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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Giugno 2012
GIORNATA MONDIALE PER L´AMBIENTE DELL’ONU, IL 5 GIUGNO VIA WEB LA PRESENTAZIONE DEI PROGETTI VINCITORI DELL’ENERGY GLOBE AWARD FOR SUSTAINABILITY. PER L’ITALIA C’È IUSES.  
 
Trieste, 5 giugno 2012 - Gli oltre 150 progetti nazionali vincitori dell‘Energy Globe Award for Sustainability - ideato dalla Fondazione Energy Globe - saranno presentati in tutto il mondo il 5 giugno 2012 sul portale www.Energyglobe.info  L’evento prevede nell’arco delle 24 ore presentazioni in sequenza al ritmo di 10 minuti ciascuna, tenendo conto dei fusi orari. Per l‘ltalia toccherà al progetto europeo Iuses - Intelligent Use of Energy at School, che ha promosso l’uso intelligente delle fonti di energia e la mobilità sostenibile nelle scuole superiori, coinvolgendo 15 partner di 12 Paesi per complessivi 80.000 insegnanti e studenti. Analisi gratuita dell´energia - Come novità esclusiva, in questa giornata di azione mondiale, sempre su www.Energyglobe.info  tutti i cittadini avranno la possibilità di testare gratuitamente on-line il loro potenziale di capacità di risparmio dell’energia (Energy Efficiency Check), nonché di verificare con il “Solartool online” come utilizzare e produrre energia solare, secondo l’ irradiazione solare di ogni Paese. La somma del possibile risparmio energetico e del potenziale di corrente solare prodotta verrà documentata continuamente on-line su un contatore globale. È a partire dal 1972 che ogni anno l´Onu organizza la giornata mondiale dell´ambiente, volta ad aumentare la consapevolezza nei confronti dei problemi della sostenibilità e della salvaguardia dell’ecosistema. La Fondazione Energy Globe ( www.Energyglobe-foundation.com  ) è stata creata da Wolfgang Neumann su proposta di Kofi Annan. All´interno della fondazione opera l´Honorary Board, concepito come un “consiglio dei saggi “. Sotto la direzione di Maneka Gandhi, già ministro dell´ambiente indiano e di Ashok Khosla, presidente del Club di Roma, sostiene le attività di Energy Globe insieme a numerose personalità di fama mondiale e mette a punto un manifesto annuale su importanti temi.  
   
   
STATI GENERALI: BASTA INCERTEZZE SULLE FONTI RINNOVABILI  
 
Milano, 5 Giugno 2012 - Gli ‘Stati Generali delle Rinnovabili e dell’Efficienza energetica’ chiedono al Governo di dichiarare subito e apertamente che gli attuali schemi incentivanti vengono mantenuti per il fotovoltaico almeno fino al 1° ottobre e per le altre fonti rinnovabili per un periodo pari al ritardo accumulato; chiedono, inoltre, che vengano uniformate le soglie per le aste per le diverse tecnologie e che vengano condivise con le Associazioni di categoria le bozze dei decreti su rinnovabili termiche ed efficienza energetica. Di slittamento in slittamento i decreti sulle rinnovabili non escono mai. Né quelli sulle rinnovabili elettriche né quelli sulle termiche, che dovevano essere firmati entro lo scorso anno tra luglio e settembre. Inoltre, siamo ancora in attesa delle specifiche tecniche sul biometano su cui l´Autorità ha appena avviato consultazione con un anno di ritardo. È stato annunciato invece il quinto conto energia sul fotovoltaico con l’effetto di creare incertezza in tutto il comparto, non solo per i suoi contenuti, ma anche per l’indeterminatezza dell’entrata in vigore. Pertanto, gli ´Stati Generali delle Rinnovabili e dell´Efficienza Energetica´ chiedono al Governo di dichiarare subito che l´attuale schema incentivante non verrà modificato Almeno fino al 1° ottobre, come ormai da più parti segnalato; che vengano innalzate le soglie delle aste, uniformandole per tutte le tecnologie, e che vengano superati i registri con l’introduzione di meccanismi automatici e progressivi di adeguamento delle tariffe al crescere dell’installato; che ci sia una proroga degli attuali meccanismi di incentivazione per tutti gli impianti realizzati nei territori dei Comuni emiliani colpiti dal terremoto ai quali viene riconosciuto lo stato di calamità naturale; che, visto l’estremo ritardo del Governo, slitti l’applicazione del decreto sulle rinnovabili elettriche di un periodo uguale al ritardo accumulato; che siano condivise con le Associazioni di categoria le bozze dei decreti sulle rinnovabili elettriche, termiche e l’efficienza energetica. Chiediamo, infine, che venga resa pubblica la Strategia Energetica Nazionale per valutare quale evoluzione si immagina per il nostro sistema energetico e la sua coerenza con gli scenari europei. Aper- Associazione Produttori Energie Rinnovabili; Aes – Azione Energia Solare; Anest – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica; Anev – Associazione Nazionale Energia dal Vento; Anie/gifi - Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane; Assieme - Associazione Italiana Energia Mini Eolico; Assosolare; Ater – Associazione Tecnici Energie Rinnovabili; Cib – Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione; Comitato Ifi – Industrie Fotovoltaiche Italiane; Confagricoltura; Cpem - Consorzio Produttori Energia Minieolico; Giga - Gruppo Informale per la Geotermia e l´Ambiente; Ises Italia; Itabia – Italian Biomass Association; Kyoto Club; Legambiente.  
   
   
TRENTO: VIA LIBERA AL BANDO ENERGIA 2012  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Approvato l’ 1 giugno dalla Giunta provinciale, su proposta del presidente Lorenzo Dellai, il Bando Energia 2012 per la concessione dei contributi in materia di energia. Il Bando definisce gli aspetti organizzativi, operativi e temporali per richiedere gli incentivi per l´acquisto di veicoli a basso impatto ambientale, per la modifica dell´alimentazione con carburanti meno inquinanti, nonché gli incentivi relativi ad interventi di risparmio energetico e di produzione di energia da fonte rinnovabile. Il budget delle risorse da destinare al finanziamento delle domande presentate in procedura semplificata è pari a 4 milioni di euro, mentre le domande presentate in procedure valutativa saranno finanziate con le risorse del bilancio 2013 dell´Apiae - l´Agenzia provinciale per l´incentivazione delle Attività economiche. Le domande possono essere presentate a partire dal 5 giugno e fino al 28 settembre 2012, per le domande di interventi relativi ai Piani di Azione per l’Energia Sostenibile il termine è posticipato al 31 ottobre 2012. Per informazioni: contact-center, tel. 0461 497300, www.Apiae.provincia.tn.it  Due quindi le procedure previste per la presentazione delle domande (semplificata e valutativa), una modalità che si conferma snella ed estremamente positiva, perché il cittadino, per gli interventi di importo relativamente modesto (fino a 40.000 euro di spesa ammessa), può vedersi accreditare il contributo direttamente sul proprio conto corrente al termine dei lavori. Non più, quindi, tempi lunghi legati alla presentazione della domanda, all’istruttoria e alla successiva concessione del contributo, bensì una semplice telefonata di prenotazione al contact-center, rendicontazione dell’intervento presso una sportello di gradimento del cittadino e pagamento del contributo con accredito dell’importo direttamente sul conto corrente. Per gli interventi che si effettuano con procedura semplificata, la Giunta provinciale ha incaricato l’Apiae di destinare un ammontare di risorse pari appunto a 4 milioni di euro, ripartito su quattro budget: acquisto veicoli a basso impatto ambientale, biciclette a pedalata assistita, motocicli/quadricicli elettrici o ibridi; finanziamento dei Piani di azione per l’energia sostenibile (Paes); interventi eseguiti da privati relativi ad impianti fotovoltaici in rete di potenza non superiore a 3kW iniziati nell’anno 2011; altri interventi energetici; La liquidazione dei contributi a favore dei richiedenti avverrà nel rispetto dell’ordine cronologico di prenotazione delle richieste effettuate telefonicamente al contact-center. Gli interventi rientranti nella procedura "valutativa" saranno invece finanziati con le risorse che saranno messe a disposizione con il bilancio 2013. Rispetto ai criteri in essere negli anni precedenti, quelli relativi a quest’anno si differenziano essenzialmente per l’esclusione dell’incentivazione degli impianti fotovoltaici in rete, in considerazione da una parte della maturità tecnico economica conseguita da questa tecnologia e del ridimensionamento dei relativi costi di installazione, dall’altra dal perdurare degli incentivi del "Conto energia". Sono esclusi dai contributi gli interventi che rientrano nei benefici fiscali previsti da norme nazionali, cosiddetti 36% e 55%, vale a dire i collettori solari, le coibentazioni termiche e le pompe di calore. In linea di massima si sono mantenute le disposizioni sulla non cumulabilità dei contributi con altre agevolazioni; in particolare, per quanto riguarda gli edifici, si è confermato che l’incentivo energetico non sia cumulabile con le misure di incentivazione degli indici edilizi, già stabiliti con altri provvedimenti della Giunta in materia urbanistica, poiché questi rappresentano già un aiuto sufficiente alla costruzione e ristrutturazione di edifici ambientalmente ed energeticamente virtuosi. Sono invece confermati i contributi per i generatori di calore a condensazione ma solo per i beneficiari privati. Gli enti pubblici e gli enti strumentali non possono beneficiare di contributi ad eccezione di quelli necessari per la predisposizione di piani, studi, diagnosi energetiche, interventi dimostrativi. Sono previste misure di coordinamento tra la disciplina incentivante del settore energia e analoghe forme di contribuzione attuate da altri settori dell’amministrazione provinciale come industria, turismo, artigianato e commercio, agricoltura. I possibili interventi rientranti nei Patti territoriali sono ammessi al contributo. Per questi interventi, l’ammissibilità delle domande è subordinata all’acquisizione della valutazione di coerenza da parte del soggetto responsabile di ciascun patto territoriale. Sono sostanzialmente confermati i criteri per la concessione di contributi per l’acquisto di veicoli a basso impatto ambientale e per la modifica dell’alimentazione con carburanti meno inquinanti. Sono infatti previsti contributi per l’acquisto di nuovi motoveicoli e quadricicli elettrici o ibridi e di nuove biciclette a pedalata assistita, per la modifica dell’alimentazione degli autoveicoli (metano e gpl) e per l’acquisto di nuove unità di navigazione a basso impatto ambientale. Presentazione domande procedura semplificata - Per la procedura semplificata, la data di inizio del Bando è stabilita al 5 giugno 2012 con “l’apertura” delle telefonate al contact-center, tel. 0461 497300, tutti i giorni, sabato, domenica e festivi esclusi, con orario continuato dalle ore 8 alle 17 secondo il seguente calendario: per gli incentivi per l´acquisto di veicoli a basso impatto ambientale e per la modifica dell´alimentazione con carburanti meno inquinanti dalle 8 di martedì 5 giugno 2012 fino alle 17 di venerdì 28 settembre 2012, orario continuato 8-17, tutti i giorni esclusi sabato, domenica e festivi; per gli interventi di risparmio energetico dalle 8 di giovedì 7 giugno alle 17 di venerdì 28 settembre 2012, orario continuato 8-17, tutti i giorni esclusi sabato, domenica e festivi; per gli impianti fotovoltaici in rete (impianti potenza max 3kW con data inizio lavori nell’anno 2011 e completati nel ´periodo transitorio´ anno 2011/2012) dalle 8 di lunedì 11 giugno alle 17 di venerdì 28 settembre 2012, orario continuato 8-17 tutti i giorni esclusi sabato, domenica e festivi; per gli interventi di risparmio energetico eseguiti da soggetti pubblici o ad essi equiparabili (relativi ai Piani di Azione per l’Energia Sostenibile redatti dagli Enti locali nell’ambito del Patto dei Sindaci promosso dall’Unione Europea) dalle 8 lunedì 11 giugno alle 17 di mercoledì 31 ottobre 2012, orario continuato 8-17, tutti i giorni esclusi sabato, domenica e festivi. Presentazione domande procedura valutativa - Per la procedura valutativa, le domande potranno essere presentate alla struttura competente, prima della data di inizio dell’intervento, a partire dal 5 giugno 2012 e fino al 28 settembre 2012, con esclusione delle domande per gli interventi relativi ai Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (Paes) per le quali il termine di presentazione è posticipato al 31 ottobre 2012. Informazioni Contact-center, tel. 0461 497300, tutti i giorni, sabato, domenica e festivi esclusi, con orario continuato dalle ore 8 alle 17 Apiae - Agenzia provinciale per l’incentivazione delle attività economiche, www.Apiae.provincia.tn.it    
   
   
CENTRALE IDROELETTRICA VOMANO  
 
Pescara, 5 giugno 2012 - "Periodicamente il Consigliere D´alessandro dell´Idv torna alla carica su una questione che evidentemente gli sta molto a cuore. Lo fa presentando un´interrogazione che segue l´interpellanza di due anni fa e come allora anche in questa occasione si lascia andare a osservazioni e insinuazioni politicamente strumentali". E´ quanto dichiarato l’ 1 giugno dall´assessore alle Politiche agricole Mauro Febbo in merito all´interpellanza presentata dal Consigliere regionale sulla mancata realizzazione della centrale idroelettrica del Vomano. "Si tratta di un´opera - prosegue Febbo - per la quale il primo stanziamento di fondi risale al 1983 e da allora si sono susseguite varie amministrazioni, quindi non capisco come D´alessandro possa puntare il dito contro questo Esecutivo regionale che, tra l´altro, sia chiaro, non ha responsabilità attuativa. Inoltre, l´esponente di Idv sentenzia che non bisogna rimanere indifferenti ma guarda caso se ne accorge solo quando a governare sono i suoi avversari politici. D´alessandro fa riferimento ad una Determina dirigenziale del 2008 con la quale sono stati concessi 1 milione di euro in aggiunta al precedente finanziamento. Al progetto per la centrale inoltre è stata concessa una proroga di 15 mesi che a quanto pare non sono stati sufficienti per completarla. La Regione ha inviato al Consorzio diverse diffide contenenti contestazioni circa la mancata realizzazione delle opere definitivamente finanziate e ammesse a contributo. La Determinazione per l´ulteriore finanziamento (datata novembre 2008 e adottata dalla precedente amministrazione), riporta chiaramente le motivazioni che hanno condotto alla concessione, le quali fanno perno sia sulle criticità sollevate da parte della Regione e sia sulle circostanze sostenute dall´Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici (organo del Ministero dello Sviluppo Economico) con la quale sono ribaditi e compiti e le funzioni dei vari soggetti preposti all´attuazione dell´intervento. La realizzazione dell´intervento, dovrebbe saperlo D´alessandro, è affidata al Consorzio di Bonifica Nord, il quale nel caso specifico, riveste il ruolo dell´ente attuatore dell´opera affidatagli e che è designato quale principale beneficiario dei ricavi sottesi. La Regione, in quanto pubblica amministrazione, ha tutto l´interesse a veder raggiunti gli obiettivi sottesi alla concessione del contributo, ma la responsabilità attuativa resta tutta in capo al beneficiario dei finanziamenti. La competenza della Regione riguarda il controllo posticipato dell´attività istituzionale dell´ente attraverso verifiche ed acquisizioni di documenti e relazioni. A questo proposito, il Consorzio, che già aveva chiesto una proroga di 15 mesi, ha fatto richiesta formale per un´altra proroga ma questa volta senza indicarne l´entità. Gli uffici della Direzione politiche agricole stanno valutando questa richiesta ed hanno chiesto agli organi competenti del Consorzio tutta la documentazione necessaria per le verifiche del caso. L´interesse dell´amministrazione è veder completata l´opera per la quale sono stati concessi finanziamenti pubblici che in caso contrario dovrebbero essere restituiti. In quel caso il Consorzio rischierebbe il fallimento con tutte le conseguenze che esso comporta per lavoratori e consorziati senza dimenticare che la Centrale resterebbe, in quel caso, una grande incompiuta. Quindi sappia il Consigliere D´alessandro che sono a conoscenza del problema e soprattutto non ritengo affatto superficiale l´atteggiamento della Giunta regionale ribadendo che l´attenzione sulla vicenda è sempre alta".  
   
   
SERBIA, SOSTEGNO A EDISON ITALIANA  
 
Belgrado, 5 giugno 2012 - Il premier serbo Mirko Cvetkovic ha consegnato alla Edison (azienda italiana operante nel settore dell´energia elettrica), alla Eps, compagnia statale serba per la produzione di energia elettrica, nonché alle istituzioni finanziarie della Bers, una "lettera" di supporto, come riportato dalla Tanjug. Ne dà notizia l´Ice. Il supporto riguarda il progetto che vede le due aziende coinvolte nella costruzione del nuovo impianto termoelettrico a lignite Kolubara B, dalla potenza di 750 Mw. La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo sta considerando di finanziare il progetto con 400 milioni di euro.  
   
   
BERGAMO, IDENTIKIT CASA FUTURO SARÀ ENERGETICAMENTE EFFICIENTE E ABBATTERA´ LE BOLLETTE  
 
 Bergamo, 5 giugno 2012 - La casa del futuro sarà energeticamente efficiente e contribuirà a ridurre le emissioni in atmosfera. Sarà smart (cioè intelligente), con la possibilità di controllare minuto per minuto i consumi e sarà costruita possibilmente senza aver comportato estrazioni di materiale non necessarie. E´ questo l´identikit dell´abitazione ´modello´ cui sta lavorando Regione Lombardia e tracciato l’ 1 giugno nel pomeriggio nel corso del Festival dell´Ambiente di Bergamo, dall´assessore all´Ambiente, Energia e Reti, Marcello Raimondi che ha partecipato alla sessione ´Quali immobili per una Bergamo e un futuro sostenibile´? ´Insomma - ha sintetizzato - stiamo lavorando per avere case più confortevoli, in un ambiente più bello e più pulito´. Edifici Efficienti - Il futuro delle città, dell´economia, del settore delle costruzioni e delle professionalità connesse, passa attraverso tre direttrici: riqualificazione, efficientamento energetico, risparmio in bolletta per le famiglie. ´La certificazione - ha detto Raimondi - serve proprio a fare in modo che ciascuno sappia l´energia che spreca o, viceversa, quanto sia remunerativo un investimento nell´efficienza. Importanti novità riguardano anche la costruzione degli edifici. Si caverà solo se necessario e sarà incentivato il recupero dei materiali´. Il Risparmio - E´ evidente che questo processo virtuoso genererà grandi risparmi. ´Sia in termini economici - ha sottolineato Raimondi - ma anche come minor quantità di energia consumata. Così facendo ci avviciniamo velocemente al raggiungimento degli obiettivi previsti dall´Europa per il 2020´. Vale a dire la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra (rispetto ai livelli del 2005), il risparmio del 20% dei consumi energetici rispetto alle proiezioni del 2020 e il 20% dell´energia prodotta da fonti rinnovabili. ´La rivoluzione del risparmio nelle case - ha concluso Raimondi - non deve aspettare progetti futuribili. E´ già in atto´.  
   
   
TERMOREGOLAZIONE IMPIANTI RISCALDAMENTO - PROROGA TERMINI REGIONE LOMBARDIA - ASSOEDILIZIA CHIEDE PROROGA INCONDIZIONATA DEL TERMINE.  
 
Milano, 5 giugno 2012 - « La proroga del termine per la realizzazione della termoregolazione degli impianti di riscaldamento dal 2012 al 2014 approvata dalla Regione Lombardia, costituisce il riconoscimento delle ragioni addotte da Assoedilizia a sostegno della richiesta di proroga a suo tempo inoltrata ( e consistenti nella opportunita´ di procrastinare interventi sugli immobili che, in questi tempi di crisi economica generale e di pesanti rincari delle imposte che gravano sul comparto immobiliare, rappresenterebbero un gravissimo ed insopportabile onere per i bilanci delle famiglie).” Dichiara il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici - “Assoedilizia non puo´ tuttavia esimersi dal rilevare che la Giunta Regionale, nell´introdurre in sede di proroga delle "categorie" non presenti, ne´ nelle direttive europee, ne´ nella disposizione originaria che dispone l´obbligo, finisce per ridurre grandemente la portata della proroga stessa. Se quei motivi da noi addotti sono riconosciuti validi dalla Regione, essendo essi di carattere generale e superando il merito della questione specifica, debbono valere per tutti i casi e non solo per alcuni casi introdotti ex novo ed apoditticamente dalla Regione stessa. Cosa significa in particolare disporre la proroga in caso di intervenuto cambio di combustibile ? Se questo e´ avvenuto significa che si e´ dovuta cambiare la caldaia, ed in tal caso c´era gia´ l´obbligo di "termoregolare" gli impianti ed alcuni di questi si trovano gia´ in questa condizione. I casi in cui opera la proroga sono dunque molto ridotti rispetto alla consistenza globale del problema. Assoedilizia, mentre apprezza il recepimento parziale della propria istanza di proroga, da parte della Regione Lombardia, non puo´ ritenersi pienamente soddisfatta del contenuto di tale proroga e chiede che la Regione abbia a disporre una proroga incondizionata del termine in oggetto. »  
   
   
APPALTI, NUOVO REGOLE PER LE IMPRESE ALTOATESINE  
 
Bolzano, 5 giugno 2012 - "Un enorme passo in avanti". Così l´assessore ai lavori pubblici Florian Mussner definisce l´impugnazione della legge provinciale sugli appalti da parte del governo centrale. Può sembrare un paradosso, ma per Mussner non è così: "Roma ha accettato i punti centrali della legge - spiega - quelli che tutelano le imprese locali". I passaggi impugnati dal governo nazionale, infatti, sono due, e riguardano il supappalto di lavori ad altre imprese. "L´obiettivo della Giunta provinciale - commenta Florian Mussner - era quello di fare in modo che le imprese che operano in subappalto ricevessero lo stesso trattamento delle imprese appaltanti, ma Roma ha considerato questo articolo una sorta di "invasione" pubblica nella trattative tra aziende private". La cosa più importante, per l´assessore ai lavori pubblici, è che il governo non si è opposto al "cuore" della legge, ovvero a quegli articoli che prevedono la possibilità di frazionare gli appalti. "In questo modo offriamo un notevole sostegno alle imprese locali, soprattutto a quelle di piccole e medie dimensioni - commenta Mussner - in quanto per le grandi aziende extraprovinciali non è sufficientemente remunerativo partecipare a gare di questa entità". Il frazionamento degli appalti, in ogni caso, non potrà essere discrezionale, ma dovrà sottostare a specifiche regole. Le gare per importi superiori ai 5 milioni di euro, infatti, potranno essere suddivise, ma una parte importante di questi lavori dovranno essere assegnati tramite un bando europeo. "Questa norma dovrà essere applicata a circa l´80% della somma appaltata - spiega l´assessore Mussner - mentre per il restante 20% la gara europea non sarà necessaria". La seconda condizione da rispettare per il frazionamento degli appalti è che dalla suddivisione dei lavori non vi siano svantaggi per il committente. "Un paletto che consideriamo molto logico - sottolinea Florian Mussner - visto che siamo obbligati a non creare in maniera artificiosa costi aggiuntivi per le casse pubbliche finanziate con i soldi dei cittadini". In linea generale, Mussner prevede che la nuova legge porterà vantaggi non solo alle imprese locali. "Anche la Provincia sarà agevolata - spiega - soprattutto nelle opere tecnicamente complesse: frazionare gli appalti di grandi dimensioni renderà più semplice il meccanismo delle assegnazioni e anche i controlli su chi e come esegue gli interventi".  
   
   
SEMPLIFICAZIONE PROCEDIMENTI IN EDILIZIA. PUGLIA AVVIA TAVOLO  
 
Bari, 5 giugno 2012 - Avviato l’ 1 giugno, convocato dall´assessore Barbanente, il tavolo di lavoro per la semplificazione dei procedimenti in materia edilizia. Al tavolo partecipano, in questa prima fase, oltre agli uffici regionali preposti a esprimere pareri in materia edilizia, anche tecnici delle Asl e dei Vigili del Fuoco. La Regione si è fatta promotrice di un´attività, ancor più doverosa in un momento di grave crisi economica, finalizzata ad abbattere i costi e i tempi delle procedure per i cittadini e le imprese di Puglia. L´obiettivo è quello di semplificare, mediante la standardizzazione e informatizzazione delle procedure, la redazione di pratiche edilizie da presentare ai Comuni, adottando una modulistica unificata concordata quale modello ufficiale della Regione. L´iniziativa si colloca nell´ambito della proficua collaborazione da tempo in atto tra il Formezpa e l’Assessorato Qualità del Territorio con l’obiettivo di semplificare le procedure in materia urbanistica. Indagini recenti dimostrano, infatti, che buona parte dei costi che un´impresa sostiene per ottenere un permesso di costruire è imputabile alla predisposizione della istanza e a pareri e autorizzazioni preventive. Su questo si può molto lavorare per da un concreto contributo a cittadini e imprese.  
   
   
ROMANIA, INFRASTRUTTURE STRADALI GUIDANO SETTORE EDILIZIO  
 
Bucarest, 5 giugno 2012 - Secondo uno studio presentato da Pmr - società polacca di ricerca - e riportato dall´Ice, nei prossimi anni, il settore delle costruzioni civili sarà il principale motore di crescita dell´industria edile in Romania, grazie ai progetti infrastrutturali finanziati dalla Ue. La stima compiuta durante lo studio mostra che il fatturato del settore delle costruzioni civili è aumentato lo scorso anno del 16 per cento, giungendo a un valore di 35 miliardi di lei (8,3 miliardi di euro circa), grazie principalmente ai progetti riguardanti le infrastrutture stradali, segmento che potrebbe tenere lo stesso trend ascendente fino, almeno, al 2015. Nonostante il declino economico osservato in Romania nel corso del 2009 e del 2010, le opere riguardanti le infrastrutture stradali non hanno registrato diminuzioni significative, mentre lo scorso anno il volume di affari del settore è cresciuto fino a raggiungere i 18,7 miliardi di lei (4,4 miliardi di euro), fatturato di quasi nove volte superiore ai livelli del 2002 e di oltre il 20 per cento superiore rispetto al 2010. La Romania dispone di fondi di coesione europei per il settore trasporti pari a 4,6 miliardi di euro nel periodo 2007-2013. Fino a marzo 2012, il tasso di assorbimento effettivo dei fondi comunitari per i trasporti è del 6 per cento. Alcune delle opere maggiori in corso riguardano la costruzione di alcuni segmenti di autostrade, delle quali circa 200 km dovrebbero essere completate quest´anno.  
   
   
BULGARIA, IN CONCESSIONE RETE IDRICO-FOGNARIA  
 
Sofia, 5 giugno 2012 - Il Ministero per lo Sviluppo Regionale è disponibile a valutare offerte per la concessione del sistema idrico e fognario della città di Pleven, nel nord del Paese, al fine di assicurare i 200 milioni di euro necessari per la sua riabilitazione. Ad eccezione di Sofia, che ha concesso ad una società privata la gestione del sistema idrico e fognario cittadino, tutte le altre infrastrutture idriche comunali in Bulgaria sono gestite da aziende municipalizzate. Quello di Pleven, pertanto, sarebbe un progetto-pilota che, in caso di successo, potrà essere esteso ad altri comuni. La proposta per Pleven è partita dall´International Finance Corporation (Ifc), parte della Banca Mondiale.  
   
   
LA REGIONE PUGLIA PROMUOVE IL SETTORE IMMOBILIARE AD EIRE : A MILANO IL MADE IN PUGLIA DELL’EDILIZIA SOSTENIBILE  
 
Milano, 5 giugno 2012 - Vetrina internazionale per il settore dell’edilizia sostenibile pugliese. Si tratta di Eire – Expo Italia Real Estate, in programma a Milano dal 5 al 7 giugno. È il più importante evento fieristico in Italia per il mercato del real estate (dei beni immobili). La Regione Puglia, Servizio Internazionalizzazione, con il supporto operativo dello Sprint (lo Sportello regionale per l’Internazionalizzazione delle Imprese) e la collaborazione del Distretto produttivo dell’Edilizia sostenibile, accompagna 10 imprese pugliesi, che hanno voluto essere presenti alla manifestazione per avviare nuovi contatti d’affari. Qui infatti avranno l’opportunità di incontrare investitori, società di costruzioni, architetti, consulenti ed Enti territoriali. L’anno scorso gli operatori professionali di settore erano più di 14mila e provenivano da almeno 50 paesi. L’edizione attuale presenta la novità di sviluppare temi quali il commercio nei centri storici, i porti turistici, i parchi logistici, le energie rinnovabili, l’impiantistica sportiva e tanto altro, oltre alle tradizionali tematiche legate al mercato immobiliare. In questo scenario la Regione Puglia presenterà le sue imprese come partner specializzati, affidabili e competitivi. Un obiettivo, questo, che la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone ha voluto sottolineare: “Eire è un evento di rilevanza mondiale per il mercato immobiliare, dove nascono nuove relazioni commerciali e si possono concludere importanti contratti. Qui vogliamo portare il made in Puglia dell’edilizia e trasferire la nostra visione di sostenibilità. Siamo convinti che il mercato sarà ricettivo e accoglierà con favore le tante novità che il Distretto e le imprese sapranno proporre”. Per promuovere meglio le aziende e le politiche regionali di settore sono stati organizzati due workshop ai quali parteciperà l’assessore alla Qualità del Territorio Angela Barbanente che ha sottolineato: “Siamo orgogliosi di presentare a una grande manifestazione internazionale una regione impegnata nella rigenerazione delle proprie città e reti di piccoli centri con un approccio innovativo orientato alla sostenibilità ambientale, incentrato sulla partecipazione degli abitanti e sulla cooperazione fra operatori pubblici e privati, volto alla valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale. E siamo orgogliosi di mostrare una Puglia che punta alla qualità edilizia e alla sostenibilità dell´abitare con il distretto produttivo dell´edilizia sostenibile, istituito con l´obiettivo di coinvolgere attori pubblici e privati nella diffusione di un nuovo modo di costruire finalizzato a realizzare prodotti edilizi più evoluti ed ecocompatibili”. Il primo workshop dedicato all’ “Esperienza del Distretto dell’Edilizia Sostenibile in Puglia” si svolgerà mercoledì 6 giugno alle ore 16,00 con la partecipazione, tra gli altri, del presidente del Distretto Salvatore Matarrese. Il secondo, dal titolo “Rigenerazione urbana e territoriale in Puglia: dalle Strategie alle azioni” sarà introdotto da Angela Barbanente, che affronterà il tema delle sfide della rigenerazione urbana. Saranno presentate le esperienze dei Comuni di Bari, Lecce, Fasano, Montedoro e Sava. Per il presidente del Distretto dell’edilizia sostenibile Salvatore Matarrese, “L’eire è una importante vetrina per il nostro settore, soprattutto in questo periodo di crisi. La qualità è l’unica strada che possiamo percorrere e il Distretto dell’Edilizia Sostenibile Pugliese, con la sua partecipazione a questa importante manifestazione internazionale, vuole testimoniare come questa si possa coniugare con una visione eco sostenibile del costruire che incida sul pensare la città”. Oltre al Distretto dell’Edilizia sostenibile, partecipano ad Eire l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) Bari e Bat; l’Impresa Garibaldi di Bari; il Consorzio Bari di Levante di Bari; la Debar Costruzioni Spa di Modugno (Ba); il Gruppo Andidero Finanziario Immobiliare Srl di Bari; la Vestas Hotels & Resorts di Lecce; la Fondazione Sircom di Bari; la Blue Area Village – Gruppo Puglia Class di Lecce; la Nettis Resort Srl di Acquaviva delle Fonti (Ba); la Domus Srl di Taranto; la Tandoi Srl di Corato (Ba).  
   
   
BOLZANO: VIA LIBERA AI 33 MILIONI DEL PROGRAMMA PER L´INNOVAZIONE  
 
Bolzano, 5 giugno 2012 - Via libera della Giunta provinciale al programma 2012 per l´innovazione: i fondi destinati a questo settore, considerato fondamentale per lo sviluppo futuro dell´Alto Adige, ammontano a 33 milioni di euro, quasi 7 milioni in più rispetto all´anno passato. Sono in netta crescita rispetto al 2011 i fondi riservati al programma annuale per l´innovazione: il documento è stato approvato il 4 giugno dalla Giunta provinciale, e prevede uno stanziamento che sfiora i 33 milioni di euro. Il sostegno diretto ai progetti di ricerca, sviluppo e innovazione delle singole imprese ammonta a 19,2 milioni, altri 1,5 milioni vengono destinati alle attività di consulenza e formazione delle imprese, mentre sono circa 6 milioni i fondi destinati al Tis per lo svolgimento di determinati servizi. Da segnalare che nel bilancio 2012 del Tis figurano anche i 315mila euro necessari a coprire le spese di organizzazione dell´Innovation Festival in programma dal 27 al 29 settembre. Altri 5,1 milioni di euro, inoltre, sono destinati a Fraunhofer Italia, Iit e al progetto per l´acquisto di autobus ad idrogeno (3,9 milioni), mentre il sostegno finanziario alle consulenze in materia di innovazione da parte di Camera di Commercio e associazioni di categoria è di 1,1 milioni di euro. Il totale dei fondi a disposizione del programma 2012 per l´innovazione sfiora dunque quota 33 milioni di euro rispetto ai 26 milioni dell´anno precedente.  
   
   
INDAGINE SWG SU ASPETTATIVE E TIMORI CONSUMATORI VENETA. BANCHE E ASSICURAZIONI I SETTORI DOVE È AVVERTITA LA MINOR TUTELA  
 
Venezia, 5 giugno 2012 - I settori economici nei cui confronti i consumatori del Veneto si sentono meno tutelati sono le banche (59 per cento) e le assicurazioni (53). Le altre voci di preoccupazione si collocano al di sotto del 40 per cento (chiarimenti su disservizi 38 per cento; energia 37 per cento, truffe on line e acquisti entrambi al 36 per cento; telefonia al 34 per cento e così via). E’ quanto rileva una indagine condotta tra il 5 e l’11 aprile scorso da Swg su incarico della Regione (margine d’errore statistico del 3,5 per cento), presentata l’ 1 giugno nella sede di Unioncamere dall’assessore regionale alla tutela del consumatore Franco Manzato, da Enzo Risso per la società che ha condotto la ricerca, dal presidente nazionale del Movimento Consumatori Lorenzo Miozzi e dal presidente nazionale di Federconsumatori Rosario Trefiletti. Quella dei consumatori verso banche e assicurazioni, proprio secondo Trefiletti, non è una “paura psicologica”, ma si basa su elementi purtroppo molto concreti, il cui esempio più recente è stata la commissione bancaria di 5 euro richiesta per versare un modesto contributo a favore dei terremotati dell’Emilia Romagna. Di fronte ad una situazione del genere, l’indagine stima che l’84 per cento dei consumatori veneti ritengano importante o molto importante l’attività della associazioni di tutela dei diritti degli utenti, alle quali si è già rivolto il 25 per cento degli intervistati, con un grado di soddisfazione del 64 per cento. Il 59 per cento del campione si sente peraltro poco o per niente informato sui propri diritti di consumatore. Se si presenta un problema, la risposta viene cercata anzitutto in internet, poi presso gli sportelli delle associazioni che diventano non solo luogo di denuncia ma anche di confronto e consiglio. Se le associazioni sono benemerite, il Comune è l’ente pubblico che viene considerato in prima fila tra quelli cui è richiesto il maggiore impegno per la tutela. L’indagine ha anche approfondito il tema della contraffazione, che viene percepita genericamente come un danno, ma più al sistema economico in generale che al consumatore e nel cui contrasto è richiesto in primo luogo l’intervento delle forze dell’ordine (64 per cento), seguite dai Comuni (41 per cento), mentre i consumatori stessi si collocano al terzo posto con il 30 per cento. “Questa indagine – ha sottolineato Manzato – ci offre molti spunti per migliorare ancora di più il costruttivo rapporto che la Regione ha attivato con le associazioni dei consumatori per offrire più tutele ai cittadini”. Rapporto che si concretizza tra l’altro con il blog www.Venetoconsumatori.it, connesso con i principali social network (facebook, twitter, ecc.) e con youtube; con l’iniziativa “consumatori in Piazza” avviata assieme alle associazioni di tutela che tra l’altro occuperà un centinaio di giovani nei prossimi mesi; è stato pure attivato il numero verde 800178950, al quale rivolgersi per risolvere le difficoltà nelle quali ogni consumatore può imbattersi nel corso delle sue giornate; sono stati finanziati corsi formativi per gli addetti di polizia locale e le analisi sui prodotti contraffatti reperiti sul mercato.  
   
   
CARTA DI VENEZIA PER LA TUTELA DEI CONSUMATORI EUROPEI  
 
Venezia, 5 giugno 2012 – Il Veneto si candida, con Venezia, come sede per riunire i consumatori europei e dare vita ad una vera e propria “Carta dei diritti” dei cittadini del vecchio continente, dietro la quale si costituisca un organismo di rappresentanza che possa intervenire là dove vengono elaborate le normative comunitarie. Lo ha annunciato ufficialmente l’ 1 giugno l’assessore veneto Franco Manzato, al termine della presentazione dell’indagine Sgw sulle aspettative dei consumatori e sul rapporto tra questi e le associazioni di tutela dei loro diritti. Non è stato peraltro un annuncio “a sorpresa”, perché sulle esigenze di far valere i diritti dei consumatori europei rispetto alle decisioni della Ue vi sono stati colloqui e approfondimenti tra le associazioni rappresentative italiane, che nel Veneto hanno trovato una “sponda” preparata e disponibile, che già opera istituzionalmente e in maniera collaborativa nel comparto, come hanno ricordato questa mattina i presidenti di Federconsumatori Rosario Trefiletti e del Movimento Consumatori Lorenzo Miozzi. L’ipotesi è quella di promuovere a Venezia un vertice tra le rappresentanze dei consumatori italiani ed europei, per un impegno comune su temi dove troppo spesso le lobby multinazionali riescono a far pesare la loro influenza sin dalla fase preparatoria dei provvedimenti, mentre i consumatori restano fuori della porta.  
   
   
TRENTO: OCCUPAZIONE "AI RAGGI X" OGGI NELLA SEDUTA DI GIUNTA ANALIZZATI DI DATI DEL PRIMO TRIMESTRE 2012  
 
Trento, 5 giugno 2012 - L’istat ha diffuso l’ 1 giugno i dati sulle forze di lavoro relativi al primo trimestre 2012 (da gennaio a marzo 2012). In provincia di Trento le difficoltà del mercato del lavoro, evidenziate nel 4° trimestre del 2011, trovano conferma anche nel 1° trimestre del 2012. La reazione positiva del mercato del lavoro registrata durante la crisi del 2008/2009 e la successiva tenuta nella fase di recupero del 2010/2011 mostra ora una battuta d’arresto con un arretramento del tasso di occupazione e un aumento del tasso di disoccupazione, che ha raggiunto il 6,9%. L’occupazione nel primo trimestre del 2012 si attesta a 226.000 unità con una contrazione su base annua di 5.100 lavoratori, portando il tasso di occupazione al 64,1% rispetto al 65,8% del primo trimestre 2011. La perdita di occupati è per 2/3 da riferirsi agli uomini. In Italia tale tasso è pari al 56,5% (56,8% nel primo trimestre 2011). Nel 2011/2012 si registra una congiuntura sfavorevole all’occupazione maschile con, di contro, la crescita dell’occupazione femminile. Infatti nell’ultimo anno la crescita dell’occupazione è femminile e nel primo trimestre del 2012, su base annua, gli uomini perdono 3.800 occupati le donne 1.300. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 6,9% rispetto al 4,8% su base annua e ad una media 2011 del 4,5% che, per la prima volta, evidenzia un equilibrio fra i generi, con valori simile fra uomini e donne. Nel primo trimestre 2012 la differenza fra tasso di disoccupazione maschile (6,0%) e femminile (8,2%) ha ricominciato ad emergere. In Italia il tasso di disoccupazione nel primo trimestre 2012 ha raggiunto il 10,9% rispetto all’8,6% del primo trimestre 2011. La disoccupazione maschile risulta pari al 10% e quella femminile pari al 12,2%. Analizzando i dati in serie storica si osserva che il primo trimestre dell’anno presenta valori nei dati significativi, quali il tasso di occupazione e il tasso di disoccupazione, più negativi di quanto si rileva poi negli altri trimestri e in media annua. Infatti, la serie storica dal 2004 ad oggi mostra un primo trimestre meno favorevole all’occupazione che migliora in maniera evidente nei trimestri centrali per poi attenuarsi nell’ultimo trimestre. L’andamento trimestrale dei valori importanti del mercato del lavoro ben rappresenta le peculiarità del sistema produttivo trentino all’interno del quale sono presenti settori caratterizzati da variazioni stagionali significative. Settori quali l’agricoltura, il turismo, il commercio e i pubblici esercizi, le costruzioni e l’estrattivo incorporano dinamiche che in parte possono essere spiegate dalla stagionalità. Riprendendo i dati dell’indagine continua delle forze di lavoro si osserva che nel primo trimestre 2012, su base annua, l’industria contrae la propria occupazione di oltre 6.000 unità, più o meno equamente distribuiti fra dipendenti e indipendenti. In questo ambito, il settore delle costruzione perde occupazione ma si deve considerare che il primo trimestre dell’anno per le costruzioni è poco significativo perché l’attività è rallentata dal fermo stagionale. Comunque la situazione nel settore delle costruzioni permane complicata perché in questo settore si osserva una crisi congiunturale che si innesta su problemi strutturali. Di ciò si trova conferma anche in altre fonti informative quali le ore lavorate che nel primo trimestre 2012 diminuiscono dell’11% su base annua e le ore autorizzate di cassa integrazione che registrano una crescita del 36% su base annua. I servizi, che rappresentano circa il 70% dell’occupazione, hanno registrato un incremento di circa 2.000 unità, per effetto di un aumento significativo dei lavoratori dipendenti (4.000 unità) e una diminuzione degli indipendenti. Nel primo trimestre del 2012 gli avviamenti al lavoro e le cessazioni dal lavoro presentano rispettivamente un incremento e una contrazione. La creazione di nuovi posti di lavoro non è in grado di assorbire gran parte di coloro che hanno perso una precedente occupazione o entrano nel mercato del lavoro per la prima volta. Il rallentamento negli avviamenti si rileva nel settore industriale. Dall’indagine congiunturale della Camera di Commercio si osserva che la perdita di occupati riguarda soprattutto le piccolissime e le piccole imprese e trova riscontro nella debolezza della domanda interna, principalmente, del mercato locale. I dati di cassa integrazione dimostrano la presenza di situazioni di difficoltà più serie delle momentanee deficienze della domanda. Infatti, nel primo trimestre 2012 le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria rallentano nella dinamica con una contrazione del 19%. Le ore autorizzate di cassa integrazione straordinaria evidenziano, di contro, un incremento del 71%. Anche la mobilità riflette la debolezza del mercato del lavoro avendo negli ultimi mesi raggiunto ormai le 5.200 unità di iscritti, valori più o meno doppi di quelli precedenti alla crisi iniziata sul finire del 2008.  
   
   
TRENTO, COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO: PROGRAMMI E PROGETTI IN BOSNIA, RUSSIA, AFRICA, ASIA, AMERICA CENTRALE  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Prosegue l´impegno del Trentino in Bosnia, Repubblica Russa, Pakistan, Guatemala, Senegal ed Etiopia: la Giunta provinciale, su proposta dell´assessore alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, ha dato il via libera l’ 1 giugno ad alcuni programmi di cooperazione in questi paesi, in settori che vanno dalla salute allo sviluppo rurale, ad integrazione del programma annuale 2012. Potranno presentare progetti associazioni trentine di provata competenza sia nel settore di intervento specifico sia nel paese in cui l´attività verrà realizzata. Vediamo il dettaglio delle diverse iniziative. Sviluppo rurale in Bosnia Erzegovina Alla luce del successo di precedenti interventi realizzati dalla Provincia autonoma di Trento nell’area rurale di Suceska-srebrenica in Bosnia Erzegovina, si ritiene necessario sviluppare un´azione che assicuri la sostenibilità futura dei progetti avviati. I progetti hanno coinvolto circa 50 aziende di allevatori che hanno avviato il miglioramento genetico del loro bestiame con l’introduzione negli allevamenti di manze di razza rendena ed hanno migliorato le conoscenze sui foraggi e sulle tecniche di allevamento. Per rafforzare lo sviluppo economico locale si ritiene importante consolidare le aziende agricole finora coinvolte nella fase di avvio delle attività imprenditoriali. Si ritiene quindi importante assegnare dei capi di bestiame alle aziende che hanno dimostrato di aver maggior capacità imprenditoriale e di completare la formazione sul miglioramento genetico e sulle colture foraggiere. Visto il successo dei precedenti progetti si ritiene di continuare con l’assegnazione agli allevatori di manze rendene. Possono presentare progetti organizzazioni che abbiano competenza nel settore dell’allevamento, che siano in grado di continuare e rafforzare i progetti già avviati negli scorsi anni dalla Provincia, che sappiano coinvolgere gli allevatori trentini nel progetto e che abbiano maturato precedenti significative esperienze di progetti di sostegno all’allevamento ed allo sviluppo rurale in questo contesto. Diritto alla salute e rafforzamento della cooperazione con la municipalità di Archangel’sk nella Federazione Russa La Provincia autonoma di Trento ha avviato nel 2010 una collaborazione con la municipalità di Archangel’sk attraverso un’intesa di cooperazione firmata con il Consiglio Provinciale.la Municipalità russa ha rilevato l’urgente necessità di ammodernare le attrezzature sanitarie e di formare il personale sanitario delle unità operative di urgenza pediatrica. Le unità coprono vasti territori ed è necessario che gli operatori d’emergenza siano meglio formati a misurare la gravità degli interventi, al fine di diminuire sensibilmente le ospedalizzazioni con relativa diminuzione dei costi. Si ritiene quindi prioritario realizzare progetti che prevedano di ammodernare le attrezzature e i mezzi a disposizione delle unità di emergenza, nonché formare e riqualificare neolaureati e operatori che operano già nell’emergenza pediatrica. Questo tipo di interventi potranno garantire una maggiore copertura geografica delle unità di emergenza e l’acquisizione della capacità di differenziazione per gravità delle patologie pediatriche con riduzione del tasso di mortalità, del ricorso all’ospedalizzazione e della durata della degenza. Possono presentare progetti organizzazioni che abbiano una comprovata esperienza nel contesto russo, con particolare riferimento a progetti nel settore sanitario e che abbiano rapporti di cooperazione con le autorità pubbliche locali e soprattutto con il Dipartimento della Sanità della Municipalità di Archangel’sk. Diritto alla salute nelle periferie di Dakar, Senegal I buoni indici di sviluppo economico del Senegal non stanno avendo effetti significativi sulle condizioni di vita della popolazione: più della metà dei senegalesi vive ancora sotto la soglia di povertà. La situazione sanitaria risente dell’ assenza e della precarietà delle strutture sanitarie esistenti e della scarsa formazione del personale medico e sanitario. Le popolazioni che vivono nelle periferie di Dakar non hanno assistenza e accesso alle cure, nella banlieu di Rufisque, ad esempio, a circa 50km dalla città, 330.000 abitanti vivono in abitazioni precarie, lontani dai principali servizi, qui non ci sono strutture per fornire assistenza sanitaria di base o per curare anche semplici patologie come il diabete che affligge circa il 10% della popolazione. Si ritiene necessario intervenire in queste aree allestendo strutture sanitarie adeguate, prevedendo percorsi di formazione del personale medico-sanitario e campagne di sensibilizzazione e prevenzione tra la popolazione, al fine di garantire un servizio di qualità e sostenibile nel tempo. Possono presentare progetti soggetti che dimostrino di avere precedenti esperienze di progetti sanitari in Senegal, che dimostrino di conoscere in particolare la realtà delle periferie interessate e che siano in grado di coinvolgere organizzazioni locali che operino nel settore sanitario. Ricostruzione e avvio di attività generatrici di reddito dopo l’alluvione in Pakistan Nel 2010 il Pakistan ha vissuto una forte alluvione che ha causato l’inondazione di ampie regioni del nord-est del Pakistan. Ci sono state circa 1.700 vittime e 20 milioni di persone coinvolte perdendo la casa, vedendo distrutte le loro coltivazioni, le strutture sanitarie, le infrastrutture. Secondo le Nazioni Unite il Distretto più colpito è stato quello di Shangla. In questa zona la distruzione dei mulini ad acqua e delle stazioni idroelettriche ha causato gravi problemi per la produzione di energia e per le attività economiche legate alla macina dei cereali. La distruzione dei canali di acqua ha influito anche sull’irrigazione dei campi. La distruzione delle canalizzazioni dell’acqua, dei mulini e delle piccole centrali idroelettriche ha bloccato alcune delle principali attività economiche di quest’area tra cui l’agricoltura e la macina dei cereali. Le stazioni idroelettriche ed i mulini ad acqua sono di generalmente di proprietà della comunità, che in questo momento ha perso quindi delle importanti fonti di sostentamento. Si ritiene quindi necessario intervenire in quest’area del Pakistan per ricostruite le suddette infrastrutture idriche al fine di riattivare le attività generatrici di reddito in queste comunità rurali. Possono presentare progetti soggetti che dimostrino di avere conoscenze tecniche nel settore idrico e di produzione di energia idroelettrica, una presenza pluriennale dell’area di intervento e consolidati rapporti con le comunità e le autorità locali. Assistenza sanitaria e sociale in Guatemala Il Guatemala è un paese di circa 14.000.000 abitanti, con una media di 5 membri per nucleo familiare. Secondo lo Undp dal 2006 al 2008 le disuguaglianze all’interno del Paese sono aumentate. La fascia della popolazione più povera è infatti passata dal possedere il 2,8% del totale degli introiti del paese all’ 1,7%. Nel 2007 il 57% della popolazione viveva in condizioni di povertà, ed il 21,5% in condizioni di povertà estrema (contro il 15,7% del 2000). In questo contesto le fasce più svantaggiate della popolazione come le persone con diverse abilità, con disagio psicologico e con dipendenze hanno le maggiori difficoltà ad accedere anche ai più basilari servizi sociali e sanitari. Si ritiene quindi prioritario sostenere progetti che abbiano come obiettivo principale quello di rafforzare l’integrazione sociale, l’assistenza e le cure a favore delle persone più vulnerabili attraverso la realizzazione di strutture di accoglienza, di recupero e di cura. Possono presentare progetti soggetti che dimostrino di avere un forte radicamento nelle aree di intervento, che abbiano già precedenti esperienze nella gestione di progetti sanitari e di assistenza sociale e che siano in grado di garantire una collaborazione con autorità ed organizzazioni locali. Diritto alla salute in Etiopia La situazione sanitaria in Etiopia è ancora molto precaria. In Etiopia la mortalità infantile sotto i 5 anni è molto elevata (166/1000) e circa il 10 % dei bambini non supera l’anno di vita, dati nettamente superiori alla già drammatica media africana. Le cause sono le scarse condizioni igienico-sanitarie, il limitato accesso all’acqua potabile, la malnutrizione e alla mancanza di farmaci. Il 15% dei bimbi etiopi risulta sottopeso alla nascita e nei primi cinque anni di vita quasi la metà presenta sintomi moderati o acuti di malnutrizione e di conseguenza ritardi nella crescita. Il governo etiope finanzia soltanto il 18 % dei vaccini più comuni (tubercolosi, difterite, tetano, pertosse poliomielite ecc). Le strutture sanitarie spesso sono concentrate soltanto nelle zone urbane escludendo quindi quelle rurali e di conseguenza per gli abitanti diventa molto difficile raggiungerle. Si muore ancora per diarrea, malaria, tubercolosi. A livello sanitario l’Aids resta in Etiopia la prima causa di morte (nel 2000 il paese era al terzo posto nel mondo per numero di persone infette). In questo contesto risulta prioritario rafforzare strutture sanitarie che riescano a fornire cure e assistenza sanitaria di base alle popolazioni rurali del Paese anche attraverso la formazione del personale medico-sanitario, al fine di migliorare la qualità delle cure prestate e di garantire la sostenibilità delle strutture sanitarie. La Provincia autonoma di Trento vuole quindi sostenere progetti che puntino a facilitare l’accesso alle cure sanitarie nelle aree rurali dell’Etiopia, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili (donne e bambini), attraverso il potenziamento dei servizi sanitari di secondo livello e del sistema di coordinamento fra il livello periferico (ambulatori) e quello ospedaliero. Possono presentare progetti soggetti che dimostrino di avere una pluriennale esperienza con progetti sanitari in Etiopia e che abbiano già consolidare relazioni con le autorità locali.  
   
   
TRENTO: LA RIFORMA PROVINCIALE AGLI INCENTIVI ALLE IMPRESE  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Il sostegno alle imprese trentine è stato stabilito da una riforma legislativa provinciale che nel 2011 ha messo in primo piano contributi per l’imprenditoria giovanile e femminile improntate all’innovazione, ricerca e internazionalizzazione. Obiettivo: rilanciare il tessuto produttivo e occupazione conquistando i mercati emergenti. A parlarne, l’ 1 giugno, all’ombra della ‘Tenda’ sono intervenuti,: Confindustria di Trento, Associazione artigiani e tecnici dell’Agenzia provinciale incentivi attività economica (Apiae). “La riforma provinciale sugli incentivi alle imprese riguarda essenzialmente la definizione di nuovi criteri di assegnazione di contributi pubblici alle imprese locali, finalizzati al rilancio dell’innovazione del tessuto produttivo. Questo intento garantisce una maggiore selettività nel concedere i contributi pubblici”, così ha esordito stamani Michele Michelini, dirigente del settore ricerca e sviluppo dell’Agenzia provinciale per gli incentivi alle imprese (Apiae), avviando la terza conversazione nella location dell’economia provinciale in Piazza Duomo. “La riforma stimola le aziende a fare più ricerca rispetto al passato, in media un 30% in più rispetto ai 5 anni precedenti. E la risposta delle imprese è stata positiva, con un picco di richieste di contributi (4.000) a fine 2011. Alle aziende viene chiesto di avere progetti innovativi, di investire, insomma di garantire una ricaduta di sviluppo economico sul territorio anche in termini di occupazione. In generale il contributo pubblico si attesta in media tra il 70 e il 50% delle spese di ricerca e sviluppo. I tempi di valutazione – ha infine assicurato Michelini – del profilo di merito e di credito dell’impresa si aggirano sui 4 o 5 mesi, ma grazie all’uso di procedure online stiamo velocizzando i tempi. Per i progetti che superano il milione e 500mila euro di investimento o per quelli presentati dai Centri di ricerca si aggiunge una valutazione della Giunta provinciale. Per i giovani imprenditori e le società costituite da donne il contributo pubblico copre il 50% dei costi di avvio della nuova impresa, con non più di 24 mesi di attività. E nel caso in cui l’azienda assuma ricercatori c’è un ulteriore contributo del 50%. “Non resta fuori dal quadro del sostegno pubblico chi ha i requisiti richiesti: il primo di questi è l’investimento che è disposta a fare l’ azienda, ovvero investimenti significativi e di qualità - ha specificato Paolo Spagni, dirigente del dipartimento industria e commercio della Provincia autonoma di Trento - ovvero quelli con massa critica in grado di restituire competitività all’azienda”. Pierangelo Baldo di Confindustria Trento ha aggiunto: “Ben venga la riforma, stiamo aspettando i regolamenti attuativi finali, perché la domanda interna trentina è ferma, quella italiana è in caduta, l’unica è il mercato internazionale, e pertanto la ricerca è vitale per portare le nostre imprese su quest’ultimo. La giunta ha colto strumenti importanti, come le linee guida sui brevetti sul mercato internazionale”. Il punto di vista dell’Associazione artigiani è stato riportato da Giancarlo Berardi che ha affermato che oggi “anche tra le Pmi si intravede interesse alla ricerca, anche se di fatto – ha evidenziato - la ricerca gli artigiani la fanno tutti i giorni sul campo. Le imprese artigiane che hanno progetti innovativi vanno stimolate ad usufruire dei contributi pubblici”.  
   
   
L’ECONOMIA DEL BENE COMUNE VAL BENE UN SOGNO CONFERENZA CON CHRISTIAN FELBER ALLA FACOLTÀ DI ECONOMIA PER UN DIVERSO MODELLO DI CRESCITA  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Christian Flber, scrittore freelance e giovane economista austriaco, ha un’ambizione e non fa nulla per nasconderla: cambiare, meglio, trasformare l’economia così come oggi la viviamo. Al Festival dell’Economia 2012 il 2 giugno è venuto per promuovere la sua ultima fatica letteraria: “L’economia del bene comune”. “La dignità dell’uomo è la dignità della terra” e quindi dobbiamo dignità all’uomo e alla terra“. L’assunto serve a Christian Felber per costruire la sua visione del mondo e dell’economia con l’obiettivo di creare un movimento in grado di incidere sul sistema economico. La regole aurea dell’economia del bene comune vuole il denaro come un mezzo, così come l’utile e il capitale. “Ma se il denaro - avverte Felder - non è più un mezzo ma diventa uno scopo allora siamo contro la natura”. Lo scorso anno hanno aderito alle idee di Felber una quindicina di aziende tedesche ed austriache: in un solo anno le imprese associate sono salite a 700, in 15 diversi paesi: l’atto formale di adesione al movimento è la presentazione del bilancio del bene comune. “Il denaro - incalza Felber - ha molti vantaggi ma anche molti svantaggi. Ad esempio, non può misurare l’obiettivo dell’economia che è il bene comune, la soddisfazione dei bisogni”. Felber lavora quindi su una proposta che sia in grado di risolvere la contraddizione dei valori tra coloro che fondano la propria attività sugli attuali criteri economici e di mercato, e coloro che lavorano per far funzionare i rapporti e le relazioni tra essere umani.  
   
   
PERCHE’ ABBIAMO BISOGNO DEL CONTRATTO UNICO  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Una panoramica sul mondo del lavoro in Italia e in Spagna e un costante interrogativo: perché il contratto unico non ha ancora sostituito il dualismo dei contratti a tempo determinato e indeterminato? Si può ricondurre a questa domanda l’esposizione di Samuel Bentolila, professore di Economia al Centro de Estudios Monetarios y Financeiros di Madrid, introdotto nella sua relazione l’ 1 giugno dalla giornalista del Tg3 Carmen Santoro. Bentolila ha accompagnato la sua lezione illustrando una lunga serie di grafici che fotografano lo stato attuale del lavoro nei paesi europei con particolare attenzione per l’Italia e per la Spagna. Analizzando i tassi di disoccupazione, il livello di istruzione, gli impatti della crisi e l’economia dei contratti a termine, è emerso un mosaico che sancisce il sostanziale fallimento della normativa attuale e che riconduce all’interrogativo iniziale, definito dal professore “l’enigma dello stallo delle scelte politiche”. Nonostante l’opinione favorevole dell’Ocse, del Fmi e della Commissione Europea infatti, il contratto unico non rappresenta una soluzione politicamente vantaggiosa né per i datori di lavoro né per i sindacati. I primi infatti traggono vantaggio dai contratti a tempo determinato che garantiscono flessibilità e possibilità di licenziare a basso costo, mentre i sindacati – che proteggono principalmente gli interessi dei lavoratori a tempo indeterminato – si troverebbero col contratto unico a fronteggiare un peggioramento della posizione dei lavoratori fissi (che al momento godono di un minor indice di licenziabilità e di un maggior potere contrattuale sugli aumenti salariali). Ma l’alternativa non è conveniente nemmeno a livello politico: un governo che decidesse di investire sul contratto unico si troverebbe a beneficiare maggiormente i giovani, vale a dire una forza elettorale decisamente minoritaria. Attualmente sono presenti più alternative di contratto unico. Bentolila ha illustrato per prima quella ipotizzata nel 2007 da Tito Boeri e Pietro Garibaldi, che a una fase iniziale di inserimento di 3 anni (durante la quale il licenziamento avviene dietro forti compensazioni monetarie a fine rapporto) fa seguire una fase di stabilità paragonabile agli attuali contratti a tempo indeterminato. Una seconda ipotesi è invece quella del contratto unico a stabilità crescente, proposta in Spagna nel 2009 da cento economisti per sostenere contemporaneamente la sicurezza economica e professionale del lavoratore e la richiesta di flessibilità da parte dei datori di lavoro. Non mancano però altre proposte (come quelle di Blanchard e Tirole e di Cahuc e Kramarz in Francia), rendendo ancora più evidente che la mancata attuazione di queste riforme non è dovuta alla scarsità delle alternative, ma ha motivazioni strettamente politiche. Contestualmente, Bentolila ha descritto ampiamente la situazione dei giovani in Italia e Spagna, sottolineando come l’altissima percentuale di contratti a termine ha provocato, negli anni, un innalzamento dell’instabilità lavorativa e, di conseguenza, del tasso di disoccupazione che (al momento in Spagna, l’indice sfiora il 52%). E’ attorno a questa circostanza che ruotano le altre criticità dei giovani, e non viceversa: l’indipendenza dai genitori, il tasso di istruzione e il livello medio dei risultati accademici, la possibilità o meno di creare una famiglia e altri fattori, sono tutti originati dall’instabilità lavorativa e dall’impossibilità di crescere professionalmente. L’attuale sistema con due contratti però è legato a doppio filo anche alla regolamentazione a cui sono soggette le imprese, che fa variare – e di molto – le strategie aziendali in materia di gestione delle risorse umane. In conclusione, la prospettiva più inquietante all’immobilismo della politica è la nascita di una nuova lost generation, espressione coniata nella Spagna degli anni Ottanta e del Giappone degli anni Novanta per indicare quei giovani che a seguito della disoccupazione perdono l’entusiamo necessario al rilancio delle imprese. Al momento, ha commentato Bentolila, la percentuale di Neet in Italia e Spagna oscilla fra il 18 e il 20% fra i giovani, con conseguenze che nel lungo periodo inaridirebbero la crescita e renderebbero insostenibile il modello di welfare mediterraneo. “Queste tendenze – ha concluso il professore – non si placheranno, perché sono apparentemente inarrestabili e dipendono da forze globali”. Dalla capacità di gestione della globalizzazione e dei progressi tecnologici dipende quindi la società del futuro, che chiede una politica intelligente per fornire risposte valide a livello di istruzione e educazione, di uniformità nella stabilità del lavoro, di gestione dei flussi migratori e di incentivo a politiche di mercato attive. “Dal 1995 la Germania è cresciuta quasi del 10% in termini di produttività. Spagna e Italia invece oscillano fra il -4% e il -7% rispetto allo stesso anno. La vera sfida – ha concluso il professore – è rilanciare la produttività attraverso l’istruzione e il lavoro, dal momento che è l’unico fattore che influisce direttamente sulla qualità della vita”.  
   
   
NON C´E´ ALTERNATIVA POSSIBILE ALLA SOSTENIBILITA´  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Non esiste alternativa alla sostenibilità. Per costruire - non in senso figurato ma letterale - un futuro migliore bisogna ripartire da qui, attraverso un patto tra generazioni. E bisogna cambiare rotta. "Negli anni del grande sviluppo c´è stata, in Italia e nel mondo, una logica dissipativa del territorio ed oggi ne paghiamo le conseguenze, come con l´amianto. Ora dobbiamo lavorare per rendere i contesti più vivibili non solo per noi, ma soprattutto per chi ci vivrà dopo, per alleggerire l´eredità che lasceremo", ha sottolineato il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, l’ 1 giugno Alberto Pacher, aprendo l´incontro "Green Generation. La sostenibilità ambientale per un patto intergenerazionale" al Mart di Rovereto. E questo sarà possibile "partendo dall´impegno quotidiano di ognuno di noi, perché la sostenibilità è strettamente legata a nuovi stili di vita". Mario Zoccatelli, presidente del Green Building Council Italia, ha ripreso il filo con un appello che è risuonato forte e chiaro davanti ad una platea composta soprattutto da giovani. "Bisogna cambiare paradigma: passare da un sistema basato sullo sviluppo quantitativo illimitato a un altro basato sullo sviluppo sostenibile. La sostenibilità - ha ribadito - è una logica che richiede di ripensare un po´ tutto quello a cui siamo abituati". Il tema della sostenibilità ambientale, infatti, s´intreccia con una serie di tematiche attuali: dal sistema pensionistico alla disoccupazione. E cambiare modello significa ripensare molti aspetti. Per questo è necessario, come ha detto Zoccatelli, "un patto tra generazioni". Un esempio eclatante sono i "green jobs". Lavori che vanno ripensati in un modello sostenibile: dove si costruiscono edifici con un minor impatto ambientale, si utilizzano mezzi di trasporto meno inquinanti e via dicendo. "La Green Building può essere il volano per la sostenibilità: costruire green, ma anche restaurare in modo sostenibilie, non dà solo benefici immediati ma permette di cambiare rotta, coinvolgendo la pubblica amministrazione, l´Università, la ricerca". Simone D´antoni, di Cittalia, ha concentrato il suo ragionamento sul rapporto tra i giovani e la città. "I giovani d´oggi - ha esordito - sono i primi che vivranno in un contesto, ambientale ed economico, peggiore rispetto a quello nel quale hanno vissuto i loro genitori. Forse questo è il motivo di un forte impegno civico, visto che in Italia ci sono oltre 26.000 under 35 impegnati nelle amministrazioni locali. S´impegnano per cercare di cambiare le cose, migliorandole attraverso la partecipazione".  
   
   
CARTA DI VENEZIA PER LA TUTELA DEI CONSUMATORI EUROPEI  
 
 Venezia, 5 giugno 2012 - Il Veneto si candida, con Venezia, come sede per riunire i consumatori europei e dare vita ad una vera e propria “Carta dei diritti” dei cittadini del vecchio continente, dietro la quale si costituisca un organismo di rappresentanza che possa intervenire là dove vengono elaborate le normative comunitarie. Lo ha annunciato ufficialmente l’ 1 giugno l’assessore veneto Franco Manzato, al termine della presentazione dell’indagine Sgw sulle aspettative dei consumatori e sul rapporto tra questi e le associazioni di tutela dei loro diritti. Non è stato peraltro un annuncio “a sorpresa”, perché sulle esigenze di far valere i diritti dei consumatori europei rispetto alle decisioni della Ue vi sono stati colloqui e approfondimenti tra le associazioni rappresentative italiane, che nel Veneto hanno trovato una “sponda” preparata e disponibile, che già opera istituzionalmente e in maniera collaborativa nel comparto, come hanno ricordato questa mattina i presidenti di Federconsumatori Rosario Trefiletti e del Movimento Consumatori Lorenzo Miozzi. L’ipotesi è quella di promuovere a Venezia un vertice tra le rappresentanze dei consumatori italiani ed europei, per un impegno comune su temi dove troppo spesso le lobby multinazionali riescono a far pesare la loro influenza sin dalla fase preparatoria dei provvedimenti, mentre i consumatori restano fuori della porta  
   
   
L’EDUCAZIONE FINANZIARIA COSTA, MA L’IGNORANZA COSTA DI PIÙ  
 
Trento, 5 giugno 2012 - In un futuro dove molte decisioni, come l’accantonamento pensionistico, saranno sempre più demandate al singolo, appare necessario, soprattutto per le giovani generazioni, sapersi orientare tra risparmi, banche, finanziamenti. “Una sana educazione economica crea più solidi presupposti perché la competenza finanziaria sia forte negli anni cruciali della vita”, ha esordito Enrico Castrovilli , presidente dell’Associazione Europea per l’Educazione Economica – Italia. La scuola può essere il luogo di apprendimento di conoscenze che, altrimenti, sono per pochi. L’educazione finanziaria deve cominciare fin da piccoli, perché le competenze crescono con l’individuo in quanto “sono costituite da apprendimenti non solo di natura cognitiva, ma anche psicologica e comportamentale basati sull’esperienza”, ha puntualizzato il 2 giugno Castrovilli. Anche secondo Anna Lusardi, docente di Economia al Dartmouth College Usa e presidente del gruppo di esperti Ocse-pisa sulla financial literacy, la scuola riveste un ruolo centrale nella tramissione di queste conoscenze, perché permette di superare la naturale diseguaglianza legata all’estrazione sociale di ognuno. “Le competenze che si formano in età scolastica hanno delle conseguenze sul futuro dell’individuo – ha affermato Daniele Checchi, preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università Statale di Milano - e man mano che invecchiamo le competenze declinano, ma chi ha più istruzione ha un declino più lento. Trasmettere delle competenze è un obbiettivo strategico. Gli individui guadagnano di più, trovano lavoro più facilmente, escono da una situazione di disuguaglianza sociale. Non ultimo, migliorando le competenze di una generazione, si migliorano anche quelle della successiva”. Andrea Brandolini, Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia, dati alla mano ha focalizzato la sua attenzione sulla “Disparità intergenerazionali nel tenore di vita”. “Le generazioni più giovani stanno meglio se stanno nella famiglia di origine, stanno meglio a scapito di una minore indipendenza. L’italia ha smesso di crescere. Dagli anni ’90 si è registrato uno stallo e dal 2007 un crollo dei redditi delle famiglie. Le famiglie per mantenere i loro tenore di vita hanno ridotto i risparmi. In questo quadro l’educazione finanziare è molto importante. Il risparmio deve diventare il punto focale nel passaggio del testimone tra generazioni”. Alla scuola, dunque, il compito di fare educazione finanziaria. Un compito arduo in un periodo di ristrettezze finanziarie, ma necessario. Roberto Fini, docente di Economia all’Università di Verona-vicenza, ha ne ribadito l’importanza anche per garantire la crescita economica. “Tutti i sistemi sociali spendono relativamente molto nell’istruzione e dunque in formazione del capitale umano. Il problema è monitorarne l’efficienza. Spendere nell’istruzione è impegnativo perché l’istruzione costa, ma i dati ci dicono che costa di più l’ignoranza”. Ed in attesa che la scuola si attrezzi, a Torino, due settimane fa è stato aperto il “Museo del Risparmio”, già visitato da 2800 persone. “L’italia registra una diffusa carenza in tema di educazione finanziaria – ha detto Andrea Beltratti, presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo – eppure c’è molto interesse. Ce lo dice l’affluenza registrata fin dall’apertura del Museo, creato da Intesa Sanpaolo”. Un approccio soft per curiosi e non solo, per chi ha qualche nozione o per chi è completamente digiuno: attraverso giochi, simulazioni finanziare, interviste ad esponenti del mondo dell’economia e della finanza, riflettendo sul rapporto tra risparmio ed arte e ascoltando interviste impossibili a personaggi storici come Dante e Shakespeare, s’impara che l’economia e la finanza possono essere anche molto interessanti.  
   
   
RICAMBIO GENERAZIONALE: OPPORTUNITA’ O COLPO DI GRAZIA?  
 
 Trento, 5 giugno 2012 - L’economia italiana è composta prevalentemente da imprese di tipo familiare. A volte però quando si tratta di passare il testimone del comando tutto rischia di spaccarsi. Il “capo” deve distinguere tra cuore e affari ma spesso non ci riesce. Individuare l’erede più talentuoso poi è tutt’altro che facile. A complicare il tutto la scarsità, in Italia, di soggetti specializzati che possono aiutare gli imprenditori in questa fase delicata. L’evento però può essere reso meno traumatico se si seguono semplici ma alquanto fondamentali parole chiave: preparazione, gradualità, valori, impegno e apertura verso l’esterno Era affollata di giovani l’ 1 giugno la tavola rotonda, ospitata dalla Facoltà di Economia e moderata da Sandro Trento, docente di Strategie d’impresa e corporate governance all’Università di Trento. Segno che il ricambio generazionale è un argomento molto sentito, soprattutto di questi tempi. A prendere per primi la parola sono stati tre imprenditori che hanno raccontato come è avvenuto il cambio di vertice all’interno del proprio nucleo familiare. Per Matteo Lunelli, presidente delle Cantine Ferrari, tutto si è svolto nella maniera migliore e più indolore. “Io e i mie cugini – ha raccontato – siamo la terza generazione. Il passaggio è stato studiato con l’aiuto della consulenza di membri esterni all’azienda ed è avvenuto dopo un periodo di convivenza tra generazioni. A facilitarci è stata anche la gavetta fatta altrove e i forti valori che ci uniscono”. Essere un’impresa familiare, per Lunelli, ha rappresentato e rappresenta tuttora un vantaggio competitivo. Storia ben diversa invece quella dell’imprenditrice veneta Susanna Magnabosco. “Contrariamente alla famiglia Lunelli il nostro cambio generazionale è stato conquistato”. Il padre, racconta, di abbandonare il comando proprio non ne voleva sapere. Ne sono nate liti furiose poi fortunatamente rientrate. “La mia esperienza – ha commentato - mi ha insegnato che l’età dell’imprenditore è un elemento determinante nell’andamento di un’impresa. Se io e mio fratello non avessimo imposto con forza nuove idee non so se saremmo sopravvissuti alla crisi”. “Modelli vincenti da seguire non ce ne sono – precisa Alessandro Laterza, amministratore delegato della Gius.laterza & Figli Spa – perché dipende dal tempo in cui vengono applicati. La cosa certa è che il passaggio di testimone deve essere preparato”. Chi subentra, ha spiegato Laterza, deve imparare il mestiere, scalare l’azienda, conquistare il rispetto dei dipendenti e dei colleghi. Deve sintonizzarsi con nuove richieste dovute non solo alla crisi ma anche a un nuovo modo di lavorare. “La cosa più importante a mio avviso – ha concluso Laterza – è che sia vissuta come una scelta e non come un obbligo”. Ad aiutare gli imprenditori ci pensa l’Aidaf di cui è direttore Gioacchino Attanzio. “Organizziamo seminari, attività di formazione, protocolli familiari ma soprattutto raccogliamo le storie delle aziende. Solo così si possono capire le problematiche da affrontare”. “Il 20% delle aziende italiane è guidata da persone con più di sett’antanni. Il 3% da over 80. Molto più spesso di quanto si possa immaginare ci sono figli di cinquant’anni - ha sottolineato Giulio Corbetta, docente all’Università Bocconi di Milano – che non hanno alcuna responsabilità. Un fatto che deve far riflettere”. “L’innovazione, l’attrazione di talenti, la preparazione di cui abbiamo parlato – ha concluso Alessandra Lanza, presidente Gei – sono elementi fondamentali anche all’interno del sistema paese. Se non riusciamo però a produrli quei talenti come facciamo ad attrarli? Dobbiamo ampliare la diversità. Dobbiamo recuperare il senso del futuro”.  
   
   
I GIOVANI (E I CONTI) CHE NON TORNANO  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Si fa presto a parlare di giovani e di questione giovanile, ma quali sono le basi per rendere più equa la società attuale? E’ una domanda che da sola sottende molte implicazioni e altrettante soluzioni per uscire dalla crisi economica, e che è stata al centro del dibattito, l’ 1 giugno, fra Sergio Nava, Leonardo Becchetti, Luca Bianchi, Francesco Delzio, Michele Rizzi e Alessandro Rosina, intervenuti a Palazzo Calepini per il format ‘Confronti’ del Festival dell´Economia. Il dibattito ha toccato molti temi, dalle cause della disoccupazione giovanile all’assenza di ricambio generazionale, dalla genesi del debito pubblico alla diaspora dei giovani in Italia e all’estero. L’incontro è iniziato con un videomessaggio del presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che ha introdotto il tema sottolineando come “a seguito delle politiche degli ultimi anni, il lavoro dei genitori sia stato tutelato meglio di quello dei loro figli. Serve, ha proseguito Giovannini, un “nuovo modello di sviluppo” per sciogliere il nodo intergenerazionale e favorire la partecipazione dei giovani alla gestione delle imprese e della cosa pubblica. E’ necessario introdurre dei nuovi indicatori a livello statistico, come l’indicatore di benessere, per aiutare la politica europea ad agire nel migliore dei modi, per “abbattere la sensazione di vulnerabilità che attanaglia la società” e che porta la generazione dei genitori a soffocare più che a proteggere la potenzialità dei propri figli. Introdotti da Sergio Nava, sono quindi iniziati gli interventi dei vari relatori. Brillante l’intervento di Michele Rizzi che ha coinvolto nel dibattito un gruppo di ragazzi presenti in platea. “Il vero focolaio della crisi è l’avidità e l’assenza di senso della responsabilità” ha dichiarato, ricostruendo le vicende politico-economiche che portarono alla crescita smodata del debito italiano a seguito della crisi dei tardi anni Settanta. Il debito, ha proseguito, può però rivelarsi un’occasione di rinascita se gestito con il giusto spirito di collaborazione generazionale: regolando gli eccessi e eliminando la speculazione, è possibile ricominciare a intendere il profitto come servizio alla comunità. Alessandro Rosina, docente all’Università Cattolica di Milano, ha invece sollevato la questione dei cervelli in fuga e dei cosiddetti “bamboccioni, mammoni e sfigati”, vittime prima di tutto di ingiuste definizioni linguistiche. Si tratta invece di realtà analizzate finora da strumenti statistici inadeguati, che non distinguono le varie forme di disoccupazione e che includono i cervelli in fuga nel dato complessivo dell’emigrazione. Questi ultimi infatti, “non sempre emigrano a causa del precariato, ma alla ricerca di strumenti migliori per fare al meglio il proprio lavoro”. E’ dunque compito della politica sviluppare questi strumenti anche in Italia, purchè si conosca il potenziale dei propri giovani e che la regolamentazione venga pianificata sul lungo periodo. La parola è passata quindi a Luca Bianchi, vicedirettore Svimez – Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, che ha approfondito la situazione dei giovani al Sud. “Molti fenomeni derubricati sotto la voce ‘mezzogiorno’ sono in realtà questioni di portata nazionale” ha esordito, dal momento che il dato di disoccupazione giovanile fra gli under 35 è uguale fra Nord e Sud Italia. Le migrazioni interne sono però prima di tutto occasioni di esperienza, che non escludono a priori la possibilità del ritorno. Cambiare quindi le politiche nazionali è necessario per superare i fenomeni di gerontocrazia e clientelismo, a patto che non si ceda alle semplificazioni qualunquistiche: “mi auguro – ha concluso Bianchi – che uno scontro generazionale ancora più duro faccia superare l’immobilismo e che la filosofia del futuro sia di trovare soluzioni individuali ai problemi collettivi, e non ai propri interessi”. La parola è passata quindi a Francesco Delzio, imprenditore e scrittore, che ha delineato alcune possibili soluzioni di rinascita. Delzio ha inizialmente attaccato due “specchietti per le allodole” spesso indicati dai media come soluzioni alla crisi giovanile. Il primo è il patto generazionale che “è venuto meno già nel 1996 con la riforma delle pensioni del governo Dini e non è in alcun modo recuperabile”. Il secondo è l’illusione della laurea: “paradossalmente studiare non paga, sia perché a un brillante percorso di studi non segue una conseguente remunerazione, sia perché le stesse università hanno prodotto negli ultimi dieci anni migliaia di laureati in discipline che non servono”. La ripresa, ha proseguito Delzio è però possibile fin da subito se si rendesse “conveniente per l’imprenditore” il lavoro indeterminato dei dipendenti, ad esempio attraverso forti sgravi fiscali nel primo periodo di assunzione. Allo stesso tempo in Italia c’è “una moltitudine di giovani che provano a creare aziende nel deserto, molto più che all’estero”, scontrandosi poi con la scarsa fiducia delle banche. Un intervento dello Stato in questo senso sarebbe una vera operazione di rinascita. La conclusione è spettata infine a Leonardo Becchetti, professore di Economia all’Università Tor Vergata di Roma, che ha sottolineato come l’interazione fra gli stati europei dovrebbe assomigliare a quella fra gli stati federati degli Usa, ed essere basata su “fiducia, dono, sussidiarietà e reciprocità”. “Bisogna prima di tutto recuperare i 50 altri spread tra Italia e Germania: digitalizzazione, occupazione, burocrazia, giustizia civile…” da affiancare contestualmente a una forte riforma della finanza, poiché “salvare le banche senza imporre nuove regole è stato sicuramente un grave errore”. La soluzione è ancora una volta quella politica, e inizia da quello che Becchetti ha definito voto col portafoglio: “Qual è il sistema di credito che vogliamo? La scelta è solo di noi elettori: siamo chiamati a scegliere tra la cultura della scommessa e quella della responsabilità, ed è quet’ultima l’unico modo per ritrovare una nuova speranza”.  
   
   
IL DECLINO DEL DOLLARO E L’ASCESA DELLO YUAN  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Il futuro passerà attraverso nuove monete e le future generazioni avranno la possibilità di scelta tra diverse valute internazionali. Il dollaro non sarà più la moneta di riferimento e dopo 70 anni di dominio economico e finanziario cederà il passo a nuovi coni: su tutti lo yuan, la moneta cinese. Barry Eichengreen, docente di economia presso l’Università di Berkeley (California) l’ 1 giugno traccia lo scenario finanziario dei prossimi dieci anni al Festival dell’Economia 2012 a Trento. Il dollaro è stato la valuta del ventesimo secolo e ancora oggi è prevalente rispetto, ad esempio, all’Euro: l’85 per cento delle transazioni di natura estero si svolge in dollari, così come in dollari sono il 60 per cento delle riserve in valuta estere dei governi e banche centrali, e sempre il biglietto verde è la principale valuta di finanziamento delle banche internazionali. Le ragioni del dominio del dollaro risiedono nella regola economica che riconosce solo ad un’unica valuta il ruolo di riferimento internazionale e nella forza (passata) del mercato statunitense. “E’ probabile - aggiunge Barry Eichengreen - che il dollaro continuerà a dominare anche in futuro”. Tutto deciso? Nemmeno per idea. E’ lo stesso Eichengreen ad aggiungere il sequel dello scenario attuale: “Le generazioni future avranno una scelta tra diverse valute internazionali, tempo dieci anni e vedremo altre valute affermarsi e su tutte metto lo yuan”. Secondo il docente di economia dell’Università californiana di Berkeley, lo status di valuta internazionale è a rischio per il dollaro se gli Stati Uniti non si rimettono in sesto: “E anche se ciò accadesse, è molto probabile che il dollaro dovrà condividere con altre valute il ruolo di leader”. Gli Usa hanno perso la posizione di monopolista finanziario ed i nuovi mercati crescono in maniera più rapida rispetto agli States. L’economia mondiale ha bisogno di liquidità e monete solide, ma soprattutto - secondo Eichengreen - deve risolvere e uscire da due situazioni di forte rischio: il circolo vizioso del debito sovrano sul sistema bancario, e la tendenza dell’economia a contrarsi in un sistema bancario con forti problemi. Il riferimento alle monete asiatiche è chiaro. E l’Europa? Male, anzi peggio. La Banca europea non ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per la crescita economica e, in futuro, dovrà decidere delle misure concrete. A preoccupare il professore di Berkeley sono la Grecia e la Spagna: “Le elezioni in Grecia non cambieranno nulla, nemmeno se vincerà il centro-sinistra: servono misure specifiche che oggi non vediamo e quindi prevedo ulteriori licenziamenti e calo della produzione”. La nuova moneta forte sarà lo yuan: la Cina sta spingendo e in futuro sarà la moneta unica asiatica, sebbene fino ad oggi non venga utilizzata negli scambi commerciali e non sia mai stata una moneta internazionale. L’ascesa dello yuan non risolverà tutti i problemi. Il maggior rischio è la crisi finanziaria che sta fiaccando l’euro, non aiuterà il dollaro a reggere la sfida delle economie emergenti con il risultato di uno yuan debole. Se accadesse questo, l’intero primo secolo di globalizzazione sarebbe a rischio”.  
   
   
ITALIANI, GIOCATORI SMEMORATI: MILIONI DI PREMI NON RISCOSSI CHE RIMANGONO NELLE CASSE DELLO STATO. LE SOMME NON RITIRATE SIANO DESTINATE AD INIZIATIVE BENEFICHE E SOLIDARISTICHE. OGGI POTREBBERO ESSERE IMMEDIATAMENTE ESSERE DESTINATE PER LA RICOSTRUZIONE DELL’EMILIA PER IL POST TERREMOTO  
 
Lecce, 4 giugno 2012 - Quanti italiani affidano le loro fortune in biglietti della lotteria, “gratta e vinci”, superenalotto e scommesse e quanti forse presi dalla foga del gioco per la quantità di giocate, forse per distrazione o semplice dimenticanza smarriscono proprio il ticket fortunato, quello che gli avrebbe potuto cambiare la vita, o quasi, e fanno sì che tutto rimanga nelle casse dello Stato che avidamente e per legge trattiene ogni somma non riscossa. Perché come tutti dovrebbero sapere, ogni “gioco” dell’azzardo legalizzato dallo Stato ha un preciso regolamento, modi e termini di riscossione che ove non rispettati comportano inevitabilmente che tali somme, spesso ingentissime rimangano a rimpinguare il bilancio nazionale. Se rimane inascoltato il consiglio di non sperperare più i propri averi o quelli dei propri cari tentando di cambiare la propria vita con la Dea Bendata perché gli italiani appaiono sempre più come un popolo di ammalati “da gioco” soprattutto da quando lo Stato ha intrapreso la cattiva strada dell’incentivazione di giochi, lotterie e scommesse per ripianare il proprio deficit, allora Giovanni D’agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, invita ad una maggiore attenzione e a leggere e conoscere attentamente i regolamenti. In secondo luogo D’agata, propone che per legge, tutte le somme non riscosse siano destinate e quindi vincolate per iniziative benefiche e solidaristiche. Oggi potrebbero essere immediatamente destinate per la ricostruzione dell’Emilia per il post terremoto.  
   
   
ANALIZZARE I CONSUMI PER CAPIRE LE DISUGUAGLIANZE  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Secondo alcuni economisti ad una variazione della disuguaglianza nel reddito non corrisponde necessariamente un uguale scarto a livello di reddito. E’ partito da questo assioma Orazio Attanasio, ma per confutarlo, al Focus del Festival dell´Economia su salari e consumi. L’incontro dell’ 1 giugno è stato introdotto da Stefano Lepri – giornalista de La Stampa – che ha specificato come lo studio delle disuguaglianze sia sempre più all’attenzione degli economisti perché ci si è resi conto che se queste aumentano oltre una certa misura è tutto il sistema a diventare inefficiente. Attanasio - professore di Economia presso il Dipartimento di Economia dell’University College London dal 1995 - è partito da alcuni punti fermi: “Primo: il consumo è più direttamente correlato al benessere, ma esso è più difficile da misurare soprattutto nei Paesi sviluppati perché qui i consumi sono talmente alti che non è facile inquadrarli. Secondo: molti studi ci dicono che negli ultimi trent’anni negli Stati Uniti la differenza di reddito è molto aumentata”. E qui Attanasio ha citato molti dati che chiariscono come se nel 1980 una famiglia ricca guadagnava 6 volte di più di una povera, nel 2010 si è passati a 9 volte. Un 50 per cento in più! “E se in passato alcuni metodologie di studio dicevano che i consumi si erano diversificati molto meno (addirittura chi diceva solo dal 4,2 al 4,3 per cento), altre indagini – più recenti – danno invece proprio il differenziale di cui parlavano prima: si è passati da un + 6 volte ad un + nove volte. Non è vero quindi – come sostenevano certi politici americani, per lo più repubblicani- che in fondo i consumi e quindi il benessere non era tanto cambiato negli ultimi decenni”. Molto dipende dal metodo di indagine: “Premesso che misurare i consumi è più difficile che non i redditi, possiamo dire che le due metodologie in voga - che sono quelle da una parte dell’intervista trimestrale e dall’altra dei diari che vengono tenuti scrupolosamente dalle famiglie sotto indagine – se analizzate congiuntamente danno quei dati che molto probabilmente sono quelli reali”. E in Italia? “Qui da noi abbiamo studi meno approfonditi. Il più serio è stato fatto dalla Banca d’Italia e ci dice che le differenze di reddito sono meno marcate che negli Usa ma che seguono invece delle peculiarità di disuguaglianza tipiche italiane come la differenza tra giovani e anziani o tra dipendenti pubblici e privati” ha concluso Attanasio.  
   
   
IN TRENTINO CERCANO OPERATORI WELLNESS, INGEGNERI DEL LEGNO, TECNICI E INFORMATICI  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Alla luce dei recenti dati Istat sull’occupazione, il 2 giugno nella "Tenda aperta" della Provincia autonoma di Trento in piazza Duomo, si è parlato di quali settori in Trentino possono offrire risorse future per nuovi posti di lavoro. Tra i principali sono emersi: il settore del benessere della persona, incluso quello alimentare, quello dell’edilizia del legno, della tecnica legata alla meccatronica, delle filiere informatiche per il turismo e il commercio. A delineare i possibili scenari futuri della professioni più richieste in Trentino in tempo di crisi sono stati Stefano Zeppa (Agenzia del lavoro), Roberto Busato, (direttore Confindustria Trento), Elisa Armeni (Associazione artigiani) e Stefano Chelodi (Confcommercio Trentino). Alla luce dei recenti dati Istat anche in Trentino nel primo trimestre del 2012 aumenta la disoccupazione, c’è un + 2,1%, a fronte di un + 3,3% nel Nord est. Se nel 2011 gli occupati erano cresciuti di 1700 unità, ora in un solo trimestre sono aumentate di 5000 i disoccupati”. Ad affermarlo oggi è stato il vicedirettore dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia autonoma di Trento, Stefano Zeppa. “Sono più i maschi a perdere il posto di lavoro – ha spiegato Zeppa - mentre le donne lo guadagnano tra i settori meno qualificati e più flessibili. E’ il manifatturiero a registrare un – 6.300 di occupati, tiene invece il terziario, nel commercio e nel turismo. Sono aumentati solo i lavori a chiamata nella forma più flessibile”. Il calo di occupati è dovuto anche in parte alla mancata uscita dal mondo del lavoro di molte persone per via del rialzo dell’età pensionabile. Trovano lavoro tuttavia le fasce anziane della popolazione, ma con lavori dequalificati e flessibili, tra cui le donne. I giovani soffrono di più: anche se nel 2011 la disoccupazione giovanile si attestava al 17 % in Trentino, laddove in Italia era al 35%. Anche in Provincia di Trento - in linea con l’Italia - tengono le professioni elevate, i laureati, con un tasso di occupazione del 16,5%, sono le cosiddette le professioni ‘high –skill’, mentre si registra un calo molto forte nel commercio e nel turismo. I settori di lavoro non qualificati vedono maggiori assunzioni tra gli stranieri e tra le fasce femminili, con contratti molto flessibili. Sale di un 1/4 l’occupazione nel settore della ristorazione e l’unico settore dove aumenta l’occupazione giovanile è quello dei lavori a progetto, il cosiddetto settore del ‘para subordinato’ dove il 70% è fatto da lavoro qualificato, che assorbe la mancata offerta del settore pubblico”. Il direttore di Confindustria Trento Roberto Busato ha esternato preoccupazione soprattutto per la disoccupazione giovanile. ”Anche in Trentino dobbiamo risolvere questo nodo per dare slancio all’economia. Anche da noi c’è la gerontocrazia, ci sono anziani in pensione che ricoprono cariche, che non lasciano il posto ai giovani. Il tasso di disoccupazione è del 10% in Trentino e in Alto Adige, sempre più basso che nel resto d’Italia dove la disoccupazione si attesta al 35,2%. I giovani tuttavia in Trentino hanno un tasso di disoccupazione pari al 15 %, mentre in Germania è del 7,9 % e in Austria del 7,8%. E’ maggiore la disoccupazione poi tra i giovani tra 15 e 24 anni. Nel mondo dell’industria si ha bisogno di persone, ma 15% di disoccupati non è quello adatto per entrare nel mondo del lavoro. Come ad esempio gli ingegneri civili. Oggi l’edilizia è in crisi: a fine anno 142 aziende edili hanno chiuso i battenti. Invece il tessuto delle aziende meccaniche non trova persone: c’è bisogno di tecnici in Trentino”. E’ stata quindi Elisa Armeni a parlare dell’angolo di visuale del mondo dell’artigianato, che in Trentino tiene, ma con pochi giovani. “Oggi bisogna anche ridare nobiltà a professioni manuali, artigianato e scuole professionali. Le professioni più richieste sono professioni altamente tecnologizzate: “non è più l’artigianato di una volta, perché con le nuove tecnologie e le nuove normative oggi il boscaiolo non è quello che con l’ascia in mano , ma uno che ha conoscenza di discipline scientifiche, di macchinari altamente sofisticati. Il falegname non usa lo scalpello, ma conosce la chimica. Uno dei settori in espansione è il wellness: il benessere della persona, inclusa l’alimentazione. Ed è un biomedico. Nel settore del terziario per Stefano Chelodi (Confcommercio trentino) la ripresa deve essere affidata alla comprensione delle vocazioni territoriali: “Un territorio votato al turismo e all’agricoltura non può diventare un luogo di alta industria”. Il commercio vive un momento difficile legato al consumo, dove anche l’e -commerce non risolleva, inoltre 500 negozi di una città come Trento non possono vendere tutti prodotti trentini. E’ il settore dell’informatica a dare segnali di ripresa, ma le imprese del terziario devono imparare a fare insieme a creare filiere, a fare sistema, e dovrebbe essere l’alta formazione a portarle verso questa evoluzione. La provincia di Trento ha agito bene perché ha sviluppato la ricerca e questa sta offrendo posti di lavoro, come quelli delle biotecnologie oppure come l’esperienza dell’azienda Futura che oggi è una wi-fi gratis in tutto il mondo supportata da aziende che vogliono far veicolare la pubblicità su tablet e I-pad".  
   
   
RAMPINI: "LA RIVOLUZIONE DELLE PANTERE GRIGIE"  
 
Trento, 5 giugno 2012 - C´è una straordinaria ricchezza in quelle che Federico Rampini ha definito "le pantere grigie", ovvero i "giovani pensionati" che, grazie ai progressi della medicina e della qualità della vita, sono entrati nella cosiddetta "età del bis", in una sorta di seconda età adulta. "Mi mortifica - ha commentato Rampini - come in Italia si sia ridotto il tema della rivoluzione demografica, dell´allungamento dell´età della vita, ad un tema cupo, triste, deprimente e opprimente. Vorrei invece cercare di raccontarvi come questo tema venga declinato in un Paese che continuo a considerare un laboratorio, ovvero gli States, dove l´età del bis ha connotati molto più positivi ed è considerata come una rivoluzione fantastica". Federico Rampini ha aperto così l’ 1 giugno l´appuntamento di "Visioni" in Sala Depero, rispondendo alle incalzanti domande del direttore de "L´adige", Pierangelo Giovanetti, nell’ambito del Festival dell’Economia 2012. Federico Rampini, corrispondente per la "Repubblica" dalle grandi capitali europee, per cinque anni corrispondente da Pechino e attualmente da New York, è ormai un habitué del Festival, una sorta di portafortuna, come lo ha definito il direttore dell´Adige Giovanetti, visto che nell´era del turnover Rampini ha partecipato a tutte le sette edizioni. "La nostra società - ha quindi introdotto Giovanetti - si è consolidata nell´idea novecentesca di una separazione netta delle età, ma si tratta di un modello unico nella storia, che è nato nel Novecento, perché in precedenza gli anziani hanno sempre fatto parte del ciclo della vita. Oggi questo modello è in crisi, non ci sono più anziani in pensione, ma ci sono persone che hanno salute, vitalità, entusiasmo, che costituiscono un esercito invisibile e non utilizzato. In un Paese ad anzianità prolungata come l´Italia, questa è una questione preponderante, un sistema pensionistico pensato per pochi rischia di non poter essere applicato a molti". "Siamo di fronte alla nascita di una nuova generazione, di una nuova età della vita umana - ha risposto Federico Rampini - o, se vogliamo utilizzare una definizione che viene dall´America, ad una "seconda età adulta". È in sostanza la generazione dei baby boom, quella nata fra il 1945 e il 1965 che sta arrivando alla pensione ma che, grazie ai progressi dell´età contemporanea, vi arriva in forza, in salute". E oggi, per questa seconda età adulta, bisogna inventare dei nomi nuovi, come quello di "età del bis", coniato da Marc Freedman, nel saggio "The Big Shift" (il grande spostamento) best seller negli States. "In Italia questa rivoluzione è vista però in modo negativo o addirittura caricaturale - ha proseguito Rampini -. In sostanza il dibattito della seconda età adulta è stato ´fornerizzato´, ovvero guardato dal buco della serratura degli equilibri contabili della finanza previdenziale. In più c´è il pregiudizio che la colpa della disoccupazione giovanile è di chi non si fa da parte, ovvero di questi secondi adulti, che farebbero in qualche modo da tappo. Ma va sottolineato che i paesi dove al contrario si tende ad evitare l´uscita precoce degli anziani sono quelli dove c´è meno disoccupazione giovanile". Per Rampini si dovrebbe trovare il modo di: "Sfruttare la materia grigia delle pantere grigie, che si avvicinano alla fine del lavoro ma hanno ancora tantissima vitalità e creatività, è una vera rivoluzione dell´età umana, che dovremmo tradurre positivamente". Gli esempi, a partire dagli States, sono innumerevoli, dove il lavoro non è fisso e dove sono molti gli over 60 al lavoro e non tutti per far quadrare i conti: "Pensiamo all´imprenditoria sociale, una nuova dimensione economica, ma anche a tante altre professioni che consentono di allungare l´età pensionabile. Per liberarci dal negativismo dobbiamo imparare a fare una ginnastica mentale, liberarci dai pregiudizi, a partire da quelli legati all´invecchiamento celebrale, visto che i recenti studi dimostrano che l´evoluzione del cervello non si esaurisce nella giovinezza". Diverse le possibilità, anche in Italia, per impiegare nuove forze lavoro, giovanili, e soprattutto per re-impiegare gli anziani: "Il terremoto in Emilia può rappresentare un´occasione importante per censire tutti i nostri beni artistici e archeologici e adeguarli ai rischi sismici, al fine di salvaguardare e presidiare gli immensi giacimenti di bellezza che il nostro Paese nasconde".  
   
   
CAMUSSO: IL PROBLEMA NON È LA FLESSIBILITA´, IL VERO DRAMMA È IL PRECARIATO  
 
Trento, 5 giugno 2012 - La formula sperimentata del "Pro e contro", inventata per il Festival da "lavoce.Info", ha fatto centro anche questa volta. Chiamati a confrontarsi sulla domanda cruciale che molti si pongono in questi tempi, e cioè "Posto insicuro subito o posto fisso dopo?", l’ 1 giugno ne hanno disquisito Susanna Camusso, segretario generale della Cgil; Samuel Bentolila, professore di economia a Madrid; Pietro Garibaldi, direttore del Collegio Carlo Alberto di Torino, che ha guidato il dibattito e il premio Nobel Christopher Pissarides, già ascoltato ieri, giornata inaugurale del Festival. Tutto parte dai risultati di un´indagine compiuta tra il pubblico che frequenta il festival, un campione di 600 intervistati che copre però l´intero arco della vita dai 20 agli 80 anni, che è stata sinteticamente illustrata in apertura di incontro. "Preferite un mercato del lavoro rigido o flessibile?" Questa è la prima domanda del questionario distribuito. Il mercato del lavoro flessibile (ove sia facile perdere lavoro, ma anche facile ritrovarlo) viene preferito dalle persone più giovani e poi tende a decrescere con l´età, mentre i laureati hanno una ancor più spiccata tendenza a preferire la flessibilità. Alla domanda "Preferite un mercato del lavoro rigido oppure un mercato duale", un mercato cioè in cui – come succede per l´Italia – c´è una grande parte di lavoratori particolarmente tutelati con posto fisso e un´altra porzione considerevole di popolazione votata alla flessibilità e al precariato, anche in questa occasione i laureati tendono ad avere una maggiore propensione per un mercato del lavoro duale. Altri dati: il mercato del lavoro flessibile aumenta per le persone al di sopra dei 29 anni; le persone con alta istruzione, anche a parità di età, sono maggiormente propense a scegliere subito un posto di lavoro anche se insicuro. Infine c´è un altissimo apprezzamento (dal 60 all´80%) nei confronti dell´aumento delle tutele in riferimento al posto di lavoro proporzionalmente all´età di servizio. Per quel che riguarda la retribuzione minima ritenuta accettabile per un contratto a tempo determinato e per un contratto a tempo indeterminato, la ricerca documenta che per avere un posto a tempo indeterminato le persone sono disposte a rinunciare mediamente al 14% rispetto alla retribuzione percepita con contatti a tempo determinato. L´economista spagnolo Samuel Bentolila, analizzando i risultati della ricerca, che peraltro confermano altre inchieste a livello europeo, ha sottolineato come la maggior parte degli intervistati si dica praticamente favorevole a un mercato flessibile e ciò non deve meravigliare, vista la crisi che stiamo attraversando. "Esiste un sostegno maggioritario nei confronti del mercato flessibile, specie tra i giovani e soprattutto tra i giovani con maggiore istruzione. Il confronto invece tra mercato rigido e il mercato duale, quest´ultimo sembra preferito ed è la vera sorpresa dell´indagine. La terza riflessione viene dal fatto che il mercato duale sia preferito anche nei confronti del mercato flessibile: la motivazione dipende probabilmente dal fatto che la maggioranza della popolazione ancora non conosce bene che cosa significhi mercato duale". In conclusione, ha detto Bentolila, "le persone ammettono di preferire un posto insicuro subito, piuttosto che uno sicuro domani e questa è la condizione tipica di una società che sta attraversando un´epoca di crisi". Susanna Camusso, per parte sua, ha ricordato un dato significativo raccolto a suo tempo tra i giovani delle scuole superiori di eccellenza, secondo il quale l´aspettativa di retribuzione futura era mediamente di molto inferiore a quello che si sarebbe potuto immaginare: "Ciò significa che in realtà ci stiamo adeguando a una situazione di crisi – ha commentato Camusso. – Questi studenti in realtà pensano che in Italia il loro destino sia comunque quello di un lavoro con bassa retribuzione. Il problema che rimane da risolvere è con quale tipo di contratto si desidera avere questo lavoro. La flessibilità – ha proseguito la sindacalista – non è un concetto negativo: esso contiene in sé risguardi e conseguenze positive, ma io mi chiedo se quella che stiamo vivendo in Italia sia vera flessibilità! In realtà in Italia dobbiamo parlare di precarietà e di diminuzione di reddito. Oggi non si sta lavorando, non ci si sta impegnando per rendere flessibile il mercato, bensì per pagare meno chi lavora!" Il segretario generale della Cgil si è stupito, invece, del fatto che il mercato di lavoro duale risulti dalla ricerca così privilegiato: "Il dibattito nel nostro Paese oggi segue la divaricazione tra mercato del lavoro attuale e prospettive per i giovani: io credo invece che oggi questo dibattito dovrebbe affrontare il problema di come si può costruire una dinamica del mercato del lavoro, senza sapere quale sia la direzione che intende prendere il Paese intero! Oggi la variabile lavoro diventa la variabile sulla quale risparmiare e non ci si pone più il problema di andare da qualche parte, di aumentare la qualità del lavoro, di migliorare le competenze e la formazione e quindi di valorizzare le regole. Il disegno di legge sul mercato del lavoro è un labirinto che si sta annodando su sé stesso, senza offrire una visione strategica complessiva". Quale idea di lavoro vogliamo scegliere e verso quale prospettiva vogliamo andare, questo è, secondo Camusso, il vero problema centrale della questione. Christopher Pissarides, premio Nobel per l´economia, chiudendo il dibattito, ha spiegato che le politiche del lavoro hanno come obiettivo il miglioramento della qualità della vita degli occupati e dei disoccupati, e questo è un problema comune a tutta l´Eurozona, il principale che dovrebbe essere affrontato. Siamo caduti in recessione per una serie di concause internazionali: dato questo momento difficile, come possiamo migliorare il mercato del lavoro nei Paesi del Mediterraneo? Chi oggi ha un posto fisso è ampiamente tutelato, mentre i giovani e le donne sono svantaggiati. Oggetto centrale delle riforme, quindi, dovrebbero essere appunto i giovani, specie quelli laureati, e le donne sposate. In Ocse i tassi di occupazione delle donne donne sposate sono bassissimi. Per offrire più lavoro, quindi, deve aumentare la flessibilità! Questo è vero il problema centrale che dobbiamo cercare di risolvere!"  
   
   
INDAGINE SWG SU ASPETTATIVE E TIMORI CONSUMATORI VENETA. BANCHE E ASSICURAZIONI I SETTORI DOVE È AVVERTITA LA MINOR TUTELA  
 
Venezia, 4 giugno 2012 - I settori economici nei cui confronti i consumatori del Veneto si sentono meno tutelati sono le banche (59 per cento) e le assicurazioni (53). Le altre voci di preoccupazione si collocano al di sotto del 40 per cento (chiarimenti su disservizi 38 per cento; energia 37 per cento, truffe on line e acquisti entrambi al 36 per cento; telefonia al 34 per cento e così via). E’ quanto rileva una indagine condotta tra il 5 e l’11 aprile scorso da Swg su incarico della Regione (margine d’errore statistico del 3,5 per cento), presentata l’ 1 giugno nella sede di Unioncamere dall’assessore regionale alla tutela del consumatore Franco Manzato, da Enzo Risso per la società che ha condotto la ricerca, dal presidente nazionale del Movimento Consumatori Lorenzo Miozzi e dal presidente nazionale di Federconsumatori Rosario Trefiletti. Quella dei consumatori verso banche e assicurazioni, proprio secondo Trefiletti, non è una “paura psicologica”, ma si basa su elementi purtroppo molto concreti, il cui esempio più recente è stata la commissione bancaria di 5 euro richiesta per versare un modesto contributo a favore dei terremotati dell’Emilia Romagna. Di fronte ad una situazione del genere, l’indagine stima che l’84 per cento dei consumatori veneti ritengano importante o molto importante l’attività della associazioni di tutela dei diritti degli utenti, alle quali si è già rivolto il 25 per cento degli intervistati, con un grado di soddisfazione del 64 per cento. Il 59 per cento del campione si sente peraltro poco o per niente informato sui propri diritti di consumatore. Se si presenta un problema, la risposta viene cercata anzitutto in internet, poi presso gli sportelli delle associazioni che diventano non solo luogo di denuncia ma anche di confronto e consiglio. Se le associazioni sono benemerite, il Comune è l’ente pubblico che viene considerato in prima fila tra quelli cui è richiesto il maggiore impegno per la tutela. L’indagine ha anche approfondito il tema della contraffazione, che viene percepita genericamente come un danno, ma più al sistema economico in generale che al consumatore e nel cui contrasto è richiesto in primo luogo l’intervento delle forze dell’ordine (64 per cento), seguite dai Comuni (41 per cento), mentre i consumatori stessi si collocano al terzo posto con il 30 per cento. “Questa indagine – ha sottolineato Manzato – ci offre molti spunti per migliorare ancora di più il costruttivo rapporto che la Regione ha attivato con le associazioni dei consumatori per offrire più tutele ai cittadini”. Rapporto che si concretizza tra l’altro con il blog www.Venetoconsumatori.it, connesso con i principali social network (facebook, twitter, ecc.) e con youtube; con l’iniziativa “consumatori in Piazza” avviata assieme alle associazioni di tutela che tra l’altro occuperà un centinaio di giovani nei prossimi mesi; è stato pure attivato il numero verde 800178950, al quale rivolgersi per risolvere le difficoltà nelle quali ogni consumatore può imbattersi nel corso delle sue giornate; sono stati finanziati corsi formativi per gli addetti di polizia locale e le analisi sui prodotti contraffatti reperiti sul mercato.  
   
   
"È FINITA L´EPOCA IN CUI C´ERA IL RISPETTO RELIGIOSO DEL MERCATO"  
 
Trento, 5 giugno 2012 - "Chi di voi ritiene che le vostre vite siano migliori di quelle dei vostri genitori? E chi di voi pensa che la vita dei vostri figli sarà migliore della vostra?". Con queste due domande provocatorie rivolte al pubblico del Teatro Sociale, Noreena Hertz ha iniziato il 2 giugno il suo intervento su "Giovani, crisi e coop capitalism" nell´ambito della settima edizione del Festival dell´Economia di Trento. Con Hertz, che è direttrice del Cibam e fellow dell´Università di Cambridge nonché consulente di molte multinazionali e organizzazioni, vi era Alberto Bisin, professore di Economia alla New York University e fellow di alcuni fra i principali istituti di economia internazionali. A mediare i "Dialoghi", appuntamento promosso dalla Federazione Trentina della Cooperazione, Luca Rigoni, giornalista Mediaset. Scontata la risposta del pubblico alle due questioni poste da Noreena Hertz: se quasi tutti hanno alzato le mani alla prima domanda, quasi nessuno lo ha fatto per la seconda. "Abbiamo pochi ottimisti fra di voi - ha commentato Hertz - ma in generale il quadro è piuttosto deprimente visto che questa è la risposta che ottengo praticamente ovunque. Ci sentiamo così perché c´è mancanza di speranza, non è solo a causa della recessione, c´è qualcosa di più profondo. Qualcosa che è legato al sistema di capitalismo che ci ha guidato negli ultimi 30 anni". In sostanza, per Noreena Hertz: "È passata l´epoca in cui si credeva che il mercato si regolasse da solo, in cui c´era quasi un rispetto religioso del mercato, come meccanismo che potesse garantire uguaglianza, giustizia, libertà. Così non è stato, dopo 30 anni di questo esperimento i paesi che hanno adottato questi meccanismi sono diventati più diseguali. Oggi in Italia, il Paese forse con la maggiore disegualità, i 10 più ricchi guadagnano come 3 milioni di poveri". È quindi necessario pensare a una visione che sia più articolata del capitalismo, e qui si inserisce il cosiddetto coop capitalism: "Si tratta di una nuova concezione del capitalismo, basata sul cooperativismo e su tre principi - ha proseguito Noreena Hertz -. Il primo riconoscere che ´collettivo è positivo", perché la disuguaglianza, i programma di austerità se pongono gli oneri sulla parte più povera della società, danneggiano la coesione sociale e il capitale sociale, in definitiva i territori nel loro insieme. Poi il coop capitalism riconosce che il nostro modo di interagire è importante, riconosce il valore dei rapporti, la loro qualità, come interagiamo con gli altri, perché se ci sosteniamo reciprocamente abbiamo più possibilità di garantire un futuro migliore a tutti". Infine, al terzo posto, la collaborazione che: "Può dare un giusto taglio alla concorrenza, perché collaborando i costi di transazione scendono e possiamo essere competitivi e produttivi". In definitiva per Noreena Hertz il coop capitalism concilia gli elementi migliori del capitalismo con i valori etici della collaborazione: "Non è un sogno nel cielo, lo vediamo all´opera ogni giorno. Oggi ci troviamo di fronte a una scelta importante, il mio auspicio è che noi possiamo scegliere di collegare l´economia con la giustizia sociale". Contrapposta e decisamente più cinica la visione di Alberto Bisin: "Gli economisti si sono occupati da tempo di capire qual´è il sistema economico migliore, ovviamente esso dipende da molte varianti, ma per la maggior parte delle ipotesi quello migliore è il sistema di mercato. E se è vero che l´uomo tende a cooperare, è anche vero che lo fa in determinate situazioni. Ad esempio lo abbiamo visto per il terremoto in Emilia, quando succede qualcosa di drammatico le persone cooperano ma poi, lentamente, il fenomeno cala di intensità. Quindi affermare che davanti ai problemi economici gli uomini cooperino sempre è una scorciatoia intellettuale, se così fosse sarebbe tutto perfetto ma non è così. L´idea di costruire sopra questo concetto un sistema economico mi lascia perplesso". Se diversi sono i sistemi finanziari fra i vari paesi, e in particolare fra Usa e Europa, uguali sono i risultati: "Negli Stati Uniti la finanza è lasciata al mercato, ovvero alla grandi lobbies, molto più che in Europa, dove è invece la politica a controllare la banche. Ma il risultato è lo stesso, ovvero il sistema finanziario è gestito in maniera inefficiente ovunque: che siano lobbies o politica il sistema finanziario sfugge comunque al controllo". Vero è però che il sistema cooperativo del Trentino è davvero efficiente: "Le cooperative qui sono un sistema di governance dell´impresa, si tratta di uno dei casi più interessanti - ha proseguito Bisin -. In Trentino le cooperative funzionano ma per una tradizione storica diversa, per un substrato culturale favorevole e per peculiari condizioni geografiche, visto che il territorio è montuoso, fatto a valli isolate dal punto di vista delle comunicazioni". Infine Alberto Bisin ha voluto lanciare una provocazione alle domande iniziali di Noreena Hertz: "Il pubblico ha risposto che la vita dei propri figlia sarà peggiore della propria in primo luogo perché ci troviamo in Italia al termine di un lungo processo di crescita, in secondo luogo perché viviamo in un Paese che ha dato moltissimo alla generazione precedente e molto meno ai giovani, e lo ha fatto come sistema di welfare e di struttura. Non è quindi stupefacente che ci aspettiamo meno per i nostri figli, visto che abbiamo preso tutto noi".  
   
   
ADLER, SIGLATO IL LEASEBACK: STABILIZZATI 52 POSTI DI LAVORO OPERAZIONE DA 1,5 MILIONI DI EURO. GARANTITI FINO AL 2017 GLI ATTUALI LIVELLI OCCUPAZIONALI  
 
Trento, 5 giugno 2012 - É stata siglata l’ 1 giugno l’operazione di leaseback sullo stabilimento Adler di Rovereto. L’azienda, specializzata nella produzione di frizioni, ingranaggi e componenti in gomma-metallo per il settore motociclistico, ha ceduto una porzione di circa 2.700 metri quadrati del proprio immobile a Trentino Sviluppo ad un prezzo di 1,5 milioni di euro. Liquidità che permette al gruppo industriale di equilibrare la propria struttura finanziaria e completare il processo di accentramento e consolidamento della propria attività a Rovereto, dove verranno garantite 52 unità lavorative fino al 2017. Adler riacquisterà il proprio stabilimento entro il 2030 pagando a Trentino Sviluppo dei canoni periodici modulati secondo il piano di leasing concordato. Si perfeziona così un intervento già inserito nel Piano attività 2008-2011 ed oggi reso possibile al termine di un approfondito confronto tra azienda, Provincia autonoma di Trento e Trentino Sviluppo. Una trattativa che ha portato alla decisione da parte di Adler di concentrare la propria presenza a Rovereto nell’ambito del processo di riorganizzazione che ha interessato gli stabilimenti italiani di Crevalcore e San Marino. «Un’iniziativa valutata positivamente al termine di un percorso condiviso – spiega Alessandro Olivi, assessore all’Industria, Artigianato e Commercio della Provincia autonoma di Trento – perché l’azienda, a fronte di un piano di riconfigurazione, ha deciso di focalizzare la propria strategia industriale puntando sullo storico stabilimento di Rovereto, dove unisce sia le attività produttive che quelle di ricerca. Si tratta inoltre di un’impresa che rientra nella filiera della meccatronica, dove la Provincia ha in atto un importante progetto di Polo scientifico e tecnologico, e che si è assunta l’impegno di mantenere un nucleo occupazionale che nel tempo si è andato consolidando e che oggi conta buone competenze e specializzazioni». «Adler – sottolinea Diego Laner, presidente di Trentino Sviluppo – è una storica azienda roveretana orientata all’innovazione e con importanti partnership locali. L’intervento di Trentino Sviluppo potrà garantire un riposizionamento della società sul mercato motociclistico, con miglioramenti produttivi conseguenti al progetto di ricerca e alla successiva messa in produzione della nuova frizione automatica». «Si tratta di un accordo – commenta Alfio Morone, presidente e amministratore delegato di Adler Spa – che sempre più evidenzia la stretta collaborazione tra gli enti locali e l’industria manifatturiera sul territorio. Una collaborazione atta a consolidare in Trentino produzioni di eccellenza e a permettere un forte sviluppo tecnologico ed economico in grado di implementare i livelli occupazionali e creare i presupposti per essere concorrenziali nel mondo, sebbene si debba operare in aree a costi di mano d’opera più elevati che non quelli della concorrenza del Far East». L’immobile oggetto dell’operazione si trova alla periferia sud orientale della zona industriale di Rovereto, in via Giuseppe di Vittorio n. 20. Si tratta di un capannone industriale realizzato all’inizio degli anni Novanta, che ospita la sala macchine, il magazzino e il reparto montaggio dell’azienda roveretana, per una superficie coperta di 2.700 metri quadrati ed una volumetria di circa 19 mila metri cubi. Solo una porzione quindi - il lotto misura in tutto 4.200 metri quadrati - degli oltre 15 mila metri quadrati complessivi sui quali si sviluppa lo stabilimento Adler di Rovereto. Il prezzo d’acquisto da parte di Trentino Sviluppo è di 1 milione e 500 mila euro, che Adler pagherà in 18 anni versando canoni periodici e rientrando in possesso dell’immobile al termine del piano di leasing. Grazie all’iniezione di liquidità generata dal leaseback, Adler Spa si impegna a mantenere nel territorio della Provincia autonoma di Trento un livello occupazionale pari ad almeno 52 unità lavorative annue fino al dicembre 2017 e a non mutare la compagine sociale, che dovrà rimanere in capo alla famiglia Morone per i prossimi cinque anni. Tra gli impegni assunti da Adler anche quello di riequilibrare la propria struttura finanziaria e di valorizzare la sede produttiva di Rovereto, anche tramite specifici progetti di ricerca condotti in collaborazione con enti ed istituti locali, al fine di introdurre nell’attività industriale elementi di innovazione ed evoluzione tecnologica in grado di garantire maggiore competitività al prodotto. Prevista anche una collaborazione con il Polo della Meccatronica di Rovereto che Trentino Sviluppo, d’intesa con la Provincia autonoma di Trento, sta promuovendo, individuando lavorazioni funzionali alla filiera locale e sinergie positive con altre aziende locali. Il gruppo Adler è specializzato nella produzione di componentistica per il settore motociclistico. Nello stabilimento di Rovereto, in particolare, dove hanno sede le Divisioni “Frizioni” ed “Ingranaggi”, si producono frizioni a dischi multipli a secco ed in bagno d’olio, frizioni centrifughe, variatori di velocità e prodotti in gomma/metallo (quali silent-block, valvole lamellari e collettori di aspirazione) ed ingranaggi come ruote dentate, pignoni, cambi. Cinque, ad oggi, i siti produttivi che fanno capo al Gruppo Adler con quartiere generale a Milano: oltre a Rovereto, lo stabilimento cinese di Jinan e quelli indiani di Aurangabad e Pant Nagar. Adler Spa venne costituita nel lontano 1958 da Sergio Morone, padre dell’ing. Alfio che oggi guida l’azienda. Due le sedi iniziali: Rovereto, in via Marsilli 5, per la produzione di dischi frizione e frizioni complete, e Milano, in viale Vittorio Veneto 4, per la commercializzazione dei prodotti tramite la società Micromotor Srl. Nel 1965 l’avvio della produzione nell’attuale stabilimento in zona Industriale a Rovereto. Dopo varie modifiche nell’assetto societario, gli anni Novanta sono caratterizzati dallo sbarco in Asia: nel 1993 la costituzione di Siam Adler in Tailandia, nel 1996 quella di Jinan Quingqi Adler Machinery in Cina e dagli anni 2003 al 2007 gli insediamenti in India.  
   
   
TRENTO: PANIFICATORE E CARROZZIERE: I NUOVI CORSI PER I MAESTRI ARTIGIANI  
 
Trento, 5 giugno 2012 - La Giunta provinciale, su proposta dell´assessore all´industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi, l’ 1 giugno ha provveduto alla approvazione di due nuovi bandi di maestro artigiano per le professioni di panificatore e di carrozziere. I nuovi bandi vanno ad ingrossare una corposa schiera di professionalità coinvolte in questo percorso, che supera le 300 ore di lezione: sono già in corso i percorsi di maestro artigiano posatore in porfido, ceramica e legno, di maestro artigiano odontotecnico e di maestro artigiano autoriparatore, che porteranno il numero di maestri artigiani a superare le 200 unità. Questo numero permetterà di avviare a breve la bottega scuola in molte di queste realtà artigiane, grazie anche al regolamento generale approvato lo scorso marzo. "La volontà della Provincia autonoma di Trento - ha commentato l´assessore Alessandro Olivi - è quella di qualificare le attività e consentire la trasmissione di competenze fra diverse generazioni di alcuni mestieri significativi. Stiamo cercando di affrontare le singole attività settore per settore, per valorizzare la trasmissione intergenerazionale dei saperi. La figura del maestro artigiano costituisce ormai il fiore all´occhiello di numerose categorie artigiane e soprattutto è un punto di riferimento formativo per affidare a un professionista riconosciuto gli allievi e i giovani che vogliono acquisire capacità pratiche, oltre a rappresentare un connubio fra il mondo dell´impresa e quello della formazione professionale". Il maestro artigiano è una figura relativamente giovane nel panorama dell’artigianato trentino: è stata infatti istituita dalla Giunta provinciale nel 2003, con l´individuazione di alcune tipologie di mestieri al quale conferire il titolo fra cui proprio la figura di acconciatore, che è stata riformata prevedendo una nuova disciplina nel corso del 2008. I maestri artigiani rappresentano figure di eccellenza nell’artigianato e sono ormai presenza importante all´interno delle categorie artigiane coinvolte, anzi su queste la figura sembra aver esercitato un´azione di qualificazione professionale sia in forma diretta sulle imprese di artigiani che hanno conseguito il titolo, sia in forma indiretta sul complesso delle categorie coinvolte. Inoltre la figura del maestro artigiano comincia inoltre ad essere riconosciuta e quindi utilizzata nel mondo della formazione.  
   
   
L’ETA’ DELLA CREAZIONE DEI POSTI DI LAVORO  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Per creare posti di lavoro “è meglio essere giovani che piccoli”. E’ questa la tesi sostenuta e argomentata dal professor John C. Haltiwanger, che ha illustrato al pubblico del Festival come, negli Stati Uniti, la creazione di nuovi posti di lavoro da parte delle imprese dipende più dall’età dell’azienda che dalle sue dimensioni. La relazione di Haltiwanger, economista e professore di Economia all’Università del Maryland, si è tenuta il 2 giugno al Consorzio dei Comuni di Trentini, ed è stata introdotta dal giornalista del Sole 24 Ore Dino Pesole. “Per reagire alla recessione, ha esordito il professore, è di fondamentale importanza capire quali siano i soggetti che creano più posti di lavoro”, verificando la convinzione che l’incentivo maggiore venga principalmente dalle piccole aziende. Una tesi sostenuta finora da tutti i presidenti americani da Reagan in poi, ma che Haltiwanger non esita a definire fuorviante. “Ragionando per estremi, può sembrare così - ha proseguito - ma un’analisi più attenta delle statistiche mostra come sia l’età dell’azienda e non la sua dimensione a incidere più profondamente sul numero di nuovi posti di lavoro”. Dunque chi crea realmente i nuovi posti di lavoro: le piccole imprese, le grandi imprese o le giovani startup? Haltiwanger ha quindi analizzato l’attuale situazione americana, evidenziando come le grandi aziende - nonostante occupino solo una minima percentuale del totale delle imprese - offrano lavoro a quasi la metà del totale dei lavoratori, con risultati tendenzialmente stabili. Nel caso delle piccole e medie imprese invece il dato cambia drammaticamente nel tempo, dal momento che molte aziende in forte ascesa nel primo periodo e successivamente classificate come “piccole imprese”, vengano poi ridimensionate o chiuse nel corso degli anni. Va quindi fatta una netta distinzione fra queste piccole imprese con le giovani startup, accomunate dal numero di dipendenti ma non dall’età. Nei primi anni infatti, le difficoltà che si pongono davanti a un’azienda di nuova creazione (dai costi della burocrazia al comportamento del mercato) possono portarla tanto al successo quanto al fallimento, confermando o compensando in negativo il numero di posti di lavoro che aveva precedentemente creato. In tutto ciò, non va perso di vista il dato di produttività: da un lato infatti è positivo che le startup falliscano, dal momento che una simile dinamica innesca un meccanismo di selezione che eleva gli standard del mercato. Haltiwanger ha quindi ripercorso il cammino di una startup dall’idea iniziale all’affermazione, evidenziando le variabili che ne decretano il successo o il fallimento. La mancanza di finanziamenti successivi a quello iniziale e il complesso delle variabili esterne (andamento del mercato, avanzamento tecnologico, dinamiche di globalizzazione e costi fissi) costringono infatti queste aziende a un rapido adattamento che le porta a reinventarsi. Se gestita da un management lungimirante l’azienda cresce. Se l’adattamento è lento o nullo l’azienda è destinata al fallimento e ai licenziamenti. La stabilità del dato di occupazione quindi, dipende in buona misura dalla capacità di innovazione e adattamento dell’azienza, sia che questa sia già affermata sia che si appresti a crescere. Dal 2006 il numero di nuove startup in America è drasticamente crollato, e a differenza di quanto avvenuto in passato il dato non accenna ancora a risalire. La ricerca dei motivi che causano questa situazione è quindi cruciale per pianificare l’uscita dalla crisi. “Il contributo degli imprenditori e delle giovani imprese in crescita è parte integrante del processo di reinvenzione dell’economia, ha concluso il professore”. La rimozione degli ostacoli che ne possono limitare l’ascesa è quindi una priorità improrogabile, per favorire il percorso che porta le startup a diventare aziende stabili e pienamente produttive.  
   
   
QUANDO L’ECONOMIA È GIOVANE IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE IN ITALIA È PARI AL 36 %, MA LE IDEE DI BUSINESS NON MANCANO  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Creare nuove idee, fare rete e assumersi dei rischi. Questa la soluzione alla crisi economica emersa l’ 1 giugno dall’incontro “I giovani e la finanza” al Festival dell’Economia di Trento. In sala Paolo Collini, preside della Facoltà di Economia dell’Università di Trento; Matteo Lunelli, presidente Cantine Ferrari ed Eliano Omar Lodesani, direttore regionale per il Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo, coordinati da Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino e Alto Adige, hanno così cercato “l’antidoto” all’infelice sorte che attende le nuove generazioni. In una crisi che è innanzitutto finanziaria alle banche va imputata la colpa d’aver concesso mutui troppo facilmente, e ora anche la colpa di non concederne più. È questa l’eredità che attende i giovani. “É vero però – ha esordito Matteo Lunelli – che le banche non sono gli unici protagonisti del credito. Il mercato oggi lo fanno anche i venture capital. Ci sono altri strumenti ed è nostro compito aprirci, cambiare orizzonti”. Le banche, dunque, hanno fatto da capro espiatorio per molto tempo, ma come ricorda Enrico Franco “evitiamo di fare razzismo nei confronti della banche e guardiamo anche gli imprenditori che forse hanno messo in atto imprese poco redditizie”. Ammettere un fallimento, infatti, non è mai facile, e purtroppo lo dimostrano i recenti dati relativi ai suicidi di giovani imprenditori. La soluzione, quindi, suggerisce Matteo Lunelli è “puntare sulla cultura. Preparare una classe imprenditoriale preparata, in grado di avere successo ”. “Oggi i giovani sono precari – risponde Eliano Lodesani - non sono più una risorsa per la famiglia. Una volta le famiglie erano numerose perché i giovani erano la sicurezza del futuro della famiglia. Erano forza lavoro. Oggi non è più così. E sta a noi incentivare i giovani. Dobbiamo attrarre nuove idee, e creare nuove start-up”. Dunque università incapaci di preparare i giovani alla sfida del futuro? Risponde Paolo Collini: “le nostre università sono valide”. La vera causa è dunque da cercare altrove, vale a dire nella mancanza di sinergie. È necessario innovare il mercato. È questa la “retta via” che i giovani devono seguire appoggiati da un sistema bancario e finanziario pronto a seguire le nuove imprese. Per fare ciò è necessario “fare rete”, unire le forze. “Ci sono molti filosofi per esempio – afferma Paolo Collini – che hanno ottime idee e che magari non riescono a concretizzarle. È fondamentale unire competenze diverse”. Sicuramente, inoltre, una cultura finanziaria dovrebbe essere obbligatoria per tutti: “Nella scuole – prosegue Paolo Collini - fin da piccoli ci insegnano a leggere l’orologio. Bene io credo che il mondo della scuola dovrebbe preoccuparsi di fornire anche un’istruzione finanziaria”. In una paese con tassi di disoccupazione pari al 36% è dunque fondamentale che i giovani si avvicinino al mondo dell’impresa e, come ha suggerito al termine dell’incontro l’assessore provinciale all’industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi, “i giovani devono iniziare a concepire l’auto impiego”. In altri termini creare delle start-up, o per riprendere un linguaggio un po’ più retrò, aprire bottega.  
   
   
IMPRESE COMPETITIVE E INVESTIMENTI DA ATTRARRE  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Il rilancio dell’economia locale prevede ‘interventi di sistema’, anche attraverso la partecipazione responsabile di pubblico e soggetti privati sempre più nella veste di partner nella gestione delle politiche economiche provinciali. A parlarne l’ 1 giugno sono stati Sergio Anzelini (direttore Confidi imprese) , Claudio Grassi (direttore Cooperfidi) Paolo Nardelli (cooperativa artigiani di garanzia), Stefano Robol (direttore generale di Trentino Sviluppo), Roberto Dal Bosco, (Dipartimento industria e artigianato) e Renata Diazzi (Centro europeo di innovazione imprese artigiane) Un esempio concreto di successo del sistema trentino che vede una stretta sinergia tra pubblico e privato è stato testimoniato in prima battuta dalla direttrice del Ceii Trentino, Renata Diazzi. “Il Ceei, nato 14 anni con il supporto della cooperativa artigiani di garanzia, per sviluppare iniziative di nuovi progetti per nuovi mercati, ha accompagnato in questi anni grazie, ai fondi pubblici e di garanzia, le piccole imprese a innovazioni organizzative, tecnologiche, che hanno permesso lo sviluppo dei processi produzione e non solo dei prodotti. Sono circa 4000 le imprese artigiane coinvolte oggi in progetti di sistema”. Per Paolo Nardelli “le piccole imprese tuttavia soffrono di scarso accesso al credito. Accordi e convenzioni con il pubblico dovrebbero portare un plafond di nuove risorse, e poi fondi speciali per investimenti, come la private equity secondo il quale il pubblico entra nel capitale di imprese che vogliono innovare”. Sergio Anzelini ha sottolineato come oggi i rapporti tra imprese e banche non siano mai stati a livelli così bassi. “Forse in passato c’era troppa facilità di accesso al credito, ma poi la finanza ha ecceduto in speculazione e alla fine una crisi, che non pensavamo sarebbe mai arrivata da noi, ci ha coinvolti. Tutti e tre i confidi trentini sono vigilati dalla Banca d’Italia e siamo vincolati alla sola attività di garanzia, ma abbiamo trovato un sistema che funziona coinvolgendo la banca a rilasciare un plafond determinato, con termini più brevi entro cui restituire i titoli. Ci sarà un deposito cauzionale con le casse rurali”. Inoltre Claudio Grassi (Cooperfidi del settore agricolo) ha spiegato che “l’agricoltura trentina oggi presenta settori in cui la crisi si sta riassorbendo come quello delle mele o quello caseario, nel suo andamento si può vedere un segnale anticipatorio del successo che si ottiene puntando su qualità e internazionalizzazione. Ci sono imprese che fanno profitti e fanno innovazione. Forse non siamo molto capaci di venderci, perché siamo ipercritici. Anche la Cenerentola del settore economico può trovare le scarpine di cristallo”. Tutto sulla fiducia e sul lavorare insieme alle imprese ha puntato Stefan Robol, direttore generale di Trentino Sviluppo: “supportiamo l’economia dove possiamo, lo strumento principale è andare in mezzo alle imprese e sostenerle, essere vicini ai problemi reali, e non guardare dall’ufficio cosa succede fuori. Si fa più fatica oggi per via degli effetti psicologici, dati dalla paura di non vedere cosa succederà in futuro, invece dobbiamo tutti farci forti nell’assistere il tessuto produttivo e puntare sulla vendita sui mercati esterni. Diamo fiducia: questo è l’elemento più importante. Lavoriamo con le imprese!” Diego Laner, presidente di Trentino Sviluppo è intervenuto sostenendo che “ va investito di più su prodotti specifici, su cui in Trentino possiamo competere vendendo sistema e prodotto, per evidenziare le nostre eccellenze. Pur con il suo contesto positivo il Trentino deve tenere conto anche del contesto mondiale, e deve diventare competitivo". A lui si è affiancato Paolo Spagni: “Ciò che distingue il Trentino da altre province è proprio la normativa che permette una quantità notevole di sostegno pubblico attraverso fondi affidati agli enti di garanzia, che diventano così caratterizzanti della nostra economia.”  
   
   
UN’ALTRA ECONOMIA PER LE GENERAZIONI FUTURE  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Crisi economica, rischi legati alla finanza e modelli alternativi. Questi i temi al centro dell’incontro “Coltiviamo un’altra economia. La terra non è un dono dei nostri genitori, ma un prestito dei nostri figli” promosso da Mandacarù Onlus e Altromercato al Mart di Rovereto. Un’occasione il 2 giugno per parlare di commercio equo e solidale, gruppi di acquisto solidali (gas) e microcredito, modelli sui quali in questo momento di crisi l’attenzione da parte delle istituzioni è forte. L’incontro, moderato dal giornalista Francesco Terreri, ha visto la partecipazione di Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma e presidente del comitato etico di Banca popolare etica, e Antonio Tricarico, coordinatore della campagna per la riforma della Banca Mondiale. “La società è davanti a una scelta: essere la civiltà delle scommesse e della speculazione o essere la civiltà della responsabilità. Nella prima le persone sono neutrali verso gli eventi e puntano al solo guadagno, nella seconda le persone hanno la speranza di cambiare le cose”. Il professor Becchetti invita la società a porsi delle domande per cambiare il sistema economico attuale. “Il mercato siamo noi” ha proseguito Becchetti, illustrando la possibilità di cambiamento data dalle scelte dei cittadini verso banche e imprese amiche del lavoro e amiche dell’ambiente. Becchetti ha osservato che qualcosa sta cambiando e che alcuni processi, seppur in modo molto lento, sono in corso. La società però, secondo la sua riflessione, è oggi ancora “prigioniera di catene invisibili” e deve crescere in consapevolezza per attuare modelli alternativi. La conferenza si è concentrata sulla situazione del mondo dell’agricoltura dove la finanza ha fatto il suo ingresso con forza negli ultimi anni con pesanti conseguenze. In quest’ambito si stanno facendo strada però anche altri modelli economici, un’economia altra e attiva che da piccola realtà si sta trasformando in un fenomeno al centro del dibattito delle maggiori istituzioni, in particolare in questo momento di crisi economica. Su questo tema è intervenuto anche Antonio Tricarico, denunciando l’impatto della finanza sulle materie prime. “Un impatto ormai riconosciuto ma ancora non ammesso dal pensiero economico” - ha sottolineato Tricarico. “Questo fa sì che queste dinamiche procedano immutate”. La crisi alimentare del 2007 e 2008 ha avuto un impatto diretto su 115 milioni di persone, nel 2010 e 2011 è stata alla base di rivolte e cambi di regime, ha proseguito Tricarico, sottolineando il peso della finanza in questi fenomeni e in particolare dei prodotti derivati che hanno profondamente mutato la situazione. La conferenza è stata l’occasione per la presentazione da parte di Altromercato della campagna “Io.equo – Coltiviamo un’altra economia” per promuovere il modello del commercio equo e solidale.  
   
   
FORUM INTERNAZIONALIZZAZIONE, MARCHE: CRESCITA E SVILUPPO  
 
 Ancona, 5 giugno 2012 - “Le imprese marchigiane che sono sui mercati internazionali hanno performance di crescita mai registrate prima. Purtroppo, però, sono ancora poche. Il vero focus, oggi, è quindi: come incrementarne il numero? Incentivare le micro e piccole imprese a riunirsi in rete, promuovere la formazione per valorizzare le competenze professionali, sostenere il credito a supporto dell’internazionalizzazione, è la risposta”. E’ questa, secondo il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca intervenuto al Forum regionale su ”Internazionalizzazione e crescita di impresa” l’ 1 giugno a Jesi, la strada da percorrere per un futuro di sviluppo ed è proprio su questo presupposto che l’internazionalizzazione continua ad essere uno degli asset strategici dell’azione di governo regionale e, insieme al lavoro e alla coesione sociale, è stata inserita tra le priorità del bilancio 2012. “L’internazionalizzazione – ha detto Spacca – rappresenta una delle vie dell’exit strategy dalla fase di recessione che sta vivendo l’economia italiana ed europea. Al centro di questa strategia c´è l’impresa, soggetto principale della creazione di reddito e occupazione. Istituzioni, associazioni di categoria, centri di ricerca, università devono assumere questa prospettiva ed accompagnare le strategie d’internazionalizzazione dell’impresa. Le Marche partono avvantaggiate, perché la Regione ha avviato il percorso di sostegno all’internazionalizzazione già da molti anni. Oggi questo percorso si rinnova: non più solo eventi promozionali per far conoscere le imprese all’estero, ma una vera strategia operativa fatta di promo-commercializzazione per sostenere l’export, assistenza tecnica nei Paesi maggiormente in crescita e forme di investimenti diretti in entrata ed in uscita a sostegno dell’economia regionale. L’obiettivo è dunque portare un numero sempre maggiore di imprese marchigiane sui mercati che più stanno crescendo. E la Regione sta già predisponendo il consolidamento e l’avvio di nuovi strumenti. Si chiamano reti d´impresa, formazione di global manager, credito all’internazionalizzazione". La strategia Il sistema produttivo delle Marche, caratterizzato dalla pronunciata specializzazione in settori maturi (calzature, pelletteria, abbigliamento, mobile, alimentare, meccanica in genere) è sottoposto da anni alla concorrenza incalzante dei nuovi produttori esteri. Per questo la via dell’internazionalizzazione è l’unica che riesce a garantire la salvaguardia dei livelli produttivi e occupazionali, soprattutto in questa fase caratterizzata dalla presenza di una domanda nazionale tendenzialmente in recessione e con limitate prospettive di crescita, almeno nel medio termine. In presenza di risorse limitate però, il primo importante sforzo è quello di ridurre il più possibile il rischio di dispersione. Comune denominatore di tutte le attività poste in essere dalla Regione è quello di favorire l’integrazione tra le imprese, nella convinzione che questa sia la giusta direzione che consenta alle Pmi regionali di acquisire competitività sui mercati internazionali. Le risorse La manovra finanziaria per il 2012 è stata molto severa ed ha comportato la redazione di un bilancio a base zero con margini di azione estremamente ridotti che sono stati concentrati su tre priorità: tutela del lavoro, sviluppo e coesione sociale. Per queste ragioni i fondi accordati al settore dell’internazionalizzazione non hanno subito riduzioni, anzi registrano un incremento del 34,21%. Il budget assegnato per l’anno corrente ammonta complessivamente a 3,593 milioni di euro contro i 2,677 milioni di euro del 2011. I settori produttivi I settori principali di intervento riguardano: meccanica, moda e accessori, mobile e arredo, agroalimentare, green economy, contract, information tecnology, domotica, strumenti musicali, artigianato artistico. I mercati di riferimento I mercati strategici verso i quali la Regione Marche ritiene di dover indirizzare l’azione di sistema per lo sviluppo dell’internazionalizzazione sono quelli che nel mondo rappresentano indici di crescita economica maggiori e consolidati come: Cina, India, Russia, Brasile. Per l’anno in corso sono attentamente valutati anche altri mercati di interesse come la Corea del Sud, gli Emirati Arabi, il Nord e il Sud America. Verranno comunque intraprese azioni anche sui mercati maturi d’Europa, tradizionale punto di riferimento per le produzioni regionali.  
   
   
ARTIGIANATO IN SICLIA: SBLOCCATE SOMME A FAVORE DELLA CRIAS  
 
Palermo, 4 giugno 2012 - "Inoltrato alla Ragioneria centrale un mandato di pagamento da 3 milioni di euro in favore della Crias a valere sul Fondo unico a gestione separata, per il quale e´ previsto nel bilancio della Regione uno stanziamento complessivo di 10 milioni di euro. Il provvedimento e´ stato adottato il 31 maggio dal servizio 1 dell´Assessorato regionale alle Attivita´ Produttive. E´ in corso di preparazione, inoltre, il provvedimento d´impegno e di liquidazione dei restanti 7 milioni di euro". Lo rende noto l´assessore regionale alle Attivita´ produttive, Marco Venturi, avendo raccolto le sollecitazioni provenienti dalle associazioni di categoria degli artigiani. Proprio sull´argomento Venturi aveva accolto la richiesta di un incontro "urgente" avvenuto mercoledi´, nella sede dell´assessorato. "I soldi nel capitolo apposito del bilancio sono disponibili - afferma Venturi - e mi e´ parso ragionevole accelerare quanto piu´ possibile l´iter per mettere a disposizione queste somme in favore della Crias che potra´ cosi´ deliberare i finanziamenti per le imprese artigiane che ne hanno assoluta necessita´".  
   
   
LA DIVERSITÀ INTERGENERAZIONALE COME MOTORE DI UN’IMPRESA  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Tra conflitti e opportunità, l’incontro-scontro fra generazioni in azienda. Velocità, pluralità di canali, voglia di innovare e confidenza con le nuove tecnologie: ecco il patrimonio di competenze che i giovani portano in dote alle aziende. Bonvecchio (Giovani artigiani del Trentino): «La contaminazione, anche se difficile è fondamentale per superare l’omologazione. Sulle spalle delle precedenti generazioni, i giovani possono lanciare le aziende». Odorizzi (Giovani imprenditori): «Allenarsi ad andare d’accordo va a tutto beneficio dell’azienda». Come si trasmettono i saperi che l’impresa produce attraverso le generazioni di lavoratori che si susseguono? Come si fa a dare una continuità nel tempo a queste generazioni di lavoratori? L’impatto tra le generazioni sul posto di lavoro ha animato l’ 1 giugno il dibattito del primo dei Caffè scientifique, promossi dalla Scuola in Scienze sociali dell’Università di Trento nell’ambito del Festival dell’Economia al bar Pasi di Trento. «Nel mercato del lavoro si entra oggi molto più tardi e si tende ad uscire in modo abbastanza diluito nel tempo – ha spiegato il professor Luigi Mittone della Facoltà di Economia di Trento introducendo la discussione. – Questo favorisce l’incontro tra generazioni diverse ma anche l’insorgere di una sorta di tensione fra il fare qualcosa di utile per l’azienda, favorendo lo scambio di conoscenze, e la volontà di conservare lo spirito originario e la tradizione». «Il passaggio intergenerazionale, così come la differenza di genere o quella etnica, è uno dei tanti tipi di diversità che si incontrano sui luoghi di lavoro – gli ha fatto eco Marco Zamarian, docente dell’Università di Trento. Ma la diversità generazionale è legata all’idea di appartenenza e non è un fenomeno nuovo. È sempre esistita all’interno dell’impresa, anche se il mescolamento sul posto di lavoro è favorito oggi da una maggiore mobilità all’interno del mondo imprenditoriale. La diversità anagrafica è uno dei motori attorno a cui si muove lo sviluppo di un’azienda. Se, da un lato, è solo attraverso la diversità che si può alimentare uno scambio tra persone che fanno parte in un gruppo; dall’altro, però questo può essere fonte di potenziale conflitto». Ma quali sono le opportunità che questa diversità genera? «Nella nostra esperienza – commenta Carlo Odorizzi, presidente dell’Associazione giovani imprenditori di Confindustria Trento – osserviamo che le nuove leve all’interno di un’azienda si presentano oggi con un approccio molto positivo, non sono intimoriti dalla tecnologia e reagiscono con un approccio proattivo. A questo si unisce la voglia di lavorare in team, a cui i giovani sono più abituati e un forte orientamento alla soddisfazione del cliente. D’altra parte l’esperienza e un approccio più riflessivo sono senz’altro ingredienti fondamentali per lo sviluppo di un’impresa. Ci vuole una sorta di allenamento a capire le modalità di approccio ma è uno sforzo che vale la pena di compiere». «Il passaggio generazionale è fondamentale – precisa, Ivan Bonvecchio presidente giovani artigiani del Trentino – soprattutto alla luce del drastico cambiamento delle modalità comunicative a cui oggi assistiamo. Le regole del gioco infatti sono cambiate. Avere un’attrezzatura all’avanguardia non basta più, occorrono connessioni e un maggiore impegno sulla valorizzazione del brand. Come dei nani sulle spalle dei giganti, abbiamo l’opportunità di tenerci saldi sulla base dell’esperienza delle precedenti generazioni. Ma occorre mantenersi costantemente aggiornati. La contaminazione, anche se difficile, è fondamentale per superare l’omologazione. Una resistenza al cambiamento può però essere anche uno stimolo per i giovani ad affrontare le sfide imprenditoriali con maggiore coraggio e convinzione». I giovani possono essere veicolo per l’introduzione di nuove tecnologie, hanno confermato i rappresentanti delle categorie produttive. Ma non solo. Un beneficio si può avere anche nell’introduzione di una nuova mentalità, di un approccio innovativo, che ha maggiore abitudine alle sfide competitive. Velocità, pluralità di canali e confidenza con le nuove tecnologie sono alleati dei giovani che entrano in azienda. Ne sono un esempio la facilità e l’efficacia con cui le nuove generazioni sanno usare i canali di comunicazione all’avanguardia per presentarsi e convincere i potenziali clienti.  
   
   
INTESA PER IL RILANCIO DEL VCO  
 
Torino, 5 giugno 2012 - L’emissione di bandi dal valore complessivo di 3 milioni e mezzo di euro per l’innovazione, l’internazionalizzazione delle aziende e l’insediamento di nuove imprese sono i contenuti di un protocollo d’intesa siglato il 1° giugno a Verbania dai presidenti della Regione, Roberto Cota, e della Provincia del Verbano-cusio-ossola, Massimo Nobili, alla presenza dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Massimo Giordano, di parlamentari, consiglieri regionali, amministratori locali, rappresentanti del mondo dell’economia e del lavoro. “Non è un privilegio che il Governo regionale offre al Vco - ha chiarito Cota - ma è una giusta attenzione indirizzata verso un’area importante del nostro Piemonte che ha bisogno di un concreto sostegno, un supporto per delineare le attività e le azioni più urgenti che permettano una ripresa economica del territorio, passando prioritariamente dalla difesa dei posti di lavoro. Rilancio produttivo e reindustrializzazione sono gli obiettivi che ci siamo dati e sui quali non possiamo lesinare sforzi, compatibilmente con le risorse oggi disponibili. Noi facciamo la nostra parte come Regione Piemonte - ha proseguito - ma chiediamo anche agli altri attori, Governo in primis, di dare ascolto a un territorio che ha bisogno di atti tangibili e non di sterili e vane promesse”. L’assessore Giordano ha precisato che “le risorse stanziate riguardano misure previste dai nostri piani strategici sull’occupazione, sulla competitività e sull’internazionalizzazione. In particolare, interessano il sostegno all’innovazione delle pmi e l’internazionalizzazione in entrata e in uscita. Il lavoro è ad ampio spettro e va dall’impulso all’internazionalizzazione ai progetti dimostratori, dalle aggregazioni fra imprese agli interventi di semplificazione, dalle rinnovate politiche a sostegno di poli e piattaforme ai laboratori aperti, dalle smart&clean technologies alla deindustrializzazione. Insomma tutto quello che serve per sostenere una vera e propria spinta verso il rilancio del tessuto economico del Vco”. “Questo protocollo - ha aggiunto il presidente Nobili - è frutto di una stretta collaborazione con la Regione, attenta alle specificità di questa nostra Provincia montana e di confine, dove la negativa congiuntura economica ha avuto conseguenze tali da motivare il riconoscimento di stato di crisi complessa, come già deliberato dalla Giunta Cota. Il prossimo passo sarà ottenere lo stesso riconoscimento a livello ministeriale, per poter implementare quel piano strategico per la ripresa produttiva del Vco che è l’esito di un lavoro di squadra con le parti sociali e le realtà istituzionali e imprenditoriale del territorio, che deve proseguire per rendere stabile una collaborazione che si è dimostrata proficua”.  
   
   
LA RAGIONERIA GENERALE DELLA CALABRIA HA PROVVEDUTO AD EFFETTUARE UNA SERIE DI IMPORTANTI PAGAMENTI  
 
Catanzaro, 5 giugno 2012 - La Ragioneria generale ha provveduto ad effettuare una serie di importanti pagamenti. Il primo riguarda la liquidazione della seconda trimestralità alle società consortili che si occupano dei servizi di trasporto pubblico locale su gomma e al Comune di Nardodipace, affidante dei servizi, per un importo complessivo di circa 15 milioni di euro. Con il trasferimento della somma di 1 milione 520 mila euro alla ditta “Regione futura”, si compie poi un altro passo importante verso la realizzazione della “Cittadella regionale” a Germaneto di Catanzaro, che ospiterà le nuove sedi degli uffici della Giunta e il cui completamento è previsto entro il 2013. Infine, una somma cospicua è stata liquidata all’Amministrazione Provinciale di Crotone. Si tratta di circa 1milione 450mila euro (settimo trasferimento) in base all’Accordo di Programma Quadro “Sistema delle infrastrutture di trasporto” per la realizzazione della strada provinciale dalla Ss 106 per Cutro alla Ss109 in contrada Lenza. “Si tratta di adempimenti importanti – ha dichiarato con soddisfazione l’Assessore regionale al Bilancio Giacomo Mancini – che consentiranno ai beneficiari di continuare a svolgere le loro attività e che dimostrano, ancora una volta, gli sforzi in termini di efficacia dell’amministrazione guidata dal Governatore Giuseppe Scopelliti”.  
   
   
SICILIA: SU SITO REGIONE MISURE A SOSTEGNO SISTEMA PRODUTTIVO  
 
Palermo, 5 giugno 2012 - Un nuovo servizio on line per le imprese siciliane e´ disponibile sul sito della Regione siciliana. Basta cliccare dalla home page sull´icona "Misure di sostegno alle imprese siciliane" per accedere direttamente alla documentazione utile per conoscere le iniziative messe in campo per sostenere il sistema delle aziende dell´Isola. Sono 5 gli strumenti da subito disponibili: il credito d´imposta per nuovi investimenti, il microcredito alle imprese, la moratoria sulla esposizione debitoria delle imprese, l´esenzione quinquennale dell´Irap e la certificazione dei crediti delle imprese verso la P.a.. Per ciascuno di questi strumenti sono disponibili la documentazione necessaria e i riferimenti legislativi. "Abbiamo ritenuto particolarmente utile - ha dichiarato l´assessore per l´Economia, Gaetano Armao - far conoscere agli imprenditori siciliani quanto fatto dalla Regione per sostenerli in un momento cosi´ difficile. Si tratta di iniziative gia´ operative alle quali ciascuno puo´ accedere da subito con grande facilita´ e massima trasparenza".  
   
   
GOLDEN LADY: ABRUZZO ANCORA ATTRATTIVO REGIONE IN CAMPO CON INCENTIVI FISCALI, SGRAVI, E FORMAIZONE  
 
Pescara, 5 giugno 2012 - Il positivo esito della vertenza Golden lady di Gissi, con la salvaguardia di 365 posti di lavoro, ed il subentro di due nuove proprietà, per presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi, ha i connotati di una "vertenza simbolo, rilevante sia sul piano della difesa del lavoro, sia sul piano della capacità dell´Abruzzo di attrarre nuovi investimenti". "Vale la pena sottolineare - ha spiegato ieri meglio Chiodi - che non solo non si delocalizza ma imprenditori prestigiosi nel settore dell´alta gamma del made in Italy, trovino concrete le nostre politiche regionali di sostegno alle imprese, e maturo il contesto sociale ed istituzionale nel quale andranno a breve ad operare". Se Chiodi spiega così la gestione della vertenza dello stabilimento di Gissi, nel corso di una conferenza stampa indetta alla presenza dell´amministratore della Golden lady, dell´Amministratore unico della Holding Silda, e della proprietà della New Trade s.R.l., anche l´assessore al Lavoro, Paolo Gatti, non esita a definire la vertenza "l´unica con uno sbocco positivo a livello di tavolo ministeriale. E´una buona soddifazione per tutta la comunità abruzzese ed anche un segnale di fiducia nella triste congiuntura del momento, dove si perdono tanti posti di lavoro in Italia". Per l´Assessore, inoltre, se è vero che gli imprenditori "hanno declinato tutti una vera responsabilità d´impresa, a comiciare dalla Golden lady, che si è spesa per trovare nuovi investitori, è altrettanto vero che le Istituzioni hanno fatto la loro parte. Comincia ora il vero lavoro: monitorare le succesive fasi di applicazione degli accordi sottoscritti a Roma che, a partire dal primo luglio, prevendono le prime assunzioni. Da parte della Regione abbiamo garantito la possibilità di accedere alle nostre politiche industriali, che vanno dagli sgravi fiscali, al credito d´imposta, alla formazione on the Job ad una velocizzazione delle autorizzazioni che dovranno essere rilasciate". Di impegno di "tutto il territorio e di ottime capacità relazionali tra imprenditori, istituzioni, lavoratori e sindacati ha anche parlato il presidente della Commissione consiliare Industria, Nicola Argirò. La New Trade srl e la Holding Silda, dal canto loro, hanno ribadito la volontà di investire e di potenziare il sito abruzzese, in un´ottica di rilancio del made in Italy che investe ion queste ore tutto il sistema industriale ed imprenditoriale italiano. I processi di espansione e di ingrandimento annunciato dalle aziende saranno monitorati dalla Regione. Gatti: "Nessuno deve deludere chi ha creduto in questo progetto di rinascita del sito di Gissi e chi ha avuto fiducia nella capacità del tessuto sociale ed imprenditoriale abruzzese di rinascere dalle proprie qualità fatte di competenza e di tenacia".  
   
   
XII FORUM DELLE CAMERE DI COMMERCIO DELL´ADRIATICO E DELLO JONIO  
 
Brindisi, 5 giugno 2012 - L’appuntamento annuale del Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio è fissato, per il 2012, a Brindisi dal 6 all’8 giugno. All’edizione di quest’anno parteciperanno i rappresentanti delle istituzioni europee, delle reti partenariali aventi sede ad Ancona (Forum delle Città e Rete Uniadrion), del Segretariato Permanente dell’Iniziativa Adriatico Ionica (Iai), le Regioni Marche e Puglia, della Provincia di Ancona, i rappresentanti di enti nazionali ed europei, le associazioni di categoria, nonché le rappresentanze del mondo imprenditoriale. Durante la prima giornata si terranno le riunioni del Consiglio Direttivo e della Corte Internazionale dell’Adriatico e dello Ionio. I lavori della seconda giornata prevedono le riunioni dei 6 Tavoli tematici dedicati ad Agricoltura, Trasporti, Ambiente, Pesca/acquicoltura, Turismo e Imprenditoria Femminile. Alle sessioni plenarie di venerdì si parlerà del ruolo strategico della Macroregione Adriatico Ionica, per accrescere la competitività dei territori delle due sponde e delle imprese. La futura Macroregione Adriatico Ionica rappresenta un nuovo modello di cooperazione interregionale e transnazionale: una rete tra istituzioni locali e tra paesi che si prefigge di elaborare e gestire azioni comuni per valorizzare progetti e priorità d’azione quali l’ambiente assieme alle infrastrutture della logistica e dei corridoi trasportistici, all’energia, alla ricerca, alle risorse culturali e turistiche e alla competitività dei territori. Sono ormai note le potenzialità di questa nuova grande area che rappresenta un bacino politico–commerciale di grande interesse, contando nell’insieme 100 milioni di abitanti e 1 milione di imprese; nel 2010 il valore complessivo degli scambi commerciali è stato di 31 miliardi di euro. “Quest’anno, nell’ambito della Xii Edizione del Forum delle Camera di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, che si terrà a Brindisi dal 6 all’8 giugno, - ricorda Rodolfo Giampieri, vice presidente del Forum e Presidente della Camera di Commercio di Ancona - un focus specifico sarà dedicato al Corridoio Adriatico Baltico e alla possibilità di estenderlo a tutta la dorsale adriatica. Ai lavori parteciperanno alcuni membri della Direzione Generale Trasporti nonché rappresentanti istituzionali e politici dell’Unione europea. Si tratta di un’occasione decisiva per presentare il sistema in maniera compatta, su scala transnazionale, nei confronti dell’Ue e sostenere un progetto vitale per lo sviluppo dei territori.”  
   
   
DISTRETTI TECNOLOGICI, UNA SCOMMESSA PER IL FUTURO DELL’ECONOMIA TOSCANA  
 
 Firenze, 5 giugno 2012 – Le prospettive del distretto toscano di Scienze della vita sono state al centro dell’incontro promosso l’ 1 giugno a Palazzo Strozzi Sacati per presentare, all’indomani della sua costituzione formale, i protagonisti e le linee strategiche attorno alle quali si snoda l’attività delle imprese e dei centri di ricerca che ne fanno parte. L’assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini ha portato il suo saluto in apertura dei lavori, sottolineando il ruolo dei distretti tecnologici all’interno della strategia regionale per la ricerca e l’innovazione. ”Quello dell’innovazione – afferma l’assessore – è un passaggio obbligato per la crescita economica e sociale della Toscana. Il sistema toscano dell’innovazione vede, nella nostra regione, la convivenza di alcune eccellenze di livello internazionale, sia a livello scientifico che in campo produttivo, cui si affiancano tante piccole e piccolissime realtà, anch’esse dinamiche ed innovative. Il nostro obiettivo è quello di rafforzare queste realtà favorendone, con il trasferimento tecnologico, un riposizionamento competitivo sui mercati”. “Le imprese hi-tech sul territorio toscano – prosegue Simoncini – e fra queste, in particolare quelle del settore scienze della vita, stanno dimostrando di reggere meglio alla crisi, sia in termini di occupazione, che di fatturati. Ce lo indica una ricerca presentata pochi giorni fa e lo conferma anche la presenza del distretto scienze della vita all’interno della missione istituzionale che ci ha appena visto in Brasile, in cui la Toscana era capofila per il settore dell’alta tecnologia. E’ un risultato che ci conforta nello sforzo per sostenere la propensione alla ricerca e all’innovazione del nostro sistema produttivo e per valorizzare le eccellenze in campo scientifico, mettendole in più stretto collegamento con le esigenze competitive delle imprese. E’ questo, appunto, lo scopo dei cinque distretti tecnologici che non vogliono essere sovrapposizioni rispetto alle infrastrutture esistenti all’interno”. L’assessore ha ricordato le tappe della strategia della Regione per rafforzare e razionalizzare il sistema regionale dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. “Un intervento – spiega Simoncini – che ha visto la costituzione e la valorizzazione di Poli di innovazione e la creazione di cinque distretti tecnologici che dovranno saper cogliere le opportunità offerte, anche dai bandi nazionali, per integrare competenze e conoscenze a sostegno di progetti con forti ricadute sui territori. L’impegno della Regione va anche nelle politiche per l’incubazione e lo start up d’impresa e in tutta una serie di interventi che, grazie alle risorse della Regione, favoriscono progetti di ricerca e sviluppo, il consolidamento di reti di imprese, la creazione di servizi qualificati e di infrastrutture. Fra i più significativi, ricordo il bando per i progetti strategici, che a fronte di 61 milioni di finanziamenti ha attivato 120 milioni in ricerca e sviluppo, con 14 progetti di investimento di aziende grandi, piccole e medie”.  
   
   
LA CAMPANIA CHIEDE AL MINISTRO PASSERA INCONTRO SULLA CRISI DEL POLO TESSILE DI AIROLA  
 
Napoli, 5 giugno 2012 - L´assessore ai Trasporti e alle Attività produttive della Regione Campania, Sergio Vetrella, ha inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera. "Nell´ambito - scrive Vetrella al ministro - della grave situazione di crisi delle imprese campane, quella del polo tessile di Airola, in provincia di Benevento, rappresenta un elemento di particolare rilievo, sia per il numero elevato dei dipendenti, sia per le grandi difficoltà che tale area vive. Negli ultimi mesi ho provveduto ad organizzare diversi incontri con la Provincia, il Comune, l´Unione degli lndustriali ed anche con i lavoratori, per individuare un percorso di sviluppo che preveda investimenti dedicati coerenti con le direttive del suo ministero. Avendo, quindi, individuato alcune possibili soluzioni, Le chiedo di poterla incontrare insieme al presidente della Provincia di Benevento, al sindaco di Airola, al presidente dell´Unione degli lndustriali di Benevento e ad una rappresentanza sindacale, per poterle illustrare di persona la grave situazione e la percorribilità delle soluzioni ipotizzate, anche attraverso un accordo con il Suo ministero." "La lettera che ho inviato al ministro Passera - spiega l´assessore Vetrella - segue di pochi giorni l´incontro che ho avuto con alcuni lavoratori del polo tessile di Airola, area che ha subito un inesorabile processo di deindustrializzazione, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro, e le numerose riunioni che ho tenuto negli ultimi mesi con Provincia, Comune, Unione Industriali e gli stessi lavoratori. Ho avuto modo di ribadire loro ancora una volta la mia massima attenzione sul tema, e per tale ragione mi batterò presso il governo affinché la questione venga posta tra le priorità dell’agenda del ministro competente."  
   
   
SICILIA: GIUNTA APPROVA IL TESTO UNICO DEL COMMERCIO  
 
 Palermo, 5 giugno 2012 - La giunta di governo, presieduta da Raffaele Lombardo, ha approvato l’ 1 giugno il Testo unico del commercio, presentato dall´assessore regionale alle Attivita´ produttive, Marco Venturi. "Il testo, composto di 106 articoli - concertato con tutte le parti sociali, le associazioni sindacali e datoriali ricevendo anche il parere dell´Ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana - raccoglie tutte le norme regionali in materia garantendo cosi´ - afferma Venturi - a tutti gli operatori del settore un importantissimo vademecum che consenta loro di avviare e gestire le proprie attivita´ nell´ambito della piena legalita´ e trasparenza". In linea con la scadenza stabilita dalla recente normativa nazionale in tema di liberalizzazioni, fissata per il 31 dicembre 2012, il Testo unico del commercio garantisce anche all´interno dell´ordinamento regionale il recepimento dei principi comunitari, gia´ sanciti dal legislatore nazionale, in tema di liberta´ d´iniziativa economica. Tra i punti salienti: - con riferimento alle grandi strutture di vendita ed ai centri commerciali, le conferenze dei servizi per il rilascio dell´autorizzazione sono espressamente svolte in sedi aperte al pubblico, e´ stata estesa la partecipazione con diritto di voto ai comuni, alle province, alle camere di commercio, alle prefetture e a un rappresentante dell´assessorato Territorio e dell´ambiente e partecipano altresi´ i rappresentanti dei sindacati; - inoltre, sempre con riferimento alle grandi strutture ed ai centri commerciali, e´ previsto il coinvolgimento delle Prefetture nella valutazione dei flussi finanziari; - in relazione alle norme sulla definizione degli orari di apertura delle strutture, la determinazione di tali orari e´ attribuita alla singola amministrazione comunale che deve pero´ operare di concerto con le associazioni di categoria; - e´ in ogni caso preclusa la possibilita´ di aprire nei giorni di 1 gennaio, del giorno di Pasqua di Resurrezione, del 25 aprile, del 1 maggio, del 2 giugno, del 1 novembre, dell´ 8 dicembre, del Santo Natale e del giorno della Festa patronale; eccezionalmente, in relazione a specifici comuni laddove si registrano forti flussi turistici, previa specifica autorizzazione dell´assessorato Attivita´ Produttive, d´intesa con l´assessorato Turismo, e´ possibile concedere limitate deroghe; - e´ enfatizzato il principio, di derivazione comunitaria e fatto proprio anche a livello nazionale, sulla scorta del quale e´ consentita ogni attivita´ che non risulta espressamente vietata; - viene valorizzato l´uso della Scia (segnalazione certificata di inizio attivita´) rispetto al rilascio di provvedimenti autorizzatori; - sono dettate delle linee guida in tema di programmazione regionale del commercio contenenti misure che prevedono altresi´ l´adeguamento dei Piani Regolatori Generali (Prg) dei Comuni; - sono aumentate le superfici di vendita degli esercizi di vicinato e delle medie strutture di vendita; - e´ sancita l´impossibilita´ di rilasciare autorizzazioni per medie e grandi strutture (centri commerciali) laddove i Comuni non abbiano adeguato i Prg alle linee guida regionali. "Con il Testo unico - aggiunge l´assessore Venturi- la facolta´ di stabilire le aperture domenicali e festive degli esercizi commerciali e´ assegnata ai comuni, sentite le associazioni di categoria. All´assessorato regionale delle Attivita´ produttive restera´ la possibilita´ di concedere deroghe soltanto per quei giorni dell´anno, per alcune festivita´ ben precisate, in cui i negozi dovranno restare chiusi per legge. E´ un passo avanti, perche´ questa elasticita´ consentira´ di decidere le eventuali aperture alla luce delle condizioni economiche contingenti delle varie localita´, delle esigenze delle imprese e dei lavoratori". Adesso, il Testo unico passa all´Assemblea regionale per l´esame nelle commissioni di merito e per l´approvazione definitiva in Aula.  
   
   
SARDEGNA: FINALMENTE SBLOCCATI FONDI: 1,440 MILIONI DI EURO  
 
Cagliari, 5 Giugno 2012 - "Sono stati finalmente sbloccati i fondi destinati alle associazioni cooperativistiche". Lo ha annunciato l´assessore del Lavoro, Antonello Liori. "Un milione 440.000 euro destinati alle attività ed al funzionamento del settore. Ne beneficeranno Lega, Confcooperative, Agci, Unci e Unicoop - ha aggiunto Liori - Un intervento molto atteso per un settore che aveva bisogno di un segnale di forte incoraggiamento. Soprattutto perché, in questo periodo di forte crisi, ha dimostrato di reggere più di altri, non perdendo neanche un posto di lavoro.”