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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Giugno 2014
AL VIA LA BANCA DELLE MOLECOLE, UN PASSO AVANTI PER LA CURA DELLE MALATTIE RARE  
 
Roma, 10 giugno 2014 - Il Lazio è la prima regione in Italia per le esportazioni nel settore farmaceutico e la seconda per il numero di industrie nel settore farmaceutico e biomedico. La Regione ha firmato un accordo con il Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche : il progetto avrà conseguenze positive per quanto riguarda la ricerca di nuovi farmaci per le malattie rare. In particolare, attraverso questo progetto la Regione intende potenziare: La banca delle molecole e il centro di screening. Per l’analisi e l’archiviazione di tutti i composti preparati nei laboratori universitari, negli istituti di ricerca pubblici e nelle aziende private. Saranno tutti a disposizione delle istituzioni accademiche e delle aziende della nostra Regione. La ricerca sulle malattie rare, che colpiscono milioni di persone in Italia e in Europa. Il numero di quelle conosciute e diagnosticate fino ad oggi è compreso tra 7 mila e 8 mila. Oggi per tante di queste malattie non esiste nessuna cura. Per questo l’accordo prevede l’impegno di potenziare un Centro di ricerca sulle Malattie rare, trascurate e della povertà. “Vogliamo far diventare il Lazio la regione europea della ricerca e del sapere- lo ha detto il presidente Nicola Zingaretti, che ha aggiunto- siamo molto contenti perché questo investimento di 10 milioni aiuterà il sapere, l´innovazione, la ricerca e la buona qualità della ricerca. Il Lazio - ha concluso – deve essere una regione confortevole e ospitale per studenti e ricercatori”.  
   
   
TUMORE DELLA PROSTATA, DA OGGI LO DIAGNOSTICANO I CANI ADDESTRATI GLI UROLOGI: “GRANDI CAPACITÀ OLFATTIVE AL SERVIZIO DELLA SCIENZA”  
 
Roma, 10 giugno 2014 – Scoprire il tumore facendo annusare a cani addestrati le urine dell’uomo. Se la letteratura scientifica aveva già evidenziato la possibilità di affidarsi agli animali per l’individuazione delle neoplasie, oggi si registra un passo avanti importante per l’utilizzo di questa pratica nella rilevazione del cancro della prostata. L’annuncio viene dal 21° Congresso Nazionale dell’Auro (Associazione Urologi Italiani), che si chiude oggi a Roma dopo tre giorni di dibattito tra oltre 500 specialisti. “L’urina dei malati ha un odore particolare, che cani specificatamente addestrati sono in grado di percepire e riconoscere – ha spiegato il dott. Gianluigi Taverna, Responsabile del Centro di Patologia Prostatica presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) –: per questo nel 2012 abbiamo attivato uno studio di ricerca in collaborazione con il Centro Militare Veterinario di Grosseto (Cemivet), patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa. Nella prima fase, che si è conclusa pochi mesi fa, abbiamo coinvolto 902 persone, suddivise tra sane e affette da cancro della prostata di diversa aggressività. Zoe e Liu, due pastori tedeschi altamente addestrati, hanno annusato pochi millilitri delle loro urine e i risultati sono stati superiori alle aspettative: hanno evidenziato una sensibilità superiore al 98% e una specificità superiore al 96%, dati attualmente inimmaginabili se confrontati alle procedure diagnostiche in uso”. Le straordinarie capacità dei cani possono quindi “scendere in campo” al servizio della scienza. “L’aiuto di questi animali può essere fondamentale – ha aggiunto il Colonnello Lorenzo Tidu, Centro militare veterinario dell’Esercito -: basti sottolineare che possiedono circa 200 milioni di cellule olfattive rispetto alle 50 degli esseri umani. I cani, precedentemente ammaestrati a riconoscere i campioni di urine dei pazienti affetti da tumore prostatico, hanno dimostrato una spiccata capacità di selezionare i campioni positivi, con un margine di errore trascurabile”. Una ricerca di grande rilevanza, anche al di là dell’Oceano. “Abbiamo presentato questi risultati al 109° Meeting annuale dell’American Urological Association (Aua), che si è svolto a Maggio negli Stati Uniti – ha sottolineato Taverna – e gli americani hanno presentato questa scoperta come una ‘reale opportunità clinica’ al servizio di noi specialisti”. “Negli ospedali è presumibile che non vedremo i cani come ci capita negli aeroporti – ha aggiunto il prof. Pierpaolo Graziotti, Presidente Auro e Responsabile dell’Unità Operativa di Urologia dell’Istituto Humanitas –, ma resta ‘la magia’ che animali opportunamente addestrati siano più affidabili di qualsiasi attuale test diagnostico nell’identificare un paziente con neoplasia prostatica”. Il secondo step della ricerca è già in corso. “Dalla conclusione della prima fase è emerso in modo chiaro che i presupposti intuiti 20 anni orsono sono stati confermati – ha concluso Taverna –. Per tale ragione è attualmente in corso la seconda parte dello studio che si concluderà entro un anno”.  
   
   
PATOLOGIE UROLOGICHE: UN MASCHIO SU DUE NON SI CURA ESPERTI A CONFRONTO TRA DISTURBI SESSUALI E TUTELA DELLA PROFESSIONE  
 
Roma, 10 giugno 2014 - Malattie urologiche, queste sconosciute. Solo il 50% delle persone colpite da iperplasia prostatica benigna, patologia che colpisce l’80% degli uomini over50 e causa di noiosi fastidi, si sottopone a una visita specialistica. I motivi? Paura degli interventi chirurgici, poca fiducia nelle terapie e l’accettazione dei disturbi come conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. “Forse i maschi italiani forse non sanno che l’urologia moderna è in costante evoluzione e si adatta alle sfide della modernità diventando sempre meno empirica e più scientifica”, sottolinea il prof. Pierpaolo Graziotti, Presidente dell’Associazione Urologi Italiani (Auro). E’ stato questo uno dei temi che sono stati approfonditi durante il il 21° Congresso Nazionale della Società Scientifica, che si è chiuso venerdì 6 giugno a Roma con la partecipazione oltre 500 specialisti. “Oggi la tecnologia, la multidisciplinarietà e le nuove evidenze scientifiche hanno determinato un profondo cambiamento della disciplina e un conseguente adattamento dei professionisti del settore – aggiunge Graziotti –. Il numero e l’importanza degli argomenti che tratteremo durante il Congresso sottolineano che il ruolo dell’urologo non è solo quello riduttivo di ‘curare la prostata’, ma anche e soprattutto quello di seguire in maniera personalizzata tutti i pazienti affetti da una lunga serie di patologie”. “Tra i temi di maggiore interesse spicca un rivoluzionario studio sulla disfunzione erettile – dichiara il prof. Paolo Puppo Responsabile dell’Urologia Oncologica dell’Istituto Humanitas di Castellanza e Direttore del Centro di Eccellenza di Urologia dell’Asl Imperiese -, che individua nuove e innovative modalità di trattamento ‘no drugs’; si affronterà il tema delle biopsie nel tumore della prostata, dal momento che con l’introduzione delle tecniche di ecografia in 3 D e della fusione di immagini con la Rm si è finalmente riusciti ad avere più dati positivi e meno biopsie inutili; sempre per la prostata presenteremo un’interessante ricerca sulle capacità di cani addestrati nell’individuare il tumore annusando le urine dei pazienti; ma parleremo anche di vescica iperattiva, uno dei fastidi che riduce maggiormente la qualità di vita sia nel maschio sia nella femmina”. “È un’occasione fondamentale per sviscerare vari aspetti di malattie molto frequenti - sottolinea il prof. Giovanni Muto, Coordinatore del Comitato Scientifico Auro –, in modo che i nostri specialisti abbiano a disposizione maggiori strumenti per offrire i migliori percorsi per la cura e la prevenzione delle malattie urologiche, che spesso peggiorano notevolmente la qualità della vita delle persone. Perché lo specialista di oggi, attraverso la molteplicità dei trattamenti e delle conoscenze, è in grado di consigliare e guidare il paziente nella scelta della cura migliore”. Uno spazio importante sarà dedicato alla ricerca di soluzioni ai problemi medico-legali che assillano lo specialista: “Dobbiamo trovare il modo di adottare provvedimenti tecnico-organizzativi che ci aiutino a proteggerci da una situazione che condiziona la nostra pratica clinica quotidiana - conclude Graziotti –: per affiancare l’urologo nelle dinamiche medico-legali è nata Aurosafe, una sezione dell’Associazione che dal 2006 assiste i soci quando si verificano queste problematiche”.  
   
   
VESCICA IPERATTIVA, QUALITÀ DI VITA COMPROMESSA PER 5 MILIONI DI ITALIANI GLI UROLOGI: “I FARMACI CONTRO L’INCONTINENZA SIANO RIMBORSATI DAL SSN”  
 
Roma, 10 giugno 2014 – Un esercito di cinque milioni italiani fa i conti ogni giorno con problemi di incontinenza. La causa? La vescica iperattiva, un disturbo dal forte impatto economico: per l’acquisto dei pannoloni, infatti, si spendono oltre 300 milioni di euro all’anno, dal momento che in Italia i farmaci contro l’incontinenza non vengono rimborsati dal Ssn. “Siamo uno dei pochi Paesi europei che presenta questa situazione: con il sostegno della Direzione Generale dei Dispositivi Medici, del servizio farmaceutico e della sicurezza delle cure del Ministero della Salute, ci rivolgiamo all’Agenzia Italiana del Farmaco perché questi medicinali vengano collocati in fascia A”. È l’appello dell’Auro (Associazioni Urologi Italiani), lanciato durante il 21° Congresso Nazionale svoltosi a Roma. “L’utilizzo dei farmaci gratuiti - dichiarano il prof. Giovanni Muto, membro del Consiglio Superiore di Sanità e Coordinatore del Comitato Scientifico Auro, e la dott.Ssa Roberta Gunelli, Unità Operativa di Urologia Ospedale di Forlì –, che andrebbe a sostituire l’acquisto dei pannoloni, consentirebbe un importante risparmio per le tasche dei pazienti. Per questo prepareremo un Health Technology Assessment, con cui andremo a stabilire con esattezza il rapporto tra costo/efficacia clinica/risparmio relativamente a questi farmaci”. Incalcolabile, invece, sarebbe il beneficio dal punto di vista psicologico per chi soffre del disturbo, che spesso trova nel pannolino un forte motivo di vergogna e imbarazzo. “La difficoltà di convivere con questa sintomatologia, soffrendo la perdita di autonomia e di libertà, è considerato uno dei motivi più rilevanti di riduzione della qualità di vita – evidenziano Muto e Gunelli –: correre al bagno nel bel mezzo di una riunione o durante una festa, alzarsi continuamente di notte o avere paura di non riuscire a trovare in tempo una toilette sono sensazioni molto familiari per questo esercito di persone, la cui frequenza minzionale è superiore di 8 volte nell’arco delle 24 ore rispetto a chi non è affetto dal disturbo”. Una soluzione efficace esiste: sono i farmaci che controllano l’urgenza e prevengono l’incontinenza, che non sono però dispensati gratuitamente dal Ssn. “L’italia purtroppo è rimasta una delle poche nazioni europee che non ha saputo comprendere l’economicità della prescrivibilità dei farmaci per l’iperattività vescicale – sottolineano Muto e Gunelli –, non considerando il fatto che con l’uso dei farmaci si può arrivare a ridurre l’incontinenza fino al 70% e ottenere un risparmio significativo sull’utilizzo dei pannolini, che compenserebbe in buona parte il costo della terapia farmacologica”. Non è più possibile, quindi, rinviare ulteriormente l’applicazione di queste moderne strategie sanitario-assistenziali. “Considerando la vescica iperattiva non solo un entità medica, ma una malattia sociale – concludono Muto e Gunelli –, abbiamo il dovere di trovare soluzioni non solo efficaci dal punto di vista clinico, ma anche economicamente vantaggiose”.  
   
   
NUOVI PERCORSI DI CURA PER L’INCONTINENZA A CONFRONTO: IL MODELLO VIRTUOSO DELL’ITALIA PRESENTATO A MADRID  
 
Milano, 10 giugno 2014 – Miglioramento della qualità della vita per i pazienti che soffrono di incontinenza e minor impatto sociale ed economico per il Sistema Salute. Questi gli obiettivi del confronto internazionale svoltosi a Madrid durante il 5° Global Forum on Incontinence (www.Gfiforum.com ) che ha radunato oltre 300 esperti di incontinenza e che ha visto tra i protagonisti anche l’Italia. Fondazione italiana continenza, ente che opera per identificare i bisogni dei pazienti e le possibili soluzioni, per contribuire al miglioramento della loro qualità di vita e per rompere i tabù sulla patologia, ha portato sul tavolo dei relatori l’esempio positivo del nostro Paese nella gestione del disturbo e ha posto l’accento sull’organizzazione delle reti per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell’incontinenza, problematica che affligge 5 milioni di italiani. L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per tutti i Paesi, per il quale è importante trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio, soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. Non bisogna dimenticare che rappresenta una patologia in continuo aumento, nella sola Europa nel 2000 gli ultra 65enni erano 71 milioni e si stima che arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15% al 35%. Il congresso spagnolo ha messo in luce i risultati del rapporto “Optimum Continence Service Specification” che delinea una serie di principi per organizzare al meglio le cure per l’incontinenza a livello globale e allo stesso tempo fornisce indicazioni sui costi per la salute e per il Sistema Sanitario. “L´incontinenza è un problema sottostimato e non trattato a sufficienza che rappresenta un onere considerevole sulla qualità della vita dei pazienti e dei loro caregivers", ha dichiarato Adrian Wagg, professore di Geriatria del Dipartimento di Medicina dell´Università di Alberta (Canada) e l´autore principale della ricerca. Lo studio, che ha coinvolto esperti da tutto il mondo, presenta un percorso ideale per migliorare l´organizzazione della fornitura di servizi e la qualità della vita delle persone affette dalla problematica. Questo standard di cura è stato sviluppato sulla base di linee guida cliniche e della letteratura scientifica e sulle interviste a operatori che si occupano di incontinenza in tutto il mondo. Il modello di assistenza integrata ottenuto offre una serie di raccomandazioni per migliorare il rapporto costo - efficacia della qualità delle cure. I dati emersi hanno delineato il profilo dei pazienti affetti da incontinenza ma anche quello dei loro caregivers (familiari, badanti, amici) che spesso subiscono le conseguenze del disagio che affligge il proprio assistito, con un conseguente peggioramento anche della loro qualità di vita. Durante il congresso sono stati messi a confronto diversi modelli di gestione: nel contesto internazionale spicca l’esempio delle reti per la diagnosi e la cura dell’incontinenza promosse dalla Fondazione italiana continenza. Il modello piemontese, in particolare, è stato presentato dalla dottoressa Antonella Biroli, Fisiatra dell’ Ospedale S. Giovanni Bosco di Torino. “La Regione Piemonte rappresenta un punto di riferimento nel nostro Paese in relazione alla organizzazione delle cure per l’incontinenza, fondata su Centri multidisciplinari distribuiti su tutto il territorio regionale, organizzati in rete ”, ha spiegato Biroli. “Il congresso ci ha dato la possibilità di aprire la strada a nuove soluzioni di cura per l’incontinenza grazie alla testimonianza e al confronto diretto tra professionisti e tra tutti gli operatori del settore a livello globale”, commenta Roberto Carone, Urologo, direttore della struttura Complessa di Neuro-urologia e del Dipartimento delle Mielolesioni - Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e presidente di Fondazione italiana continenza, “Allo stesso modo Fondazione Italiana continenza riunisce esperti da tutta Italia e, attraverso il confronto continuo, opera per fornire al paziente soluzioni di cura ottimali e per creare di reti di centri che si coordino tra loro a livello regionale. L’obiettivo è il benessere della persona incontinente e il risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale”.  
   
   
NUOVO INRCA E OSPEDALE DI RETE ANCONA SUD, A CAMERANO CERIMONIA DELLA POSA DELLA PRIMA PIETRA.  
 
Ancona, 10 giugno 2014 - “È una giornata importante perché riprendiamo questa opera di cui auspicavamo oggi l’inaugurazione e non la posa della prima pietra, come era scritto nel programma di governo della nostra regione. Purtroppo siamo in Italia: c’è una burocrazia, ci sono conflittualità, ricorsi e contro ricorsi. L’importante è che siamo riusciti a partire e ora speriamo che i tempi di realizzazione siano rispettati”. È la riflessione del presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, alla cerimonia di apertura, a Camerano (An), del cantiere che porterà alla realizzazione della struttura sanitaria che ospiterà il nuovo Inrca, l’ospedale di rete di Ancona sud e la sede di Italia longeva. La fine dei lavori è prevista per il 2016, con un investimento di 79,5 milioni di euro tra fondi europei, statali regionali. “A Camerano, costruiamo non solo un nuovo ospedale – ha detto Spacca – Questo è l’unico presidio nazionale, di livello sanitario, dedicato alla ricerca e alla cura degli anziani. Il tema dell’invecchiamento è strategico per il nostro Paese e per tutta l’Europa. Qui c’è un centro di sviluppo delle conoscenze che sarà fondamentale per il futuro della nostra comunità, perché il tema dell’invecchiamento può scardinare gli equilibri di carattere economico e sociale che si sono instaurati negli anni e che cambieranno in futuro proprio per la tendenza a un costante allungamento dell’aspettativa di vita”. Il presidente ha quindi ribadito che il nuovo complesso in costruzione ospiterà anche la sede di Italia longeva, “che non è un presidio sanitario, ma un centro di ricerca del ministero della Salute che approfondisce tutto quello che è prevenzione nei confronti dell’anziano, partendo dai stili di vita, dall’alimentazione, dalle tecnologia appropriate, per garantire autonomia e benessere”. “Le Marche sono una regione di riferimento per interpretare i nuovi bisogni di una società in cambiamento. In questa struttura si sperimenteranno le soluzioni più opportune per garantire le risposte migliori”, ha sottolineato, nel suo intervento, l’assessore regionale alla Salute, Almerino Mezzolani. “La nuova struttura sanitaria in costruzione è la dimostrazione che se intrepretiamo correttamente l’evoluzione in corso, l’invecchiamento diventa non un problema, ma occasione di sviluppo e di crescita per tutta la popolazione. Non subiamo un fenomeno, ma lo governiamo con la giusta strategia, fatta di opportunità e cure adeguate”. Citando il capitolo 25 del Vangelo di Matteo (…ero malato e mi avete curato…), don Vinicio Albanesi, presidente Inrca, ha richiamato tutte le istituzioni alla “pietà e capacità di rispondere alla malattia” anche al di fuori del contesto ospedaliero. L’architetto tedesco Jorg Friedrich (del gruppo internazionale di progettazione) ha evidenziato come la scelta della Regione di indire un bando internazionale si sia rivelata “una decisione coraggiosa e un’apertura all’Europa”. Ha introdotto alcune soluzioni tecnologiche e architettoniche che renderanno la struttura di Ancona sud tra le più innovative al momento realizzate. I saluti istituzionali sono stati portati dal sindaco di Camerano, Massimo Piergiacomi (“Aspettavamo l’ospedale di rete da vent’anni, è importante essere arrivati a una scelta condivisa”), dall’assessore di Ancona Emma Capogrossi (“Opera attesa da molto tempo che darà risposte ai problemi di salute di questa area territoriale”), dagli onorevoli Piergiorgio Carrescia (“Parte un percorso che, come parlamentari, accompagneremo per facilitarne la realizzazione”) ed Emanuele Lodolini (“La cerimonia di oggi sottolinea la forte coesione sociale della nostra comunità”). Il direttore generale dell’Inrca, Giuseppe Zuccatelli, ha evidenziato le esigenze e l’impegno dell’Inrca nel nuovo ospedale: una struttura che “sarà un laboratorio di sperimentazione e ricerca sulla risposta ai bisogni specifici e crescenti della popolazione anziana, con la costruzione di percorsi assistenziali che siano da modello per le altre realtà regionali e nazionali, favorendo anche la massima integrazione con i servizi territoriali”. Al termine della cerimonia il presidente Spacca hanno “sigillato”, nella prima pietra, la pergamena commemorativa che così recitava: “Interpretando la volontà e la speranza dei cittadini, l’amministrazione regionale ha mantenuto fede alla promessa di compiere ogni sforzo per dare inizio ai lavori di costruzione di un complesso ospedaliero all’avanguardia, a servizio di tutta la comunità”.  
   
   
ANISAP BASILICATA SU INCREMENTO TICKET SANITARI  
 
Potenza, 10 giugno 2014 - “L’aumento tra il 2010 e il 2013 del 69,5 per cento dei ticket sanitari in Basilicata con una media di circa 64 euro pro-capite, che segna l’incremento più elevato insieme a Campania e Puglia, rispetto ad una media nazionale del 33 per cento, per un ammontare complessivo, da noi, di 26,1 milioni di euro, conferma “la giustezza della nostra posizione assunta sin dal 2010, insieme ad altre organizzazioni della sanità privata, contro il superticket”. E’ quanto sostiene, in una nota, la Federazione nazionale delle istituzioni sanitarie ambulatoriali private (Anisap), che riferendosi a quanto emerge dai dati incrociati della Corte dei Conti e dell’Istat, evidenzia che “nel corso degli ultimi tre anni, numerosissimi lucani hanno dovuto rinunciare a cure e soprattutto ad esami importantissimi per la prevenzione”. “La Corte dei conti - si aggiunge nella nota - indica la necessità di intervenire sul sistema. Il Governo e le Regioni, al lavoro per la stesura del Patto per la Salute previsto per fine giugno, hanno deciso di ritoccare lo schema di compartecipazione alla spesa in vigore. Le ipotesi prevedono un aumento delle prestazioni sottoposte a ticket e una maggiore equità attraverso la differenziazione dei livelli di contribuzione”. L’anisap evidenzia che “è allo studio anche l´introduzione di un tetto annuale massimo differenziato per situazione economica”, mentre “per la specialistica si pensa all´abolizione del superticket da 10 euro”. Per l’associazione “va salvaguardato il principio secondo il quale la partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria debba essere improntata all’equità e a tutela delle famiglie con redditi più bassi. In particolare, pensiamo che vadano salvaguardate le famiglie con redditi complessivi tra i 25 e i 30 mila euro l’anno, costrette in molti casi a tagliare persino sulle prestazioni di prevenzione della salute”.  
   
   
POLICLINICO MODENA, L´ASSESSORE REGIONE IN COMMISSIONE: "TUTTO IL SISTEMA DEI CONTROLLI È STATO APPLICATO. ATTENDIAMO CON FIDUCIA L´ESITO DEL LAVORO DELLA MAGISTRATURA. COME REGIONE STIAMO GIÀ INTERVENENDO CON ALCUNE INNOVAZIONI, A PARTIRE DAI CONTRATTI DEI DIRETTORI GENERALI DI NUOVA NOMINA"  
 
Bologna, 10 giugno 2014 – “Tutto il sistema dei controlli, previsto a livello nazionale, regionale e aziendale, è stato applicato. Attendiamo con fiducia l’esito del lavoro della magistratura. Come Regione stiamo già intervenendo con alcune innovazioni, a partire dai contratti dei direttori generali di nuova nomina”.Queste le parole dell’assessore regionale alle Politiche per la Salute Carlo Lusenti, che è intervenuto ieri in Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali con un’informativa sulla vicenda del Policlinico di Modena. Lusenti ha ricostruito nel dettaglio il quadro dei controlli sulle e nelle Aziende sanitarie che, aldilà delle competenze di verifica economica e d’ispezione straordinaria spettanti ai ministeri dell’Economia e della Salute, sono esercitati dalla Regione (per gli atti di programmazione finanziaria, i bilanci consuntivi, gli atti aziendali che disciplinano l’organizzazione fondamentale dell’Azienda, le verifiche sul raggiungimento degli obiettivi) e dalle Aziende stesse. L’assessore ha spiegato come ai controlli della Regione, e a quelli interni alle Aziende, si aggiunga la funzione di vigilanza – “e ciò avviene solo in Emilia-romagna” – delle Conferenze territoriali Sociali e Sanitarie competenti. Lusenti ha illustrato successivamente le modalità con cui viene scelto e nominato il direttore generale, ricordando come, per quanto riguarda Cencetti, “il percorso è avvenuto rispettando tutte le norme regionali e nazionali vigenti sulle procedure di valutazione, nomina, rinnovo”. L’indagine sul Policlinico di Modena “non nasce da una denuncia, ma dallo sviluppo autonomo del lavoro della magistratura – ha ribadito Lusenti – . Né la Regione, né l’Azienda hanno informazioni dirette su ciò. Siamo di fronte a ipotesi di reato di una gravità assoluta. Per ragioni di rispetto nei confronti della magistratura, attendiamo fiduciosi, pronti alla massima collaborazione”. Esistono recentissime norme nazionali su trasparenza e anticorruzione; la consapevolezza “di aver applicato tutto ciò che si poteva applicare, e del totale rispetto delle procedure e dei controlli – ha proseguito l’assessore – non ci esime certo da una riflessione necessaria su alcune possibili innovazioni che consentano di introdurre nuovi strumenti e nuovi metodi di verifica e vigilanza”. Pertanto, “abbiamo già iniziato a introdurre ulteriori criteri di incompatibilità nei contratti dei direttori generali di nuova nomina, migliorando l’efficacia dei sistemi di controllo nella selezione e nel monitoraggio”. E questa “è una scelta regionale – ha spiegato l’assessore – propria dell’Emilia-romagna, che rafforza la recentissima norma nazionale”. Un altro aspetto su cui lavorare è il riordino organico del sistema dei controlli della Regione sulle Aziende, in particolare su determinate attività giudicate sensibili, come nel caso degli appalti, “in cui una gestione sempre più centralizzata garantisce maggiori verifiche. In Emilia-romagna abbiamo già raggiunto importanti risultati: basta pensare che siamo i primi in Italia con il 58% delle gare gestite a livello regionale. L’obiettivo è raggiungere l’85%”. Occorrerà, infine, “rafforzare il ruolo dei Collegi sindacali, anche attraverso la definizione di priorità nello svolgimento delle loro attività”. In queste settimane “la discussione pubblica sull’inchiesta di Modena – ha concluso l’assessore – non si è soffermata sull’unico tema veramente importante: i risultati ottenuti dai direttori generali del Servizio sanitario regionale. Se non fossero stati raggiunti gli attuali risultati di qualità ed efficienza dei servizi garantiti dalle Aziende sanitarie, l’Emilia-romagna non sarebbe ininterrottamente dal 2009 la regione italiana sempre prima nell’elenco del ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza assicurati ai cittadini”.  
   
   
SANITA’: SCATTATO “PIANO CALDO 2014” IN VENETO. ARPAV PREVEDE DISAGIO FISICO INTENSO E QUALITA’ ARIA SCADENTE FINO A GIOVEDI’.  
 
Venezia, 10 giugno 2014 - Alla luce del bollettino meteo specifico emesso poco fa dall’Arpa del Veneto, con previsioni di elevate temperature con disagio fisico intenso e qualità dell’aria scadente per oggi, domani e, con ogni probabilità, anche per mercoledì e giovedì, l’Assessore regionale alla sanità Luca Coletto ha disposto, per la prima volta quest’anno, l’attivazione su tutto il territorio del Protocollo per la Prevenzione delle Patologie da Elevate Temperature approvato dalla Giunta regionale a fine maggio. “Si tratta – ricorda Coletto – di una particolare organizzazione in rete che vede collaborare l’emergenza-urgenza, la rete ospedaliera, quella territoriale, l’Arpav, la Protezione Civile e i Servizi Sociali Regionali e degli Enti Locali per rafforzare l’assistenza ed il monitoraggio delle condizioni di salute delle categorie più a rischio di fronte ad un’ondata di caldo come questa, abbinata ad un peggioramento della qualità dell’aria. Si tratta ad esempio, di intervenire con priorità nei casi più gravi, ma anche di assistere, dal punto di vista informativo e di contatto, le persone in condizioni più disagiate, come gli anziani, e in generale le persone malate croniche che vivono sole”. Il “Piano Caldo 2014” indica la popolazione a maggior rischio negli anziani; bambini da zero a 4 anni; diabetici; ipertesi; in chi soffre di malattie venose; nelle persone non autosufficienti; in chi ha patologie renali e in chi è sottoposto a trattamenti farmacologici particolarmente pesanti. Le condizioni di “disagio” sono calcolate sulla base di un indice specifico denominato “Humidex” che considera, temperatura, tasso di umidità e qualità dell’aria. Nel periodo giugno-agosto dell’anno scorso, le giornate con disagio ambientale assente sono state 18; quelle con disagio ambientale moderato 36; quelle con disagio elevato 22 e quelle con condizioni climatiche pericolose per la salute 16. Le condizioni di disagio vengono misurate su quattro aree: montana, pedemontana, pianeggiante e costiera. In tutte e 4 il disagio previsto in questi giorni è “intenso”.  
   
   
TICKET, ASSESSORATO SALUTE: I LOMBARDI PAGANO MENO DI ALTRI  
 
Milano, 10 giugno 2014 - "E´ corretto sottolineare come la compartecipazione regionale per i ticket della specialistica ambulatoriale è definita dalla normativa nazionale e il risultato per il 2013 è in linea quindi con quanto previsto dalle politiche nazionali. In altre parole, Regione Lombardia non potrebbe applicare ticket inferiori" lo scrive una nota dell´assessorato alla Salute d Regione Lombardia in riferimento ai dati pubblicati dalla in base al quale risulterebbe che sarebbero i cittadini lombardi ad aver sostenuto la spesa più alta nel 2013 quanto a pagamento di ticket per farmaci e prestazioni varie (490 milioni di euro) Ecco I Dati Corretti - "Per quanto riguarda, invece, i numeri pubblicati - prosegue la nota dell´assessorato - questi fanno riferimento a dati assoluti. Prendendo in esame, invece, il dato corretto, ovvero ,quello che considera la popolazione, risulta evidente che il valore pro capite versato dai cittadini lombardi per il pagamento di ticket farmaceutica e specialistica è inferiore a quello di molte Regioni tra cui Liguria (54,8 euro), Emilia Romagna (52,4 euro), Toscana (61,8 euro), Umbria (52,7 euro), Lazio (50,6 euro) e Veneto (65,4 euro)". 490 Milioni Nel 2013 - "I cittadini lombardi, infatti, in riferimento al 2013 - continua il testo - hanno sostenuto un costo di 490 milioni di euro a fronte di una popolazione di quasi 10 milioni d´abitanti (9 milioni 794 mila) con un costo pro capite di 50 euro. Risulta chiaro, quindi, che i lombardi pagano meno dei cittadini di altre regioni. Questo dato nel 2014 - conclude la nota dell´assessorato alla Salute - sarà destinato a migliorare ulteriormente, in considerazione dei recenti provvedimenti assunti dalla Giunta Regionale per la riduzione del ticket per la spesa farmaceutica di quasi il 20%".  
   
   
RALLY D´ITALIA SARDEGNA: PRIMA EDIZIONE DAVVERO REGIONALE  
 
Cagliari, 10 Giugno 2014 - "La Sardegna si è dimostrata ancora una volta palcoscenico ideale per ospitare e organizzare, in contesti ambientali e naturalistici unici, eventi sportivi di portata internazionale, in grado di promuovere i suoi territori e le sue eccellenze in tutto il mondo". Così, passata l´euforia della gara, superati i momenti delle grandi folle delle grandi passioni per i motori, l’assessore al Turismo, Artigianato e Commercio Francesco Morandi ha commentato a freddo i risultati dell’undicesima edizione del Rally d’Italia Sardegna. Sono state quattro intense giornate di gare per i campionati Wrc e Wrc2: 365 chilometri totali di percorso, con 17 prove speciali, tutte su fondo sterrato (a parte lo special stage di Cagliari che ha trasformato radicalmente per un giorno il water front della città), nel Monte Acuto, nel Sassarese, in Anglona e nella Nurra. "Il Rally 2014 è stato l´edizione più regionale di tutte quelle realizzate - ha aggiunto Morandi - come testimoniato dalla spettacolare tappa speciale che si è svolta per la prima volta al porto di Cagliari, dal fortissimo e diretto coinvolgimento dei territori, veri protagonisti dell’evento, e della capacità di fare sistema dimostrata da Regione ed enti locali. Per l´edizione 2015 - ha concluso - valuteremo scientificamente l’impatto dell’evento nell’ottica di una programmazione almeno triennale. Puntiamo con decisione sull´organizzazione di grandi eventi sportivi". E i numeri dell’edizione 2013 fanno ben sperare anche per il risultato economico di quest´anno, ancora non noto nei dettagli. L´anno scorso, infatti, si sono registrati in Sardegna circa 15mila arrivi (di addetti ai lavori, team, equipaggi, media e spettatori) che hanno dato luogo a 57 mila presenze nelle strutture ricettive delle aree interessate dalle corse. La spesa complessiva generata era stata di 11 milioni e 400 mila euro (analisi effettuata su costi di trasporto, ossia arrivi in nave e aereo e collegamenti interni, e spesa media giornaliera nel settore alberghiero e in quello ristorativo). In attesa dei riscontri ufficiali su arrivi e presenze nelle strutture ricettive sarde e sull´impatto economico generati dal Rally 2014, l´attenzione della Regione è rivolta al grande risalto dato all´evento dai media internazionali e dai quotidiani sportivi nazionali.