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Notiziario Marketpress di Mercoledì 16 Aprile 2014
SALUTE: EBOLA, NESSUNA ALLERTA MA PRONTA TASK FORCE REGIONALE FVG  
 
Udine, 16 aprile 2014 - Pur essendo bassissimo il rischio di estensione dei focolai di febbre emorragica da virus Ebola in Italia, la Regione ribadisce che dispone di tutte le informazioni necessarie ed aggiornate e di un´organizzazione già sperimentata, in grado di far fronte a eventuali situazioni di rischio. Il ministero della Salute aggiorna le Regioni quasi giornalmente, segnalando situazioni di allerta e disponendo in caso misure cautelative e restrizioni. Ad oggi, non è stata raccomandata l´adozione di nessuna misura precauzionale. L´oms, Organizzazione mondiale della sanità, non ha consigliato nemmeno restrizioni a viaggi o a rotte commerciali per la Guinea, Liberia, Mali e le aree dove sono segnalati focolai del virus. I dati indicano che il rischio di diffusione verso l´Europa è estremamente basso e risulta improbabile, anche se non impossibile, che i viaggiatori infettati possano arrivare in Europa durante il periodo di incubazione della malattia. La Regione ricorda che è attiva in Friuli Venezia Giulia una task force multidisciplinare composta da infettivologo, referente del laboratorio di virologia, del dipartimento di prevenzione e delle direzioni sanitarie ospedaliere, dei pronti soccorsi /aree di emergenza, pediatri e dall´organo istituzionale deputato alla comunicazione. Il gruppo, coordinato dalla Direzione Salute, è in grado di dare in tempo reale risposte sulle modalità assistenziali, organizzative e sulle misure di profilassi: trasporti, cura, degenza, trattamento farmacologico, smaltimento rifiuti ecc. Le strutture individuate per ricoveri di casi ad alta contagiosità sono le unità di infettivologia degli ospedali di Trieste e di Udine, che hanno tutti gli standard previsti dai protocolli internazionali. Il gruppo si avvale della collaborazione della Protezione Civile, delle Prefetture e degli organismi ministeriali addetti alla Sanità Marittima, Area, Portuale e di Confine per gestire in modo coordinato vie di ingresso (porto, aeroporto ecc.) in regione, anche con l´eventuale supporto delle forze dell´ordine.  
   
   
PRESIDENTE LOMBARDIA: VERSO UNO SVILUPPO SANITARIO  
 
Milano, 16 aprile 2014 - "Vogliamo mettere mano alla riforma del Sistema sanitario lombardo. Abbiamo già cominciato il processo di analisi e di elaborazione delle proposte per migliorarlo". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, intervenendo, a Milano, al convegno intitolato ´Al Servizio della persona e della famiglia: le proposte e le idee della Cisl per il riordino del Sistema sanitario lombardo´. Commissione Ha Concluso Verifica - "Qualche giorno fa - ha proseguito il presidente - la commissione che abbiamo istituito, guidata dal professor Veronesi, mi ha consegnato lo studio di verifica del sistema attuale e le proposte per lo sviluppo del Sistema sanitario lombardo". Una Sanità Sempre Più Territoriale - "Il Sistema sanitario - ha precisato il governatore - occupa tre quarti del Bilancio regionale, per cui spendiamo circa 17 miliardi per un Sistema, il nostro, che ha punte di eccellenza non solo in Italia. In Lombardia ci sono 37.000 posti letto per quasi 10 milioni di abitanti: siamo nei parametri previsti dal decreto 95 del 2012, che dispone una soglia di 3,8 posti letto per ogni mille abitanti". Contenimento Spesa - "Abbiamo ridotto i ricoveri negli ultimi 15 anni del 26 per cento - ha precisato il presidente -, per spostarli sul territorio; il numero dei soggetti trattati negli ospedali dal 1997 al 2012 è stato ridotto da 1.294.000 a 958.000: c´è stata una politica che va proprio verso il territorio, ovvero meno ricoveri e più assistenza dopo, questa è la strategia seguita e che ha portato a un contenimento della spesa e a un miglioramento dei servizi". Assistenza Territoriale - "Nel 2003 l´assistenza territoriale era al 48 per cento e quella ospedaliera al 47 per cento - ha aggiunto il governatore -; nel 2012 quella territoriale è passata al 54 per cento e quella ospedaliera è calata al 40 per cento: si è investito in questa direzione, e mi pare quella giusta, anche perché la cronicità e l´invecchiamento determinano un investimento sempre maggiore nell´assistenza domiciliare. Per cui la strada da seguire è questa, quella di investire sempre più nel territorio". L´evoluzione Ineludibile Dei Costi Standard - "Sulle risorse l´evoluzione è quella dei costi standard: lo scorso anno - ha ricordato il presidente della Giunta regionale - per la prima volta in Conferenza delle Regioni è stato approvato questo principio. Per la prima volta tutte le Regioni hanno accettato questo principio, per cui il rimborso di un servizio, per esempio una radiografia che magari qui costa 10 e altrove 100, non viene più effettuato a piè di lista, ovvero a noi 10 e agli altri 100, ma diventa quello della media di tutte le Regioni, per cui chi spende di meno ha un vantaggio e chi spende di più viene penalizzato. Pensate che l´applicazione per i soli due mesi conclusivi del 2013 di questo principio ha portato a un beneficio per la Lombardia di 75 milioni di euro, che abbiamo utilizzato per azzerare i ticket sui farmaci per 800.000 cittadini lombardi. "Questo è un processo ineludibile - ha concluso il presidente - ed è un principio di responsabilità, che mette in competizione le Regioni tra di loro, per spendere meno. Questo principio è una cosa giusta e abbiamo chiesto sia inserito in Costituzione, perché la spesa pubblica in questo settore deve avvenire utilizzando questo criterio dei costi standard, perché è solo così che ci sarà un risparmio vero".  
   
   
RICERCA: HORIZON, FVG PARTECIPA A BANDO PER FABBISOGNI DI IPOVEDENTI  
 
Udine, 16 aprile 2014 - La Regione parteciperà entro il termine del 23 aprile in qualità di partner al bando Innovation and Entrepreneurship Support (Ict-35-2014), per il tramite di tre Direzioni (Lavoro, Salute, Funzione pubblica). Si tratta di una delle prime opportunità del nuovo programma europeo Horizon 2020 che mette a disposizione 80 miliardi di euro complessivi a favore di ricerca e innovazione. La Giunta, su proposta dell´assessore regionale alla Ricerca Loredana Panariti, ha dunque autorizzato il Servizio istruzione, diritto allo studio, alta formazione e ricerca a sottoscrivere gli atti. Il progetto intende affrontare con un approccio nuovo e fortemente sostenuto dall´Ue una sfida sociale (in questo caso l´ipovedenza), cercando di stimolare la domanda di ricerca e innovazione della pubblica amministrazione, quale motore di processi di creazione di nuovi prodotti, nuove tecnologie e quindi nuovi mercati. Il progetto parte dalla raccolta dei fabbisogni di una particolare categoria di portatori d´interesse, ovvero gli ipovedenti, e ha per obiettivo lo sviluppo di ausili e tecnologie assistive per la mobilità, per la diagnosi e anche per il trattamento clinico. Nello specifico il progetto predisporrà un appalto pre-commerciale, quale nuovo strumento per gestire processi di innovazione attraverso la domanda della Pubblica amministrazione. I partner, oltre alla Regione, sono la Consulta disabili del Friuli Venezia Giulia, l´European Blind Union, l´Istituto regionale Rittmeyer per i ciechi, l´Università di Salerno, e le società tedesche Bfw Duren e Zenit, il Consorzio per l´Area di Ricerca di Trieste, Barcelona Macula Foundation, Fondation Barraquer e Ecrin network. Il ruolo di capofila è dell´organizzazione pubblica no profit che fa parte del Dipartimento catalano di Salute Aiaqs - Catalan Agency for Health Information, Assessment and Quality. Il ruolo della Regione è quello di fornire degli indirizzi sulle priorità e questa funzione farà capo alla Direzione centrale Salute. La Direzione Lavoro, invece, avrà un ruolo di programmazione per possibili appalti pre-commerciali e innovativi, ad esempio a valere sui fondi Fesr della programmazione 2014 - 2020 o su fondi comunitari di Horizon 2020. Nello specifico bando, la Direzione Lavoro è interessata a partecipare per la presenza di imprese del territorio che potrebbero essere in grado di sviluppare tecnologie per gli ausili richiesti. Infine, la Direzione Funzione pubblica metterà a disposizione un esperto interno a supporto di quello di processo.  
   
   
A 10 ANNI UN BAMBINO SU DUE HA GIA´ SOFFERTO DI MAL DI SCHIENA  
 
Torino, 16 aprile 2014 - Oggi al Palaruffini si conclude la 3^ edizione del progetto “La schiena va a scuola” promosso da Regione Piemonte, Comune di Torino e Usr Piemonte in collaborazione con l’Associazione fisioterapisti Piemonte-valle d´Aosta . Il peso dello zaino sulle spalle e, poi, le ore a casa davanti a computer, videogiochi e tv: lo stile di vita costringe i bambini e gli adolescenti a posture spesso scorrette e prolungate nel tempo. Ne consegue che un bambino su due, oggi, ha già sofferto di mal di schiena: il dato emerge tra quelli raccolti dall’Aifi, l’Associazione fisioterapisti Piemonte-valle d´Aosta, durante il progetto "La schiena va a scuola", promosso in collaborazione con la Regione Piemonte, il Comune di Torino e l’Ufficio scolastico regionale per educare i più giovani a prevenire i danni causati alla colonna vertebrale da comportamenti sbagliati. Il progetto è giunto, quest’anno, alla sua terza edizione, con la partecipazione di oltre mille studenti tra i 10 e gli 11 anni delle scuole secondarie di I grado di tutto il Piemonte. Dopo gli incontri in classe realizzati in questi mesi, domani, martedì 15 aprile 2014, il Palazzetto del Sport del Parco Ruffini di Torino ospiterà, dalle 10 alle 13, la festa finale, durante la quale saranno premiati anche vincitori del concorso lanciato gli tra gli studenti per creare un poster sul corretto utilizzo della schiena. Saranno presenti anche atleti di spicco come i cestisti Daniele Sandri e Fabio Gianotti, l’argento paralimpico di handbike Francesca Fenocchio, la ginnasta Adriana Crisci, i rugbisti Sergiu Ursache e Roberto Modonutto e le pallavoliste Joelle M’bra e Lucia Morra. Le precedenti edizioni avevano già visto la partecipazione di Gianluigi Buffon, Pavel Nedved e Ferdinando Coppola, dei cestisti Francesco Conti e Federico Tassinari, e degli atleti paralimpici Andrea Macrì e Silvia De Maria.  
   
   
TOSCANA: CONTINUITÀ ASSISTENZIALE, AVVIATO IL PRIMO CORSO PER COORDINATORI DI AFT  
 
Firenze, 16 aprile 2014 - Aft, ovvero Aggregazione Funzionale Territoriale. E´ la nuova formula di organizzazione in team del lavoro dei medici di medicina generale, che vede collaborare medici di famiglia e medici della continuità assistenziale (ex guardia medica), per garantire ai cittadini un´assistenza continua. In Toscana le Aft sono 115, ciascuna con un suo coordinatore. E nei giorni scorsi si è tenuto a Firenze, nella sede del Formas a Villa La Quiete (la struttura della Regione che si occupa di formazione in sanità), il primo modulo del corso di formazione per coordinatori di Aft della Toscana. I lavori della giornata, alla quale hanno partecipato i coordinatori di tutte le 115 Aft in cui è suddivisa la medicina generale della Toscana, sono stati aperti dall´assessore al diritto alla salute e dal direttore generale dell´assessorato Valtere Giovannini, a testimoniare il profondo interesse della Regione per queste nuove figure di "governance" territoriale. Il corso di formazione si articolerà in due sessioni plenarie e otto moduli formativi monotematici nell´arco del 2014. Nel corso del primo incontro sono stati delineati i vari aspetti dell´organizzazione delle Aft e del ruolo dei coordinatori, che poi verranno approfonditi nei moduli monotematici. Era necessario fornire ai coordinatori di Aft gli strumenti per affrontare il loro delicato ruolo, e questo compito strategico è stato affidato al neocostituito "Centro di formazione e ricerca in medicina generale", organismo regionale paritetico tra Regione e Medicina generale. Le Aft hanno come scopo quello di garantire, ai cittadini che hanno scelto i medici di famiglia che le compongono, la presa in carico dei loro problemi, la continuità della assistenza e l´erogazione di percorsi di cura integrati, specie per le patologie croniche, in un‘ottica di medicina di iniziativa, cioè invitando attivamente il paziente ad eseguire i necessari esami e controlli. E´ in atto infatti una profonda riorganizzazione del sistema sanitario nazionale e regionale, che interessa prevalentemente il territorio, l´area delle Cure Primarie ed inevitabilmente i medici di famiglia, per i quali le nuove sfide sono rappresentate dalla necessità di passare da un lavoro individuale ad un lavoro di squadra e di affiancare alla tradizionale medicina di attesa la medicina di iniziativa, per la presa in carico e la gestione della cronicità, complessità e fragilità, passando anche da una modalità di erogazione dell´assistenza per prestazioni ad una modalità per processi assistenziali. La Toscana, come sempre antesignana in Italia, ha già reso operative le Aft, anticipando anche e di fatto il nuovo Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale di cui si è da poco aperta la contrattazione nazionale . Ogni Aft è coordinata da uno dei medici della Aft stessa eletto dai colleghi. Il coordinatore svolge un ruolo delicato di raccordo tra la Asl ed i medici della Aft ed ha il compito di garantire l´organizzazione del lavoro dei colleghi e la progettazione, realizzazione e controllo dei percorsi di cura, per riuscire a cogliere gli importanti obiettivi di garanzia di salute dei cittadini che il Ssr affida alle Aft. Quello del Coordinatore di Aft è un vero e proprio nuovo profilo professionale, che richiede non solo conoscenze, ma specifiche competenze e capacità da acquisire, relativamente ad aspetti relazionali, aspetti manageriali, aspetti tecnico organizzativi e di valutazione e programmazione delle attività .  
   
   
AL VIA IL PROGETTO REGIONALE DEL PIEMONTE DI SCREENING DELLE PATOLOGIE INFETTIVE  
 
Torino, 16 aprile 2014 - La Regione Piemonte, prima in Italia, ha avviato e finanziato il progetto “Screening patologie infettive nei Serd piemontesi”. Coordinato dalla Direzione Sanità, il progetto partito a dicembre 2013, è finalizzato a elaborare le “Raccomandazioni cliniche sugli screening per patologie infetttive” di riferimento per tutti i Serd piemontesi e somministrare, nelle singole sedi, il test sierologico per Hiv rapido nei soggetti “refrattari”, la cosiddetta “hard to contact population”. Obiettivo: la diagnosi precoce e il tempestivo avvio alle cure, aumentando i test infettivologici effettuati presso i Servizi per le Dipendenze, fino a testare entro due anni il 100% dei nuovi utenti e il 90% dei soggetti già in carico, perseguendo l’incremento annuale del 30% di soggetti vaccinati per Hbv (epatite B) nella popolazione a rischio, sino a raggiungere il 90% (Linee di Indirizzo Piano di Azione Regionale Dipendenze 2012-2015). Nel progetto sono coinvolti i Medici Infettivologi dei Serd di tutta la regione: il Dipartimento Dipendenze 1 Asl To 2, diretto dal dottor Emanuele Bignamini, è stato identificato come capofila, in collaborazione con il Centro regionale di riferimento delle Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia, il Laboratorio di Virologia dell’Amedeo di Savoia e il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con questo progetto la Regione affronta un problema di grande rilevanza in termini di ricaduta sulla salute individuale e collettiva e assicura la massima vigilanza sul rischioso impatto dei consumi di nuove droghe sui comportamenti, soprattutto tra i giovani. Una perfezionata conoscenza della condizione sierologica degli utenti in carico ai Serd è infatti particolarmente importante, perché migliora il controllo e la gestione delle malattie infettive, evita importanti ritardi di diagnosi e conseguenti ritardi nell’accesso alle terapie antiretrovirali, con maggiori probabilità di successo terapeutico e diminuzione del rischio di trasmissione alla popolazione generale non tossicodipendente. I tossicodipendenti che assumono droghe per via endovenosa sono infatti una delle categorie a maggior rischio di contrarre e trasmettere patologie infettive causate da Hiv (Aids), Hcv ( epatite C) e Hbv. Si tratta di pazienti che hanno scarsissimo accesso al Medico di Medicina Generale o allo Specialista infettivologo, gastroenterologo o internista, la cui assistenza, sia di base sia specialistica, è pertanto erogata quasi esclusivamente dai servizi per le Dipendenze, che svolgono un importante ruolo di presidio della salute individuale e pubblica, finalizzato anche a prevenzione, diagnosi precoce e avvio alla terapia specialistica delle patologie infettive. Dai rilevamenti del Ministero della Salute e del Dipartimento Politiche Antidroga sui dati dell’anno 2010, emerge una tendenza, generalizzata nelle regioni italiane, alla riduzione dell’esecuzione dei test per l’infezione da Hiv, Hcv e Hbv, sia tra i nuovi utenti che afferiscono ai servizi per le tossicodipendenze, sia tra quelli già in carico, che sono risultati negativi ai test precedenti e che hanno la necessità di essere ritestati almeno ogni 6-12 mesi. Considerando gli anni 2008-2010 in Piemonte, si osserva una riduzione dell’esecuzione dei test sierologici per Hbv e Hcv, mentre rimane stabile la proporzione di utenti testati per l’Hiv. Il 4,9% dei soggetti trattati era sieropositivo per Hiv, il 30,7% era sieropositivo o vaccinato contro l’infezione da Hbv e il 34% era sieropositivo per Hcv: dati probabilmente sottostimati a causa della bassa proporzione di soggetti sottoposti al test. Escludendo i soggetti trattati per cannabis, tabacco, gioco d’azzardo patologico e disturbi alimentari, la proporzione di soggetti testati nel 2010 è del 53,4% per Hiv , del 79,2 per Hbv e del 62,6 per Hcv. “La strategia vincente per raggiungere l’obiettivo programmato è di aumentare il grado di accettabilità del test Hiv per identificare precocemente i soggetti infetti e, se necessario, sottoporli ad adeguate terapie antivirali - commenta il Direttore regionale della Sanità, Sergio Morgagni- per questo intendiamo aumentare la diffusione di strumenti semplici, maneggevoli, di facile accesso e quindi ampiamente accettabili dalle persone, per l’esecuzione del test, come quello su fluido gengivale, che rappresenta un metodo più agevole di testare la sieropositività per Hiv nei pazienti più difficili da raggiungere e trattare. Il prelievo di sangue, infatti, spesso rappresenta una barriera insuperabile per l’accesso al test”. Nel mese di maggio incomincerà la formazione specifica di medici e infermieri dei Serd piemontesi, con incontri già previsti nelle giornate del 7 e del 14 maggio, per la presentazione del progetto agli operatori, e del 22 e 29 maggio per i moduli formativi sull’utilizzo del test rapido salivare. Il Gruppo di lavoro regionale elaborerà anche protocolli e processi condivisi, per l’invio degli utenti alle strutture specialistiche di cura delle patologie correlate alla dipendenza e per la gestione del passaggio del paziente con abuso di sostanze dal carcere alla vita libera. “Nella formazione degli operatori si punterà molto sulla necessità di un’incisiva azione di prevenzione primaria tra gli utenti dei Serd, non solo per le malattie infettive droga-correlate ma anche sessualmente trasmesse- commenta Emanuele Bignamini, direttore Dipartimento Dipendenze 1 Asl To 2- istruendoli a un’adeguata anamnesi dei comportamenti sessuali degli utenti e all’intervento con strumenti preventivi. Lo sviluppo e i risultati di tutta l’attività relativa al progetto di screening verranno raccolti in forma di report di avvio e a 6, 12 e 18 mesi e il Dipartimento Politiche Antidroga supporterà la pubblicazione e diffusione della ricerca. I risultati raggiunti consentiranno di adottare in modo definitivo le procedure sperimentate producendo i protocolli operativi idonei a garantire la massima sorveglianza infettivologica nei Serd e l’assistenza migliore ai pazienti, aumentandone l’accesso alle cure con servizi mirati, considerato che è stimato in carico solo 1/3 dei tossicodipendenti attivi”.  
   
   
ALPI: G.R. UMBRIA, APPROVA ATTO DI INDIRIZZO PER REGOLAMENTI AZIENDALI; PREVISTO TETTO MASSIMO PER VISITE AMBULATORIALI E RIDOTTO IL TICKET PER L´INTRAMOENIA  
 
 Perugia, 16 aprile 2014 - La Giunta regionale dell´Umbria ha approvato, nella seduta di ieri, l´atto di indirizzo per la predisposizione dei regolamenti aziendali che disciplinano l´attività libero professionale intramuraria ("Alpi") da applicare al personale dipendente delle Aziende sanitarie locali, delle Aziende ospedaliere e al personale dell´Agenzia regionale per la protezione ambientale ("Arpa"). Il provvedimento, che si compone di 15 articoli, individua attribuzioni e responsabilità in tema di: indirizzo generale in materia di libera professione intramuraria, stipula di accordi e convenzioni, procedure di autorizzazione del professionista - singolo o in "equipes"- all´esercizio della libera professione intramuraria, gestione degli aspetti organizzativi (spazi, orari e attrezzature e posti letto), informazioni all´utente, personale di supporto, gestione degli aspetti economico contabili, fiscali, retributivi e contributivi e modalità dei controlli. Nel documento si evidenzia che l´"Alpi" "non deve essere concorrenziale nei confronti del Ssn" ed il suo svolgimento deve essere organizzato in modo tale da "assicurare l´assolvimento dei compiti istituzionali e la funzionalità dei servizi", che "non possono essere erogate in regime Alpi prestazioni non erogate dalla stessa Azienda in regime istituzionale", che "non può essere utilizzata come strumento per la riduzione delle liste d´attesa" e che si tratta di una attività da svolgere "fuori dall´orario di lavoro e dalle attività previste dall´impegno di servizio, in fasce orarie ben distinte dalla normale attività istituzionale". Relativamente agli spazi utilizzabili, per l´esercizio dell´Alpi, gli stessi non potranno essere inferiori al 10% e superiori al 20% di quelli destinati all´attività istituzionale, mentre la quota di posti letto per l´attività libero professionale intramuraria non può essere inferiore al 5% e, in relazione alla effettiva richiesta, superiore al 10% dei posti letto della struttura. L´autorizzazione all´utilizzo del proprio studio professionale, sulla base di precise condizioni, criteri e modalità, potrà comunque essere rilasciata dalle Aziende sanitarie ai professionisti collegati in rete. Relativamente alla prenotazione delle prestazioni libero professionali si dovrà fare riferimento ai Centri Unificati di Prenotazione delle Aziende (Cup), e comunque a personale dell´Azienda o dall´Azienda a ciò destinato, e dovrà essere svolta in sedi o tempi diversi rispetto a quelli istituzionali. Anche la riscossione degli onorari relativi a tutte le prestazioni libero professionali deve essere effettuata dai "Cup" e comunque da personale dell´Azienda a ciò destinato, mentre i pagamenti presso studi professionali esterni alle strutture aziendali e presso le strutture con le quali l´Azienda ha stipulato specifica convenzione dovranno avvenire esclusivamente con sistemi tracciabili (pos/assegni/bonifici). Le tariffe dovute dai cittadini in cambio della prestazione libero professionale, individuale o d´equipe, saranno definite in ogni Azienda d´intesa con i medici interessati. L´atto introduce, per la prima volta, un tetto massimo di 200 euro quale onorario del professionista per una sola visita ambulatoriale. Il provvedimento (art.6) detta anche precise indicazioni relativamente ai piani aziendali dei volumi di attività e garanzie per i cittadini. Le Aziende sanitarie regionali dovranno infatti presentare alla Regione un piano aziendale triennale che, in riferimento alle singole unità operative, contenga i volumi di attività istituzionale e di attività libero professionale, anche in relazione al programma di attività finalizzato al contenimento delle liste di attesa. Ciò al fine di garantire il migliore utilizzo delle risorse, professionali e strumentali in tutte le strutture aziendali. Lo strumento da utilizzare dovrà essere quello della pianificazione delle attività ambulatoriali e di ricovero all´interno del piano di attività previsto nel "budget" di esercizio, con precisi indicatori di verifica riferiti alle attività istituzionali e libero professionali. Al Direttore generale spetterà di individuare gli interventi per incrementare, razionalizzare ed omogeneizzare in ambito aziendale l´offerta delle prestazioni e migliorare l´utilizzo delle attrezzature sanitarie. L´azienda dovrà approntare strumenti in grado di garantire le visite e le prestazioni specialistiche, sia in attività istituzionale sia in regime libero professionale, facilitando la scelta del cittadino rispetto alla sede di erogazione, attraverso un efficace sistema di prenotazione che sia in grado di monitorare tutta l´offerta aziendale. Sempre in tema di "Alpi", a seguito della sentenza del Consiglio di Stato che ha reso nuovamente efficace la delibera regionale per la compartecipazione alla spesa sanitaria sulle prestazioni in libera professione, la Giunta ha deciso di reintrodurre tale tiket, abbassandolo dal 29% al 20%.  
   
   
A UDINE PRIMA RETE TELERISCALDAMENTO ALIMENTATA DA OSPEDALE  
 
Udine, 16 aprile 2014 - E´ stata presentata a Udine, alla presenza dell´assessore regionale all´Ambiente Sara Vito, la prima rete di teleriscaldamento del Friuli Venezia Giulia. Il teleriscaldamento è una forma di servizio di riscaldamento centralizzato dove il calore viene prodotto in un´unica centrale termica e distribuito alle utenze urbane attraverso una rete di tubazioni isolate interrate. Il progetto, nato da un accordo di programma tra l´Azienda ospedaliero-Universitaria "Santa Maria della Misericordia di Udine", l´Università e il Comune di Udine, è il primo esempio in Italia di sistema alimentato dalla centrale tecnologica di un ospedale. Anche il Friuli Venezia Giulia si allinea così agli standard più avanzati - era finora l´unica regione del Nord priva di teleriscaldamento - in materia di efficienza energetica: la rete che collega dal febbraio scorso cinque utenze pubbliche dell´Ateneo friulano (sedi Ex Cotonificio, Rizzi, Kolbe) e del Comune (il Palamostre) permetterà a pieno regime di ridurre 18 mila tonnellate di Co2 all´anno, diminuire i costi del riscaldamento e il fabbisogno di energia del 10 per cento. Realizzata da Aton, società partecipata da Siram spa al 99 per cento e da Rizzani de Eccher spa e dalle due cooperative Ar.co e Cpl Concordia, la rete si sviluppa per 13 chilometri e garantisce 38 Megawatt di potenza termica nominale. L´investimento complessivo per la realizzazione della centrale tecnologica e della rete è stato di 113 milioni di euro ed è stato finanziato per oltre due terzi grazi a fondi privati messi a disposizione da Siram, che oltre ad aver realizzato gli impianti, svolgerà i servizi e la manutenzione per i prossimi 26 anni. Tra i programmi vi sono l´allacciamento di una quarantina di utenze, di cui una ventina pubbliche, in tutta l´area a Nord Ovest di Udine. Genesi del progetto, vantaggi per gli utenti e potenzialità future sono state illustrate nel corso di un convegno a cui sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco di Udine Furio Honsell, il rettore Alberto Felice De Toni e il direttore generale del Santa Maria della Misericordia, Mauro Delendi. L´incontro è stato moderato da Giacchino Nardin, ideatore e autore dello studio di fattibilità della trigenerazione con rete di riscaldamento. "Oggi presentiamo gli esiti di un´operazione lunghissima, che vide la luce al tempo dell´amministrazione Cecotti, grazie ad un accordo con l´Ateneo di Udine", ha ricordato Nardin, docente di Progettazione di impianti industriali meccanici alla facoltà di Ingegneria di Udine e delegato del rettore per l´Energia. Si raccoglie così, ha notato l´assessore Vito, il frutto di un percorso durato molti anni, risultato di volontà e di coraggio, perché - ha sottolineato Vito - è sempre molto difficile all´inizio promuovere la bontà di un´idea innovativa, ma anche di una collaborazione importante tra istituzioni e privati. Si tratta di dunque di un esempio eccellente, che secondo Vito dovrebbe avviare un percorso virtuoso in tutto il Friuli Venezia Giulia, visto che un impianto come quello inaugurato a Udine ha in sé tutti i benefici ambientali ed economici che si ricercano da quando si ha consapevolezza diffusa dei danni provocati dall´inquinamento. Vito, oltre a ricordare che la Direzione regionale Ambiente ha deliberato recentemente due protocolli di intesa con le Università di Udine e Trieste, ha infine reso noto che la Regione ha attivato la procedura di Valutazione ambientale stategica (Vas) per il nuovo Piano energetico, auspicando che lo strumento di pianificazione primario nonché atto di indirizzo fondamentale per le politiche energetiche regionali, sia pronto per il giugno del prossimo anno.  
   
   
A MOLFETTA 12ESIMO MEETING RETE CITTÀ SANE. VENDOLA: "LA SALUTE È BUONA VITA"  
 
Bari, 16 Aprile 2014 - “Non possiamo vedere la lesione dei diritti sociali, lo smontaggio del welfare e rimanere inerti, non possiamo vedere crescere la povertà che invade i nostri quartieri, l’inquilino che occupa il pianerottolo di tante case, anche del ceto medio e rimanere inoperosi. Ci sono bisogni fondamentali che mettono in campo nuove pratiche di solidarietà che vanno oltre la vecchia cultura della mensa dei poveri, riorganizzare nuove reti di solidarietà è uno dei modi di essere resilienti, cioè positivi di fronte a tante avversità”. Così il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola all’apertura del 12esimo Meeting nazionale della Rete città sane Oms organizzato a Molfetta sul tema della “Resilienza delle comunità”, ovvero della creazione di ambienti favorevoli alla salute, inserito dall’Organizzazione mondiale della sanità tra le quattro priorità del “Piano Salute 2020”. “In Puglia – ha aggiunto Vendola – abbiamo dovuto fare cure emergenziali, siamo stati più volte in una condizione di preinfarto. Abbiamo dovuto fare i conti con il blocco del turn over. Abbiamo perso 5.000 medici e operatori sanitari in quattro anni senza poterli sostituire. Non è facile governare così l’organizzazione sanitaria e poi avere un´università che non è connessa con la società. Non abbiamo radiologi, cardiologi, anestesisti e poi c’è il numero chiuso di Medicina. Penso che il sistema debba essere messo nel suo complesso davanti a uno specchio. Stiamo vivendo oggi in Puglia l’esperienza più evoluta in Italia di abbattimento delle liste d’attesa, a ranghi scarsi di operatori sanitari. Domenica inauguriamo quello che sembrava una leggenda metropolitana: il grande ospedale della Murgia, ogni giorno un servizio nuovo arricchisce il patrimonio infrastrutturale di questa regione”. “Ma ricordiamoci – ha concluso Vendola - che la salute si cura, quando è malata, nella rete ospedaliera ma non si produce nella rete ospedaliera. La salute si produce in una città che è capace di organizzare la vita per gli anziani, di ascoltare la voce dei bambini, di organizzare esperienze di socialità per tutti. Questa è salute: la buona vita”.  
   
   
PUGLIA: DEBITI FORNITURE SANITÀ.ARRIVANO 318 MLN DI EURO PER I PAGAMENTI  
 
Bari, 15 aprile 2016 - “Continua l’impegno della regione Puglia per il pagamento dei debiti commerciali arretrati della Sanità- dice con soddisfazione l’assessore al bilancio- “Con la norma approvata si creano infatti le condizioni per l’erogazione alle aziende sanitarie di ulteriori 318 milioni di euro di liquidità che consentiranno il pressochè integrale pagamento dei debiti per le forniture, con particolare giovamento per le imprese in questo periodo di difficoltà di accesso alla liquidità”. Al rimborso dell’anticipazione si provvederà, a decorrere dall’anno 2015, attraverso la riduzione di spese correnti.Nella seduta del Consiglio regionale terminata poco fa, è stato approvato il disegno di legge che autorizza il ricorso alla anticipazione di liquidità di cui all’articolo 3 del decreto legge 35/2013 (decreto sblocca – pagamenti).  
   
   
SANITÀ FVG: ACCORDO PER DIRITTO ALLA SALUTE DELLE PERSONE DETENUTE  
 
Trieste, 16 aprile 2014 - Nell´ottica di garantire il diritto alla salute anche delle persone detenute, Regione e Provveditorato regionale dell´amministrazione penitenziaria di Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia hanno siglato ieri un protocollo d´intesa che definisce forme di collaborazione che consentono di assistere le persone recluse nelle carceri del Friuli Venezia Giulia, non solo con interventi di cura e risposta alle emergenze ma anche con iniziative di promozione della salute. A sottoscrivere l´intesa, che non prevede oneri a carico della Regione, sono stati l´assessore alla salute Maria Sandra Telesca e il provveditore reggente Pietro Buffa. Tutte le prestazioni saranno assicurate dalle Aziende per i servizi sanitari, d´intesa con le direzioni degli istituti penitenziari, che garantiranno la sicurezza in caso di ricoveri o visite in strutture esterne alle carceri. Parallelamente è garantito l´accesso in carcere di medici di fiducia del detenuto. Sarà attivato anche un Osservatorio regionale per la sanità penitenziaria, con il compito di monitorare efficacia e appropriatezza degli interventi e proporre strumenti correttivi nel caso si manifestino delle criticità. Proprio per questa ragione il protocollo è soggetto ad una fase sperimentale di un anno, per poter prevedere una eventuale modifica di disposizioni poco efficaci. All´intesa tra Regione e Ordinamento penitenziario faranno ora seguito protocolli locali tra le Aziende sanitarie e gli istituti di pena.  
   
   
LIGURIA: ASL 2: “SOSPENSIONE DELL’ACCREDITAMENTO E TRASFERIMENTO OSPITI”  
 
Genova, 16 Aprile 2014 - Sospensione dell’accreditamento complessivo della struttura di Vada Sabatia in attesa delle verifiche specifiche che si andranno a svolgere sul personale, sull’organizzazione e sulle condizioni igienico sanitarie e interventi mirati nel modulo 3D, quello dove sono avvenute le violenze contro i disabili, anche prevedendo il trasferimento degli ospiti, con il coinvolgimento delle famiglie. Sono queste alcune delle misure che la Regione Liguria, assumerà oggi, con una delibera di Giunta, in conseguenza dei maltrattamenti avvenuti nella residenza sanitaria di Vado ligure e illustrati ieri dagli assessori alla salute e al welfare, Claudio Montaldo e Lorena Rambaudi, alla presenza del direttore generale della Asl 2 savonese, Falvio Neirotti e del sindaco di Vado ligure, Attilio Caviglia. Dopo quanto accaduto gli assessori regionali hanno dato mandato all’agenzia sanitaria regionale di compiere le verifiche sull’intera struttura per monitorare la corrispondenza ai criteri dell’accreditamento. “La situazione è molto seria – hanno detto Montaldo e Rambaudi – per questo abbiamo chiesto alla Asl 2 di fare una verifica molto approfondita che contempli anche il trasferimento degli ospiti verso altre strutture, previo un confronto con le famiglie delle persone. A questo si aggiunge il mandato all’agenzia sanitaria regionale di compiere, in base alle norme dell’accreditamento, una verifica delle condizioni complessive dei reparti della struttura che ospita in totale 188 pazienti di cui 18 disabili del modulo 3D”. “Non avevamo notizie di quanto avveniva – ha ribadito l’assessore Montaldo – ci sono state segnalazioni per alcuni casi di decubito di pazienti in coma che ho provveduto a girare alla Asl 2 savonese, ma nulla che riguardasse episodi di violenza a danno degli ospiti. Nello specifico della Vada Sabatia era stato effettuato un controllo anche all’una del mattino senza avvisare nessuno che è durato fino alle 6 e che non ha fatto emergere niente di particolare”. In parallelo il Comune di Vado ligure, con cui la struttura è convenzionata, procederà, con un proprio provvedimento, alle verifiche, sulla base della legge 20, per quanto riguarda gli aspetti autorizzativi igienico - sanitari e per le prestazioni sociali della struttura protetta per anziani della Vada Sabatia. In totale ci vorranno circa due settimane per fare tutti gli approfondimenti, nel frattempo le prestazioni che verranno svolte in questo periodo saranno remunerate ai sensi del codice civile, in attesa di decidere se chiudere definitivamente o riaprire. Nel 2013 sono stati 532 i controlli compiuti su mandato della Regione Liguria sulle 175 strutture distribuite in tutta il territorio, circa tre controlli a struttura. Di questi 60 i controlli su strutture per disabili di cui 23 a Genova. A questi si aggiungono poi i controlli effettuati dai Nas, i nuclei dei carabinieri che intervengono su segnalazioni. “Ma il tema dei controlli – ha aggiunto Montaldo – va inquadrato bene, in Liguria ci sono una quantità di posti letto per anziani e disabili che funzionano bene e la Regione è sempre intervenuta con durezza in tutti i casi di violazioni. Ma non si può deresponsabilizzare la direzione di una struttura che ha la piena responsabilità di quanto compiuto dai propri dipendenti e che deve intervenire immediatamente. Di conseguenza vi è una responsabilità molto forte di chi si è assunto l’onere di gestire un’impresa che ha il compito di farla funzionare e che deve risponderne”.  
   
   
TORINO: VICENDA DELLA DONNA DECEDUTA ALL´OSPEDALE MARTINI DICHIARAZIONE DELLA DIREZIONE REGIONALE SANITA’  
 
Torino, 16 aprile 2014 - “La Direzione regionale Sanità è a completa disposizione del Ministero della Salute e dell’autorità giudiziaria per tutti gli accertamenti utili a fare piena luce sulla vicenda della signora deceduta all’Ospedale Martini dopo un’interruzione di gravidanza.” Lo dichiara il direttore regionale della Sanità, Sergio Morgagni. “Esamineremo la prima relazione dell’Asl To1, in attesa dell’esito dell’autopsia disposta dal magistrato.”  
   
   
ELISOCCORSO: OPERATIVA L´INTESA UMBRIA MARCHE  
 
Perugia, 16 aprile.2014 – E´ operativo in Umbria il servizio di Elisoccorso, nell´ambito del servizio regionale di Emergenza 118. La Regione Umbria ha definito un´intesa con la Regione Marche per l´utilizzo del servizio di elisoccorso già operativo in questa regione. L´umbria potrà dunque disporre dell´eliambulanza che attualmente fa base a Fabriano. Il protocollo d´intesa con il quale le due Regioni hanno definito le modalità di utilizzo di questo fondamentale servizio di emergenza sanitaria, è stato sottoscritto questa mattina a Perugia, presso l´Azienda ospedaliera di Santa Maria delle Misericordia, dai presidenti delle due Regioni, e dai direttori generali delle aziende ospedaliere di Perugia, Walter Orlandi, e di Ancona, Paolo Galassi, alla presenza delle autorità cittadine, del Rettore dell´Università degli Studi, Franco Moriconi, e di altri esponenti della Giunta regionale dell´Umbria. L´elisoccorso svolge le funzioni di servizio medico di emergenza con elicottero, e di servizio medico di soccorso con elicottero in ambiente ostile e/o impervio. L´elemento caratterizzante della missione dell´eliambulanza è l´emergenza sanitaria, intesa come situazione nella quale le doti di velocità e flessibilità di impiego dell´elicottero rappresentano un fattore determinante per la risoluzione dell´emergenza e la conseguente possibilità di interventi "salvavita". L´eliambulanza sarà in grado di raggiungere, in casi di emergenza, ogni località dell´Umbria in un tempo minimo di 5 minuti nelle aree dell´Appennino confinanti con la base di Fabriano, fino ad un tempo massimo di 20 minuti, per raggiungere la località umbra più lontana come Orvieto. E´ la prima volta in Italia che due Regioni raggiungono un accordo che ha l´obiettivo primario di garantire ai cittadini un servizio di emergenza di grande rilevanza, nell´ottica dell´integrazione sanitaria tra i servizi sanitari delle due regioni, finalizzata al risparmio delle risorse economiche. Si tratta, dunque, di una buona pratica di gestione delle risorse umane e finanziarie, presupposto questo affinché vi possa essere anche una migliore e più efficiente organizzazione delle prestazioni sanitarie. Grazie a questo servizio, in casi di emergenza il paziente potrà essere indirizzato all´ospedale più appropriato e in grado di dare la migliore prestazione sanitaria possibile. Questa firma rappresenta anche l´avvio di un maggiore processo di integrazione tra i due sistemi sanitari che presto vedrà altri settori di collaborazione come quelli dell´Unità spinale post traumatica e la cardiochirurgia pediatrica, presso l´Ospedale di Ancona, mentre l´Ospedale di Perugia sarà messo a disposizione della Regione Marche per le attività dell´unità riabilitativa post trauma. Anche la Regione Marche ha voluto fermamente questa intesa, che rafforza il diritto alla salute per una parte importante dei rispettivi territori, l´entroterra appenninico. L´elisoccorso rende il sistema dell´emergenza al servizio delle comunità dell´Appennino, efficiente e appropriato, in grado di salvare la vita. La firma di oggi si inserisce in un percorso più ampio di sinergia e collaborazione tra Marche e Umbria, che anche la Regione Marche si augura possa essere sempre più forte, ritenendo di grande importanza creare le masse critiche necessarie per aumentare ancora di più l´efficienza e la virtuosità che già caratterizzano le due regioni in tutti i campi. Accanto alla sanità, Marche e Umbria sono destinate a collaborare sempre di più, per esempio nelle connessioni infrastrutturali. Sono già in corso sinergie per la realizzazione della direttissima Ancona-perugia, della Civitanova-foligno, della Fano-grosseto. Il rappresentante della Regione Marche ha anche sottolineato il lavoro comune per l´inserimento dell´Umbria nella strategia della Macroregione adriatico ionica. Il protocollo firmato oggi, quindi, non riguarda solamente il servizio di emergenza per l´area appenninica, ma rafforza l´integrazione tra due regioni che vogliono essere protagoniste ed esempio per il Paese.  
   
   
PIEMONTE: PRECISAZIONI SULLE DELIBERE SULLA DOMICILIARITA´  
 
Torino, 16 aprile 2014 - L’assessorato alla Sanità e Politiche sociali della Regione Piemonte precisa che le deliberazioni assunte dalla Giunta regionale a fine 2013 ed inizio 2014, cui si riferiscono odierni comunicati stampa, hanno la finalità di assicurare la continuità delle prestazioni domiciliari indipendentemente dalla formale classificazione della spesa, che peraltro è costantemente monitorata dai Ministeri della Salute e dell’Economia e Finanze. Queste delibere, assunte in via d’urgenza nelle more dell’approvazione del bilancio di previsione del 2014, sono state comunque sottoposte alla preventiva attenzione della rappresentanza degli Enti locali. Il bilancio 2014, approvato dal Consiglio regionale a fine gennaio, ha confermato le risorse necessarie, annuali e pluriennali, per garantire tali servizi di assistenza domiciliare. Per quanto riguarda i ricorsi al Tar di alcuni Comuni ed enti gestori, si rileva che il contenzioso amministrativo non risolve le questioni sostanziali circa l’individuazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza), che peraltro sono in fase di aggiornamento nell’ambito del Patto per la Salute in via di definizione tra Stato e Regioni. Tale considerazione è confermata dalle vicende dei ricorsi sulle tariffe delle case di riposo convenzionate, che sono state oggetto di una sentenza di annullamento del Tar a cui la Regione ha interposto appello al Consiglio di Stato. Nel frattempo le direzioni dell’Assessorato hanno fornito indicazioni operative alle Asl sulle tariffe da applicare in questo periodo transitorio.  
   
   
LIGURIA: “PRESTO DDL SU RICONOSCIMENTO RUOLO VOLONTARIATO SANITÀ“  
 
Genova, 16 aprile 2014 -. Condivisione su una proposta di legge che riconosca al volontariato un ruolo all’interno del servizio sanitario regionale. È stata espressa, nel corso dell’incontro svoltosi tra l’assessore alla salute della Regione Liguria, Claudio Montaldo, e una rappresentanza di volontari dell’Anpas, l’associazione nazionale pubbliche assistenze, della Cipas, cooperativa intervento promozione assistenza sociale e della Croce Rossa. “Domani – ha detto Montaldo – presenterò in Giunta gli indirizzi per il disegno di legge che si prefigge di tutelare il volontariato nella sanità, con all’interno le indicazioni sui criteri qualitativi che i servizi di volontariato devono avere, sia per quanto riguarda la tutela del personale, sia sul piano organizzativo e del servizio di trasporto sanitario”. La proposta di legge era già stata preannunciata dall’assessore nel corso dell’incontro con i rappresentanti delle pubbliche assistenze che si è svolto la scorsa settimana, nell’ambito di una protesta nazionale contro i rischi di un eventuale blocco delle convenzioni, a seguito di una sentenza che si attende per giugno dalla Corte Europea. La proposta di legge, che in parte è già approdata in commissione consiliare, dovrà essere integrata per andare a costituire un corpo unico, in grado di dare garanzie alle pubbliche assistenze per lo svolgimento dei servizi di trasporto.  
   
   
SANITA’: SUCCESSO DELLA PREVENZIONE AMARV CONTRO I REUMATISMI IN PIAZZA A MIRANO. 345 VISITE IN 7 ORE.  
 
Venezia, 16 aprile 2014 - Successo oltre ogni più rosea previsione per la giornata della prevenzione contro le malattie reumatiche organizzata dall’Associazione dei Malati Reumatici del Veneto – Amarv a Mirano, in provincia di Venezia. L’iniziativa, dal titolo “Fatti dare una Mano”, metteva a disposizione di chiunque lo volesse uno screening gratuito sul reumatismo alla mano, ed ha fornito la prestazione o consulti gratuiti a ben 345 persone. “Il successo di Mirano – ha sottolineato l’assessore regionale alla Sanità – segue quelli di Padova e Verona ed è la dimostrazione che avvicinando la sanità e la prevenzione alla gente si possono ottenere grandi risultati. Per questo sono grato all’Amarv e alla sua instancabile guida Silvia Tonolo: grazie alla loro iniziativa si sta riuscendo a far capire alle persone l’importanza della prevenzione anche riguardo alle malattie reumatiche, che colpiscono migliaia di persone l’anno e spesso provocano invalidità permanenti con pesanti ricadute sui pazienti e altissimi costi di assistenza”. Al lavoro per erogare le prestazioni c’erano, in forma assolutamente gratuita, medici dell’ospedale di Dolo e di quello di Mirano, con il sostegno della reumatologia dell’Azienda ospedaliera di Padova. Al gazebo dell’Amarv si sono presentate persone provenienti da tutto il comprensorio del miranese e da comuni di altre province. All’iniziativa hanno partecipato anche il Sindaco di Mirano, una rappresentanza del Comitato Salvioli, primari dell’Ulss 13 e la presidente del Centro Servizi al Volontariato.  
   
   
REGISTRO TUMORI ANCHE ALLA ASL BAT. GENTILE: "SINTESI ESERCIZIO DI VOLONTÀ"  
 
Bari, 16 Aprile 2014 - Riceviamo e pubblichiamo: La Asl Bt ha raggiunto l’accreditamento del suo Registro Tumori. Nell’ambito della Xviii Riunione annuale in programma a Taranto, l’Airtum (Associazione Italiana Registro Tumori) ha accreditato il Registro Tumori della Asl Bt. “Siamo molto fieri e soddisfatti di questo risultato – ha detto Giovanni Gorgoni, Direttore Generale della Asl Bt – l’accreditamento Airtum certifica un lavoro meticoloso e attento realizzato in questi anni dalla struttura aziendale di Epidemiologia e Statistica e rappresenta insieme un obiettivo centrato ma anche un nuovo importante punto di partenza per continuare l’analisi puntuale e dettagliata delle patologie tumorali del territorio”. “Questo è il terzo Registro Tumori della rete dei Registri Tumori Puglia, accreditato dall’Airtum – dice Elena Gentile, Assessore regionale al Welfare e alle Politiche della Salute – è la sintesi di un esercizio di volontà e tenacia che oggi ci permette di aggiungere un tassello importante alla comprensione della incidenza delle patologie neoplastiche nella Regione Puglia. L’anno scorso sono stati accreditati i Registri Tumori di Taranto e Lecce mentre il Centro di Coordinamento Regionale è diventato un fondamentale punto di riferimento per tutti coloro che operano nel settore. Con il Registro della Asl Bt aggiungiamo un’altra tessera preziosa al mosaico delle conoscenze epidemiologiche in questa regione”. La richiesta di accreditamento può essere effettuata solo a completamento della registrazione di tre anni. La Asl Bt ha accreditato il proprio Registro Tumori con i dati relativi agli anni 2006, 2007 e 2008. In totale sono state registrate 6721 schede di patologie tumorali: 3761 per i maschi, 2960 per le donne. La popolazione totale della Provincia Bat è di 392mila abitanti: si caratterizza per essere mediamente più giovane della popolazione pugliese e della popolazione italiana. L’indice di vecchiaia è di 91 mentre quello della Puglia è di 120. L’età media è di 40 anni contro i 42 della Puglia e i 43 dell’Italia. La popolazione è in lieve crescita mentre è molto bassa la presenza degli stranieri, prossima al 2 per cento della popolazione residente. L’attività di registrazione delle patologie tumorali avviene incrociando i dati di fonti primarie e fonti secondarie di informazioni. Le fonti primarie sono le anatomie patologiche, le schede di ricovero ospedaliero e i dati di mortalità mentre le fonti secondarie sono le radioterapie, i codici di esenzione ticket, gli archivi delle commissioni invalidi civili, le radiodiagnostiche, le prestazioni ambulatoriali di radioterapia e di chemioterapia e le prescrizioni farmaceutiche (...)  
   
   
MALTRATTAMENTO PAZIENTI, ASSESSORI LIGURIA: “VALUTEREMO RINNOVO ACCREDITAMENTO IN CORSO“  
 
 Genova, 16 aprile 2014 - "La situazione che si è venuta a creare nella struttura di Vadasabatia a Vado Ligure è gravissima. I maltrattamenti perpetrati a danni di ragazzi disabili sono intollerabili. Per questo dopo quanto avvenuto valuteremo tutte le misure e le sanzioni da adottare alla luce delle responsabilità dirette degli operatori e di chi ha compiti di direzione della struttura, in primo luogo il rinnovo dell´accreditamento in corso sarà sospeso per una piena valutazione dell´accaduto". Lo dicono gli assessori alla salute e al welfare della Regione Liguria, Claudio Montaldo e Lorena Rambaudi dopo aver appreso la notizia degli arresti di 12 operatori socio-sanitari che lavoravano nella struttura di Vado Ligure. "La Asl – hanno detto i due assessori – è in contatto con la magistratura e sulla base di quanto emergerà verranno decise misure, perché quanto fatto contro dei ragazzi disabili, oltre a lasciare sgomenti, ci deve indurre ad una reazione forte".  
   
   
LIGURIA, “RIPARTITI 19 MILIONI DEL FONDO PER LE POLITICHE SOCIALI. GARANTITE LE RISORSE DELLO SCORSO ANNO”  
 
Genova, 16 aprile 2014 - È stato approvato in Giunta, su proposta dell’assessore Lorena Rambaudi, il riparto del fondo sociale: 11 milioni di euro destinati ai Comuni e ai distretti sociali della Liguria per interventi a favore del welfare. Le risorse provengono tutte dal bilancio regionale, aumentate di 1 milione rispetto all’anno scorso, per far fronte ai tagli dei trasferimenti statali. A questi finanziamenti regionali si andranno ad aggiungere 8 milioni di euro provenienti dal fondo nazionale per le politiche sociali che porteranno lo stanziamento complessivo a 19 milioni di euro, come l’anno scorso. “Nonostante la diminuzione delle risorse nazionali, siamo riusciti anche quest’anno – spiega Rambaudi – ad assicurare la stessa cifra del 2013, impegnando 1 milione in più nel bilancio regionale. In questo modo i Comuni riusciranno a garantire gli stessi servizi a favore dei disabili, del contrasto alla povertà, dell’assistenza ai minori e agli anziani”. “Inoltre siamo riusciti a dare certezze di risorse ai Comuni nei primi mesi dell’anno – ha concluso l’assessore al welfare, Rambaudi – quando gli Enti locali sono ancora alle prese con i bilanci e possono quindi programmare in maniera coerente i loro interventi”.