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Notiziario Marketpress di Mercoledì 11 Febbraio 2004
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L’INTERVENTO DI ROMANO PRODI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO SULLE LINEE DI POLITICA E DI BILANCIO DELL'UNIONE PER IL PERIODO 2007-2013.  
 
Strasburgo, 11 febbraio 2004 – Di seguito l’intervento di Romano Prodi al Parlamento europeo : “Presidente Cox, Onorevoli deputati, Oggi la Commissione ha adottato la comunicazione che traccia le linee di politica e di bilancio dell'Unione per il periodo 2007-2013. Abbiamo affrontato uno degli argomenti più importanti dei cinque anni di questa Commissione. Dopo un lungo lavoro di preparazione e di riflessione, voglio dare il via al suo lungo e complesso processo di analisi e di approvazione richiamando il contesto storico nel quale sono nate queste proposte e illustrandone lo spirito. Alla caduta del muro di Berlino nel 1989 l'Europa occidentale era impegnata a costruire il grande mercato interno, un obiettivo che avevamo fissato per il 1992. La storia ha voluto che le grandi aspettative legate all'integrazione degli allora dodici Stati membri si legassero alla speranza inattesa di unificare tutto il continente in pace e in democrazia. Da quel momento straordinario, l'Europa ha fatto grandi progressi. Gran parte delle democrazie nate dal crollo del blocco sovietico faranno presto parte dell'Unione. La nostra economia, nonostante i problemi e le incertezze, gode di un livello di prosperità che non ha precedenti nella storia. In Europa abbiamo una qualità della vita che il mondo ci invidia. Soprattutto, si sono ridotte negli anni le differenze di ricchezza e di opportunità fra gli Stati membri: si tratta di un successo che nessun'altra organizzazione politica può vantare. Eppure non possiamo dirci soddisfatti. Non possiamo, perché, da qualche tempo il dubbio si fa strada nel cuore e nella mente degli europei. Si tratta di una reazione al processo di globalizzazione del pianeta con i suoi cambiamenti profondi e sempre più rapidi. L'europa si chiede se sarà in grado di tenere in mano le leve del cambiamento per continuare a guidare la globalizzazione oppure se si limiterà a subirla e a difendersi dai suoi pericoli. Basta ascoltare le domande che ci vengono dai cittadini: Verranno cancellati i punti di riferimento culturali nei quali ci riconosciamo e che sono la nostra vera ricchezza? Perché diventare anziani significa per molti rischiare di diventare più poveri? Perché i giovani trovano tanta disoccupazione e precarietà quando si affacciano sul mondo del lavoro? Domande come queste fanno nascere due atteggiamenti contrapposti: una parte della nostra società si chiude in se stessa, cercando una sicurezza illusoria dietro slogan antichi, a volte tribali, che alimentano la xenofobia e l'intolleranza. La stragrande maggioranza degli europei guarda invece a noi per avere risposte originali e positive e ci chiede: cosa fa l'Europa? È questa una posizione sana e politicamente matura perché presuppone un semplice fatto: nessun paese europeo, da solo, può muoversi nel mondo globalizzato da protagonista e in piena indipendenza. Nessuno può far fronte da solo all'ascesa dei grandi paesi dell'Asia, alla sfida tecnologica del Nord America, al flusso delle migrazioni dal Sud del pianeta. La forza per far fronte a queste sfide--la nostra forza--si trova solo nell'Unione. Il tempo ha dato ragione all'intuizione di Monnet, De Gasperi e Adenauer: dobbiamo mettere insieme ciò che ci rende simili. Dobbiamo lottare per l'interesse comune perché solo così possiamo difendere gli interessi di ciascuno. Onorevoli deputati, Il varo della strategia di Lisbona, nel 2000, è stato il momento culminante della presa di coscienza collettiva di questa situazione. A Göteborg, il progetto è stato completato inserendo a pieno titolo la "sostenibilità" come elemento qualificante del modello europeo. Questa strategia ha mobilitato energie ed entusiasmo. Ha consacrato il Consiglio europeo di primavera come il momento più alto di verifica, di impulso e di decisione nel processo di riforma economica. Però, malgrado gli sforzi di tutti, questo processo si sta inceppando. Sempre più rare sono le decisioni operative; senza di ciò ci si limita agli appelli volontaristici. Perché questo? Perché, per produrre effetti concreti, la strategia ha bisogno di un progetto concreto, coerente e verificabile, organizzando gli strumenti necessari, quelli degli Stati membri e quelli dell'Unione, fra cui il bilancio dell'Unione. Dobbiamo usare le nostre risorse per far crescere la prosperità dell'Europa in armonia con i suoi valori. Dobbiamo trasformare l'Unione in un'economia dinamica e basata sulla conoscenza. Dobbiamo assicurare un posto lavoro di qualità al maggior numero possibile di nostri cittadini. Dobbiamo rendere la crescita economica sostenibile sul piano sociale e ambientale. Prima di illustrarvi in dettaglio alcune delle decisioni di oggi, voglio chiarire in che spirito ci siamo mossi e la procedura che abbiamo seguito. Fare un piano di bilancio significa associare le risorse ai bisogni. Poiché le risorse sono limitate, le decisioni finanziarie devono seguire le priorità e le scelte politiche. Si tratta di un concetto fondamentale. Ho affermato più volte che è inaccettabile pianificare il futuro delle nostre finanze partendo da un semplice dato percentuale. Alcuni hanno dichiarato che il bilancio dell'Unione non dovrà superare l'1% del Pil europeo. A mio avviso, questa posizione ha il difetto di mettere i numeri prima del progetto politico. È come iniziare a costruire la casa dal tetto. Capisco perfettamente che paesi alle prese con riforme difficili vorrebbero che anche all'Unione si applicassero politiche restrittive. Tuttavia, questo approccio è coerente solo in modo superficiale, perché le spese nazionali (a livello di ogni singolo Stato) e le spese dell'Unione (quelle fatte in comune) non sono fungibili in quanto qualitativamente diverse. Il bilancio dell'Unione non è una spesa voluttuaria da ridurre al minimo. La spesa comunitaria è al servizio delle politiche comuni, cioè di quelle attività che gli Stati hanno deciso di gestire in comune; essa è più efficace degli interventi nazionali e in molti casi è una scelta obbligata perché affronta problemi che sono per loro stessa natura sovranazionali. Risparmiare sul bilancio dell'Unione non porta ad accrescere le risorse pubbliche nazionali, ma solo a minare la casa comune in cui viviamo. E tuttavia è necessario orientare verso le priorità le risorse disponibili, per massimizzare i benefici. Per tutti questi motivi, la Commissione ha svolto il dibattito sulle nuove Prospettive finanziarie partendo prima dalle cose da fare--dal progetto di Europa che vogliamo--e poi affrontando le cifre e le percentuali. I risultati però non dipendono soltanto dall'ammontare disponibile. Per esempio, abbiamo verificato che l'attuale struttura del nostro bilancio e alcune regole di gestione sono troppo rigide e che questa rigidità ha spesso rallentato l'azione dell'Unione a detrimento dell'interesse collettivo. Proponiamo quindi anche una struttura del bilancio che sia in grado di rispondere con maggiore flessibilità a circostanze nuove e imprevedibili. Onorevoli deputati, Vorrei svolgere un'ultima considerazione di fondo prima di passare agli aspetti specifici della nostra proposta. Il progetto finanziario di ogni organizzazione esprime concretamente i suoi principi di base. Fra i principi dell'Unione, voglio porre l'accento sulla solidarietà tra i cittadini e tra gli Stati membri che si traduce nei trasferimenti di risorse dai paesi più ricchi ai paesi e alle regioni più povere. Il nostro progetto mantiene questa scelta politica di fondo e la sviluppa in modo nuovo mettendo anche più dichiaratamente che in passato, la politica di coesione al servizio della competitività e dell'occupazione. Questa scelta ha sostanzialmente tre motivazioni: è una scelta di coerenza, è una scelta di giustizia ed è anche una scelta di opportunità. Parlo di coerenza perché favorire lo sviluppo sostenibile è l'obiettivo centrale delle nostre politiche negli anni a venire. Uno sviluppo squilibrato rischia di generare rigetto o paura nei confronti dell'Europa nelle regioni più svantaggiate o periferiche, piuttosto che fiducia e partecipazione. Inoltre è una questione di giustizia, perché non si può chiedere a nessuno di partecipare a un progetto comune senza dare la possibilità di tenere il passo della crescita. Infine è una questione di opportunità, poiché la nostra stessa esperienza dimostra che lo sviluppo equilibrato e sostenibile, in particolare delle regioni più povere, è a sua volta fonte di ulteriore prosperità per le regioni già ricche. Signor Presidente, Onorevoli deputati, Questo è il pensiero che sta alla base del piano finanziario che vi presento oggi. Ora passerò a illustrare alcuni punti qualificanti. Il documento parte da tre grandi priorità: favorire lo sviluppo sostenibile, tradurre in pratica il concetto di cittadinanza europea e rafforzare il ruolo dell'Unione come protagonista sulla scena mondiale. Voglio sottolineare un aspetto del primo punto. Poiché il mercato unico è già una realizzazione in gran parte acquisita, occorre inserire le politiche che sono legate ad esso nel contesto più ampio di una strategia di crescita. Si tratta di una proposta molto importante: ormai possiamo promuovere la competitività delle imprese europee sfruttando il fatto che operano già senza frontiere interne. Devo ripetere che per aumentare la competitività abbiamo una sola strada: la qualità, lo sviluppo tecnologico, la ricerca e l'innovazione. E, in senso più ampio, gli investimenti nelle risorse umane. È assolutamente necessario concepire una strategia comune a livello europeo per collegare fra loro i nostri centri di ricerca e formare i migliori scienziati e i migliori intellettuali del mondo. È necessario aprire il mondo dell'istruzione alla formazione permanente. Abbiamo la tradizione, abbiamo le capacità, abbiamo le infrastrutture. Ora tocca all'Europa investire tutte le risorse economiche e politiche necessarie. Per passare al secondo punto, ripeto spesso che i nostri cittadini possono già sentire una fedeltà plurima: alla loro città, al loro paese e all'Europa. Uno dei nostri obiettivi nei prossimi anni sarà dare concretezza al principio di cittadinanza europea. L'unione deve collaborare con i governi nazionali per garantire un livello omogeneo dei diritti individuali, della sicurezza, della protezione e della qualità della vita su tutto il suo territorio. Questo riguarda la lotta contro il crimine e il terrorismo, che da tempo non conoscono frontiere. Riguarda la gestione comune delle frontiere esterne e dei flussi migratori che rispetti la dignità umana dei migranti e li consideri una risorsa preziosa per la nostra economia e la nostra società. Riguarda infine lo sviluppo di quei servizi di interesse generale che sono la spina dorsale del nostro modello sociale, come sanità, sicurezza alimentare, istruzione, energia e trasporti. Soprattutto, ora che l'Unione vede profilarsi i suoi confini ultimi, è arrivato il momento di immaginare una vera identità europea. Questa sarà la nostra nuova frontiera dei prossimi decenni che non avanzerà probabilmente negli spazi geografici ma avanzerà certamente nei territori dello spirito. Dovremo favorire la creatività e lo scambio nei campi della cultura e delle arti, della letteratura e dei mezzi di comunicazione di massa. Per quanto riguarda il ruolo dell'Unione europea nel mondo, con l'allargamento e, in prospettiva, con l'unificazione completa del continente, l'Europa può davvero diventare una forza di equilibrio per tutto il pianeta. È arrivato il tempo di assumere in maniera adulta le responsabilità che questo comporta. In primo luogo, dobbiamo esercitare una chiara responsabilità nella regione, dando attenzione alla strategia della Commissione per lo sviluppo dell''anello dei paesi amici'. Nei prossimi anni dovremo sviluppare questa politica di vicinato per condividere con i nostri vicini progetti e politiche, per garantire la stabilità e la pace attraverso la diffusione di una maggiore prosperità e dei nostri valori fondanti: democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani. Ma la nostra responsabilità va oltre il ruolo regionale. L'europa dovrà mantenere e accrescere il suo contributo allo sviluppo, perché il divario di opportunità e di condizioni di vita fra il Nord e il Sud del mondo è ripugnante per la nostra tradizione politica, civile e umana. Questo stato di cose è anche contrario al nostro interesse e rinforza il flusso migratorio disordinato che tanto preoccupa i nostri cittadini. L'unione dovrà continuare a dare forza al dialogo, alle soluzioni pacifiche e agli approcci multilaterali. Dobbiamo trovare una voce sola sulla scena internazionale con l'obiettivo finale di avere una rappresentanza comune in consessi come le Nazioni Unite, la Banca mondiale o il Fondo monetario internazionale. In ogni angolo del pianeta c'è chi vede in noi una speranza di pace e una forza saggia ed equilibrata. Non possiamo deludere queste aspettative. Dobbiamo superare le differenze e proporre uniti il modello che abbiamo affinato in mezzo secolo di vita. Onorevoli deputati, Questi sono solo alcuni dei tanti obiettivi contenuti nella nostra comunicazione. Per realizzarli tutti, come ci viene chiesto costantemente, ci vorrebbe un bilancio ben più ampio di quello che ci è stato attribuito sino ad ora. Tuttavia, la Commissione è realista. Abbiamo lavorato in profondità per un anno (sei gruppi di commissari, tutto il collegio impegnato a più riprese in vari seminari, le Direzioni generali coinvolte…). Abbiamo analizzato, valutato, scelto, riformato. Abbiamo deciso, non senza difficoltà, di restare all'interno dell'attuale tetto di risorse proprie dell'Unione, ovvero l'1,24% del reddito nazionale lordo europeo, aggiungendovi i fondi per la cooperazione Acp (Fed) da budgettizzare. E su questa base abbiamo definito con rigore, con tenacia e con chiarezza di intenti una previsione di spesa che, limitando i pagamenti all'1,15% del reddito interno lordo, lascia margini sufficienti per poter agire con serenità. Siamo convinti che con una somma di quest'ordine, anche se essa non è certo sufficiente per realizzare gli obiettivi che gli Stati membri si sono proposti, si potranno ottenere risultati concreti. E non si tratta soltanto di numeri ma anche di efficacia della spesa. Non ci limitiamo a motivare il perché delle risorse necessarie, ma prospettiamo anche una nuova struttura per utilizzarle meglio e in modo più razionale. Ciò significa continuare a migliorare la cultura amministrativa e la governance dell'Unione europea. Se da una parte sosteniamo che in un gran numero di casi l'azione a livello europeo è necessaria e più efficace, dall'altra la Commissione prevede di coinvolgere altri attori per razionalizzare l'esecuzione dei nostri interventi sul territorio (in particolare in partenariato con gli Stati membri). Infine, stiamo lavorando per semplificare drasticamente gli strumenti attualmente utilizzati. Per fare solo un esempio, proponiamo di ridurre gli strumenti d'azione impiegati oggi nel settore delle relazioni esterne da oltre 100 a sei, ciascuno dedicato a una precisa area politica e funzionale. Onorevoli deputati, La comunicazione che vi presento oggi non è un atto tecnico-contabile, ma una dichiarazione politica e come tale chiedo che venga esaminata. Essa ha l'ambizione di porre le premesse operative per governare le grandi trasformazioni dell'Unione negli anni a venire. I commissari, i servizi della Commissione e io stesso ci siamo dedicati al compito con energia ed entusiasmo. Sono certo che non mancherete di vedere questa energia e questo entusiasmo pienamente riflessi nel risultato del nostro lavoro. Queste pagine rappresentano, da parte della Commissione, una grande espressione di rinnovata fiducia nell'Europa e nelle sue istituzioni. Ora le consegniamo all'analisi del Parlamento e del Consiglio e sarei felice che diventassero anche per voi un messaggio pieno di speranza e di realismo per il nostro futuro”.  
   
   
COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO COMUNE: PROSPETTIVE FINANZIARE E POLITICHE 2007-2013 PER L’UNIONE ALLARGATA  
 
Bruxelles, 11 febbraio 2004. La Commissione ha adottato ieri una comunicazione sulla visione dell’Unione europea e del suo futuro bilancio per il periodo 2007-2013. Con l’obiettivo di approfittare di tutti i benefici dell’allargamento e di rendere l’Europa più prospera, tre sono le priorità proposte: sviluppo sostenibile, interessi dei cittadini e rafforzamento dell’Ue come partner globale. Questi obiettivi possono essere raggiunti in un’Unione a 27 Stati membri senza aumentare il massimale delle spese. Le spese totali annuali in termini di pagamenti potrebbero raggiungere i 143,1 miliardi di euro nel 2013, che corrisponderebbero - anche in un’Unione ampliata - a solo l’1,15% del Reddito nazionale lordo (Rnl) dell’Ue. In media, gli importi saranno dell’1,14% del Rnl per tutto il periodo. Le future prospettive finanziarie devono sostenere gli obiettivi politici dell’Unione europea. Devono essere concepite per portare al termine priorità concrete e ben selezionate che apportino benefici agli Stati membri e ai cittadini. Secondo la Commissione, la distanza tra obiettivi politici ambiziosi e di alto livello, da un lato, e l’impossibilità di attuarli, dall’altro, non deve avere la possibilità di ampliarsi. In molte aree delle nuove priorità la capacità dell’Unione di attuare gli impegni voluti dagli Stati membri è limitata dall’insufficienza delle risorse. Agli obiettivi politici e alle aspettative stabilite devono corrispondere mezzi adeguati, incluse risorse finanziarie adeguate. Le priorità politiche proposte dalla Commissione sono: Sviluppo sostenibile: crescita, coesione e occupazione Le politiche dell’Ue e il suo bilancio devono essere finalizzati al raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona. Crescita e competitività saranno obiettivi prioritari anche nella prossima generazione di politiche regionali e di coesione. Il 1° maggio 2004 con 10 nuovi Stati membri, l’Ue dovrà affrontare una sfida senza precedenti in materia di competitività e coesione interna. La proposta della Commissione prende anche in considerazione la decisione del Consiglio del 2003 relativa alla Riforma della Politica agricola comune e stabilisce le spese agricole per le misure di mercato e i pagamenti diretti fino al 2013. Gli strumenti della politica ambientale saranno riorganizzati per aumentarne la flessibilità e l’efficacia. Cittadinanza, comprese libertà, sicurezza e giustizia Libertà, sicurezza e giustizia sono elementi essenziali del modello di società europeo. Nuovi strumenti e finanziamenti adeguati permetteranno di realizzare pienamente gli obiettivi stabiliti al Consiglio europeo di Tampere del 1999, in cui si stabilì un percorso dettagliato per il raggiungimento di uno Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. L’ue nel mondo Un’unione allargata deve avere un ruolo più importante sia come leader regionale sia come partner globale. Per realizzare queste aspettative l’Ue dovrà trasformarsi in un attore politicamente responsabile e capace di far sentire il proprio peso. Necessità finanziarie Gli obiettivi politici richiedono le risorse per attuarli. La Commissione ha calcolato un livello medio di spesa dell’1,14% negli anni. I livelli di spesa aumenteranno all’inizio per effetto dell’allargamento, ma alla fine del periodo rimarranno molto vicini a quelli iniziali. I pagamenti rimarrebbero comunque al di sotto del massimale attuale dell’1,24% del Rnl. Giusto trattamento per tutti gli Stati membri La Commissione ha proposto di prendere in considerazione per il futuro un meccanismo di correzione generalizzato, che stabilisca un metodo obiettivo e trasparente per evitare un eccessivo peso del bilancio sulla prosperità relativa di un paese. Prossime tappe La Commissione preparerà per la metà del 2004 proposte legislative e una concreta «roadmap» per raggiungere gli obiettivi. Questo lascerà al Consiglio e al Parlamento europeo tempo a sufficienza per riflettere sul documento di oggi. Le decisione legislative saranno prese dall’Unione allargata. Per preparare la prossima generazione di programmi in tempo, le prospettive finanziarie dovrebbero essere adottate nella prima metà del 2005.  
   
   
DOMANDE RICORRENTI: BILANCIO E PROSPETTIVE FINANZIARIE IL BILANCIO DELL'UNIONE EUROPEA QUAL È LA PROVENIENZA DEI FONDI?  
 
Bruxelles, 11 febbraio 2004 - Dal 1970, anno della riforma del bilancio, la Comunità europea dispone di risorse proprie per finanziare le spese. Esistono quattro diversi tipi di risorse cui ha diritto la Comunità europea senza la necessità di ulteriori decisioni da parte delle autorità nazionali. Nel 2004 le entrate del bilancio dell'Unione saranno costituite per il 73,4% da risorse basate sull'Rnl, per l'1,3% da diritti agricoli, per il 10,4% da dazi doganali e per il 14,1% da risorse basate sull'Iva. Il sistema di risorse proprie viene stabilito da una decisione del Consiglio, l'ultima delle quali risale al 29 settembre 2000: http://europa.Eu.int/comm/budget/pdf/financing/decisionrp_09_2000/jol253it.pdf La decisione viene presa all'unanimità e deve essere quindi ratificata dai parlamenti nazionali prima dell'entrata in vigore. Per ulteriori informazioni sul sistema delle risorse proprie, si invita a consultare il sito: http://europa.Eu.int/comm/budget/financing/index_en.htm Come vengono destinati i fondi? Circa l'80% del bilancio 2004 è destinato agli aiuti agricoli concessi con il Feaog-sezione Garanzia (Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia) e alle azioni strutturali (spese strutturali e di coesione); queste due voci rappresentano rispettivamente il 44% e il 34% del bilancio. Altri settori di spesa sono: azioni esterne (6,9%), politiche interne (7%) e spese amministrative (6%). Da chi viene deciso il bilancio annuale? Il Consiglio e il Parlamento europeo sono l'autorità di bilancio responsabile del bilancio dell'Unione. La Commissione presenta una proposta, il Consiglio e il Parlamento dispongono ciascuno di due letture del bilancio. Per alcuni tipi di spesa, soprattutto per quelle del settore agricolo, l'ultima parola spetta al Consiglio, mentre il Parlamento è l'ultimo a decidere per tutti gli altri tipi di spesa. La procedura di bilancio inizia a maggio con la proposta della Commissione e termina solitamente a dicembre con l'adozione del bilancio da parte del Parlamento. Cosa si intende per "contributi netti"? "Contributi netti" non è un termine tecnico, né giuridico. Poiché la Comunità europea è dotata di risorse proprie, non vi sono, a rigor di termini, dei contributi da parte degli Stati membri. All'atto pratico, tuttavia, l'ammontare dei fondi provenienti da uno Stato membro può essere calcolato e rapportato ai fondi ricevuti dallo stesso Stato membro nell'ambito di svariati programmi comunitari. Le relative informazioni vengono pubblicate ogni anno nella relazione sulle spese annue suddivise per Stato membro dell'Unione europea. Http://europa.eu.int/comm/budget/agenda2000/reports_en.htm Si tratta, tuttavia, di un esercizio puramente tecnico che non può tenere conto degli altri vantaggi che comporta la qualità di Stato membro della Comunità europea, quali ad esempio l'integrazione economica o la stabilità geopolitica. Chi si occupa dell'effettivo esborso dei fondi? La Commissione è responsabile dell'attuazione del bilancio, conformemente al regolamento finanziario e soggetta alla verifica della Corte dei conti e del Parlamento europeo. Ai sensi dell'articolo 274 del trattato Ce: "La Commissione cura l'esecuzione del bilancio [....] sotto la propria responsabilità e nei limiti dei crediti stanziati, in conformità del principio della buona gestione finanziaria". Sebbene la gestione diretta rappresenti la norma, in pratica, tuttavia, la Commissione fa molto affidamento sugli Stati membri per la gestione di talune politiche, soprattutto in relazione alle spese agricole e strutturali. Successivamente la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, verifica la corretta esecuzione dei progetti e l'adeguatezza delle spese sostenute. Qual è il massimale del bilancio dell'Unione? Il massimale delle risorse proprie, ovvero l'importo massimo che gli Stati membri corrisponderanno come contributo al bilancio dell'Unione, è pari all'1,24% del reddito nazionale lordo dell'Unione europea. Esso viene fissato nella decisione sulle risorse proprie, che può essere modificata solo all'unanimità e deve essere ratificata dai parlamenti nazionali. Il massimale complessivo delle prospettive finanziarie può essere inferiore rispetto a tale valore assoluto, in modo da lasciare un margine per spese impreviste. Il livello del bilancio annuale è solitamente inferiore ad entrambi i suddetti massimali. Cosa si intende per 'stanziamento di impegno'? Gli stanziamenti di impegno sono gli importi autorizzati in favore di programmi o progetti che possono essere iscritti in un determinato esercizio. Essi creano un impegno dell'Unione nei confronti di un beneficiario. Cosa si intende per 'stanziamento di pagamento'? Gli stanziamenti di pagamento sono fondi veri e propri, liquidi, che vengono forniti dagli Stati membri e che possono essere spesi in un determinato esercizio. Gli stanziamenti di impegno e quelli di pagamento sono diversi fra loro, in quanto i programmi e i progetti pluriennali vengono di solito impegnati nell'esercizio in cui sono decisi e quindi pagati gradualmente nel corso degli anni, con il procedere dell'esecuzione del programma e del progetto. Gli stanziamenti di pagamento sono di importo generalmente inferiore rispetto agli stanziamenti di impegno, poiché il bilancio dell'Unione aumenta e alcuni progetti non vengono concretamente eseguiti. Le prospettive finanziarie Cos'è la prospettiva finanziaria? La prospettiva finanziaria è una programmazione finanziaria pluriennale che circoscrive la spesa dell'Unione europea. Essa è obbligatoria in quanto i massimali della prospettiva finanziaria devono essere rispettati nella procedura annuale di bilancio. È concordata dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione e stabilisce, nel rispetto dei massimali sulle risorse proprie attribuiti all'Unione, importi massimi per rubrica di spesa entro i quali va formulato il bilancio annuale per il periodo in questione. La prospettiva finanziaria traduce in termini finanziari le priorità fissate per le politiche dell'Unione e, al tempo stesso, costituisce uno strumento di disciplina e pianificazione del bilancio e determina inoltre i limiti cui sottoporre il finanziamento del bilancio dell'Unione. Qual è l'obiettivo della prospettiva finanziaria? Il principale obiettivo della prospettiva finanziaria consiste nella disciplina di bilancio, ossia nel garantire il controllo dell'andamento della spesa di bilancio. Altri obiettivi sono: la prevedibilità della spesa europea a medio termine e la migliore collaborazione tra le istituzioni nel corso della procedura annuale di bilancio. Nel corso degli anni Ottanta, l'equilibrio politico ed istituzionale dell'impostazione finanziaria comunitaria ha subito un graduale deterioramento. Questo periodo è stato contrassegnato da tensioni sempre maggiori che hanno reso ancora più difficile sia l'adeguato funzionamento della procedura annuale di bilancio che la conformità delle risorse alle esigenze della Comunità. Questo insieme di vincoli di bilancio hanno spinto le istituzioni comunitarie a concordare un metodo volto a migliorare lo svolgimento della procedura di bilancio, nonché a garantire al contempo il mantenimento della disciplina di bilancio. Qual è la procedura di adozione? La presente tabella della prospettiva finanziaria è una parte integrante dell'accordo interistituzionale(1) tra la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio. La prospettiva finanziaria stabilisce l'importo massimo e la composizione della spesa comunitaria prevista. Il Consiglio europeo (costituito dai capi di Stato e di governo degli Stati membri dell'Unione) decide all'unanimità in merito alle cifre, sulla base di una proposta della Commissione. È necessario il consenso del Parlamento europeo, che viene dato quando esso approva un testo a maggioranza dei membri che lo compongono (minimo 315 voti). Il calendario per l'adozione: La comunicazione della Commissione del 10 febbraio 2004 rappresenta la prima tappa. Seguono la risposta del Consiglio (attesa al Consiglio europeo di giugno) e la risposta del Parlamento (prevista solo dopo l'allargamento, con l'avvento del nuovo Parlamento europeo). La Commissione presenterà quindi una proposta formale prima della pausa estiva. Si auspica una decisione del Consiglio europeo entro il primo semestre del 2005. Per quale motivo sono stati scelti questi tempi? Con l'adozione dell'Agenda 2000, nella primavera del 1999 per l'entrata in vigore al 1° gennaio 2000, i tempi scelti non si sono rivelati adeguati: la programmazione dei Fondi strutturali non era stata ultimata e durante i primi anni si sono registrati notevoli ritardi. Non si può escludere che l'adozione della prospettiva finanziaria nell'Unione europea composta da 25 Stati membri risulti più complicata di quella dell'Unione di 15 Stati membri. È possibile modificare le prospettive finanziarie successivamente alla loro adozione, ad esempio se gli importi si rivelassero insufficienti? L'adeguamento tecnico annuale tiene conto dell'andamento dell'inflazione e dell'Rnl. È possibile una revisione delle prospettive finanziarie, a condizioni molto rigorose, previa proposta della Commissione soggetta ad approvazione del Consiglio e del Parlamento. Ciò capita tuttavia molto raramente. In quale quadro giuridico si colloca la prospettiva finanziaria? Le cifre della prospettiva finanziaria vengono stabilite da un accordo interistituzionale, ossia da una decisione comune della Commissione, del Consiglio e del Parlamento. Non sono menzionate nei presenti trattati. Cosa ha proposto la Convenzione in merito alle prospettive finanziarie? La Convenzione sul futuro dell'Europa proponeva, nel suo progetto di Costituzione, l'inserimento della prospettiva finanziaria nella futura Costituzione, con la nuova denominazione di 'quadro finanziario pluriennale'. Ciò riconosce l'efficienza della prospettiva finanziaria, nonché la necessità di dotarla di base permanente. Il progetto di Costituzione prevede una prospettiva finanziaria sotto forma di legge europea del Consiglio che abbia una durata minima di cinque anni. Esso stabilisce inoltre che la prima prospettiva finanziaria successiva all'adozione del trattato sia decisa all'unanimità dal Consiglio. Qual è la durata della prossima prospettiva finanziaria? La prossima prospettiva finanziaria avrà inizio nel gennaio 2007. In passato, la durata delle prospettive finanziarie è stata di cinque o sette anni. La Commissione propone di fissare per le prospettive finanziarie una durata di cinque anni, in modo da conformarle alla durata dei mandati della Commissione stessa e del Parlamento europeo, anche se per prendere questo ritmo è ora necessaria un'ulteriore durata di sette anni per le successive prospettive finanziarie. Quando è stata formulata la prima prospettiva finanziaria? Nel 1988, per una durata di cinque anni. Le tre prospettive finanziarie avute sinora sono state a sostegno dell'atto unico (1988-92 "Pacchetto Delors I"), dell'attuazione del trattato di Maastricht (1993-99 "pacchetto Delors Ii") e dell'allargamento dell'Unione europea (2000-06 "Agenda 2000"). Il periodo contemplato da ciascun "pacchetto" variava dai cinque anni del 'Delors I' ai sette del 'Delors Ii' e dell''Agenda 2000'. L'attuale prospettiva finanziaria scade nel 2006. L'agenda 2000: Nel luglio 1997, la Commissione ha presentato la comunicazione: «Agenda 2000: per un'Unione più ampia e più forte», in cui si affrontano la riforma della politica agricola comune, il futuro della politica di coesione economica e sociale, l'attuazione di una strategia di preadesione, le conseguenze del futuro allargamento e il finanziamento della Comunità. Nel marzo 1998, insieme ad una serie di proposte legislative che riguardano la riforma della politica agricola comune, ai nuovi orientamenti in materia di azioni strutturali e aiuto di preadesione, la Commissione ha presentato una proposta di nuove prospettive finanziarie per il periodo 2000-2006, nonché una relazione sull'attuazione e sul rinnovo dell'accordo interistituzionale del 29 ottobre 1993. Nell'ottobre 1998 la Commissione ha completato i documenti presentati a titolo dell'Agenda 2000 con una relazione sul funzionamento del sistema delle risorse proprie. Gli elementi principali del pacchetto 'Agenda 2000' sono stati concordati al Consiglio europeo di Berlino del 24 e 25 marzo 1999. Dopo un'ultima fase di negoziati, infine, il Parlamento europeo ha adottato, il 6 maggio 1999, il nuovo accordo interistituzionale di cui fanno parte le prospettive finanziarie 2000-2006. Per il quadro finanziario dell'Unione europea, si consulti il seguente sito: http://europa.Eu.int/comm/bilancio/financialfrwk/index_en.htm#why Dove si può trovare l'accordo istituzionale attualmente in vigore? L'attuale prospettiva finanziaria 2000-2006 è stata formulata nell'accordo interistituzionale del 6 maggio 1999 e pubblicata nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee (Gu C172 del 18.6.1999). È disponibile sul sito web della Dg Bilancio: http://europa.Eu.int/comm/bilancio/pdf/financialfrwk/aii1999/aiien.pdf Cosa si intende per rubrica? La rubrica è un elemento della prospettiva finanziaria. Nella prospettiva finanziaria, le principali categorie di spesa della Comunità sono suddivise in rubriche (ad esempio, l'attuale rubrica 1 è destinata alle spese agricole, la rubrica 2 alle spese strutturali, ecc…). Ciascuna rubrica contiene un importo massimo di stanziamenti d'impegno per ciascun esercizio. Lo scopo consiste nell'individuare un obiettivo di base dell'azione dell'Unione europea per il periodo in questione. Dal 1988 i bilanci sono stati opportunamente e sistematicamente disposti per rubrica nelle prospettive finanziarie, in modo tale da individuare più facilmente l'ammontare delle risorse attribuite per il perseguimento di obiettivi specifici. La Commissione propone una nuova strutturazione delle rubriche per il periodo successivo al 2006. La classificazione della spesa comunitaria secondo questo nuovo sistema di rubriche nella prospettiva finanziaria si basa su una strategia politica. La ripartizione della spesa totale tra le varie rubriche deve pertanto rispecchiare le principali priorità politiche stabilite per il periodo in questione. Cosa si intende per massimale? Il massimale è l'importo massimo iscritto nella rubrica specifica per un determinato esercizio e rispetto al totale. La prospettiva finanziaria si distingue dalla programmazione finanziaria di carattere indicativo in quanto i massimali sono vincolanti per le parti dell'accordo interistituzionale. Essa non può tuttavia essere considerata un bilancio pluriennale, dato che la procedura annuale di bilancio continua ad essere indispensabile per stabilire il livello effettivo di spesa inferiore ai massimali ed in particolare per ripartire gli importi tra le diverse linee di bilancio. La "tabella della prospettiva finanziaria" evidenzia anche l'importo totale degli stanziamenti di pagamento come valore assoluto in milioni di euro e in percentuale del reddito nazionale lordo comunitario (Rnl) in base alle previsioni di crescita dell'Rnl. Ciò crea un legame con il massimale delle risorse proprie, fissato anch'esso in percentuale dell'Rnl comunitario dalla decisione sulle risorse proprie. Il massimale relativo alle risorse proprie è fissato attualmente all'1,24% dell'Rnl comunitario. Vengono spesi tutti i fondi concessi dalla prospettiva finanziaria? I dati del passato evidenziano che l'effettivo bilancio annuale è sempre rimasto nettamente al di sotto del massimale. Stanziamenti per impegni disponibili negli esercizi precedenti
' 1988 Delors I 1994 Delors Ii 1995 (Ue 15) 2000 Agenda 2000 2001200220032004 (Ue 25)
prospettive finanziarie in %45 30373 48680 94393 79297 189100 672102 145115 434
% del Pnl (Rnl a partire dal 2002)1,12%1,27%1,26%1,13%1,13%1,13%1,10%1.08%
bilancio adottato in milioni di euro45 30371 78979 84393 32397 00099 43599 686111 300
1 Accordo interistituzionale del 6 maggio 1999 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e il miglioramento della procedura di bilancio, Gu C 172 del 18.6.1999. Http://europa.eu.int/comm/budget/pdf/financialfrwk/aii1999/aiiit.pdf
 
   
   
FALSIFICAZIONE DELL’EURO: SUL SITO IL RAPPORTO DELL’UCAMP PER IL 2003 ED I NUOVI MODELLI DEI VERBALI DI RITIRO BANCONOTE E MONETE  
 
Roma, 10 febbraio 2004 - Il Mef comunica che nella home page www.Mef.gov.it, tra gli ultimi documenti pubblicati, è disponibile il Rapporto Statistico sulla Falsificazione dell’Euro per il 2003, redatto dall’Ufficio centrale antifrode mezzi di pagamento (Ucamp) del Dipartimento del Tesoro. Il Rapporto basa le sue analisi sui dati relativi alle banconote e monete ritirate dai soggetti che maneggiano denaro a titolo professionale (banche, poste, ecc..) e a quelle sequestrate dalle Forze di Polizia durante lo scorso anno. Il Rapporto mette in luce, anzitutto, come l’emersione dei falsi nel 2003 sia quadruplicata rispetto al primo anno di vita dell’euro: l’esperienza maturata e la costante opera di sensibilizzazione sul fenomeno di tutti gli operatori del settore e dei cittadini, hanno infatti consentito di individuare e ritirare dal circuito un quantitativo sempre più cospicuo di valuta falsa. Nel corso del 2003 vi sono state 65.454 segnalazioni che hanno riguardato 122.287 banconote. Il Centro Analisi Nazionale della Banca d’Italia ne ha analizzate 119.820 e sono stati accertati falsi nel 98% dei casi (117.323 pezzi), per un controvalore totale pari a 5,84 milioni di euro. Il taglio più ricorrente nelle segnalazioni ed anche quello di maggior valore (oltre 5,1 milioni, pari a circa l’88% del totale) è stato quello della banconota da 50 euro. La tecnica di falsificazione più adottata è stata quella della stampa in off-set. L’attenzione dei falsari non ha risparmiato le monete, per il loro maggior valore nominale rispetto alle vecchie lire. Le monete ritirate sono state 1.273. Delle 1.133 analizzate dalla Zecca dello Stato, ne sono risultate false 753. La moneta più falsificata è stata quella da 1 euro (609 pezzi). Il Mef comunica, inoltre, che all’indirizzo www.Mef.gov.it/verbaliucamp  sono stati pubblicati i nuovi modelli dei Verbali di ritiro banconote e monete, che prevedono anche la compilazione elettronica da parte degli intermediari e la gestione automatica del fax trasmesso secondo i criteri di riconoscimento della tecnologia Ocr. Per ogni ulteriore informazione i soggetti interessati possono inviare le richieste a Modelli.ucamp@tesoro.it    
   
   
INTERVENTI PER LA TUTELA DEL RISPARMIO  
 
Roma, 11 febbraio 2004 - Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 2 febbraio scorso, ha approvato un disegno di legge finalizzato ad una più incisiva tutela del risparmio. Il provvedimento prevede la trasformazione della Consob in "Autorità per la tutela del risparmio", che esercita i propri poteri al fine di assicurare la fiducia del mercato, la trasparenza e la correttezza dei comportamenti dei soggetti vigilati, nonché l’osservanza delle norme che regolano le materie di competenza. Vengono inoltre introdotte norme di carattere sostanziale per la tutela del risparmio riguardanti market abuse, società di revisione, trasparenza delle società con sede in "paradisi" legali, conflitti d’interesse fra banche ed imprese, conflitti di interesse dei gestori del risparmio, limiti alla circolazione di obbligazioni collocate presso investitori istituzionali. E’ infine prevista l’istituzione di un sistema di indennizzo per i risparmiatori danneggiati da comportamenti scorretti da parte degli intermediari e introdotto un nuovo reato destinato a tutelare la collettività dei risparmiatori. Http://www.governo.it/governo/provvedimenti/dettaglio.asp?d=21656  
   
   
ETICA NEGLI AFFARI? I PICCOLI IMPRENDITORI ITALIANI PIÙ CORRETTI OGGI CHE IN PASSATO, MA GLI AMERICANI SONO PIÙ ORGANIZZATI PER PASSARE ALLE “BUONE” AZIONI  
 
Milano, 11 febbraio 2004 - Il problema dell’etica negli affari scuote anche le piccole imprese italiane. Intervistato da George. May International, società americana di consulenza aziendale, in Italia da quasi 50 anni, il 77% dei piccoli imprenditori italiani dichiara di essere più attento oggi rispetto al passato sia alla reputazione della propria azienda sia all’etica nei metodi utilizzati sul lavoro. Il 24% ha persino un codice etico scritto. Più alta l’attenzione, secondo il 70% degli imprenditori, anche da parte dei loro stessi dipendenti, disposti in gran parte ad adottare comportamenti più corretti nei confronti del datore di lavoro e dei colleghi. L’indagine, che è stata condotta su un campione di 200 piccole imprese , mette però in evidenza che troppo spesso l’etica non fa parte di una vera e propria cultura del lavoro, inserita nelle procedure delle attività, ma è affidata all’estro dell’imprenditore o è dovuta agli adeguamenti parziali dell’azienda alle richieste di un mercato sempre più esigente. Nelle imprese americane, dove George S. May ha condotto la stessa ricerca, l’interesse di oggi rispetto l’etica negli affari “scende” al 66%, e anche l’attenzione all’etica da parte degli impiegati supera di poco il 50% Ma negli Usa l’85% degli imprenditori cerca di promuovere all’interno dell’azienda svariati strumenti per un comportamento etico, come se facesse naturalmente parte della metodologia del lavoro, atteggiamento condiviso da solamente il 49% degli italiani. Quindi, in breve gli imprenditori italiani dichiarano complessivamente un più spiccato orientamento all’etica nel loro lavoro rispetto ai “colleghi”americani, ma sono meno organizzati per agire concretamente nella promozione dei comportamenti etici in azienda. La ricerca in Italia In Italia, il campione di riferimento di 200 aziende è costituito da piccoli imprenditori da più di cinque anni in affari, con un numero di dipendenti compreso per il 54% da uno a dieci, per il 21% fino a 20 unità, per il 10% fino a 30 e per il 15% superiore. Dai risultati è emerso che il 77% degli imprenditori italiani, alla domanda “Lei è oggi più interessato a seguire un comportamento eticamente corretto negli affari, piuttosto che in passato?” ha risposto si. Il 36% degli intervistati è oggi interessato ad una condotta eticamente corretta per la preoccupazione di perdere la reputazione della propria società. Il 18%, invece, ha cambiato il suo comportamento in conseguenza di una scorrettezza subita, il 15% semplicemente perché ritiene sia una cosa giusta da fare in un mercato sempre più difficile, ma che alla fine premia l’etica. Il 15% ha risposto che non gli importa cambiare l’atteggiamento di sempre, ovvero che l’etica non è un problema che li tocca. Un’altra domanda è stata rivolta per indagare cosa pensino gli imprenditori sul modo di agire dei loro dipendenti. Il 70% del totale degli intervistati ha dichiarato che i dipendenti oggi tendono a seguire un comportamento eticamente corretto anche se con diverse motivazioni: il 39% crede che costoro siano più attenti all’etica perché è la cosa giusta da fare per vivere armoniosamente nel proprio posto di lavoro, il 19% perché non vogliono compromettere la propria reputazione, il 5% per quella della società e il 4% per l’eventuale risalto negativo che verrebbe dato dai media. Per contro, il 30% ha dichiarato che ai loro impiegati non importa nulla, che i problemi a livello etico sono sempre esistiti, e che l’etica non è qualcosa che si ripercuote su loro lavoro. Infine, è stato chiesto agli imprenditori italiani quali siano gli sforzi che hanno compiuto per promuovere l’etica nella loro azienda. Il 51% ammette di non compiere alcun tentativo di migliorare la situazione, ma il 49% mette in atto azioni appropriate: il 24% si avvale di un codice etico scritto, il 14% diffonde promemoria informali sui comportamenti etici negli affari, mentre pochi investono in iniziative di training, il 6% per i dipendenti e il 5% per i dirigenti. Il confronto con le aziende americane alle quali sono state rivolte le stesse domande Gli imprenditori italiani, tra i quali sono più numerosi quelli con meno di 10 dipendenti (54% rispetto al 23% degli americani) dichiarano complessivamente un più spiccato orientamento all’etica nel loro lavoro rispetto ai “colleghi”americani (77% contro 66%), ma più per motivi di interesse (per salvare la reputazione della società per il 36% contro il 16% e perché già vittime di scorrettezze per il 18% contro il 7%) piuttosto che per il principio “essere etici è la cosa giusta da fare” (15% contro 28%). Parallelamente, tra chi ha ammesso di non considerare l’etica nel business più di prima, il 15% (5% negli Usa) risponde che non gli importa, mentre il dato si inverte sulla convinzione che i problemi a livello etico siano sempre esistiti (4% contro il 18% degli americani). Anche alla domanda sui propri dipendenti, il 70% (contro il 54% dei colleghi statunitensi) pensa che essi considerino maggiormente l’etica la giusta prerogativa del loro lavoro. Le motivazioni sono principalmente orientate al principio della correttezza etica (39% contro 17%) e della reputazione personale (19% contro 10%). Però la proporzione si mantiene anche sulla convinzione che sarebbero molti coloro ai quali non importa (21% contro il 16% in Italia). Sulla terza domanda però si può rilevare che, nonostante le dichiarate buone intenzioni, per difetto di mentalità o per mancanza di strumenti di gestione, gli italiani sono meno organizzati per agire concretamente nella promozione dei comportamenti etici in azienda. Il 51% dei piccoli imprenditori italiani contro il 15% di quelli a stelle e strisce, infatti, dichiara candidamente di non avere in atto nessuna iniziativa. Anche se il 24% contro il 20% dichiara di avere un codice etico scritto, solo il 14% (contro il 26% degli americani) predispone promemoria informali per indirizzare le persone a comportamenti corretti. La differenza sugli interventi adottati è ancora maggiore se si tratta dei training formativi: 6% (contro il 24%) per i dipendenti e il 5% (contro il 15%) per il direttivo.  
   
   
PRECISAZIONI DI BANCA MONTE DEI PASCHI  
 
Siena, 11 febbraio 2004 - Con riferimento a notizie stampa apparse ieri, la Banca Monte dei Paschi di Siena Spa dichiara destituita di ogni fondamento l'ipotesi di cessione della partecipazione nel capitale della Banca Nazionale del Lavoro Spa  
   
   
BANCA POPOLARE DI LODI IN MERITO A NOTIZIE STAMPA  
 
Lodi, 11 febbraio 2004 - In merito alle notizie diffuse dai media circa l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni funzionari della Banca Popolare di Lodi, con riferimento all’acquisto di bond Parmalat (operazione Nextra), Banca Popolare di Lodi precisa che tale circostanza non le risulta. Banca Popolare di Lodi confida che la correttezza e la trasparenza del proprio operato verranno dimostrate dalle indagini della magistratura, nella quale la Banca ripone la massima fiducia.  
   
   
BPU BANCA IN RIFERIMENTO A WARRANT 1999-2004  
 
Bergamo, 11 febbraio 2004 - Con riferimento ai warrant “Banche Popolari Unite Warrant 1999-2004 (già Warrant Banca Popolare Commercio e Industria 1999-2004), codice Isin It0001340303, si ricorda che tali warrant danno diritto a sottoscrivere, al prezzo complessivo di Euro 404,53, n. 11 azioni Banche Popolari Unite S.c.r.l da nominali Euro 2,00 cadauna, ogni 400 warrant presentati. Il regolamento prevede la possibilità di esercizio del warrant dal 1° al 30 giugno 2004. Non sono previste proroghe.  
   
   
BANCA POPOLARE DELL’EMILIA ROMAGNA: FORTE INCREMENTO DELL’UTILE NETTO NELL’ESERCIZIO 2003  
 
Modena, 11 febbraio 2004 – Il 9 febbraio, si è riunito il Comitato esecutivo della Banca popolare dell’Emilia Romagna che ha redatto, come da mandato ricevuto del Consiglio, la bozza di conto economico dell’Istituto per l’esercizio 2003. Accertato che i dati contabili risultano ormai stabilizzati e che i controlli sulla conta-bilità, anche da parte dei revisori, sono in avanzata fase conclusiva, il Comitato ha de-finito le rettifiche di valore su crediti e le immobilizzazioni, ha accertato ratei e ri-sconti, ha valutato attività e passività della Banca, applicando i criteri di particolare prudenza indicati dal Consiglio di amministrazione. Il Comitato ha accertato, anzitutto, che i valori patrimoniali hanno avuto una crescita notevole lo scorso anno, così come tutte le attività di intermediazione e di servizio della Banca. In media, la raccolta diretta da clientela, per saldi liquidi giornalieri, ha avuto in in-cremento di quasi il 9%. Nel contempo, i crediti a clienti, sempre in media giornaliera per saldi liquidi, sono cresciuti del 9,3% circa. La raccolta indiretta, amministrata e/o gestita, ha assunto, a fine esercizio, un valore che supera del 14,5% l’ammontare di fine anno precedente. Le difficoltà congiunturali ed il dissesto del gruppo Parmalat hanno avuto riflessi sia sull’entità delle “sofferenze” che sulle rettifiche di valore sui crediti. Peraltro, l’incidenza delle “sofferenze”, sul totale dei crediti, è rimasta sostanzial-mente stabile, essendo pari all’1,23%, come a fine 2002. L’esposizione nei confronti delle società del gruppo Parmalat, assoggettate ad ammi-nistrazione straordinaria, dell’ammontare di circa € 32/milioni, è stata svalutata per circa € 24/milioni, quindi nella misura del 75% del suo ammontare. Ciononostante, la bozza di conto economico chiude con l’evidenza di un utile, al net-to delle imposte, di € 159,5/milioni, contro € 119,6/milioni dell’esercizio 2002 (+33,4%). Il risultato reddituale è ancor più apprezzabile perchè ottenuto senza particolare ap-porto da proventi straordinari, che si sono di fatto dimezzati, essendo pari ad € 1,6/milioni, contro € 3,3/milioni circa dell’anno 2002..L’applicazione dei criteri stabiliti dal Consiglio di amministrazione, ha portato a di-sporre accantonamenti a fronte di rischi, nonchè rettifiche di valore su crediti ed im-mobilizzazioni, per complessivi € 117/milioni (contro € 80,8/milioni dell’esercizio 2002; +44,9%). Le riprese di valore su crediti ed accantonamenti risultano pari ad € 29/milioni (con-tro € 23,8/milioni dell’esercizio 2002; +22%). Un contributo sostanziale al risultato economico è stato dato dall’incremento delle commissioni e provvigioni da servizi, dalla gestione positiva delle attività finanziarie, dal contenimento dei costi (il rapporto “cost/income” si è attestato al 50,17%, mentre era del 55,41% a fine 2002). Il Comitato ha accertato che le imposte sul reddito si determinano in circa € 98,7/milioni (contro € 76,9/milioni del 2002; +28,3%) ed ha deciso di proporre al Consiglio di amministrazione un preliminare accantonamento di utili per € 12,5/milioni al fondo rischi bancari generali. Ha così definito l’utile da ripartire in € 147.010.037, contro € 119.574.660 dell’esercizio 2002 (+22,9%). Ha altresì valutato che sussistano le condizioni per un positivo ritocco in aumento del dividendo, già di € 0,85 per azione per l’anno 2002. Il Comitato ha infine accertato che i mezzi propri della Banca, a bilancio approvato, supereranno € 2,1/miliardi, ivi comprese le passività subordinate, costituite da titoli convertibili in azioni, per circa € 655/milioni. Ha altresì preso atto che il Roe azien-dale ha superato, nell’esercizio 2003, la soglia del 12%. La bozza di conto economico sarà sottoposta all’approvazione del Consiglio di am-ministrazione nella prevista sua riunione del 15 marzo prossimo; in quella sede, po-tranno essere recepite le eventuali modifiche che dovessero risultare necessarie in esito ai controlli contabili ormai in fase conclusiva. Si prevede che il bilancio consolidato del “gruppo” guidato da B.p.e.r. Possa essere invece portato all’approvazione del Consiglio di amministrazione nella successiva sua riunione del 5 aprile prossimo.  
   
   
ERGO PREVIDENZA RENDE NOTI I PRIMI RISULTATI PER IL 2003 UTILE D’ESERCIZIO STIMATO IN € 19,3 MILIONI (EURO 3,7 MILIONI NEL 2002), SIGNIFICATIVAMENTE SUPERIORE ALLE PREVISIONI  
 
Milano, 11 febbraio 2004 - Il Consiglio di Amministrazione di Ergo Previdenza S.p.a., società appartenente al gruppo assicurativo tedesco Ergo Versicherungsgruppe Ag di Dússeldorf, holding assicurativa a sua volta controllata da Múnich Re, primo riassicuratore mondiale, si è riunito oggi per esaminare i primi risultati del 2003. Utile d’esercizio stimato in € 19,3 milioni (Euro 3,7 milioni nel 2002), significativamente superiore alle previsioni. Proseguendo il trend già evidenziato nei risultati al terzo trimestre, l’utile di fine esercizio è stimato in Euro 19,3 milioni rispetto all’utile di Euro 3,7 milioni dell’esercizio 2002. Il risultato, raggiunto con ampio anticipo rispetto ai target del piano strategico triennale, è stato determinato principalmente dai risultati finanziari ottenuti mediante un portafoglio investimenti in grado di garantire stabili ritorni reddituali. Raccolta premi pari a Euro 665,8 (+2,7%), in linea con i target del piano strategico 2003-2005. Confermando il recupero già evidenziato nel terzo trimestre, l’esercizio si chiude con una raccolta complessiva pari a Euro 665,8 milioni, registrando un incremento del 2,7% rispetto all’esercizio precedente (Euro 648,6 milioni). Particolarmente positivo l’andamento della nuova produzione Euro 142,8 milioni (+54,6%) che ha consentito di raggiungere i target previsti dal piano strategico triennale nella loro globalità, e più specificatamente nel diverso apporto produttivo dei singoli canali distributivi, inclusa la bancassicurazione. Nell’ambito dello sviluppo di tale canale distributivo, si evidenziano gli accordi stipulati con la Banca Popolare di Spoleto e, recentemente, con la Banca Popolare di Intra, i cui riflessi produttivi si manifesteranno nel corso del 2004. ➢ Premi conservati Euro 397,8 milioni (+28,3%) con ritenzione integrale della nuova produzione (ritenzione 2002: 50%). La Società, disponendo delle necessarie capacità economiche e finanziarie ed al fine di massimizzare la redditività prospettica, ha ridotto dapprima, con effetto 1° gennaio 2003, la quota di cessione in riassicurazione dal 50% al 25% ed ha finalizzato nel corso del mese di dicembre un’ulteriore riduzione, che ha consentito di portare al 100%, sempre con effetto 1° gennaio 2003, la quota di conservazione sulla nuova produzione a premi annui. Contestualmente, nell’ambito dei principi e criteri previsti dalle disposizioni normative di riferimento, ed in particolare dal D.lgs. 173/1997 e dalla collegata normativa regolamentare, si è provveduto all’attivazione dell’ammortamento delle provvigioni sulla nuova produzione. Tali operazioni evidenziano il raggiunto grado di autonomia operativa ed il conseguimento della stabilità dell’attività assicurativa, volti entrambi alla creazione di valore. Stabile e positivo apporto della componente finanziaria ai risultati della compagnia. Il saldo dei proventi da investimenti, al netto degli oneri patrimoniali e finanziari, pari a Euro 83,3 milioni manifesta una rilevante crescita rispetto allo scorso esercizio (Euro 31,3 milioni), confermando l’ormai stabile e positivo apporto della componente finanziaria ai risultati della compagnia. Questo risultato è stato realizzato grazie ad una attenta politica di Alm e Strategic Asset Allocation, che la Società ha rigorosamente perseguito già a partire dall’esercizio 2002. Conferma della forte solidità patrimoniale attuale e prospettica e validità delle linee strategiche. L’esercizio 2003 ha segnato l’avvio del nuovo corso della Società, accompagnato dall’avvenuto cambiamento della denominazione sociale (1° agosto 2003), manifestando nei numeri, nelle azioni e nei valori la concretezza di quanto previsto dal piano strategico triennale 2003-2005. A completamento del quadro complessivo attuale e prospettico, va aggiunto che la strategia complessiva, e quindi l’intera gestione, continua a svolgersi in un contesto di elevata solidità patrimoniale, improntata alla crescita di valore per gli azionisti in un business che per caratteristiche intrinseche richiede una visione di medio-lungo periodo. Adempimenti Relativi Alla Corporate Governance. Il Consiglio di Amministrazione della Società, in osservanza alle disposizioni previste dal Codice di Autodisciplina delle società quotate, ha altresì verificato la sussistenza del requisito di indipendenza in capo all’amministratore non esecutivo ed indipendente Prof. Avv. Giorgio Sacerdoti.  
   
   
BUZZI UNICEM: RISULTATI PRELIMINARI 2003 VENDITE CEMENTO +3,9% FATTURATO –1,2%, +7,0% A CAMBI COSTANTI  
 
Casale Monferrato, 11 febbraio 2004 - Il Consiglio di Amministrazione di Buzzi Unicem Spa, riunito in data odierna, ha preso in esame i dati consuntivi preliminari dell’esercizio 2003. A livello di Gruppo, le vendite di cemento e clinker sono aumentate del 3,9% rispetto al 2002, a 14,2 milioni di tonnellate; le vendite di calcestruzzo preconfezionato hanno raggiunto 9,8 milioni di metri cubi, in aumento del 10,1%. A tali risultati hanno contribuito tutti i mercati. In Italia, le vendite di cemento sono aumentate dell’1,3%, grazie ad un buon risultato del quarto trimestre che ha consentito di recuperare il gap di vendite accumulatosi in quello precedente. Le vendite di calcestruzzo preconfezionato si sono mantenute su livelli molto buoni, in miglioramento dell’11,5%. Negli Stati Uniti la ripresa in atto dal mese di aprile ha avuto un’ulteriore accelerazione nell’ultimo trimestre, consentendo di chiudere l’anno con un aumento del 7,8% delle vendite di cemento. Il mercato messicano ha confermato il positivo andamento dei primi nove mesi, con una crescita del 6,9%. Il fatturato consolidato dell’esercizio 2003 si è situato a 1.461 milioni di euro, con una diminuzione dell’1,2% rispetto al 2002, dovuta all’andamento sfavorevole del dollaro e del peso messicano; a cambi costanti, si sarebbe infatti ottenuta una crescita del 7,0%. In tutti i mercati il fatturato misurato in valuta locale è migliorato rispetto al 2002: la crescita è stata del 7,2% in Italia, del 4,3% negli Stati Uniti (-12,8% in euro) e del 13,9% in Messico (-14,6% in euro). L’indebitamento netto al 31 dicembre 2003 è di 407 milioni di euro, rispetto a 532 milioni di inizio esercizio; il miglioramento apportato dall’indebolimento del dollaro è quantificabile in circa 37 milioni di euro. Nel corso dell’esercizio Buzzi Unicem ha aumentato la propria partecipazione in Dyckerhoff Ag dal 43,7% al 49,6% del capitale ordinario e dal 4,4% al 62,2% del capitale privilegiato, il 55,4% del quale acquisito attraverso l’offerta pubblica di scambio di azioni privilegiate Dyckerhoff con azioni di risparmio Buzzi Unicem: la partecipazione al capitale complessivo è quindi salita dal 24,1% al 55,9%, con un esborso per cassa di 29,7 milioni di euro e grazie all’emissione di 27,4 milioni di nuove azioni di risparmio. Si ricorda che a seguito degli acquisti effettuati nei mesi di gennaio e febbraio 2004, Buzzi Unicem controlla attualmente il 67,01% del capitale ordinario ed il 64,61% del capitale totale comprensivo delle azioni privilegiate. A livello operativo, i risultati 2003 saranno influenzati dai cambi sfavorevoli e, in Italia, dalla perdurante pressione di alcuni fattori di costo, soprattutto combustibili e relativi noli. L’utile netto sarà positivamente influenzato dalle componenti straordinarie dovute alle plusvalenze da dismissioni realizzate nel 2003 da Dyckerhoff. I dati di bilancio completi per l’esercizio 2003 saranno comunicati il 30 marzo p.V.. Nell’anno appena trascorso il fatturato consolidato di Dyckerhoff è passato da 1.545 milioni di euro nel 2002 a 1.319 milioni di euro. La diminuzione di 226 milioni (-15%) è dovuta per 98 milioni a variazioni intervenute nell’area di consolidamento, per 96 milioni a variazioni sfavorevoli nei tassi di cambio e per 32 milioni alla congiuntura negativa di alcuni mercati. L’andamento delle attività industriali è risultato soddisfacente in Europa orientale e negli Stati Uniti d’America, mentre in Germania è proseguito fino al terzo trimestre il declino di fatturato dovuto a volumi deboli e prezzi in ulteriore discesa. Peraltro, nell’ultima parte dell’anno i prezzi si sono mossi al rialzo, invertendo nettamente la tendenza e consentendo di guardare con fiducia a probabili ulteriori aumenti nei prossimi mesi. Anche al netto delle plusvalenze straordinarie, Dyckerhoff chiuderà il 2003 con un utile netto positivo.  
   
   
NUOVO CHAIRMAN PER MASTERCARD EUROPE  
 
Milano, 11 Febbraio 2004 - Norman Mc Luskie è stato nominato Chairman di Mastercard Europe e prende il posto di Jean-pierre Ledru, vice presidente del Crédit Agricole. Oltre alla nuova carica, Luskie è anche il chairman della divisione retail della Royal Bank of Scotland in Inghilterra, a cui compete la responsabilità di tutte le attività della banca per lo sviluppo e potenziamento in Europa del business dei sistemi di pagamento. Il suo ingresso alla Royal Bank of Scotland in Inghilterra avviene nel 1982, dove ha ricoperto l¹incarico di responsabile per i servizi It della banca e per una serie di joint ventures.  
   
   
ARTIGIANI E BCC: UNITI PER RILANCIARE IL VALORE DEL TERRITORIO DEL NORD OVEST  
 
Varese, 11 febbraio 2004 - Sostenere il rilancio e la crescita dell’economia e della coesione sociale del territorio, per dare forza allo sviluppo di un’area che intende giocare un ruolo strategico per la Lombardia e l’intero Paese: il Nord Ovest, ovvero la piattaforma territoriale che dalle porte del nuovo Polo fieristico di Rho, inglobando l’aeroporto di Malpensa, si inerpica fino a Varese. Ecco, in sintesi, l’ambizioso progetto che accompagna il percorso, iniziato alcuni mesi fa, della Confartigianato Alto Milanese, dell’Associazione Artigiani Provincia di Varese-confartigianato e della Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate: tre attori sociali che hanno cominciato a ragionare assieme, per trovare gli strumenti necessari ad aiutare il nostro territorio e la nostra economia a superare la crisi congiunturale e a vincere la sfida della competizione globale. Da oggi Artigiani e Bcc uniscono i marchi per erogare servizi comuni e per dare il la ad un movimento forte, che sappia aggregare e ridare al Nord Ovest il ruolo che gli è dovuto nel panorama nazionale. L’unione nasce dalla condivisione dei quattro valori di base (persona, famiglia, lavoro, impresa) su cui si fondano l’impegno quotidiano della Confartigianato e del Credito Cooperativo, e in questa prima fase ci si concentra sul supporto alla nascita e allo sviluppo di nuove aziende e imprenditori. Formazione permanente, dunque, ma anche sostegno alle fasi di start up e una politica agevolata di accesso al credito rivolta a tutte le imprese artigiane del Nord Ovest. “Questo nostro progetto è una concreta, decisa e decisiva risposta all’insidia per le imprese rappresentata da “Basilea 2”: un accordo che rischia di portare al collasso il sistema delle piccole imprese -dice Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione Artigiani Provincia di Varese-confartigianato, a cui sono iscritte oltre 11mila imprese artigiane-. La presenza di una banca locale con cui abbiamo in comune un sistema di valori di riferimento e la sua volontà forte di sostenere lo sviluppo del territorio, hanno posto le basi per un’intesa storica, che vede Artigiani e Bcc uniti in un progetto importante, davvero in grado di ridare al territorio del Nord Ovest un importante ruolo nel panorama, non solo economico, italiano”. “Puntiamo sui valori, che sono radicati nel nostro territorio e che evidenziano la voglia di fare, la laboriosità e la diffusa cultura di impresa del Nord Ovest, per dare delle serie risposte, congiuntamente, alle esigenze di cambio generazionale, cultura imprenditoriale, accesso al credito, ricerca di qualità e rilancio delle funzioni commerciali che emergono dalla nostra area -spiega Silvano Caglio, presidente della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, che conta oltre 2mila soci e più di 30mila correntisti-. Oggi partiamo dalla formazione e dall’erogazione dei servizi, ma la speranza è quella di aver dato il via ad un movimento ben più articolato, al quale vorremmo che aderissero tutte le forze vive e vitali del Nord Ovest”. “Alle difficoltà reali di un territorio che fatica a trovare una propria identità, fanno da contraltare l’esistenza di potenzialità molto forti: lo sviluppo di Malpensa, il polo fieristico a Rho-pero, il recupero delle aree dismesse, la rivoluzione nei trasporti, possono essere opportunità per il rilancio produttivo del Nord Ovest, a patto di farsi trovare preparati -dice Edmiro Toniolo, presidente di Confartigianato Alto Milanese, a cui sono associate più di 2.500 imprese artigiane-. Una vera sfida, a cui con l’unione dei nostri marchi vogliamo dare una prima risposta, è costituita dalla capacità del nostro territorio di comunicarsi e proporsi: il Nord Ovest deve rendersi visibile, conoscibile e, soprattutto, riconoscibile”.  
   
   
FATTURATO 2003 IN CRESCITA PER INAZ PAGHE  
 
Milano, 11 febbraio 2004 - Inaz Paghe ha chiuso il 31 dicembre l’anno fiscale 2003 con un fatturato di 31,5 milioni di euro, in crescita del 6,4% rispetto allo scorso anno. Linda Orsola Gilli, presidente Cda di Inaz, ha così commentato: “E’ di particolare soddisfazione il risultato registrato da Inaz, soprattutto considerando lo scenario economico complessivo di limitata crescita e quello dell’Information Technology, che ha incontrato non poche difficoltà nel mantenimento dei risultati al livello dell’anno precedente. Il fatturato del 2003 è stato raggiunto senza apporto di acquisizioni, esclusivamente grazie ad una crescita interna. Questo dimostra non solo la capacità di occupazione del mercato, ma anche il riconoscimento della nostra unicità e leadership nel settore della gestione e amministrazione delle risorse umane. I settori più innovativi in cui Inaz ha investito negli ultimi anni, come la Gestione delle risorse umane e l’attività di Outsourcing, hanno registrato una crescita elevata. Nell’ultima parte dell’anno è partita l’attività di consulenza organizzativa che è diventata parte integrante della nostra offerta nell’ambito della Gestione delle risorse umane. Questi fattori uniti alla crescita equilibrata del fatturato dei prodotti tradizionali e la pianificazione del lancio di nuove soluzioni nei primi mesi del 2004 ci fanno guardare con fiducia anche alla prospettiva di crescita dell’anno appena iniziato.”  
   
   
ASSOTRAVEL: INCONTRO APERTO A TUTTE LE AGENZIE DI VIAGGIO DELLA TOSCANA SULLE NUOVE PROSPETTIVE IN SEGUITO ALLE VERTENZE CON ALITALIA E TRENITALIA.  
 
Roma, 11 gennaio 2004 - Si terrà venerdì 13 febbraio 2004 presso lo Starhotel Michelangelo di Firenze in Viale Fratelli Rosselli 2 (Sala Leonardo ore 14,00 – 17,30) l’incontro organizzato da Assotravel aperto a tutti gli agenti di viaggio della Toscana. La riunione, dal tema “Vertenza Alitalia e vertenza Trenitalia – Le prospettive per gli agenti di viaggio”, sarà presieduta dal Presidente di Assotravel, Andrea Giannetti, il quale chiarirà i contenuti dell’accordo, recentemente giunto ad un passaggio cruciale ma ancora in via di evoluzione, con la compagnia di bandiera nazionale ed illustrerà i risultati, ancora non definitivi, emersi dal tavolo tecnico con Trenitalia. L’occasione si presenta, quindi, rilevante per le opportunità di confronto e di valutazione su argomenti e problematiche oggetto, spesso, di una non esauriente informazione, e per cogliere quelle prospettive che il nuovo corso dei rapporti con i due principali vettori italiani ha aperto per gli agenti di viaggio.  
   
   
CARLSON WAGONLIT TRAVEL LANCIA CWT WEBFARES, LA SOLUZIONE PER LA PRENOTAZIONE DEI VIAGGI AEREI LOW-COST IN EUROPA.  
 
Milano, 11 febbraio 2004 - Carlson Wagonlit Travel lancia Cwt Webfares, un software di proprietà per le prenotazioni dei vettori low cost (Lccs) e delle tariffe aeree web. Cwt ha sviluppato il programma per rispondere alla crescente complessità delle offerte di questi vettori e l'assenza di un unico punto d'acquisto. Le tariffe dei vettori Lcc e web, non disponibili sui Gds, rappresentano per le aziende (corporate) un problema in termini di trasparenza e di ricerca della migliori soluzioni tariffarie; per le agenzie di viaggio si è riscontrato un aumento di lavoro sia per la ricerca di informazioni che per le prenotazioni. Cwt Webfares è stato testato con successo negli ultimi 6 mesi da 25 agenzie Carlson Wagonlit Travel in Europa e sarà installato presso tutti i Business Travel Centers Cwt in Europa, Africa e Emea nei prossimi mesi. Il sistema consente di ricercare e prenotare i voli offerti da 27 vettori low-cost (vedi lista in appendice). Entro la fine dell’anno anche le tariffe web delle compagnie aeree tradizionali saranno inserite . Durante la fase pilota, iniziata i primi di Giugno 2003, Cwt Webfares ha effettuato 1.300 prenotazioni in Europa. Carlson Wagonlit Travel, per consentire la gestione di centinaia di migliaia di prenotazioni online previste per i prossimi tre anni, si affiderà ad un server dedicato di Partners Software, il partner tecnologico che ha sviluppato la piattaforma It. Accesso completo, semplice e trasparente Con Cwt Webfares, Carlson Wagonlit Travel può effettuare le prenotazioni con i vettori low-cost in modo automatico senza una gestione manuale. Infatti tutte le informazioni dei vettori sono disponibili su di una singola schermata; il programma sarà a breve inserito anche in Cwt Connect, il portale internet, consentendo ai clienti che già lo dispongono di prenotare i vettori low cost direttamente online. Len Blackwood, Evp Operations Carlson Wagonlit Travel Emea commenta: "Le aziende volevano che fornissimo loro un accesso completo, semplice e veloce per tutti i voli e per tutte le tariffe. Poiché sul mercato non vi era nessun tool disponibile, ne abbiamo ideato uno noi. I nostri clienti possono ora mettere a confronto l’ampia disponibilità delle tariffe aeree. E noi possiamo continuare a mantenere la nostra promessa di garantire sempre i prezzi migliori”. Oggi le aziende possono accedere alle tariffe low cost e speciali alle stesse condizioni delle compagnie aeree tradizionali. Dati inseriti direttamente nei sistemi di back office Cwt Webfares consente di prenotare i low-cost con la stessa metodologia utilizzata per i vettori tradizionali. Cerca le tariffe più economiche, verifica la disponibilità rendendo la prenotazione veloce e semplice. Le prenotazioni con Cwt Webfares sono inserite automaticamente nel database di Carlson Wagonlit Travel, permettendo così alle aziende di controllare in qualsiasi istante dove si trova il viaggiatore. Queste informazioni possono essere estremamente utili in caso di emergenza. Inoltre, i dati vengono inseriti nel back office di Cwt e nel database del cliente, così da facilitare la fatturazione delle tariffe low-cost e delle tariffe speciali. La trasmissione automatica consente inoltre di ottenere tutte le informazioni per le analisi di spesa e la gestione della fatturazione. Eliminando quindi le operazioni manuali e quelle di fatturazione diversificata, Cwt Webfares genera risparmi addizionali per i clienti e valore aggiunto nella gestione delle spese. Cwt Webfares è stato creato in collaborazione con la società tedesca Partners Software. L’azienda ha sviluppato il software per Cwt e rispecchia le funzionalità specifiche dell’agenzia.  
   
   
SABRE TRAVEL NETWORK DIVENTA IL PRIMO GDS AD OFFRIRE ALLE AGENZIE CLIENTI L’INTERA OFFERTA TARIFFARIA DI ALITALIA  
 
Milano, 11 febbraio 2004 - Sabre Travel Network, Società di Sabre Holdings, ha annunciato che la compagnia di bandiera italiana Alitalia ha aderito al suo Direct Connect Availability (Dca) Three-year Option, entrando con il più alto livello di partecipazione nel sistema di distribuzione Sabre per i prossimi tre anni. L’accordo prevede una booking fee fissa e la piena disponibilità per le agenzie Sabre connected delle tariffe pubblicate, comprese quelle vendute attraverso ogni sito web, proprio o di terzi, ed i propri uffici di prenotazione. Alitalia diviene così la seconda maggior compagnia aerea europea, dopo British Airways, ad aver scelto il Dca Three-year Option come soluzione vincente per la sua distribuzione. “Questo programma viene riconosciuto dall’intera industria del trasporto aereo come l’iniziativa più innovativa e costruttiva proposta da un Gds negli ultimi anni”, ha dichiarato Vittorino Capobianco, vice president of direct sales, loyalty and distribution di Alitalia. “Sabre Travel Network ha saputo riconoscere ed identificare i cambiamenti che stanno attraversando l’intero settore in termini di costi di distribuzione e ha saputo agire in un’ottica a lungo termine sia per salvaguardare la sua posizione di leadership ma soprattutto per offrire soluzioni concrete al mercato.” Richard Adams, senior vice president for Europe, the Middle East and Africa di Sabre Travel Network, ha affermato: “Questo è un programma davvero innovativo che sta suscitando molto interesse nel settore e sarà in grado di accrescere la nostra competitività a livello mondiale”. Come funziona: Le compagnia aerea accetta di impegnarsi al massimo livello di partecipazione in Sabre (livello Dca) per la durata di tre anni. La compagnia aerea fornisce, attraverso il sistema Sabre, tutte le tariffe pubblicate (eccetto le tariffe opaque) tra cui tariffe, promozioni e servizi via web. La compagnia aerea acconsente a mettere a disposizione un’ampia gamma di servizi e promozioni, come ad esempio offrire le stesse commissioni che vengono pagate alle agenzie viaggi che utilizzano altri sistemi Gds o siti web, tra cui il sito della compagnia aerea. Quest’ultima fornirà inoltre ai passeggeri delle agenzie Sabre connected gli stessi bonus previsti per agenzie che utilizzano altri sistemi Gds o siti web. Sabre assicura alla compagnia aerea una riduzione sulla sua quota di prenotazione per Dca del 10% circa.  
   
   
AEREI RUSSI A PROTEZIONE DELLE COSTE USA IRKUT CORPORATION HA FIRMATO UNA LETTERA DI INTENTI PER LA FORNITURA DI AEREI ANTINCENDIO.  
 
Milano, 11 febbraio 2004 - Irkut Corporation, principale azienda russa del settore aerospaziale, annuncia oggi di aver siglato una lettera di intenti con Hawkins & Power Aviation, una delle principali aziende americane del settore antincendio. L’accordo prevede la consegna agli Stati Uniti di otto anfibi jet Beriev Be-200, dotati di motori Rolls Royce Br175. Hawkins & Powers impiegherà gli aerei Be-200 per gli interventi antincendio sulla costa occidentale degli Stati Uniti. La prima consegna agli Usa è prevista per il 2007. Nella lettera di intenti figurano inoltre Eads North America e Rolls-royce che hanno siglato nel 2003 un accordo congiunto con l’obiettivo di collaborare a livello internazionale per le aree relative ai settori marketing, vendite e manutenzione post-vendita del Be-200, aereo unico sul mercato per le particolari caratteristiche multifunzionali. In base alle aspettative dell’azienda, nei prossimi 20 anni la richiesta di Be-200 dovrebbe raggiungere una quota di 320 aerei in 25 paesi. Irkut Corporation ha già iniziato la consegna dei Be-200: la prima produzione di Be-200 è stata consegnata nel giugno 2003 al Ministero russo della Protezione Civile in base a un contratto firmato nel 2001 per sette velivoli; la seconda produzione di Be-200 è prevista per la fine di febbraio 2004. “Come azienda leader nel settore aerospaziale russo, Irkut è lieta del successo raggiunto dal Be-200 e del riconoscimento ottenuto a livello mondiale. Il nostro prossimo obiettivo è di estendere la nostra presenza al mercato dell’Europa meridionale al fine di offrire supporto al settore della protezione ambientale, con particolare attenzione alla macchia mediterranea che ogni estate deve fronteggiare il pericolo di numerosi incendi”, ha commentato Alexei Fedorov, Presidente di Irkut. “Questo consente di rafforzare la nostra strategia di diversificazione nel mercato dell’aviazione civile e di accrescere il nostro già solido fatturato che ha superato i 4 miliardi di dollari”. L’aereo Be-200 è stato progettato per interventi antincendio, per portare assistenza medica in aree critiche, per operazioni di ricerca e salvataggio su acqua e per effettuare trasporto cargo. In un solo volo Be-200 è in grado di raccogliere più di 12 tonnellate d’acqua, distribuirla e rilasciarla sul luogo dell’incendio, utilizzando sistemi di navigazione e di controllo di volo ad elevata precisione. Grazie alla fusoliera pressurizzata, Be-200 può essere impiegato anche per il trasporto passeggeri o come cargo. Il Be-200 è stato progettato dal Beriev Aircraft Design Bureau e realizzato da Irkut Corporation. Irkut Corporation possiede il 39% del Beriev Aircraft Design Bureau. Irkut Corporation è uno dei principali sviluppatori e produttori della famosa serie di jet militari Sukhoi. Il giro di affari superiore ai 4 miliardi di dollari include successi recenti quali un contratto siglato con l’India per la fornitura di modelli di Su-30 e di uno siglato con la Malaysia. Irkut ha inoltre firmato un contratto con il Ministero russo della Protezione Civile per la consegna di sette aerei Be-200. L’azienda vanta una lunga e consolidata esperienza nella produzione di aerei, realizzati nella sede di Irkutsk a partire dal 1932, ed è stata privatizzata nel 1992 in seguito a un Decreto Presidenziale.  
   
   
MANIFESTAZIONE PER IL LANCIO DELLA RETE DI ECCELLENZA SULLA SICUREZZA ALIMENTARE  
 
Malga, 11 febbraio 2004 - Dal 12 al 14 febbraio si svolgerà a Malaga la manifestazione per il lancio della rete di eccellenza Cascade sulla sicurezza alimentare, che studierà gli effetti sulla salute umana dei residui chimici presenti nei cibi e nell'acqua potabile. La riunione verterà sulla rete nel suo assieme; sulla ricerca che verrà portata avanti da Cascade; sugli studi scientifici nel campo delle alterazioni del sistema endocrino; sulla gestione di Cascade; sugli altri progetti e reti di eccellenza finanziati dall'Ue nell'ambito del quinto e del sesto programma quadro; sull'integrazione delle attività tra Cascade e altri progetti. Per informazioni, contattare il coordinatore del progetto Cascade: E-mail: jan-ake.Gustafsson@mednut.ki.se  
   
   
BAMBINI E DIMENSIONI PUBBLICHE A CONFRONTO, I DIRITTI DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE PER UNA SOCIETÀ CAPACE DI FUTURO  
 
Milano, 11 febbraio 2004 - Incontro promosso da Amici della Terra Lombardia, con il patronato della Regione Lombardia e il patrocinio dell’Unicef e dell’associazione Camina. L’evento avrà luogo Venerdì 13 Febbraio, Alle Ore 14.00 presso la Sala Assemblee Banca Intesa, in p.Zza Belgioioso 1 a Milano. Partecipano: Camillo Piazza, Presidente Amici della Terra Lombardia; Alessandro Patella, Responsabile educazione Amici della Terra Lombardia; Laura Baldassarre, Unicef; Guido Galardi, Presidente Legacoop Lombardia; Valter Baruzzi, Città amiche dell'infanzia e dell'adolescenza; Filippo Penati, Segretario Federazione Milanese Democratici di Sinistra; Letizia Moratti, Ministro alla Pubblica Istruzione; Anna Serafini, Coordinatrice Nazionale Consulta “Gianni Rodari”, moglie di Piero Fassino; Giancarlo Abelli, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Lombardia; Daniela Lastri, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Firenze. Interverranno, inoltre, rappresentanti di Abcittà e funzionari della Regione Lombardia. L’iniziativa vuole mettere in atto un momento di confronto per comprendere meglio cosa significa crescere nella società, e quindi analizzare le relazioni tra educazione, diritti dell’infanzia e orizzonte sociale. Professionisti e rappresentanti delle pubbliche istituzioni si interrogano sugli scenari attuali, possibili e futuri del panorama formativo all’interno di un rinnovato contesto sociale che vede interazione tra scuola, educazione, bambini e dimensione pubblica. La società vuole tornare ad occuparsi di bambini: quali politiche per l’educazione, la scuola e le famiglie? per quale democrazia? Solo attraverso un’idea nuova e rinnovata di educazione, capace di affrontare le sfide del presente, è possibile pensare a una società più aperta, più libera e più giusta. Per informazioni Amici della Terra Lombardia 3397829143, 0227201315  
   
   
NUOVO PROGETTO EUROPEO PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DEI PROGRAMMI DI DOTTORATO  
 
Bruxelles, 11 febbraio 2004 - L'associazione delle università europee European University Association (Eua) ha lanciato un nuovo progetto pilota sui programmi di dottorato finanziato dalle Dg Ricerca e Istruzione e cultura. Lo scopo del progetto è aiutare le università europee a migliorare la qualità dei loro programmi di dottorato e aumentare di 700.000 unità in sei anni il numero dei ricercatori europei. Il progetto cercherà di identificare le condizioni per il successo dei programmi di dottorato europei e di promuovere lo sviluppo di programmi di dottorato congiunti al livello europeo. Un comitato direttivo controllerà i progressi compiuti, mentre a gennaio 2005 si terrà a Salisburgo, in Austria, una conferenza che riunirà tutti i più importanti interessati per discutere i risultati ed integrarli nei futuri programmi di dottorato europei. Per saperne di più sull'Eua e i suoi progetti: http://www.Eua.be  
   
   
LA GERMANIA EUFORICA PER I LIVELLI DI PARTECIPAZIONE RECORD AI PROGETTI DEL 6PQ  
 
Bruxelles, 11 febbraio 2004 - Il ministro tedesco per l'istruzione e la ricerca, Edelgard Bulmahn, ha accolto con favore i dati secondo cui i ricercatori tedeschi stanno partecipando a più progetti del 6Pq di qualsiasi altro gruppo. Le università, gli istituti di ricerca e le industrie tedesche sono presenti in oltre l'80% dei progetti selezionati fino ad ora per un finanziamento. Il ministro stima che la quota di fondi del 6Pq destinati ai ricercatori tedeschi sarà di circa un miliardo di euro, molto più di quanto andrà agli altri Stati membri e paesi associati. La sig.Ra Bulmahn ha sottolineato che le statistiche mostrano come 'ancora una volta la Germania sia diventata la chiave di volta dell'innovazione europea'. La ragione dell'aumentata partecipazione al 6Pq rispetto al 5Pq può essere fatta risalire a un migliore sistema di valutazione a livello nazionale, ha sostenuto il ministro. Le proposte di progetto cui partecipano gruppi di ricerca tedeschi rientrano in buona parte nei settori delle tecnologie dell'informazione e, in percentuale leggermente minore, della nanotecnologia, dei nuovi materiali e dei processi di produzione.  
   
   
“POLI FOR SCHOOLS”: L’UNIVERSITÀ INCONTRA LE SCUOLE DEL TERRITORIO COMASCO  
 
Como, 11 febbraio 2004: “Poli for Schools”, è questo il nome dell’iniziativa avviata dal Politecnico di Milano – Polo Regionale di Como per avvicinare i giovani studenti delle Scuole Superiori al mondo universitario. Già partito con successo lo scorso ottobre, quando il Politecnico ha invitato una ventina di studenti dell’Istituto Tecnico Romagnosi di Erba – Indirizzo Mercurio a partecipare alle lezioni, il progetto prosegue ricco di appuntamenti anche per il 2004. Lo scorso 7 febbraio infatti, è stato il turno dell’Istituto Superiore Sant’elia di Cantù: il Prof. Fernando Sansò, Docente del Corso di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio presso il Polo di Como, ha fornito agli studenti delle classi 4 e 5 dei Geometri e dei Professionali una panoramica sui temi di ricerca legati all’Ateneo e alle opportunità di carriera nel tessuto economico locale. “La scelta di rivolgerci al Polo di Como del Politecnico di Milano" commenta la Prof.ssa Casanova “si inserisce perfettamente nel progetto di Orientamento che il nostro Istituto vuole offrire ai propri studenti per aiutarli a scegliere al meglio la loro formazione futura. In questo senso il Polo di Como del Politecnico di Milano è una realtà di primo piano a livello locale e riteniamo che possa fornire un importante contributo ai ragazzi sotto diversi aspetti”. Anche altri Istituti Superiori della regione comunque hanno dimostrato notevole interesse per l’iniziativa, segno che il programma di apertura e collaborazione che l’Ateneo ha avviato nel territorio lariano ha centrato pienamente le esigenze e le aspettative delle istituzioni formative locali. A brevissimo infatti sono previsti altri due incontri: l’11 febbraio presso l’Istituto Prof.le Ind.artigianato "Ripamonti" il Prof. Piero Fraternali del Corso di Ingegneria Informatica fornirà agli studenti una panoramica sul settore Ict, le opportunità di carriera, le finalità del corso, mentre il 13 febbraio il Prof. Arturo Dell’acqua del Corso di Design Industriale incontrerà la classe 5A dei Geometri dell’Istituto Tecnico Commerciale Pascoli. “Siamo soddisfatti del positivo riscontro che abbiamo da iniziative come queste”, commenta il Prof. Roberto Negrini, pro-rettore del polo di Como del politecnico di Milano, “e crediamo che possano essere di estrema utilità per gli studenti che già dagli ultimi anni delle Superiori hanno la possibilità di venire a stretto contatto con la realtà universitaria. Ci stiamo attivando per coinvolgere al più presto anche gli stessi docenti delle Superiori che avranno la possibilità di visitare i laboratori professionali di cui dispone il nostro Ateneo”. E per il prossimo 20 marzo è già stato programmato l’Open Day, giornata in cui il Polo Universitario aprirà le porte agli studenti delle Scuole Superiori che potranno dare uno sguardo alle prospettive scolastiche e orientarsi tra le scelte offerte dall’Ateneo.  
   
   
LE UNIVERSITÀ DEBBONO CONTINUARE AD ESSERE CENTRI DI RICERCA OLTRE CHE D'INSEGNAMENTO?, SI CHIEDE IL MINISTRO IRLANDESE  
 
Bruxelles, 11 febbraio 2004 - Aprendo la conferenza 'Learning in the Europe of knowledge' (Apprendere nell'Europa della conoscenza) il 6 febbraio a Galway, Irlanda, il ministro dell'istruzione irlandese Noel Dempsey ha espresso dubbi sull'opportunità che gli atenei continuino a svolgere il doppio ruolo di centri d'insegnamento e di ricerca. Il ministro si è chiesto se questa debba continuare ad essere 'la norma', aggiungendo però che 'non è la norma ovunque', ed ha citato le 'grandes écoles' in Francia e le Accademie delle Belle Arti negli Stati Uniti che si occupano esclusivamente, e con successo, dell'insegnamento piuttosto che della ricerca. 'Qualsiasi cosa decida la comunità dell'istruzione, è importante ricordare che l'istruzione superiore non è solo utilitaria, ma riveste un ruolo importante nella preservazione della cultura e nello sviluppo individuale', ha dichiarato il ministro Dempsey, ed ha aggiunto: 'Non dobbiamo perdere di vista questi [ruoli] quando cercheremo di conciliare le sfide economiche e sociali della società della conoscenza negli anni a venire'. Il ministro ha anche parlato della crisi dei finanziamenti che devono affrontare molte università in Europa, ed ha delineato alcune strategie per risolvere il problema. Ha però escluso sia l'incremento delle risorse statali complessive, sia quello della percentuale di risorse statali da destinare all'istruzione universitaria, dichiarando che, nella congiuntura attuale, non sarebbe facile per i governi aumentare le tasse o sottrarre capi di spesa ad altre priorità. Sebbene la società tragga un innegabile vantaggio dagli investimenti a lungo termine nell'istruzione, un forte incremento del finanziamento pubblico sarebbe, per i governi, 'difficile da giustificare, dal momento che i fondi chiesti ai contribuenti vengono usati essenzialmente a vantaggio di gruppi già avvantaggiati', ha dichiarato Dempsey, ed ha aggiunto: 'È il destino dell'istruzione superiore. Tutti traggono un vantaggio generale dall'investimento nazionale nell'istruzione superiore, ma chi ne ricava un sostanziale beneficio personale sono solo quelli che vi accedono'. Dempsey ha suggerito invece di appuntare il dibattito sull'incremento delle risorse private investite nell'istruzione superiore. I modelli proposti, quello australiano e quello inglese, prevedono che il laureato paghi il tempo trascorso all'università una volta che il suo stipendio superi una soglia prestabilita. 'Se guardiamo fuori d'Europa, vediamo modelli ben sviluppati di contribuzione che vanno molto al di là degli esempi australiano e inglese. Può darsi che non ci piacciano, ma dobbiamo cercare di capirli'. Il ministro ha parlato delle 3 parole con la 'p': ''Pubblico', non preoccupiamocene. 'Privato' e 'profitto', chi tra di noi appartiene al settore pubblico può trovarle parole un po' dubbie', ha detto, ammettendo poi tuttavia che 'privato' e 'profitto' potrebbero fornire il capitale per la 'ricerca, le strutture ed altre necessità'. Dempsey ha invitato i partecipanti alla conferenza ad accogliere questi modelli, per rispondere alla sfida del finanziamento dell'estensione dell'istruzione universitaria in un ambiente competitivo globale.