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MERCOLEDI

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Notiziario Marketpress di Mercoledì 17 Aprile 2013
MERCOLEDÌ 17 APRILE GIORNATA NAZIONALE PER LA LOTTA ALLA TROMBOSI. SCIENZA E BUON SENSO PER DIRE ALT ALLA TROMBOSI, ALLE MALATTIE CARDIO-CEREBRO VASCOLARI.  
 
Milano, 17 aprile 2013 – Scienza e Buon Senso. La ricerca scientifica e la libera scelta. Mercoledì 17 aprile 2013 l´Italia sarà chiamata a compiere gesti che possono essere fondamentali per prevenire le malattie da Trombosi, che conosciamo con il nome di Infarto, Ictus, Embolia, Trombosi venose e arteriose. Si svolge, infatti, la seconda edizione della Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi, evento unico di questo genere al mondo, ideato e promosso dall’associazione Alt, con il Patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Milano, Coni, Lega Calcio Serie A, Aia (Associazione Italiana Arbitri), Fcsa (Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e la Sorveglianza delle Terapie Antitrombotiche) e Siset (Società Italiana per lo Studio dell´Emostasi e della Trombosi). L’invito a scegliere uno stile di vita sano, usando il buonsenso è stato lanciato questa mattina in una gremita sala Montanelli, presso la Rcs in via Solferino a Milano, dalla presidente di Alt, Lidia Rota Vender, insieme al Direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti, al giornalista sportivo Daniele Redaelli e a una straordinaria “Squadra della Salute”. Presente in sala anche Antonio Rossi, campione olimpionico e mondiale di Canoa Kayak e Assessore allo Sport e Politiche per i giovani Regione Lombardia e Massimo Achini, presidente Csi (Centro Sportivo Italiano) a testimonianza dell’alleanza sport e prevenzione, ingredienti anche di Gazzetta Cup di cui Alt e la charity partner 2013. La Squadra. Grandi campioni dello sport per spiegare, attraverso la metafora dell´attività fisica vissuta anche come gioco, come uno stile di vita sano, scelto fin dall´infanzia, e condiviso con la famiglia, gli amici e i colleghi. Uno stile di vita che può salvare 200.000 vite ogni anno. Gianluca Basile Guardia dell’Olimpia Ea7 Milano, un titolo europeo e un bronzo, un argento olimpico con la Nazionale Italiana, fra Italia e Spagna 4 scudetti e un Eurolega. Felice Natalino Giovane calciatore, promessa dell’Inter, ha esordito in serie A e in Champions a 18 anni. Un Mondiale per club, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana già nel palmares. Ha dovuto fermarsi per essere operato al cuore e sta aspettando l’ok dei medici per ritornare in campo. Billy Alessandro Costacurta Ventuno campionati nel Milan, 663 presenze, 2 Coppe Intercontinentali, 5 Champions e 7 scudetti. Con la Squadra Nazionale al secondo posto nel Mondiale 1994. Valentina Marchei Quattro titoli di campionessa italiana di pattinaggio su ghiaccio. Igor Cassina Lo zar della sbarra, primo italiano a vincere un oro olimpico in questa specialità della ginnastica. Anita Torti Sfidante al titolo mondiale di boxe. Una delle tre pugilese professioniste italiane, avvocato civilista. Alessia Trost Campionessa mondiale juniores del salto in alto. A 20 anni diventa la terza italiana a superare i 2 metri, miglior prestazione mondiale dell’anno. Silvia Parente Multisportiva con un grave difetto della vista. Un oro e tre bronzi nello sci alpino alla Paralimpiade di Torino, campionessa del mondo di vela non assistita e di arrampicata. Caterina Bosetti Alzatrice, è il futuro della pallavolo italiana. Esordisce in serie A a 15 anni, oggi ne ha 19. Ha già vinto una coppa del Mondo assoluta, un titolo mondiale e uno europeo juniores e 2 coppa Italia. Elisabetta Sancassani L’unica italiana ad aver vinto una medaglia, un bronzo mondiale, in un arma olimpica, da due titoli mondiali under 23, un oro, un argento e un bronzo ai campionati Europei e 12 titoli ai Campionati italiani. Dan Peterson Il della Squadra della Salute ma soprattutto il coach della pallacanestro per antonomasia! Una coppa dei Campioni, una Korac, 6 scudetti e 3 coppe Italia. Grande commentatore tv dello sport americano Madrina dell’iniziativa la bella e generosa Federica Fontana, conduttrice televisiva, mamma di due figli e moglie felice, conscia dell´importanza della forma fisica, segreto del suo benessere, tanto da creare un blog su questo argomento. Al termine del talk show tutti i presenti hanno sottoscritto il manifesto della Squadra della Salute, che raccoglie in dieci punti semplici ma fondamentali le mosse indispensabili per salvaguardare la propria salute e sconfiggere le malattie cardiovascolari fin da bambini. Il programma - Tanti gli eventi in programma in tutta Italia, a Milano, con i giochi in Arena, a Bari e a Palermo, con il talk show sull´argomento Donne e malattie cardiovascolari che ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Salute . In campo, per dire sì a una vita più sana, anche gli arbitri della Serie A che mercoledì 17 aprile, alle 20 e 45 a San Siro nella semifinale di ritorno di Tim Cup Inter-roma indosseranno la maglia della campagna “Questa è scienza-Questo è buonsenso”. A Milano moltissimi coloro che si sono messi in gioco già sabato 13 aprile in "Pedala con il cuore", evento organizzato da Alt in collaborazione con Bikemi lungo le vie del centro storico per dire no alle auto e sì alla bicicletta, come mezzo sostenibile e salutare per muoversi anche in città, ogni giorno, per andare a scuola e al lavoro, per sensibilizzare la popolazione e sollecitare il Governo e le Istituzioni ad approvare proposte mirate a favorire uno stile di vita sano per prevenire le malattie cardiovascolari. Link al video dell’evento http://www.Youtube.com/watch?v=qxcpz5zgg7m   Consulta i programmi degli eventi su http://www.Giornatatrombosi.it/it/ . L’obiettivo - Un obiettivo comune per tutte le iniziative: spiegare in modo semplice e coinvolgente, anche ai bambini, che mantenere la propria salute significa ridurre la probabilità di andare incontro nel futuro a malattie cardiovascolari evitabili, che conosciamo con il nome di Ictus, Infarto, Embolia: malattie causate dalla formazione di un Trombo nelle arterie o nelle vene, che costituiscono la prima causa non solo di morte precoce ma anche di grave invalidità nel nostro Paese. “Sono troppi coloro che ancora oggi ignorano che queste malattie sono causate da una squadra di complici che complottano per danneggiare il nostro cuore, il nostro cervello, i nostri organi: ed è uno spreco, perchè una persona su tre potrebbe evitarle - sottolinea la presidente di Alt, Lidia Rota Vender - Con “Questa è scienza- Questo è Buon senso” vogliamo testimoniare che le malattie causate dalla Trombosi si possono scongiurare con la conoscenza e con la consapevolezza e con l´intelligenza di scegliere quale stile di vita vogliamo e quale vita prepariamo per noi stessi e per le persone alle quali vogliamo bene. Perché questo obiettivo venga raggiunto abbiamo bisogno della scienza, che ci spiega quali sono i meccanismi che le provocano, e del buon senso, che ci suggerisce quale stile di vita dovremmo scegliere ”.  
   
   
IL SISTEMA DI CURA DELLE DIPENDENZE PATOLOGICHE: UN’ECCELLENZA ITALIANA  
 
Milano, 17 Aprile 2013 - Il fenomeno delle dipendenze patologiche sta attraversando una serie di profonde trasformazioni, per cui non può più essere identificato con la sola tossicodipendenza da eroina. La comparsa di nuove sostanze, il diffondersi di nuovi utilizzi per sostanze già note, il policonsumo, la dipendenza legata a comportamenti (ad esempio il Gioco d’Azzardo Patologico) e i mutamenti nel profilo degli stessi pazienti eroinomani rendono oggi la problematica sempre più complessa e articolata. “In questo contesto, pur nella diversità delle informazioni e dei profili statistici forniti dai maggiori istituti di ricerca e di raccolta dei dati, spiccano i consumi problematici di oppiacei, di alcolici e di psicostimolanti, in particolare il tabacco e la cocaina, oltre al forte incremento del Gioco d’Azzardo Patologico”, evidenzia Augusto Consoli, Direttore del Dipartimento di Patologia delle Dipendenze C. Olivenstein Aslto 2 di Torino e membro del Consiglio Direttivo Sitd. “Rispetto al consumo di oppiacei è da segnalare la riduzione dell´assunzione di eroina per via iniettiva a favore di un’assunzione per via inalatoria. Di particolare importanza è, inoltre, il fenomeno spesso sottovalutato, se non ignorato, del consumo di psicofarmaci prescritti e non prescritti”. Nel nostro Paese la risposta terapeutica al fenomeno delle dipendenze patologiche arriva dai Sert (o Serd), i Servizi pubblici per le dipendenze, nei quali operano oltre 7.000 professionisti con varie specializzazioni. La continuità assistenziale è garantita per mezzo di una rete realizzata con altre strutture sia del Ssn, sia con gli Enti Locali, le Comunità Terapeutiche, la Scuola, la Prefettura, il Volontariato. “Esiste un network istituzionale che, partendo dal Ministero della Salute, vede le Regioni, tramite le Asl, come fulcro dell’organizzazione dei Servizi di cura noti come Serd, e delle Comunità Terapeutiche”, afferma Alfio Lucchini, Direttore Dipartimento Dipendenze Asl Milano 2 e Presidente nazionale Federserd. “I 550 Serd presenti sul territorio lavorano in modo multidisciplinare con compiti di prevenzione, accoglienza, diagnosi e cura, coordinati a livello di rete territoriale dai Dipartimenti delle Dipendenze. I flussi reali di pazienti annui nei Servizi sono quasi di 300.000 unità, con un incremento di nuove patologie, come quelle comportamentali”. Sull’efficacia delle attività svolte dai Sert, recenti dati mostrano come l’89% dei pazienti afferma di essere entrato in contatto facilmente con i servizi del proprio territorio e l’80% si dice soddisfatto del percorso di cura che sta seguendo al loro interno (fonte: indagine promossa da Federserd). Tale percorso, grazie ai team multidisciplinari presenti nei Servizi, si caratterizza per un approccio che integra professionalità, prospettive e competenze differenti. Solo così è possibile affrontare la complessità della patologia da dipendenza. “Gli strumenti utilizzati nel trattamento, che assumono il loro rilievo e la loro importanza sulla base della costruzione di una relazione e di un´alleanza terapeutica significativa, sono diversi – sottolinea Consoli –. Fondamentale è la funzione di valutazione, svolta inizialmente e ulteriormente riformulata e arricchita nell’evoluzione del percorso di cura, la costruzione di un progetto di riabilitazione adeguato, gli approcci farmacoterapeutici, gli interventi sanitari sul versante ambulatoriale o in condizione di ricovero, i supporti psico-educativi e psico-sociali, gli interventi semiresidenziali e residenziali brevi o di medio termine. Questi strumenti, eccetto la fase di valutazione iniziale, non vanno posti in un’astratta sequenza lineare ma vanno pensati come leve di un´azione terapeutica progressiva, frutto dell´azione articolata dei diversi soggetti del sistema socio-sanitario”. Secondo i dati Federserd, nel 2010 le cure erogate hanno prodotto almeno 34 milioni di giorni liberi da droga e un miliardo e 700 milioni di euro sottratti alla criminalità organizzata. Diversi dati (Federserd, Relazioni annuali al Parlamento) mostrano un beneficio economico derivante dalla risposta sociosanitaria al problema delle dipendenze. “Un tema cruciale è, in effetti, quello dei costi del sistema di cura”, illustra Lucchini. “Possiamo dire di avere un’incidenza pari allo 0,7% del Fondo Sanitario Nazionale e allo 0,06% del Pil, contro costi sociali legati alle droghe pari al 2% del Pil. E in queste cifre non è compreso il Gioco d’Azzardo Patologico. A fronte di un investimento di poco più di un miliardo di euro, il sistema di intervento si valuta porti ad un risparmio superiore ai 6 miliardi, in termini di mancato acquisto di droghe e reddito di lavoro acquisito. Le buone cure portano quindi a 6 euro di beneficio per ogni euro investito. La società, prima ancora delle Istituzioni, deve cogliere da tutto questo la rilevanza dei Servizi, la necessità di potenziarli e specializzarli sempre più, di considerarli una grande risorsa non solo per la cura delle persone, ma anche per la difesa della legalità nel nostro Paese”. “Il tema dei costi ha una sua rilevanza, anche se non deve essere assolutizzato”, commenta Antonio Mobilia, Direttore generale Asl Milano 2 “La capacità dei professionisti dei Servizi di creare legami terapeutici efficaci è la vera centralità, nonché la garanzia di buon esito dei trattamenti e di contenimento delle spese. Lo sforzo ulteriore, in un momento di oggettiva difficoltà nel reperire risorse, deve riguardare la governance complessiva del sistema di intervento, lo sviluppo di progettualità, il consolidamento di una rete territoriale finalizzata alla continuità assistenziale, che includa non solo i classici soggetti accreditati, ma anche, nel rispetto dei ruoli, i medici di medicina generale e le farmacie territoriali. Sull’importanza della rete, interviene anche Fabrizio Muscas, medico di medicina generale, referente nazionale Ancom, che pone l’accento su come sia necessario rafforzare ulteriormente questo concetto: “Rimanendo centrale e decisivo il ruolo dei Sert, all’interno di questa rete è imprescindibile trovare modalità di comunicazione adeguate e definire con certezza i ruoli, oltre che avviare uno sforzo importante per la formazione specifica dei professionisti. Un nuovo strumento applicabile all’interno di questa strategia di potenziamento della rete è quello dei Pdti (Percorsi Diagnostico Terapeutici Integrati), già utilizzato per alcune patologie croniche molto diffuse nel territorio”. Sul coinvolgimento dei medici di famiglia nella presa in carico del paziente con dipendenza patologica, Muscas precisa che potrà avvenire, ma solo in modo graduale: “Non è possibile in alcun modo pensare ad una trasformazione del sistema di gestione di queste patologie semplicemente imponendo di fatto nuovi compiti ai medici di medicina generale, senza nessuna preparazione o preavviso, magari sulla base di qualche decreto occasionale e parziale”. Le Dipendenze Patologiche Definizione - La dipendenza patologica è ufficialmente definita dal Dsm-iv (Diagnostic and Statistical Manual – Iv ed. 1994 – a cura dell’American Psychiatric Association) come una “patologia cronica recidivante”, in cui l’uso di sostanze conduce a menomazioni (impairment) e sofferenze (distress) clinicamente significative. Può essere individuata se almeno 3 dei seguenti sintomi compaiono nell’arco di 12 mesi. Tolleranza, espressa come: a) bisogno di dosi sempre più elevate di sostanza per raggiungere l´intossicazione o l´effetto desiderato; b) diminuzione dell’effetto, a parità di quantitativi di sostanza assunta. Astinenza, espressa come: a) caratteristica sindrome d´astinenza; b) assunzione della sostanza (o una strettamente correlata) per attenuare o evitare i sintomi d´astinenza. Assunzione frequente della sostanza in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto. Desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l´uso della sostanza. Dispendio di una grande quantità di tempo in attività necessarie a procurarsi la sostanza, ad assumerla, o a riprendersi dai suoi effetti. Interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell´uso della sostanza. Uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o aggravato dalla sostanza. La clinica delle Dipendenze ha permesso nel corso del tempo di elaborare elementi semeiotici e valutativi che integrano tale classificazione, consentendo l’individuazione di quadri di consumo problematico suscettibili, anche quando presenti sottosoglia, di interventi orientati al superamento dell’uso e al miglioramento delle condizioni di salute individuali. Le Dimensioni Della Tossicodipendenza Panoramica Generale - I dati sui consumi di sostanze stupefacenti in Italia indicano una complessiva tendenza alla contrazione, in atto ormai da alcuni anni. Secondo la Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia, i soggetti con dipendenza da sostanze, bisognosi di trattamento, risultano essere circa 520.150 (562.400 nel 2010), 13,1 ogni 1.000 residenti di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Di questi, 193.000 per oppiacei (4,9/1.000 residenti), circa 136.750 per cocaina (3,4/1.000 residenti) e 190.400 per cannabis (4,8/1.000 residenti). Le Regioni con maggior bisogno di trattamento per oppiacei sono, nell’ordine, Liguria, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Campania, Molise e Sardegna, che presentano una prevalenza superiore a 6,0 su 1.000 residenti. Sul totale dei 520.150 italiani con dipendenza, il 33% risulta in trattamento. Si registra ormai da tempo un trend in calo dei decessi droga correlati, con un maggior decremento dell’andamento in Italia rispetto al trend europeo. Nel 1999 i decessi sono stati 1.002, nel 2011 sono stati 362 (374 nel 2010). Cambiamenti Nel Profilo Dell’eroinomane - Un approfondimento specifico va dedicato all’eroina che, pur subendo un calo dei consumi, continua ad essere la sostanza primaria maggiormente utilizzata dai pazienti in cura per dipendenza patologica. A partire dagli anni ‘70, il consumo di eroina è stato all’origine di molti dei problemi associati alle droghe in Europa. Visti i gravi danni dovuti all’uso di questa sostanza, tra cui i decessi per overdose, la diffusione dei virus dell’Hiv e dell’epatite C tra i consumatori di droga per via parenterale, nonché i fenomeni criminali correlati, la politica europea nel campo delle addiction si è concentrata principalmente sui problemi legati all’eroina. Nonostante gli indicatori segnalino un calo del consumo generale e, cosa ancora più importante, un calo delle nuove iniziazioni al consumo, la natura cronica e di lungo periodo dei problemi associati all’eroina fa sì che molti degli attuali consumatori continueranno ad aver bisogno di aiuto anche negli anni a venire. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto dell´Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze, l’eroina, insieme alla cocaina, continua ad essere responsabile di gran parte dei danni, della morbilità e della mortalità legati al consumo di droga in Europa. La tossicodipendenza da eroina non è quindi in fase di superamento, ma una recente ricerca promossa da Federserd mostra tanti elementi di normalità nella vita sociale e relazionale degli eroinomani che frequentano i Sert. Non sono più soggetti isolati o emarginati, stili di vita e di consumo della droga sono cambiati: oggi ben il 51% di questi pazienti ha un lavoro a tempo pieno, part-time o è uno studente, il 44% ha come titolo di studio la laurea universitaria o il diploma di scuola media superiore, l’80% vive con familiari o amici, un terzo è sposato e il 26% ha almeno un figlio. Insomma, un identikit piuttosto lontano dall’immagine stereotipata del tossicodipendente dei decenni passati. Nuove Minacce - Nonostante i progressi nella presa in carico della tossicodipendenza, la droga continua a uccidere, anche se sempre di meno. A questo si aggiunge il fenomeno, segnalato ormai da più parti, del dilagare di sostanze “di nuova invenzione”, cioè sinora ignorate quanto alla forma di utilizzo o all’incauta miscela nella quale sono assunte: droghe pesanti sconosciute, abuso inedito di droghe leggere, di alcool, di nuovi farmaci, di combinazioni tra bibite alcoliche e prodotti energizzanti. L´ultimo rapporto dell´Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze segnala che, tra il 2005 e il 2011, sono state ufficialmente notificate 164 nuove sostanze psicoattive attraverso il sistema Ue di allarme rapido. Sempre più diffuse sono, inoltre, le cosiddette «droghe legali», prodotte nei Paesi asiatici e smerciate nei negozi sul web. Nel Gennaio del 2012, sono stati individuati 693 negozi online, in aumento rispetto ai 314 del gennaio del 2011 e ai 170 del gennaio del 2010. Tre i prodotti naturali - kratom, salvia e funghi allucinogeni – che continuano a essere le «droghe legali» più frequentemente offerte online. Altre Forme Di Dipendenza Gioco D’azzardo Patologico - Una recente indagine della Cgil tra il personale dei servizi pubblici per le tossicodipendenze ha messo in evidenza come, tra il 2005 e il 2010, il gambling patologico abbia fatto registrare l’incremento più alto di utenti, il 691,8% in più a fronte di un incremento generale di accessi cresciuto in 5 anni del 23% circa. Sono però ancora limitati gli studi circa l’incidenza del fenomeno e sui criteri che permettono di discriminare, nella popolazione generale, i giocatori patologici da chi invece gioca in modo non compulsivo. In Italia, su 15 milioni di giocatori, si stima che 3 milioni siano “a rischio” (concetto vago e aleatorio) e che 120.000 persone abbiano una vera e propria patologia. La Relazione annuale 2012 al Parlamento, sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia, riporta una prevalenza stimata nella popolazione generale (15 – 64 anni) del 1,2 – 3,0% di persone affette da Gioco d’Azzardo Patologico, cioè malati di una dipendenza comportamentale. Scommesse sportive, gratta e vinci e giochi online sono i più praticati dai giovani nell’ultimo anno, mentre per gli adulti sono stati il superenalotto (l’11,2% lo ha giocato più volte al mese), le lotterie istantanee (9,2%) e il lotto (4,0%). Secondo la rilevazione Gap-dpa (Gioco d’Azzardo Patologico – Dipartimento Politiche Antidroga), i soggetti in trattamento per gioco patologico nel 2011 sono stati 4.657 (dato pervenuto da 15 Regioni). Lombardia, Piemonte e Veneto sono state le Regioni con il maggior numero di soggetti trattati, rispettivamente 1.096, 904 e 765. Come in tutti i fenomeni emergenti e di forte impatto mediatico, il rischio è quello di oscillare tra allarmismi ‘interessati’ e banalizzazioni del fenomeno, al momento sono piuttosto scarsi gli investimenti in ricerca, prevenzione e trattamento.Prodotti dagli istituti di maggiore rilievo. Tali discrepanze, tuttavia, non inficiano una lettura complessiva dell´articolazione del fenomeno. Siamo quindi in una fase ancora sperimentale degli interventi, pur essendoci molte similitudini con altre dipendenze che permetterebbero di non partire da zero nella scelta dei percorsi terapeutico-riabilitativi. Il fatto poi che il gioco sia legale e culturalmente accettato rende difficile l’emersione delle situazioni di problematicità e spesso le persone si rivolgono ai servizi di cura solo quando la situazione è già degenerata sul piano finanziario o socio-relazionale, ponendo quindi gli operatori di fronte a una maggiore complessità. Si tratta di una forma di dipendenza che interessa categorie, come le donne e gli anziani, relativamente meno esposte ad altre forme di dipendenza. In tal senso esistono dei parallelismi con l’alcolismo e con l’abuso di alcol che spesso troviamo in associazione con il Gap. Sull’importanza crescente del gambling patologico, è di questi giorni la notizia della nascita, presso l´Agenzia delle dogane e dei monopoli, dell´Osservatorio sui rischi della dipendenza da gioco. L´osservatorio, previsto dal decreto Balduzzi, è infatti finalizzato a valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione della patologia e il fenomeno della dipendenza grave. Dipendenza Da Internet - Su questo fronte, lo stato delle conoscenze è ancora più embrionale, in primo luogo perché la stessa definizione appare impropria. Qualcuno ha detto, che ai giorni nostri, parlare di dipendenza da internet è come parlare di dipendenza dall’energia elettrica, data la diffusione della rete in ogni contesto di vita. Bisognerebbe quindi distinguere eventuali dipendenze (da gioco d’azzardo, da videogiochi, da social-network, da sesso ecc.) che possono essere facilitate dall’accessibilità della rete e capire se la dimensione virtuale ha un ruolo peculiare nella manifestazione e nelle implicazioni di tali dipendenze. Complessivamente le dipendenze non da sostanze ma da comportamenti (quelle da lavoro, da shopping ecc. Oltre a quelle già citate) stanno però evidenziando alcuni limiti delle categorizzazioni finora adottate e possono contribuire a un ridefinizione teorico-pratica del concetto stesso di dipendenza e dei suoi intrecci con altre manifestazioni dei comportamenti compulsivi, inclusi quelli alimentari, che possono avere un forte impatto sul piano socio-sanitario. La Gestione Socio-sanitaria Delle Dipendenze Il Network Italiano Un Intervento “Pubblico-privato-sociale” - In base all’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze (Oedt), nel Vecchio Continente sono le Istituzioni pubbliche i principali erogatori di terapie di disintossicazione. In Italia il network dedicato alla cura e al recupero di persone con bisogno assistenziale, legato all’uso di sostanze psicoattive, si basa sugli oltre 500 Servizi pubblici per le tossicodipendenze (Sert) diffusi sul territorio, nei quali operano 7.000 professionisti con varie specializzazioni – di questi meno di 2.000 sono medici –, e su 1.230 comunità terapeutiche residenziali, semiresidenziali e centri d’ascolto, con circa 6.000 operatori. La loro distribuzione evidenzia una maggiore concentrazione di queste strutture nelle regioni del Nord e in particolare in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (fonte: Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia). Ai Sert in particolare sono demandate le attività di prevenzione primaria, cura, prevenzione delle patologie correlate, riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo dei pazienti. In collaborazione e sinergia con le altre articolazioni del sistema sanitario – comunità terapeutiche, unità mobili di strada, carceri, divisioni ospedaliere, enti locali, volontariato, scuole e prefetture – i Sert sono il fulcro di un modello gestionale che garantisce la continuità assistenziale ai pazienti con dipendenza, attraverso un sistema integrato di intervento pubblico, privato e sociale. I Sert Come Sono Nati - Alcune équipe per la cura di pazienti affetti da tossicodipendenza iniziano a nascere in Italia negli anni ’80, come risposta al notevole incremento dell’utilizzo di droghe per via iniettiva che si stava registrando in quel periodo, specialmente eroina. Il fenomeno aveva determinato un aumento dei decessi per overdose, dei casi di malattie sessualmente trasmesse e di malattie infettive a trasmissione ematica (ad esempio Hiv e infezioni da virus epatitici), dovute allo scambio di siringhe per l’iniezione di eroina. I Servizi pubblici per le tossicodipendenze vengono costituiti a seguito della Legge del 26 giugno 1990, n. 162 e dei decreti attuativi del Ministro della Sanità del 12 luglio 1990, n. 186, 30 novembre 1990, n. 444, 19 dicembre 1990, n. 445, 23 dicembre 1990, n. 448, ed infine del Testo Unico Dpr n. 309 del 9 ottobre 1990. Come Sono Strutturati E Quali Servizi Offrono - I Sert sono inseriti all´interno dei Dipartimenti delle Dipendenze delle Asl; in ogni Distretto Sanitario (o ogni 100.000 abitanti circa), di norma, ne è presente uno. Le prestazioni offerte non sono a pagamento, l’accesso è libero, senza impegnativa medica, e chi vi si rivolge non è obbligato a fornire i propri dati anagrafici, poiché è garantito il diritto all´anonimato, oltre al segreto professionale. È indicato rivolgersi ai Sert quando vi sia un uso di sostanze occasionale e abituale. È consigliato rivolgersi a queste strutture anche quando vi sia solo il sospetto di uso di sostanze, al fine diagnosticare precocemente l’eventuale utilizzo o la presenza di uno stato di dipendenza (soprattutto se la persona interessata è minorenne). Ai familiari vengono, infatti, forniti utili consigli ed orientamenti su come gestire queste problematiche nel modo migliore. Presso ogni struttura opera in genere un team multidisciplinare composto da medici specialisti in farmacologia, infettivologia e psichiatria, sociologi, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri e altro personale di supporto. Tutte queste figure professionali concorrono alla gestione delle diverse e complesse problematiche che presentano i pazienti con dipendenza patologica o i consumatori occasionali. I Sert attuano interventi di consulenza, primo sostegno e orientamento per i tossicodipendenti e le loro famiglie, operando anche a livello di informazione e prevenzione, particolarmente nei confronti delle fasce giovanili della popolazione. Più in particolare, accertano lo stato di salute psicofisica del soggetto, effettuano prestazioni diagnostiche e terapeutiche relative alle malattie infettive e definiscono programmi terapeutici individuali, da realizzare direttamente o in convenzione con strutture di recupero sociale (per esempio nelle comunità terapeutiche). Periodicamente procedono a una valutazione dell´andamento del paziente, dei risultati del trattamento e dei programmi di intervento, in riferimento ai diversi aspetti di carattere clinico, psicologico e sociale. Nel caso della terapia sostitutiva per la disassuefazione da eroina, il farmaco può essere affidato al paziente, con il corredo di un indispensabile piano terapeutico, per un massimo di 30 giorni. In base a una recente indagine promossa da Federserd, sui 110.000 pazienti in cura con questo trattamento in Italia, il 68% riceve il farmaco in affidamento a domicilio e, di questa percentuale, la metà ottiene l’affido per periodi superiori a 3-4 giorni. Si tratta di uno strumento che non risponde solo a esigenze organizzative, ma anche alla necessità di stabilire un’alleanza terapeutica tra medico e paziente, garantendo a quest’ultimo una progressiva normalizzazione e il reinserimento sociale. Non Più Solo Tossicodipendenza - La qualità di intervento nei Sert è migliorata nel corso del tempo e, ancora di più negli ultimi dieci anni. Per rispondere alle sempre più diversificate esigenze dell’utenza, in considerazione anche del mutato profilo del paziente e delle nuove sostanze sul mercato, i Servizi hanno iniziato a erogare terapie per molte altre tipologie di dipendenza, non riducibili solo a quella da eroina. Per quanto concerne le nuove forme di addiction, come il gioco d’azzardo patologico, le dipendenze legate al web o le sexual addiction, la maggior parte delle risposte offerte ai pazienti è venuta proprio dai Dipartimenti delle Dipendenze, attraverso trattamenti prevalentemente basati su colloqui, visite e psicoterapie. Senza dimenticare che presso i Sert vengono, inoltre, presi in carico alcolisti e in molte realtà i tabagisti. I Sert In Cifre - In Italia sono attivi circa 550 Sert. Secondo l’indagine coordinata da Federserd, l’89% dei pazienti afferma di averli trovati facilmente sul territorio e l’80% si dice soddisfatto del percorso di cura che sta seguendo al loro interno; i medici che lavorano in queste strutture hanno un’età media di 54 anni e una storia professionale di 24 e curano, con terapia sostitutiva, fino 124 pazienti ciascuno. La Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia traccia il profilo dell’utenza attuale dei Sert. L’età media dei nuovi accessi è intorno ai 31 anni, con un arrivo ai servizi sempre più tardivo rispetto agli anni passati. Le sostanze primarie maggiormente utilizzate risultano essere eroina (69,3%), cocaina (15,3%) e cannabis (9,2%). Nel 2011 il totale delle persone in trattamento presso i Sert è stato di 172.211 (176.430 nel 2010). Le Regioni con maggior percentuale di utenti in carico ai Sert per uso primario di eroina sono nell’ordine: Umbria, Basilicata, Trentino Alto Adige e Liguria; quelle che invece forniscono assistenza al maggior numero di consumatori di cocaina sono: Lombardia, Sicilia, Campania e Valle d’Aosta. I trattamenti erogati dai Servizi per le tossicodipendenze, secondo le informazioni pervenute dal Ministero della Salute e in base alle stime del 2011, sono stati circa 186.000: per il 66,4% dei casi, si è trattato di terapie di tipo farmacologico (prevalentemente metadone 75,1%), mentre per il 33,4% di tipo psico-sociale e/o riabilitativo non integrato con farmaci. Una recente indagine di Federserd valuta in quasi 300.000 il flusso complessivo delle persone che sono affluite nel 2011 nei servizi delle dipendenze italiani. I Risultati Del Modello Organizzativo Italiano Perché Continuare A Investire - Si stima che un milione di pazienti siano già transitati presso i Servizi pubblici delle dipendenze in oltre 20 anni di storia, con una significativa riduzione del rischio di mortalità, delle malattie infettive, psichiatriche e internistiche e delle condotte illegali. Secondo i dati Federserd, nel 2010 le cure erogate hanno prodotto almeno 34 milioni di giorni liberi da droga e un miliardo e 700 milioni di euro sottratti alla criminalità organizzata. Anche la Relazione annuale al Parlamento 2012 sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia ha stimato il beneficio economico derivante dalla risposta sociosanitaria al problema delle dipendenze. La spesa a carico della società per il consumo di sostanze, comprensiva dei costi per l’acquisto delle droghe, di quelli per l’applicazione della legge, dei costi sociosanitari e della perdita di produttività, sono stati stimati per il 2011 intorno ai 31,2 miliardi di euro, pari al 2,0% del Pil. L’acquisto delle sostanze (circa 22,6 miliardi di euro) incide per il 72,3%, la perdita di produttività (4,7 miliardi) è la seconda voce di costo, 15%, le attività di contrasto ammontano a circa 2 miliardi di euro. I costi socio-sanitari arrivano a 1,8 miliardi (5,6% sul totale), di cui il 40,2% è relativo alla cura delle patologie correlate, il 40% all’assistenza dei soggetti presso i servizi per le dipendenze e il 14,2% all’assistenza nelle strutture socio-riabilitative. A fronte di questa spesa si registra un risparmio imputabile al mancato acquisto delle sostanze, da parte dell’utenza in trattamento, che va da 2,19 miliardi a 8,8 miliardi di euro, al quale si aggiunge il reddito da lavoro dei soggetti riabilitati e nuovamente reinseriti nel mondo del lavoro (3,9 miliardi euro), per un totale di almeno 6 miliardi di benefici. In base a questi dati, la Relazione al Parlamento conclude che, a fronte di ogni miliardo di euro annui investiti per l’assistenza socio-sanitaria, ne deriva un beneficio diretto di circa 6. Curare Le Dipendenze L’importanza Di Un Approccio Multidisciplinare La Diagnosi - La valutazione diagnostica del paziente affetto da dipendenza patologica, per molti aspetti, fa già parte dell’iter terapeutico. Oltre a definire contenuti e obiettivi della terapia, la diagnosi cerca di considerare diversi aspetti della persona, dei suoi comportamenti e del suo sistema di relazioni: Il livello di pervasività/gravità dei consumi, che cosa, quanto, come e da quanto tempo si consuma, oltre agli eventuali pregressi tentativi di cura e alle possibili ricadute già sperimentate. Lo stato di salute fisica, relativamente alla presenza di patologie correlate all’uso di sostanze (Hiv, epatiti ecc.) e non. La dimensione “socio-relazionale”, analizzando il contesto familiare e scolastico/ lavorativo del soggetto, sia per rintracciare possibili fattori facilitanti l’assunzione di sostanze, sia per ponderare le risorse di sistema attivabili nel percorso di cura. La sfera psichica individuale, probabilmente l’ambito più complesso e articolato da valutare, dove gli aspetti affettivi, cognitivi e comportamentali si intrecciano e qualificano l’esperienza soggettiva in cui si inserisce l’uso di sostanze o la dipendenza. A questo proposito, occorre anche rilevare l’eventuale e frequente compresenza di altri disturbi di tipo psichiatrico (ansia, depressione, attitudini antisociali, borderline ecc.). La complessità del processo diagnostico prevede che questo non si esaurisca nella fase iniziale dell’iter terapeutico, ma lo accompagni per tutta la sua durata, ne valuti l’efficacia e prosegua anche oltre, per prevenire possibili ricadute. La Terapia - Il trattamento, affinché possa essere efficace e raccogliere il consenso e l’adesione del paziente, viene basato su una serie di azioni e aspetti specifici: stimolare la motivazione del paziente verso il cambiamento e la costruzione di un’alleanza terapeutica, ridurre il craving, che costituisce il forte richiamo ad assumere la sostanza o a reiterare il comportamento problematico, prevenire gli episodi di ricaduta e supportare il paziente anche sul fronte della sua sfera relazionale e sociale. Per il raggiungimento di tali obiettivi la strutturazione del percorso di cura tende sempre a contemplare più interventi (medico, farmacologico, psicologico, psicoterapeutico, educativo e socio-assistenziale) e più target (individuo, gruppo, famiglia, contesto allargato), con gradualità e seguendo una serie di step funzionali a quanto emerso in fase diagnostico-valutativa. L’aspetto multidisciplinare nella presa in carico del paziente e l’integrazione tra professionalità, prospettive e competenze differenti è quindi centrale nel lavoro dei Sert, i servizi pubblici per le tossicodipendenze del Servizio Sanitario Nazionale. Altrettanto importante è la loro capacità di collaborare con molte altre agenzie e istituzioni del territorio (ospedali, medici di famiglia, servizi psichiatrici, consultori, comunità terapeutiche, servizi sociali, forze dell’ordine, prefetture, carceri, tribunali ecc.). Secondo un recente studio promosso da Federserd (la Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze), volto a indagare il fenomeno della tossicodipendenza e il ruolo delle terapie oggi disponibili, nel 96% dei casi la decisione di iniziare una cura è stata del paziente, anche supportato da parenti o amici, ma soprattutto perché preoccupato in prima persona per il proprio stato di salute e spinto da un desiderio di normalità e stabilità lavorativa. Per la dipendenza da eroina, che risulta ancora la sostanza primaria maggiormente utilizzata dagli utenti in trattamento, si hanno pochi ma efficaci farmaci a disposizione: due terzi dei pazienti sono in cura con metadone, un quarto con il farmaco che combina buprenorfina e naloxone, il 13% con buprenorfina. L’80% si dichiara soddisfatto della terapia, che viene vista come un alleato per ottenere una vita normale, una salute migliore e la scomparsa del craving. Fondamentali sono anche la terapia psicologica e il counselling: 7 pazienti su 10 ricevono questo approccio integrato e 9 su 10 ne riconoscono l’utilità. In effetti l’impiego di farmaci produce risultati migliori quando si unisce a una complessa serie di interventi e strumenti terapeutici, che i gruppi di lavoro multidisciplinari all’interno dei Sert sono in grado di offrire.  
   
   
LOMBARDIA: MEDICINA DI GENERE PER UNA SANITÀ PIÙ APPROPRIATA  
 
Milano, 17 aprile 2013 - La medicina di genere rappresenta un obiettivo strategico per la sanità pubblica. La conoscenza delle specificità e delle differenze fisiologiche e sociali di genere favorisce una sempre maggiore adeguatezza e appropriatezza di cura - nell´ottica della medicina personalizzata e di una migliore tutela della salute - e quindi una maggiore sostenibilità economica del sistema sanitario. Il Convegno - A questo tema fondamentale per il presente e per il futuro della sanità è dedicato il secondo convegno istituzionale promosso da Regione Lombardia su ´La salute della differenza - Percorsi verso una medicina di genere´, svoltosi all´Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli. Hanno aperto i lavori il vice presidente e assessore alla Salute Mario Mantovani, l´assessore alla Casa, Housing sociale e Pari opportunità Paola Bulbarelli e il direttore generale Salute di Regione Lombardia Walter Bergamaschi. Eccellenze E Qualità - Dopo aver ricordato come, nel mondo della sanità, il genere femminile sia superiore come presenza a quello maschile, Mantovani ha sottolineato l´impegno ventennale di Regione Lombardia su questo tema, non solo nel campo della salute. "Sono lieto - ha detto - che si approfondisca questo argomento di grande importanza per la sanità. Dobbiamo riprendere il discorso delle eccellenze e della qualità nel campo della salute dopo due anni in cui, soprattutto i mass media, hanno dato una attenzione marginale a questi aspetti". Impegni Per Il Futuro - "Nel viaggio che sto compiendo nei vari ospedali lombardi - ha aggiunto Mantovani, che ieri è stato a Merate (Lc) e, prima ancora, a Niguarda - riscontro nei direttori generali e nel personale grande entusiasmo e professionalità nel loro lavoro. Gli ospedali funzionano se le persone trovano una accoglienza adeguata sia sul piano strettamente terapeutico, che sul piano umano". Uno degli impegni per l´immediato futuro, ha poi aggiunto il vice presidente, riguarda la situazione dell´ospedale San Raffaele, da affrontare in raccordo con il prefetto per "rasserenare il clima". "Ci sono molte cose da fare - ha concluso Mantovani - siamo all´inizio, ma guardiamo avanti con fiducia e speranza". Pari Opportunità - "La presenza oggi di tante donne, ma anche di tanti uomini - ha aggiunto l´assessore Bulbarelli, che ha ricordato come il convegno di sia il suo primo impegno come assessore alle Pari opportunità - testimonia che c´è una vera attenzione ai problemi delle donne". Anche in sanità, ha sottolineato, "non sempre ciò che è adatto agli uomini lo è anche per le donne", mentre "per tanto tempo la medicina è stata mirata sulle persone, senza la specificità del genere". "Le donne in particolare - ha detto ancora l´assessore - hanno necessità diverse. Questo deve essere considerato e deve vederci lavorare tutti insieme su questioni importanti, come ad esempio la conciliazione e la violenza contro le donne". "Regione Lombardia - ha aggiunto Paola Bulbarelli - ha già dato un segnale di vera attenzione, infatti su 14 assessori, 7 sono donne. Ora dobbiamo giocare questa carta e impegnarci insieme. Io mi metto a disposizione di tutti e voglio essere presente e partecipe. Oggi è stato il primo appuntamento, ma confido che ce ne saranno molti altri".  
   
   
SANITA’: GIUNTA VENETA APPROVA SCHEMA DI ACCORDO PER NUOVO OSPEDALE DI PADOVA.  
 
Venezia, 17 aprile 2013 - La Giunta regionale, nella sua seduta di ieri su proposta del presidente Luca Zaia, ha formalmente approvato lo schema di Accordo per la realizzazione del nuovo ospedale di Padova, definito il 4 aprile scorso dal gruppo tecnico composto da rappresentanti di Regione, Azienda Ospedaliera di Padova, Comune e Provincia di Padova, Università e Istituto Oncologico Veneto. Il costo totale dell’investimento è stimato in oltre 643 milioni di euro, di cui 318 milioni di finanziamento pubblico, anche utilizzando i fondi Cipe “ex articolo 20” per l’edilizia sanitaria. Rispetto al totale, 410 milioni costituiranno il costo di costruzione, 132 milioni il costo per attrezzature e attivazione, a 55 milioni ammonteranno le spese generali, più Iva. Per quanto riguarda le procedure per la realizzazione della struttura, l’accordo prevede che si valuti prioritariamente la proposta di project financing a iniziativa privata già pervenuta, per l’eventuale dichiarazione di pubblico interesse. Nella valutazione dello strumento realizzativo si applicherà la metodologia del cosiddetto “value for money”, ovvero un’analisi comparata della proposta rispetto ad altre modalità procedurali o finanziarie. Nell’ambito dell’accordo è tra l’altro previsto che Comune e Provincia adottino tutte le modifiche indispensabili ai loro strumenti urbanistici, viabilistici e relativi all’accessibilità. Gli Enti si assumono l’impegno di predisporre un piano di valorizzazione e dismissione delle strutture che saranno dismesse non appena il nuovo ospedale sarà operativo. La stazione appaltante sarà l’Azienda Ospedaliera, la quale si impegna tra l’altro a valutare la sostenibilità dei costi del canone di concessione e la durata del project.  
   
   
SANITA’: OK GIUNTA VENETA AD AVVIO PROCEDURE PER COPERTURA 12 PRIMARIATI.  
 
Venezia, 17 aprile 2013 - La Giunta regionale, nella sua seduta odierna su proposta dell’assessore alla sanità Luca Coletto, ha dato il via libera all’avvio delle procedure selettive per la copertura di 12 incarichi di direzione di struttura complessa nelle Ulss 2 di Feltre, 5 Ovest Vicentino, 9 di Treviso, 13 di Mirano,16 di Padova e 18 di Rovigo. “Come più volte ribadito – sottolinea Coletto – la Regione non ha alcuna remora a dare copertura ai primariati vacanti dove ciò risulta necessario per garantire il miglior funzionamento delle strutture”. Questo il dettaglio dei “primariati” per i quali è stato autorizzato l’avvio delle procedure per la nomina: Ulss 2 di Feltre: Pediatria. Ulss 5 Ovest Vicentino: Cardiologia e Ostetricia-ginecologia all’Ospedale di Arzignano; Geriatria all’Ospedale di Valdagno. Ulss 9 di Treviso: Medicina Interna e Chirurgia Generale all’Ospedale di Oderzo. Ulss 13 di Mirano: Direzione Medica degli Ospedali. Ulss 16 di Padova: Medicina e Chirurgia Generale all’Ospedale Sant’antonio di Padova; Medicina all’Ospedale di Piove di Sacco. Ulss 18 di Rovigo: Otorinolaringoiatria e Oculistica.  
   
   
SANITÀ NEL MOLISE, L´INTEGRAZIONE PUBBLICO PRIVATO PER UN SISTEMA DI QUALITÀ  
 
Campobasso, 17 aprile 2013 - «La sanità in Molise diventerà la sanità per il Molise e per i suoi cittadini. Questo sarà possibile investendo nel connubio tra ricerca, qualità e sviluppo. Così si diventa riferimento anche per gli altri territori. Che per noi la situazione sia assolutamente complessa, difficile e stretta da limiti anche asfissianti lo sappiamo, ma la supereremo insieme favorendo le scelte più opportune e sensate. L´integrazione tra pubblico e privato, nel campo delle cure, non deve più spaventarci. Non dobbiamo intenderla come un elemento che in qualche maniera penalizzi il pubblico, questa lettura di antagonismo vecchio stampo non ha davvero più ragion d´essere. La condivisione dei due sistemi significa solo una cosa, un modello di sanità alta. Oggi assistiamo alla nascita di una Fondazione che esplicita l´importanza di questa sintesi. Questo centro di eccellenza e i numeri che può vantare, il buon esempio che rappresenta, ci danno la possibilità di credere che un modello simile, che vede coinvolta anche la nostra università, sia un modello vincente. Qui a Campobasso faremo dei tre centri di Tappino una cittadella della salute nei fatti, per un polo di sanità innovativa, a guida pubblica, a servizio dei molisani e del Molise». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, intervenendo, martedì 16 aprile, a Campobasso alla cerimonia di presentazione della Fondazione Istituto Potito di Ricerca diagnostica per immagini.  
   
   
LE MALATTIE REUMATICHE  
 
Milano, 17 aprile 2013 - “Sono oltre 5 milioni e mezzo le persone in Italia e oltre 300 milioni di persone nel mondo che hanno malattie reumatiche,”dice il dott. Luigi Sinigaglia, Direttore Struttura Complessa Reumatologia dell’Istituto Ortopedico G. Pini, (http://www.gpini.it/ )” e le patologie sono più di un centinaio e sono molto diverse fra loro sia per la sintomatologia che può avvertire il malato sia per i segni con cui si presenta la malattia. Le accomuna tutte l’impegno articolare i cui sintomi prevalenti sono il dolore di diversa entità e la ridotta capacità funzionale delle articolazioni. Possono comparire a qualsiasi età, ma soprattutto negli adulti e negli anziani. Le malattie reumatiche hanno prevalentemente un andamento evolutivo cronico e proprio per questo possono esitare in uno stato di disabilità. Le modalità di comparsa sono diverse; possono comparire all’improvviso ed in maniera acuta oppure il loro esordio può essere più lieve, insidioso e lento nel tempo. Se non curate adeguatamente e nei tempi giusti, dopo 10 anni circa il 50 per cento delle forme più severe va incontro ad una invalidità permanente, quindi una diagnosi precoce è fondamentale. Il progresso scientifico ha compiuto notevoli passi avanti definendo nuove e più particolareggiate tecniche chirurgiche (artroprotesi, ricostruzioni tendinee, ecc.) per correggere le articolazioni particolarmente compromesse. L’approccio chirurgico non sostituisce la terapia farmacologia. Anche in questo campo ci sono importanti farmaci innovativi tra cui gli agenti biologici che colpiscono a monte il processo infiammatorio con l’obiettivo di ridurre il danno articolare che ne può derivare”. Presso l’Aula Magna dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano si svolge il 20 aprile un Convegno intitolato “ La gestione delle articolazioni”, che ha il patrocinio della Regione Lombardia, si alterneranno specialisti di alto livello che saranno a disposizione dei pazienti per spiegare quale approccio sia necessario nel caso di trattamenti con terapie di ultima generazione qualora si presenti la necessità di intervento alle articolazioni e quali siano le tecniche utilizzate per lo scopo. E’ organizzato da Alomar Onlus che punta ad informare il paziente reumatico e chi potrebbe essere interessato agli argomenti trattati per una migliore qualità della vita. Dal 1986 Alomar Onlus opera per far conoscere la realtà dei malati reumatici in Lombardia ai responsabili della sanità pubblica, ai dirigenti delle strutture specialistiche di cura, ai medici e alle Istituzioni, chiedendo inoltre un´adeguata tutela sociale per questi pazienti. Assiste i malati col volontariato attivo presso i reparti di degenza, predispone incontri informativi medico-pazienti e organizza corsi di formazione per una corretta gestione della malattia nella quotidianità. Fa parte di Anmar Onlus - Associazione Nazionale Malati Reumatici.  
   
   
CORTE CONTI, MIGLIORAMENTI SU SPESA FARMACEUTICA; SARDEGNA: RISULTATI IMPORTANTI  
 
Cagliari, 17 Aprile 2013 - Nuovi segnali positivi sul fronte del contenimento della spesa farmaceutica in Sardegna sono emersi oggi a Cagliari durante l’adunanza pubblica della Corte dei Conti. L´indagine. Un´indagine effettuata dalla Sezione di controllo dell´organismo contabile in quattro ospedali dell´Isola (il Binaghi e il Marino a Cagliari, il Segni di Ozieri e il Sirai di Carbonia), attraverso anche delle ispezioni e un lavoro condiviso con le direzioni sanitarie, ha messo in luce che relativamente all´acquisto, alla conservazione, alle giacenze e alla distribuzione dei farmaci nei presidi, le Aziende sanitarie locali interessate (Asl 8, Asl 1 e Asl 7) hanno colmato alcune carenze riscontrate circa un anno fa e si è avuto un "significativo livello di adeguamento" alle raccomandazioni inviate dalla Corte. Armadi Farmaceutici. In particolare, è emerso ad esempio che ormai nei reparti degli ospedali analizzati sono stati attivati gli armadi farmaceutici informatizzati (previsti dal Sisar, il Sistema informativo sanitario regionale), i medicinali sono riposti in stipetti chiusi a chiave, è presente una rilevazione sia dei farmaci scaduti, sia di quelli distribuiti che di quelli consumati. Tutti elementi che hanno contribuito a portare a sensibili riduzioni della spesa farmaceutica. De Francisci. "Si tratta di risultati importanti - ha sottolineato l’assessore della Sanità Simona De Francisci, intervenuta all´adunanza odierna - ottenuti soprattutto grazie a un leale lavoro di squadra tra Regione, Asl e Corte dei Conti e che fanno ben sperare che altrettanti obiettivi siano raggiunti nel resto dei nostri ospedali. È un percorso lungo, difficile, sul quale sono state riscontrate anche fisiologiche resistenze al cambiamento ma è un processo ormai intrapreso e che si inquadra nella più ampia strategia della Giunta sul fronte dell´abbattimento della spesa farmaceutica attraverso numerose iniziative, tra le quali ricordo la centralizzazione delle gare di acquisto". Sisar. Per quanto riguarda il Sisar, De Francisci ha ribadito che Regione e Sardegnait sono al lavoro per risolvere la lentezza di alcuni applicativi e che nella prossima Finanziaria saranno stanziati 400mila euro utili ad accompagnare gli operatori in questo processo.  
   
   
GESTIRE E COMUNICARE LE EMERGENZE PER LA SALUTE: UN SEMINARIO A TRENTO  
 
Trento, 17 aprile 2013 - Le amministrazioni pubbliche sono talvolta chiamate ad affrontare e gestire complesse situazioni derivanti da allarmi o preoccupazioni, più o meno giustificate, per la salute pubblica legate alla presenza di fattori di rischio ambientali accertati o sospetti, collegati ad esempio ad attività industriali o agricole. In Trentino è accaduto ad esempio per il "caso Acciaieria Valsugana" e per l´esposizione a fitofarmaci impiegati in frutticoltura in valle di Non, due casi di cui si è tra l´altro parlato oggi al workshop "Determinanti ambientali: identificazione, gestione e comunicazione dei rischi per la salute" organizzato dall´Assessorato alla salute e politiche sociali e dall´Ufficio regionale per l´Europa dell´Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Obiettivo del seminario, ospitato presso il Polo universitario delle Professioni sanitarie dell´Apss, è quello di mettere gli operatori della salute nelle condizioni conoscitive migliori per una corretta gestione e comunicazione alla popolazione dei rischi per la salute derivanti dalle "emergenze" industriali o ambientali, in particolare a livello locale. Ecco spiegato perchè tra gli interventi al seminario due hanno riguardato le modalità con cui si sono affrontati in Trentino, da parte delle istituzioni, i casi dell´Acciaieria di Borgo Valsugana e dei fitofarmaci per l´agricoltura in valle di Non. La gestione di queste problematiche da parte delle autorità locali - questo il punto di partenza del seminario - richiede competenze e comporta interventi di diversa natura: non basta la capacità tecnica necessaria a valutare realisticamente la portata dei possibili impatti, occorre anche una accorta gestione delle informazioni, delle evidenze, della comunicazione sul rischio e delle relazioni con i portatori d´interesse più rilevanti. Un esempio che illustra bene queste problematiche è quello delle implicazioni di salute delle aree industriali, particolarmente difficile per la complessità, l´incertezza, la frequente carenza di dati affidabili, i forti interessi invariabilmente presenti che generano conflitti fra le istanze industriali, occupazionali e ambientali, la necessità di intraprendere simultaneamente azioni di ricerca e di bonifica. Il tema dei siti contaminati è per altro quanto mai attuale, anche a livello locale, dopo il recente decreto ministeriale di declassamento di 22 Siti di Interesse Nazionale a Siti di interesse regionale. Secondo i promotori del workshop, la crescente domanda di partecipazione nelle politiche di gestione del rischio da parte dei cittadini e gruppi di interesse rappresenta un´ottima opportunità per l´adozione di politiche partecipate e sostenibili, ma richiede in particolare alle autorità sanitarie ulteriori competenze in tema di risk management. E´ quindi importante quanto si è voluto fare a Trento, ovvero condividere le conoscenze accumulatesi in materia, e le migliori esperienze, a cominciare da quelle italiane più prossime. Di qui l´esposizione, accanto a quelli trentini, di alcuni casi studio riferiti a Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna.  
   
   
SANITÀ CAMPANIA: ATTENZIONE VERSO LE IMPRESE MERIDIONALI  
 
Napoli, 17 aprile 2013 - "Con l´approvazione del protocollo di intesa con Assobiomedica manteniamo gli impegni assunti circa lo sblocco del pagamento dei crediti pregressi." Così il consigliere per la Sanità Raffaele Calabrò commenta il protocollo voluto dal presidente Caldoro con l’associazione di Confindustria delle imprese produttrici di dispositivi medici. "L´accordo - sottolinea Calabrò - rappresenta l’attenzione e la sensibilità nei confronti delle imprese, in particolare di quelle delle aree meridionali che soffrono più di altre gli effetti della crisi, e degli stessi pazienti, rispetto ai quali i mancati pagamenti avrebbero finito per tradursi in difficoltà di assistenza. "Dimostriamo di essere una Regione, come sottolinea Assobiomedica, che è di esempio per altri territori nel settore. Una regione virtuosa. "E´ importante - conclude Calabrò - aver previsto un tavolo per monitorare i pagamenti con puntualità e costanza. E’ la conferma della volontà di chiudere in via definitiva la fase negativa in cui è vissuta la sanità in Campania negli anni scorsi."  
   
   
VISITA CANTIERE OSPEDALE ALTA MURGIA  
 
Bari, 17 aprile 2013 - L’assessore alle Politiche della Salute, Elena Gentile, sabato 13 aprile ha visitato il cantiere dell’ospedale della Murgia. Situato tra Altamura e Gravina, il complesso andrà a sostituire una serie di piccoli ospedali che gravitano nell’area murgiana, offrendo in cambio una struttura moderna, dotata delle migliori tecnologie sanitarie, con standard alberghieri di tipo contemporaneo e di facile accesso dalla vicina strada statale. La storia del completamento della struttura è stata travagliata, in quanto il progetto si è articolato in tre lotti successivamente finanziati. Dal 1995, quando si è cominciato a pensare al nuovo ospedale, sono intervenute poi leggi per la resistenza antisismica e antincendi che hanno fatto riconsiderare i progetti. Il primo lotto infatti è stato del tutto rinforzato con tiranti di acciaio per migliorare la sicurezza antisismica, mentre i lotti seguenti sono stati già predisposti in sede di costruzione anche per le nuove norme antincendio. La struttura è praticamente pronta: alcune delle stanze presentano già il campionario degli arredi forniti dalle ditte, essendo in corso le procedure di gara per l’assegnazione. L’ospedale presenta un grande atrio coperto per l’ingresso, un pronto soccorso dotato di eliporto, sale convegni, 207 posti per degenze, sette sale operatorie delle quali una già predisposta per la robotizzazione. Proprio la fornitura degli arredi e delle attrezzature elettromedicali è l’ultimo step prima della consegna: poi ci sarà la fase dei collaudi antincendio e l’apertura al pubblico. “Fare in fretta, ma senza pregiudicare alcun aspetto dei collaudi e della sicurezza – ha detto nell’occasione l’assessore Gentile – speriamo di chiudere tutto in qualche mese. L’obiettivo di questa visita è proprio quello di visionare lo stato dei lavori, incoraggiare tecnici e dirigenti sia della Asl che delle ditte, senza fare annunci che potrebbero essere smentiti dai fatti”. Dalle carte che la Asl ha consegnato all’assessore forse quattro mesi sarebbero sufficienti, visto che i collaudi antincendio potrebbero essere effettuati utilizzando le certificazioni già in possesso dagli arredi. Qualche mese in più di tolleranza, se non dovessero esserci ricorsi, e l’ospedale potrebbe vedere i primi pazienti ricoverati, attingendo al bacino dell’area interna del Barese e risultando anche attrattivo per altre zone. Ma si tratta di tempi puramente indicativi. Del resto ci sono 16 lotti oggetto di gare d’appalto: arredi, arredi di laboratorio, tac, rmn, radiologia, senologia, ecografi, emodinamica, endoscopia, arredi tecnici, scialitiche, testaletto, tavoli operatori, sterilizzatori, monitoraggio, anestesie e dialisi. Le progettazioni sono esecutive e del tipo “chiavi in mano”: i tecnici della Asl presenti sabato hanno ammesso ritardi solo per il caso delle radiologie, che vedono qualche rallentamento per le gare. “E’ difficile – ha detto l’assessore Gentile – motivare la chiusura di una struttura di questo tipo. Nell’immaginario collettivo tener chiuso un ospedale del genere, è un problema. Visto l’elevato grado di completamento dei lavori, si potrebbe pensare di rendere vivo l’ospedale trasferendo già qualche ufficio, qualche magazzino, senza alcuna attività di diagnosi e cura fino al rigoroso completamento dei collaudi”. Al sopralluogo hanno partecipato il direttore della Asl, Domenico Colasanto e l’ing. Sebastiano Carbonara, dell’area tecnica della Asl, oltre a Sergio Massenio, direttore degli ospedali di Gravina-altamura. Con loro, rappresentanti delle ditte costruttrici.  
   
   
SANITÀ, NOMINATO IL NUOVO COMMISSARIO DELL´AO DI VALTELLINA  
 
Milano, 17 aprile 2013 - La Giunta regionale, su proposta del presidente Roberto Maroni, di concerto con il vice presidente e assessore alla Salute Mario Mantovani, ha nominato Maria Beatrice Stasi commissario dell´Azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna (So), in sostituzione di Giuliano Pradella, cha ha rinunciato all´incarico.  
   
   
INAUGURATO IL CENTRO DI SIMULAZIONE IN MEDICINA A CAREGGI  
 
Firenze, 16 aprile 2013 – “Sono convinto che la simulazione in medicina sia sempre meno una cosa di nicchia e che invece debba diventare sempre di più un metodo di lavoro. Non si smette mai di imparare e c’è sempre bisogno di migliorare. Anche i piloti più esperti, ogni tanto si fanno qualche ora di simulazione”. L’assessore al diritto alla salute ha partecipato stamani all’inaugurazione del nuovo Centro per la simulazione avanzata in medicina, che ha sede all’interno del Nic, il Nuovo ingresso di Careggi. All’evento, oltre all’assessore, erano presenti i direttori delle aziende ospedaliero-universitarie di Careggi, Valtere Giovannini, e Meyer, Tommaso Langiano, il rettore dell’Università di Firenze, Alberto Tesi, e il professor Gianfranco Gensini, presidente della Società italiana di simulazione in medicina. Nell’occasione è stato presentato il programma dei corsi per il 2013. Il Centro, nell’ambito del Laboratorio per la formazione in sanità (Formas), è nato nel 2007 dalla collaborazione tra l’Università di Firenze, le aziende Careggi e Meyer, la Regione Toscana e la Harvard University di Boston, riunendo le esperienze nel settore della simulazione medica adulta e pediatrica in medicina di emergenza-urgenza sia intra che extraospedaliera. “Oggi la medicina di simulazione ci consente di ricreare situazioni di emergenza in totale sicurezza – ha detto Gianfranco Gensini – La tecnologia riproduce con assoluta fedeltà gli effetti sull’organismo umano di un trauma o di un infarto, per mezzo di sofisticati manichini sono simulabili le variazioni dei parametri vitali e l’interazione con le terapie e procedure rianimatorie. Come per i piloti nei simulatori di volo è possibile inserire variabili inattese per valutare le reazioni degli operatori in condizioni di stress. Questo è importante per imparare, sperimentare nuove tecniche, ridurre i margini di errore e migliorare costantemente la reattività dei professionisti e dei volontari in situazioni di emergenza”. L’assessore Marroni ha ricordato che proprio ieri la giunta regionale ha approvato una delibera che dà le linee di indirizzo per la formazione in simulazione, costituendo una rete che colleghi in modo coordinato i vari centri e laboratori di simulazione che sono sorti negli ultimi anni, per garantirne gli standard formativi. La delibera si prefigge anche di presentare la Toscana come “piattaforma formativa in simulazione” per professionisti, italiani ed europei, che possano vedere la Toscana come una rete formativa plurispecialistica.  
   
   
TOSCANA AI DISABILI: ENTRO FINE MAGGIO UNA BOZZA DI LEGGE  
 
Firenze, 17 aprile 2013 – Una bozza di legge entro fine maggio, un testo unico sui diritti delle persone disabili, che tocchi tutti gli aspetti della disabilità. E’ l’impegno preso dall’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni, che ieri in assessorato ha incontrato alcuni rappresentanti delle associazioni Vita Indipendente e Associazione Toscana Paraplegici. La settimana scorsa, i disabili delle due associazioni avevano occupato la sede della Regione, in piazza Duomo, presentando una lista di richieste. L’assessore, impegnato in una seduta del Consiglio, non aveva potuto incontrarli: li aveva incontrati al suo posto il capo di gabinetto Rossano Mancusi, con due tecnici dell’assessorato. Nel pomeriggio li aveva raggiunti Massimo Toschi, consigliere del presidente per la difesa dei diritti delle persone disabili, che si era impegnato a farli incontrare con l’assessore entro pochi giorni. “Confermiamo il nostro impegno per una legge sulla disabilità che non riguardi solo la vita indipendente, ma inquadri tutti i problemi dei disabili – ha detto l’assessore Marroni – Per quanto riguarda le vostre richieste, su alcune è possibile l’accordo, su altre no. Siamo disponibili, per esempio, ad abolire il limite di 65 anni, continuando a dare il contributo per il Progetto Vita Indipendente anche a chi ha superato quell’età. Fateci avere una nota di tutto quello che secondo voi non funziona – ha chiesto l’assessore – Se abbiamo un elenco specifico di problemi e proposte, possiamo fare un regolamento ed emanare un decreto. Mi sembra che stamani qualche passo in avanti si sia fatto”. All’incontro era presente anche Massimo Toschi: “Siamo già al lavoro per un testo unico sulle persone disabili – ha informato – che evita la frammentazione e la polverizzazione delle risorse. Bisogna costruire un impianto unico, che comprenda anche articoli dedicati alla vita indipendente. Entro fine aprile sarà pronta una prima ricognizione su tutte le leggi e le delibere della Regione Toscana. Entro fine maggio mi impegno a presentarvi una bozza, da sottoporre alla valutazione delle associazioni”. Nel corso dell’incontro, è stato sottolineato che dal 2012 al 2013 il Fondo per la non autosufficienza è aumentato: da 80 milioni a 81,8. E anche la quota destinata alla Vita Indipendente è cresciuta da 5,2 a 7 milioni di euro.  
   
   
FISU SEMINAR: ESPERIENZE CONDIVISE IN VISTA DELL´UNIVERSIADE 2013  
 
Trento, 17 aprile 2013 - Si sono appena conclusi i lavori del Fisu Seminar di Trento: una due giorni di intensi incontri con esperti della Federazione Internazionale Sport Universitari, che hanno formato i giovani volontari e i collaboratori e hanno aperto un confronto costruttivo con i membri del comitato organizzatore dell´Universiade invernale. Filippo Bazzanella, segretario generale di Trentino 2013, ha evidenziato l´utilità dei workshop operativi e degli incontri del seminario: un intenso e lungo lavoro di organizzazione dell´evento che si terrà il prossimo dicembre, ha permesso di toccare molti aspetti che nel quotidiano non possono essere esaminati."Si è trattato di un vero arricchimento, proveniente da esperti da tutto il mondo" ha commentato Bazzanella. Oltre 150 le persone coinvolte, tra volontari e organizzatori, che hanno fatto del seminario un´importante occasione di riflessione. Andrea Molinari, Project Manager dell´evento, ha notato la grande sintonia che si è instaurata tra comitato organizzatore e Fisu, soprattutto su come affrontare gli aspetti cruciali della manifestazione. Conclusasi positivamente questa esperienza, la due giorni lascia il testimone ad una nuova serie di appuntamenti. Domani 17 aprile, infatti, presso il Rettorato dell’Università in via Belenzani si avvierà il confronto-ispezione tra i vertici Fisu e il comitato organizzatore di Trentino 2013. Tre giorni caratterizzati da un’intensa agenda di lavori per analizzare, in tutti i settori, lo stato di avanzamento dell’organizzazione presieduta da Sergio Anesi, con vicepresidente il prof. Paolo Bouquet (in rappresentanza dell’Università di Trento). A fianco dell’intenso scambio di valutazioni sono previsti anche dei sopralluoghi alle strutture ricettive a Canazei e Baselga di Piné.  
   
   
DELTAPLANO E PARAPENDIO IN GARA A VARESE E VICENZA  
 
Torino, 17 aprile 2013 - Per il volo in parapendio, dal 25 al 28 aprile a Caltrano (Vicenza), nasce il Trofeo Max, dedicato a Massimo Dall´oglio, un grande pilota e forte agonista, un istruttore dotato di eccezionale carisma, prematuramente scomparso. L´evento debutta sotto l´innovativa formula di campionato italiano per squadre formate ciascuna da tre piloti dei quali uno, di livello nazionale ed internazionale, ha la funzione di tutor, mentre gli altri due provengono dai campionati regionali. L´intento è quello di creare un momento d´alto valore formativo grazie ai tutor che avranno il compito di guidare i compagni di squadra meno esperti. L´area di volo si estende sulle Prealpi Vicentine, dalle Piccole Dolomiti, all´Altopiano di Asiago, fino alle pendici del Monte Grappa, interessando anche la pianura dell´Alto Vicentino. Il decollo è situato a quota 1.200 metri sul Monte Corno (Lugo Vicentino), un vasto prato che può contenere oltre cento parapendio. Atterraggio e sede operativa nei pressi della trattoria Sant´antonio a Caltrano. La gara è articolata in due giornate, quelle più propizie come meteorologia tra le quattro a disposizione. Di contorno alla competizione molte iniziative parallele, dalle gare di centro, ai momenti conviviali e formativi, fino alla commemorazione di Max Dall´oglio. Sempre dal 25 al 28 aprile, invece, i piloti di deltaplano saranno impegnati a Laveno Mombello (Varese) per il Trofeo Valerio Albrizio, edizione numero 27. Al momento oltre 70 le iscrizioni pervenute da piloti italiani e stranieri che confermano l´importanza di questa competizione inserita nel calendario della Fai, Federazione Aeronautica Internazionale. Presente al completo il team azzurro, reduce dall´ennesimo oro mondiale a squadre vinto in Australia lo scorso gennaio e l´attuale campione del mondo, l´austriaco Manfred Ruhmer. Il decollo dei deltaplani avverrà dalla pedana posta sul Monte Sasso del Ferro (altezza 960 m), di riserva il pendio del Monte Nudo (1117 m) come alternativa. Da qui i percorsi di gara, secondo le condizioni meteo, potranno svilupparsi verso est oltre Como e Lecco, a nord sulle Alpi Svizzere e ad ovest sino al Passo del Sempione e verso il Monte Rosa, prima di raggiungere il vasto atterraggio ufficiale in località Pradaccio a Laveno. Le iniziative collaterali prevedono serate con musica dal vivo, area giochi per i bimbi, esibizioni di aeromodelli e di rapaci a cura del Gruppo A.v.a., la prima, e del Circolo Falconeria Maestra, l´altra. Per il pubblico c´è la possibilità di provare voli in deltaplano e parapendio accompagnati dagli istruttori.