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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 28 Maggio 2013
LA RICERCA UE COMPIE PROGRESSI NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL CANCRO  
 
Bruxelles, 28 maggio 2013 - Un progetto finanziato dall´Ue si sta spingendo oltre i limiti nella cura contro il cancro, attraverso lo sviluppo di una tecnologia emergente basata su risonanza magnetica (Rmt) e ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (Hifu). I ricercatori stanno mettendo assieme Hifu guidati da Rmt con la nanomedicina selettiva per fornire un pieno controllo spaziale e temporale del processo di rilascio del farmaco, permettendo di fornire le cure contro il cancro esattamente dove sono necessarie, quando sono necessarie. Il progetto Nanosmart ("Smart Nano-systems for Advanced Cancer Therapy") è costruito in base a due obiettivi principali. Il primo è la progettazione di nuovi vettori biocompatibili sensibili alla temperatura (ovvero vettori che non vengano rigettati dal corpo e che siano programmati per rilasciare il proprio carico quando cambiano le temperature) basati su nanosfere ibride inorganiche - organiche. Il secondo obiettivo è quello di riuscire a eseguire valutazioni in vitro e in vivo del rilascio di farmaci guidato da Rmt e innescato da Hifu. Il team che lavora al progetto ritiene che questa proposta rappresenti un´opportunità unica per una chemioterapia su misura, e sia quindi un significativo passo in avanti verso una cura migliore per il cancro. Un´importante sfida che gli scienziati nel settore della ricerca sul cancro devono affrontare è quella di riuscire a diagnosticare la malattia abbastanza presto. Le statistiche hanno mostrato in modo inconfutabile una correlazione diretta tra diagnosi precoce del cancro e speranze di guarigione. Una volta che la malattia è stata diagnosticata, tuttavia, c´è ancora la questione del prendere di mira in modo efficace le cellule colpite e del monitoraggio della progressione della malattia. Questo non è sempre semplice. Le convenzionali opzioni di trattamento possono a volte essere limitate nella loro efficacia, poiché le parti del corpo colpite sono molto difficili da raggiungere. Inoltre, le cellule tumorali si stanno evolvendo incessantemente, con varietà metastatiche e resistenti a diversi farmaci. Queste richiedono quindi nuove strategie per contrastare questa malattia complessa e letale. Questo è il motivo per cui le soluzioni basate sulla nanotecnologia si stanno sviluppando a una simile velocità, e sono pronte a giocare un ruolo fondamentale negli interventi diagnostici e terapeutici. Un compito di questi nuovi nanodispositivi intelligenti, in fase di sviluppo da parte del progetto Nanosmart, è quello di rilasciare i farmaci in modo più mirato rispetto ai mezzi convenzionali. Le difficoltà nel rilasciare i farmaci in modo efficace possono diminuire la forza dei trattamenti. Un vettore selettivo e sicuro per il rilascio di farmaci che possa essere mirato attivamente alle cellule maligne, e che dimostri un comportamento sensibile agli stimoli controllato da mezzi esterni, potrebbe rivoluzionare la cura contro il cancro. I nanosistemi multifunzionali possono essere usati per rilasciare una varietà di carichi, come farmaci antitumorali, geni e agenti imaging, per gli interventi sul cancro e per il monitoraggio. Questo è quindi l´obiettivo del progetto Nanosmart, che continuerà fino al 2014. Il team del progetto sta attualmente lavorando allo sviluppo di mezzi di rilascio mirati in grado di rilasciare le necessarie dosi di farmaci chemioterapici in risposta ad aumenti della temperatura locale. Essi stanno aprendo la strada allo sviluppo di una tecnologia Rmt nella convinzione che il nuovo rilascio di farmaci supportato e innescato da Rmt migliorerà l´efficacia della chemioterapia e permetterà un migliore monitoraggio della malattia. Il lavoro del progetto è fondamentale per due dei 10 temi del programma Cooperazione del 7° Pq; Salute e nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie produttive. L´attuale ricerca sui nanodispositivi intelligenti per il rilascio di farmaci richiede un approccio altamente multidisciplinare, con un impatto potenzialmente significativo sulle terapie avanzate. Vi è anche l´opportunità, promossa dal progetto, di ulteriori collaborazioni e di creare network tra gruppi europei e partner industriali. Per maggiori informazioni, visitare: Università di Utrecht http://www.Uu.nl    
   
   
CHIRURGIA IN 3D ALL’OSPEDALE DI PISTOIA. PAZIENTE OPERATO AL TUMORE CON TELECAMERA TRIDIMENSIONALE ECCEZIONALE INTERVENTO CHIRURGICO A PISTOIA. NELLA SALA OPERATORIA DEL PRESIDIO OSPEDALIERO PISTOIESE È STATA UTILIZZATA, PER LA PRIMA VOLTA IN FORMA SPERIMENTALE, LA TELECAMERA TRIDIMENSIONALE PER OPERARE UN PAZIENTE AFFETTO DA NEOPLASIA  
 
 Pistoia, 28 maggio 2013 - L’intervento in 3D è stato effettuato nei giorni scorsi su di un paziente pistoiese sottoposto a resezione colica per neoplasia maligna che ha avuto un decorso post- operatorio regolare, ed è stato già stato dimesso. Il paziente è stato operato dal dottor Sandro Giannessi (responsabile dell’area chirurgica aziendale) e dai chirurghi Sara Riccadonna e Massimo Fedi insieme al personale di sala operatoria: l’anestesista dottor Stefano Giani, gli infermieri Francesca Giacomelli, Roberta Amato e Federica Fattorini. Per l’intervento è stata usata la tecnica mininvasiva supportata da una telecamera con due linee video che, per la prima volta, ha permesso ai chirurghi di vedere a 360° tutte le parti interessate all’intervento. Tutta l’equipè ha “indossato” gli specifici occhiali, gli stessi che vengono consegnati nelle sale cinematografiche e che danno la sensazione che persone ed oggetti escano dallo schermo. Nel caso specifico l’equipé chirurgica, sfruttando le tecnologie offerte dalla realtà virtuale, è entrata virtualmente nel “campo operatorio”. Il dottor Giannessi ha spiegato che i vantaggi derivanti dall’utilizzo di questa innovativa tecnica sono molteplici, sia per l’operatore che il paziente. Ed ha aggiunto: “mentre nei tradizionali interventi laparoscopici la visione è a due dimensioni e le immagini sono “piatte” con il sistema a 3D per il chirurgo è possibile vedere con una precisione mai sperimentata la complessità dell’anatomia umana aumentando i livelli di sicurezza nella chirurgia”. La tecnologia in 3D utilizzata dai chirurghi è anche molto vantaggiosa da un punto di vista economico rispetto a tecnologie robotiche considerate ad oggi più avanzate.  
   
   
LA CHIAMATA ALLE ARMI DEL SISTEMA IMMUNITARIO: NEL DNA LA STORIA DELLO SCONTRO CON LE INFEZIONI 175 MILIONI DI ANNI DI STORIA EVOLUTIVA DELLE MOLECOLE CHE REGOLANO L´ATTIVITÀ DEI LINFOCITI T RIVELANO LA PRESSIONE SELETTIVA ESERCITATA DAGLI AGENTI INFETTIVI.  
 
Bosisio Parini, 28 maggio 2013 - La rivista Immunity ha appena pubblicato uno studio dell´Istituto Scientifico Eugenio Medea, realizzato in collaborazione con l´Università degli Studi di Milano, l´Università di Milano Bicocca e l´Istituto Scientifico Don Gnocchi, in cui viene analizzata la storia evolutiva di molecole essenziali per la risposta alle infezioni. Le cellule del sistema immunitario comunicano tra loro per coordinare una risposta efficace in caso di infezione. Tra queste, i linfociti T svolgono un ruolo essenziale e presentano molecole di superficie che regolano l´attivazione e l´estinzione della risposta. Tuttavia, tali molecole regolatorie possono anche contribuire allo sviluppo di malattie autoimmuni (come il morbo di Crohn e la sclerosi multipla). Gli autori hanno studiato 175 milioni di anni di storia evolutiva dei geni che codificano molecole regolatorie dei linfociti T, basandosi sul confronto delle sequenze di Dna di 39 specie di mammiferi, analizzando la variabilità genetica delle principali popolazioni umane e confrontandola con il genoma di Neandertal. “I risultati hanno dimostrato che la selezione naturale ha modellato la diversità genetica di queste molecole nei mammiferi e che la pressione selettiva è stata esercitata da agenti infettivi - evidenzia Manuela Sironi, responsabile del gruppo di ricerca del Medea -. Si è cioè verificata una corsa alle armi in cui i patogeni e i loro ospiti (i mammiferi, in questo caso) hanno evoluto continuamente misure e contromisure atte rispettivamente ad infettare o a difendersi dall´infezione”. Ad esempio il virus che causa il sarcoma di kaposi, tumore maligno che si riscontra prevalentemente nei pazienti affetti da Hiv, esprime una proteina, Mir2, in grado di silenziare la risposta immunitaria dell´ospite. La proteina virale interagisce con Cd86, una delle molecole incluse nello studio: i risultati hanno indicato che le regioni di Cd86 coinvolte nell´interazione con Mir2 sono sottoposte a una forte pressione selettiva. L´analisi della variabilità genetica in 52 popolazioni umane ha confermato il ruolo degli agenti infettivi come determinanti della variabilità nei geni che codificano per le molecole regolatorie dei linfociti T. Gli autori hanno dimostrato che la frequenza di numerose varianti genetiche aumenta in aree geografiche dove è più alto il carico di agenti infettivi, indicando un adattamento a condizioni ambientali in cui le infezioni costituiscono una seria minaccia. Tra tali varianti ve ne sono alcune che rappresentano fattori di rischio genetico per malattie autoimmuni, suggerendo che una parte del rischio di sviluppare queste patologie sia la conseguenza di una risposta immunitaria più efficace alle infezioni. Infine, il confronto con il Dna dell´uomo di Neandertal ha fornito conferma ad un´ipotesi sempre più accreditata: ovvero che vi sia stato passaggio di materiale genetico tra la nostra specie e i Neandertaliani; tale flusso genico ha coinvolto geni di risposta alle infezioni. “Nulla ha senso in biologia se non alla luce dell´evoluzione" scrisse il genetista Dobzhansky; forse l´evoluzione può anche spiegare il senso del nostro ammalarci. Sicuramente, possiamo oggi ripercorrere la storia dell´incontro con i nostri peggiori nemici, gli agenti infettivi, e identificare le impronte che hanno lasciato nel patrimonio genetico della nostra specie e le loro conseguenze.  
   
   
IL RASOIO ELETTRICO CHE TAGLIA VIA IL MAL DI TESTA  
 
Milano, 28 maggio 2013 - Dopo i successi riportati all’estero, l’ultimo dei quali presentato dal Prof. Peter Goasby all’American Academy of Neurology di San Diego, approda anche in Italia lo stimolatore nVns, acronimo di noninvasive vagal nerve stimulation o più semplicemente gammacore, utile sia nel trattamento sintomatico e sia in quello di profilassi di emicrania e cefalea a grappolo. La principale rivoluzione di questo device, delle dimensioni di un cellulare, è che non richiede nessun intervento neurochirurgico per posizionare elettrocateteri di stimolazione, una rivoluzione simile a quella che nell’informatica ha consentito di passare dalle connessioni via cavo a quelle wireless. Basta posizionarlo esternamente sul lato destro del collo, come si fa con un rasoio elettrico. Il gammacore emette microstimoli elettrici di circa 90 secondi che, attraverso il nervo vago, risalgono alle aree cerebrali riducendone l’iper-eccitabilità. L’intensità dello stimolo può essere facilmente variata tramite un’apposita rotella fino a che il paziente non percepisce lievi contrazioni muscolari sottocutanee. Usandolo alle prime avvisaglie di un attacco di emicrania o di cefalea a grappolo il paziente può scongiurarlo più facilmente. Fondamentale resta comunque l’opera di educazione del paziente: “Occorre prima addestrare i pazienti –dice la dr.Ssa Licia Grazzi del Besta che, insieme ai colleghi del San Raffaele di Roma diretti dal Professor Piero Barbanti, ha condotto il primo studio italiano su oltre 30 emicranici con età fra 18 e 65 anni– Soltanto con una buona educazione dei pazienti si riducono gli errori da scorretto impiego e si aumentano significativamente le possibilità di successo” Secondo il Professor Barbanti del San Raffaele di Roma i risultati sono promettenti sia sul dolore sia sui sintomi di accompagnamento e i pazienti acquisiscono facilmente buona dimestichezza nell’autostimolazione. La tollerabilità generale pare ottima, anche se possono presentarsi contrazioni della muscolatura facciale inferiore se i pazienti sbagliano a posizionare lo strumento, una ragione in più per imparare come si usa il gammacore nella maniera giusta. Http://www.anircef.it/opencms/sezioni/anircef/evanircef/pdf/stresa-2013.pdf    
   
   
ENDOMETRIOSI, NEL NOSTRO PAESE COLPISCE 3 MILIONI DI DONNE DA OGGI IN ITALIA LA PRIMA TERAPIA SPECIFICA, E LA FERTILITÀ È SALVA  
 
Milano, 28 maggio 2013 – Otto volte su 10 hanno difficoltà a continuare la vita lavorativa. Nel 73% dei casi si scontrano con problemi di relazione con amici e familiari. E ancora: notti insonni e rapporti sessuali quasi impossibili. Ecco la quotidianità di 3 milioni di italiane affette da endometriosi, malattia invalidante che colpisce con maggior frequenza tra i 25 e i 34 anni. Il disturbo ha una diagnosi difficile e molto lunga. In media, prima di riconoscerlo passano anche dieci anni. Ma la ricerca è in grado di dare una risposta rapida e convincente alle necessità delle pazienti. “Da oggi è disponibile in Italia la prima terapia a base di Dienogest – spiega il prof. Felice Petraglia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Siena –: l’unico progestinico orale studiato e messo in commercio con l’indicazione per il trattamento della patologia, con profili di tollerabilità e sicurezza che ne permettono l’impiego a lungo termine. Lo ha dimostrato un lavoro multicentrico europeo, coordinato dal policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e pubblicato nel 2012 su Archives of Gynecology and Obstetrics. Sono state coinvolte 168 pazienti che avevano già completato un trattamento di 3 mesi con Dienogest (2mg al giorno), arrivando a ben 65 settimane in totale, senza registrare particolari problematiche. L’efficacia clinica è stata valutata attraverso i seguenti parametri: sollievo dal dolore e riduzione delle lesioni. La molecola attenua i sintomi senza significativi effetti collaterali da ipoestrogenismo, come la riduzione della densità minerale ossea. Dopo vent’anni di attesa disponiamo finalmente di un rimedio efficace e specifico per l’endometriosi, che per le sue caratteristiche potrebbe diventare il farmaco di riferimento per questo disturbo”. Una patologia estrogeno dipendente dovuta al distacco dell’endometrio: il tessuto che riveste l’utero migra in altre sedi del corpo e risponde al naturale ciclo mestruale, infiammandosi periodicamente. 7 pazienti su 10 presentano manifestazioni tipiche già da adolescenti. Intervenire in tempo è fondamentale: il 50% delle donne che non riesce a procreare soffre infatti di endometriosi, una delle prime cause di infertilità. Il nuovo prodotto a base di Dienogest, approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e disponibile in fascia C (non rimborsato dal Servizio Sanitario), rappresenta una vera innovazione perché colma il vuoto lasciato da trattamenti terapeutici non incisivi a sufficienza. “La chirurgia va limitata a determinate situazioni e presenta comunque recidive in un caso su due – aggiunge il prof. Luigi Fedele, Direttore del Dipartimento della donna, del bambino e del neonato Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano e Presidente del Xx convegno clinico della Società Italiana della Riproduzione (Sidr), in chiusura oggi a Milano –. Finora siamo intervenuti prescrivendo farmaci non specifici per la riduzione dei sintomi o con schemi approvati per la patologia, che presentano però effetti collaterali importanti e sono utilizzabili al massimo per 6 mesi. Inoltre il Dienogest, a differenza del Danazolo, una delle poche molecole approvate finora per la malattia, non ha conseguenze androgeniche (es. Irsutismo) e riduce il dolore e le lesioni. Ora sappiamo come intervenire e dobbiamo sforzarci per giungere ad una diagnosi precoce. Secondo uno studio americano, il 47% delle pazienti deve consultare addirittura cinque clinici prima di dare una risposta al proprio malessere. Questo gioca molto sulla qualità di vita della donna e influisce anche sul risultato della terapia”. Le cause dell’endometriosi non sono ancora conosciute, ma è probabile che un ruolo importante lo giochi il numero medio di mestruazioni nella vita. Infatti, queste corrispondono a veri e propri picchi infiammatori, che colpiscono ovviamente l’utero e i suoi tessuti. “Il numero di cicli è aumentato in maniera considerevole nelle occidentali e in particolar modo nelle italiane – commenta il prof. Fedele –, perché procreano sempre di meno. Il tasso di fecondità del nostro Paese è di 1,39 figli per donna, uno dei più bassi al mondo. Questo purtroppo non basta a spiegare l’evoluzione di una patologia così particolare. Di conseguenza, per assicurare alle pazienti la miglior qualità di vita possibile, dobbiamo monitorare con costanza l’evoluzione della malattia per prevenire danni più ampi, per esempio sul fronte della fertilità, e agire sui sintomi per ridurli il più possibile. Il dolore può anche essere eliminato, ma è indispensabile che la diagnosi sia precoce, soprattutto nelle giovani”. Persone che si trovano ancora in età riproduttiva e sono quindi da tutelare, per evitare che la loro condizione le porti alla sterilità. “Il Dienogest induce uno stato di inibizione dell’ovulazione completo ma temporaneo – conclude il prof. Petraglia –, come dimostrato dai nostri studi: una volta sospeso, quindi, la fisiologica attività ovarica e mestruale riprende regolarmente”.  
   
   
CURARE L’ALZHEIMER CON LA SINDROME DI STENDHAL VISITE AI MUSEI E ATTIVITÀ ARTISTICHE PRODUCONO EMOZIONI BENEFICHE CAPACI, COME I FARMACI, DI RALLENTARE LA MALATTIA. ALLA VIGILIA DEL CONVEGNO NAZIONALE SUI CENTRI DIURNI I SORPRENDENTI RISULTATI DI RICERCHE D’AVANGUARDIA TUTTE ITALIANE  
 
Firenze 28 Maggio 2013 – Applicata alla demenza, l’Arteterapia è un sorta di efficacissima sindrome di Stendhal al contrario: l’overdose di bellezza che può stordire una persona particolarmente sensibile, può infatti avere anche straordinari effetti benefici su una mente compromessa, provocando emozioni capaci di rallentare la malattia, in certi casi né più né meno di alcuni farmaci. Lo confermano le sorprendenti, inedite iniziative sperimentali annunciate  ieri dal professor Giulio Masotti, presidente onorario della Società Italiana di Geriatria, alla vigilia del 4° Convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer in programma Pistoia dal 31 maggio al 1° giugno, promosso dalla locale Fondazione Cassa di Risparmio. Esperienze che lasciano tra l’altro immaginare funzioni fin qui imprevedibili per gli sterminati giacimenti culturali del paese. I dettagli nella relazione intitolata la La memoria del bello della geriatra Luisa Bartorelli, direttrice del Centro Alzheimer della Fondazione Roma, e in quella (Strategie a mediazione artistica nei Centri Diurni) della collega Silvia Ragni, psicologa e musicoterapeuta. Spiegano entrambe come e con quali felici risultati hanno condotto decine di pazienti a visitare i musei della capitale e come li hanno coinvolti in attività artistiche, pittura, musica, danza. “I benefici sono generali ed evidenti”, dice Ragni, “I pazienti sono più motivati a partecipare, percepiscono maggior benessere, dunque si riducono i tipici sintomi negativi del comportamento, cresce l’autostima, migliorano la qualità della vita, il tono dell’umore e, di conseguenza, le stesse relazioni con operatori e familiari,. I quali vedono con soddisfazione i loro cari coinvolti in attività gratificanti. Si apre così la strada a nuove sperimentazioni”. La più innovativa, mutuata dal Moma di New York, è appunto La memoria del bello, il progetto che in questi mesi ha mobilitato alcuni Centri Alzheimer romani. Spiega Bartorelli: “Abbiamo condotto un gruppo di 12 pazienti in fase lieve-moderata alla Galleria d’Arte Moderna, accolti dalla direttrice Martina Di Luca (anche lei relatrice al convegno, ndr). E una settimana dopo, al Centro, abbiamo proiettato per loro il filmato della visita. Trascorso un mese, ne abbiamo messo alla prova la memoria. Infine abbiamo chiesto ai familiari se e che cosa fosse cambiato”. Tutto ciò ha consentito di registrare per ciascun paziente una precisa griglia di reazioni cognitive, affettive e comportamentali, con note sulle loro manifestazioni verbali, ovvero sui commenti o racconti fatti durante ogni incontro. Dalle risposte dei familiari emerge che 11 dei 12 pazienti hanno riferito con entusiasmo l’esperienza, per molti nuova, descrivendo i dipinti, ricordando le impressioni ricevute, mostrando con orgoglio e custodendo con cura la cartellina con le opere viste ricevuta a fine visita. “Anche se affette da patologia cognitiva”, insiste Bartorelli, “queste persone sono in grado di valutare l’esperienza estetica col risultato che, in non pochi casi, si sono riattivate memorie lontane e una vitalità apparentemente esaurita”. Entrare in un luogo ‘del bello’, come ha detto un paziente, ha rinforzato autostima e senso di sé. Durante le visite, per di più, nessuno si è tirato indietro o ha manifestato disturbi del comportamento. A scanso di illusioni, va ricordato che la malattia è tutt’oggi inguaribile e che comunque progredisce. “Ma alla luce dei fatti” sostengono le due esperte, “l’emozione estetica sembra capace di migliorare lo stato funzionale o comunque di minimizzare il peso esistenziale. L’arte è un ricostituente della memoria, un’iniezione di vitalità”.  
   
   
NELLE DONNE CON MAL DI TESTA I FIGLI ARRIVANO IN PIEDI  
 
Milano, 28 maggio 2013 - Il congresso di Stresa si chiude con una notizia emersa quasi per caso da uno studio che indagava l’andamento del mal di testa delle donne prima, durante e dopo la gravidanza. In letteratura si riporta che la gravidanza in genere lo risolve, ma in alcune può ricomparire dopo il parto o al termine dell’allattamento. L’emicrania, in particolare, spesso migliora o scompare, ma nel 22% dei casi non cambia e nel 17% addirittura peggiora. Può anche accadere che, proprio dopo il parto o al termine dell’allattamento, donne che non sapevano nemmeno cosa fosse un mal di testa vadano incontro al loro primo episodio di emicrania. Lo studio, pilotato da Gianni Allais, Responsabile del Centro Cefalee della donna di Torino, ha coinvolto l’Università di Parna, il Mario Negri e il Besta di Milano e altri centri della Campania per un totale di 1.018 donne reclutate anche via internet, con una delle casistiche più ampie mai raggiunte in questo tipo di studi. Fra le donne risultate affette da emicrania e non da altre cefalee la gravidanza risolve completamente e fa scomparire il mal di testa nel 27% dei casi, soprattutto nel terzo trimestre, mentre prima si diceva che il miglioramento inzia a partire dal secondo. Se il miglioramento c’è si verifica a prescindere dalle caratteristiche che il il mal di testa aveva prima della gravidanza. Da un così ampio numero di casi è emerso un dato mai osservato prima: le donne che sviluppano cefalea durante la gravidanza hanno un rischio significativamente aumentato di parto podalico. Gli stessi autori non sanno per ora spiegarsi questo riscontro dato che la presentazione podalica si osserva per lo più nelle gravidanze consecitive o multiple, nei parti pretermine o quando ad es. C’è poco liquido amniotico. In questo caso forse fattori meccanici da tensione muscolare della mamma durante l’attacco, una riduzione della sua produzione di endorfine o a ancora un calo dell’apporto alimentare durante gli attacchi che finisce col riverberarsi sulle dimensioni del feto che, come è noto, più è grosso meglio si gira. Http://www.anircef.it/opencms/sezioni/anircef/evanircef/pdf/stresa-2013.pdf    
   
   
27, 29 E 31 MAGGIO GIORNATE MONDIALI CONTRO IL FUMO PUNTO INFORMATIVO PER LE FAMIGLIE AL GAETANO PINI IN COLLABORAZIONE CON ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI E OSPEDALE SAN PAOLO  
 
Milano, 28 maggio 2013 - Sinergia di tre ospedali per allertare meglio le famiglie sui danni del fumo sulla salute Istituto Ortopedico Gaetano Pini - Istituto Nazionale dei Tumori di Milano –Azienda Ospedaliera San Paolo-polo Universitario “Insieme Contro Il Fumo” il 27 e il 29 maggio presso l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini: Punto Informativo dei tre ospedali in via G.pini 9 con esami gratuiti per gli utenti e corsi per i dipendenti 31 maggio – Punto informativo ed evento all’Istituto Nazionale dei Tumori. Aumentano le patologie causate dal tabacco e, con l’arrivo delle sigarette elettroniche, c’è un incremento anche del numero dei fumatori. “Il fumo compromette la guarigione di diverse patologie muscolo-scheletriche (ortopediche e reumatologiche) e in alcuni casi ne determina la comparsa”, sottolinea il dott. Amedeo Tropiano, Direttore Generale dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini,” Per questo in occasione della giornata mondiale contro il fumo abbiamo voluto realizzare, in collaborazione con i Centri Anti-fumo di due tra i principali ospedali lombardi, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Azienda Ospedaliera San Paolo- Polo Universitario, un’iniziativa di richiamo per sensibilizzare ulteriormente i cittadini sui danni causati dal fumo e per fornire informazioni utili a tutto coloro che desiderano smettere di fumare ma non sanno come fare”. Presso l’atrio del Cup dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini -via Pini, 3- il giorno 27 maggio dalle ore 9.00 alle ore 14.30 sarà attivo un Punto Informativo curato dal Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, mentre il giorno 29 maggio sempre dalle ore 9.00 alle ore 14.30 il Punto Informativo sarà a cura del Centro Antifumo dell’Azienda Ospedaliera San Paolo-polo Universitario. In ciascuna giornata verranno fornite indicazioni sui percorsi di disassuefazione, piccoli interventi di counselling; inoltre verranno effettuati esami quali la misurazione del monossido di carbonio, il test Fagerstrom per la valutazione della dipendenza fisica dalla nicotina e il test Mondor per definire la volontà e la motivazione ad abbandonare l’abitudine al fumo. I pomeriggi di entrambe le giornate saranno dedicati ai dipendenti dell’Azienda Gaetano Pini. Il 27 maggio una lezione, riservata agli infermieri dell´Istituto G. Pini su “Come riconoscere e cosa fare di fronte a un fumatore ricoverato in crisi di astinenza da nicotina” tenuta dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano con il dott. Paolo Pozzi, pneumologo, la dott.Ssa Micaela Lina, psicologa e psicoterapeuta e il dott. Roberto Mazza, referente Urp dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. L’incontro è dedicato a medici, psicologi e infermieri che siano disponibili a tutte le domande degli operatori anche sulla smoking cessation e si parlerà anche degli ultimi studi sull’impatto del fumo sulla salute , oltre che delle differenti patologie. Il 29 maggio ci sarà un “Focus Group” dedicato alla disassuefazione dal tabagismo con l’equipe del Centro Antifumo dell’Ospedale San Paolo con il dott. Massimo Verga, pneumologo, le psicologhe dott.Ssa Antonella Gullotta e d.Ssa Raffaella Balestrieri, e la volontaria del Centro, d.Ssa Elena Pozzi. Infine per la giornata di venerdì 31 maggio gli operatori del Centro Antifumo dell’A.o. San Paolo saranno impegnati presso l’atrio del proprio ospedale per incontrare pazienti e utenti , ma anche per ripetere il medesimo programma : Punto informativo aperto al pubblico tutta la giornata e Focus Group per i dipendenti. Mentre all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano il 31 maggio dalle 9.30 alle 13.00 (Aula Magna - Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori via Venezian 1, Milano) medici e operatori del Centro Antifumo accoglieranno studenti delle scuole superiori con percorsi interattivi e nuovi esperimenti sulla pericolosità del fumo, attivo e passivo. Alcuni Dati - Il 29% degli europei fuma e il tabagismo continua ad essere la principale causa unica di decessi e malattie evitabili nell´Unione Europea. Secondo i dati di una recente indagine effettuata per conto dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ci sono 10.8 milioni di fumatori di cui 6,1 milioni marchi e 4,7 milioni femmine. Il 12% sono ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni. In tal senso preoccupa la diffusione sempre più massiccia delle sigarette elettroniche fra i giovanissimi al punto che il Ministero della Salute ha messo il divieto di vendita delle sigarette hi-tech contenenti nicotina ai minori di anni 18 anni, lo stesso limite è in vigore per i prodotti del tabacco. Il 31% dei fumatori ha tentato di smettere di fumare nel corso degli ultimi 12 mesi. L’iter di cura di molte patologie diventa più difficile se il paziente è un fumatore perché il fumo indebolisce notevolmente l’organismo e le sue difese. E’ attiva anche una campagna europea che sposta l´attenzione dai pericoli associati al fumo ai vantaggi di smettere di fumare, e in questo caso, vengono usati come testimonial gli ex fumatori, e le loro storie di successo, per dare consigli pratici su come vincere il tabagismo.  
   
   
SANITÀ: SERRACCHIANI, FVG HA CREDITI DALLO STATO PER 70 MILIONI EURO  
 
Trieste, 28 maggio 2013 - "La nostra Regione avanza crediti dallo Stato per un importo pari a circa 70 milioni di euro". Lo ha evidenziato ieri a Roma la presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, intervenendo all´incontro richiesto dalla Conferenza delle Regioni al presidente del Consiglio Enrico Letta per parlare di crescita, ammortizzatori sociali, patto per la salute, fondi strutturali e riforme istituzionali. "Il Friuli Venezia Giulia è fuori dal Sistema sanitario nazionale - ha spiegato Serracchiani - e, a differenza delle Regioni ordinarie che ricevono con il contributo dal Ssn i saldi relativi alla mobilità sanitaria, noi li riceviamo attraverso partite di giro dal ministero dell´Economia e Finanze. Nel corso degli anni si sono accumulati crediti che devono ancora essere rimborsati dallo Stato e dunque - ha sottolineato - li ho richiamati in sede appropriata al presidente del Consiglio". Esprimendo "preoccupazione per l´ipotesi di introduzione di nuovi ticket sulle prestazioni sanitarie e per il mancato finanziamento del fondo 2013 per l´edilizia sanitaria, che penalizzerebbe anche la nostra Regione", Serracchiani ha tuttavia "apprezzato la volontà del Governo di coinvolgere le Regioni nel percorso di uscita dalla crisi, perché bisogna che tutte siano responsabilizzate e partecipino in modo equo".  
   
   
DAL CDM 540 MILIONI PER LA SANITA´ DEL LAZIO. LA REGIONE E´ SULLA BUONA STRADA  
 
Roma, 28 maggio 2013 - Il Consiglio dei Ministri il 24 maggio ha preso la decisione di erogare alla Regione Lazio 540 milioni di euro come anticipo sul rientro sulle spettanze per il Servizio Sanitario Nazionale. Per il sistema sanitario del Lazio, per le imprese e i lavoratori e un segnale molto importante. Certifica che sul piano di rientro del deficit finanziario la Regione si sta incamminando sulla giusta via, scegliendo di non tagliare i servizi ma di abbattere gli sprechi. Il Lazio si avvia a essere una Regione virtuosa e un esempio per tutti. Una strada lunga e difficile ma che abbiamo imboccato con forza e volontà.  
   
   
INDICATORI MES, MIGLIORA L’AZIENDA USL 6 DI LIVORNO  
 
Livorno, 28 maggio 2013 – “Venire a presentare e commentare i dati rilasciati dal Laboratorio Management e Sanità dell’istituto S. Anna di Pisa direttamente a Livorno è stato un atto doveroso nei confronti della sanità locale e dei suoi dirigenti. Al di là di tutto quello che è stato scritto l’Azienda Usl 6 mostra per l’ennesimo anno indicatori in crescita con una media generalmente buona con qualche punta di eccellenza”. Così Luigi Marroni, assessore regionale al Diritto alla Salute ha commentato nel corso della conferenza stampa che si è svolta questa mattina nel Comune di Livorno le performance fatte registrare nel 2012 dall’Azienda Usl 6. “In un contesto generale molto complicato – ha continuato l’assessore – tutta la sanità toscana è riuscita a mantenere il suo trend di miglioramento e fra queste non fa eccezione la realtà livornese che a fianco di crescite straordinarie in percorsi come quello cardiologico, è riuscita a mantenere le proprie eccellenze come nel caso della neurochirurgia. Tutto questo senza considerare il percorso di realizzazione del nuovo ospedale che si va ultimando proprio in questi giorni”. Un’analisi dei dati è stata fatta anche dal direttore generale dell’Azienda Usl 6, Monica Calamai: “Quello che mi preme evidenziare all’attenzione dei livornesi – ha detto – è il complessivo miglioramento dell’offerta sanitaria rilevata dal Mes. A fronte di un costo della spesa pro-capite che si è riallineata alla media regionale, abbiamo fatto registrare costanti miglioramenti sia nell’area chirurgica che in quella medica riuscendo a fare dell’appropriatezza la nostra parola d’ordine. Certamente rimangono dei dati critici come quello dell’assenteismo, ma i miglioramenti fatti registrare sono frutto del grande impegno profuso da tutti gli operatori che mi sento in questa occasione di voler ringraziare”. Il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi ha poi ringraziato l’assessore regionale Marroni che “in modo garbato è venuto a Livorno per dare un segno del buon rapporto che lega la Regione al nostro territorio”. Ha quindi ringraziato il direttore sanitario dell’Asl 6, Monica Calamai, che dal 1° giugno lascerà Livorno, per il buon lavoro svolto. Quanto all’oggetto della conferenza stampa ha detto “sono qui soprattutto per ascoltare. L’azienda ci mostra numeri buoni e in miglioramento rispetto agli anni precedenti specialmente in quei settori che consideriamo d’eccellenza. La prospettiva è quella di un ospedale nuovo e di un nuovo modello organizzativo, in una logica di rete che ci faccia mantenere gli attuali standard di prestazioni sanitarie, e in un quadro, quello toscano, che è uno dei punti di eccellenza nel sistema sanitario italiano, in una fase di grande difficoltà”. Alla conferenza stampa era presente anche Sabina Nuti, direttore del Mes. “Dai dati rilevati – ha dichiarato – emergono chiaramente i notevoli miglioramenti fatti registrare dall’Azienda sanitaria livornese in tutti i settori in generale così come nella rete ospedale-territorio e, in particolare in dei parametri, come quelli della lotta alla mortalità per tumore o dei pazienti cardiologici salvati grazie all’introduzione della rete Ima, che presentano uno tra i maggiori miglioramenti a livello regionale. Negli ultimi anni, tra l’altro, ci sono del percentuali che sono davvero cambiate come la quella delle operazioni al femore entro le 48 ore che sono raddoppiate in circa 3 anni. Si tratta di notevoli passi in avanti soprattutto in considerazione delle condizioni dalle quali partiva la realtà locale”.  
   
   
LIGURIA: VIA AL PRONTUARIO TERAPEUTICO  
 
Genova, 28 Maggio 2013 - È stato approvato venerdì 24 dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla salute, Claudio Montaldo, il prontuario terapeutico ospedaliero. Un elenco di farmaci appartenenti alle piu’ svariate categorie che potranno essere prescritti dai medici ospedalieri, disponibili presso ogni ospedale ligure. Si tratta di uno strumento che serve a indirizzare le prescrizioni in ambito ospedaliero sulla base della migliore appropriatezza d’uso dei farmaci. Nel predisporre il prontuario ospedaliero la commissione preposta ha tenuto conto delle piu’ recenti indicazioni sull’uso dei farmaci riportate nelle linee guida dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco oltre che di esperti nazionali e internazionali, tenendo conto delle caratteristiche della popolazione ligure per assicurare il risultato terapeutico migliore. Dodici le categorie di farmaco per ora valutate: antitrombotici, sostanze antiadrenergiche ad azione centrale, diuretici, betabloccanti, calcio antagonisti, sostanze ad azione sul sistema renina-angiotensina, sostanze modificatrici dei lipidi, interferoni, immunosoppressivi, antiepilettici, antiparkinson, antidepressivi. Per ognuna di queste categorie verrà individuato, dopo un’apposita gara, un farmaco di riferimento che sarà somministrato al paziente ricoverato e potrà essere prescritto successivamente anche dal medico di famiglia. “Si tratta – spiega l’assessore alla salute, Claudio Montaldo – di uno strumento di governo clinico e di condivisione delle scelte in materia di appropriatezza nell’uso dei farmaci e di ottimizzazione delle risorse”. Nonostante il carattere vincolante del prontuario vi è comunque la possibilità di prescrivere altri farmaci per singoli pazienti in determinate situazioni assistenziali critiche e per particolari esigenze terapeutiche. E’ stata una apposita commissione regionale a redigere il prontuario terapeutico ospedaliero, presieduta da Antonietta Martelli, docente di farmacologia all’Università di Medicina e Chirurgia e composta da un gruppo ristretto di clinici universitari ed ospedalieri formata da Francesco Puppo, direttore della cattedra di clinica medica dell’Università di Genova, Enrico Haupt direttore del Dipartimento di emergenza della Asl 4 e Lionello Parodi, direttore della struttura complessa di medicina interna e cure intermedie della Asl 4. “Il prontuario – continua l’assessore Montaldo – costituirà un punto di riferimento per monitorare l’uso corretto dei farmaci, i consumi e di conseguenza anche i costi”. “La commissione che ha stilato il prontuario – spiega Antonietta Martelli – è sempre disponibile al confronto con i colleghi e le industrie per rendere il prontuario uno strumento il piu’ possibile utile nell’indirizzare le corrette scelte terapeutiche, con un occhio attento al contenimento della spesa”.  
   
   
CALABRIA, SBLOCCO FONDI SANITÀ: “L LAVORO DEL COMMISSARIO AD ACTA SCOPELLITI STA PORTANDO BUONI RISULTATI  
 
Catanzaro, 28 maggio 2013 - La vicepresidente della Regione Antonella Stasi ha sottolineato che “i fondi sbloccati dal Consiglio dei Ministri, dopo la verifica del Tavolo Massicci, rappresentano un segno tangibile che il lavoro portato avanti dal Presidente Scopelliti in qualità di commissario ad acta del piano di rientro, sta ottenendo buoni risultati. Il Ministero dell’Economia ha verificato che per la Regione Calabria sussistono i presupposti previsti dal decreto legge per erogare gli anticipi, e la tranche di 411 milioni rappresenta, in proporzione, la quota maggiore rispetto alle altre regioni. I fondi che arriveranno consentiranno di saldare gran parte del il debito commerciale ante 2008, pagare i fornitori e dunque abbattere drasticamente i tempi sugli arretrati che le Asp regionali devono alle imprese. Inoltre sarà possibile ridurre i tempi di pagamento delle forniture sanitarie che per troppo tempo hanno visto la Calabria tra le regioni da bollino rosso. Si tratta di una buona notizia anche per le migliaia di lavoratori delle aziende fornitrici della Sanità nella Regione che in questi periodi sono in grande difficoltà. Siamo ormai in dirittura di arrivo ed i sacrifici che i calabresi hanno fatto in questi tre anni di commissariamento - ha aggiunto la vicepresidente - cominciano a portare finalmente un buon esito. Ora, però, è necessario rendere attuativo anche lo sblocco del turn over per ridare slancio agli ospedali regionali e per poter finalmente attivare nuovi servizi sanitari. I conti della sanità per la Regione Calabria stanno per tornare ad essere a posto. Il deficit regionale si è ridotto drasticamente, e se quest’anno il governo riuscirà a non fare tagli, ma piuttosto a garantire un piccolo incremento di risorse per la nostra regione, allora potremmo aspirare ad un azzeramento già per il prossimo anno e proseguire con un programma operativo controllato nel periodo 2013-2015 che consenta di consolidare l´equilibrio di bilancio raggiunto e cominciare finalmente ad investire in nuovi servizi sanitari. Il confronto che lunedì avremo come Conferenza delle Regioni con il premier Letta, sarà la giusta occasione per ribadire l’importanza di non gravare il Ssn di nuovi tagli ragionieristici, soprattutto per le regioni già in piano di rientro e che in questi ultimi due anni hanno sopportato sacrifici, conseguendo risultati positivi importanti. Certo – conclude Antonella Stasi - la situazione è difficile in tutte le aree del paese, ma ancora peggio per quelle aree del sud che storicamente e strutturalmente sono più deboli. Ai minori trasferimenti che ogni anno la Calabria è soggetta, si aggiungono le minori entrate a causa di iniqui parametri di riparto delle risorse del fondo sanitario. L’auspicio è di arrivare presto alla condivisione del nuovo patto della salute che possa, questa volta, garantire pari condizione di assistenza per tutti i cittadini ovunque essi risiedano, attivare i costi standard, che come dimostrato nella verifica effettuata dal commissario Bondi, la Calabria per gli anni 2011 e 2012 risulta essere tra le più virtuose, ma parimenti è indispensabile rendere possibili anche l’attivazione di servizi sanitari standard, al nord come al sud”.  
   
   
TOSCANA: INFORTUNI DOMESTICI, ECCO LE LINEE GUIDA PER PREVENIRLI ED EVITARLI  
 
Firenze, 28 maggio 2013 – La maggior parte avvengono per le scale (19%) o in cucina (18), e poi, a seguire, in camera da letto (10,5), in bagno (9), in garage (8,6), e solo uno 0,2% in giardino. Gli incidenti domestici rappresentano in Italia un fenomeno di grande rilevanza, tra l’altro in costante aumento per frequenza e gravità. Tra tutti gli incidenti che si verificano in un anno, uno su quattro avviene in casa, facendo registrare nel nostro Paese 8.000 morti l’anno. In Toscana nel 2007 (è il dato più recente a disposizione; indagine multiscopo Istat, elaborazione Ars) gli incidenti domestici hanno colpito 200.600 persone (133.020 femmine, 63%; 67.580 maschi, 33,7%), e i decessi sono stati 177 (89 femmine e 88 maschi). In dieci anni, dal 1997 al 2007, in Toscana si sono verificati 2.264.568 infortuni in ambiente domestico, che hanno provocato 1.809 morti. La tipologia di incidenti domestici che più spesso giungono al pronto soccorso sono le cadute (40%), le ferite da taglio o punta (15%), gli urti o schiacciamenti (12%). La Regione ha varato ora le linee guida per migliorare la sicurezza delle abitazioni e prevenire gli infortuni domestici. Il volume, “Linee guida in materia di miglioramento della sicurezza d’uso delle abitazioni – La prevenzione degli infortuni domestici attraverso le buone prassi per la progettazione”, è stato presentato stamani nell’auditorium dell’assessorato al diritto alla salute agli addetti ai lavori, cioè a quanti progettano le abitazioni: architetti, ingegneri, ma anche, per esempio, chi redige i Regolamenti edilizi comunali, pianifica il territorio, indirizza le politiche abitative. Le linee guida sono la conclusione di un percorso avviato dalla Regione Toscana nel 2005 in collaborazione con Asl 10 di Firenze, Università di Firenze (Dipartimento di architettura), Comune di Firenze, Anci Toscana, Collegi professionali. Il lavoro era partito con una ricerca sugli ambienti domestici, promossa e finanziata dalla Regione, sfociata nella pubblicazione di un libro, “Fondamenti di prevenzione degli incidenti domestici. Dai fattori di rischio ai suggerimenti per la progettazione. Il lavoro è proseguito, il risultato è il volume che è stato presentato stamani, con le linee di indirizzo tecnico-operativo per una buona progettazione e realizzazione degli edifici residenziali, rivolte sia ai tecnici progettisti che al personale tecnico degli enti locali: una serie di schede su scale, ringhiere, pavimenti sdrucciolevoli, impianti elettrici, fughe di gas, rischio di incendi, ecc., che mirano a rendere operativi nella prassi edilizia i principi fondamentali per garantire la sicurezza d’uso degli ambienti domestici. Una particolare attenzione è stata riservata ai soggetti più “deboli”: bambini, anziani, disabili. Una parte importante delle linee guida si occupa della corretta progettazione delle scale, luogo nel quale si verificano numerosi incidenti, con conseguenze gravi, anche mortali. Le linee guida sono disponibili anche in formato elettronico, scaricabili dal sito della Regione Toscana, all’indirizzo http://www.Regione.toscana.it/pubblicazioni    
   
   
INAUGURAZIONE DEL CENTRO DI RADIOTERAPIA IN VALDARNO  
 
 Montevarchi (Ar), 28 maggio 2013 – L’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana, Luigi Marroni, ha preso parte il 25 maggio a Montevarchi alla cerimonia di inaugurazione del nuovo “Centro di Radioterapia” dell’ospedale Santa Maria alla Gruccia. Il centro è dotato di un nuovissimo acceleratore lineare di ultima generazione ed è stato realizzato dalla Asl 8 di Arezzo in collaborazione con il Calcit (comitato autonomo lotta contro i tumori) del Valdarno. L’opera è costata complessivamente 7 milioni di euro, 5 dei quali stanziati dalla Regione Toscana e 2 raccolti dal Calcit. Il nuovo centro, le cui attività inizieranno operativamente ai primi di giugno, permetterà ai valdarnesi di curarsi presso l’ospedale della Gruccia invece che doversi recare all’ospedale di Arezzo. Ogni anno finora erano circa 200 i pazienti valdarnesi che si curavano nel centro di radioterapia dell’ospedale di Arezzo. La cerimonia di inaugurazione ha visto presenti, oltre all’assessore Marroni, il direttore generale dell’Asl di Arezzo, Enrico Desideri, la presidente del Calcit Valdarno, Michela Soldani, tutti i sindaci della vallata, consiglieri regionali, il vescovo di Arezzo, Riccardo Fontana, il personale sanitario e moltissimi cittadini valdarnesi. Marroni: “Struttura d’avanguardia. A causa della crisi abbiamo corso molti rischi, oggi sappiamo di potercela fare” L’assessore Marroni ha sottolineato “l’importanza del nuovo centro per 2 ordini di motivi. Il primo – ha detto – perché si tratta di un ottimo centro di radioterapia con tecnologia di ultimissima generazione, che entra a far parte della rete oncologica regionale. La Toscana è molto impegnata in questo campo e i risultati che otteniamo confermano il valore del nostro impegno e del lavoro che compiamo tutti insieme. Questo è un ulteriore passo avanti.” “Il secondo motivo – ha aggiunto Marroni – riguarda il come siamo arrivati a questa realizzazione. Questo percorso (iniziato nel 2004 – nel 2007 il protocollo d’intesa con il Calcit) è un segno importante di coesione e di ciò che si può fare con tenacia e generosità. Questo fa parte del sistema toscana di sanità.” Marroni ha poi fatto riferimento al grave periodo di crisi che investe l’Italia. “Una crisi che ha rischiato di travolgere nel 2012 la nostra sanità. Ma – ha aggiunto – abbiamo dato un colpo di reni e rimesso il treno sui binari. Oggi tutti gli indicatori sono migliorati e – ha concluso Marroni – pur navigando in un mare in tempesta sappiamo di avere gli equipaggi e la strategia per farcela. A questo contribuisce anche il Calcit, ed è anche per questo che sono ottimista.”  
   
   
SANITÀ IN CAMPANIA: ULTERIORE ANTICIPO APRE NUOVA STAGIONE INVESTIMENTI NEL SETTORE  
 
Napoli, 28 maggio 2013 - La decisione con cui il Ministero dell´economia è stato autorizzato ad erogare alla Campania un ulteriore anticipo sulle spettanze relative al finanziamento del Servizio sanitario nazionale è per noi un altro momento di soddisfazione." Così il consigliere del presidente Caldoro alla Sanità Raffaele Calabrò commenta il via libera del Consiglio dei Ministri all´erogazione di ulteriori 287 milioni dopo i 300 ottenuti dalla Campania 3 mesi fa, quando fu l’unica regione promossa. "E´ il riconoscimento all´impegno profuso in questi anni per il rientro dal pesante debito sanitario ereditato. "Questa somma - aggiunge Calabrò - ci consentirà, da un lato, di fare ulteriori passi avanti sul versante dei debiti, e, dall´altro, di aprire una nuova stagione di investimenti nel settore "Resta tuttora aperta la partita sulla modifica dei parametri per il riparto delle risorse del fondo sanitario, questione su cui la Regione Campania continuerà a battersi al fine di affermare criteri di equità e di giustizia", conclude Calabrò.  
   
   
ABRUZZO: CHIODI, NETTAMENTE CONTRARI A NUOVI TICKET DAL 2014 NECESSARIO INTEGRARE FSN 2013, REGIONI RISCHIANO DEFAULT  
 
Roma, 28 maggio 2013 - "Non è assolutamente sostenibile l´ipotesi di inserire un ticket aggiuntivo sui farmaci del valore complessivo di 2 miliardi di euro a partire dal 2014". Lo ha detto il presidente della Regione, Gianni Chiodi, uscendo da Palazzo Chigi al termine della riunione che i presidenti di Regione hanno avuto con il presidente del Consiglio, Enrico Letta. La misura, prevista dalla "manovra Tremonti" del 2011, dovrebbe scattare dal 1° gennaio 2014. "Peraltro - aggiunge Chiodi - una recente sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato l´illegittimità costituzionale del regolamento ministeriale nella parte in cui dispone l´introduzione dei ticket". Ma di fronte al Governo, i presidenti di Regione hanno sollevato anche la questione della riduzione delle risorse inserire nel Fondo sanitario 2013, per il quale è stato previsto un ulteriore taglio di un miliardo di euro. "Indispensabile - ha detto Chiodi - ricostituire per il 2013 il finanziamento del 2012, che peraltro aveva già subito una decurtazione, altrimenti i bilanci delle Regioni rischiano il default. Sulla sanità si gioca la partita decisiva: non è possibile che il Governo decida di tagliare la spesa pubblica solo nel settore della sanità, lasciando invece invariata la spesa statale cosiddetta improduttiva. In questo senso, il Governo deve prendere esempio da quelle regioni, e l´Abruzzo è una di queste, che in questi anni hanno avuto il coraggio di ridurre la spesa pubblica in settori diversi dalla sanità, ristabilendo una quadratura nei bilanci". Sull´edilizia sanitaria, altro tema affrontato nella riunione, "per il 2013 - precisa Chiodi - al momento non risulta nessun stanziamento e ciò comporta un impoverimento del sistema sanitario, a fronte di una stima del ministero della Salute di 5 miliardi di euro".  
   
   
NUOVO OSPEDALE LUCCA, DALLA REGIONE 5 MILIONI PER MIGLIORARE LA VIABILITÀ D’ACCESSO  
 
Firenze, 27 maggio 2013 – Il nuovo ospedale di Lucca avrà una nuova viabilità di accesso. Lo ha deciso la Giunta regionale oggi, accogliendo le richieste avanzate dal Comune e dalla Provincia di Lucca e deliberando lo stanziamento di quasi 5 milioni di euro da destinare ad opere infrastrutturali urgenti, necessarie per migliorare l’accesso al nuovo ospedale e renderlo più sicuro. I fondi stanziati dalla Regione saranno destinati ad opere infrastrutturali ed idrauliche, in particolare: 2.750.000 euro al Comune per il completamento della viabilità a servizio del nuovo ospedale; 891.720 euro al Comune per maggiori costi di esproprio dei terreni sui quali sorgeranno le opere di viabilità; 300.000 euro al Comune per l’adeguamento dei canali di via Tiglio e via S.filippo; 835.000 euro alla Provincia per la prosecuzione dell’adeguamento del canale Soccorso; 150.000 euro alla Provincia per l’adeguamento dei canali limitrofi all’area ospedaliera. In tutto saranno stanziati 1.285.000 euro per opere di natura idraulica e 3.641.000 euro per risolvere le criticità della viabilità.  
   
   
ACCORDO REGIONE LAZIO-INAIL: IL CTO PUO´ DIVENTARE POLO AVANGUARDIA PER TRAUMATOLOGIA  
 
 Roma, 28 maggio 2013 - L´ospedale Cto, centro traumatologico ortopedico, si trasforma in ´Polo integrato sanitario´ all´avanguardia negli interventi di traumatologia, per le protesi e la riabilitazione. Si porta così a compimento il processo di riconversione dello storico ospedale della Garbatella a Roma. E´ l´obiettivo dell´accordo tra la Regione e l´Inail, sottoscritto dal presidente Nicola Zingaretti e dal presidente dell´Istituto Massimo De Felice. Una struttura destinata a diventare un centro di eccellenza nella cura delle persone colpite da eventi traumatici, in grado in rispondere alla necessità terapeutiche di cittadini anche non residenti nel Lazio. La convenzione avrà una durata di 20 anni. Permetterà di incrementare e valorizzare i servizi offerti per renderli più efficienti e vicini alle persone. Per esempio, la filiale romana del centro protesi Inail di Vigorso di Budrio potrà trasferirsi presso il Cto, dove sarà possibile realizzare una struttura per l´assistenza sanitaria riabilitativa non ospedaliera che funzionerà anche in regime residenziale. Saranno avviati progetti di ricerca e di formazione sulla riabilitazione e il reinserimento sociale e lavorativo, così come per la promozione della pratica sportiva per persone con disabilità. "Questo accordo - ha detto Zingaretti - darà il via a un processo di sviluppo e rilancio del Cto come uno dei luoghi di eccellenza del sistema sanitario laziale dopo una fase critica e di profonda incertezza. E´ un primo atto importante con cui dimostriamo che l´idea di riconversione è possibile". "Abbiamo scelto di seguire la logica dell´integrazione e della cooperazione aumentando i livelli del servizio ed eliminando gli sprechi", ha sottolineato Zingaretti. "Stiamo firmando diversi accordi con le regioni d´Italia - ha aggiunto Massimo De Felice - ma questo con il Lazio ha un significato e una portata particolare in quanto in questa regione ha sede la filiale del centro protesi Inail di Budrio. A seguito di questa firma si potranno aprire prospettive non solo per gli infortunati a lavoro".  
   
   
TOSCANA: GIOVANI TOSSICODIPENDENTI, UN NUOVO SERVIZIO PER ACCOGLIERLI E CURARLI  
 
Firenze, 28 maggio 2013 – Un nuovo servizio per accogliere e curare i giovani tossicodipendenti. E’ il “servizio residenziale terapeutico per minori e giovani adolescenti”, che va a integrare la rete toscana dei servizi residenziali e semiresidenziali per la riabilitazione e il recupero delle persone con problemi di dipendenza. Lo ha stabilito una delibera presentata dall’assessore Luigi Marroni e approvata nel corso dell’ultima seduta di giunta. La delibera prevede che nelle strutture già esistenti per la riabilitazione e la cura dei soggetti con dipendenze (droga, ma anche alcol, a cui si associano spesso altre problematiche come disturbi dell’umore, del comportamento e della personalità) sia inserito un servizio rivolto specificamente ai giovani. Si tratta di riconvertire i posti già esistenti, e che non vengono utilizzati per gli adulti, in questa tipologia di servizio, consentendo così di curare sul territorio toscano ragazzi che attualmente non trovano in Toscana adeguate risposte assistenziali e di cura, e per questo vengono inviati in strutture di altre regioni (Umbria, Emilia Romagna, Piemonte). Attualmente in Toscana per la riabilitazione e il recupero delle persone con problemi di dipendenza ci sono 938 posti residenziali (119 gestiti dalle Asl e 819 da enti ausiliari) e 181 posti semiresidenziali (36 gestiti dalle Asl e 145 da enti ausiliari). Per i giovani (soggetti provenienti sia dal circuito penale che dai competenti servizi territoriali) verranno destinati tra i 20 e i 30 posti. Le strutture accoglieranno solo minori e giovani adolescenti con programma terapeutico elaborato dai Sert (i servizi per le tossicodipendenze delle Asl), previa valutazione diagnostica multidisciplinare. Dovranno essere aperte 7 giorni su 7, con la presenza di educatori professionali 24 ore su 24. E assicurare la continuità di erogazione delle terapie farmacologiche, l’assistenza medica e infermieristica in caso di bisogno, la possibilità di frequentare la scuola, la predisposizione e realizzazione di un “progetto educativo” individualizzato che si integri con il programma terapeutico predisposto dal Sert, il supporto psicologico individuale e di gruppo, il comfort alberghiero. I dati sulle dipendenze in Toscana: L’utenza in carico ai servizi nell’anno 2011, Minori con problemi di tossicodipendenza: n. 519 di cui 415 maschi e 104 femmine, Minori con problemi di alcoldipendenza: n. 11 di cui 10 maschi e 1 femmina, per un totale complessivo di 530. Adulti con problemi di tossicodipendenza: n. 16.264 di cui 13.369 maschi e 2.895 femmine, Adulti con problemi di alcoldipendenza: n. 5.124 di cui 3.677 maschi e 1447 femmine. Circa 3.500 tabagisti, Circa 850 le persone con problemi di gioco d’azzardo patologico, Complessivamente l’utenza in carico ai servizi per le dipendenze nell’anno 2011 (tossicodipendenti, alcoldipendenti, tabagisti, gioco d’azzardo patologico) ammonta a circa 25.268. La rete dei servizi nell’anno 2012, 6 Dipartimenti per le Dipendenze, 40 Servizi per le Tossicodipendenze (almeno 1 in ogni zona), 41 Equipe Alcologiche territoriali (1 in ambito di Azienda Ospedaliera Universitaria), 1 Centro Alcologico Regionale (Car) di riferimento per le problematiche alcologiche, 1 Associazione Regionale Club Alcolisti in Trattamento (Arcat), 1 Associazione Regionale Alcolisti Anonimi (Aa), 180 Club Alcologici Territoriali (Cat), 38 Associazioni di Alcolisti Anonimi a livello territoriale, 15 Associazioni Alateen (Figli alcolisti Anonimi), 25 Associazioni Alanon (Familiari di Alcolisti), 19 Enti Ausiliari che gestiscono Comunità di recupero per tossico/alcoldipendenti, 1 Coordinamento Enti Ausiliari Regione Toscana ( Ceart), 1 Coordinamento Toscano Comunità di Accoglienza (Ctca), Cooperative di tipo B, 27 Centri Antifumo distribuiti sull’intero territorio Toscano (almeno 1 in ogni Azienda Sanitaria), 630 operatori nei servizi pubblici (Ser.t, équipe alcologiche, Centri Antifumo) comprendenti le seguenti professionalità: medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, educatori professionali, amministrativi), 385 operatori nelle comunità degli Enti Ausiliari coadiuvati da circa 650 operatori volontari, 56 Comunità terapeutiche di cui 13 gestite dalle Aziende Usl e 43 gestite dagli Enti Ausiliari, per un totale complessivo di gestione pubblica e 43 gestite per un totale complessivo di 1.119 posti così suddivisi: posti residenziali n.938 (di cui n 119 gestiti da Aziende Usl e n. 819 da Enti Ausiliari); posti semiresidenziali n.181 (di cui n. 36 gestiti da Aziende Usl e n. 145 da Enti Ausiliari); differenziati per le seguenti tipologie: a) comunità per soggetti tossicodipendenti con problematiche psichiatriche, b) centri residenziali e semiresidenziali di pronta accoglienza, c) centri terapeutici riabilitativi residenziali e semiresidenziali, d) centri residenziali di osservazione, diagnosi e orientamento, e) comunità residenziali per donne tossicodipendenti in gravidanza o puerperio, f) centri residenziali e semiresidenziali pedagogico-riabilitativi.  
   
   
VILLAGGIO KOMEN. VENDOLA E GENTILE: "INVESTIRE SU RICERCA E PREVENZIONE"  
 
Bari, 28 maggio 2013 - “Bisogna investire sulla ricerca, sulla prevenzione, sulla continuità assistenziale, altrimenti non solo devi combattere contro la malattia ma anche contro la solitudine che ti viene regalata dalla malattia”. Lo ha detto il 25 maggio il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola a Bari in Piazza Prefettura, durante la visita al Villaggio della Race for the cure, la corsa contro il cancro, giunta alla sua settima edizione barese, organizzata dalla Susan G. Komen Italia sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Con il Presidente Vendola, l’assessore alla Salute della Regione Puglia Elena Gentile, il Presidente del Comitato pugliese della Komen, il prof. Vincenzo Lattanzio e la dott.Ssa Angela Maria Guerrieri del Comitato organizzatore. “Occorre combattere contro l´idea che il cancro sia un male oscuro – ha proseguito Vendola - contro lo stigma, contro la paura della malattia, bisogna banalizzare questo male e sapere che si combatte questo male non solo con le medicine ma anche con la solidarietà, si combatte risanando l’ambiente e la qualità della vita. E’ fondamentale – ha concluso Vendola - ricordarci sempre che il benessere delle persone, in termini di qualità della socialità, è terapeutico ed è molto importante perchè può aiutare percorsi di guarigione”. “Noi ce la metteremo tutta – ha aggiunto l’assessore Gentile – è necessario costruire una rete importante, quella che tiene dentro le competenze, le professionalità e le storie di vita da sempre impegnate sul profilo della prevenzione e della cura. Coinvolgendo migliaia e migliaia di donne che oggi, dopo essere state protagoniste di un’esperienza dolorosa, diventano protagoniste di una esperienza di gioia, quella del potere e del sapere prevenire una malattia terribile, che spegne i corpi delle donne, ferisce profondamente la qualità delle relazioni umane, anche familiari”.  
   
   
MALATI DI SLA, DALLA REGIONE TOSCANA 2,8 MILIONI DI EURO PER L’ASSISTENZA DOMICILIARE  
 
Firenze, 28 maggio 2013 – “Approviamo una delibera fondamentale sia per i contenuti che per gli effetti”, ha commentato così l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni la conferma, arrivata con la giunta regionale odierna, dell’impegno relativo alla sperimentazione dell’assistenza domiciliare per i pazienti affetti da Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica. “Grazie ai 2,8 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione per il periodo secondo semestre 2013-primo semestre 2014 – ha continuato Marroni -, viene portato avanti il progetto avviato nel 2009 che si concentra sulla creazione di un percorso di presa in carico globale, che vede al centro la persona malata ed i familiari, con un’attenzione specifica rivolta al percorso domiciliare”. Per l’assessore “il modello promosso dalla Regione per dare assistenza alle persone affette da Sla, nella fase avanzata della malattia, o da altre gravi patologie neurovegetative che si trovino in condizione di non autosufficienza punta sulla permanenza dei pazienti nel proprio contesto familiare. La cifra messa a disposizione della Regione servirà per erogare l’assegno di cura per l’assistenza domiciliare, che può essere prestata sia da operatori che hanno con la persona affetta dalla malattia un rapporto di tipo non familiare che da familiari”. In Toscana, si calcola una presenza di casi di persone affette da Sla che oscilla tra le 420 e la 450 unità. Di queste è rilevata una media annua di circa 160 persone che, per condizione di bisogno clinico/funzionale, rientrano nei criteri definiti per l’accesso all’assegno di cura per l’assistenza domiciliare di 1.500 euro al mese.  
   
   
MARATONA VIETATA AI DISABILI IN CARROZZINA DELL’ASSOCIAZIONE “AMICI DI DIEGO”, ZAIA: “UNA DECISIONE ASSURDA CHE NON RISPECCHIA I VALORI DEI VENETI”  
 
Venezia, 28 maggio 2013 - “Voglio esprimere la mia solidarietà all’associazione “Amici di Diego”, che è stata esclusa dalla maratona “Moonlight” di Jesolo . Una scelta assurda che non condivido e che non rispecchia in nessun modo i valori e la sensibilità dei veneti e mi auguro che alla fine si possa trovare una soluzione per consentire la partecipazione dei ragazzi ad una splendida manifestazione sportiva.” Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentava il 24 maggio l’esclusione dei ragazzi in carrozzina dell’associazione “Amici di Diego” dall’evento sportivo “Moonlight Half Marathon”. “Pur condividendo - spiega il Presidente - la necessità degli organizzatori di garantire la massima sicurezza a questi ragazzi e a tutti i partecipanti, la decisione di escludere l’associazione “Amici di Diego” è un atto di mancata sensibilità che non condivido in nessun modo. La solidarietà è un valore radicato con forza nelle nostre comunità come testimoniano tutte quelle persone, una su dieci, che fanno volontariato e di cui questa associazione è un esempio unico a cui va tutta la mia stima e la mia gratitudine.” “Credo che una soluzione si possa e si debba trovare - conclude Zaia - per rispetto di questi ragazzi che vogliono partecipare ad una giornata di sport, che mi auguro non resti macchiata da questa esclusione ingiustificabile”.