ristorante nella corte del museo tel. 0521 848135 Il martedì ore 15.30 viene organizzata una visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria. Costo € 12,00 (ingresso e guida). La mostra è realizzata grazie a: Fondazione Cariparma, Cariparma Crédit Agricole. Sponsor tecnici: Angeli Cornici, Aon Artscope Fine Art Insurance Brokers, Gazzetta di Parma, Kreativehouse, Hotel Palace Maria Luigia, Sina Fine Italian Hotels, Tep, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico  
   
   
MILANO: POESIA. A PALAZZO MARINO TORNA “AREA P”: DOMENICA 16 SETTEMBRE PRIMO APPUNTAMENTO CON MONI OVADIA INCONTRO È GRATUITO E APERTO ALLA CITTÀ  
 
A partire da domenica 16 settembre Palazzo Marino ospita la seconda edizione di ‘Area P – Milano incontra la poesia’. Tre appuntamenti domenicali gratuiti aperti alla città, con poeti, editori e attori che dedicheranno un’ora alla poesia, leggendo componimenti in versi, interpretando un autore o una scelta di brani. L’iniziativa è promossa dalla Presidenza del Consiglio comunale e dall’assessorato alla Cultura del Comune di Milano. Primo appuntamento il 16 settembre, in concomitanza con domenicAspasso. Alle ore 10.30, nella Sala Alessi di Palazzo Marino, l’attore Moni Ovadia interpreterà opere del poeta greco Ghiannis Ritsos. Seguirà, il 21 ottobre, l’incontro con il poeta Giancarlo Majorino, che leggerà brani delle proprie poesie. L’11 novembre la scrittrice Erminia Dell’oro condurrà il pubblico alla scoperta e alla conoscenza delle poesie per bambini, chiudendo così il ciclo del 2012 prima della pausa di dicembre e della ripresa di ‘Area P’ il prossimo anno. L’ingresso è gratuito. Gli inviti possono essere ritirati all’Urban Center, in Galleria Vittorio Emanuele, a partire dalle ore 10 del giovedì antecedente ogni singola manifestazione. “Abbiamo voluto riproporre ai milanesi un’area ‘ad accesso gratuito’ nel cuore della città, dando voce ad artisti milanesi di fama nazionale capaci di illustrare la contemporaneità con il linguaggio intimo della poesia. Crediamo che questo ambito culturale – a volte un po’ trascurato – possa essere uno strumento di (ri)motivazione e di cambiamento, soprattutto adesso che la crisi economica ci stimola a riscoprire valori veri e profondi”, ha detto il Presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo. “Non stupisce il successo della prima edizione, se pensiamo a quanta poesia è nata sotto il cielo di questa città - ha detto l’assessore alla Cultura Stefano Boeri -. Siamo certi del successo di questa nuova edizione autunnale, che interpreta con la sensibilità di artisti milanesi molto diversi tra loro il linguaggio universale della poesia". I precedenti quattro appuntamenti del 2012 avevano riguardato la lettura dei poeti greci contemporanei da parte di Nicola Crocetti (4 marzo), le poesie di Franco Loi (1 aprile), il reading di Vivian Lamarque (13 maggio), i versi di Adonis decantati da Fawzi al Delmi (3 giugno).  
   
   
ROMA (FONDAZIONE PASTIFICIO CERERE): SAM PULITZER - A CURA DI MICHELE D’AURIZIO - INAUGURAZIONE 18 SETTEMBRE 2012, ORE 19 - DAL 19 SETTEMBRE AL 7 NOVEMBRE 2012  
 
Martedì 18 settembre inaugura a Roma, presso la Fondazione Pastificio Cerere, la prima mostra personale in Italia dell’artista americano Sam Pulitzer (nato nel 1984, vive a New York). Aperta al pubblico a ingresso libero fino al 7 novembre, l’esposizione è il secondo evento proposto da Michele D’aurizio – curator in residence della Fondazione per il 2012 – e presenta Untitled (2012), un’installazione composta da un ampio numero di opere grafiche, realizzate su Pvc adesivo e applicate alle pareti delle sale espositive della Fondazione. La ricerca artistica di Pulitzer si fonda sulla ricontestualizzazione di oggetti e immagini dotati di una peculiare valenza culturale. L´artista ricorre frequentemente a repertori iconografici che testimoniano come gli immaginari propri delle sottoculture si disperdano, favorendo la diffusione di un unico linguaggio predominante. Attraverso l´utilizzo di tale linguaggio, Pulitzer commenta le dinamiche estetiche di rappresentazione, attive dentro e fuori il sistema dell´arte contemporanea. In passato, ad esempio, l’artista ha integrato nelle sue opere alcune tipologie di plugs, accessori di diverse forme e dimensioni utilizzati nella dilatazione dei fori dei piercing. Nelle società occidentali, l´impiego di plugs indica in chi li indossa un desiderio di trasgressione, anche se la crescente diffusione di queste pratiche tra le comunità di giovanissimi ne attesta un allineamento con i regimi consumistici, che vedono negli adolescenti nient’altro che una fascia di mercato. Nelle opere di Pulitzer i plugs vengono incastonati nelle pareti della sala espositiva, dove conservano il loro potenziale segnico e stimolano una riflessione sulle modalità con cui l´arte contemporanea, come atto creativo, citi sistemi simbolici codificati in altri ambiti. Untitled è una grande opera che, diffusa negli spazi espositivi della Fondazione Pastificio Cerere, comprende stampe di varie dimensioni, sino ai due metri di altezza. La serie espande il repertorio iconografico suggerito dalle opere con i plugs: la natura architettonico-spaziale di quei lavori – il dialogo tra un´assenza (il foro) e una presenza (il plug) – è riproposta sotto forma di un´immagine bidimensionale che aderisce alla parete. Grazie alla peculiare duttilità del Pvc, sul quale è possibile intagliare qualsiasi profilo grafico, Pulitzer include un ampio numero di riferimenti visivi ai panorami socio-culturali legati ai plugs, nicchie creative i cui immaginari confinano con quelli coltivati sotto l´egida dell´arte contemporanea. Le opere evocano quindi capi di alcuni marchi di abbigliamento di streetwear, disegni per tatuaggi, graffiti metropolitani, cartoni animati e fumetti, illustrazioni fantasy ecc. Realizzati solo con un software e un plotter, questi lavori testimoniano il tentativo dell´artista di destreggiarsi con una certa "povertà estetica", consolidata proprio dalla diffusione delle tecnologie creative. Untitled cerca di risolvere l´incrinatura tra il vandalismo e la creatività, nella volontà di dimostrare, in un contesto dedito all´arte, l´effettiva presenza di senso nelle pratiche estetiche considerate come sottoculturali o come “arte di strada”. Le opere in mostra possono quindi essere interpretate come citazioni di alcune strategie creative, abusate dall´arte contemporanea, al fine di assecondare la pretesa dell´arte di restituire un´immagine più intima di un individuo, del suo sistema di riferimenti culturali, del suo stile di vita, della sua esperienza estetica quotidiana. Sam Pulitzer ha preso parte a mostre collettive presso Greene Naftali Gallery, New York; Michael Benevento, Los Angeles; Federico Vavassori, Milano; Maccarone, New York; The Emily Harvey Foundation, New York; Cleopatra’s, New York. Real Fine Arts, New York, ha dedicato all´artista due mostre personali. Michele D’aurizio (1985, Chieti; vive a Milano) è Associate Editor del trimestrale d´arte e cultura contemporanea Kaleidoscope e fondatore dello spazio espositivo no-profit Gasconade a Milano. Come curator in residence della Fondazione Pastificio Cerere, a Michele D’aurizio è affidata anche la curatela delle mostre personali – aperte da dicembre 2012 presso il Macro Museo d’Arte Contemporanea di Roma – dei due vincitori della terza edizione di 6Artista, Francesco Fonassi e Margherita Moscardini. Info: info@pastificiocerere.It - www.Pastificiocerere.it  
   
   
BOLOGNA (CENTRO LAME): MOSTRA FOTOGRAFICA “RITRATTO DEL NEPAL” - 14/16 SETTEMBRE  
 
- Una mostra vibrante, intensa, che attraverso le immagini racconta un popolo, la sua vita, il suo quotidiano. Così “Ritratto del Nepal” si pone come una narrazione scarna e fortemente efficace, nella quale le espressioni dei volti fotografati, i colori degli abiti, la semplicità e l´immediatezza degli scatti compongono il ritratto di un paese moderno, ma intriso ancora di tradizione e cultura antichissime. Location della mostra, che si svolgerà da venerdì 14 a domenica 16 settembre, realizzata dalla Fondazione Irma Romagnoli grazie alla collaborazione di Igd Spa, sarà uno degli spazi espositivi temporanei del Centro Lame (via Marco Polo 3 - Bologna), situato lungo i corridoi dei negozi, in prossimità della Libreria Coop, dove si potranno ammirare gli scatti fotografici in cui l´autore ha saputo cogliere l´anima della gente nepalese. L´autore delle fotografie è l´italiano Robi Rubiolo, che vive in Nepal dal 1974, una seconda patria alla quale è fortemente legato e nella quale mette in pratica, con passione, il suo spirito di solidarietà e aiuto, seguendo un progetto che porta avanti in collaborazione con la Fondazione Irma Romagnoli di Bologna. Si tratta di una particolare adozione a distanza, grazie alla quale si sostiene la crescita scolastica di giovani meritevoli -provenienti da famiglie con difficoltà economiche - finalizzata al proseguimento degli studi in scuole altamente qualificate. Sabato 15 settembre alle ore 17, per meglio entrare nell´essenza di questo luogo lontano e della sua gente, a fianco della mostra si svolgerà l´incontro dal titolo “Alchimie del Nepal”, al quale parteciperanno Robi Rubiolo, che porterà la propria esperienza quarantennale in quei luoghi, il dottor Erus Sangiorgi presidente della Fondazione Irma Romagnoli e l´attore Patrizio Roversi, che insieme hanno condiviso una importante esperienza in Nepal  
   
   
BRAMANTINO. AL CASTELLO SFORZESCO DI MILANO VISITE E ATTIVITÀ GRATUITE PER BAMBINI E GENITORI  
 
Un sabato pomeriggio al Castello Sforzesco con il Bramantino. Domani, sabato 15 settembre, bambini e genitori potranno visitare la mostra sul genio del Rinascimento lombardo e seguire alcune attività gestite dal personale educativo del Comune di Milano. L’entrata alle mostre e la partecipazione alle attività sono gratuite. Tre le proposte in programma. La prima è rivolta ai bambini dagli 8 agli 11 anni. A partire dalle ore 14.30, nella Sala della Balla del Castello Sforzesco, gli educatori guideranno i bambini alla scoperta della serie degli arazzi dei Dodici Mesi con le loro raffinate simbologie. A conclusione del percorso, i bambini provano a tessere, con telaio, nastri colorati e fili di lana, un piccolo arazzo personale. La seconda opportunità coinvolge i genitori. Alle ore 14.45 potranno partecipare a una visita guidata nella Sala del Tesoro, eccezionalmente visitabile, che ospita tele, affreschi, incisioni, sculture e la Sala della Balla con gli arazzi dei Dodici Mesi. La terza attività, in programma dalle ore 16, è dedicata ai bambini dai 5 ai 6 anni. A passeggio tra gli arazzi, i bambini ne potranno scegliere quattro emblematici delle quattro stagioni e osserveranno tutto ciò che è rappresentato: le attività dei contadini, le feste, i giochi, la descrizione della vita quotidiana per riscoprire i ritmi del tempo e delle stagioni.  
   
   
TICINO: GIORGIO MORANDI. IL MONDO SEGRETO DEGLI OGGETTI 15 SETTEMBRE/17 FEBBRAIO 2013  
 
Questa esposizione inaugura una nuova importante collaborazione a livello europeo che permette al Museo in erba di presentare in Ticino alcuni dei più interessanti progetti del Dipartimento educativo Mambo (Museo d’arte moderna di Bologna). Lo spazio espositivo del museo in erba si trasforma nello studio di Giorgio Morandi, magicamente ricostruito, e i giovani visitatori si trovano avvolti e coinvolti nell’atmosfera che ha circondato l’artista nella produzione delle sue opere. Interagendo con le varie parti dell’istallazione, scoprono i libri di Morandi, i suoi vestiti, le sue lettere, i suoi strumenti di lavoro. In questo modo i bambini (e non solo) possono avvicinarsi emotivamente al pittore, alla sua poetica e alle sue tecniche. Colori a olio, lastre di zinco, strumenti usati per le incisioni e gli oggetti delle sue nature morte, vale a dire brocche, caraffe e barattoli raccontano, infatti, come sono nati i suoi capolavori. Alcuni pannelli con le riproduzioni di una scelta di quadri completano la prima parte del percorso. La seconda sezione della mostra invece, è dedicata alla scoperta di artisti contemporanei che hanno presentato oggetti comuni nelle loro opere, come Thiebaud, Tony Cragg e Spoerri. Attraverso un percorso ludico e interattivo i bambini osservano l’evoluzione contemporanea del genere della natura morta. Al termine, una grande istallazione, un tavolo ricoperto da tantissimi oggetti del quotidiano dipinti di bianco, propone ai bambini dapprima un gioco d’osservazione e poi li invita con un foglio e un rullo a raccogliere una traccia che evoca la loro forma originale che resterà come ricordo della visita. L’atelier propone un ricco programma di attività pittoriche, incontri con artisti, laboratori e animazioni per tutta la famiglia e su appuntamento anche per gruppi di adulti. Il Museo in erba organizza inoltre divertenti feste di compleanno. Il programma dettagliato dell’atelier così come le comunicazioni per i docenti sono scaricabili dal sito: www.Museoinerba.com. Inaugurazione: sabato 15 settembre 2012 Dalle 15.30 porte aperte e attività per i bambini in Piazza Giuseppe Buffi Alle 17.00, Teatro dell’Oratorio Salita alla Motta: Inaugurazione e spettacolo teatrale con Katya Troise e Matteo Casoni del Gruppo Storie di Scintille Info e prenotazioni (visite scolaresche, gruppi e atelier): Il Museo in erba - Piazza Giuseppe Buffi 8, 6500, Bellinzona, Svizzera - Tel. + 4191835.52.54 - ilmuseoinerba@bluewin.Ch  - www.Museoinerba.com