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Notiziario Marketpress di Martedì 20 Aprile 2010
SCIENZIATI GUIDANO INIZIATIVA PER DECODIFICARE IL GENOMA DEL CANCRO  
 
Bruxelles, 20 aprile 2010 - Un piano d´avanguardia presentato dall´International Cancer Genome Consortium (Icgc) offrirà agli scienziati i mezzi di cui hanno bisogno per combattere il cancro. Saranno decodificati i genomi di 25.000 campioni di cancro e sarà creata una risorsa di dati accessibile da tutti gli scienziati impegnati nella ricerca sul cancro. In un articolo pubblicato sulla rivista Nature i ricercatori di questa strategia sottolineano anche l´importanza di come i progetti dell´Ue e all´estero stanno contribuendo in modo significativo alla lotta contro il cancro. I membri dell´Icgc illustrano il progresso dei loro progetti alla conferenza annuale dell´Associazione americana per la ricerca sul cancro, che si terrà dal 17 al 21 aprile 2010 a Washington Dc. Costituito nel 2008, l´Icgc ha oggi oltre 200 iscritti, il cui obiettivo è quello di fornire una medicina personalizzata per le persone colpite dal cancro. "Visto l´enorme potenziale del sequenziamento genomico di rivelare informazioni clinicamente utili e grazie ai suoi costi relativamente bassi, possiamo anticipare che in un futuro non troppo lontano il sequenziamento parziale o completo del genoma del cancro entrerà a far parte della valutazione clinica di routine dei malati di cancro", scrivono gli autori dell´articolo. I membri dell´Icgc fanno notare che i vari progetti finanziati dall´Unione europea e dagli organismi internazionali analizzeranno oltre 10.000 tumori per i tipi di cancro che colpiscono vari organi del corpo, compreso il cervello, la mammella, il pancreas e le ovaie. In particolare, l´Ue ha stanziato un totale di 21 milioni di euro per 2 progetti di ricerca sul cancro: Basis ("Breast cancer somatic genetics study") e Cagekid ("Cancer genomics of the kidney"). I progetti del Settimo programma quadro (7 ° Pq) produrranno cataloghi completi delle mutazioni somatiche in 500 tumori al seno e forniranno la prima analisi sistematica del cancro renale, la cui incidenza negli ultimi 20 anni è aumentata notevolmente. I progetti coinvolgono 27 istituti di ricerca con sede in 10 paesi in Europa e negli Stati Uniti. "Si tratta del passo più recente compiuto dall´Unione europea nella lotta contro il cancro nell´ambito del Settimo programma quadro di ricerca. È un esempio perfetto del potenziale della politica di ricerca dell´Ue di tutelare e migliorare la vita", ha detto il commissario europeo per la Ricerca, l´innovazione e la scienza Máire Geoghegan-quinn in una dichiarazione. "Produrre cataloghi completi delle mutazioni del cancro richiederà un´enorme quantità di lavoro e collaborazione nei prossimi anni", ha spiegato il professor Mike Stratton, leader congiunto del progetto Cancer Genome del Wellcome Trust Sanger Institute nel Regno Unito, che decodificherà centinaia di genomi del cancro al seno come parte degli sforzi dell´Icgc. "Attraverso la condivisione di idee, risorse e dati tra le varie discipline scientifiche e cliniche, saremo in grado di tradurre il progresso delle conoscenze in benefici reali per le future generazioni di pazienti". Commentando il lavoro svolto dall´Icgc, gli scienziati del cancro e il premio Nobel 2001 per la medicina Sir Paul Nurse ha detto: "L´iniziativa dell´Icgc cambierà profondamente la nostra comprensione dello sviluppo del cancro umano, per tutti i tipi di tumore. La natura del progetto - coordinato a livello mondiale - e i piani per il rilascio dei dati faciliteranno un impiego efficiente delle risorse e garantiranno che tutti i ricercatori del cancro possano utilizzare le informazioni prodotte in modo tempestivo". Da parte sua, il professor Eric S. Lander del Broad Institute di Harvard e del Massachusetts Institute of Technology (Mit) negli Stati Uniti, ha fatto notare che i dati fornirà ai ricercatori gli strumenti necessari per determinare il modo migliore per prevenire, individuare, diagnosticare e trattare questa classe di malattie, che è responsabile della morte di molte persone ogni anno. I dati della American Cancer Society mostrano che nel 2007 il cancro ha ucciso più di 7,5 milioni di persone in tutto il mondo e oltre 12 milioni di nuovi casi sono stati diagnosticati nello stesso anno. Gli esperti prevedono tali numeri saranno razzo a 17,5 milioni di decessi e 27 milioni di nuovi casi entro il 2050 se non vi è alcun progresso nel modo di capire e controllare il cancro. In passato i ricercatori credevano che il cancro fosse una singola malattia, ma ora si rendono conto che esso è il risultato di mutazioni genetiche nelle cellule che disturbano le normali funzioni e innescano una crescita incontrollabile. "La capacità di identificare i cambiamenti genetici nel cancro sta portando a nuovi modi di concepire terapie rivolte ai meccanismi cellulari che sono alla base dei tumori e di indirizzare le terapie giuste ai vari pazienti", ha spiegato il professor Lander. "Stiamo entrando in un´era in cui la prescrizione della terapia del cancro deve essere basata sulla genetica del tumore di ciascun paziente". Per maggiori informazioni, visitare: International Cancer Genome Consortium: http://www.Icgc.org/  Nature: http://www.Nature.com/nature  Cordis - 7° Pq: http://cordis.Europa.eu/fp7/people/home_it.html    
   
   
GLI EUROPEI STUDIANO L´IMPATTO DELLE SOSTANZE TOSSICHE SUI NEONATI  
 
Bruxelles, 20 aprile 2010 - Un team di ricercatori finanziato dall´Ue sta studiando con successo l´impatto sui neonati dell´esposizione a sostanze chimiche tossiche ambientali e legate al cibo durante la gravidanza, e gli effetti che tali esposizioni hanno sul rischio di sviluppare forme di cancro e disturbi del sistema immunitario durante l´infanzia. Il progetto Newgeneris ("Development and application of biomarkers of dietary exposure to genotoxic and immunotoxic chemicals and of biomarkers of early effects, using mother-child birth cohorts and biobanks") ha ricevuto quasi 13,6 milioni di euro nell´ambito dell´area tematica "Qualità e sicurezza alimentare" del Sesto programma quadro (6° Pq). Lanciato nel 2006, il progetto Newgeneris adesso si sta avvicinando velocemente al suo obiettivo di raccogliere i dati di circa 1000 madri e dei loro bambini. I partner del progetto dicono che useranno le informazioni così raccolte in cinque paesi europei (gli Stati membri Danimarca, Grecia, Spagna e Regno Unito più la Norvegia) per valutare l´impatto delle sostanze e dei composti chimici contenuti nel cibo sulla salute del bambini. Coordinata dall´Università di Maastricht nei Paesi Bassi, la rete Newgeneris è formata da 25 partner di 16 paesi europei tra cui la Croazia, la Grecia, l´Ungheria, la Norvegia, la Slovacchia, la Spagna e il Regno Unito. Secondo il team del progetto, i ricercatori si stanno interessando sempre di più allo studio degli effetti delle esposizioni in utero sulla salute dell´adulto e del bambino. Studi precedenti hanno mostrato che le esposizioni materne possono modulare l´espressione genetica nel feto. I ricercatori hanno ipotizzato che le risposte adattative nel feto alle esposizioni all´interno dell´utero potrebbero provocare cambiamenti che hanno effetti sulla futura salute del bambino. Un esempio nel quale le esposizioni in utero sembrano avere effetti sul rischio di cancro è la leucemia infantile. In questo caso, le anormalità cromosomiche emergono durante lo sviluppo del feto, mentre i processi epigenetici come la metilazione del Dna (acido deossiribonucleico), un tipo di modifica chimica del Dna che è stabile su fasi di divisione cellulare ma non comporta cambiamenti nella sottostante sequenza del Dna dell´organismo, influenzano l´attività genetica e offrono percorsi alternativi per mezzo dei quali le esposizioni nelle prime fasi della vita potrebbero influenzare il rischio di malattia. È qui che entra in gioco il progetto Newgeneris. Secondo i partner del progetto, fornendo dati sulle eposizioni prenatali e stabilendo biomarcatori degli effetti di queste esposizioni, essi saranno in grado di fornire informazioni sulla possibilità che tale esposizione risulti in cambiamenti indicativi di un aumento del rischio di malattia. Altrettanto significativa è la valutazione dei genitori riguardo al fatto che singoli bambini siano più vulnerabili a problemi genotossici e immunotossici. Da quando è stato lanciato, il consorzio ha organizzato molti eventi e workshop, l´ultimo meeting annuale si è tenuto a febbraio a Stoccolma, in Svezia. Il programma comprendeva un workshop su "Stress ossidativo nei neonati e conseguenze per la salute dei bambini", e una presentazione di poster. Tra i partecipanti c´erano rappresentanti di tutte le organizzazioni partner e membri degli enti consultivi esterni. Durante l´incontro sono stati affrontati vari argomenti tra cui "La valutazione dell´esposizione", "Le coorti delle malattie infantili" e "Le interazioni geni-ambiente". In generale, il progetto Newgeneris aiuterà i responsabili delle decisioni ad assicurarsi informazioni valide sulla sicurezza alimentare, in particolare per quanto riguarda gli effetti sui bambini. I partner sperano che il loro studio "sia anche una valida piattaforma per la valutazione di esposizioni ambientali generate dal cibo e da altri agenti atmosferici", compresa l´associazione dell´inquinamento di aria e acqua. Per maggiori informazioni, visitare: Newgeneris: http://www.Newgeneris.org/    
   
   
MANGIARE MENO: ECCO IL SEGRETO PER UNA VITA PIÙ LUNGA E PIÙ SANA  
 
Bruxelles, 20 aprile 2010 - Un team di ricerca composto da scienziati britannici e statunitensi ha scoperto che diminuire l´apporto calorico può contribuire a vivere più a lungo. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Science, dimostrano che assumere una minore quantità di calorie non solo aumenta la possibilità di vivere una vita più lunga ma anche più sana: l´inferiore apporto calorico, infatti, ridurrebbe la possibilità di sviluppare le patologie che spesso colpiscono gli anziani. I ricercatori dell´University College London (Regno Unito), della University of Southern California (Usc), della Davis School of Gerontology e della Washington University School of Medicine in St Louis (Stati Uniti) hanno condotto vari testi sui roditori riuscendo a dimostrare che una diminuzione dell´apporto calorico ha ripercussioni significative sui meccanismi molecolari legati all´invecchiamento. I risultati hanno inoltre evidenziato che, negli organismi meno complessi, limitare l´apporto calorico può duplicare o addirittura triplicare la durata della vita. Il primo autore dello studio, il professor Luigi Fontana della Washington University Medical School, ha però sottolineato che la ricerca è stata effettuata con l´obiettivo di migliorare la qualità della vita e di contribuire a rendere meno frequenti le patologie che tipicamente affliggono gli anziani. "L´obiettivo primario della ricerca non è portare l´aspettativa di vita a 120 o 130 anni", ha spiegato. "Attualmente la vita media nei paesi occidentali è di circa 80 anni, ma ci sono ancora troppe persone il cui stato di salute è buono solo fino ai 50 anni circa. Con le scoperte relative alla diminuzione dell´apporto calorico e ad altre azioni di tipo genetico o farmacologico, vogliamo arrivare a colmare il divario che esiste tra la durata di vita e la ´durata di vita sana´. Non escludiamo tuttavia che allungando la seconda si possa arrivare a una durata di vita di 100 anni". Il team di ricerca ha ridotto l´apporto calorico dei roditori di una percentuale variabile tra il 10 e il 50%: uno dei più importanti risultati ottenuti è stata la riduzione dei meccanismi che coinvolgono il fattore di crescita insulino simile (Igf-1) e il glucosio. Ridurre in questo modo l´assunzione di calorie, oltre ad aver determinato una durata di vita sensibilmente maggiore nei roditori, ha diminuito la loro predisposizione alle malattie associate all´invecchiamento, tra le quali figurano neoplasie, malattie cardiovascolari e problemi di natura cognitiva. "Circa il 30% degli animali sottoposti a questa dieta è morto in età avanzata e senza accusare nessuna delle malattie che normalmente compaiono negli esemplari anziani", ha affermato il professor Fontana. "Al contrario, la maggior parte degli animali che hanno continuato a seguire un regime alimentare standard (94%) sono morti in conseguenza di una o più malattie croniche come cancro e affezioni cardiache. In una percentuale che varia dal 30 al 50% degli animali a cui è stato imposto il regime alimentare caratterizzato da una minore quantità di calorie o che presentavano mutazioni genetiche nei meccanismi legati all´invecchiamento, la durata di vita ha corrisposto a quella che possiamo definire la ´durata di vita sana´. Certo gli animali alla fine sono morti, ma senza sviluppare alcuna patologia". La ricerca è particolarmente importante alla luce dei crescenti livelli di obesità nel mondo occidentale. L´essere sovrappeso, come anche soffrire di obesità, può causare l´insorgere di diverse malattie gravi come patologie cardiovascolari, diabete e alcune neoplasie. I dati sull´obesità infantile sono decisamente allarmanti: sono migliaia oggi i bambini che crescendo nutrendosi di prodotti privi di valori nutrizionali (ovvero del cosiddetto "cibo spazzatura") hanno molte probabilità di soffrire di obesità o problemi di salute cronici in età adulta. Il professor Fontana ritiene che seguendo il regime alimentare oggi diffuso è più probabile che il divario esistente tra durata di vita e durata della salute tenda ad aumentare più che a diminuire. È inoltre possibile che la durata di vita media si riduca: sono ancora migliaia, infatti, le persone affetta da malattie associate al regime alimentare e prevenibili come il diabete di tipo 2. Il professor Fontana è tuttavia convinto che se i ricercatori che si occupano di nutrizione arrivassero a capire in che misura un regime alimentare più moderato può migliorare le condizioni di salute, sarebbe possibile mettere a punto farmaci in grado di agire sui meccanismi legati alla riduzione dell´apporto calorico in modo tale da mantenere un migliore stato di salute anche nell´invecchiamento. Fino ad oggi abbiamo consigliato un regime alimentare caratterizzato da un apporto calorico inferiore sulla base dei dati epidemiologici, ora sappiamo che i vantaggi di una dieta simile sono ravvisabili anche sotto il profilo molecolare, ha affermato il professor Fontana. "Ci siamo spostati dall´epidemiologia alla biologia molecolare: sappiamo che alcune sostanze nutrienti, così come un minor apporto calorico, possono avere ripercussioni sull´Igf-1 e su altri fattori. Speriamo di essere in grado, al più presto, di sfruttare le nostre conoscenze per vivere più a lungo e godendo di maggiore salute". Per maggiori informazioni, visitare: Science: http://www.Sciencemag.org/  University College London: http://www.Ucl.ac.uk/  Washington University School of Medicine a St Louis: http://medschool.Wustl.edu/    
   
   
PIEMONTE: IL PRESIDENTE COTA INCONTRA I DIRETTORI DELLE ASL E DELLE AZIENDE OSPEDALIERE  
 
Torino, 20 aprile 2010 - "I pazienti non devono essere considerati numeri, vanno trattati bene e con umanità. Questa è la prima cosa che ho voluto ribadire con i direttori sanitari. Anche se so che i medici piemontesi hanno già questo tipo di approccio, ho voluto rimarcare tale aspetto come direttiva politica. Come avevamo scritto nel nostro piano, illustrato in campagna elettorale, noi vogliamo che i primari siano nominati esclusivamente col criterio della meritocrazia e non secondo spinta politica. A questo proposito metteremo in atto un sistema di controllo a livello regionale per evitare distorsioni su queste nomine". Lo ha dichiarato ieri il Presidente della Regione Piemonte on. Roberto Cota a seguito dell’incontro avvenuto in mattinata in ‘Sala Giunta’ coi direttori delle Asl e delle aziende ospedaliere. "Ho inoltre ribadito – ha precisato Cota - la nostra intenzione di realizzare il nostro piano sanitario, a partire dalla dipendenza funzionale di piccoli e grandi ospedali sotto le aziende ospedaliere. L’obbiettivo non è tagliare servizi ma semmai aumentarli, attraverso una gestione più efficiente che tagli gli sprechi che hanno caratterizzato la Sanità negli ultimi anni. Il rischio sforamento delle spese sanitarie esiste ,anche perché i dati non sono ancora certi e dobbiamo quantificare l’entità delle spese Asl per Asl. Dovremmo aspettare giugno per verificare l’attuale andamento del bilancio nella Sanità". "Per evitare considerevoli sprechi – ha concluso il Presidente della Regione Piemonte - vogliamo arrivare ad una centralizzazione degli acquisti, che sarà coniugata col concetto di gare d’appalto che diano la ‘qualità al minor prezzo’. Sull’acquisto dei farmaci pensiamo inoltre di istituire un osservatorio sui prezzi".  
   
   
GIOVANI IN SALUTE. UN PERCORSO A PREMI PER SMETTERE DI FUMARE E IMPARARE A BERE IN MODO RESPONSABILE  
 
Milano, 20 aprile 2010 - Il 10 maggio prenderà avvio il progetto Giovani in Salute, un percorso di sensibilizzazione sulla dipendenza dal fumo e dall’alcol che coinvolgerà 100 ragazzi milanesi tra i 14 e 24 anni. L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alla Salute del Comune, in collaborazione con Fondazione Veronesi, Lilt (Lega Italiana Lotta Tumori) e Sia ( Società Italiana di Alcologia ). Il percorso con gli esperti della Lilt per smettere di fumare si articolerà in sei incontri, in programma da maggio a settembre. I partecipanti saranno suddivisi in gruppi, ognuno costituito da 8-10 ragazzi di età uguale o simile. La campagna della Società Italiana Alcologia (sezione Lombardia) consisterà invece nell’acquisire informazioni sulle abitudini alcoliche dei giovani. A ciascun partecipante verranno consegnati 24 etil-test e altrettanti questionari per verificare il proprio tasso di alcolemia prima di mettersi alla guida. La Fondazione Veronesi, assieme ad Astra Ricerche, ha avviato con l’Assessorato alla Salute una ricerca quantitativa fra gli studenti delle scuole medie superiori di Milano. L’indagine prevede la somministrazione di un questionario, completamente anonimo, ad almeno 3000 studenti dalla prima alla quarta classe degli istituti coinvolti. I ragazzi potranno iscriversi a Giovani in Salute attraverso il sito www.Giovaniinsalute.it/  in funzione da oggi. Inoltre, nel pomeriggio di sabato 24 aprile, in piazza San Babila, è in programma una manifestazione con i campioni della squadra di basket Olimpia Armani Jeans e Radio 101 nel corso della quale sarà distribuito materiale informativo. Chi riuscirà a portare a termine il percorso, ossia a frequentare i sei incontri sul fumo e a compilare i 24 questionari, riceverà in premio computer, motorini, sconti nei cinema, nei teatri, su pacchetti viaggio e sui libri; abbonamenti in palestra, abbonamenti annuali Bikemi, playstation e video walkmann; 100 biglietti validi per due persone per assistere a una partita del prossimo campionato della prima squadra di Olimpia Armani Jeans, visite alla sala di navigazione e al simulatore di volo dell’Aeronautica Militare presso l’aeroporto di Ghedi. A Milano almeno 20 minorenni su 100 sono fumatori, contro una media italiana di 12. La prima sigaretta viene accesa a 15 anni e mezzo, al di sotto della media nazionale che è di 16 anni (il fenomeno è diffuso soprattutto fra le donne). Ugualmente preoccupante è il fenomeno del bere alcolici in quantità smodata. Nella nostra città, l’età media in cui si inizia ad assumere alcolici è 12 anni, la più bassa d’Europa, e il 40% dei quindicenni ha sperimentato almeno una volta l’esperienza di uno stato di acuta ebbrezza etilica. “Giovani in salute rappresenta una novità metodologica e una risposta a dati inquietanti – ha detto l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna –. Il progetto affronta il grave problema delle dipendenze: il fumo e l’alcol sono diventati delle spie del disagio adolescenziale e potrebbero costituire uno dei principali fattori di rischio per la salute di questi giovanissimi. Per la prima volta, però, interveniamo senza far ricorso a principi punitivi, ma impiegando la logica della premialità. Del resto, i dati ci confermano che non basta proibire la sigaretta o sconsigliare di bere più di un drink a sera perché un ragazzo non scivoli in comportamenti autolesionisti. Abbiamo invece deciso di far leva sull’intelligenza e la duttilità dei ragazzi. Vogliamo credere nei giovani e nel loro senso di responsabilità. Per questo abbiamo deciso di promuovere un nuovo approccio di tipo culturale: far emergere la responsabilità individuale, premiare il coraggio delle ragazze e dei ragazzi che sono pronti a mettersi in gioco dimostrando di avere a cuore, virtuosamente, la propria salute e il proprio futuro. Giovani in salute premia i ragazzi che meritano la fiducia degli adulti. Nessun divieto, nessuna sanzione, ma un investimento concreto nella maturità e nella consapevolezza delle nuove generazioni”. “Il primo problema da affrontare è il fumo – ha dichiarato il prof. Umberto Veronesi -. Certamente ci sono altri comportamenti pericolosi (come bere alcol, guidare in stato di ubriachezza o consumare droga) ma impallidiscono di fronte al rischio per la salute legato alla sigaretta. Chi inizia a fumare a 15 o 16 anni e non smette, ha un altissimo rischio di sviluppare un tumore del polmone molto precocemente, a 40 - 45 anni, nel pieno della sua vita: una tragedia, senza neppure pensare al rischio di altri tumori e i danni cardiovascolari. I ragazzi non pensano a un possibile futuro di malattia e dolore, si sentono forti e immortali, ma noi adulti non possiamo rimanere inerti di fronte a un dramma annunciato e per questo sono lieto che la mia Fondazione collabori con le iniziative del Comune tese a liberare i giovani da questo gravissimo pericolo, con un approccio di responsabilizzazione e presa di coscienza, che condivido pienamente“. “La scelta del Comune di Milano di coinvolgerci in questo progetto quale partner operativo - ha affermato la dott.Ssa Franca Fossati-bellani, Presidente della Sezione Provinciale di Milano della Lilt - ci gratifica, in quanto riconosce ancora una volta il ruolo primario e l’impegno della nostra Associazione nella lotta al tabagismo. Un impegno che, iniziato nel lontano 1970, ci ha portato negli anni a mettere in atto una serie di attività di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei cittadini a difesa della salute. Milano è la città in cui si fuma di più – ha aggiunto -. Fumare è anche un’abitudine largamente in uso tra i giovani milanesi. L’età media in cui i giovani milanesi iniziano a fumare è 15.5 anni. Il 35.1% inizia perché influenzato dagli amici e compagni di scuola, di questi il 43.3% sono maschi e il 26.2% sono femmine. Il 30%, in maggioranza ragazze, asserisce di aver provato piacere. I luoghi in cui i giovani fumano maggiormente sono: fuori dai locali pubblici per l’89%, fuori dalla scuola per il 75% e infine a casa per il 62%. Sappiamo che la sigaretta per loro è un forte elemento di comunicazione e socializzazione. Questo aspetto ci ha portato a orientare l’operatività del progetto verso un confronto aperto con i giovani e tra i giovani. Un modo di dialogare che speriamo possa responsabilizzarli al punto di spingerli ad abbandonare la sigaretta e a premiarsi con la salute. Oggi qui, raccogliamo questa sfida”. “I giovani che bevono troppo sono in continuo aumento – ha spiegato Raffaella Rossin, Presidente di Sia Lombardia -. Questo tipo di consumo viene purtroppo ancora vissuto come poco pericoloso e, spesso, nascosto anche dai giovanissimi, quando diventa fonte di vergogna e di imbarazzo. I ragazzi hanno poche informazioni sui pericoli del bere alcolici, ma si trovano a vivere in contesti dove sono fortemente sollecitati a bere anche da minorenni. Giovani in Salute sull’alcol propone un questionario per valutare esattamente questo, il proprio rapporto con le bevande alcoliche. La Sia aderisce con convinzione alla mission del percorso: proporsi come interlocutore dei ragazzi, dando valore al loro senso di responsabilità”.  
   
   
ARCHIVI STORICI DELLA PSICOLOGIA ITALIANA ONLINE  
 
Milano, 20 aprile 2010 - Un nuovo portale per la valorizzazione degli archivi storici degli psicologi italiani del passato Una ricca documentazione relativa agli intrecci fra psicologia, cultura e società nell’Italia dell’Otto e del Novecento è a disposizione del pubblico online. I “cavalli pensanti” di Elberfeld, l’Esposizione di Parigi del 1900, la scoperta dei fenomeni stereocinetici di Vittorio Benussi, l’invenzione della “macchina della verità”, la nascita della psicoanalisi in Italia e la polemica di Cesare Musatti con Indro Montanelli, la fondazione della prima rivista italiana di psicologia da parte di Giulio Cesare Ferrari. Sono solo alcuni dei contenuti del portale “Archivi storici della psicologia italiana”. Il portale ( www.Aspi.unimib.it/ ), che verrà presentato Martedì 20 aprile 2010, ore 17.00 Palazzo Litta, Sala Azzurra, Corso Magenta 24, Milano in occasione della Xii Settimana della cultura, rende accessibili gli inventari archivistici, le immagini dei documenti e una serie di testi di approfondimento e contestualizzazione che consentono una migliore comprensione dei documenti stessi. L’iniziativa è promossa dal Dipartimento di Psicologia e dal Centro interdipartimentale Aspi-archivio storico della psicologia italiana, dell’Università degli Studi di Milano-bicocca. Centro unico nel suo genere in Italia, l´Aspi opera con la Soprintendenza archivistica per la Lombardia, con il Cilea e con le Università di Firenze, Palermo, Torino, Trieste e Cattolica di Milano. Coinvolge inoltre nel progetto diversi enti territoriali di conservazione come il Museo civico di storia naturale di Milano e la Biblioteca civica di Palermo, con l’intento di allargare il più possibile la rete delle collaborazioni sia in Italia sia all´estero. Le carte dei protagonisti documentano la nascita, lo sviluppo e il consolidarsi, tra Otto e Novecento, della psicologia italiana come disciplina scientifica autonoma; testimoniano il progressivo affermarsi della psicologia sperimentale, della psicofisiologia, della neuropsicologia, della psicoanalisi e della psicologia del lavoro; consentono di ripercorrere le vite degli psicologi e di ricostruirne le reti sociali e i rapporti politici e istituzionali, cogliendo valori e contraddizioni del contesto storico in cui vivevano. Alla presentazione intervengono Mauro Antonelli, storico della psicologia e direttore del Dipartimento di psicologia dell’Università di Milano-bicocca, Emilia Groppo, coordinatore responsabile del Cilea, Luciano Mecacci, docente di Storia della psicologia all’Università degli studi di Firenze, Lucia Molino del settore cultura di Fondazione Cariplo, Maurizio Savoja, soprintendente archivistico per la Lombardia.  
   
   
RU486 - CONFERMATI I PROFILI DI ASSISTENZA PREVISTI IN EMILIA-ROMAGNA: POSSIBILE L´IVG MEDICA IN DAY HOSPITAL E IN RICOVERO ORDINARIO. LA REGIONE EMIIA ROMAGNA DISPONIBILE A PARTECIPARE ALL´ ELABORAZIONE DI LINEE GUIDA NAZIONALI CONDIVISE, NEL RISPETTO DELLA LEGGE 194  
 
 Bologna, 20 aprile 2010 - Conclusa l’istruttoria sugli aspetti tecnico-scientifici e giuridici inerenti all’utilizzo in Emilia-romagna della Ru486, avviata dalla Regione dopo la nota del ministro della salute Fazio contenente il parere del Consiglio superiore di sanità che prevede il ricovero ordinario per l’ Ivg medica, l’assessore Giovanni Bissoni ha oggi trasmesso alle direzioni generali e alle direzioni di ostetricia e ginecologia delle Aziende sanitarie le valutazioni e gli indirizzi regionali al riguardo. In merito agli aspetti tecnico scientifici, la validità dei profili di assistenza trasmessi alle Aziende sanitarie dalla Regione nel dicembre 2009 e già frutto del confronto e della elaborazione dei professionisti, “è stata confermata - si legge nella nota - dal supplemento di istruttoria condotto dai direttori sanitari e dai direttori di ostetricia e ginecologia delle Aziende sanitarie nella riunione del 31 marzo scorso. In quella sede è stata presa in esame la letteratura scientifica a fondamento del parere tecnico reso dal Consiglio superiore di sanità rilevando come essa nulla aggiunga o modifichi rispetto alle conclusioni cui si era giunti in ambito regionale”. L’emilia-romagna dunque ribadisce la possibilità di effettuare l’Ivg medica in day hospital che, nell’esperienza di questi anni, ha dimostrato di garantire appieno la salute della donna. Così come ribadisce la possibilità, per la donna e il medico, di scegliere comunque il ricovero ordinario. Al riguardo, la nota prevede ulteriori precisazioni rispetto alle indicazioni del dicembre 2009 “per rendere più chiara la possibilità per la donna di effettuare l’Ivg medica in regime di ricovero ordinario”, mantenendo la finalità della valorizzazione dell’autonomia e della responsabilità del personale medico. In merito agli aspetti giuridici, la nota dell’assessore Bissoni riporta le valutazioni della Commissione di consulenza legislativa della Giunta regionale, la quale ha rilevato come le procedure scelte dall’Emilia-romagna siano pienamente coerenti con la legge 194 ed assunte nel legittimo esercizio della competenza organizzativa regionale in materia di tutela della salute. “Il parere del Consiglio superiore di sanità – si legge nella nota - è reso nell’esercizio di una funzione consultiva che non ha effetti vincolanti nei confronti dell’Amministrazione pubblica (sia statale che regionale) e, dunque, neppure nei confronti delle strutture del Servizio sanitario pubblico”. Peraltro, la Commissione di consulenza legislativa evidenzia come “le indicazioni che il Ministero ha tratto dal parere del Consiglio superiore di sanità possano essere coerentemente collocate all’interno dei profili di assistenza già adottati dalle strutture ospedaliere e dalle Aziende sanitarie della regione”. Nel trasmettere le valutazioni e gli indirizzi regionali al ministro Fazio, l’assessore Bissoni ha ribadito la disponibilità della Regione a partecipare alla eventuale elaborazione di linee guida nazionali condivise, nel rispetto delle procedure previste dalla legge in materia.  
   
   
CHIRURGIA, ‘CRISI DI VOCAZIONI’ PER AUMENTO CAUSE IN CRESCITA COSTANTE LA MEDICINA DIFENSIVA  
 
 Roma, 20 aprile 2010 – Nell’ultimo decennio è costantemente diminuito il numero degli iscritti alle branche chirurgiche, meno 30% dal 2007 al 2008. “Presso la Scuola di specializzazione in Chirurgia della mia Facoltà fino a pochi anni fa gli aspiranti erano oltre 200 per 20 posti: oggi sono qualche decina – spiega il prof. Pietro Forestieri, presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi - In alcune sedi universitarie i posti disponibili a volte non sono stati neppure coperti. Il timore dell’alto rischio di contenzioso medico-legale spinge i giovani a scegliere altri campi.” Questa tendenza contrasta con un dato incontrovertibile: la chirurgia italiana è, per qualità e risultati, ai primissimi posti al mondo. Ma il progressivo aumento di cause, penali e civili, intimorisce: indagini svolte da varie Società o Associazioni dimostrano, oltre al calo di specializzandi, che 8 chirurghi su 10 potrebbero avere, nel corso della loro vita professionale, un contenzioso medico-legale. Pur risolvendosi positivamente nella stragrande maggioranza dei casi, sconvolgerà la loro vita professionale, personale e familiare per molti anni. “E’ necessario ridare onore e rispetto ad una professione tanto importante quanto complessa, garantendo ai pazienti il massimo della qualità e sicurezza – afferma il Forestieri – e per far questo bisogna lavorare tutti insieme: chirurghi, pazienti, Istituzioni, industrie e media.” Il grido d’allarme giunge dal 1° Convegno Nazionale del Cic in corso ieri e oggi a Roma alla Sala Capranichetta di P.zza Montecitorio 127. Uno degli obiettivi prioritari è affrontare l’emergenza ‘vocazioni’, che il prof. Forestieri, spiega così: “Siamo il Paese a più elevato tasso di conflittualità civile. La sanità e la chirurgia in particolare non solo non sfuggono a questa maledizione ma ne rappresentano un esempio paradigmatico. Ogni atto chirurgico può avere delle complicanze ineludibili al di là delle capacità professionali: l’errore è quasi sempre non del singolo operatore ma il frutto di una catena di eventi. La cultura della colpa e non dell’errore non potrà che, perversamente, peggiorare la situazione. Dobbiamo chiederci come sia potuto accadere un errore per evitarne il ripetersi e non tanto cercare solo chi l’abbia commesso”. Con una giurisdizione medica ferma al codice Rocco del 1930, l’Italia è l’unico paese al mondo con Polonia e Messico dove gli errori clinici sono perseguibili penalmente. “Depenalizzarli sarebbe oggi indispensabile – afferma Forestieri - soprattutto per i chirurghi che, per mantenere l’eccellenza a livello mondiale, devono poter operare con tranquillità e serenità. Depenalizzare, però, non vuol dire cancellare le responsabilità del chirurgo ma solo ridefinirle meglio, valutando la specificità dell’atto medico e la sua adeguatezza sociale”. “Un esempio nel campo in cui opero – spiega il prof. Giorgio Vittori, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) – è quello dell’enorme ricorso al taglio cesareo: per 9 colleghi su 10 sono le complicazioni medico legali la prima causa del taglio cesareo, che in Italia ha numeri record, 38 su 100, percentuali senza eguali in Europa (in Francia è il 20,2%, in Inghilterra il 23%). Il contenzioso rappresenta il vero problema da affrontare per risolvere questa anomalia, per questo sempre più si sente parlare di “medicina difensiva”, una rilevanza unica nel panorama europeo. Oggi per il materno infantile è ‘codice viola’ (così come il rosso è espressione di massima emergenza in anestesia), perchè è necessario abbassare drasticamente il numero dei cesarei ma anche evitare la mortalità materna e i danni neonatali. Ricordando che nel settore della ginecologia-ostetricia il principale interesse in campo è quello dell’intera Nazione, in quanto le nascite sono un patrimonio e un bene primario che appartengono a tutti”. Inoltre il termine di prescrizione per gli errori clinici è di 10 anni, “Un tempo esageratamente lungo – continua Forestieri - di fatto mai applicato perché la contestazione può avvenire non dalla data dell’intervento ma dalla presa di coscienza delle presunte conseguenze dannose”. E la deriva più pericolosa è oggi rappresentata dal fenomeno della medicina difensiva: un aggravio di esami a volte inutili, che dilapidano risorse, allungano le liste d’attesa, mentre si insinua il dubbio che sulle reali necessità dei pazienti prevalga la minimizzazione dell’operato del medico, specie del chirurgo, che per paura del ‘castigo’ non affronta la malattia con tutti i mezzi a sua disposizione. Eppure la chirurgia generale italiana ‘brilla’ in campo laparoscopico, robotico e dei trapianti. “Negli ultimi due decenni sono stati compiuti progressi maggiori che in tutto il secolo passato – aggiunge Forestieri - Oggi l’approccio mininvasivo con l’introduzione degli strumenti mediante 4-5 forellini e l’intervento che avviene per via televisiva, specie nella chirurgia addominale, ha dimezzato i tempi di degenza (2-3 giorni invece che 6-7 di un tempo), accelerando la ripresa lavorativa ed il reinserimento sociale dei pazienti e diminuendo la necessità di farmaci anti-dolore”. “Tecnologia e chirurgia rappresentano oggi una parola sola – afferma Moreno Busolin, Market Access Director della Johnson&johnson Medical – e la produzione delle aziende biomedicali deve ispirarsi ai valori del vantaggio terapeutico e della sostenibilità dell’innovazione. In Italia il budget riservato alla ricerca e allo sviluppo è sempre molto contenuto, e questo costringe molte aziende ad acquisire idee, brevetti e a volte anche “cervelli” dall’estero. La nostra azienda, in questo senso, è in controtendenza. Proprio in Italia, più di quindici anni fa, abbiamo dato vita ad una task-force di chirurghi, ingegneri e specialisti di mercato, incaricata di pensare e disegnare strumenti e presidi biotecnologici”. “Medici, pazienti, istituzioni, politica, industria e mezzi di informazione – conclude Forestieri - devono tutti assieme, e dalla stessa parte, ricercare una nuova alleanza terapeutica per il fine ultimo e l´interesse convergente di tutti, cioè una sanità migliore, più uniforme, senza sprechi, di maggiore qualità, più sicura, più efficace ed efficiente.”  
   
   
BOLZANO: CORSO ORGANIZZATO DAL SERVIZIO PNEUMOLOGICO: "SMETTERE DI FUMARE? MISSIONE POSSIBILE!"  
 
Bolzano, 20 aprile 2010 - Il Servizio pneumologico dell’Azienda Sanitaria di Bolzano e l´Assessorato provinciale alla Sanità organizzano in maggio e giugno un corso per smettere di fumare. Il corso è rivolto ai fumatori che abbiano maturato la decisione di smettere e che, non riuscendoci da soli, necessitano di un aiuto specialistico. Come è noto su scala mondiale il fumo di sigaretta è la principale causa di morte evitabile. Gli effetti più nocivi del tabagismo si registrano nei confronti dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, ma il fumo è particolarmente pericoloso anche nel periodo della gravidanza e pregiudica in maniera considerevole il rendimento sportivo. Per aiutare coloro che hanno deciso di smettere di fumare il Servizio pneumologico dell’Azienda Sanitaria di Bolzano organizza in maggio e giugno un corso per smettere di fumare. Il corso è rivolto ai fumatori che abbiano maturato la decisione di smettere e che non riuscendoci da soli, necessitano di un aiuto specialistico. Il programma è articolato in otto incontri serali, due volte la settimana, che si svolgeranno nei giorni 4, 6, 11,13, 18, 20 e 25 maggio ed il 1° giugno, dalle ore 18 alle 19,30. Il costo di partecipazione al corso è di 36,15 euro (ticket). Il corso sarà tenuto dal dott. Andrea Daldoss, medico pneumologo e dietista, presso il Servizio pneumologico, in via Amba Alagi,20 a Bolzano. Presso il Servizio pneumologico, in via Amba Alagi,20 a Bolzano è attivo il Centro di Consulenza per Fumatori, tel. 0471-909615 / 909600 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30-12.00 e 14.00-16.00) dove gli interessati possono rivolgersi per avere informazioni più dettagliate in merito al corso.  
   
   
L’EGITTO A PALAZZO BLU PRESENTATA AL MUSEO ARCHEOLOGICO DI FIRENZE LA MOSTRA LUNGO IL NILO IPPOLITO ROSELLINI E LA SPEDIZIONE FRANCO-TOSCANA IN EGITTO (1828-1829) CHE SI TERRA´ A PISA DAL 28 APRILE AL 25 LUGLIO 2010  
 
Firenze, 20 aprile 2010 - Per tre mesi il fascino dell’antico Egitto vivrà nelle sale di Palazzo Blu, sul lungarno di Pisa. Dal 28 aprile al 25 luglio 2010, si terrà la mostra Lungo Il Nilo che racconterà la vicenda dell’archeologo pisano Ippolito Rosellini (1800-1843). L’esposizione, curata da Marilina Betrò, professore di Egittologia all´Università di Pisa, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, col patrocinio del Comune di Pisa e dell’Università di Pisa, prodotta da Giunti arte mostre musei, in collaborazione con Coop, Sat - Pisa International Airport, presenterà più di 200 pezzi tra reperti egizi, disegni e manoscritti - conservati nelle collezioni della Biblioteca Universitaria di Pisa, dal Museo Egizio di Firenze, dalle Collezioni Egittologiche dell’Ateneo pisano, dal Museo dell’Opera Primaziale Pisana e dal Museo Botanico di Pisa - scelti tra quanto di più bello e significativo Rosellini riportò in Italia, a seguito della Spedizione Franco-toscana del 1828-1829. L’impresa fu voluta dal Granduca di Toscana, Leopoldo Ii, e poi dal re di Francia Carlo X, e vide il giovane egittologo italiano affiancare Jean-françois Champollion, cui va il merito di aver decifrato nel 1822 la Stele di Rosetta, che aveva aperto la strada agli studi sull’antico Egitto. Detentori unici di quella chiave preziosa, lo studioso francese e il giovanissimo professore di Lingue Orientali all’Università di Pisa, Ippolito Rosellini, nel 1828 partono alla volta dell’Egitto, accompagnati da sei francesi e sei toscani. Tra avventure e difficoltà d’ogni tipo, viaggeranno per sedici mesi, riportando un tesoro di annotazioni, scoperte, meravigliosi disegni acquerellati copiati dalle scene rappresentate sulle pareti di tombe e templi, casse di statue, bassorilievi, sarcofagi e oggetti rinvenuti nel corso degli scavi intrapresi in quella terra o acquistati. È il viaggio che è alle origini di tutto quanto oggi sappiamo su quella civiltà. Il percorso espositivo ricalcherà alcune delle sue tappe più importanti. In mostra si troveranno i disegni e gli acquerelli dei pittori della Spedizione, accostati alle note rapide sui taccuini, alle lettere, agli oggetti. Il brano di un diario che narra, con voce emozionata, la scoperta di una tomba intatta nella necropoli tebana, sarà affiancato dagli oggetti stessi di quel ritrovamento, ovvero il corredo della nutrice della figlia del faraone Taharqa. Gli stupendi acquerelli dei bassorilievi di Abu Simbel disegnati al lume delle fiaccole saranno presentati insieme alle lettere e ai diari che descrivono le condizioni di lavoro in cui furono realizzati. I documenti che registrano le incombenze quotidiane, le liste degli oggetti personali - libri, strumenti scientifici, pennelli e colori ma anche armi – saranno accostati ai campioni di piante raccolti dal naturalista della Spedizione, Giuseppe Raddi, oltre alla piccola collezione etnografica raccolta in Nubia da Gaetano Rosellini, ingegnere della Spedizione e zio di Ippolito, e ai vasi raccolti negli scavi e documentati con precoce e moderna sensibilità archeologica. Dopo un’introduzione dedicata alla genesi dell’idea e al tragitto verso l’Egitto, sarà il nastro del Nilo ad accompagnare il visitatore della mostra nella sua sezione centrale, lungo un percorso simbolico da Alessandria fino ad Abu Simbel e alla Seconda Cateratta. Da qui inizia il viaggio di ritorno, con la lunga sosta a Tebe, l’antica capitale dell’impero egiziano, che impressionò la Spedizione con le sue inesauribili meraviglie. Un’apposita sezione racconterà proprio il soggiorno a Tebe - prima nella “principesca” dimora della tomba di Ramses Iv, e poi in una vera casa sulle colline della necropoli - in cui si raccolse una messe ricchissima di oggetti, disegni e quaderni manoscritti. L’ultima parte della mostra è dedicata al ruolo di Rosellini nella diffusione della scienza egittologica: con la morte precoce di Champollion a 42 anni, lo studioso italiano, che a sua volta morì a soli 43, ne restò infatti l’unico erede scientifico. Alla sua opera si deve la formazione di grandi egittologi, come il tedesco Richard Karl Lepsius, e la nascita dell’egittologia italiana.  
   
   
ROMA: A VIA MARGUTTA LA MOSTRA DI SALVATORE CARPINTERI "SE IPSUM FECIT"  
 
Roma, 20 Aprile 2010 - Giovedì 22 aprile, alle ore 18, si è tenuta l’inaugurazione della mostra “Se ipsum fecit”, dell’artista Salvatore Carpinteri. L’appuntamento è presso la Galleria d’Arte Perera, a Roma, in Via Margutta 76. L’esposizione - patrocinata dalla Provincia di Roma e dalla Provincia di Siracusa - resterà aperta al pubblico sino a domenica 2 maggio. Questo l’orario d’ingresso: da martedì a sabato 10,30-20,00; lunedì 16,00-20,00; domenica 12,00-18,00. Mostra e catalogo sono a cura di Roberta Genova. L’artista Salvatore Carpinteri - nato in provincia di Siracusa nel 1927 e morto nel 1992 – è stato pittore, ma anche poeta di solido impianto, intellettuale e docente che ha svolto un ruolo di assoluto rilievo nello sviluppo della cultura siciliana degli anni ’50-’60. A Roma la sua pittura fortemente materica, che affida alla sapienza cromatica il compito di rivelare l’intima poesia, ma anche il dramma della vita quotidiana, non è conosciuta. Per questa ragione della mostra che si aprirà il 22 aprile si può parlare come di una mostra d’esordio, la prima che la nostra città dedica al pittore-poeta di Siracusa. “Un debutto – spiega Roberta Genova, curatrice della rassegna - che ha però anche il valore di un viaggio di ritorno nella città della sua formazione e del suo primo approccio con l’arte, il luogo in cui il suo sguardo si era educato alla bellezza e che aveva ispirato l’altra grande passione della sua vita, quella per i classici della letteratura latina”.