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Notiziario Marketpress di Mercoledì 06 Giugno 2012
"NEURONI SOTTO STRESS 2012"  
 
Dublino, 7 giugno 2012 - Il 6 e 7 settembre 2012 si terrà a Dublino, in Irlanda, una conferenza intitolata "Neuroni sotto stress 2012" (Neurons under stress 2012). Un disturbo neurologico agisce sul sistema nervoso. Le anomalie strutturali, biochimiche o elettriche nel cervello, nel midollo spinale o in altri nervi possono causare una serie di sintomi. Ci sono molte malattie neurologiche riconosciute, alcune sono relativamente comuni, ma molte altre sono rare. Possono essere valutate durante un esame neurologico, e studiate e trattate nell´ambito della neurologia e neuropsicologia clinica. Esistono diverse lacune nella comprensione dei numerosi problemi legati ai disturbi neurologici, ma i ricercatori sanno già molto sulla loro natura e sul loro trattamento per riuscire a dare risposte politiche efficaci ad alcune delle più diffuse. L´evento fornirà un forum di discussione e scambio di informazioni per gli scienziati e ricercatori sulle ultime tendenze e gli sviluppi in questo campo. I temi delle sessioni riguarderanno tra l´altro: sopravvivenza cellulare e risposta alla morte cellulare nei neuroni; risposte allo stress trascrizionale e danno neuronale; percorsi autonomi non-cellulari e neuroinfiammazione; bioenergetica, mitocondri e trasporto intracellulare; controllo traslazionale dello stress e risposte di sopravvivenza; formazione dei granuli dello stress e metabolismo Rna. Per ulteriori informazioni, visitare: http://conference2012.Neuro-centre.ie/    
   
   
DOPO GLI UOMINI-ROBOT ARRIVANO LE ‘CHIMERE’ VERSO UNA CHIRURGIA SEMPRE MENO INVASIVA IX° SUMMIT DELLA CHIRURGIA LAPAROSCOPICA E ROBOTICA A ROMA  
 
Roma, 6 giugno 2012 - Nona edizione dello European Meeting on Laparoscopic and Robotic Urologic Surgery “Challenges in Laparoscopy and Robotics” presieduto dal 7 al 9 Giugno a Roma dai professori Vito Pansadoro e Vincenzo Disanto: un vero e proprio summit di aggiornamento ‘last minute’ sulla chirurgia laparoscopica e robotica – applicata alla prostata piuttosto che al carcinoma renale – ai massimi livelli mondiali. “La chirurgia robotica sta letteralmente facendo passi da gigante ad una velocità impressionante – conferma il professor Pansadoro –Oltre ai ben noti vantaggi dell´alta definizione, della 3D, dell´ingrandimento di 10 volte del campo operatorio e dei movimenti senza limiti dei 4 bracci operativi adesso il chirurgo si può giovare di una serie di strumentazioni ancillari che lui continua a vedere sul suo monitor personale sul quale opera. Abbiamo infatti l´ecografia intra-operatoria per riconoscere i margini dei tumori, il doppler a colori per arterie e vene per individuare e seguire la vascolarizzazione intra-renale e la navigazione assistita per riportare nel campo operatorio virtuale le immagini ottenute con la Tac o la Risonanza magnetica. Tutto questo ci permette di fare interventi che qualche anno fa non erano neanche immaginabili asportando il tumori renali ma risparmiando il rene. Studi recenti hanno dimostrato infatti che i pazienti nei quali il rene è stato risparmiato hanno una prognosi nettamente migliore a lungo termine”. I vantaggi per il paziente. Il primo è senza dubbio che le degenze post-operatorie sono molto più brevi e con un senso di benessere nettamente migliore. Le perdite di sangue, poi, sono praticamente assenti tanto che i pazienti non hanno più bisogno di trasfusioni. La convalescenza è molto più breve con un ritorno al lavoro pressocché immediato. “Per il chirurgo vi è la possibilità di fare un lavoro molto più preciso e di affrontare problemi che altrimenti non sarebbe stato possibile risolvere – sottolinea Pansadoro – Inoltre il chirurgo può lavorare in una posizione nettamente più ergonomica il che si trasforma nella possibilità di operare meglio e senza stancarsi troppo anche con interventi prolungati”. Un problema ormai comune a tutte le nuove tecnologie nel campo della salute è quello dei costi, come conferma il professor Pansadoro. “Certo quelli della chirurgia robotica sono ancora alti, ma il modo di affrontarli e risolverli risiede nell´utilizzo delle macchine da parte di più specialisti. Oggi dopo gli urologi i robot vengono utilizzati dai ginecologi, chirurghi generali, cardio-chirurghi, chirurghi toracici. In questo modo i costi dell’acquisto e della manutenzione si diluiscono”. In altre parole le macchine devono essere utilizzate al massimo e non giacere in un sottoscala. Per quanto riguarda le soluzioni alternative vi è un pullulare di soluzioni innovative tese a dare i vantaggi del robot ma senza richiedere gli stessi costi. Il futuro della ‘robotica’. Secondo Vito Pansadoro “nel prossimo futuro l´innovazione più interessante è la combinazione tra il ‘Fire-fly Green Laser’ e l´utilizzazione dell´Indocyanina; con questa tecnologia è possibile distinguere il tessuto sano dal tessuto tumorale. E´ evidente che stiamo assistendo ad una evoluzione della chirurgia che ci permetterà sempre più di eliminare la malattia ma rispettando le funzioni dell´organo ammalato. E questo è un progresso straordinario. Siamo passati dalla chirurgia demolitiva alla chirurgia selettiva, risparmiatrice, ricostruttiva e con dei risultati nettamente migliori”. I numeri della patologia. Un uomo su sei corre il rischio di avere un carcinoma prostatico nel corso della sua vita. Negli Stati Uniti, dove le statistiche sono un po’ più aggiornate, ci sono circa 230mila nuovi casi di carcinoma prostatico all’anno con una mortalità di 27mila pazienti, un po’ superiore al 10-12%. La ‘star’ degli interventi di chirurgia robotica è sicuramente la prostatectomia, alla quale negli ultimi anni si sono aggiunti i tumori Over the Belly – agli organi, cioè, posti al di fuori della pelvi come i reni – Oggi circa il 60-70% dei tumori renali vengono diagnosticati incidentalmente, in corso di ecografia o di Tac, quindi in una fase iniziale. E’ ovvio quindi che la chirurgia mini invasiva è la più indicata per la terapia di queste forme iniziali. Gli interventi più frequenti, insomma, sono la prostatectomia radicale, la nefrectomia parziale e la pieloplastica, ovvero la correzione di un difetto degli ureteri, i ‘tubicini’ che permettono il passaggio dell´urina dal rene alla vescica. Un altro organo che oggi viene correntemente trattato in Laparoscopia o Robotica è la vescica in particolare per gli interventi di Cistectomia radicale. Zero ‘ischemia time’. E’ stato dimostrato ormai da tempo che asportare il solo tumore renale risparmiando il rene offre, a lungo termine, gli stessi risultati; per cui oggi si tende ad asportare il solo tumore e non a togliere il rene, anche perché si è visto che la sopravvivenza a distanza nei pazienti che non hanno sacrificato il loro rene è assai migliore di quella dei pazienti che hanno tolto tutto il rene. “Fino ad oggi, per togliere il tumore renale risparmiando il rene, bisognava apporre due ‘clamp’ sull’arteria e sulla vena – spiega Pansadoro – Veniva cioè fatto in ‘ischemia a caldo’, dopo di che il chirurgo asportava la neoplasia, faceva l’emostasi e riapriva le ‘clamp’. Questo, ovviamente, produceva un danno renale strettamente legato al tempo della ‘ischemia a caldo’: si diceva che sotto i 20 minuti non c’era un gran danno, mentre oltre quel tempo questo iniziava a prodursi. E ultimamente si è potuto constatare che anche un minuto in più aveva la sua importanza, per cui i chirurghi hanno iniziato a fare di tutto pur di ridurre questo tempo. Per esempio qualche volta si iniziava ad asportare il tumore, poi appena partiva il sanguinamento si mettevano le ‘clip’. Dopo aver fatto l’ischemia in profondità con i vasi più grossi si toglieva la ‘clamp’ – il ‘bulldog’, così si chiama – e si faceva perdere un poco di sangue per l’emostasi più superficiale. Con questi sistemi si è riusciti a ridurre l’ischemia ad una decina di minuti. Ora è arrivata la fase della ‘zero ischemia time’, riuscire cioè a togliere la neoplasia senza ischemizzare il rene. Dalla chirurgia demolitiva a quella ricostruttiva. Altro punto importante del congresso è sicuramente il progresso della chirurgia robotica: siamo passati dalla fase demolitiva – tipo cistectomia radicale – ad una fase in cui la robotica viene utilizzata con profitto per la chirurgia ricostruttiva. Dalle fistole uretero-vaginali a quelle vescico-vaginali, dalle fistole vescico-rettali dopo prostatectomia radicale utilizzando i robot in 3D, con Hd, con 7 movimenti e ingrandimenti diversi. Grazie a questa sofisticata tecnologia si riesce oggi a ‘riparare’ queste situazioni. L’ultimo giorno, in occasione del ‘prostate day’, assisteremo a 6 interventi di chirurgia prostatica effettuati con altrettante tecniche diverse tra loro: robotiche trans-peritoneali, robotiche ‘trans-Douglas, laparoscopiche, con l’utilizzo di nuovi strumenti – i Kymerax – bracci ‘normali’ che però si comportano come quelli del robot. Un modo per avere i vantaggi della chirurgia robotica senza necessariamente spendere i soldi della chirurgia robotica… Il trionfo della tecnologia. “Al congresso avremo tutti gli interventi, robotici e laparoscopici trasmessi in Hd e 3D quindi anche la laparoscopia oggi viene fatta in 3D. Saranno inoltre presentati per la prima volta i Kymerax. Si tratta di una innovazione che permette agli strumenti laparoscopici la stessa gamma di movimenti indipendenti simili a quelli della robotica. Oggi i robot vengono costruiti esclusivamente dalla ditta americana Intuitive. Peraltro in Germania, Italia, Israele e Cina sono allo studio nuovi robot che certamente saranno innovativi per coprire la concorrenza con la Intuitive. Il futuro sarà certamente molto interessante. E´ chiaro ormai che siamo di fronte ad una svolta epocale ed il nostro congresso giunto alla nona edizione è il palcoscenico perfetto perché mette a confronto le innovazioni e le tecniche della robotica ma anche della laparoscopia. Infatti abbiamo esattamente 10 interventi in diretta di robotica e 10 interventi di laparoscopia”. Un trionfo, come detto, della tecnologia: 18 chirurghi – i migliori del mondo - al congresso effettueranno 20 interventi tutti ripresi e proiettati in una sala ottagonale in ‘circo-rama’ di 6 maxi schermi in 3D. 45 nazioni rappresentate con 700 chirurghi iscritti, tutti dotati di occhialetti in 3D ‘attivi’. Un congresso giunto al Ix° anno, con la presenza della Società Italiana di Urologia (Siu) e della Società Internazionale di Urologia, la Società Europea di Urologia (Eua). E’ previsto un Corso per beginners – con 45 iscritti – e interventi di nefrectomia, di cistectomia con la ricostruzione intra-corporea della vescica, senza ‘aprire’ l’addome del paziente.  
   
   
IL FONDO INTEGRATIVO SANITARIO TRENTINO: UN’ALTERNATIVA DI PREVIDENZA GESTITA IN MODO BILATERALE  
 
 Trento, 6 giugno 2012 - La domanda di un fondo sanitario integrativo sta crescendo anche in Trentino, dove la sanità pubblica soddisfa già molte prestazioni. Uno dei principali fattori che la determinano è quello dell’invecchiamento della popolazione. La questione al centro della conversazione nella ‘Tenda aperta’ del Festival dell´Economia, è duplice: come preservare la territorialità dei fondi e farli rimanere nell’ambito tributario locale e come evitare che ciò che pubblicamente è già garantito non venga smantellato. A parlarne sono stati Roberto Pallanch (Coordinamento imprenditori), Michele Bezzi (Cisl) , Franco Ianeselli (Cgil), Walter Largher (Uil). E’ sostanzialmente un via libera ‘bilaterale’ al fondo sanitario integrativo territoriale quello che oggi hanno dato le parti sociali e datoriali durante l’incontro organizzato nella ‘Tenda aperta’. “Rappresenta un risparmio di molti costi se manteniamo la bilateralità a 360 gradi dei fondi sanitari integrativi territoriali – ha affermato Roberto Pallanch del Coordinamento imprenditori - il fatto è che questa tipologia è già prevista dalla normativa nazionale allo scopo di dar prestazioni aggiuntive a quelle già erogate dal sistema sanitario pubblico. La domanda c’è se pensiamo che la spesa sanitaria dei privato: va per il 46% all’acquisto di farmaci, per il 37% alle prestazioni sanitarie e il 16% per i ricoveri ospedalieri. La crescita di domanda dipende anche dall’ invecchiamento della popolazione. E’ evidente che ci sia bisogno di un fondo territoriale pubblico dove far confluire tutti i versamenti già previsti dalla categorie. Inoltre con questo sistema si potrebbero far rimanere le risorse destinate ai fondi sul territorio locale”. Per Franco Ianeselli (Cgil) inoltre “la sanità non si può più finanziare a spese del debito pubblico, eventualmente si prevede la tassazione che produce offerta di servizi di sanità pubblica. Oggi in Italia non siamo in un contesto di totale copertura pubblica , perché esiste quella privata che copre il 30- 40% (spese dentistiche, ticket, o sblocco delle liste d’attesa). La sanità integrativa territoriale è una mutua già prevista nei contratti aziendali: dagli artigiani ai metalmeccanici oppure come fondi aziendali. Siamo decisi a stabilire in Trentino un fondo territoriale guardando al fatto che così possiamo concentrarci su settori scoperti come l’odontoiatria, e sul lungo periodo anche sull’autosufficienza. Ma la governance deve essere bilaterale come le parti sociali e datoriali che evitino il rischio che la Provincia dismetta quello che già è erogato come sanità pubblica”. Michele Bezzi della Cisl ha aggiunto che “in particolare nel contesto c’è la criticità del coinvolgimento a livello nazionale per eventuali accordi su come lasciare i fondi in Trentino”. Walter Largher (Uil) si è definito favorevole alla modalità integrativa, “pur di non ricreare il meccanismo che esiste già a livello nazionale, perché si rischia di avere tante piccole forme di accordi integrativi con la potenzialità di creare un groviglio normativo. , Bisogna inquadrare fin dall’inizio la direzione che si vuole dare e verificare che i fondi non vadano a livello nazionale, inoltre bisogna creare il giusto rapporto con la Provincia per capire fin dove arriva il pubblico e dove inizia l’integrativo, senza che la Provincia faccia un passo indietro. Il Trentino è visto come un possibile laboratorio virtuoso, quindi si potrebbe iniziare la sperimentazione dei fondi territoriali".  
   
   
MALATTIA DI CHAGAS, IN TOSCANA IL PRIMO SCREENING GRATUITO  
 
Firenze, 6 giugno 2012 – La Toscana sarà la prima Regione in Italia a offrire lo screening gratuito per la malattia di Chagas, all’interno del percorso di assistenza per la gravidanza per tutte le donne latino americane. Lo stabilisce una delibera approvata ieri dalla giunta, e il programma di screening e assistenza della Regione Toscana è stato presentato stamani nel corso di un convegno che si tenuto al Meyer, organizzato da Regione, Aou Meyer e Aou Careggi, al quale ha portato il suo saluto anche il neo assessore al diritto alla salute Luigi Marroni. “La Toscana ha sempre avuto un’attenzione particolare a tutto il percorso materno-infantile – ha sottolineato Marroni – mettendo in atto numerose iniziative per tutelare al meglio la salute di mamme e bambini. Questo protocollo, rivolto alle donne latino americane, che sono comunque una fetta importante delle presenze di migranti nella nostra regione, è un passo ulteriore in questa direzione: riconoscere per tempo le madri con questa malattia consente di identificare tempestivamente i bambini che l’hanno contratta dalla madre e trattarli precocemente in maniera molto efficace”. La malattia di Chagas è causata dal protozoo Trypanosoma cruzi, trasmesso all’uomo da insetti ematofagi (triatomine) presenti solo in America Latina, dove l’infezione colpisce dallo 0,2 al 15% della popolazione, a seconda degli stati. Le principali conseguenze della malattia sono a carico del cuore, dell’apparato gastroenterico e del sistema nervoso. La trasmissione può avvenire mediante emotrasfusione, donazione di organi, o per via transplacentare (malattia di Chagas congenita), da soggetti che si sono infettati in America Latina e che rimangono asintomatici anche per un lungo periodo di tempo. La trasmissione durante la gravidanza avviene in circa l’1-12% dei casi, ma l’identificazione precoce e il trattamento dei bambini entro il primo anno di vita consente l’eradicazione dell’infezione in quasi il 100% dei casi. Dopo la Spagna, l’Italia è il primo Paese in Europa ad accogliere il maggior numero di migranti dall’America Latina. In particolare in Toscana i migranti provenienti dall’America Latina sono circa 20.000, cioè il 6% della popolazione residente. Obiettivo del progetto toscano, favorire l’offerta del test sierologico per la malattia di Chagas a tutte le donne latino americane in gravidanza, per identificare le donne portatrici dell’infezione, poter controllare e trattare precocemente il bambino dopo la nascita, ed eventualmente trattare la madre, anche per prevenire la trasmissione in gravidanze future. Il test è gratuito, la richiesta deve avvenire sul ricettario del Ssn, il campione di sangue deve essere inviato alla piastra dei servizi dell’Aou Careggi.  
   
   
BENEFICIO CLINICO DI ABIRATERONE PI¨´ PREDNISONE NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO METASTATICO RESISTENTE A CASTRAZIONE ASINTOMATICI O LIEVEMENTE SINTOMATICI, NAÏVE ALLA CHEMIOTERAPIA  
 
Beerse, Belgio, 6 giugno 2012 - I risultati che derivano dall¡¯analisi ad interim pre-specificata dello studio Cou-aa-302 di Fase Iii, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, hanno dimostrato che i pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCrpc), trattati con abiraterone acetato (abiraterone) associato a prednisone, mostravano un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione radiologica (rPfs) e di tutti gli endpoint secondari, rispetto ai pazienti trattati con placebo associato a prednisone. I risultati, annunciati oggi da Janssen, hanno inoltre dimostrato una tendenza verso un aumento della sopravvivenza globale (Os) mediana , endpoint co-primario dello studio nei pazienti trattati con abiraterone associato a prednisone. Lo studio ha coinvolto 1.088 pazienti asintomatici o lievemente sintomatici affetti da mCrpc e mai sottoposti a chemioterapia. Si tratta del primo studio randomizzato che dimostri un beneficio nella sopravvivenza libera da progressione radiologica e un trend favorevole nella sopravvivenza globale in questa popolazione di pazienti. I risultati dello studio Cou-aa-302 sono in corso di presentazione al 48¡ã Congresso Annuale della American Society of Clinical Oncology (Asco). ¡°Tra gli uomini il tumore alla prostata ¨¨ il pi¨´ diffuso e rappresenta la seconda causa di morte per neoplasia. La diagnosi di questo tumore ha un impatto devastante sui pazienti e sui loro familiari¡±, ha affermato Johann S. De Bono, M.d., F.r.c.p., M.sc., Ph.d., The Institute for Cancer Research, The Royal Marsden Nhs Foundation Trust e sperimentatore dello studio Cou-aa-302. ¡°Questi risultati sono importanti poich¨¦ dimostrano come i pazienti affetti da carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione, mai sottoposti a chemioterapia, potrebbero trarre benefici clinici se trattati con questo farmaco¡±. I dati dimostrano un miglioramento statisticamente significativo nella rPfs nel gruppo di pazienti trattati con abiraterone acetato pi¨´ prednisone (braccio abiraterone) rispetto al gruppo placebo pi¨´ prednisone (braccio di controllo). La rPfs mediana nel braccio di controllo era di 8,3 mesi, mentre nel braccio abiraterone il valore mediano non era ancora stato raggiunto perch¨¦ gli eventi di progressione si verificavano pi¨´ lentamente rispetto al braccio di controllo (N=150 vs. 251, rispettivamente). L¡¯hazard Ratio (Hr) era pari a 0,43 con un intervallo di confidenza (Ic) del 95%: [0,35; 0,52] e con p<0,0001. Inoltre, il trattamento con abiraterone associato a prednisone, determinava un incremento del 33% nella sopravvivenza stimata (la sopravvivenza mediana globale nel braccio abiraterone non era stata raggiunta ed era di 27,2 mesi nel braccio di controllo; Hr=0,75; 95% Ic: [0,61; 0,93], p=0,0097). Nel momento in cui ¨¨ stata effettuata questa analisi ad interim, non era stato raggiunto il valore previsto di p per ottenere la significativit¨¤ pari a 0,0008. Endpoint secondari - Il trattamento con abiraterone associato a prednisone ha dimostrato anche miglioramenti significativi negli endpoint secondari rispetto al braccio di controllo, in particolare per quanto riguarda: Tempo mediano all´uso di oppiacei per il dolore oncologico; il tempo mediano nel braccio abiraterone non ¨¨ stato raggiunto ed era di 23,7 mesi nel braccio di controllo (Hr=0,69; 95% Ic: [0,57; 0,83]; p=0,0001). Tempo mediano all´inizio della chemioterapia per il carcinoma prostatico: 25,2 mesi per il braccio abiraterone vs. 16,8 mesi per il braccio di controllo (Hr=0,58 [95% Ic: 0,49; 0,69]; p<0,0001). Tempo mediano al deterioramento del performance status: 12,3 mesi per il braccio abiraterone vs. 10,9 mesi per il braccio di controllo (Hr=0,82; 95% Ic: [0,71; 0,94] p=0,0053) come incremento di uno o pi¨´ punti nel performance score dello Eastern Cooperative Oncology Group (Ecog) , misura standard utilizzata per valutare lo stato funzionale di un paziente e spesso usato per determinare la prognosi e il trattamento adeguato. Tempo mediano alla progressione del Psa: 11,1 mesi per il braccio abiraterone vs. 5,6 mesi per il braccio di controllo (Hr=0,49; 95% Ic: [0,42; 0,57], p<0,0001), secondo i criteri del Prostate Cancer Clinical Trials Working Group (Pcwg2). Risultati relativi alla sicurezza Nei pazienti del braccio abiraterone sono stati osservati pi¨´ eventi avversi di grado 3 e 4 rispetto a quelli del braccio di controllo, in particolare disturbi cardiaci (6% vs. 3%) ed ipertensione (4% vs. 3%), oltre che incrementi dell¡¯alanina aminotransferasi (Alt) e dell´aspartato aminotransferasi (Ast) (5,4% vs. 0,8% e 3,0% vs. 0,9%, rispettivamente). La fatigue ¨¨ stato l´evento avverso pi¨´ comunemente osservato nello studio. In base a questi risultati, Janssen ha intenzione di presentare nella seconda met¨¤ del 2012 una richiesta alle autorit¨¤ regolatorie per estendere l´uso di abiraterone per il trattamento dei pazienti con mCrpc mai sottoposti a chemioterapia. "Questi risultati sono una prova ulteriore dell´importante beneficio clinico di abiraterone per gli uomini con carcinoma prostatico metastatico resistente a castrazione", ha dichiarato il Dott. William N. Hait, Ph.d., Responsabile Mondiale dell¡¯Area di Ricerca Oncologica di Janssen R&d. "Lo studio Cou-aa-302 amplia la nostra comprensione della utilit¨¤ di abiraterone del trattamento di questa malattia ed ¨¨ in linea con il nostro obiettivo di sviluppare terapie importanti in campo oncologico con un impatto positivo sulla vita dei pazienti." Janssen Research & Development, Llc aveva annunciato in precedenza che il Comitato indipendente per il monitoraggio dei dati (Idmc) aveva raccomandato all´unanimit¨¤ di aprire il cieco di questo studio di Fase Iii, dopo che l¡¯analisi ad interim programmata aveva trovato una differenza statisticamente significativa nella rPfs e una tendenza all¡¯aumento dell¡¯Os. Sulla base di questi risultati, l¡¯Idmc ha anche raccomandato di offrire il trattamento con abiraterone acetato ai pazienti del braccio di controllo. Disegno dello studio - Lo studio Cou-aa-302 ¨¨ uno studio di Fase Iii internazionale, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che ha coinvolto 1.088 uomini affetti da mCrpc che precedentemente non erano mai stati sottoposti a chemioterapia e che sono stati randomizzati per ricevere abiraterone acetato 1.000 milligrammi (mg) una volta al giorno in associazione a prednisone 5 mg due volte al giorno o placebo pi¨´ prednisone 5 mg due volte al giorno. Gli endpoint co-primari dello studio sono la rPfs e la Os. Informazioni su Abiraterone - Sin da quando ¨¨ stato approvato nel 2011 e reso disponibile in oltre 40 paesi del mondo, abiraterone ¨¨ stato somministrato a molte migliaia di pazienti affetti da mCrpc e sta diventando rapidamente uno dei nostri prodotti pi¨´ rappresentativi in oncologia. L´associazione di abiraterone e prednisone ¨¨ stata approvata dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense nell´aprile 2011 per il trattamento di uomini con carcinoma prostatico metastatico resistente a castrazione sono stati sottoposti precedentemente a chemioterapia con docetaxel e l´Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) nel settembre 2011 ne ha approvato l¡¯uso per il trattamento del carcinoma metastatico della prostata resistente alla castrazione in uomini adulti la cui malattia ¨¨ progredita durante o dopo un regime chemioterapico a base di docetaxel.[1] L¡¯apertura del cieco dello studio di Fase Iii condotto sulla prima indicazione di abiraterone ¨¨ avvenuta nell´agosto 2010, e le approvazioni si sono basate sui risultati dell´analisi ad interim programmata, che ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo nella sopravvivenza globale ed un profilo di sicurezza favorevole. Un´analisi successiva con dati pi¨´ maturi ha confermato il beneficio di sopravvivenza e il profilo di sicurezza.[2] Importanti informazioni riguardanti la sicurezza[1] Controindicazioni - Abiraterone (abiraterone acetato) non deve essere usato nelle donne. L´abiraterone acetato ¨¨ controindicato nelle donne in gravidanza (o nelle donne in cui non si pu¨° escludere la gravidanza). Ipertensione, ipokaliemia e ritenzione di liquidi causati da un eccesso di mineralocorticoidi - Somministrare con cautela in pazienti con anamnesi di patologia cardiovascolare o con patologie che possano essere compromesse da un aumento della ipertensione o della ipokaliemia e dalla ritenzione di liquidi. Abiraterone pu¨° causare ipertensione, ipokaliemia e ritenzione di liquidi quale conseguenza dell´aumento dei livelli di mineralocorticoidi causato dall´inibizione del Cyp17. La sicurezza nei pazienti con frazione d´eiezione ventricolare sinistra < 50% o con insufficienza cardiaca di classe Nyha Iii o Iv non ¨¨ stata stabilita perch¨¦ questi pazienti sono stati esclusi dalla sperimentazione clinica randomizzata. Prima del trattamento occorre controllare l´ipertensione e correggere l´ipokaliemia. La pressione arteriosa, il potassio sierico e la ritenzione di liquidi devono essere monitorati prima del trattamento e almeno ogni mese successivamente. Insufficienza Corticosurrenale (Ic) - L´ic ¨¨ stata riscontrata in sperimentazioni cliniche in pazienti trattati con abiraterone in combinazione con prednisone, dopo una interruzione di steroidi giornalieri e/o con infezione o stress concomitante. Nel caso in cui il prednisone venga interrotto o sospeso, se la dose di prednisone viene ridotta, o se il paziente ¨¨ sottoposto a un carico di stress inusuale, somministrare con cautela e monitorare i sintomi e i segni di Ic. I sintomi e i segni di Ic possono essere mascherati da reazioni avverse associate ad eccesso di mineralcorticoidi osservati in pazienti trattati con abiraterone. Effettuare analisi adeguate, se indicato, per confermare l´Ic. Un aumento della dose di corticosteroidi pu¨° essere consigliato prima, durante e dopo la situazione di stress. Epatotossicit¨¤ - Aumenti marcati di enzimi epatici hanno condotto alla interruzione, modifica del dosaggio e/o all´interruzione del trattamento con abiraterone. Monitorare la funzionalit¨¤ epatica e modificare, interrompere o sospendere il dosaggio con abiraterone come raccomandato (vedasi Informazioni di prescrizione per ulteriori dettagli). Misurare i livelli sierici di transaminasi prima di iniziare il trattamento con abiraterone, ogni due settimane per i primi tre mesi di trattamento, e successivamente una volta al mese. Se si sviluppano segni e sintomi clinici indicativi di epatotossicit¨¤, ¨¨ necessario misurare immediatamente le transaminasi sieriche, in particolare il livello di Alt. Se, in un qualunque momento, l´Alt dovesse aumentare di 5 volte oltre il limite superiore alla norma, il trattamento deve essere immediatamente interrotto e la funzionalit¨¤ epatica deve essere attentamente monitorata. Il trattamento pu¨° essere ripreso con un dosaggio ridotto, solo dopo che i test di funzionalit¨¤ epatica del paziente sono tornati ai valori basali. Se i pazienti sviluppano un´epatotossicit¨¤ grave (aumento di Alt di 20 volte oltre il limite superiore alla norma) in qualsiasi momento durante la terapia, il trattamento deve essere interrotto e tali pazienti non devono essere nuovamente sottoposti al trattamento. La sicurezza di abiraterone in pazienti con grave danno epatico al basale non ¨¨ stata studiata. A tali pazienti non deve essere somministrato abiraterone. Assunzione con cibo - Abiraterone deve essere assunto a stomaco vuoto. L´esposizione ad abiraterone aumenta fino a 10 volte quando abiraterone viene assunto al momento dei pasti. Non si deve mangiare nulla per almeno due ore prima della assunzione di abiraterone e per almeno un´ora dopo l´assunzione di abiraterone. L´esposizione a abiraterone Cmax e Auc0-¡Þ sono aumentate fino a 17 e a 10 volte, rispettivamente, quando la singola dose di abiraterone ¨¨ stata somministrata al momento dei pasti rispetto alla somministrazione a digiuno. Reazioni avverse - Le reazioni avverse pi¨´ comuni (¡Ý 1/10) sono ipokaliemia, edema periferico, infezione del tratto urinario e ipertensione. Interazioni con i farmaci - Abiraterone ¨¨ un inibitore dell´enzima epatico Cyp2d6 metabolizzante il farmaco. Si raccomanda cautela quando si somministri abiraterone con prodotti medicinali attivati o metabolizzati dal Cyp2d6, in particolare con i medicinali a basso indice terapeutico. Deve essere presa in considerazione una riduzione della dose dei medicinali con basso indice terapeutico metabolizzati dal Cyp2d6. Tra gli esempi di medicinali metabolizzati dal Cyp2d6 ricordiamo: metoprololo, propranololo, desipramina, venlafaxina, aloperidolo, risperidone, propafenone, flecanide, codeina, ossicodone e tramadolo (gli ultimi tre medicinali richiedono l´attivit¨¤ del Cyp2d6 per la formazione dei loro metaboliti attivi analgesici). Sulla base di dati in vitro, abiraterone ¨¨ un substrato del citocromo Cyp3a4. Gli inibitori potenti (come ketoconazolo, itraconazolo, claritromicina, atazanavir, nefazodone, saquinavir, telitromicina, ritonavir, indinavir, nelfinavir, voriconazolo) o gli induttori del Cyp3a4 (come fenitoina, carbamazepina, rifampicina, rifabutina, rifapentina, fenobarbitale) devono essere evitati, o usati con cautela durante il trattamento con abiraterone.  
   
   
“LA MEDICINA NON PUO’ DISCRIMINARE TRA UOMO E DONNA”  
 
Trento, 6 giugno 2012 - Non tutti lo sanno, ma la sperimentazione medica riguarda soprattutto uomini. Eppure, per la scienza medica le differenze tra uomo e donna sono sostanziali sia come reazione ai farmaci che alle malattie. Da tempo è attivo un movimento scientifico che promuove la parità tra i due sessi. A Trento, si è tenuto il 4 giugno l´incontro “Genere e Salute: la medicina secondo un approccio di genere”. A presentarlo è stata l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale e alla convivenza, Lia Giovanazzi Beltrami: “E compito dell’assessorato e della Provincia promuovere dei momenti di incontro e di formazione su temi che riguardano sia la salute che la parità tra uomo e donna. Il seminario di oggi è una delle molte iniziative che abbiamo organizzato sul territorio. Il tema di oggi è particolarmente importante perché tocca i principi della medicina e del diritto alla salute”. La Sala Rosa del Palazzo della Regione ha ospitato oggi l´incontro "Genere e salute: la medicina secondo un approccio di genere", appuntamento rivolto specificamente agli operatori del settore medico, con l’obiettivo di offrire un’occasione di informazione e divulgazione rispetto alla Medicina di Genere. Quest’ultima, infatti, tiene conto delle differenze tra uomini e donne, e attraversa tutte le specialità mediche le condizioni di parità sia nella ricerca che nella sperimentazione e nella cura. L´incontro è stato organizzato dall´Assessorato provinciale alla solidarietà internazionale ed alla convivenza, e dall’Assessorato alla salute e politiche sociali, in collaborazione con l’Azienda provinciale per i Servizi sanitari nell´ambito del progetto "Genere e salute". “Mediante un approccio di genere alla medicina - ha spiegato il dottor Maurizio Del Greco, dirigente medico di cardiologia dell’ospedale S. Chiara - si intendono valutare e fronteggiare le patologie che colpiscono entrambi i generi, che hanno una storia clinica diversa e richiedono una risposta medica e organizzativa diversa”. I lavori si sono concentrati sulle differenze fra uomini e donne non solo dal punto di vista anatomo/fisiologico ma anche psicologico, sociale e culturale e, in secondo luogo, della differenza di risposta alle cure. “In Italia - ha spiegato la professoressa Giovannella Baggio, direttore Uoc di Medicina generale dell’Azienda ospedaliera Università di Padova, e presidente del Centro studi nazionale su salute e medicina di genere - siamo partiti in ritardo, dopo il 2005, ma in questi anni siamo riusciti a portare avanti un’opera di sensibilizzazione e scientifica che ci ha permesso si superare molti altri paesi europei”.  
   
   
DIABETE, LA BASILICATA AVVIA IL PRIMO “OSSERVATORIO REGIONALE”  
 
Potenza, 5 giugno 2012 - Nasce in Basilicata il primo osservatorio regionale sul Diabete, il Bbdo, Basilicata Barometer, Diadets Observatory. L’iniziativa è stata presentata oggi a Roma dall’assessore regionale alla Salute Attilio Martorano, dal rettore dell’università degli studi di Roma Tor Vergata Renato Lauro e dal vicepresidente dell’Italian barometer diabetes observatory (Ibdo) Gualtiero Ricciardi. L’intesa è stata sottoscritta a Villa Mondragone (Università Tor Vergata), durante un meeting nazionale dedicato all’osservazione del diabete promosso dall´Osservatorio italiano del diabete, che si è svolto sotto l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e con il patrocinio del Senato della Repubblica, Camera dei Deputati e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie all’accordo raggiunto sarà avviato un processo di ricognizione mappatura del fenomeno in Basilicata, che sarà condiviso con i sanitari lucani. “È interesse particolare del dipartimento regionale alla Salute – ha spiegato l’assessore Martorano – avviare e sostenere la realizzazione di progetti conoscitivi allo scopo di affrontare l’assistenza e la pianificazione di interventi sul diabete nel territorio regionale. L’attivazione di un percorso condiviso con Regione, Università di Roma Tor Vergata e Osservatorio nazionale e il coinvolgimento dei medici lucani e delle realtà sociali presenti sul territorio – ha aggiunto Martorano – consentiranno il rafforzamento della struttura di prevenzione e di assistenza tale che il sistema sanitario regionale possa adeguarsi per fronteggiare un fenomeno che ha raggiunto, in Basilicata e in Italia, numeri importanti”. La Basilicata si pone così in prima linea nel contrasto della diffusione del diabete e delle insorgenze di complicazioni che derivano da tale malattia. Una regione “sorvegliato speciale” anche perchè il diabete è presente con indici superiori alla media nazionale. Secondo i dati 2010 dello studio di sorveglianza “Passi”, nel pool di Asl partecipanti, la percentuale delle persone che riferiscono di aver ricevuto una diagnosi di diabete è del 5 per cento, con un gradiente Nord-sud che fa registrare il valore più basso (2 per cento) nella Provincia Autonoma di Bolzano e quello più alto (8 per cento) in Basilicata. Ecco perché, coerentemente con gli indirizzi oggi sviluppati in Italia sulla patologia del diabete dall’Idbo, nella nostra regione sarà avviato un progetto specifico, denominato “Basilicata barometer diabetes observatory”. Con l’avvio del progetto e l’istituzione dell’Osservatorio regionale si darà attuazione a studi e analisi sulla malattia che hanno l’obiettivo di individuare gli indicatori economici, sociali e clinici atti a monitorare la situazione del diabete in Basilicata. Esiste, infatti, una “caratterizzazione” geografica del diabete. In Italia, ci si ammala di più al Sud che al Nord: in Basilicata più che nella provincia autonomia di Bolzano. Ma complessivamente, il dato italiano dei malati di diabete è destinato ad andare ben oltre gli attuali 3milioni di casi accertati.  
   
   
IN BASILICATA RECORD DI DIABETE E DI INIZIATIVE DI CONTRASTO  
 
Potenza, 6 giugno 2012 - In Italia 3 milioni di persone soffrono di diabete. Ci si ammala di più al Sud che al Nord. In questo senso, la Basilicata ha il primato negativo e conferma la “caratterizzazione” geografica della malattia. Infatti, esiste una forte variabilità regionale sul diabete, dimostrata dai dati Istat che per quanto riguarda la distribuzione geografica, mostrano come la prevalenza è più alta nel Sud e nelle Isole, con un valore del 6,0%, seguita dal Centro con il 5,1% e dal Nord con il 4,0%. Secondo i dati 2010 della sorveglianza Passi, nel pool di Asl partecipanti, la percentuale delle persone che riferiscono di aver ricevuto una diagnosi di diabete è del 5% con un gradiente Nord-sud che fa registrare il valore più basso (2%) nella Provincia Autonoma di Bolzano e quello più alto (8%) in Basilicata. I dati dell’Osservatorio Epidemiologico regionale rilevano che i pazienti giunti almeno una volta all’osservazione ambulatoriale, oscillano tra 20.000 e 25.000, con una prevalenza pari al 3,9% della popolazione regionale. Nella Regione Basilicata una quota di pazienti diabetici è soggetta a complicanze o co-morbilità di natura cardiovascolare, con percentuali che vanno dal 4% per lo scompenso cardiaco al 34% per l’ipertensione arteriosa. Le iniziative della Regione Basilicata - L’osservatorio regionale sul diabete si colloca nella scia delle politiche sanitarie messe in campo dal Dipartimento salute e rivolte alla prevenzione. La Regione Basilicata, recentemente, si è dotata di un protocollo attuativo per la gestione in rete integrata ospedale-territorio della malattia diabetica, mentre nel 2010 ha emanato la legge regionale n. 9 relativa a “Assistenza in rete integrata ospedale – territorio della patologia diabetica e delle patologie endocrino-metaboliche, che ha tra le sue finalità la realizzazione di una rete di servizi per il trattamento in forma integrata del diabete mellito e delle malattie endocrino - metaboliche, la prevenzione e la diagnosi precoce del diabete, la cura e la prevenzione delle complicanze; la completa integrazione del paziente diabetico; la promozione della cultura della prevenzione della malattia diabetica.” Inoltre, con delibera di giunta regionale, la Basilicata ha fatto suo il Manifesto dei diritti delle persone con diabete. E per l’impegno “in progetti e attività sociali e culturali o di innovazione e ricerca” che hanno contribuito “allo sviluppo della salute in generale e nel diabete in particolare, nel nostro Paese”, l’anno scorso l’assessore Martorano”, in occasione della Giornata mondiale del diabete. Ha ricevuto la Medaglia “August e Marie Krog”, nel corso di una solenne cerimonia che si è tenuta presso l’Ambasciata di Danimarca a Roma.  
   
   
BENDAMUSTINA ASSOCIATA A RITUXIMAB SI PREFIGURA COME LA NUOVA OPZIONE DI TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA DEI LINFOMI NON-HODGKIN  
 
Chicago (Illinois), 6 Giugno 2012 - I dati aggiornati dello studio Stil Nhl1, presentati nella sessione plenaria del congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (Asco), dimostrano che bendamustina associata a rituximab (B-r) è più efficace e meglio tollerata dell’attuale standard di trattamento Chop-r (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone e rituximab), nei pazienti con linfomi indolenti e mantellari di nuova diagnosi, non ancora sottoposti a terapia. In particolare, la sopravvivenza libera da progressione di malattia nei pazienti trattati con bendamustina più rituximab (B-r) si è rivelata più che doppia (69,5 verso 31,2 mesi) rispetto a quelli trattati con Chop-r. “L’attuale trattamento standard con Chop-r è frequentemente associato a gravi eventi avversi e maggiori effetti collaterali rispetto a B-r, come dimostrato in questo studio”, ha dichiarato il Dottor Mathias J. Rummel, Direttore del Dipartimento di Ematologia presso l’Ospedale Universitario di Giessen, in Germania e coordinatore dello studio. “Questi promettenti risultati suggeriscono che l’associazione di bendamustina e rituximab può diventare il nuovo trattamento standard in prima linea per i pazienti con linfomi non-Hodgkin indolenti”. In particolare, il vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione di malattia osservato con B-r riguardava tutti i gruppi, indipendentemente dall’età dei pazienti: · pazienti con linfomi follicolari (Fl) – le forme più comuni di linfomi non Hodgkin indolenti. Questo beneficio si è osservato per tutti i sottogruppi, indipendentemente dal profilo prognostico; · tutti gli altri sottotipi istologici (tessuto linfoide associato alla mucosa, linfoma mantellare e piccolo linfoma linfocitico). Inoltre, il tasso di risposte complete era significativamente più elevato nel gruppo trattato con bendamustina-rituximab (39,8%) rispetto a Chop-r (30%). Per quanto riguarda il profilo di tollerabilità, nei pazienti trattati con bendamustina-rituximab (B-r) rispetto a quelli che ricevevano Chop-r è stata riportata una minore frequenza di gravi effetti collaterali, tra cui neutropenia (29% vs 69%) e leucocitopenia (37% vs 72%). Il regime B-r era complessivamente meglio tollerato, riportando una minore incidenza di infezioni (96 vs 127 pazienti), di danni nervosi (18 vs 73 pazienti) e di stomatiti (16 vs 47 pazienti). Il solo effetto collaterale rilevato più frequentemente con la terapia B-r rispetto a Chop-r è stato un rash cutaneo associato al farmaco (82 vs 38 pazienti). Sotto il profilo clinico, il professor John Gribben del Barts Cancer Institute di Londra ha commentato: “Qualora questo regime di trattamento dovesse essere approvato, è chiaro che la semplice associazione bendamustina-rituximab potrà offrire un’importante opzione di trattamento di prima linea per tutti i pazienti con linfomi indolenti. Bendamustina diventerà con buona probabilità il farmaco di scelta da impiegare in associazione, nel trattamento di queste malattie”.  
   
   
EPILESSIA E MEDICINA NARRATIVA: UN APPROCCIO INNOVATIVO PER FARE USCIRE LA PATOLOGIA DALL’OMBRA  
 
 Torino, 6 giugno 2012 - Il 35° Congresso Nazionale della Lega Italiana contro l’Epilessia (Lice), da sempre preciso indicatore dell’evoluzione medico-scientifica in ambito epilettologico, in programma dal 5 all’8 giugno 2012 presso il Centro Congressi Torino Incontra e dove, anche quest’anno verranno presentati i più recenti studi su temi di grande interesse quali la prognosi a lungo termine della malattia, le relazioni tra sonno ed epilessia, l’identificazione del profilo del paziente a rischio di “morte improvvisa”, si aprirà con una Lettura Magistrale dal titolo “Visioni di una città: Torino nella storia del cinema” a cura del Prof. Umberto Mosca, nell’ambito della sessione intitolata “Lice… e cinema”, durante la quale è prevista la proiezione del film “Mi prendo cura di te”, parte di un’iniziativa di T&c con il supporto non condizionato di Janssen Italia, che propone 9 storie sceneggiate e interpretate da oltre 100 specialisti neurologi. L’opera cinematografica, rivolta ai rappresentanti della comunità medico-scientifica che si occupa di questa specifica area terapeutica, fa parte di un progetto di formazione accreditato presso il Ministero della Salute chiamato “mEdicinema”, nato circa un anno fa sulla scia di un innovativo approccio terapeutico che attraverso il racconto di storie di pazienti, familiari, operatori del settore, vuole comprendere le persone nel proprio specifico contesto, per mettere a fuoco le necessità e le nuove strategie di intervento, oltre che migliorare il rapporto medico-paziente. “L’epilessia è una realtà difficile da conoscere in quanto costituita, in modo rilevante, da esperienze soggettive individuali – dichiara Roberto Michelucci, Presidente Lice – per questo, lo strumento della narrazione mette in luce il vissuto del paziente, le difficoltà che incontra quotidianamente, all’interno della propria famiglia, nel mondo del lavoro, nel rapporto con il proprio medico curante, nella società, fornendo preziose indicazioni agli specialisti che, data la cronicità della malattia, devono accompagnare il paziente durante tutte le fasi della loro vita con l’approccio terapeutico più adeguato”. Per la prima volta la Lice, attraverso la sua Fondazione ( www.Fondazioneepilessialice.it ) lancia il primo concorso letterario “Raccontare l’epilessia”, che rientra in un progetto più ampio di “Medicina Narrativa che si articolerà con altre future iniziative, sia divulgative che scientifiche. “Raccontare l’epilessia” è un’opportunità unica per esprimere la propria esperienza con la malattia e raccontare, attraverso la scrittura, i problemi quotidiani di vivere con essa. Le testimonianze più significative verranno raccolte in un unico libro e pubblicate a cura della Fondazione Epilessia Lice in occasione della Giornata Nazionale 2013. “L’epilessia non è una malattia mentale, sebbene a causa di pregiudizi ed ignoranza molto radicata spesso venga tuttora considerata tale – ha dichiarato Oriano Mecarelli, Responsabile Promozione Lice e ideatore del Progetto “Raccontare l’Epilessia”. Recenti ricerche condotte per la Lice su campioni significativi della popolazione generale italiana hanno confermato che le conoscenze riguardo l’epilessia sono buone a livello generale, ma estremamente carenti negli ambiti specifici e soprattutto riguardo le limitazioni che la malattia pone alla vita personale e sociale. Per questo - continua Oriano Mecarelli – è importante promuovere campagne di informazione per migliorare la consapevolezza da parte dei cittadini del fatto che si tratta di una malattia del sistema nervoso centrale curabile; innalzare il livello di accettazione della malattia nell’opinione pubblica e promuovere l’educazione della popolazione in tema di epilessia per contrastare miti, credenze e disinformazione.” Alla luce di questo, Lice e Fondazione Epilessia Lice si stanno muovendo attivamente nell’organizzazione di iniziative volte a raggiungere questi obiettivi, oltre che a sostenere la ricerca scientifica contro l’epilessia. In queste attività rientra, tra le altre, la Maratolice, gara sportiva giunta alla sesta edizione, da quest’anno diventata competitiva, che si svolge a Roma in concomitanza con la Giornata Nazionale. La ricerca scientifica è, infatti, uno degli strumenti fondamentali per sconfiggere la malattia. Negli ultimi anni sono stati fatti enormi progressi sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico (farmacologico e neurochirurgico), senza tralasciare gli studi compiuti sulle cause della patologia tra cui le mutazioni genetiche, che hanno consentito di definire molte forme di epilessia, considerate, in precedenza, ad eziologia sconosciuta. Ma la sfida non è ancora conclusa. Se negli ultimi vent’anni, infatti, sono stati immessi sul mercato farmaci che permettono di controllare forme di epilessia non trattabili in precedenza, tuttora un quarto dei casi totali risulta farmaco-resistente, ed è proprio per questi pazienti che devono essere studiate nuove strategie di intervento.  
   
   
IN VENETO 100 POSTI LETTO PER ANZIANI COLPITI DAL TERREMOTO IN EMILIA. L’INIZIATIVA E’ DELL’URIPA. ZAIA, “RISPOSTA FORTE E CONCRETA”  
 
 Venezia, 6 giugno 2012 - Cento posti letto nelle case di riposo pubbliche e private del Veneto sono da subito a disposizione di altrettanti anziani dell’Emilia devastata dal terremoto. L’iniziativa è dell’Unione Regionale Istituzioni e Iniziative Pubbliche e Private di Assistenza agli Anziani (Uripa) ed è stata presentata ieri dal presidente della Regione Luca Zaia, affiancato dal presidente dell’Uripa Roberto Volpe, nel corso del consueto punto stampa tenutosi al termine della seduta della Giunta veneta. Volpe ha simbolicamente consegnato a Zaia, che ora farà i passi necessari con il collega presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani, l’elenco dei posti già disponibili, ed ha sottolineato che l’adesione da parte degli istituti contattati è stata immediata e diffusa. “Questo – ha detto Volpe – ci fa sperare che il numero dei posti possa aumentare di giorno in giorno”. “L’emergenza anziani in Emilia – ha sottolineato Zaia – è uno degli aspetti più delicati tra i tanti che caratterizzano questa catastrofe e la risposta che viene dal Veneto alle richieste di aiuto che abbiamo ricevuto è forte e concreta. Di questo ringrazio l’Uripa ed il suo presidente Volpe, che in poco tempo sono riusciti a raccogliere una disponibilità già significativa e che tutti ci auguriamo possa crescere nei prossimi giorni”. I cento posti letto sono immediatamente disponibili, riguardano sia persone autosufficienti che non autosufficienti, e sono messi a disposizione in forma totalmente gratuita. Le adesioni raccolte dall’Uripa variano da 30 a 180 giorni di durata a seconda delle situazioni dei singoli istituti, ma l’ospitalità potrà prolungarsi anche oltre questi tempi, gestendo la situazione a seconda del suo evolversi.  
   
   
DIMOSTRATA, IN UNO STUDIO REGISTRATIVO, L’EFFICACIA SENZA PRECEDENTI DI AFATINIB* COME TERAPIA DI PRIMA LINEA NEL CARCINOMA POLMONARE POSITIVO PER MUTAZIONI DI EGFR INGELHEIM  
 
 Germania, 6 giugno 2012 – I risultati dello studio di Fase Iii Lux-lung 3 indicano che i pazienti con carcinoma polmonare, che hanno assunto come terapia di prima linea il nuovo farmaco sperimentale afatinib*, che inibisce in maniera irreversibile i recettori della famiglia Erbb, hanno avuto una sopravvivenza libera da progressione della malattia di circa un anno (11,1 mesi), rispetto ai 6,9 mesi dei pazienti sottoposti a chemioterapia standard (pemetrexed /cisplatino). 1 Un aspetto di particolare rilevanza è che i pazienti in terapia con afatinib*, con le mutazioni di Egfr più comuni, (delezione dell’esone 19 e mutazione L858r, che costituiscono il 90% delle mutazioni di Egfr) hanno avuto una sopravvivenza senza progressione della malattia superiore a un anno (13,6 mesi), rispetto ai 6,9 mesi dei pazienti nel braccio di terapia di confronto1. Lo studio registrativo Lux-lung 3 di Boehringer Ingelheim testa l’efficacia di afatinib*, la molecola di punta dell’azienda, ed è lo studio più vasto e consistente mai condotto, ad oggi, in pazienti con carcinoma polmonare avanzato positivo per mutazioni di Egfr (Erbb1). L’endpoint primario dello studio è stata la sopravvivenza libera da progressione della malattia. “Nello studio Lux-lung 3, non solo è stato raggiunto l’endpoint primario, ma afatinib* ha anche dimostrato, in particolar modo nei pazienti con le mutazioni Egfr più comuni, di ottenere una sopravvivenza libera da progressione della malattia quasi doppia rispetto alla chemioterapia” - ha commentato il Professor James Chih-hsin Yang, Direttore del Centro di Ricerca Oncologica della Facoltà di Medicina dell’Università Nazionale di Taiwan, e Coordinatore dello studio Lux-lung 3. “Considerata l’efficacia dimostrata nel più vasto e rilevante studio registrativo, associata al suo meccanismo d’azione innovativo, afatinib* può diventare una delle opzioni terapeutiche più preziose per questa specifica popolazione di pazienti”. Il ritardo nella progressione della malattia riscontrato nei pazienti trattati con afatinib* è stato associato a un miglior controllo dei sintomi che limitano la qualità di vita di questi malati 1. I pazienti trattati con afatinib* che hanno avuto un miglioramento di sintomi quali dispnea (fiato corto), tosse e dolore toracico, sono stati più numerosi di quelli trattati con chemioterapia. Inoltre Afatinib* ha anche ritardato la comparsa di questi sintomi 1. Le risposte al questionario standard, sottoposto ai pazienti con carcinoma polmonare per valutarne la qualità di vita, hanno rivelato che la terapia con afatinib* si traduce in miglioramento significativo della stessa (es. Vita lavorativa e attività domestiche).1 “Siamo soddisfatti di vedere che il primo farmaco del nostro vasto portfolio di sviluppo in ambito oncologico abbia dimostrato chiaramente il proprio beneficio clinico e il potenziale di recare concreto beneficio ai pazienti con carcinoma polmonare con mutazioni di Egfr” ha affermato il Professor Klaus Dugi, Corporate Senior Vice President Medicine di Boehringer Ingelheim. “I risultati dello studio clinico Lux-lung 3 sono molto incoraggianti e ci impegneremo per rendere disponibile quanto prima questa terapia specifica per i pazienti”. Gli eventi avversi più comuni associati alla terapia con afatinib* sono stati diarrea ed effetti collaterali di tipo dermatologico. Questi eventi erano previsti con l’inibizione di Egfr, e sono stati in linea con quelli riscontrati negli studi precedenti, gestibili e reversibili1. La comparsa di questi eventi avversi, raramente ha comportato l’interruzione della terapia.1 Per indagare ulteriormente il potenziale di afatinib* come terapia del carcinoma polmonare, Boehringer Ingelheim ha avviato due nuovi studi che confrontano in maniera diretta, testa a testa, afatinib* con altre terapie mirate. Per entrambi questi studi è attualmente in corso il reclutamento dei pazienti. Lux-lung 7 è uno studio di Fase Iib che valuterà afatinib* rispetto a gefitinib, come terapia di prima linea del carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) positivo alla mutazione Egfr. Lux-lung 8 è uno studio di Fase Iii che valuterà afatinib* rispetto a erlotinib, come terapia di seconda linea del carcinoma polmonare a cellule squamose. Afatinib* si differenzia dalle terapie mirate attualmente disponibili per il fatto che inibisce in maniera irreversibile i recettori della famiglia Erbb, ovvero Egfr (Erbb1) e gli altri componenti di questa famiglia che sono coinvolti nei meccanismi di crescita, diffusione e metabolizzazione del tumore. Lo studio della rilevanza clinica del meccanismo d’azione di afatinib*, che è unico e potrebbe avere un maggiore effetto sul tumore, ha costituito la base di partenza su cui si è innestato il programma di studi Lux-lung. I dati completi dello studio presentati nella presentazione orale late-breaking al 48° Congresso Annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology - Asco) a Chicago. E’ possibile trovare maggiori informazioni su Lux-lung 3, compresi il video con i commenti degli specialisti e il webcast, all’indirizzo www.Thewhiteroom.info. Lux-lung 3 è un vasto studio registrativo randomizzato in aperto di Fase Iii con afatinib* vs chemioterapia (pemetrexed e cisplatino), come terapia di prima linea del carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) di stadio Iiib o Iv con mutazione Egfr. Lo studio ha coinvolto 345 pazienti di tutto il mondo, con Nsclc positivo a mutazioni Egfr. Lux-lung 3 è il più vasto studio condotto ad oggi su pazienti con Nsclc positivo a mutazioni Egfr e il primo, in questa popolazione di pazienti, a impiegare come terapia di confronto pemetrexed/ cisplatino.1 Gli eventi avversi più comuni, riscontrati nel braccio trattato con afatinib* sono stati: diarrea (95%), rash (62%) e paronichia (57%). Nei pazienti trattati con chemioterapia (pemetrexed/ cisplatino), invece, sono stati riscontrati: nausea (66%), diminuzione dell’appetito (53%) e vomito (42%). Nel trial è stata riscontrata una bassa percentuale di abbandono della terapia riferibile agli eventi avversi (8% nei pazienti trattati con afatinib*, 12% in quelli trattati con chemioterapia). Nel braccio afatinib*, l’1% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa della diarrea. Il Carcinoma Polmonare - Il carcinoma polmonare è il tumore più diffuso e il più letale al mondo, con circa 1,6 milioni di nuovi casi ogni anno. A causa della sua prognosi infausta, ogni anno muoiono, per questo tipo di tumore, 1,38 milioni di persone.3 Il carcinoma polmonare è responsabile del 18% della mortalità complessiva per tumore.3 Il 13% di tutti i nuovi casi di tumore sono carcinomi polmonari4 la cui causa principale è il tabagismo.5 Nei pazienti colpiti da carcinoma polmonare la valutazione precoce della mutazione dei geni dei recettori Egfr è cruciale per migliorare l’esito. La mutazione dei geni dei recettori Egfr si riscontra nel 10-15% dei pazienti caucasici e nel 40% di quelli asiatici con carcinoma polmonare non a piccole cellule, e le due mutazioni del gene codificante Egfr (la delezione dell’esone 19 e mutazione L858r) si riscontrano nel 90% dei casi 2.  
   
   
BIOTECNOLOGIE A PAVIA: DAL LABORATORIO AL MERCATO  
 
Pavia, 6 giugno 2012 - L’8 giugno, presso il dipartimento di Biologia e Biotecnologie, il convegno dedicato alle iniziative di trasferimento tecnologico in ambito biotecnologico. Interverranno rappresentanti politici e istituzionali cui compete l´attuazione delle politiche necessarie a favorire la creazione di un modello di sviluppo. Il convegno organizzato dal prof. Cella ha come obiettivo quello di sensibilizzare la disseminazione di iniziative di trasferimento tecnologico in ambito biotecnologico coinvolgendo i diversi attori interessati. Alla tavola rotonda interverranno rappresentanti politici e istituzionali cui compete l´attuazione delle politiche necessarie a favorire la creazione di un modello di sviluppo del trasferimento tecnologico in ambito biotecnologico. Moderatore: Rino Cella, Delegato del Rettore per il Trasferimento Tecnologico. 9.00 Saluti del Magnifico Rettore, Angiolino Stella Biotecnologie: quale modello? 9.20 Francesca Brescia: Università degli studi di Pavia Modelli di trasferimento tecnologico 9.40 Luigi Orsenigo: Istituto Universitario di Studi Superiori Iuss Modelli di business delle imprese biotecnologiche 10.00 Ermanno Gherardi: Università degli studi di Pavia Biotecnologie a Cambridge (e a Pavia). 10.20 Discussione. Biotecnologie e Proprietà Intellettuale- 11.00 Valeria Croce: Jacobacci & Partners "Strategia di brevettazione nelle biotecnologie". Tavola rotonda: Sviluppare le Biotecnologie a Pavia- 11.30 Moderatore: Rino Cella – Consigliere Polo Tecnologico Servizi srl Partecipanti: Enzo Balboni – Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Daniele Bosone – Provincia di Pavia, Alessandro Cattaneo – Comune di Pavia, Giacomo dé Ghislanzoni Cardoli – Camera di Commercio di Pavia, Leonardo Vingiani – Assobiotec, Paolo Gazzaniga – Assobiomedica, 13.00 Conclusioni. Pavia 8 giugno 2012 ore 9.00. Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Lazzaro Spallanzani”. Aula Harvey di Farmacologia, Polo Botta 2, 4° piano. Via Ferrata 9, Pavia.  
   
   
INAUGURATO IL NUOVO OSPEDALE DI CAIA IN MOZAMBICO IL PRESIDIO ALLESTITO GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE FRA PROVINCIA DI SOFALA, PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO E COOPERAZIONE ITALIANA  
 
 Trento, 6 giugno 2012 - Sabato 2 giugno la comunità di Caia ha festeggiato con calore ed emozione l´attesissima apertura del nuovo ospedale, inaugurato alla presenza del presidente della Repubblica del Mozambico Emilio Armando Guebuza, durante la sua visita nel distretto. Il nuovo ospedale è stato allestito ed avviato grazie alla collaborazione di più soggetti, sancita dall´accordo firmato nel maggio 2011 tra Provincia di Sofala, Provincia autonoma di Trento e Cooperazione Italiana - Ambasciata d´Italia in Mozambico. Ad implementare il progetto, fianco a fianco con i servizi sanitari locali, il Consorzio Associazioni con il Mozambico di Trento insieme a Medici con l´Africa Cuamm. Dopo il tradizionale rito di propiziazione degli spiriti, seguito dal taglio del nastro ad opera del presidente della Repubblica Guebuza, la delegazione - composta tra gli altri dal governatore di Sofala Carvalho Muaria, dal direttore della Cooperazione italiana Mariano Foti, dal direttore del Cuamm don Dante Carraro e dal presidente del Cam - Consorzio Associazioni con il Mozambico Paolo Rosatti - ha visitato tutti i reparti dell´ospedale. L´ospedale, che serve una popolazione di circa 130.000 abitanti che vivono nel distretto rurale di Caia, è anche punto di riferimento per tre distretti limitrofi, è dotato di circa 100 letti, due sale operatorie, oltre ad una per gli interventi piccoli. Alessandra Cattani, chirurgo di Medici con l´Africa Cuamm, è impegnato nell´avvio della struttura con un ruolo operativo, nonché nel supporto e nella formazione per il personale locale. Alla vigilia dell´inaugurazione sono stati eseguiti i primi due interventi chirurgici, due parti cesarei: interventi simbolo di speranza, ma anche dell´importanza di puntare sulla salute di mamme e bambini. L´apertura dell´ospedale è un traguardo di grande significato per l´assistenza sanitaria della popolazione di Caia, distretto del Mozambico dove in molti, prima di tutto i bambini, soffrono per malaria, dissenteria, malnutrizione, tubercolosi, e dove il tasso di sieropositività è altissimo. Le sfide continuano ora dentro e fuori l´ospedale: manca ancora personale, sia di base che specializzato, bisognerà garantire assistenza adeguata e fornitura di materiali e medicinali, mentre il tema della salute va affrontato con tutta la comunità attraverso interventi di formazione, sensibilizzazione, rinforzo della rete di assistenza domiciliare. In questo percorso con la comunità di Caia, il Trentino è impegnato da oltre 10 anni, attraverso il programma multisettoriale coordinato dal Consorzio Associazioni con il Mozambico attivo - oltre che nell´area socio-sanitaria - nei settori socio-educativo, sviluppo rurale, microcredito, pianificazione e gestione del territorio, acqua e sanitation e con una radio comunitaria.  
   
   
ALESSANDRA ZORZI 9 GIUGNO-31 LUGLIO 2012 "SOLUZIONE AL 50%"  
 
Bassano Del Grappa, 6 giugno 2012 - A 11 anni dalla personale di Alessandra Zorzi " Immaginario e immagine", la Galleria Dieda presenta nuovamente l´artista con una scelta di opere recenti ed alcune sperimentazioni digitali . La sua pittura continua a presentarsi come una fitta trama di figure e oggetti che si mescolano e si sovrappongono in un labirinto allusivo al carattere complesso del mondo, che nel suo fascino sinistro e insieme seducente non si lascia mai decifrare in un significato univoco, in un unico simbolo o in un´unica metafora. Lo spirito dionisiaco del suo racconto tende a comprendere gli opposti: la bellezza e l´orrore, il grottesco e l´ironia, il reale e il surreale , l´umano e l´animale, l´organico e l´inorganico. Fedele ad un linguaggio legato all´immaginario, questa pittura vive di contaminazioni, coniugando gli archetipi della pittura classica ai reperti dei media, i miti più ancestrali con i fotogrammi multimediali più recenti. Nelle opere scelte per la mostra si sta facendo sempre più forte l´urgenza di isolare, dalla babele di figure, delle immagini forti, siano quelle dedicate alle “Gabbie per signora”, ancora così di moda in molte “culture” o alla piramide di corpi qui rappresentata che utilizza una nuova sintassi spaziale, a rendere più efficace il monito alla società di oggi a destarsi dal sonno della ragione che ancora genera troppi mostri. Affiora infatti, nel suo impegno civile, una protesta più intensa alle deluse speranze, che il femminismo aveva innestato nella società, di una partecipazione alla pari delle donne nei ruoli di responsabilità civile e politica. Quella che sarebbe una ‘Soluzione al 50% ‘ dei tanti problemi economici, politici e sociali del nostro paese in primo luogo, e dell’umanità tutta. Una protesta che va di pari passo con l’esortazione alle giovani donne a conquistarli quei ruoli, e a non dare per acquisiti per sempre i diritti e la considerazione conquistati: ne è un terribile esempio il femminicidio, sempre più aggressivo, di uomini barbari contro l’ “oggetto” donna. L´esposizione sarà anche l´occasione per presentare il libro "Candide" di Lucia Bisi, illustrato da Alessandra Zorzi e pubblicato dalle edizioni Canova. Galleria Dieda Inaugurazione sabato 9 giugno, ore 18.  
   
   
CARLA RIGATO CONTEMPORANEO VERNISSAGE ROVIGO 7 – 18 GIUGNO SALA CIRCOLO CULTURALE ARTI DECORATIVE  
 
 Rovigo, 6 giugno 2012 - Si inaugura Giovedì 7 Giugno alle ore 17.30, nello spazio del Circolo Culturale Arti Decorative in Piazza Annonaria a Rovigo, la personale dell’artista Carla Rigato dal titolo «Contemporaneo». Per questa rassegna sono state selezionate 9 opere, scelte tra la produzione più recente della pittrice padovana, ispirate al viaggio nello spazio che può essere inteso sia come “spazio interiore”, sia come “spazio siderale”. Una sperimentazione derivata da una profonda analisi compiuta dall’artista che già da molti anni riflette sulle dimensioni “altre” dello spazio e del colore, e che in questa piccola ma preziosa selezione di quadri di grandi dimensioni, si concentra sulle domande dell’esistenza: dai sentimenti e le profondità dell’animo, ai viaggi dell’essere attraverso il colore che si accende in lampi improvvisi e guizzi impalpabili. I movimenti interiori sono ripercorsi ed interpretati attraverso un istintivo utilizzo dei rossi declinati in varie sfumature, dai toni più accesi alle gradazioni più scure dei bruni: i blu, i neri, i viola e i marroni. La tecnica utilizzata è quella dell’acrilico su tela interpretata da pennellate multimateriche accostate a stesure di colore più fini in un armonica sovrapposizione di strati cromatici. Carla Rigato Vive a Montegrotto Terme e svolge la sua attività artistica a Padova. Si è formata con la pittrice Dolores Grigolon e con il professore di estetica Richard Demel. La frequentazione, dal 2004, della Summer Academy of Fine Arts di Salisburgo, fondata da Oscar Kokoschka negli anni Cinquanta, le ha consentito di lavorare con maestri del´arte contemporanea di livello internazionale. Le sue opere sono caratterizzate da un linguaggio pittorico vigoroso ed emotivo con esplosioni di colore puro sulla tela. Ogni opera infatti, eseguita di getto, mostra grande forza espressiva e spontaneità libera da ogni regola. Carla Rigato ama elaborare ogni soggetto ritratto sino a smarrirne i contorni per condurlo ad una astrazione ricca di emozione trasfusa in colature di colore, in segni e gesti liberi e liberatori. La Mostra Restera´ Aperta Sino Al 18 Giugno 2012 - Ingresso Libero  
   
   
IL TRAIL DU GYPAETE ALLA VALDOSTANA FRANCESCA CANEPA  
 
Aosta, 6 giugno 2012 - Si è disputato sabato 2 giugno il Trail du Gypaete, una corsa di 71 chilometri, con 4 mila 20 metri di dislivello positivo, da Nancy sur Cluses sino a Thyvez, in Haute Savoie, che vedeva al via i più forti trailrunner del Mondo: Elisabeth (Lizzy) Hawker (vincitrice di 4 Utmb), tra le donne, e Killian Jornet Burgada, il fenomeno mondiale del trail e dello sci alpinismo. La valdostana Francesca Canepa, tra gli atleti sponsorizzati dalla Regione Valle d’Aosta per il tramite dell’Assessorato regionale al Turismo, del team Vibram-ecodyger e portacolori dei Courmayeur Trailers, ha vinto la corsa pricnipale nella categoria femminile (71 km) cogliendo sicuramente il risultato più eclatante e prestigioso della stagione. La gara prevedeva 3 diverse prove: la 42km; la staffetta di 71km con team da 2 persone e la prova principale di 71 km con 4020D+, partenza da Nancy sur Cluses e arrivo a Thyez. La cronaca della corsa: al via della gara vi erano circa 400 concorrenti tra cui alcuni dei migliori atleti a livello mondiale, Kilian Jornet Burgada che, in coppia con il vincitore del Tor des Géants 2011 Jules-henry Gabioud, dominano la prova a staffetta e, tra le donne, la più forte atleta in assoluto, vincitrice per ben quattro volte dell´Utmb Elisabeth Hawker. La campionessa inglese parte fortissima e fa subito il vuoto dietro di sé, la Canepa prova a seguirla, ma il ritmo è troppo alto, allora l’atleta valdostana decide di lasciarla andare e fare la propria andatura. Ai primi punti di controllo la Hawker arriva ad avere sino a 15’ di vantaggio sulla Canepa, distacco che si andrà via via riducendo sino a 5’. Al 54° chilometro la svolta : la Canepa raggiunge la battistrada e le due atlete cominciano a correre appaiate. “ «Mi sembrava impossibile essere lì con Lizzy – ha dichiarato la Canepa in un’intervista nel post gara - stavo correndo e parlando con lei, le ho anche detto che per me era già favoloso essere lì e poter arrivare insieme al traguardo sarebbe stato un sogno». Ma la gara non era ancora finita e Francesca decide di provarci e quindi rilancia l’azione con un forcing importante. Tutti a quel punto si aspettano una rimonta decisa della Hawker, ma ciò non accadeva e la Canepa tagliava prima il traguardo di Thyvez in 9h41’16” e con 20 minuti di vantaggio sulla britannica. Un risultato eccezionale, 1a tra le donne e 5a assoluta a soli 28’ dal podio maschile. La prestazione degli altri atleti valdostani in gara per i Courmayeur Trailers si completa con l’ottimo 3°posto di categoria di Luana Bellagamba sulla 71 chilometri, la vittoria di categoria di Paola Marciandi e, sulla distanza dei 42 chilometri, con la vittoria di categoria per Claudia Titolo.  
   
   
MENO ALLENAMENTI PER CORRERE PIÙ VELOCI? UNO STUDIO DANESE AFFERMA CHE È POSSIBILE  
 
Bruxelles, 6 giugno 2012 - Con la stagione degli sport estivi già iniziata, i corridori in tutta Europa stanno approfittando del bel tempo e delle serate più lunghe per fare allenamenti supplementari. Ma come reagirebbero se gli si dicesse che incrementare il volume dei loro allenamenti in realtà non li aiuterà per nulla nel miglioramento dei loro record personali? Questa è l´opinione di un team danese di ricercatori che ha appena pubblicato uno studio che indaga su un nuovo concetto di allenamento che, nonostante una significativa riduzione nel tempo totale di allenamento, può migliorare sia le prestazioni podistiche che la salute di una persona. Scrivendo nel Journal of Applied of Physiology, il team dell´Università di Copenhagen presenta il suo nuovo concetto di allenamento "10-20-30". I corridori nel loro studio in un periodo di 7 settimane hanno migliorato la prestazione sui 1.500 metri di 23 secondi, e su una corsa di 5 km di quasi un minuto, nonostante una riduzione del 50% nel tempo totale di allenamento. Il concetto dell´allenamento 10-20-30 consiste in 1 km di riscaldamento a bassa intensità, seguito da 3 o 4 blocchi di 5 minuti di corsa, inframmezzati da 2 minuti di riposo. Ogni blocco è formato da 5 intervalli consecutivi di 1 minuto divisi in 30, 20 e 10 secondi di corsa, rispettivamente a intensità bassa, moderata e quasi massimale. Allo studio hanno partecipato 18 corridori abbastanza allenati; oltre a migliorare le loro prestazioni podistiche, essi hanno anche tutti avuto un significativo abbassamento della pressione sanguigna e una riduzione del colesterolo nel sangue. "Noi siamo rimasti molto sorpresi nel vedere un simile miglioramento della loro salute in considerazione del fatto che i partecipanti correvano già da molti anni," ha detto il capo del progetto, professor Jens Bangsbo del Dipartimento di scienze dello sport e dell´esercizio fisico dell´Università di Copenaghen. "I risultati mostrano che questo allenamento molto intenso ha un grande potenziale per migliorare lo stato di salute di soggetti già allenati." Il concetto di allenamento 10-20-30 può essere facilmente inserito in una giornata piena di impegni, poiché il tempo necessario per l´allenamento è relativamente poco. I minuti totali necessari, compreso il riscaldamento, vanno da 20 a 30. Per giunta, siccome il concetto 10-20-30 prevede velocità relative e include corsa a bassa velocità e periodi di riposo di 2 minuti, corridori con diversi livelli di forma e allenamento si possono allenare assieme. Thomas Gunnarsson, che ha anche lavorato allo studio, aggiunge che anche il benessere mentale dei partecipanti è migliorato durante il corso del progetto: "In base a un questionario su recupero e stress compilato prima e dopo il periodo di 7 settimane di allenamento, noi abbiamo riscontrato una riduzione dello stress emotivo in confronto a soggetti di controllo che continuavano con il loro allenamento normale." Uno dei corridori partecipanti allo studio, Katrine Dahl, ha commentato questo miglioramento del benessere, e in particolare la natura sociale del concetto di allenamento: "L´allenamento era molto stimolante. Io non vedevo l´ora di uscire e di correre assieme agli altri. Oggi, io sto correndo molto più veloce di quanto ritenevo fosse possibile." Per maggiori informazioni, visitare: Università di Copenaghen: http://www.Nbi.ku.dk/english/    
   
   
MILANO, EUROPEI 2012: IN PIAZZA BECCARIA NASCE EURARENA, IL VILLAGGIO DEL CALCIO DALL’8 GIUGNO AL 1 LUGLIO TUTTE LE PARTITE DI CALCIO SUL MAXISCHERMO, STREET-SOCCER, MUSICA, PUNTO RISTORO  
 
 Milano, 6 giugno 2012 - Il grande calcio scende in piazza. Euro 2012 si gioca anche a Milano, in piazza Beccaria, dove il Comune di Milano, settore Sport e Tempo libero, in collaborazione con Attila Srl, organizza Eurarena. Un villaggio dove poter vivere le emozioni delle partite degli azzurri di Prandelli ma non solo. Calcio, ma anche musica, ristoro e tanto divertimento: tutti i giorni, dall’8 giugno al 1 luglio, infatti, le partite dell’Europeo di Polonia e Ucraina verranno trasmesse integralmente sul maxischermo ad alta definizione sistemato al centro dell’arena, mentre un campo da street soccer ospiterà un torneo 4 vs 4 aperto a tutti e completamente gratuito (organizzato in collaborazione con Us Acli). Ma c’è di più: a Radio Number One, media partner dell’evento, saranno affidate le simpatiche radiocronache delle partite più spettacolari del torneo di street soccer, oltre che le radiocronache di quelle dell’Italia, delle semifinali e finali. Eurarena rimarrà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 24 e all’interno saranno sistemati un punto di ristoro e di incontro multiculturale e un’edicola che distribuirà quotidiani sportivi. Sarà possibile inoltre seguire l’evento e iscriversi al torneo di street soccer sulla pagina Facebook di Eurarena. Se poi la Nazionale azzurra dovesse proseguire il suo cammino fino alle semifinali, è prevista l’installazione di un secondo maxischermo in piazza Duomo.