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Notiziario Marketpress di Lunedì 06 Giugno 2011
LA COMMISSIONE EUROPEA PROPUGNA NORME MIGLIORI PER DARE IMPULSO ALLA COMPETITIVITÀ EUROPEA E SOSTENERE GLI INTERESSI DEI CONSUMATORI  
 
 Bruxelles, 6 giugno 2011. Le norme sono uno strumento decisivo nella competizione internazionale. I consumatori non dovrebbero essere obbligati a cambiare diversi tipi di caricatori per i loro apparecchi elettronici. Ed anche la diffusione di massa delle automobili elettriche non potrà essere realizzata se non si dispone di norme comuni per la loro ricarica. Le società che fabbricano telefonini o quelle che producono software stanno dando grande risonanza alla loro lotta per affermare i loro rispettivi standard. Indubbiamente, una buona norma può agevolare la vita dei consumatori, promuovere la sostenibilità, accrescere la competitività europea e la sua leadership tecnologica sui mercati mondiali. La Commissione europea propone oggi una serie di misure legislative e non legislative per sviluppare un maggior numero di norme e a ritmi più celeri. Le norme sono un insieme di criteri volontari d´ordine tecnico e qualitativo che si applicano ai prodotti, ai servizi e ai processi di produzione. Nessuno è obbligato a usarle o ad applicarle, ma esse aiutano le imprese a collaborare e a risparmiare denaro nell´interesse dei consumatori. In passato però occorrevano diversi anni per sviluppare una norma europea, ragion per cui certe norme si sono trovate ad arrancare dietro tecnologie in rapida evoluzione. Di conseguenza certi settori si sono mostrati riluttanti a impegnarsi nella standardizzazione o non riescono a beneficiare degli effetti positivi delle norme. Con il pacchetto presentato oggi la situazione dovrebbe cambiare. Il Consiglio europeo del 4 febbraio, nelle sue conclusioni sulla "Unione dell´innovazione", ha invitato la Commissione a "presentare proposte per accelerare, semplificare e modernizzare le procedure di normalizzazione, in particolare per poter trasformare, a determinate condizioni, le norme sviluppate dall´industria in norme europee". Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l´industria e l´imprenditoria, ha affermato: "Per assicurare la propria riuscita l´Europa deve reagire alle sfide determinate dalla rapida innovazione, dalla sostenibilità, dalla convergenza delle tecnologie e dall´accesa concorrenza globale. Un sistema dinamico europeo di normalizzazione è essenziale per dare impulso alla qualità e all´innovazione e rafforzare il ruolo dell´Europa quale attore economico mondiale. Le norme ci consentono inoltre di fruire della migliore qualità e di prodotti sostenibili a un prezzo più basso. La normalizzazione è anche un elemento chiave per assicurare il buon funzionamento del nostro mercato interno." I passi più importanti che la Commissione ha compiuto oggi per rafforzare il sistema di normalizzazione in Europa e attuare gli impegni formulati nell´ambito delle iniziative faro facenti capo alla strategia Europa 2020 "Politica industriale", "Unione dell´innovazione", "Agenda digitale" e "Internal market act" sono i seguenti: l´Europa promuoverà un maggior numero di standard internazionali nei settori economici in cui essa è un leader mondiale; i prodotti high-tech sono spesso venduti in combinazione con servizi di manutenzione. Sebbene vi siano molte norme europee relative ai prodotti, ve ne sono ben poche per i servizi. Per tale motivo si potrebbero sviluppare norme europee per i servizi maggiormente ispirate al mercato tali da assicurare alle imprese vantaggi commerciali; promuovere un modo agevole e celere per riconoscere la crescente importanza delle norme Tic messe a punto dalle organizzazioni che sviluppano le norme mondiali Tic, come quelle che sottendono internet, da usarsi negli appalti pubblici, nelle politiche e nella legislazione dell´Ue. Ciò stimolerà l´innovazione, ridurrà i costi amministrativi e creerà una vera società digitale incoraggiando l´interoperabilità tra dispositivi, applicazioni, banche dati, servizi e reti; la Commissione intensificherà la propria cooperazione con le principali organizzazioni di normalizzazione in Europa (vale a dire Cen, Cenelec e Etsi) per far sì che le loro norme siano disponibili più celermente. Le imprese che usano tali norme possono rendere i propri prodotti maggiormente compatibili con altri, di modo che i consumatori potranno avere una scelta più ampia a un prezzo più ridotto; le norme europee saranno elaborate con l´aiuto delle organizzazioni che rappresentano le persone maggiormente interessate – i consumatori, le piccole imprese, le organizzazioni ambientali e sociali. La nuova norma relativa a un caricatore universale per i telefoni cellulari che possa essere usato per tutti i modelli è un esempio perspicuo del grandissimo valore che le norme europee possono rappresentare nella nostra vita quotidiana. Alcune delle azioni proposte oggi saranno attuate subito mentre altre dovranno attendere l´approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio.  
   
   
SISTEMA EUROPEO COMUNE DI ASILO: MAGGIORE TUTELA E PIÙ SOLIDARIETÀ PER CHI CHIEDE PROTEZIONE INTERNAZIONALE  
 
Bruxelles, 6 giugno 2011 - La Commissione europea prosegue con il completamento del sistema europeo comune di asilo previsto per il 2012. Le proposte di modifica delle direttive "accoglienza" e "procedure" introducono norme più flessibili, eque ed efficaci per il bene degli Stati membri e di quanti chiedono protezione internazionale. In questo, traggono insegnamento dagli annosi negoziati in sede di Consiglio dei Ministri e di Parlamento europeo, ma anche dalle consultazioni con le associazioni di rifugiati e con l´Unhcr. I negoziati devono ora proseguire sugli aspetti restanti del cosiddetto "pacchetto legislativo sull´asilo". "Consolidare una vera e propria politica comune di immigrazione e asilo è fra le mie massime priorità. Oggi il trattamento e le garanzie di cui godono i richiedenti asilo variano notevolmente da uno Stato membro all´altro, proprio come sono radicalmente diverse le possibilità di ottenere protezione a seconda dello Stato membro che esamina la domanda di asilo. Così non si può continuare. Urgono procedure d´asilo efficaci ed eque e condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo adeguate e comparabili in tutta l´Unione. Allo stesso tempo è necessario che le norme che conveniamo a livello europeo siano semplici, chiare e efficaci in termini di costi. L´unione deve portare avanti i propri valori e dare protezione a quanti approdano ai suoi territori in cerca di rifugio da guerre e persecuzioni; per questo dobbiamo rispettare l´impegno di istituire un sistema europeo comune di asilo entro il 2012. Le proposte odierne contemplano norme elevate per tutti coloro che hanno realmente bisogno di protezione e contribuiranno ad alleviare di inutili oneri le autorità nazionali, e non solo: creeranno una maggiore fiducia tra gli Stati membri", ha dichiarato Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni. Obiettivo delle iniziative presentate oggi è istituire procedure efficaci ed eque e garantire condizioni di accoglienza adeguate e comparabili in tutta l´Unione. Le modifiche apportate alla direttiva "procedure" sono intese a semplificare e chiarire le norme in modo da: semplificarne l´attuazione per gli Stati membri, specie quando si trovano a dover trattare in contemporanea un numero ingente di domande di asilo. Sono state riviste le norme che disciplinano l´accesso alla procedura di asilo, lo svolgimento dei colloqui personali e la durata massima delle procedure (obiettivo centrale della proposta resta il termine generale di sei mesi per concludere le procedure di primo grado); contrastare meglio i potenziali abusi. Nuove disposizioni permettono agli Stati membri di accelerare le procedure e esaminare alla frontiera le domande chiaramente poco convincenti o presentate da richiedenti che costituiscono un pericolo per la sicurezza nazionale o l´ordine pubblico; migliorare la qualità del processo decisionale in primo grado aggiungendo accorgimenti pratici che aiutino il richiedente a capire la procedura o predisponendo un´adeguata formazione del personale che esamina le domande e prende le dovute decisioni; garantire l´accesso alla protezione. Sono chiarite le fasi iniziali della procedura, a beneficio delle guardie di frontiera, dei poliziotti e altre autorità che per primi entrano in contatto con chi chiede protezione; gestire le domande reiterate. La proposta modificata chiarisce le norme che regolano la possibilità per il richiedente asilo di reiterare la domanda nell´ipotesi che sia cambiata la sua situazione, nell´intento anche di prevenire eventuali abusi; migliorare la coerenza con altri strumenti dell´acquis dell´Unione in materia di asilo, come l´Ufficio europeo di sostegno per l´asilo. La proposta riserva per l´appunto all´Ufficio un ruolo più concreto nelle disposizioni relative alla formazione e all´accesso alla procedura. Le modifiche apportate direttiva "accoglienza" introducono maggiore chiarezza e flessibilità di modo da: semplificarne l´attuazione per gli Stati membri che, disponendo di un margine di manovra più ampio per realizzare le misure previste, vedranno ridursi gli oneri finanziari e amministrativi. Disporre norme chiare che limitino rigorosamente la possibilità di trattenere i richiedenti asilo. La nuova proposta mantiene elevate le norme sul trattamento, specie con riguardo al trattenimento; il diritto di libera circolazione può essere soggetto a restrizioni solo se necessarie e proporzionate e giustificate da motivazioni chiari, comuni e esaurienti; garantire un livello di vita dignitoso, specie con misure nazionali dirette a individuare le particolari esigenze delle persone vulnerabili, come i minori e le vittime di tortura, o con un sostegno materiale di livello adeguato per i richiedenti asilo; favorire l´indipendenza economica dei richiedenti asilo. L´obiettivo è agevolarne l´accesso al mercato del lavoro riconoscendo agli Stati membri una certa flessibilità durante l´esame della domanda in primo grado o se devono far fronte a un numero elevato di domande simultaneamente. Contesto - La Commissione ha già presentato proposte di modifica della direttiva "accoglienza" nel dicembre 2008 (Ip/08/1875) e della direttiva "procedure" nell´ottobre 2009 (Ip/09/1552). Le proposte modificate odierne riflettono i progressi conseguiti nei negoziati tra il Parlamento europeo e il Consiglio e le consultazioni con altri attori (Unhcr e Ong, ad esempio). Prossime tappe - Le due proposte saranno presentate alla sessione del 9 giugno del Consiglio Giustizia e Affari interni e successivamente discusse sotto la presidenza polacca. Perché diventino legge dovranno poi essere adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio con voto a maggioranza qualificata.  
   
   
DE ROSSA: "I PALESTINESI VEDONO L´INCOERENZA DELL´EUROPA"  
 
Bruxelles, 6 giugno 2011 - Da un lato, la riconciliazione fra Hamas e Fatah e l´annuncio di un nuovo governo di unità. Dall´altro, il presidente americano che chiede una pace duratura, basata "sui confini del 1967". E l´Europa, dov´è? Una delegazione di parlamentari si è recata nei territori occupati a fine aprile, e questa settimana ha fatto il punto della situazione. La parola al capo della delegazione, il laburista irlandese Proinsias de Rossa. Siete stati a Gerusalemme e in Cisgiordania poco prima della tregua fra Hamas e Fatah. Com´era la situazione? Essenzialmente abbiamo visto di prima mano l´umiliazione, gli abusi, le violazioni dei diritti umani che i palestinesi subiscono quotidianamente. Molti giovani sono in prigione... Ci sono circa 200 bambini palestinesi oggi nelle carceri israeliane. A Hebron abbiamo visto il mercato coperto da una rete, e nella rete una miriade di sassi, spazzatura, rifiuti lanciati dai coloni che hanno occupato tutti i piani alti delle case. Un membro del nostro gruppo è stato colpito da una secchiata di acqua puzzolente dall´alto, perché i coloni non vogliono osservatori stranieri, non vogliono che Hebron sia un´attrazione turistica. E questo è niente rispetto a quello che succede ai palestinesi. Abbiamo visitato la casa di una persona che viene continuamente tormentata. Uno dei suoi figli, un bambino di 3 anni, ha un taglio sulla fronte, l´avevano colpito con una pietra la settimana prima. Sono sotto un abuso costante, devono passare dai checkpoint per andare ovunque...La situazione è terrificante. Barack Obama ha proposto di partire dai confini del ´67 come base per i negoziati di pace, ma il primo ministro israeliano ha rispedito la proposta al mittente. Il processo di pace è di nuovo in stallo? E cosa può fare l´Ue? Il rifiuto di Netanyahu non è una sorpresa per persone come me che conoscono la regione. L´attuale governo israeliano è interessato prima di tutto all´espansione, che sta proseguendo in questo momento in Cisgiordania e a Gerusalemme. La vera questione è: che pressione possiamo esercitare su di loro? La situazione non è più gestibile. L´europa e Israele hanno una relazione commerciale che vale miliardi di euro per entrambe le parti. Abbiamo anche un accordo di partenariato molto forte. C´è un articolo, negli accordi commerciali, che dice che le due parti devono rispettare i diritti umani. Se non lo fanno, è una violazione degli accordi. E noi sappiamo che questa violazione c´è da parte degli israeliani, eppure non ci muoviamo per far sì che i patti siano rispettati. Così, i palestinesi vedono l´incoerenza dell´Europa. L´ue chiede l´applicazione della democrazia e dei diritti umani a tutti i paesi del mondo, compresi oggi Libia, Tunisia, Egitto. E giustamente i palestinesi pensano: "e noi?". E´ chiaro che l´Ue ha due posizioni diverse in materia di diritti e democrazia. Ma i principi applicati alla Libia, alla Tunisia e all´Egitto, devono essere gli stessi per la Palestina. Se Hamas, che è ancora sulla lista delle organizzazioni terroristiche dell´Ue, entra a far parte del governo palestinese, l´Ue sospenderà i suoi aiuti per i territori occupati? Hamas e Fatah si sono messi d´accordo sul formare un governo di tecnici, non uomini di partito. Ci saranno persone atte a mettere in atto in modo professionale e istituzionale il programma stabilito negli accordi di riconciliazione. Il Consiglio Ue, nel suo comunicato di settimana scorsa, ha affermato che l´Ue accoglie con favore la riconciliazione, e che lavorerà con il governo che emergerà da questi accordi. Gli Stati membri, quindi, si impegnano a mantenere gli aiuti alla popolazione palestinese. I palestinesi hanno il diritto di votare per le persone che credono le rappresentino meglio, esattamente come i tunisini, i libici o gli egiziani. Dobbiamo rispettare i risultati delle elezioni, altrimenti non avremo nessuna credibilità. Se riconosciamo e rispettiamo l´esito delle elezioni egiziane nei prossimi mesi, non possiamo rifiutare di riconoscere quello della Palestina. Basta procedere con i piedi di piombo, la posta è troppo alta sia per i palestinesi che per gli israeliani. La sicurezza per Israele dipende dalla capacità di chiudere un accordo con i palestinesi, perché due Stati possano convivere in pace uno vicino all´altro. Non c´è futuro per Israele altrimenti. E solo così ci potrà essere pace nella regione. Il presidente del Parlamento Jerzy Buzek visiterà i territori palestinesi e Israele domenica 12 giugno.  
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA SALUTA LA FONDAZIONE DELL’ISTITUTO DI DIRITTO EUROPEO  
 
Parigi, 6 giugno 2011 – Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia, ha plaudito alla fondazione dell’Istituto di diritto europeo quale fattore importante per conseguire l’ampio obiettivo dell’Unione di creare uno spazio europeo di giustizia. L’istituto, un’organizzazione indipendente senza fini di lucro, contribuirà a migliorare la coerenza giuridica in Europa fornendo consulenza pratica ai responsabili politici e alle autorità. “La fondazione dell’Istituto di diritto europeo segna una tappa importante nella creazione di uno spazio europeo di diritto, diritti e giustizia”, ha dichiarato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia. “L’istituto è in grado di apportare un significativo valore aggiunto alla ricerca giuridica europea, migliorando l’attuazione del diritto dell’Unione e contribuendo al suo funzionamento a beneficio dei cittadini e delle imprese. Sono certa che l’Istituto trarrà il massimo dalla ricca diversità dei sistemi giuridici europei e favorirà lo sviluppo di una cultura giuridica europea”. Il diritto dell’Unione ha un profondo impatto sulla vita quotidiana dei cittadini e delle imprese europee e sulle strutture politiche e giuridiche nazionali. La ricerca accademica e la formazione giuridica sono premesse necessarie per sviluppare e rafforzare il diritto dell’Unione in tutti i suoi settori – civile, penale o amministrativo. L’istituto aiuterà ad analizzare le difficoltà cui sono confrontati i professionisti legali, ad individuare possibili soluzioni per migliorare l’applicazione del diritto dell’Unione e a sviluppare ipotesi di riforma della normativa dell’Unione in tutti i settori. Costituirà inoltre un forum di scambio e discussione per avvocati, accademici e altri professionisti del settore. L’iniziativa di creare un Istituto di diritto europeo – promossa dalla Commissione nel piano d’azione per creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia per i cittadini europei (Ip/10/447) – si ispira all’American Law Institute, un ente non governativo che ha svolto un ruolo fondamentale nell’elaborazione del codice commerciale uniforme (Uniform Commercial Code), uno strumento che agevola le vendite e altre operazioni commerciali tra i 50 Stati statunitensi. Oltre a potenziare la ricerca giuridica europea, la Commissione intende rafforzare la formazione degli operatori del diritto sull’uso e sull’applicazione pratica del diritto dell’Unione. Prevede pertanto di presentare in autunno un piano d’azione globale per la formazione giudiziaria europea.  
   
   
UE: DAL FORUM DI PALERMO LA PROPOSTA DI UN ASSE TRA LE FRONTIERE  
 
Bruxelles, 6 giugno 2011 - E´ stato consegnato l’ 1 giugno al Parlamento europeo il documento finale elaborato al termine del Forum "Uniti dal Mediterraneo", che si e´ svolto a Palermo lo scorso 14 maggio. Il documento elenca le proposte dei rappresentanti dei popoli mediterranei per il rilancio della politica di integrazione e sviluppo dell´Area. Il direttore dei rapporti extraregionali della regione Siciliana, Francesco Attaguille, che coordina la Commissione politiche comunitarie della Conferenza delle Regioni italiane, ha consegnato oggi il documento a Danuta Hübner, gia´ Commissaria europea per le politiche regionali (in quella veste visito´ la Sicilia nel 2007) ed ora Presidente della commissione politiche regionali del Parlamento europeo. L´incontro e´ avvenuto a Bruxelles nello studio del Vicepresidente vicario del Parlamento europeo On. Gianni Pittella. La politica euromediterranea si e´ limitata finora - secondo la "Dichiarazione di Palermo" - ai rapporti intergovernativi e bilaterali, senza coinvolgere i soggetti locali rappresentativi delle popolazioni interessate. Cio´ ha rallentato il processo di democratizzazione nella sponda Sud, alimentando dittature che ora sono state travolte dalla presa di coscienza popolare, che va assistita e accompagnata verso uno sviluppo armonico e condiviso dell´intera area. "Per ottenere questo risultato - ha sostenuto Attaguile - occorre dotare di risorse significative i Programmi comunitari destinati al Mediterraneo, quelli per la Cooperazione territoriale transfrontaliera e quelli della politica di prossimita´, anche per non deludere le attese dei giovani della sponda Sud, sempre piu´ attratti dal fascino politico del presidente degli Stati Uniti Barak Obama (che ha proposto peraltro al G8 un Piano Marshall per quei Paesi) e dai capitali cinesi riversati su quei territori". "In questa ottica- ha detto Attaguile, nella sua presentazione - e´ necessario creare una fitta rete di partenariati diffusi fra le societa´ civili, che rendano irreversibili i processi di sviluppo e di democratizzazione". A questo scopo e´ stato sollecitato il trasferimento delle risorse non utilizzate dalla Spagna nei programmi col Marocco, per incrementare sia il Programma Italia-tunisia - affidato dall´U.e. Alla Sicilia come Autorita´ di gestione (circa 85 milioni, per fare del partenariato Sicilia-tunisia il modello per tutto il mediterraneo), che il Programma multilaterale Enpi-med che non ha risorse sufficienti a finanziare il grande numero di progetti transnazionali gia´ approvati, fra cui moltissimi con partners siciliani. E´ stata infine annunciata l´istituzione a Lampedusa dell´Osservatorio delle migrazioni mediterranee, viste come risorse e non come un pericolo per l´Europa. Danuta Hübner ha concordato con l´impostazione data dal Forum di Palermo al rilancio "dal basso" di una politica euromediterranea, fondata sul partenariato transfrontaliero diffuso fra i soggetti locali della societa´ civile. E ha auspicato una possibile alleanza strategica - in questa direzione - con le Regioni poste sulla frontiera Est dell´Europa, come gia´ aveva proposto Lech Walesa, Nobel per la pace premiato al Forum di Palermo. Ha altresi´ indicato nella "Macroregione Baltica" un esempio da seguire per dotare anche l´Area mediterranea di una strategia comune condivisa. Il Vicepresidente del Parlamento europeo Gianni Pittella, che aveva aperto il Forum di Palermo insieme al Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, ha confermato la sua attiva vigilanza e le iniziative parlamentari necessarie a realizzare la svolta chiesta da Regioni e popolazioni mediterranee nella politica europea verso l´importante e critica frontiera meridionale. Al termine dell´incontro e´ stato fissato un nuovo appuntamento in Sicilia, in occasione della Conferenza dei giovani del Mediterraneo, che il Presidente Lombardo ha annunciato per il prossimo mese di novembre.  
   
   
SALVIAMO L´ACCORDO DI SCHENGEN, IMPARIAMO A DISTINGUERE  
 
Trento, 6 giugno 2011 - "Tutte le volte che c’è un sommovimento si crea immediatamente un flusso del movimento di persone migranti piu grande di un flusso normale. Questo è un dato di fatto" esordisce con queste parole, il 4 giugno, Emma Bonino, vicepresidente del Senato, già commissario europeo per gli aiuti umanitari intervenuta insieme a Timothy Hatton economista inglese (ma di adozione australiana), uno dei massimi studiosi delle politiche d´asilo all´incontro poco fa al Teatro Sociale di Trento. "I nuovi confini dell´Europa" era il titolo dell´incontro moderato da Vladimiro Polchi, giornalista di "La Repubblica". Pieno accordo fra la politica italiana più attenta ed esperta dei problemi del Sud del mondo e l´economista inglese docente ad Essex e l´Australian University: è necessario cambiare approvccio verso i migranti, cercare di imparare a distinguere e, fondamentale, per l´Europa e l´Italia in particolare, salvare l´accordo di Schengen. Teatro gremito per un dibattito che si è dimostrato subito di grande interesse e ha fornito spunti di riflessione diversi da quelli proposti dal ministro Roberto Maroni intervenuto ieri al Festival dell´economia. Secondo Emma Bonino nel nostro Paese c’è sempre stata un’altalena di disfattismi e piagnistei, ma nessun modo razionale di affrontare e definire il problema. Ora ci troviamo davanti al fenomeno di oltre 130 mila che fuggono dalla Libia verso la Tunisia, in parte libici e in parte cittadini di altri Paesi. "Ebbene - sottolinea la Bonino - da noi si è arrivati a discutere di questo con un mese di ritardo e intanto non si è fatto altro che riempire un isoletta che non poteva far fronte ai problemi enormi portati dal grande flusso di migranti. E’ come se si fosse voluto creare un’emergenza. Dobbiamo cambiare approccio, va riconosciuto il problema e affrontato, con razionalità". Immigrati, rifugiati, richiedenti asilo è questa la distinzione primaria che va fatta secondo la parlamentare e secondo l´economista inglese. Se non impariamo a distinguere e a consocere tutti i problemi che derivano dai flussi migratori saranno sempre esplosivi. Hatton ha portato gli esempi di Australia e Canada che hanno fatto fronte al problema introducendo uno strumento "a punti" che non solo regola i flussi ma distingue i migranti anche in base alle loro competenze. Arrivare a togliere le finzioni è molto importante. Se non cambiamo il tipo di approccio ogni problema che riguarda i migranti sarà sempre tutto esplosivo. Ribadita la necessità di una politica europea più integrata. Diritti e doveri, legalità e umanità, devono andare di pari passo senza allarmismi e senza catastrofismi. 42 mila migranti sono arrivati in Italia nell´ultimo anno con i problemi che sono sotto gli occhi di tutti. L’italia però, qualche anno, fa ha accolto 70.000 immigrati (dal Kossovo) con molte meno emergenze. Sono alcuni dei dati citati da Emma Bonino che sottolinea come l’Italia viva sui lavori dei migranti. Agricoltura, edilizia, servizi e lavori domestici sono gli ambiti in cui i migranti operano. Gli italiani non vogliono più fare certi lavori: è n dato di fatto. La vicepresidente del Senato cita ad esempio i concorsi per infermieri che vanno deserti. "Confindustria - continua - non ci dice che le industrie vivono del lavoro dei migranti.L´altalena a cui abbiamo assistito in questi mesi, la sanatoria sul permesso temporaneo, tutta la discussione con la Francia e l’ultima sorpresa, la convenzione firmata da Berlusconi e Sarkozy sul rafforzamento dei confini, rischiano di distruggere l’Accordo di Schengen. Timothy Hatton comincia il suo intervento ringraziando gli organizzatori dell´evento e fa i complimenti ad una manifestazione unica nel mondo. Sottolinea subito che ci sono diversi tipo di immigrati in Europa: ci sono coloro che vengono ammessi per le loro capacità e contribuiscono alla nostra economia e forniscono competenze che ci mancano. E´ un tipo di migrazione di cui si parla meno ma è la più vasta, ci sono persone che si avvicina ai loro familiari; c’è una migrazione di tipo umanitario, vale a dire perseguitati e minacciati (..."dovremmo accoglierli per umanità").C´è poi una migrazione all´interno dei Paesi europei. Ed ancora ci sono migranti per motivi di studio, questa è una forma di immigrazione permanente. "Spesso - sottolinea Hatton -costoro restano in Europa e qualche volta sono assimilati e diventano risorse molto preziose. Mi sono occupato molto della Convenzione del 1951 che definisce i rifugiati e stabilisce che i Paesi che ricevono delle richieste devono determinare se effettivamente sono perseguitati e il Paese ricevente non può rimandare indietro l’immigrato perseguitato.La Convenzione stabilisce che una persona che arriva in un Paese va accettata e accolta prima ancora che rifiutata. Gli immigrati e i richiedenti asilo devono entrare illegalmente in un Paese prima di richiedere il permesso di asilo politico.E´ un fatto, non possono farlo dall´esterno. Ora è’ stata cancellata l’immigrazione illegale e i richiedenti asilo sono dei rifugiati, la loro posizione va definita. Queste sono politiche nazionali". L’unione europea ha modernizzato la sua politica: ci son una serie di dirittive europee e alcune nazionali. L´economista Hatton sottolinea l´esigenza di avere una politica europea più integrata. "E’ necessario che queste persone vengano tutelate - dice - bisogna cercare di ridurre il costo e i problemi sociali. I migranti non hanno una distribuzione unitaria. Se ci fossero le stesse regole e applicassimo gli stessi criteri, avremmo, tutti, responsabilità molto diverse e una condivisione dell’onere. Manca, però, una modalità di distribuzione dei rifugiati e dei richiedenti asilo. L’unione Europea deve fornire sostegno a queste persone, ma la direttiva europea non stabilisce in realtà dei meccanismi automatici e non c’è una formula su come distribuire i richiedenti direttiva sulla protezione temporanea." Secondo Hatton l’immigrazione dalla Libia sarà sempre più vasta perché vivono una crisi molto forte, c’è la guerra. L’accordo di Schengen è davvero uno strumento di integrazione fondamentale per i Paesi che lo hanno adottato. Bisogna tutelarlo. Emma Bonino sottolinea che non esiste un modello perfetto di integrazione senza problemi. L’immigrazione è sempre stato una questione di problemi e di opportunità in tutta la storia. Aggiunge che, in mancanza di modelli perfetti "possiamo prendere delle buone pratiche però dobbiamo stare attenti ad alcune cose: la spinta all’emigrazione economica non è solo di quanti migranti abbiamo bisogno ma sono anche loro che vogliono migliorare le loro condizioni, chi emigra, chi se ne va, lo fa per motivazioni sue e sono motivazioni fortissime. Dovremmo ricordarcelo. Siamo in due a ballare il tango: modelli perfetti non esistono, ma il nostro Paese potrebbe aiutare se stesso e l’opinione pubblica distinguendo gli irregolari. Dobbiamo metterci in testa che noi abbiamo bisogno di immigrati. In ogni caso - continua -nel piano nazionale di riforme il Governo dichiara che stante il declino demografico per mantenere il nostro livello di sviluppo servono 150.000 immigrati all’anno". Ciò che serve è secondo la vicepresidente del Senato che Italiani ed Europei si siedano allo stesso tavolo e discutano seriamente perché una soluzione miracolo non c’è. "Il Governo ha negato questo problema - dice la Bonino - e questa esigenza in modo tetragono: se neghiamo il problema non troviamo l’inizio di una soluzione. Il punto di partenza deve essere una modifica della legge Bossi Fini sui flussi e, aggiungo, che l’Italia non è un paese strano, è un paese inserito nell’Unione Europea. Se ammettiamo che il problema c’è, allora possiamo anche affrontarlo. Impariamo, prima di tutto a distinguere fra politici in cerca di asilo e rifugiati economici, altrimenti facciamo una grande confusione fra persone che hanno problemi e esigenze molto diverse". La Bonino ricorda che abbiamo 31 leggi italiane che si occupano di migrazione, ma nessuna realmente applicata. "Se non torniamo ad un dato di legalità non possiamo pretenderla da loro. Siamo noi i primi a non applicarle". Hatton illustra l´iter particolare dell´immigrazione in Canada e Australia, un sistema a punti: se un potenziale immigrato fa richiesta ottiene punti in base alle caratteristiche e alle competenze e questo , secondo Hatton, fa una grande differenza. "Perché - sottolinea l´economista - dobbiamo puntare sulle competenze; l’evidenza indica che possono trovare lavoro facilmente, e contribuiscono molto allo sviluppo e non entrano in concorrenza per la riduzione del salario. I canadesi e gli australiani scelgono su una sorta di criteri (per esempio in Australia entrano solo giovani, dopo i 40 anni non entri, o per particolari posti di lavoro o capacità linguistiche o se si hanno parenti). Questi criteri di selezione hanno avuto un ottimo esito di soluzione. In Inghilterra abbiamo provato ma non ci siamo riusciti, noi stiamo applicando questa criterio solo con una minoranza dei rifugiati. In Australia - conclude Hatton - negli anni Settanta c´erano solo solo immigrati dei Paesi britannici e irlandesi, poi sono arrivate persone da tutto il mondo e adesso c’è una grande varietà culturale e questa è, per me, veramente una gioia".  
   
   
ITALIA – CINA, ROMANI HA INCONTRATO IL VICE PRESIDENTE XI JINPING A MILANO PRANZO DI LAVORO TRA 300 IMPRENDITORI ITALIANI E CINESI  
 
Milano, 6 giugno 2011 - Rafforzare la partnership economica, elevare lo stock degli investimenti reciproci, migliorare l’interscambio commerciale per sviluppare joint ventures tra imprese italiane e quelle cinesi. Sono stati questi gli argomenti al centro dell’incontro svolto il 3 giugno a Milano tra il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani e il vice presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping. La Cina è vista dai nostri imprenditori come una opportunità di crescita, un grande mercato per il made in Italy. Gli spazi di collaborazione sono numerosi: dall’automotive alla meccanica strumentale, dal design all’alta moda fino alla gioielleria, senza dimenticare il settore delle telecomunicazioni, quello delle infrastrutture e della logistica, e soprattutto quello energetico con lo sviluppo delle energie rinnovabili e lo sfruttamento di risorse non tradizionali. Data la sua favorevole posizione geografica l’Italia può inoltre costituire per la Cina una preziosa piattaforma logistica per raggiungere l’Europa in tempi ben più rapidi di quanto avviene attraverso i porti del nord Europa. In tale contesto rientra anche l’impegno a promuovere una reciproca politica di attrazione investimenti. Lo stock di investimenti italiani in Cina, pari a 1,6 miliardi di euro, e´ positivo ma vi sono ancora ampi margini di miglioramento. Attualmente sono oltre 2.000 le imprese italiane presenti in Cina. (+60% negli ultimi sei anni) con investimenti concentrati nel settore dell’energia ed elettrico e, in misura minore nelle costruzione e nell’agroalimentare. Nell’incontro bilaterale si è posto l’accento sulla necessità di creare canali per il trasferimento in Italia di tecnologie cinesi per il loro ulteriore sviluppo e la elaborazione di protocolli applicativi. Tra i settori interessanti per gli investitori cinesi vi sono i settori ad alto contenuto tecnologico come l’elettromeccanico, l’auto motive, il biofarmaceutico, il comparto delle telecomunicazioni e multimedia, e quelli più tradizionali delle infrastrutture, logistica e turismo. “L’italia e la Cina avranno la necessità di lavorare fianco a fianco sempre più intensamente - ha spiegato il Ministro Romani - Ne sono prova gli accordi commerciali siglati oggi per un valore complessivo di circa 3,5 miliardi di euro. Non è un caso, quindi, se il Vice Presidente cinese Xi Jinping abbia scelto il nostro paese come unica tappa europea del suo viaggio. L’italia deve saper cogliere appieno questa sfida. Per questo ci siamo posti un obiettivo ambizioso e comune, quello di raggiungere i 100 miliardi di dollari di interscambio entro i prossimi cinque anni sapendo che la partnership economica tra i nostri paesi si è fortemente radicata negli ultimi anni, anche grazie alla visita del Presidente cinese Hu Jintao nel 2009, seguita da quella del Primo Ministro Wen Jiabao nel 2010, con le nostre esportazioni ancora in aumento nel primo quadrimestre dell’anno (+13,7%). Per questo stiamo intensificando la road map politica ed economica tra i nostri Paesi. Personalmente compirò una visita ufficiale il prossimo settembre visitando Pechino e Shanghai” ha concluso Romani. La bilaterale tra Italia e Cina ha preceduto un pranzo di lavoro a cui partecipano circa 300 imprenditori sia italiani che cinesi.  
   
   
JINPING A FORMIGONI: PRONTI A INVESTIRE DA VOI IL PRESIDENTE:INTERESSATI A LAVORARE MA NEL RISPETTO LIBERTA´ MILANO SECONDA DEL VIAGGIO DEL VICE PRESIDENTE DELLA CINA  
 
 Milano, 6 giugno 2011 - Le relazioni tra la Cina e la Lombardia guardano al futuro consapevoli della strada già compiuta e, in particolare, desiderose di stringere nuovi rapporti. "Da parte cinese - ha detto il vice presidente, Xi Jinping, al presidente Roberto Formigoni - intendiamo prestare massima attenzione alla collaborazione tra il nostro Paese e la Lombardia. Mi auguro che possiamo incoraggiare più imprese cinesi a operare e investire in questa regione". Pronta la risposta della Lombardia: "Siamo interessati a lavorare sempre di più con la Cina - ha detto il presidente -, ma chiediamo che ci sia una maggiore apertura nel campo della libertà civile e religiosa". E nel futuro c´è lo sviluppo della cooperazione nei settori della ricerca, della sanità e delle nuove tecnologie, così come per i grandi eventi internazionali, World Regions Forum e Expo del 2015 in primis. Il 4 giugno, a Palazzo Pirelli a Milano, l´incontro tra Jinping e Formigoni alla presenza delle rispettive delegazioni: dopo aver partecipato a Roma assieme a Formigoni e tante altre personalità alle celebrazioni per il 2 giugno, Jinping ha voluto fare una seconda tappa in Italia prima di tornare nel suo Paese, scegliendo proprio la Lombardia. Le Delegazioni A Palazzo Pirelli - Due i momenti di confronto: il primo alle 12.30 nella sala di rappresentanza al 30mo piano, poi la colazione offerta a 50 persone al Belvedere della sede storica della Regione. Presenti, per la Cina, il ministro delle Scienze e Tecnologie, Wan Gang, i viceministri degli Affari Esteri e del Commercio, Zhang Zhijun e Zhong Shan, l´ambasciatore cinese in Italia, Ding Wei, e altri 15 funzionari della Repubblica popolare cinese. Nutrita la delegazione di Regione Lombardia: presenti, assieme al presidente, l´assessore all´Ambiente, Energia e Reti, Marcello Raimondi, i sottosegretari all´Attuazione del Programma ed Expo 2015 e all´Università e Ricerca, Paolo Alli e Alberto Cavalli, il presidente di Lombardia Informatica, Lorenzo Demartini, il direttore di Cestec, Giorgio Lampugnani, l´ambasciatore d´Italia a Pechino, Attilio Massimo Ianucci, e il ministro plenipotenziario per gli Affari esteri, Massimo Roscigno. Ad assistere all´incontro anche il direttore generale di Expo 2015, Giuseppe Sala, l´amministratore delegato di Fiera Milano, Enrico Pazzali, il presidente di Ice, Umberto Vattani, il presidente di H3g Italia, Vincenzo Novari, il presidente di Fnm Group, Giuseppe Biesuz, e il presidente della Fondazione Italia Cina, Cesare Romiti. Tra Cina E Lombardia Interscambio Da 12,5 Miliardi - Punto di partenza dei colloqui bilaterali sono stati "i rapporti di antichissima data tra la Cina e l´Italia - ha sottolineato Formigoni accogliendo Jinping - che attraversano in questo momento una fase molto positiva". Il riferimento del presidente è, in particolare, alle tante "esperienze di collaborazione che ci hanno visto percorrere alcuni tratti di strada comune". Le cifre dell´interscambio commerciale lo testimoniano: nel 2010 è stato superiore a 12,5 miliardi di euro e proprio la Lombardia ha fatto registrare il primato italiano delle importazioni e delle esportazioni, indicando la nostra regione come la porta d´ingresso e di uscita dell´Italia per le merci. La Forza Delle Nostre Pmi - Formigoni ha voluto presentare al vice presidente cinese il modello lombardo: la storia della Lombardia - ha detto - è improntata a una "profonda vocazione all´internazionalizzazione e sono convinto che sia necessario proseguire su questa strada. È nostra intenzione applicare politiche che possano attirare investimenti in Lombardia e a Milano. La Lombardia è la capitale economica dell´Italia e uno dei motori dell´Europa. Il nostro modello si regge su centinaia di migliaia di medie e piccolissime imprese che hanno grande flessibilità rispetto al mercato ed essendo organizzate in distretti hanno una grossa capacità competitiva". La Lombardia Come Shanghai - È stato Jinping a sottolineare il ruolo positivo "giocato dalla vostra regione nella politica e nell´economia dell´Italia. Il vostro ruolo è simile a quello della municipalità di Shanghai. Il commercio, la finanzia e la produzione manifatturiera sono molto sviluppati: nella vostra regione il design e il settore della moda sono in testa". E se la collaborazione tra la Cina e la Lombardia è stabile, lo si deve - ha detto il vice presidente della Cina - "alle vostre politiche di agevolazione: molte aziende cinesi hanno aperto qui filiali, uffici di rappresentanza e centri di ricerca". Le Missioni Nella Nazione Cinese - I rapporti economici e culturali fanno parte di un ampio sistema di relazioni che ha visto Formigoni guidare diversi missioni in Cina, tra cui quella dello scorso ottobre in occasione del passaggio di testimone dall´Expo di Shanghai all´Expo Milano 2015. In questa occasione Formigoni ha sottoscritto due intese, con la Municipalità di Shanghai e con la Municipalità di Pechino, incentrate sul sostegno all´economia, sulla green economy, sulla formazione, sul welfare e sugli scambi culturali. Un altro importante frutto della missione è stato l´approfondimento delle collaborazioni scientifiche e tecnologiche attraverso l´avvio di una partnership tra Regione Lombardia, il parco tecnologico di Zhangjiang nell´area di Pudong e il Centro europeo per l´innovazione e la creatività. Oppure, ancora, la condivisione di esperienze in ambiti prioritari come il welfare e la sanità. La Prospettiva Del Wrf E Dell´expo - Auspicando che quella di oggi sia "l´occasione per intraprendere sempre più frequenti e più stabili relazioni", Formigoni ha indicato due appuntamenti da condividere: il primo è la nuova edizione del World Regions Forum, il Forum mondiale delle Regioni più dinamiche e avanzate del mondo, che si terrà a Milano dal 28 al 30 settembre. "Abbiamo lavorato su alcuni grandi temi come il contrasto all´inquinamento, la sanità e lo scambio tra docenti e studenti. Alla seconda edizione confidiamo che possa partecipare anche il sindaco della municipalità di Shanghai". Secondo appuntamento in calendario è l´Expo 2015: "Nel corso della missione del 2010 - ha detto Formigoni - abbiamo visitato l´Expo di Shanghai e ne siamo rimasti impressionati: abbiamo memorizzato con attenzione alcune particolarità e contiamo di farne tesoro per l´Esposizione del 2015". La Colazione Ufficiale - L´incontro si è concluso con una colazione offerta alle delegazioni cinese e lombarda: aperitivo, antipasto con astice e asparagi, primo di maccheroni con tonno del Mediterraneo, secondo con filetto di spigola in crosta di patata e, come dolce, bavarese ai lamponi. Vini rigorosamente lombardi della Franciacorta e della Valtellina.  
   
   
TRA CINA E TOSCANA UN ACCORDO PER STARE AL PASSO CON L’INNOVAZIONE  
 
 Firenze, 6 giugno 2011 - Il 3 giugno a Roma, a Villa Pamphili, il presidente Enrico Rossi ha firmato un accordo di collaborazione sull’innovazione con il ministro della ricerca e tecnologia Wan Gang, che già a novembre era stato in Toscana. Un centro di ricerca e di scambio tecnologico, per investimenti di alta qualità e con vantaggi reciproci: era stato questo l’impegno e la promessa scambiata in quella occasione. E la promessa è stata mantenuta. La firma è avvenuta nel quadro della stipula di 14 accordi economici bilaterali tra aziende italiane e cinesi per oltre 3 miliardi di dollari. Due le imprese toscane interessate, la Kedrion e la Nuovo Pignone. E la Regione Toscana in prima persona. “La Regione Toscana – spiega il presidente Rossi – è l’unica e prima Regione ad aver firmato oggi un accordo con il ministro della ricerca e delle tecnologie cinese che riguarda gli investimenti nel settore della ricerca e dell’innovazione nei diversi distretti industriali cui i cinesi sono interessati. Abbiamo firmato un accordo con quello che sarà nei prossimi anni il paese che più di altri investirà nella ricerca. E’ un accordo di collaborazione che consentirà alla Toscana e alle sue imprese di stare al passo con le novità. Noi ci auguriamo anche di anticiparle, e comunque di stare collegati con i settori più avanzati della ricerca. Abbiamo discusso di un centro per il tessile e per i materiali a Prato, ma al tempo stesso potremo sviluppare la ricerca sulla meccanica, le biotecnologie, di altri settori fra cui le tecnologie per l’informazione e la comunicazione. Insomma vogliamo occuparci di tutti gli aspetti che interessano l’attività manifatturiera della Toscana”. Nascerà quindi il centro tosco-cinese per la ricerca sul tessile e i nuovi materiali, che potrebbe trovare casa proprio a Prato. L’obiettivo è quello di attrarre investimenti di qualità, per far crescere il distretto e tutta la Toscana, partendo dalla ricerca e dall’università. Si profila in particolare la collaborazione dell’università Donghua di Shangai. L’università più importante della Cina per quanto riguarda la specializzazione nel tessile. Ci sarà in prima fila la provincia di Zhejiang. E Prato, naturalmente. “Un centro di ricerca aiuterà la qualificazione dei prodotti – afferma il presidente Rossi – ma potrebbe anche aiutare l’emersione delle imprese dal sommerso e quindi l’integrazione, per un distretto del tessile di nuovo competitivo. A metà luglio – annuncia poi il presidente – sarò in Cina per dare seguito operativo a questo accordo, per verificare la composizione del team misto che organizzerà la nuova collaborazione e per definire le attività che realizzeremo, secondo l’accordo, con risorse nostre e del partner cinese. Inoltre siglerò un accordo per far partire a novembre la prima edizione della scuola di alta formazione in sanità. Il governo cinese è interessato allo sviluppo della sanità pubblica e guarda alla Toscana come un modello interessante, tanto da impegnare i propri dirigenti sanitari a frequentare i corsi della nuova scuola. Infine definiremo insieme un progetto per aprire canali commerciali di prodotti toscani in Cina attraverso l’allestimento di una piattaforma elettronica, una sorta di e bay”. I contenuti dell’accordo - L’accordo firmato oggi a Roma, il primo del genere in Italia, mira a rafforzare la collaborazione nel campo dell’innovazione tra Italia e Cina, integrando i tratti distintivi dello sviluppo nei due paesi ma anche le risorse. Il protocollo fissa buone pratiche e una comune volontà, da declinare poi in progetti concreti, finanziati da entrambi i partner. Si parla di settimane dedicate a forum ed esibizioni, da accrescere, come quella che già lo scorso novembre c’è stata alla Fortezza da Basso di Firenze. Si accenna ad alleanze tra università, istituti e compagnie di ricerca (italiane e cinesi) e a congiunti centri di ricerca e sviluppo “per apportare migliorie all’industria tradizionale e dare una spinta all’industria nascente e alle nuove aree di sviluppo”. Tra le priorità c’è anche il lancio di collaborazioni tra i parchi industriali ad alto valore tecnologico di entrambe le parti e la mutua costruzione di incubatori, centri di trasferimento tecnologico e altre piattaforme del genere. Soprattutto l’incoraggiamento alla cooperazione tra piccole e medie imprese. I risultati scientifici e tecnologici, si precisa nell’accordo, saranno condivisi: come la proprietà intellettuale. L’intesa vale tre anni.  
   
   
IL PRESIDENTE DELLE MARCHE SPACCA A MILANO PER LA VISITA DEL VICEPRESIDENTE CINESE XI JINPING  
 
Ancona, 6 Giugno 2011 - Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, era a Milano lo scorso 3 giugno per partecipare all´incontro organizzato dal ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani in onore del vice presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping in visita in Italia. L´incontro si inserisce nel percorso di rafforzamento dei rapporti economici tra i due Paesi. Vi parteciperanno circa 300 imprenditori italiani e cinesi. Le Marche si distinguono tra le regioni italiane per aver avviato relazioni con la Cina da oltre un decennio e per aver dato profondita` e continuita` a questo rapporto. Ultime in ordine di tempo la collaborazione con la Regione dello Jiangsu e la grande mostra culturale dedicata a Padre Matteo Ricci con tappe a Pechino, Shanghai, Nanchino e Macao.  
   
   
IL MIRACOLO CINESE FRA ECONOMIA E STORIA  
 
Trento, 6 giugno 2011 - La Cina come nodo centrale dell’economia contemporanea in un’ascesa che appare irresistibile e sta portando il paese orientale ad essere il nuovo impero finanziario ed economico del Xxi secolo. Un’ascesa al centro dell’analisi proposta, il 4 giugno, da Fabrizio Zilibotti, professore ordinario di Macroeconomia ed Economia politica presso l’Università di Zurigo, protagonista dell’incontro “Dalla Cina imperiale all’impero finanziario” introdotto dal direttore del quotidiano "l’Adige", Pierangelo Giovanetti. Ne è uscito un quadro affascinante di una nazione capace di affrontare le sfide della trasformazione, di mutare con coraggio le sue forme economiche ma nello stesso tempo simbolo di una possibile minaccia allo sviluppo del nostro Occidente chiamato a rispondere alla crescita del dragone cinese. Una crescita che offre, secondo Zilibotti, grandi opportunità per chi saprà coglierle a livello globale. Punto di partenza dell’analisi di Zilibotti proprio le radici storiche della Cina, di quel grande impero millenario, fino al 1500 la regione tecnologicamente più avanzata del mondo, che pareva essere caduta in un inesorabile declino. “Un declino iniziato nel 19°secolo e poi proseguito nel ventesimo, grazie prima ad una serie di scelte fra tradizionalismo e isolazionismo che divennero ostacoli allo sviluppo economico e in seguito alle trasformazioni in Repubblica nel 1912 e poi nella Repubblica Popolare Cinese nel 1949”. Un processo d´involuzione e di declino che aveva fatto della Cina uno dei più poveri del mondo con episodi come la Grande Carestia che causò milioni di morti fra il 1958 e il 1961. La svolta grazie a Deng Xiaoping che ha diretto "de facto" la Cina dal 1978 al 1992 e a cui va il merito di aver avviato le prime riforme economiche su tre direttive fondamentali: il sistema delle responsabilità famigliari, le imprese di città e di villaggio e le zone economiche speciali. Secondo Zilibotti , che dirige un centro di ricerca finanziato dall’European Research Council che si occupa di crescita e sviluppo economico, con interesse particolare rivolto alla trasformazione economica della Cina: “Questo portò negli anni Ottanta ad una rapida crescita economica con una graduale transizione dall´economia pianificata, ad un´economia aperta al mercato che sfociò nel 1992 in un’ulteriore serie di riforme con la creazione delle prime imprese a capitale privato che si affiancarono a quelle statali”. Oggi la Cina è il secondo paese in termini di reddito totale, ed il maggiore esportatore mondiale. Un vero e proprio impero finanziario destinato a diventare nel giro di una decina d’anni, secondo le previsioni, la prima potenza economica globale che poggia le sue fondamentale sul forte investimento nelle infrastrutture e nelle imprese, sull’implementazione delle tecnologie e sull’esercito di manodopera frutta della migrazione dalle campagne ai centri industriali. E grazie ad un avanzo commerciale che sembra inarrestabile, la Cina ha accumulato riserve in oro e valuta estera pari a 2500 miliardi di dollari. Ma non mancano certo i problemi come ha evidenziato Zilibotti a partire da quelli legati alla crescente disuguaglianza interna, ai problemi legati all’impatto della crescita sull’ambiente e alla domanda se sia possibile e sostenibile una vera crescita senza democrazia. Altro nodo è quello del trend demografico che dopo le scelte legata alla politica del figlio unico (con la legge del 1978) sta di fatto portando ad un progressivo invecchiamento della popolazione e questo avrà ovviamente delle ripercussioni sul quadro economico. Viene da chiedersi allora se la crescita cinese continuerà o sarà piuttosto destinata ad un rallentamento. La risposta di Zilibotti è chiara: “Un rallentamento probabilmente ci sarà, ma non certo nell’immediato perché in Cina ci sono ancora ampi margini di inurbamento, c’è un capitale umano sempre più preparato e si sta investendo in maniera importante in innovazione e sviluppo, passando dall’imitazione all’innovazione”. Bisognerà capire però se questa crescita, che pare inarrestabile, potrà avere una sua sostenibilità ambientale ma soprattutto bisogna riflettere sul fatto che nel giro di pochi anni la più grande potenza economica mondiale non avrà più il vessillo della democrazia.  
   
   
IL PRESIDENTE SLOVACCO IVAN GAŠPAROVIČ IN VISITA A VENEZIA. LA SLOVACCHIA E’ UN ESEMPIO DI DEMOCRAZIA NELL’EUROPA CHE CRESCE  
 
 Venezia, 6 giugno 2011 - “Incontrare il presidente Ivan Gašparovič per me è stato non solo un grandissimo piacere, ma anche un onore: egli è stato ed è un protagonista della storia culturale e politica europea, una figura esemplare di un grande popolo, che è riuscito a conquistare la propria indipendenza attraverso un percorso lineare, democratico e pacifico, dando a noi tutti una straordinaria lezione di civiltà”. Con queste parole l’assessore regionale al bilancio e alla cooperazione transfrontaliera, Roberto Ciambetti, il 3 giugno, ha commentato l’incontro a Venezia con il presidente della Repubblica Slovacca, giunto nel capoluogo veneto dopo aver presenziato a Roma alle celebrazioni per i 65 anni della Repubblica Italiana. Nel corso della sua visita veneziana, il presidente Gašparovič, accompagnato dalla moglie Silvia e dall’ambasciatore slovacco in Italia, ha visitato alcuni tra i monumenti più significativi dell’arte veneta, dalla Scuola Grande di San Rocco alla Basilica di San Marco, al Palazzo Ducale. Ma il programma ha lasciato spazio anche ad uno scambio di vedute con il responsabile del bilancio della Regione del Veneto, Ciambetti, che ha portato al premier i saluti del presidente Luca Zaia. “Abbiamo discusso di problemi energetici, anche con Paolo Ruzzini, Ceo Enel Slovencka – ha spiegato Ciambetti – e affrontato temi di politica economica agroalimentare, considerando possibili sviluppi nelle partnership nel settore manifatturiero. Non dimentichiamo che per i Veneti quella di Bratislava è un’area di estremo interesse, dove si concentrano non poche risorse delle nostre aziende. Ma un esempio è anche il parco industriale di Samorin, e lo sottolineo con molto piacere visto il ruolo svolto dalle aziende vicentine e dalla Confindustria di Vicenza, sviluppatosi grazie alla la presenza di manodopera specializzata e a una cultura industriale di grande qualità: un modello di internazionalizzazione della piccola e media impresa da studiare e far conoscere. Mi ha fatto piacere, tra l’altro, constatare che il presidente Gašparovič conosce molto bene le caratteristiche degli investimenti delle imprese venete”. Ciambetti, che è responsabile veneto anche dei Fondi Fesr europei ha notato “che esiste la possibilità di sviluppare partnership tra Veneto e Slovacchia all’interno dei futuri programmi comunitari. Il suo posizionamento strategico nel cuore dell’Europa che più sta crescendo – ha detto Ciambetti –, con uno Stato la cui politica assicura stabilità, attenzione all’investimento estero e una fiscalità semplificata, fa della Slovacchia un interlocutore privilegiato all’interno della grande famiglia europea. Gli stessi rapporti sviluppati con Enel sono testimonianza di un percorso che lascia aperte grandi potenzialità per tutti”. Il presidente e la delegazione slovacca si sono poi intrattenuti, insieme a Ciambetti, con una delegazione di imprenditori veneti. “Personalmente – ha concluso l’assessore – sono rimasto molto colpito nel dialogo con il presidente dalla sua statura culturale e ho colto l’occasione per approfondire gli aspetti della nascita dello Repubblica Slovacca e della stesura della Costituzione, di cui il professor Gašparovič fu tra gli estensori. La Slovacchia è un esempio di democrazia nell’Europa che cresce e che guarda al futuro”. Al termine dell’incontro, il presidente Gašparovič ha invitato Ciambetti a Bratislava, per continuare quel percorso di collaborazione tra le due realtà, di cui oggi Venezia è stata una tappa proficua.  
   
   
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: REGIONE SICILIA PRESENTA BANDO ITALIA TUNISIA  
 
Palermo, 6 giugno 2011 - Viene presentato oggi all´Hotel della Valle di Agrigento il bando dei progetti strategici che la Regione Siciliana, in qualita´ di Autorita´ di gestione congiunta del Programma Enpi Italia Tunisia 2007-2013, ha lanciato il 26 maggio scorso. Obiettivo del programma Italia Tunisia e´ promuovere e incoraggiare l´integrazione economica, sociale, istituzionale e culturale tra i territori tunisini e italiani attraverso un processo di sviluppo sostenibile congiunto. Il bando ha una dotazione finanziaria di circa 10 milioni di euro . Territori eleggibili sono le Province siciliane di Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e i Governatorati tunisini di Nabeul, Tunis, Ben Arous, Ariana, Manouba, Bizerte, Be´ja et Jendouba. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito ufficiale del Programma: www.Italietunisie.eu/    
   
   
FEDERALISMO FISCALE IN SICILIA: ARMAO ASCOLTATO IN COMMISSIONE BICAMERALE  
 
Palermo, 6 giugno 2011 - L´assessore regionale per l´Economia, Gaetano Armao, ha illustrato l’ 1 giugno in audizione alla Commissione parlamentare per l´attuazione del federalismo fiscale, alla presenza del ministro Roberto Calderoli, la posizione delle Regioni in merito al testo del decreto legislativo recante: "Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro enti e organismi". Nel corso dell´audizione Armao ha evidenziato i benefici che potranno derivare dall´applicazione di tale decreto alle Regioni e, piu´ in generale, al sistema delle autonomie sul piano economico-finanziario a compendio del processo di attuazione del federalismo fiscale pur con le specificita´ da riconoscere alle regioni a statuto speciale. A questo riguardo si sono evidenziate le necessarie garanzie che debbono essere riconosciute alle Regioni ed, in particolare a quelle ad autonomia differenziata, analogamente a quanto gia´ avvenuto con altri decreti legislativi adottati in esecuzione del federalismo fiscale. In particolare e´ stato esaminato quanto previsto dall´art. 35 bis di tale decreto che riconosce espressamente un peculiare regime per le regioni a statuto speciale. Infatti, presupposto che gli unici princípi della delega sul federalismo fiscale applicabili alle Regioni a statuto speciale ed alle Province autonome siano quelli contenuti negli artt. 15, 22 e 27 della legge n.42 del 2009, e´ alle norme di attuazione gli statuti che, in questo caso, occorre riferirsi per la definizione puntale della disciplina. "Anche in questo caso, - ha precisato l´assessore - se permane la necessita´ di impegnarsi ad una tempestiva e corretta applicazione del federalismo fiscale, alla quale il sistema delle autonomie regionali non intende sottrarsi, tale percorso deve svolgersi nel rispetto delle prerogative delle autonomie, ispirandosi ai principi di solidarieta´ ed equita´ tra aree e territori di tutto il Paese". Con particolare riferimento alla posizione della Sicilia, l´assessore, su specifica richiesta della Commissione, ha illustrato lo stato di avanzamento del confronto con il Governo nazionale, che dovrebbe concludersi in breve termine (come gia´ avvenuto per altre Regioni autonome), nonche´ quello, che sara´ intrapreso a partire dalla prossima riunione della conferenza Regione-autonomie locali, con i Comuni e le Province regionali siciliane, che porra´ le basi del federalismo municipale nella Regione siciliana. A conclusione dell´audizione l´assessore Armao ha consegnato al presidente della commissione, Enrico La Loggia, il prospetto riepilogativo della posizione della Regione siciliana sui diversi provvedimenti attuativi del federalismo fiscale  
   
   
CAMPANIA: CON DECENTRAMENTO E SUSSIDIARIETÀ FEDERALISMO PARTECIPATO E AUTENTICAMENTE SOLIDALE"  
 
Napoli, 6 giugno 2011 - "La proposta di legge di attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale assume in Campania un rilievo particolare, anche in considerazione del fatto che il Governo regionale è fortemente impegnato sul terreno del decentramento e quindi dell´attuazione della sussidiarietà verticale". Così l´assessore regionale alle Autonomie locali e alla Riforma della Pa Pasquale Sommese, il 3 giugno, nel corso dell´incontro promosso dalla Presidenza del Consiglio Regionale della Campania e dall´International Association of Lion Club Distretto 108 Y per presentare una proposta di legge regionale finalizzata all´attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale contenuto nel quarto comma dell´articolo 118 della Costituzione. "E´, infatti, proprio sulla scorta dell´incrocio sinergico tra la sussidiarietà orizzontale, che ha il suo focus sui cittadini, sia singoli che nelle diverse forme aggregative, e quella verticale, affidata alle istituzioni, a partire dagli enti locali, che si realizza l´articolazione di uno Stato federale autenticamente partecipato e solidale", ha concluso Sommese.  
   
   
INCHIESTE MAGISTRATURA SU AMMINISTRATORI. ZAIA: PERSONALMENTE CHIEDEREI AGEVOLAZIONE DI ESSERE PROCESSATO SUBITO  
 
Treviso, 6 giugno 2011 - “Parlo a titolo personale e per quanto mi riguarda. Se ricevessi un avviso di garanzia per un’inchiesta a mio carico, chiederei per me una agevolazione: essere processato subito in modo tale che i cittadini abbiano immediatamente chiarezza su come stanno le cose”. Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia, rispondendo il 4 giugno a specifiche domande dei giornalisti a margine della preparazione e dell’assaggio dell’insalata fresca gigante a base di cetrioli e pomodori, organizzata a Treviso per difendere l’immagine dell’orticoltura veneta e nazionale. “Penso che questo vantaggio di un processo subito – ha puntualizzato Zaia – a noi amministratori dovrebbero riconoscerlo”.  
   
   
´NDRANGHETA, REGIONE LOMBARIA PARTE CIVILE IN PROCESSO  
 
Milano, 6 giugno 2011 - Regione Lombardia si costituisce parte civile nel procedimento in cui sono imputate per associazione mafiosa (appartenenza alla ´ndrangheta) più di cento persone. Il processo si svolgerà per alcuni imputati con giudizio abbreviato e per altri con giudizio immediato. La decisione - che verrà formalizzata nelle prossime udienze (per il rito abbreviato il 9 giugno e per il giudizio immediato il 14 giugno) e che era stata preannunciata lo scorso 11 maggio - è stata sancita dalla Giunta lombarda, con una delibera proposta dal presidente Roberto Formigoni. Il provvedimento si basa sulla recentissima Legge regionale 9 del 3 maggio 2011 (´Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto della criminalità´), al cui art. 8 è previsto che ´La Regione può costituirsi parte civile nei processi contro la criminalità organizzata per atti di particolare rilevanza e allarme sociale verificatisi nel proprio territorio´. "E´ l´ennesima dimostrazione - commenta il presidente Formigoni - dell´impegno incessante di Regione Lombardia nel contrasto alla criminalità. La decisione di costituirsi parte civile nei processi contro la ´ndrangheta è la conseguenza naturale di una serie di atti concreti assunti negli ultimi anni e negli ultimi mesi. Oltre alla legge 9, dedicata specificamente al contrasto alla criminalità, approvata meno di un mese fa, vanno ricordati almeno il Codice Etico degli appalti e le intese con le categorie produttive, come l´ultima con la filiera del calcestruzzo, per la tutela della legalità".  
   
   
FEDERALISMO MUNICIPALE: CEDOLARE SECCA APPLICABILE ANCHE IN SICILIA  
 
Palermo, 6 giugno 2011 - In riferimento ad alcuni interventi di stampa che in questi giorni hanno sollevato dubbi sull´immediata applicabilita´ in Sicilia della cedolare secca sugli affitti, prevista dal decreto legislativo sul federalismo municipale, ritenendola condizionata alla preventiva adozione da parte della Commissione paritetica Stato-regione delle norme per l´attuazione dello stesso decreto nel rispetto dello Statuto regionale, l´Assessorato regionale per l´Economia precisa. Con l´art.3 del decreto legislativo 23/2011 e´ stata prevista una nuova imposta operata nella forma cedolare secca, sostitutiva dell´Irpef sui canoni di locazione, attivabile in base all´opzione del locatore in favore di tale regime tributario. Al pari di qualsiasi altra disposizione volta a disciplinare o modificare i profili sostanziali di un tributo erariale, anche quella sulla cedolare secca e´ immediatamente applicabile a tutti i contribuenti ivi inclusi, ovviamente, quelli siciliani. Diverso e´, infatti, l´ambito sul quale saranno chiamate ad operare le norme di attuazione sul federalismo municipale per la cui elaborazione il Governo regionale e´ impegnato da tempo, mentre va sottolineato come la Regione abbia impugnato proprio alcune delle norme del decreto attuativo del federalismo municipale davanti alla Corte Costituzionale, ritenendole lesive dello Statuto. Nel merito occorre distinguere, in particolare, due aspetti. Da un canto il decreto sul federalismo municipale regola, nel caso della cedolare secca, un nuovo tributo erariale, peraltro sostitutivo di altro gia´ esistente e certamente applicato anche ai contribuenti siciliani, che sarebbe alquanto improprio ritenere non riferibile all´intero territorio nazionale per effetto della clausola di salvaguardia (art.14, comma 2) prevista per le regioni a statuto speciale, a meno di ipotizzare una disparita´ di trattamento tra i contribuenti delle varie regioni certamente non configurabile nell´attuale cornice costituzionale. Quanto sopra fermo restando, ovviamente, la spettanza del tributo e del relativo gettito alla Regione, a norma dell´art. 36 del nostro Statuto e secondo il richiamo ricavabile dal testo della stessa clausola. Invece, l´articolato processo di fiscalizzazione dei trasferimenti finanziari in favore degli enti locali, aspetto centrale del decreto sul federalismo municipale, potra´ trovare attuazione in Sicilia soltanto con le norme definite in sede pattizia tra Regione e Stato attraverso la Commissione paritetica. Non sussistono dubbi, pertanto, sulla circostanza che anche i contribuenti siciliani possano optare per il regime della cedolare secca come, peraltro, esplicitato e confermato dalla stessa Agenzia delle Entrate con le proprie circolari Cosi´ si legge in una nota dell´assessorato regionale per l´Economia.  
   
   
AOSTA: RIUNIONE DEL PATTO PER LO SVILUPPO  
 
Aosta, 6 giugno 2011 - Gli interventi in favore delle nuove imprese innovative, lo stato di avanzamento del programma triennale dell´industria e dell´artigianato, e l´attuazione dello sportello unico. Sono questi gli argomenti principali affrontati lunedì 30 maggio scorso, presso la Sala Colonna della Pépinière d’Entreprises di Aosta, durante l’ultima riunione del Patto per lo sviluppo. Un incontro importante, per la presenza di tutti i soggetti impegnati nel processo di crescita della Valle d´Aosta, che ha permesso di fare il punto della situazione sulle politiche riguardanti il lavoro e l’economia nella nostra regione. Ennio Pastoret, Assessore regionale alle Attività Produttive - E’ il momento in cui si mettono insieme le categorie dei vari tessuti economici, sociali, imprenditoriali partecipativi della regione, e quindi questo è un momento in cui si presentano, per parte nostra, le cose che abbiamo realizzato, per parte loro, vengono invece rappresentate le eventuali necessità, le considerazioni, le critiche, le osservazioni di vario genere. Dopo quasi nove mesi dall’approvazione, da parte del Consiglio regionale, del documento che ha fissato i contenuti e lo sviluppo delle attività produttive in Valle d’Aosta, sono stati presentati i risultati finora raggiunti dal programma triennale 2010 – 2012 dell’industria e dell’artigianato. Ennio Pastoret, Assessore regionale alle Attività Produttive - Siamo molto soddisfatti perché sostanzialmente questo piano conteneva delle indicazioni di carattere generale ma soprattutto delle voci di spesa con delle previsioni programmatiche. A nove mesi della sua approvazione, abbiamo verificato che queste previsioni programmatiche, per quanto riguarda l’impegno delle somme e il nuovo utilizzo, hanno avuto una percentuale altissima di rispetto, perché le somme sono state tutte impegnate e la percentuale delle liquidazioni ha superato il 70%,. Un dato positivo soprattutto sul fronte imprenditoriale e industriale dove le imprese hanno ovviamente bisogno di avere non solo delle assicurazioni politiche ma anche, nei fatti, della concretezza e delle disponibilità economiche. L’assemblea si è inoltre soffermata sui contenuti del disegno di legge n°141, già approvato dalla Giunta regionale, in materia d’interventi in favore delle nuove imprese innovative, con la quale la Regione intende dare una risposta alla crisi e un nuovo dinamismo al mercato del lavoro. Augusto Rollandin, Presidente della Regione - Per le nuove imprese a livello regionale riteniamo sia importante ristabilire regole che diano la possibilità d’insediarsi con la chiara convinzione che sono in una valle particolare, come la Valle d’Aosta, dove c’è un discorso energetico che sicuramente da dei vantaggi, dove c’è una legge per la ricerca che offre opportunità, e, in pi, esitono le condizioni ideali per sviluppare tutta una serie di analisi che possono portare a un ampliamento di quelle che sono le localizzazioni, anche inizialmente parziali e che possono crescere una volta che le aziende si collocano in Valle. Abbiamo esempi di buona collaborazione, come con l’università, che ha dato la possibilità al tessuto culturale ed imprenditoriale di crescere, non solo ma di trovare nuovi spunti per ampliare quelle che sono le proprie attitudini a livello di proposte. Dobbiamo tener conto inoltre che siamo in una fase delicata, nella quale si sta cercando di riutilizzare quelle che sono le aree da riconvertire, come quella della Tecdis, dove sviluppare nuove proposte, e soprattutto tenendo in particolare considerazione la situazione della Bassa Valle, a cui è legata il problema della Verrès per la quale esistono delleproposte, che noi stiamo analizzando, ponendo sempre come priorità la questione lavoro e il problema occupazione. Infine, sul tavolo del Patto di Sviluppo è arrivata anche la legge comunitaria approvata nella seduta del Consiglio regionale di mercoledì 18 maggio scorso, che presenta disposizioni per l´adempimento degli obblighi della Regione derivanti dall´appartenenza dell´Italia alla Comunità europea. Ennio Pastoret, Assessore regionale alle Attività Produttive - La legge comunitaria è stata, come tutti gli anni, inserita nella sessione di consiglio dedicata alla messa a punto e al riordino delle materie in rispondenza delle direttive comunitarie. Ii contenuti significativi di questa legge riguardano in particolare la riforma della legge sullo sportello unico sulle attività produttive, legge che è stata modificata e integrata, sulla base di quelle che erano anche le disposizioni contenute nella cosiddetta direttiva servizi dell’Unione Europea.  
   
   
TRENTINO ALTO ADIGE: UNA NUOVA FASE DELL’AUTONOMIA  
 
Trento, 6 giugno 2011 - Nelle dichiarazioni programmatiche rese l’ 1 giugno a Bolzano il candidato Presidente Lorenzo Dellai ha ricordato i risultati raggiunti grazie alla rinnovata collaborazione fra Trento e Bolzano che ha aperto una nuova fase nella storia dell’Autonomia. “Siamo entrati in una fase nuova della nostra Autonomia, che non può e non deve più guardare solo al suo interno, ma aprirsi verso l’esterno, affrontando le sfide della globalizzazione”. Questo uno dei passaggi più salienti delle dichiarazioni programmatiche rese oggi in Consiglio regionale a Bolzano da Lorenzo Dellai, candidato ad assumere la guida della Regione autonoma Trentino-alto Adige/südtirol, conformemente al principio dell’alternanza dei presidenti delle due Province autonome. Il Presidente ha evidenziato i risultati raggiunti in questi anni grazie alla rinnovata intesa fra Trento e Bolzano, che hanno superato le incomprensioni del passato e riannodato i fili del dialogo, aprendo importanti cantieri di collaborazione. “Visto il clima non certo favorevole alla nostra “specialità” che si respira a livello nazionale, ha proseguito il Presidente, è assolutamente necessario affrontare di comune accordo alcune delle sfide che ci attendono”. Dellai ha ricordato i risultati raggiunti da Trento e Bolzano, come l’Accordo di Milano, grazie al quale, l’Autonomia potrà godere di un sistema di finanziamento che, pur con pesanti rinunce sul piano quantitativo, poggerà su basi più sicure, solide e durature. Fra i passi successivi che ci attendono, conseguenza dell’Accordo di Milano, ha spiegato il Presidente, l’approvazione di una Norma di Attuazione in materia finanziaria, allo scopo soprattutto di confermare e rafforzare i nuovi elementi acquisiti sul piano della certezza delle entrate e su quello di una più forte autonomia tributaria delle due Province. Fra i risultati ottenuti grazie alla nuova impostazione della Regione, Dellai ha ricordato anche il recente via libera, ottenuto dal Governo, alla partecipazione delle due Province autonome, insieme al Land Tirol, al Gect, gruppo europeo di cooperazione territoriale, con la denominazione di "Euregio-tirolo-alto Adige-trentino". Si tratta, ha detto il Presidente, di un passaggio di grande importanza, che consentirà di dare piena operatività alla cooperazione transfrontaliera tra Alto Adige, Tirolo e Trentino e che aprirà una stagione nuova non solo per le istituzioni coinvolte, ma anche per i rispettivi sistemi sociali, scientifici, culturali ed economici. Dellai è intervento anche sul dibattito attorno all’Ente regionale, evidenziando come spesso non si tenga conto dell’evoluzione storica e politica dell’Autonomia, paragonandone la struttura a quella delle altre regioni italiane. “La Regione Trentino-alto Adige, ha chiarito Dellai, non è un ente “di governo” nella comune accezione del termine. Lasciamo agli storici la discussione se, con un diverso approccio soprattutto dei trentini negli anni cinquanta, lo sarebbe potuto essere. Resta il fatto che un’autonomia concepita internazionalmente soprattutto per garantire i diritti della minoranza di lingua tedesca in Italia non poteva, con tutta evidenza, essere tradotta in un assetto penalizzante per la medesima minoranza. Per queste ragioni, ha detto ancora il Presidente, è giusto evidenziare che il secondo Statuto e tutta la lunga fase della sua attuazione non hanno tradito, come a volte si sostiene, ma ripristinato lo spirito dell’accordo di Parigi”. “In prospettiva, ha aggiunto Dellai, ci vorranno nuovi passaggi statutari, ma essi potranno essere formalizzati, quando le idee saranno definitivamente chiarite, anche attraverso l’esperienza sul campo e quando il quadro parlamentare nazionale sarà più idoneo per affrontare tale argomento. Nel frattempo occorre lavorare con gli strumenti istituzionali esistenti, con pazienza, flessibilità e sensibilità reciproca”. Il Presidente ha poi evidenziato i risultati raggiunti sul fronte dell’amministrazione ed alcuni obiettivi da perseguire nei prossimi due anni e mezzo di legislatura, in particolare nel settore delle politiche sociali e previdenziali, dove nel 2009 è stata approvata una legge che introduceva alcune misure anti crisi a sostegno del reddito delle famiglie. E’ in via di elaborazione, ha poi spiegato Dellai, una proposta normativa di riforma del cosiddetto pacchetto famiglia, che intende allargare e rafforzare gli interventi a sostegno delle famiglie e dei lavoratori in mobilità. Il Presidente ha inoltre ricordato l’impegno dell’amministrazione nel settore dei giudici di pace e della giustizia in generale, che si è consolidato ed ampliato con il rinnovo, avvenuto pochi mesi fa, dell’Accordo di programma con il Ministero della Giustizia, che contestualizza gli interventi in una cornice programmatica, organica e di sistema. Sul fronte della competenza regionale sugli enti locali il Dellai ha confermato gli obiettivi indicati ad inizio legislatura e che verranno perseguiti in questa seconda parte, tenendo conto dell’evoluzione del quadro normativo nazionale ed europeo, ovvero quelli di rafforzare il ruolo dei consigli comunali e degli organismi rappresentativi dei Comuni ed il principio di partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, nel quadro di una più generale semplificazione e modernizzazione degli apparati amministrativi dell’Autonomia. Dellai ha inoltre indicato alcuni ulteriori obiettivi che per il loro contenuto sono ascrivibili alla collaborazione fra Trento e Bolzano, come la politica del traffico e dei trasporti, capace di assicurare efficienza e sostenibilità ambientale. Al riguardo Dellai ha ricordato che Trento e Bolzano sono fortemente impegnati sugli investimenti ferroviari sull’asse del Brennero. Per quanto riguarda l’Autobrennero, di cui la Regione è socio di maggioranza, Dellai ha spiegato che si sta cercando di definire una norma legislativa a livello nazionale finalizzata alla costituzione da parte degli enti pubblici territoriali di una società “in house”, in grado di ricevere senza procedura di gara una nuova concessione per la gestione dell’infrastruttura autostradale, con l’obiettivo di sostenere finanziariamente gli investimenti ferroviari sul Brennero. Il Presidente ha inoltre ricordato gli impegni comuni nel campo dell’energia, dove Trento e Bolzano intendono sviluppare la ricerca nel settore delle energie da fonti rinnovabili e nel campo della cultura dove si intende proseguire un’azione congiunta, con progetti in grado di creare sinergie e valore aggiunto per il territorio. In questo senso Dellai ha evidenziato la partecipazione di Bolzano e Trento alla candidatura del Nordest a Capitale europea della cultura nel 2019. Concludendo le dichiarazioni il Presidente della Regione ha voluto ringraziare gli assessori uscenti Margherita Cogo e Florian Mussner per il prezioso apporto assicurato ed il Presidente Luis Durnwalder, per il grande impegno e l’attenzione che ha messo in questi anni e anche per aver assunto la responsabilità di essere il primo Presidente della Regione appartenente al gruppo linguistico tedesco. “Una scelta non facile, ha detto Dellai, ma indubbiamente una scelta anche simbolicamente importante, che forse, una certa disattenzione tipica di questo nostro tempo, ha concluso Dellai, non ha consentito di percepire appieno”. Terminate le dichiarazioni del candidato presidente, il Consiglio è stato aggiornato al 15 giugno, quando si procederà al dibattito e all’elezione della nuova Giunta regionale.  
   
   
ABRUZZO: ISTITUTO TAGLIACARNE, +2,4% PREVISIONE PIL 2010  
 
Pescara, 6 giugno 2011 - Nel 2010 in Abruzzo la previsione di incremento del Prodotto interno lordo si attesterebbe al 2,4%. È quanto si evince da uno studio dell´istituto di studi economici "Guglielmo Tagliacarne", della Fondazione Unioncamere, sull´andamento del Pil delle regioni italiane nel 2010. I dati ufficiali previsionali dell´istituto sono stati resi noti l’ 1 giugno dal presidente della Regione, che ha parlato di "dato importante che dà forza alla ripresa economica del territorio. Se questi dati dovessero essere confermati - ha aggiunto il presidente della Regione - significa che stiamo recuperando moltissimo, ma soprattutto che siamo riusciti ad invertire la tendenza negativa aprendo invece la strada ad un trend di crescita più rapido rispetto alle altre realtà economiche regionali". Ed infatti, secondo l´istituto Tagliacarne, il dato previsionale abruzzese per il 2010 è superiore alla media nazionale, prevista all´1,8%, e nettamente superiore a quello delle altre regioni del Mezzogiorno, che si attesterebbe allo 0,6%. "Se questi dati di crescita dell´economia possono non essere sufficienti per la ripresa degli investimenti - ha concluso il Presidente - non possiamo sottacere il dato comparativo per dare un giudizio positivo. Anche perché - ha concluso - lo stesso istituto Tagliacarne ha fornito una prospettiva di crescita per il 2011 del Pil regionale che potrebbe essere il sesto in campo nazionale".  
   
   
FONDI FAS: INCONTRO A ROMA FRA LOMBARDO E FITTO  
 
Palermo, 6 giugno 2011 - Esiste un quadro d´intesa generale che pone le condizioni per proseguire nel lavoro comune fra Regione e Ministero che portera´ alla condivisione di un percorso per il proficuo impiego dei fondi Fas. E´ il risultato dell´incontro dell’ 1 giugno a Roma fra il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e il Ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto. L´incontro seguiva un confronto tecnico svoltosi ieri pomeriggio fra gli staff della Presidenza della Regione, del Dipartimento regionale della Programmazione e del Ministero. Si tratta, dunque, della naturale prosecuzione dei confronti proficuamente avviati nei mesi scorsi, l´ultimo dei quali risalente alla scorsa settimana. Il confronto, svoltosi in un clima di proficua collaborazione, proseguira´ nei prossimi giorni.  
   
   
REFERENDUM, DE FILIPPO SU DECISIONE CASSAZIONE “NELLE MANI DEI CITTADINI IL DIRITTO A DECIDERE DEL PROPRIO FUTURO”  
 
Potenza, 6 giugno 2011 - “La decisione con la quale la Cassazione, accogliendo l’istanza del Pd, ha spalancato le urne dei referendum anche al quesito sul nucleare, che andrà così ad aggiungersi ai due sull’acqua pubblica e a quello sul legittimo impedimento, riconsegna nelle mani dei cittadini il diritto a decidere del proprio futuro. Sono sicuro che i lucani sapranno dare, ancora una volta, così come avvenne nei giorni della protesta di Scanzano, una risposta democratica chiara, netta, che chiuda per sempre la porta alle lusinghe della potente lobby del nucleare presente anche nel nostro Paese. Il raggiungimento del quorum – alla luce di quanto avvenuto in occasione delle ultime tornate referendarie - resta, è vero, un obiettivo ambizioso. Ma in questo caso credo che l’intera classe dirigente del centrosinistra di Basilicata, facendo proprio l’appello lanciato in queste ore dal segretario regionale del Pd, Roberto Speranza, saprà mobilitarsi per convincere gli elettori lucani a recarsi alle urne nelle giornate di domenica 12 e lunedì 13 giugno, per esprimere quattro, inequivocabili Si contro il nucleare, a favore della gestione pubblica dell’acqua e contro quella vera e propria legge ad personam, che va sotto il nome di legittimo impedimento”.  
   
   
SICILIA: STOP A PENSIONI ANTICIPATE LEGATE AL GRAVE STATO DI SALUTE DI UN PROPRIO FAMILIARE (GENITORE, CONIUGE O FIGLIO).  
 
 Palermo, 6 giugno 2011 - L´assessore regionale per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, Caterina Chinnici, ha predisposto un disegno di legge, gia´ inviato alla giunta di governo per l´approvazione e il successivo inoltro al parlamento siciliano, con il quale vengono abrogate le norme che concedono ai dipendenti regionali il diritto di usufruire di un sistema agevolato di pensionamento anticipato legato al grave stato di salute di un proprio familiare (genitore, coniuge o figlio). Il disegno di legge, quindi, adegua il sistema pensionistico dei dipendenti regionali a quello statale che limita il ricorso al pensionamento anticipato esclusivamente nell´ipotesi di grave stato di salute del dipendente stesso. "La norma, che si e´ resa necessaria a causa del considerevole aumento di casi di pensionamento anticipato registrato negli ultimi anni - spiega l´assessore - consentira´ di eliminare difformita´ di trattamento tra pubblici dipendenti". Per accelerare i tempi di approvazione della norma, si sta valutando anche l´ipotesi, se ci saranno le condizioni, di poter presentare un emendamento direttamente in aula da inserire nella prima legge utile che verra´ approvata.  
   
   
INTESA REGIONE CONSULENTI LAVORO DELLA SICILIA  
 
Palermo, 6 giugno 2011 - L´assessore regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro ha firmato un protocollo d´intesa con la Consulta dei presidenti dei consigli provinciali degli ordini dei Consulenti del lavoro della Sicilia per l´istituzione di un tavolo tecnico in cui si affrontino i temi del lavoro. "L´intesa siglata - dice Piraino - e´ molto importante perche´ saranno affrontate diverse questioni che hanno lo scopo di individuare e favorire nuova occupazione stabile e duratura, in un contesto di sicurezza, di legalita´ e di tutela dei soggetti piu´ deboli". Il tavolo tecnico si occupera´ di esaminare disegni di legge che riguardano il mercato del lavoro e la lotta allo sfruttamento del lavoro irregolare. I Consulenti del lavoro saranno coinvolti nella redazione delle linee guida per l´incentivazione del contratto di apprendistato, e parteciperanno ai tavoli di concertazione delle politiche passive per la concessione delle misure di sostegno al reddito. Infine, il tavolo tecnico affrontera´ i temi del sostegno alle imprese per la tutela della sicurezza sul lavoro e dello sviluppo di progetti mirati alla tutela dei soggetti piu´ deboli del mercato del lavoro, tra cui i lavoratori immigrati.  
   
   
DALLA REGIONE 10 MLN DI EURO PER FINANZIARE TIROCINI FORMATIVI A FAVORE DI DISOCCUPATI SARDI  
 
Cagliari, 6 Giugno 2011 - Via libera ai voucher della Regione per attivare tirocini formativi a favore di disoccupati sardi. La Giunta, su proposta dell’assessore del Lavoro Franco Manca e secondo quanto previsto dalla legge finanziaria regionale 2011, ha approvato la delibera con la quale vengono stanziati 10 milioni di euro per erogare dei buoni a vantaggio di soggetti disoccupati o inoccupati in tutti i Comuni della Sardegna, con l’obiettivo di avviare dei tirocini in aziende private. Ogni periodo di formazione potrà durare 6 mesi e l’impegno orario del lavoratore sarà pari all’80 per cento di quello previsto dal contratto di riferimento dell’azienda. L’importo della borsa è di 500 euro al mese, interamente a carico della Regione, e sarà destinato esclusivamente a chi non beneficia già di ammortizzatori sociali. Il voucher inoltre potrà essere erogato a chi ha compiuto 26 anni (se in possesso di un titolo di studio sino al diploma) o 30 anni per i laureati. "Giovani, formazione e lavoro sono i pilastri su cui stiamo articolando il programma di governo della Giunta - sottolinea il presidente della Regione Ugo Cappellacci - e questo provvedimento può costituire un momento importante per dare la possibilità anche ai disoccupati, e quindi soggetti deboli del mondo del lavoro, di poter svolgere un tirocinio nel settore privato anche con l´apporto dei Comuni". "I 10 milioni di euro stanziati - aggiunge l’assessore Manca - sono ripartiti sulla base della percentuale dei soggetti disoccupati e inoccupati residenti nei Comuni sardi, in modo da prevedere almeno un voucher per Comune. L’intervento inoltre è in linea con gli obiettivi del Por Fse 2007-2013 e in particolare con l’Asse Ii "Occupabilità". Per soddisfare l’elevato fabbisogno dei territori la Regione potrà procedere a un’integrazione delle risorse incrementando così il numero dei destinatari del voucher".  
   
   
CALABRIA: PRESENTATA LA BOZZA DEL PROGETTO DI LEGGE DI RIORDINO DI ARSSA, AFOR E COMUNITÀ MONTANE  
 
Catanzaro, 6 giugno 2011- L’assessore regionale all’Agricoltura e Forestazione Michele Trematerra ed il Sottosegretario alle riforme e semplificazione amministrativa Alberto Sarra hanno incontrato il 3 giugno, a Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale, i rappresentanti sindacali per presentare la bozza del progetto di legge di iniziativa della Giunta Regionale denominato “disposizioni in materia di forestazione, politiche della montagna e sviluppo dell’agricoltura”. Nel corso dell’incontro i due rappresentanti della Giunta Regionale hanno illustrato nel dettaglio i contenuti della proposta di legge che prevede il riordino degli enti Arssa e Afor e Comunità Montane. “Tali proposte – hanno affermato l’Assessore Trematerra ed il Sottosegretario Sarra - sono ispirate dai principi di semplificazione e razionalizzazione della spesa pubblica. Auspichiamo di acquisire nel più breve tempo possibile indicazioni ed elementi per migliorare il testo normativo, valutando le esigenze e garantendo nel contempo rapidi tempi di definizione”. Va ricordato che gli enti Arssa ed Afor sono stati posti in liquidazione dal precedente Governo Regionale mediante la Legge Regionale 9/07.E’ ferma volontà della Giunta Scopelliti di salvaguardare e valorizzare i livelli occupazionali e lo status del personale che sarà coinvolto nel processo di riforma dei due enti.  
   
   
POLITICHE SOCIALI: DA REGIONE UMBRIA 100 MILA EURO PER GLI ORATORI  
 
Perugia, 6 giugno 2011 - Anche per il 2011 la Regione Umbria ha messo a disposizione 100 mila euro da destinare a progetti di valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie e dagli istituti religiosi cattolici e al finanziamento di iniziative rivolte agli adolescenti e ai giovani attraverso gli oratori. Lo ha stabilito la Giunta regionale dell´Umbria che, su iniziativa della vicepresidente con delega al Welfare, Carla Casciari, ha dato seguito ad una convenzione firmata lo scorso anno tra la Regione Umbria, la Conferenza Episcopale Umbra e l´Anci Umbria, attraverso la quale la Regione si impegnava ad erogare e trasferire alla Conferenza Episcopale Umbra 100mila euro per il 2010. A sua volta la "Ceu" si impegnava a destinare le risorse in parti uguali fra gli oratori operanti nel territorio regionale (per il 50 per cento), mentre il restante 50 per cento, doveva servire a finanziare progetti individuati dalle Diocesi con il parere favorevole della Zona sociale di competenza. "Dalla rendicontazione presentata dalla ´Ceu´ per l´anno 2010, che fornisce in modo analitico e preciso tutti gli interventi finanziati - ha detto la vicepresidente - risultano attivi circa 100 oratori suddivisi nelle 8 Diocesi del territorio regionale, ai quali è stato trasferito il 50 per cento delle risorse erogate dalla Regione nel 2010. Inoltre, risultano approvati e finanziati 13 progetti individuati dalle Diocesi stesse, a cui è stata trasferita la restante parte del finanziamento. Malgrado la difficile situazione economico-finanziaria, la Regione Umbria ha deciso di continuare ad onorare l´impegno per il 2011 anche sulla base degli esiti positivi del lavoro svolto dalla Ceu, secondo quanto risulta dalla consistente e completa relazione presentata. Occorre ricordare - ha aggiunto la vicepresidente - che nel Piano sociale regionale 2010-2012 è riaffermata la necessità del rafforzamento e dello sviluppo della rete territoriale dei servizi e la valorizzazione delle comunità locali, anche in considerazione dei profondi mutamenti sociali e la conseguente trasformazione delle famiglie. In questo contesto assumono grande valore i progetti che le Diocesi territoriali realizzano di concerto con la zona sociale nella quale operano e che vanno quindi ad integrare i programmi sociali comunali e pubblici rivolti ai giovani e agli adolescenti. Da sempre - ha concluso - gli oratori e le parrocchie hanno avuto un rilevante ruolo aggregativo per i giovani e, oggi più che mai, va sostenuto".  
   
   
PROFUGHI. INIZIA LA SECONDA FASE DELL´ACCOGLIENZA IN EMILIA-ROMAGNA: ORA NECESSARIO ALLARGARE LA PLATEA DEI COMUNI E DELLE REALTÀ REGIONALI COINVOLTE  
 
Bologna, 6 giugno 2011 - “L’emilia-romagna accoglierà nuovi profughi la prossima settimana, nell’ambito dell’accordo nazionale cui hanno aderito tutte le Regioni per la gestione dell’emergenza libica”. L’assessore regionale alla Protezione civile Paola Gazzolo fa il punto in vista dei nuovi arrivi previsti in regione. “A completamento della prima fase dell’accoglienza, martedì riceveremo una cinquantina di persone e, sempre in settimana, avrà avvio la seconda fase del piano con nuovi arrivi, suddivisi in scaglioni di 50-100 profughi provenienti dai centri di prima accoglienza di Lampedusa, Manduria e Pozzallo”. Il capo Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, in una riunione che si è tenuta a Roma con i soggetti attuatori delle Regioni, ha fatto il bilancio della prima fase del piano nazionale di accoglienza dei profughi. “Ad oggi in regione sono stati accolti 783 migranti provenienti dal Nord Africa”, spiega il Direttore dell’Agenzia regionale di Protezione civile Demetrio Egidi. “Con i nuovi arrivi previsti martedì si raggiungerà il numero di 838 assistiti, quota assegnata dal Dipartimento nazionale della Protezione civile all’Emilia-romagna nell’ambito prima fase del piano di accoglienza che prevede 10 mila profughi in ambito nazionale. La seconda fase prevede l’assistenza ad ulteriori 838 persone”. I profughi saranno accolti dalla Protezione civile regionale e assegnati alle Province in base ai criteri di proporzionalità per popolazione residente, secondo quanto stabilito dalla cabina di regia regionale. Fino ad oggi l’Agenzia regionale di Protezione civile ha stipulato oltre 110 contratti con le strutture preposte alla gestione dell’accoglienza. “Le procedure organizzative, unanimamente condivise dalla cabina di regia regionale sulla base del principio dell’assistenza diffusa - sottolinea Gazzolo - hanno consentito finora la puntuale applicazione del piano nazionale di accoglienza grazie all’efficace coordinamento tra Regione, Province, Comuni, Questure e Prefetture, con il supporto del volontariato di protezione civile e della comunità religiosa e civile. Per dare risposte anche alla seconda fase sarà ora necessario allargare la platea dei Comuni e delle realtà regionali coinvolte, continuando a dare seguito ad una organizzazione paritaria che sin dalle sue premesse ha funzionato”. In particolare Egidi spiega che sarà necessario “in primo luogo individuare indicativamente ulteriori 70 Comuni (almeno 8-9 per provincia) in cui reperire uno o due appartamenti da dedicare all’accoglienza dei nuovi profughi; in secondo luogo creare almeno tre centri logistici di assistenza provinciali di circa 80-100 posti da utilizzare come supporto per l’organizzazione dell’accoglienza diffusa. Occorre, infine, procedere con urgenza a reperire da parte delle amministrazioni provinciali strutture pubbliche, private, di proprietà della Curia ed eventualmente strutture militari dismesse. La verifica dell’utilizzo delle strutture individuate e dei relativi costi di allestimento - conclude il direttore - sarà in capo alla Protezione civile regionale”.  
   
   
SUL CONFINE TRA DONNE, UOMINI ED ECONOMIA DIBATTITO A PIÙ VOCI SUL RUOLO FEMMINILE DENTRO I MECCANISMI DEL LAVORO  
 
 Trento, 6 giugno 2011 - Il dibattito di Palazzo Geremia, del 4 giugno, contribuisce alla discussione sul confine esistente tra uomini, donne ed economia. All´incontro hanno partecipato: Monica D´ascenzo, giornalista de "Il Sole 24Ore" e scrittrice; Loretta Napoleoni, economista e saggista; Alessandra Perrazzelli, presidente Associazione Valore D; Paola Profeta, docente Scienza delle Finanze, Università Bocconi di Milano e Antonio Bernardi, presidente Fondazione Vodafone Italia. Moderatrice: Nunzia Penelope, giornalista e scrittrice. Quando si parla di donne è importante sottolinearne i punti di forza ma anche di debolezza, come dei loro problemi e difficoltà. “La fondazione Vodafone è da sempre molto sensibile a questa problematica- descrive il suo presidente- e va incontro costantemente ai bisogni delle donne a favore di un loro ingresso nell´economia. Non è un caso che proprio la Fondazione abbia stanziato 300 mila euro per i tre progetti vincitori del premio Donne & Lavoro; reali casi di start-up d´impresa tutto al femminile”. Il confine che divide questi finanziamenti dall´ingresso della donna nell´economia sarà rappresentato dalla concreta capacità di queste nuove idee imprenditoriali di durare nel tempo. Per l´economista Paola Profeta, invece, il confine tra donna, uomo ed economia è rappresentato dal fatto che le donne italiane siano poco propense sia a fare figli che ad entrare nel mondo del lavoro. “In Italia abbiamo uno dei tassi più bassi di occupazione femminile rispetto al resto d´Europa, come dimostrano gli indicatori del World Economic Forum”. Se da un lato il tasso di occupazione rimane basso, il livello di istruzione è in costante aumento. “Anzi, le donne hanno superato gli uomini sul numero di laureati”. Nonostante quest´ultimo dato, quando la donna entra nel mondo del lavoro il trend cambia notevolmente. “Dal mio punto di vista, e secondo gli studi finora portati avanti, il confine consiste nell´ingente carico famigliare a cui deve sottostare ancora la donna italiana secondo un approccio culturale del tutto maschile”. Più del 15% delle donne abbandonano il lavoro per maternità o eccessivo carico famigliare. Percentuale ancora molto alta se la rapportiamo al contesto europeo. Minor ore di lavoro però non coincidono, sempre confrontando la società italiana con il resto dei paesi occidentali, con una maggior fertilità. Al sud Italia, per esempio, nascono meno figli che al nord, nonostante in settentrione le donne lavorino di più. Sotto questo aspetto, una maggiore occupazione femminile, oltre a portare una migliore tutela dei diritti fondamentali della donna rappresenta un fattore di notevole convenienza per l´intero sistema economico, in quanto le ingenti risorse investite per l´istruzione delle giovani generazioni non rimarrebbero inutilizzate. Dal punto di vista della giornalista Monica D´ascenzo, l´Italia è ormai pronta ad una svolta epocale per quanto riguarda l´avvento delle quote rosa nei cda delle imprese quotate in borsa, anche a livello legislativo. Il termine ultimo è infatti il prossimo 27 giugno. “Alle giovani laureate mancano i modelli di manager al femminile. Con la prossima legge, speriamo che questa tendenza cambi. E´ solo un inizio, compito di noi donne sarà quello di non fermarsi alle sole mille manager che entreranno da fine giugno all´interno dei consigli di amministrazione”. La presidentessa di Valore D, Alessandra Perrazzelli, individua nel confine tra donne ed economia il sistema arcaico di governance nel sistema italiano. “Non ci può essere all´interno delle nostre aziende o grandi banche una base sociale con una forte presenza di donne e poi nel top management non trovare nessuna presenza femminile. Questa tendenza risulta economicamente non corretta se si tengono conto di tutte le risorse monetarie e umane elargite per formare queste figure professionali”. Seconda la docente della George University of Cambridge, all´estero oramai da molti anni, “l´Italia viene vista da molti paesi come una nazione sottosviluppata a causa del rapporto ambiguo tra uomo e donna. Non può un paese che si definisce moderno discutere ancora del ruolo della donna e dell´uomo all´interno di un sistema economico. E´ la base della discussione che risulta sbagliata, non la discussione in sé. La corporate delle aziende privata è principalmente maschile mentre molte donne in politica non sono professioniste. A noi donne manca ancora quell´aggressività, che invece fa parte dell´uomo, per riuscire ad entrare nella corporate delle aziende pubbliche e private”.  
   
   
FVG: PIANO CASA SOCIALE PER SEPARATI/DIVORZIATI IN DIFFICOLTÀ  
 
 Trieste, 6 giugno 2011 - Gli ultimi dati 2010 segnalano come in Friuli Venezia Giulia i divorziati siano oltre 38 mila (il 3 per cento della popolazione regionale), in aumento del 4,63 per cento rispetto all´anno precedente. Le nuove separazioni, invece, sono quantificabili in circa 2 mila casi. L´associazione "Genitori separati insieme per i figli" (Gesif) ha evidenziato l’ 1 giugno - nel corso dell´incontro tenutosi con gli assessori regionali alla Programmazione, Sandra Savino, ed ai Lavori pubblici, Riccardo Riccardi - come un numero considerevole di queste persone rischi, a causa di una separazione coniugale, di trovarsi in una situazione di cosiddetta "nuova povertà" e di non riuscire, di conseguenza, a trovare un alloggio anche perché "strozzati" dall´assegno di mantenimento da versare all´ex coniuge ed agli eventuali figli e/o dal pagamento del mutuo della casa coniugale. L´associazione Gesif, sottolineando la situazione di svantaggio economico di tutti i "separati con prole", ha così posto in evidenza agli assessori Savino e Riccardi come sia necessario prevedere anche in Friuli Venezia Giulia un piano di edilizia sociale che venga incontro a queste nuove necessità. Un progetto-pilota che preveda meccanismi premiali in grado di riparametrare le graduatorie di edilizia pubblica tenendo in considerazione anche dei fabbisogni abitativi di queste nuove povertà, comunque per un periodo limitato. "Si tratta - hanno sottolineato Riccardi e Savino - di valutare assieme alle cinque Ater presenti sul territorio, la fattibilità normativa e tecnica di un tale progetto, che però presuppone la preparazione di uno specifico Regolamento da parte della Regione". "Come Governo del Friuli Venezia Giulia - hanno confermato gli assessori Riccardi e Savino - siamo consapevoli della gravità del problema, che rischia tristemente di creare una nuova inaspettata categoria di poveri, purtroppo il risultato dello sfascio di molte famiglie"  
   
   
AFFIDO FAMILIARE IN LOMBARDIA: ECCO LE NUOVE REGOLE  
 
Milano, 6 giugno 2011 - Garantire al minore la realizzazione di un percorso per l´affidamento familiare che assicuri unitarietà di intervento e competenze specialistiche adeguate; garantire alle famiglie e ai cittadini informazioni corrette ed esaustive sulle diverse forme di accoglienza familiare e orientamento specifico a chi desidera accogliere un minore; garantire ai percorsi di affidamento una regia specializzata e stabile, che accompagni l´affido e ne verifichi l´evoluzione. Questi gli obiettivi indicati dalle Linee guida per l´affidamento familiare, approvate dalla Giunta regionale, su proposta dell´assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale Giulio Boscagli. Il provvedimento completa il processo di riforma del sistema sociale di accoglienza, rivolto ai minori temporaneamente allontanati dalla famiglia d´origine, avviato nel 2005 con la revisione del sistema residenziale di accoglienza rivolto ai minori e l´introduzione nel sistema sociale d´offerta della Lombardia della Comunità familiare. "La famiglia - spiega l´assessore Boscagli - rappresenta un importante ´valore aggiunto´ per i minori allontanati dal nucleo familiare d´origine, in quanto offre loro un´esperienza importante e unica per la costruzione dei rapporti affettivi e per la crescita di legami significativi". "Le nuove linee guida - prosegue Boscagli - sono volte a promuovere lo sviluppo di una nuova cultura dell´affido che garantisca un più ampio coinvolgimento delle famiglie affidatarie, delle famiglie d´origine e, in ottica di sussidiarietà reale, dei diversi soggetti, con particolare riferimento alle associazioni familiari/reti familiari che, a vario titolo e con diversi compiti, intervengono nei percorsi di tutela del minore". Alla redazione del testo hanno collaborato attivamente i presidenti dei due Tribunali per i minorenni della Lombardia, giudici onorari, il presidente della Camera minorile di Milano, il presidente dell´Associazione Italiana Magistrati per i Minori e la Famiglia, rappresentanti di Asl e Ambiti territoriali, nonché di Associazioni familiari e di Terzo settore. Le Linee si rivolgono agli Enti titolari, agli operatori, ai soggetti tenuti a collaborare alla realizzazione dell´affido, ma si rivolgono anche direttamente alle famiglie: quelle che desiderano avvicinarsi alla scelta dell´accoglienza che possono trovare nelle Linee uno strumento di aiuto verso una decisone consapevole, ma anche quelle d´origine dei minori, che possono comprendere che l´affidamento temporaneo del proprio figlio ad altra famiglia può essere un´opportunità anche per acquisire e/o recuperare le risorse e competenze genitoriali. "Nello specifico - ha sottolineato Boscagli -, partendo dall´analisi delle criticità dei modelli organizzativi attuali, si è voluto delineare una cornice unitaria per l´affido familiare, individuando e declinando ruoli e responsabilità dei diversi soggetti e dare precise indicazioni ai titolari (Enti locali singoli o associati) in ordine al miglioramento e alla semplificazione del percorso di affidamento familiare". In particolare, gli Enti titolari sono ampiamente sollecitati a rivedere i loro modelli organizzativi in funzione di efficienza e semplificazione, ottimizzando le risorse, superando duplicazioni e sovrapposizioni e valorizzando ed estendendo quei modelli che hanno operato secondo buone prassi e hanno dato buoni risultati, creazione di sinergie tra tutti i Servizi e soggetti che entrano in gioco, in tutto o in parte, nel percorso, attraverso la realizzazione di specifici protocolli operativi (il Comune che è titolare, l´Asl per gli interventi sociosanitari, per la valutazione psicosociale ecc., le Associazioni familiari che svolgono un importante ruolo per il supporto alla famiglia affidataria ma anche all´ente locale).  
   
   
FVG, PARI OPPORTUNITÀ: TROPPO POCHE DONNE ELETTE NELLE ISTITUZIONI  
 
Trieste, 6 giugno 2011 - - La Commissione regionale pari opportunità del Friuli Venezia Giulia, in seguito ai risultati delle elezioni amministrative appena concluse, considera come il numero di donne elette sia ancora esiguo per la rappresentanza dell´elettorato femminile che riguarda il 52 % del totale. Senza entrare nell´analisi dei motivi culturali, sociali e forse anche economici che tengono le donne ancora lontane dai primi posti nelle liste elettorali vincenti, e rallegrandosi per alcuni successi che in regione fanno l´eccezione - aggiunge la presidente Santa Zannier - in occasione della formazione delle nuove giunte la Crpo invita i sindaci e i presidenti delle Province a mettere in atto il dettato dell´art. 51 della Costituzione, come modificato nel 2002, che prevede l´adozione di appositi provvedimenti finalizzati all´attuazione delle pari opportunità fra uomini e donne nella rappresentanza e nelle cariche pubbliche. Non mancano infatti, anche nei comuni più piccoli, donne colte, preparate, attive ed esperte del mondo dell´impresa, della finanza e della pubblica amministrazione, che possano lodevolmente impegnarsi nei vari assessorati e determinare quel cambiamento di mentalità nell´operato e nelle scelte di molti enti locali che farebbero la differenza nelle aspettative del mondo femminile che vive lavora e produce nella comunità cittadina.