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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Dicembre 2011
SCIENZIATI SEQUENZIANO IL GENOMA DEL RAGNETTO ROSSO  
 
Bruxelles, 1 dicembre 2011 - Un team di ricerca internazionale ha identificato il primo genoma del ragnetto rosso, che fa parte dei chelicerati, secondo gli esperti uno dei più grandi gruppi di animali sul nostro pianeta. Pubblicato sulla rivista Nature, lo studio ha scoperto le basi genetiche della capacità del ragnetto rosso di sopravvivere nutrendosi di oltre 1000 piante. Questa ricerca, finanziata in parte da una borsa internazionale Marie Curie di accoglienza nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue, fa luce sull´evoluzione dell´artropode e le interazioni pianta-erbivoro. Questo potrebbe portare allo sviluppo di nuove strategie di protezione delle piante. Nonostante le sue piccolissime dimensioni, il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) è un parassita che ha una forte abilità di combattere i pesticidi. I ricercatori coordinati dall´University of Western Ontario (Uwo) in Canada hanno sequenziato completamente il genoma del ragnetto rosso. Si tratta del primo genoma completo di chelicerato. Il T. Urticae ha il più piccolo genoma artropode mai sequenziato, dicono i ricercatori, con 90 megabasi. Confrontando il genoma del ragnetto rosso con altri artropodi, il team ha identificato come questo particolare genoma differisce nell´ambiente ormonale e nell´organizzazione del complesso Hox. I geni Hox contribuiscono significativamente ad assicurare l´adeguata struttura di base e orientazione di un organismo. I risultati sottolineano anche l´innovazione evolutiva della produzione della ragnatela. "Troviamo forti segni distintivi di polifagia e disintossicazione nelle famiglie di geni legate alla nutrizione su diversi ospiti e in nuove famiglie di geni acquisite per trasferimento genico laterale," scrivono i ricercatori nell´articolo . Facendo una profonda analisi del trascrittoma degli acari che si nutrono di varie piante si scopre come questo parassita si adatta a un ambiente mutevole. Può moltiplicare ed evolvere nuovi geni per la disintossicazione delle molecole tossiche della pianta, appropriandosi dei geni di disintossicazione dei batteri, dei funghi e delle piante per combattere le piante incorporandole nel loro stesso genoma. Le varie piante di cui si nutre comprendono i pomodori, i peperoni, i cetrioli, le fragole, le mele, le pere, il mais e la soia. Il suo consumo di queste piante ha come risultato danni al di sopra dei 735.000 euro. Nonostante la sua caratteristica negativa, il ragnetto rosso ha anche un aspetto positivo: la sua abilità di produrre ragnatela. Questa è un nanomateriale naturale leggerissimo che si può usare per rinforzare i materiali composti, come quelli usati nel settore automobilistico e aeronautico, e nei nanodispositivi e nelle nanosonde per esaminare il funzionamento della cellula. Si può usare anche come matrice per l´ingegneria tessile e per la somministrazione di farmaci. Grazie a questa ricerca, gli scienziati possono lavorare allo sviluppo di strumenti diversi dai pesticidi per rendere l´agricoltura più sostenibile. Questi strumenti diversi dai pesticidi aiuterebbero a migliorare il controllo dei parassiti e permetterebbero la produzione di alimenti senza pesticidi. Il finanziamento a questo progetto è arrivato anche dal governo del Canada attraverso Genome Canada, l´Ontario Genomics Reserarch Institute e l´Ontario Research Fund - Global Leadership Round in Genomics e Life Sciences. I ricercatori che hanno contribuito a questo studio provenivano da Belgio, Canada, Cile, Francia, Germania, Giappone, Portogallo, Spagna e Stati Uniti. Per maggiori informazioni, visitare: Nature: http://www.Nature.com/  University of Western Ontario: http://www.Uwo.ca/  Azioni Marie Curie: http://cordis.Europa.eu/fp7/mariecurieactions/    
   
   
TRAPIANTI: “VERTICE” DEL SISTEMA VENETO VENERDI’ ALLE 15 A MONTECCHIO PRECALCINO (VI)  
 
 Venezia, 1 dicembre 2011 - E’ un vero e proprio “summit” ai massimi livelli quello che venerdì prossimo 2 dicembre, vedrà riunirsi i diversi attori del sistema trapianti del Veneto per fare il punto della situazione e delineare le strategie future per dare nuovo slancio ad un settore che già oggi costituisce un’importante eccellenza della sanità veneta. L’appuntamento, al quale interverranno tra gli altri l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, il responsabile del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa, il coordinatore del Centro Regionale Francesco Calabrò, i rappresentanti delle Ullss e aziende ospedaliere, dei centri trapianti della rete ospedaliera regionale, delle fondazioni e delle associazioni di volontariato, inizierà alle ore 15.00 a Villa Nievo Bonin Longare, in viale Europa 12 a Montecchio Precalcino, in provincia di Vicenza. “Si tratterà di un momento di confronto a 360 gradi molto importante – sottolinea Coletto – nel quale valuteremo i risultati ottenuti in questo anno di attività e porremo le basi per il lavoro futuro, partendo peraltro da un’annata che presenta aspetti di soddisfazione non indifferenti”. Nel primo semestre 2011, secondo le rilevazioni del Centro Regionale Trapianti, sono aumentati del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sia i donatori segnalati che i prelievi utilizzati. I trapianti sono passati da 171 a 179, con un notevole aumento (da 13 a 22) di quelli di cuore. Vistoso il dato fornito dalla Banca degli Occhi del Veneto: da gennaio a giugno sono state donate e raccolte 2000 cornee, record assoluto, e grazie a questo il Veneto soddisfa circa il 50% del fabbisogno nazionale. “Estremamente significativo e positivo – secondo Coletto – il dato relativo ai rifiuti alla donazione”, che sono scesi dal 32% del 2010 al 17,5% dei primi sei mesi del 2011.  
   
   
SARDEGNA: SOSTEGNO A DISABILI GRAVI CON LEGGE 162/98, GIUNTA APPROVA PROGRAMMA 2011  
 
 Cagliari, 1 dicembre 2011 - La Giunta regionale ha approvato i nuovi criteri per il finanziamento e l’attuazione del programma di sostegno in favore delle persone con disabilità grave (legge n. 162/1998). Su proposta dell’assessore della Sanità Simona De Francisci, l’esecutivo ha dato il via libera all’apposita delibera che detta i criteri per la predisposizione dei piani personalizzati del Programma 2011 da realizzarsi nel corso del 2012. La Giunta ha confermato i criteri come modificati con la delibera n. 45/18 del 21 dicembre 2010, accogliendo inoltre alcune indicazioni della Commissione consiliare competente. "Nonostante i tagli generalizzati a tutti i livelli - spiega l’assessore De Francisci - siamo riusciti a salvaguardare uno strumento fondamentale e efficace ad alleggerire il carico familiare e a sostenere le famiglie nell’assistenza dei disabili. Ricordo che nel 2011 le risorse ammontano a 102 milioni di euro e il programma sulla legge 162 si conferma tra gli interventi più importanti gestiti dalla direzione generale politiche sociali. Lo sforzo finanziario da parte della Regione è notevole e si è cercato il più possibile di non sacrificare, allo stesso tempo, gli altri programmi a favore delle politiche socio-assistenziali". Tra le novità dei criteri che saranno validi dal 1 gennaio 2012, novità stilate anche in base alle modifiche suggerite dalla Vii Commissione del Consiglio regionale, si segnalano: nei servizi fruiti, nel conteggio delle "ore di ricovero e/o soggiorno e/o accoglienza presso strutture pubbliche o private", non devono essere considerati i ricoveri ospedalieri per acuzie al di sotto dei 30 giorni consecutivi; nei servizi fruiti sono eliminate dal calcolo le ore della frequenza scolastica (scuola materna, corsi di formazione); età del disabile: prevedere che siano attribuiti 10 punti quando la disabilità è congenita e comunque insorta entro i 35 anni; il finanziamento massimo dei piani per la fascia con punteggio da 80 a 89 punti è stabilito in 13 mila euro; rimane valida la “Scheda Salute” compilata nell’anno precedente se non sono sopraggiunte modifiche nelle condizioni di salute, salvo che l’utente non ritenga di presentarne una aggiornata; termine del 16 dicembre 2011 entro il quale i Comuni devono far pervenire alla Direzione generale per le Politiche sociali la richiesta di finanziamento complessiva.  
   
   
IL 1° DICEMBRE GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AIDS, FOCUS SUGLI ASPETTI DI GENERE DELLA MALATTIA HIV: TROPPE DONNE SCOPRONO TARDI DI ESSERE SIEROPOSITIVE “SONO PIÙ VULNERABILI DEGLI UOMINI DI FRONTE AL VIRUS”  
 
Roma, 1 dicembre 2011 – Quasi il 40% delle donne Hiv positive scopre tardi di essere stato colpito dal virus, spesso quando l’Aids è già in fase conclamata. È il fenomeno dei cosiddetti “late presenter” (persone che giungono tardivamente alla diagnosi), in crescita e particolarmente preoccupante. Inoltre le donne presentano condizioni biologiche che le rendono più esposte al virus: sono due volte più a rischio di contagio in un rapporto non protetto rispetto all’uomo. Da qui l’importanza della diagnosi precoce, anche rendendo più facile l’accesso al test. I “late presenter” da un lato traggono minori benefici dalle terapie antiretrovirali perché il loro sistema immunitario è già compromesso, dall’altro possono assumere comportamenti a rischio e infettare altre persone senza esserne consapevoli. Paradossalmente l’estrema tutela della privacy e i vincoli burocratici fissati dalla legge n.135 del 1990 (con troppi moduli di consenso informato da compilare) possono rendere “ostico” il test. Il tema “Donne e Hiv” è al centro del convegno svoltosi ieri dalle 16 alle 19 al Senato (Sala Capitolare, Piazza della Minerva 38), alla vigilia della Giornata mondiale contro l’Aids. “Il 70% delle donne – sottolinea la prof.Ssa Antonella d’Arminio Monforte, Direttore della Clinica di Malattie Infettive del San Paolo di Milano - viene infettato da un partner stabile, mentre il 76% dei maschi contrae il virus durante un rapporto occasionale. È quindi l’uomo che normalmente ‘porta’ la malattia all’interno della coppia. Inoltre le donne sono più vulnerabili di fronte al virus: la loro mucosa genitale è più permeabile all’Hiv rispetto a quella maschile e gli ormoni femminili, in certe fasi del ciclo, possono favorire l’infezione”. Dopo 30 anni dall’inizio dell’epidemia sono quasi 16 milioni nel mondo le donne affette da Hiv, la maggior parte in età fertile. Per queste ultime il virus è diventato la principale causa di malattia e morte. In Europa è in costante aumento il numero di donne colpite: il 35% delle nuove diagnosi riguarda infatti la popolazione femminile. “Ogni anno – afferma la prof.Ssa Cristina Mussini, Direttrice della Clinica delle Malattie Infettive del Policlinico di Modena - nel nostro Paese si registrano 4000 nuovi casi di infezione da Hiv: 12 ogni giorno, uno ogni due ore. Almeno un terzo riguarda le donne. Ciononostante sono sottorappresentate negli studi clinici. Sono necessari più dati, specialmente di lungo termine, per valutare la risposta al trattamento antiretrovirale nelle pazienti con Hiv e migliorare la gestione della malattia. I farmaci utilizzati in terapia sono spesso sperimentati in giovani maschi, pertanto è difficile capire a priori come possano interferire con l’organismo femminile. Vi sono inoltre peculiarità connesse allo stato di sieropositività femminile che vanno dal desiderio di maternità alla scelta del contraccettivo adatto. Ad esempio, poche sanno cosa significa avere un figlio essendo Hiv positive e che le attuali terapie antiretrovirali possono proteggere il nascituro”. Le persone che scoprono di avere il virus hanno un’età media di 39 anni (i maschi) e di 35 (le femmine). “I dati del Sistema di Sorveglianza – spiega il prof. Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità - sottolineano l’urgenza di avviare campagne di sensibilizzazione per incoraggiare l’adozione di comportamenti sessuali sicuri, in particolare tra i giovani e la popolazione femminile, e di effettuare il test Hiv di routine alle donne in gravidanza per ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione sia attraverso i rapporti sessuali che da madre a bambino”. “Lo stigma – continua la dott.Ssa Rosaria Iardino, presidente onorario di Nps Italia Onlus (Network italiano delle persone sieropositive) - è un fatto culturale, strisciante, che non si manifesta più con comportamenti apertamente di pregiudizio, ma connota tutta la vita delle persone con Hiv. Per questo motivo più che parlare di stigma al femminile bisogna considerare che il fatto di essere donna diventa un moltiplicatore culturale del pregiudizio. Il passaggio dell’infezione dal mondo omosessuale a quello eterosessuale è ampiamente dibattuto, invece la crescita del numero di casi nella popolazione femminile è semplicemente un dato statistico. In medicina esistono alcuni aspetti che evidenziano l’esistenza di uno stigma, non manifesto, non urlato, ma non per questo meno pericoloso, a partire dalla minore rappresentatività femminile negli studi clinici. La donna non può essere assimilata all’uomo, come una mera variabile, ma ha una specificità che la sperimentazione è chiamata a tenere in considerazione per promuovere una medicina che riconosca adeguatamente le pari opportunità”. Le stime indicano che in Italia sono attualmente presenti tra 143.000 e 165.000 persone Hiv positive, di cui più di 22.000 in Aids. Negli ultimi 15 anni si è verificata una profonda trasformazione nella gestione della malattia legata all’impatto delle terapie antiretrovirali, che si sono dimostrate più efficaci, più facili da assumere e in grado di controllare meglio il virus nel lungo periodo. “La battaglia contro l’Aids, non ancora vinta, ha prodotto risultati straordinari in un periodo di tempo relativamente breve, che hanno trasformato la storia naturale della malattia rendendola da rapidamente progressiva e mortale a cronica – afferma il prof. Andrea Antinori, Direttore malattie infettive all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma -. Oggi l’aspettativa di vita di una persona Hiv positiva, che riceva una diagnosi precoce, non abbia patologie associate e sia in giovane età, è comparabile a quella della popolazione sana. Ma non va sottovalutato il problema del ‘sommerso’, della sieropositività inconsapevole, rappresentato dai malati che continuano a infettare senza averne coscienza. Intervenire in maniera attiva per individuarli ha decisivi riflessi sociali”. L’emergenza rappresentata dal ‘sommerso’ potrebbe essere superata se sottoporsi al test di sieropositività divenisse nel nostro Paese una pratica normale, facilitata il più possibile per raggiungere anche le categorie più fragili. “È un esame che non rileva la presenza del virus ma degli anticorpi che il sistema immunitario produce quando è entrato in contatto con il virus – spiega il prof. Adriano Lazzarin, Direttore della Divisione di Malattie Infettive del San Raffaele di Milano -. Il test si effettua con un normale prelievo di sangue. Bisogna considerare che, se si è avuto un comportamento sessuale a rischio, il test va eseguito. E, se risulta negativo, deve essere ripetuto dopo tre mesi. Inoltre, durante il cosiddetto ‘periodo finestra’, è possibile trasmettere l’infezione pur non risultando positivi all’esame”. Anche se la popolazione femminile costituisce uno dei gruppi più vulnerabili nei confronti dell’Hiv, non vengono stanziate risorse sufficienti per rispondere ai bisogni specifici di queste pazienti. “Per questo è stato attivato ‘She’ (Strong, Hiv Positive, Empowered Women) – conclude la prof.Ssa d’Arminio Monforte, membro del comitato di She -, il primo programma educazionale in Europa rivolto alle sfide sempre più grandi che le donne affette da Hiv devono affrontare. L’iniziativa si basa sul supporto fornito dalle ‘pari’, cioè da donne nella stessa condizione clinica. Ricerche scientifiche mostrano che le informazioni provenienti dai gruppi di auto-aiuto risultano particolarmente credibili, affidabili e influenti”. Il progetto include l’Italia ed è realizzato con la collaborazione delle associazioni di pazienti.  
   
   
PIEMONTE: ACQUISTO DEI FARMACI, IL PROSSIMO ANNO RISPARMI PER 75 MILIONI  
 
Torino, 1 dicembre 2011 - Nel 2012 la Regione Piemonte risparmierà 75 milioni di euro grazie alle nuove procedure attivate per l’acquisto centralizzato dei farmaci. Queste risorse verranno utilizzate per sostenere il sistema sanitario e quindi migliorare i servizi offerti ai cittadini. La novità - illustrata il 28 novembre a Torino dal presidente della Regione, Roberto Cota, dall’assessore regionale alla sanità, Paolo Monferino, dal direttore dell’Aress, Claudio Zanon, e dal presidente della Società di committenza regionale, Domenico Arcidiacono - consiste nell’applicazione del Sistema dinamico di acquisto (Sda), una procedura concorrenziale informatizzata che consente il contenimento dei costi dell’appalto, un periodo temporale fino a quattro anni e la possibilità di rinegoziare i prezzi nel corso del tempo. La spesa scenderà da quella prevista in 377 milioni di euro per il 2012 a 302 milioni grazie a una gara con la quale Scr ha aggiudicato 1.577 dei 1972 lotti relativi alla spesa farmaceutica. Il valore dei lotti equivale a circa l’87% di quello totale, per cui sono previsti ulteriori risparmi con i bandi relativi al rimanente 13%. La società di committenza ha eseguito uno studio preliminare per la determinazione dei parametri di gara: in particolare, sul prezzo si è basata sullo storico speso e il fabbisogno per il 2012 fornito dalle aziende sanitarie piemontesi ponderato con le relative quantità e confrontato con i prezzi unitari aggiudicati nelle gare aggregate di altre Regioni italiane e considerando i prezzi offerti in fase di partecipazione. Da questa analisi è emerso un parametro che va nell’ottica di definizione di un costo standard dei prodotti banditi. “Si tratta - ha sottolineato Cota - di un altro importante tassello per il risanamento della nostra sanità e di controllo attento della spesa. Questo risultato è un esempio evidente di risparmio che non consiste in un taglio, ma in un risparmio puro, visto che non è stato tolto alcun servizio. Le risorse liberate potranno ora essere impiegate a sostegno delle priorità delle nostra sanità e del miglioramento dei servizi ai cittadini. La riduzione dei costi con la centralizzazione degli acquisti era uno degli impegni del programma elettorale”. “E’ stata seguita - ha aggiunto Monferino - una procedura di razionalizzazione che rientra pienamente nella filosofia del nuovo Piano sanitario e che ci consente di aggiungere ai risparmi già accantonati ulteriori cifre che saranno reinvestite a favore anche del sociale. La decisione strategica della Regione di centralizzare gli acquisti va proprio nella direzione di fare efficienza e generare effettivo risparmio”. L’assessore ritiene che in Piemonte cento magazzini di farmaci siano troppi e che ne basti uno solo ed individua altri settori dove intervenire i sistemi informativi (“In questo momento ve ne sono 720, tutti diversi fra loro”) e l’area gestionale delle aziende sanitarie. La presentazione del nuovo sistema ha fornito al presidente l’occasione per ricordare che “la sanità deve essere solo servizio e non più centro di potere, una grande sfida culturale che stiamo portando avanti e che vinceremo” e per ribadire che “la Regione ha un indebitamente devastante e ogni anno paga 600 milioni di interessi perché qualcuno non è stato capace di governare, con la spesa sanitaria, per esempio, completamente fuori controllo. Ora per la prima volta dopo 15 anni la spesa della sanità diminuisce invece che aumentare. Questo è un risultato quasi miracoloso, perché raggiunto con un lavoro strutturale e definitivo”.  
   
   
TERAPIA DEL DOLORE: UN ANNO DOPO LA LEGGE 38, OPPIOIDI FORTI IN CRESCITA DEL 24,3%  
 
Milano, 1 dicembre 2011 – Ne soffrono 1 italiano su 4, il 65% delle casalinghe e il 74,4% degli anziani. Stiamo parlando del dolore cronico, che comporta nel nostro Paese oltre 3 milioni di ore lavorative perse e una spesa pari a 2 miliardi di euro in prestazioni e farmaci. Nonostante la guerra contro la sofferenza inutile non sia ancora definitivamente vinta, la Legge 38 del Marzo 2010 ha avuto una portata storica per l’Italia, riconoscendo a tutti i cittadini il diritto a un equo accesso alle cure e a trattamenti più appropriati, ma contribuendo anche a sdoganare l’impiego degli oppioidi a scopo antalgico. Già 12 mesi dopo la sua approvazione, il consumo procapite di oppiacei forti era salito del 24,3%, segno inconfutabile di un cambiamento in atto. Questi sono solo alcuni dei dati contenuti nel volume “Cronaca di una legge che ci difende dal dolore. La Legge 38/10, la più evoluta d’Europa”, scritto da Marco Filippini e Manuela Maria Campanelli: un viaggio simbolico attraverso i protagonisti e le tappe principali del percorso culturale e normativo che, grazie al lavoro di sette Ministeri, ha condotto al varo del provvedimento. L’opera, edita nella collana “I libri del Sole 24 Ore Sanità”, è stata presentata oggi a Milano, in occasione di un convegno organizzato da Aboutpharma, alla presenza di Istituzioni, clinici, associazioni pazienti e media. L’incontro ha fornito lo spunto per riflettere su come si sia evoluta, in questi anni, la gestione del dolore nel nostro Paese e sul ruolo fondamentale dell’informazione, per promuovere una nuova cultura che si prefigga la lotta alla sofferenza inutile. Dopo una presa di coscienza iniziale del problema, con la nascita delle cure palliative negli anni ‘70, si deve attendere il 2001 e l’allora Ministro della Salute Umberto Veronesi per assistere al varo del progetto “Ospedale senza Dolore” e alla prima svolta legislativa che iniziò a semplificare la prescrizione degli oppiacei. “Non vi è confine che debba frenare la scienza nell’obiettivo di spostare il fuoco dal curare il dolore a prendersene cura - afferma lo stesso Veronesi nella prefazione al libro - perché seppure esso faccia parte del naturale ciclo vitale, non deve diventare esperienza mortificante e av­vilente per la dignità di ogni creatura umana.” Il cammino è stato lungo e difficile, contraddistinto da piccole vittorie ma anche ostacolato da pregiudizi ideologici. Solo dieci anni più tardi, nel biennio decisivo 2009-2010 con il Ministro Ferruccio Fazio, si arriva all’approvazione bipartisan della Legge 38, nel Marzo 2010. “La Legge 38 rappresenta una rivoluzione di pensiero”, esordisce Marco Filippini, co-autore del libro, farmacista e manager in ambito farmaceutico. “E’ un grande traguardo ma anche un punto di partenza verso un approccio del tutto nuovo al dolore, che finalmente pone al centro dell’attenzione i bisogni del malato e il suo diritto a una vita dignitosa. Questo volume è dedicato a tutti coloro – Pontefici, politici, clinici, organizzazioni di volontariato – che si sono impegnati negli anni, per dare avvio a quel cambiamento culturale che è stato all’origine della normativa stessa. Il nostro auspicio è che la pubblicazione possa ora contribuire a diffondere la conoscenza della Legge tra i cittadini, perché nessuno si rassegni più a convivere con la propria sofferenza, e al tempo stesso possa essere uno sprone per gli addetti ai lavori, affinché applichino realmente quanto il provvedimento ha sancito”. Ma qual è la situazione attuale, a 20 mesi dall’emanazione della normativa? “Il bilancio è sicuramente positivo”, fa il punto Guido Fanelli, Coordinatore della Commissione ministeriale Terapia del Dolore e Cure Palliative. “Gli strumenti tecnico-burocratici per rendere operativa la Legge 38 sono stati ultimati. Il documento sui requisiti minimi di accreditamento delle due reti territoriali è all’esame della Conferenza Stato-regioni, che ne ha apprezzato i contenuti, mentre quello predisposto dal Ministero della Salute con il Miur sui percorsi formativi per i medici è al vaglio del Consiglio Superiore di Sanità. Con tutte le sigle appartenenti alla medicina di famiglia abbiamo inoltre concordato di prevedere un percorso formativo univoco sulla terapia del dolore e le cure palliative. Il consumo di oppioidi sta crescendo a doppia cifra, ma servono ulteriori sforzi per allinearci alla media europea. La Legge parla di tutela, garanzia e dignità; per far sì che quanto previsto sulla carta si concretizzi nella pratica clinica, ora la sfida si gioca su tre fronti: applicazione delle Linee Guida sul territorio, formazione degli operatori sanitari e appropriatezza prescrittiva”. Per dare piena attuazione al provvedimento, il Ministero della Salute è impegnato anche nel dare impulso ad attività volte ad educare i cittadini sull’importanza della terapia del dolore. Con questa finalità, è stata di recente avviata, in collaborazione con Agenas, la campagna informativa “Non ti sopporto più”, che prevede la realizzazione di uno spot, un logo, uno slogan e un poster, da veicolare a livello nazionale. Il varo della Legge 38 ha comunque stimolato nell´ultimo anno e mezzo un maggiore interesse nei confronti del dolore e l´avvio di numerose iniziative di sensibilizzazione e informazione. Molte di queste provengono dal mondo del non profit. Ne è un esempio il Premio Giornalistico promosso dall’Associazione Vivere senza dolore, con il grant incondizionato di Mundipharma, per stimolare il dibattito dei media sul tema. “Quanto più si conosce, tanto più le scelte effettuate sono ponderate e mirate”, dichiara Marta Gentili, Presidente dell’Associazione Vivere senza dolore. “Partendo da questa convinzione, unita alla consapevolezza di come, nella realtà, i cittadini siano poco informati su che cosa sia il dolore cronico, in quali centri si possa curare e quali diritti garantisca loro la Legge 38, la nostra Associazione è da tempo in prima linea nel promuovere iniziative volte a sensibilizzare ed educare la popolazione. Il premio giornalistico ‘Vivere senza dolore’ è nato con questo scopo. Siamo molto soddisfatti del riscontro avuto finora, in termini di numerosità e spessore degli elaborati pervenuti. Ci auguriamo che la continua crescita d’attenzione nei confronti di chi soffre di dolore cronico aiuti davvero a migliorare la qualità di vita dei pazienti”. Al termine del Convegno, sono stati proclamati i 4 vincitori della 2a seconda edizione del Premio giornalistico “Vivere senza dolore”, che quest’anno può vantare oltre 60 candidature. Nella categoria “Agenzie stampa”, si aggiudica il primo posto Annalisa Cretella con un lancio pubblicato da Agi; per la categoria “Carta stampata”, premiata Maria Paola Salmi, autrice di un articolo apparso su “La Repubblica”; nella categoria “Servizi radio-tv”, il primo classificato è Giampiero Amandola, con un servizio andato in onda su Rai – Tgr Piemonte; per le “Testate web”, infine, vince Stefania Rattazzi, con un articolo pubblicato su Piusanipiubelli.it.  
   
   
“CRONACA DI UNA LEGGE CHE CI DIFENDE DAL DOLORE. LA LEGGE 38/10, LA PIÙ EVOLUTA D’EUROPA”DI MARCO FILIPPINI, MANUELA MARIA CAMPANELLI  
 
Milano, 1 dicembre 2011 - La Legge 38 del 15 Marzo 2010, “Disposizioni per garantire l´accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, costituisce una svolta epocale nel panorama sanitario italiano e, al tempo stesso, un grande segno di civiltà: rappresenta il punto più alto nell’affrontare il problema della sofferenza da parte delle Istituzioni, raggiunto con una rara congiuntura d’intenti in cui anche la politica italiana ha dato un significativo contributo bipartisan realizzato in tempi relativamente veloci.Il libro “Cronaca di una legge che ci difende dal dolore. La Legge 38/10, la più evoluta d’Europa”, scritto da Marco Filippini e Manuela Maria Campanelli, si propone di ricostruire la storia del provvedimento che ha finalmente riconosciuto al dolore cronico la dignità di vera malattia, garantendo a tutti gli italiani il diritto a un accesso uniforme alle cure e a una maggiore appropriatezza terapeutica. Edita dal Gruppo 24 Ore nell’ambito della collana “I libri del Sole 24 Ore Sanità”, l’opera ripercorre il lungo cammino culturale e normativo che, superando resistenze mentali, pastoie burocratiche e difficoltà organizzative, ha portato al varo dell’innovativa Legge 38. Un viaggio attraverso le tappe fondamentali e i numerosi protagonisti – politici, clinici, associazioni di volontariato e anche alcuni Pontefici - che, con il loro impegno, hanno creato i presupposti di un cambiamento culturale senza il quale non sarebbe stato possibile giungere a un provvedimento tanto all’avanguardia. Strutturato in tre sezioni, il volume si apre con una prefazione del professor Umberto Veronesi, il cui impegno è stato determinante nel porre le premesse di una vera e propria “battaglia di pensiero” contro la sofferenza.La prima parte del libro descrive la situazione di oggettiva arretratezza che ha contraddistinto il periodo antecedente la Legge 38. Una presa di coscienza iniziale del problema dolore avviene a Milano negli anni ’70, con la nascita delle cure palliative: avviata per iniziativa del professor Umberto Veronesi e del professor Vittorio Ventafridda, ha avuto tra i suoi primi sostenitori Associazioni e Fondazioni rivolte ai malati terminali e il mondo del volontariato.Bisogna, però, attendere 30 anni per assistere alle prime vere svolte culturali e legislative, indice di una nuova sensibilità verso la problematica: risalgono, infatti, al 2001, durante il Ministero Veronesi, la Legge 12 e successivi decreti, che hanno iniziato a disciplinare l’impiego dei farmaci oppioidi, all’insegna di una più facile prescrizione, e la nascita del progetto “Ospedale senza Dolore”, volto a ridurre la sofferenza dei malati oncologici ospedalizzati.Nonostante questi importanti provvedimenti, il consumo pro-capite di oppioidi nel nostro Paese rimaneva tra i più bassi d’Europa, così come testimoniato, nel 2003, anche dalla ricerca “Pain in Europe”, la più ampia indagine sul dolore cronico mai realizzata nel Vecchio Continente.la seconda parte dell’opera inizia con una breve panoramica sui sette Ministeri della Salute che si sono susseguiti dal 1996 ad oggi: ciascuno di essi ha contribuito in varia misura alla lotta al dolore, preparando il terreno alla realizzazione di quella Legge che, a livello normativo, pone il nostro Paese all’avanguardia in Europa.la Legge 38 propone numerose e importanti innovazioni: dalla semplificazione della prescrizione dei farmaci oppioidi alla creazione di due reti territoriali di assistenza (una per la terapia antalgica e una per le cure palliative); dall’obbligo di trattamento del dolore in tutte le persone, anziani compresi, fino alla misurazione e registrazione dello stesso in cartella clinica e all’importanza di un’adeguata formazione del personale sanitario. Di particolare rilievo è poi l’attenzione che la nuova normativa dedica alla cura del dolore in ambito pediatrico: un aspetto fondamentale che l’Italia può vantare di aver preso in carico, sancendo per prima il diritto dei piccoli pazienti a ricevere un’assistenza adeguata, in grado di lenire la loro sofferenza.Accolto con grandi consensi da parte del mondo scientifico, delle organizzazioni non profit e del volontariato, il nuovo provvedimento è in linea anche con quanto dichiarato, dagli anni ’50 ad oggi, dalla Chiesa Cattolica.la Santa Sede ha, infatti, più volte sottolineato l’importanza dell’assistenza non solo spirituale, ma anche clinica alla sofferenza, nel pieno rispetto dell’integrità morale dell’uomo. Le dichiarazioni di Pontefici quali Pio Xii, Giovanni Paolo Ii e Benedetto Xvi dimostrano quanto sia infondato il vecchio pregiudizio secondo cui la Dottrina Cattolica vedrebbe il dolore come una forma di espiazione e redenzione della persona umana.Infine, nella terza e ultima parte del volume, viene fatto un primo bilancio dello stato di attuazione della Legge 38.Gli strumenti tecnico-burocratici necessari per passare dalla teoria alla pratica quotidiana, da una Legge innovativa a una Legge del tutto operativa, sono stati ormai quasi del tutto completati.Per quanto riguarda l’impiego dei farmaci oppiacei, il nuovo provvedimento ha portato a dei risultati positivi: si è, infatti, registrato un aumento delle prescrizioni e una maggiore adeguatezza alle Linee Guida Internazionali, che indicano le formulazioni orali come le terapie di prima scelta. In particolare, relativamente al mercato degli oppioidi forti, al 30 Marzo 2011 il consumo pro-capite era di € 1,11, contro lo € 0,90 registrato nello stesso periodo dell’anno precedente, con un incremento del 24,3%. Ciononostante, l’Italia resta ancora lontana da quella che è la media europea dei consumi di farmaci oppioidi.Molto si sta facendo anche sul fronte della comunicazione, in linea con quanto previsto dalla stessa Legge 38. Grazie, infatti, al contributo dei principali “attori” coinvolti nella lotta contro il dolore, tra i quali le Istituzioni e il mondo del volontariato, si stanno realizzando diverse iniziative, campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte al cittadino, con l’obiettivo di promuovere una vera cultura contro la sofferenza inutile.;  
   
   
LOMBARDIA, NUOVO WELFARE E´ ASSISTENZA DOMICILIARE 2012 ANNO EUROPEO INVECCHIAMENTO ATTIVO,ANZIANI PROTAGONISTI  
 
Milano, 1 dicembre 2011 - L´invecchiamento della popolazione rappresenta, nella società occidentale, un trend ormai ben noto. Oggi in Lombardia sono oltre 900.000 le persone con più di 75 anni e ogni anno aumentano di circa 30.000 unità. Da qui al 2050 si prevede che l´incidenza delle persone con più di 80 anni sul totale della popolazione raddoppierà, a fronte di una forte diminuzione delle nascite. A poche settimane dal 2012, Anno Europeo dell´invecchiamento attivo, le proposte politiche di Lombardia e Confederazione elvetica sono state messe a confronto in occasione del convegno ´L´anziano è protagonista´, al quale è intervenuto l´assessore regionale alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale Giulio Boscagli. ´Un compito primario delle politiche sociali e socio sanitarie - ha detto Boscagli - è prendersi cura delle persone non autosufficienti, delle fasce più fragili della popolazione. In questi anni Regione Lombardia ha investito moltissimo sulla residenzialità, arrivando a offrire 57.500 posti letto nelle 650 Rsa presenti sul territorio, pari alla metà della dotazione complessiva disponibile in Italia´. ´Regione Lombardia - ha aggiunto Boscagli - ha investito sulla domiciliarità e sull´impegno a sperimentare nuove forme di residenzialità leggera, capaci di rispondere alle esigenze di quei pazienti che non sono completamente autonomi, ma che non hanno bisogno dell´elevata medicalizzazione garantita nelle Rsa´. La sperimentazione attivata negli ultimi sei mesi in alcune Asl sul tema dell´assistenza domiciliare integrata, che sarà progressivamente estesa a partire dall´anno prossimo, rappresenta un banco di prova importante per il nuovo sistema di welfare che Regione Lombardia sta implementando: un sistema che parta da una valutazione multidimensionale del bisogno per garantire risposte appropriate e sostenibili. ´Risposte - ha precisato l´assessore Boscagli - che devono tenere in considerazione anche le potenzialità espresse dalle famiglie e dal contesto di vita proprio della persona´. Al momento di confronto, organizzato dal Gruppo di studio e di informazione per la Svizzera italiana ´Coscienza Svizzera´, presente con il suo presidente Remigio Ratti, hanno partecipato tra gli altri Achille Crivelli, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, Massimo Baggi, console generale di Svizzera a Milano, Alberto Galluccio, console generale d´Italia a Lugano. La Conferenza pubblica transfrontaliera, ospitata presso il grattacielo Pirelli, ha avuto tra i suoi spunti un´intervista al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni pubblicata nel Quaderno 34 di Coscienza Svizzera a chiusura del ciclo ´2050 un´Insubria di anziani´. Nella sua intervista il presidente Formigoni cita, fra le politiche attivate in Regione Lombardia, i servizi di prossimità, come ´il custode sociale´: persone anziane si mettono a disposizione di altri anziani in difficoltà e rispondono a varie esigenze sociali, riconquistando così un ruolo riconosciuto che ne incrementa l´autostima, la relazionalità, il desiderio di vivere. ´Questo ´welfare fatto in casa´ - ha commentato l´assessore Boscagli - non ci deve né scandalizzare né lasciare indifferenti. Si tratta, invece, di valorizzarne gli aspetti positivi - di partecipazione e assunzione di responsabilità da parte dei cittadini e delle famiglie - e insieme di fornire gli strumenti necessari per ´fare sistema´, per far sì, cioè, che tutti abbiano accesso ai servizi essenziali di welfare e che le realtà relazionali esistenti possano estendersi e ampliarsi, mettendosi al servizio di tutti´.  
   
   
SANITÀ FVG: APPROVATE LE "LINEE DI GESTIONE" PER IL 2012  
 
Trieste, 1 dicembre 2011 - Miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini, pur in presenza di un contesto che richiede un sempre maggiore contenimento della spesa pubblica: è questo l´obiettivo assegnato dall´Amministrazione regionale nel 2012 al Servizio Sanitario Regionale (Ssr), che potrà contare su un finanziamento corrente di 2,2 miliardi di euro. Lo prevedono le "Linee per la gestione del Ssr - Anno 2012", approvate ieri dalla Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia su proposta del presidente Renzo Tondo. Queste linee di gestione sono definite, come si legge nella premessa del documento, "alla vigilia di un importante cambiamento destinato a ridefinire l´architettura istituzionale del Ssr". Si conferma dunque "la volontà di individuare modalità organizzative nuove in grado di garantire, pur in presenza di un fabbisogno finanziario via via crescente nella sanità e nel sociale, contrapposto ad un contesto generale di risorse in diminuzione, il mantenimento e l´ulteriore miglioramento degli elevati e spesso eccellenti livelli di qualità dei servizi resi". Ciò tuttavia potrà essere realizzato, si sottolinea nel documento, solo a condizione che vengano risolti alcuni squilibri: gli elevati costi dell´assistenza ospedaliera a sfavore dell´assistenza sul territorio; il costo degli apparati burocratici e più in generale delle funzioni che non hanno un diretto impatto sui cittadini. Gli interventi previsti non hanno quindi lo scopo di conseguire semplicemente un "risparmio finalizzato a se stesso". Cardine della programmazione delle attività per il nuovo anno rimane perciò "l´esigenza, peraltro sempre più pressante, di perseguire con costanza l´efficienza a tutti i livelli del sistema", proprio nello sforzo di mantenere inalterate e se possibile migliorare le prestazioni. Viene confermato, anche per il 2012, il modello di finanziamento secondo la logica di "Area vasta", già applicato per la prima volta nel 2011, che ha consentito di superare le assegnazioni di risorse su base storica per arrivare invece a criteri di maggiore equità territoriale rispettando nel contempo l´autonomia decisionale delle Aziende. Su questa base le risorse saranno così assegnate (compresa la quota di riequilibrio): Area vasta Giuliano-isontina 751,1 milioni di euro; Area vasta Udinese 917,5 milioni; Area vasta Pordenonese 480,6 milioni. È confermato inoltre l´obiettivo del contenimento della spesa per il personale, con il vincolo del pareggio di bilancio. Perciò anche nel 2012 dovrà essere mantenuto lo stesso numero degli addetti al 31 dicembre del 2010, salvo deroghe autorizzate dalla Regione. Tra i temi portanti della programmazione ci saranno: gli interventi di prevenzione e di promozione di stili di vita sani nelle diverse fasi di età della vita; la continuità assistenziale; le attività legate alla valutazione e alla presa in carico integrata delle persone con disabilità; il contenimento dei tempi di attesa. La Giunta regionale ha inoltre approvato, su proposta del presidente Renzo Tondo, le integrazioni alle attività di carattere sovraziendale sostenute dalle Aziende sanitarie nel 2011, per un importo complessivo di 14,6 milioni di euro, che trova integrale copertura con il Fondo sanitario regionale. Gli importi più consistenti saranno assegnati all´Azienda sanitaria n. 1 "Triestina" (1,9 milioni per indennità mancanza personale convenzionato), all´Azienda sanitaria n. 6 "Friuli Occidentale" (5 milioni, per finanziamento maggiori oneri per medicina generale) e all´Azienda universitario-ospedaliera di Udine (7,7 milioni per il fondo copertura 2011 per assicurazioni responsabilità civile).  
   
   
ASP, A LAGONEGRO CORSO DI UROGINECOLOGIA  
 
Potenza, 1 dicembre 2011 - Organizzato dall’ U.o di Ginecologia dell’Ospedale di Lagonegro, venerdì 2, con inizio alle ore ore 8.30, nella sala convegni del Midi Hotel di Lagonegro si terrà il coso di formazione-aggiornamento su “Incontinenza urinaria e alterazioni del pavimento pelvico”. “ Negli ultimi 10/15 anni nel panorama sanitario si è fatta sempre più strada una disciplina che vive tra la ginecologia e l’urologia: l’uroginecologia- – spiega il dott. Alfonso Chiacchio, della U.o di Ginecologia dell’Ospedale di Lagonegro Asp e Responsabile dell’evento formativo -. Tale disciplina, sebbene non ancora codificata a livello accademico con l’istituzione di una specializzazione, è considerata un approfondimento della ginecologia nello studio e nella terapia delle disfunzioni dell’incontinenza urinaria e delle alterazioni statiche e dinamiche del pavimento pelvico femminile”. Obiettivo della giornata di studio,quindi, la divulgazione dei nuovi mezzi di approccio terapeutico e delle nuove tecniche chirurgiche/riabilitative, ma soprattutto la sensibilizzazione degli operatyori sanitarii nei riguardi della fenomenologia urinaria in particolare e dei descensus in generale. Il corso è rivolto ai Medici di Base, a specialisti (ginecologi, fisiatri, chirurghi, urologi, internisti), infermieri, ostetriche e fisioterapisti. Previste anche esercitazioni nel campo uroginecologico, che si terranno da 3 al 31 dicembre 2011. Per ulteriori informazioni : 097348551 Dr. Agostino Chiarelli Area di staff “Innovazione, Ricerca e Formazione e-mail agostino.Chiarelli@aspbasilicata.it. Il programma del corso è scaricabile dal sito www.Aspbasilicata.it  , link utili: Corsi Ecm Asp. ( Rc) bas 03  
   
   
PROMOZIONE DELLA SALUTE: COSTRUIRE RETI OSPEDALIERE E TERRITORIALI DAL 30 NOVEMBRE AL 2 DICEMBRE IL CONVEGNO DI APSS A LEVICO TERME  
 
 Trento, 1 dicembre 2011 - Dal 30 novembre al 2 dicembre il Centro Congressi di Levico Terme ospiterà la Xiv conferenza nazionale Hph - Health promoting hospitals and health services, organizzata dall’Azienda provinciale per i Servizi sanitari con il sostegno della Provincia autonoma, dal titolo: "Costruire reti ospedaliere e territoriali per la promozione della salute". Oltre 450 i partecipanti, provenienti anche da numerose realtà sanitarie italiane, che si confronteranno in due intense giornate di lavori, con una pre-conferenza domani, 30 novembre, dedicata ai programmi di accreditamento e all’approccio integrato alla salute e al benessere organizzativo del personale. Giovedì 1 dicembre saranno quindi gli interventi dell’assessore alla salute e alle politiche sociali, Ugo Rossi e del direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, Luciano Flor a dare il via ufficiale ai lavori. Il movimento degli Ospedali per la promozione della salute prende avvio nel 1986 con una dichiarazione molto chiara dell’Oms nella Carta di Ottawa che afferma: “la validità di un processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla”. Nasce così a livello internazionale e nazionale la rete Hph, della quale anche il Trentino è stato promotore, individuando nelle conferenze annuali un importante appuntamento di condivisione di esperienze, conoscenza e apprendimento per tutte le strutture, i professionisti e i soggetti sociali che si impegnano a realizzare strategie, programmi e buone pratiche di empowerment dei pazienti, del personale e della comunità. Il concetto di rete, che verrà sviluppato e approfondito nella conferenza, si configura come una soluzione-obiettivo fondamentale nell’attuare politiche e strategie di promozione della salute, che vede ormai chiaramente ogni professionista essere parte attiva di una rete complessiva di relazioni, da articolare a livello globale, regionale e locale.  
   
   
TICKET: DA OGGI IN TOSCANA LE NUOVE PROCEDURE PER L’ESENZIONE, INIZIALE FLESSIBILITÀ  
 
Firenze, 1 dicembre 2011 - Da oggi si conferma l’entrata in vigore della nuova procedura di rilevazione e autocertificazione del diritto all’esenzione per motivi di reddito, prevista dall normativa nazionale (decreto ministeriale dell’11 dicembre 2009). Dall’assessorato al diritto alla salute fanno comunque sapere che per il primo mese la nuova procedura sarà applicata con un’iniziale flessibilità, per non creare disagi ai cittadini. Da domani, tutti i cittadini interessati, nel momento in cui si vorranno avvalere del diritto all’esenzione, dovranno essere in possesso del certificato nominativo di esenzione rilasciato dalla propria Asl. Le procedure di rilascio degli attestati sono state avviate a partire dal mese di settembre e non sono previsti termini di scadenza per l’acquisizione dell’attestato. La rilevazione del codice di esenzione avverrà in fase di prescrizione: il medico, sulla base del certificato esibito dal cittadino, riporta sulla ricetta il relativo codice di esenzione. I codici di esenzione per motivi di reddito (E01, E02, E03, E04) devono essere riportati, ai fini dell’esenzione, anche sulle ricette recanti la prescrizione di farmaci. La mancata presenza del codice di esenzione sulla ricetta del Ssn comporta il pagamento del ticket. In questo primo mese di avvio delle nuove procedure, l’assessorato ha comunque invitato le direzioni aziendali ad adottare modalità attuative che riducano al minimo i possibili disagi per i cittadini al momento dell’accesso alla prestazione sanitaria, consentendo in via eccezionale l’autocertificazione anche all’atto dell’erogazione e fruizione della prestazione.  
   
   
EASYDNA LANCIA NUOVO TEST DEL DNA PER CONOSCERE IL SESSO DEL NASCITURO TRAMITE L’URINA  
 
Milano, 1 dicembre 2011 – easyDna, una società internazionale di test del Dna, ha annunciato il lancio sul mercato del nuovo test per scoprire il sesso del bebè. Il lancio di questo test fa parte di una strategia mirata ad incrementare il proprio portafoglio di servizi di test del Dna al fine di soddisfare appieno la crescente diversità di richiesta di test. Il test è venduto sotto il marchio di Knowthegender. Diversamente dai test convenzionali che richiedono campioni di sangue, easyDna offre un test che determina con altissima precisione il sesso del nascituro usando semplicemente un campione di urina materno. Il test, eseguito da un avanzatissimo laboratorio, comporta l’analisi del Dna fetale trovato nell’urina materna. Il test può essere effettuato a partire dalla nona settimana di gravidanza. Il dirigente del marketing, Andrew Alexander ha così commentato “in quanto società, noi cerchiamo costantemente di incrementare il numero di test che offriamo così da soddisfare una sempre più vasta domanda di diverse tipologie di test. Questo ultimo test, Knowthegender, è solo uno dei tanti nuovi test in fase di lancio. Con le nostre ricerche abbiamo scoperto che i clienti preferiscono chiaramente metodi Non invasivi di raccolta dei campioni su cui eseguire i test, senza però voler scendere a compromessi sulla qualità. Knowthegender centra entrambi gli obiettivi”. Spiegando come funziona il test, l’azienda precisa che questo test non è un test ‘fai-da-te’, che si può comprare per una decina di euro con percentuali di attendibilità relativamente basse. Le analisi per il test fornito da easyDna sono fatte da un laboratorio accreditato e tramite metodi per l’analisi del Dna sofisticati. La easyDna ha confermato che il test è disponibile in tutto il mondo – con l’eccezione della Cina e l’India . Non appena un cliente effettuerà un ordine, gli verrà direttamente inviato un kit affinché possa procedere con la raccolta del campione. Il kit include anche una busta prepagata per il servizio corriere affinchè il ritorno dei campioni avvenga senza ritardi. Tutti i campioni devono essere raccolti in un speciale contenitore per l’urina che include una soluzione conservante. Commentando ulteriormente, il Sig. Alexander dichiara: “il nostro test del Dna basato sull’urina per l’analisi del sesso si è dimostrato essere precisissimo se il prelievo del campione è fatto correttamente – infatti sappiamo che i nostri futuri clienti potranno affidarsi al risultato di questo test per prendere decisioni a partire dal nome da dare al bebè fino al colore della camera da letto”. http://www.easydna.it/    
   
   
AOSTA: CINQUE NUOVI DEFIBRILLATORI PER LA RETE DI EMERGENZA  
 
 Aosta, 1 dicembre 2011 - Si arricchisce ancora la rete dei defibrillatori in Valle d’Aosta grazie all’Associazione Les Amis du coeur du Val d’Aoste che ha avviato, ormai da qualche anno, il progetto “La scarica che ti ricarica” per contrastare la morte cardiaca improvvisa che colpisce 60 mila persone all’anno in Italia, una ogni 8 minuti. Domenica 4 dicembre 2011 alle ore 17, al ristorante Napoleon di Montjovet, in occasione della riunione di fine anno degli iscritti all’associazione, verranno consegnati 5 nuovi defibrillatori a diversi enti ed associazioni. Si tratta, in particolare, della Federazione Regionale dei Volontari del Soccorso della Valle d´Aosta per la sede di Saint- Christophe, del Comune di Arnad, del Distaccamento dei vigili del fuoco volontari di Ayas, dell’Associazione sportiva Danza e Danza per la piscina di Verrès e dell’Associazione Valle d’Aosta Motorsport. Alla cerimonia saranno presenti, tra gli altri, l’Assessore alla Sanità, Salute e Politiche sociali Albert Lanièce e Marilena Bertolin che ha contribuito all’acquisto dei defibrillatori in ricordo del marito Rinaldo, scomparso improvvisamente nel 2006. «Nel corso della seduta di fine novembre – ricorda l’Assessore Lanièce – l’esecutivo regionale ha adottato il “Programma regionale per la diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni”, in applicazione del decreto del 18 marzo 2011, che prevede la determinazione dei criteri e delle modalità di diffusione dei defibrillatori automatici esterni ai sensi della legge n. 191/2009. L’atto prevede la diffusione e l’impiego dei defibrillatori su tutto il territorio regionale, anche se la Valle d’Aosta, a seguito di una ricognizione fatta nei mesi scorsi, dimostrava già di avere una rete capillare di dispositivi (108 registrati nel luglio 2011) e poteva contare su 829 persone adeguatamente formate».  
   
   
LA SPESA SANITARIA, CHE IN SARDEGNA RAPPRESENTA IL 48 PER CENTO DEL BILANCIO REGIONALE NON SI PUÒ COMPRIMERE MA VA RAZIONALIZZATA  
 
 Cagliari, 1 dicembre 2011 - "La richiesta di una salute adeguata è una delle aspettative fondamentali della persona umana, per questo, soprattutto in un periodo di grave crisi, dobbiamo indirizzare al meglio le risorse. Sino a qualche anno fa l’Aids era un incubo globale, oggi, grazie alla ricerca si parla di invecchiare con l’Aids come traguardo vicino. Segno importante che investire nella ricerca porta risultati che possiamo riscontrare direttamente sulla qualità della nostra salute”. E’ quanto affermato dal vice presidente della Regione e assessore della Programmazione, Giorgio La Spisa, intervenendo al convegno: “Vivere e invecchiare con l’Aids". "La spesa sanitaria, che in Sardegna rappresenta il 48 per cento del bilancio regionale - ha sottolineato La Spisa - non si può comprimere ma va razionalizzata. Stiamo investendo risorse adeguate sulla ricerca in campo sanitario e proprio in questi giorni si stanno concludendo le procedure amministrative che metteranno a disposizione ulteriori fondi per supportare studi scientifici di alto livello".  
   
   
COME COMBATTERE LA MALNUTRIZIONE NASCE UN’ASSOCIAZIONE DI MEDICI ED ESPERTI CON L’OBIETTIVO DI STUDIARE E PREVENIRE LA MALNUTRIZIONE, SIA IN ECCESSO CHE IN DIFETTO. TUTTO PARTE DAL CERVELLO  
 
Milano, 1 dicembre 2011 – La malnutrizione è sempre più un’emergenza medica sia nel Nord che nel Sud del pianeta, seppure in forme diverse: la malnutrizione in eccesso, obesità e sovrappeso e la malnutrizione in difetto, nei soggetti deboli con patologie come anoressia o l’incapacità ad alimentarsi e in tutti i soggetti svantaggiati a causa della denutrizione. Con l’obiettivo di combatterla, puntando su una alimentazione corretta come cura e prevenzione, è nata una nuova associazione scientifica no profit “Brain and Malnutrition in Chronic Diseases”, presentata ieri alla stampa. Gli obiettivi di “Brain and Malnutrition” sono principalmente: la diffusione delle evidenze scientifiche in campo nutrizionale; l’informazione e l’aggiornamento di medici, dietisti e personale sanitario; la promozione e la diffusione di studi su nutrizione e malnutrizione; progetti in ambito sociale, anche nei Paesi del Terzo Mondo. “L’associazione nasce perché se da una parte il fenomeno della malnutrizione è in crescita, sono ancora insufficienti le strutture di dietetica e nutrizione operanti in Italia, basti pensare che trattiamo solo il 10% degli obesi. Abbiamo quindi creato una rete di collaboratori che unisce medici ed operatori sanitari impegnati nel campo della nutrizione clinica – ha spiegato Michela Barichella, promotrice e Presidente di “Brain and Malnutrition”, responsabile Dietetica e Nutrizione Clinica Icp di Milano – con più di cinquanta esperti e referenti per patologia e per area, distribuiti su tutto il territorio italiano. In questo network, destinato a crescere, sono presenti anche personalità di rilievo nazionale ed internazionale. Abbiamo creato un sito web che favorisce l’interazione tra esperti, medici e strutture che si occupano di nutrizione. L’impegno maggiore dell’Associazione è quello sociale. Per esempio siamo già mobilitati per sostenere la rimborsabilità degli alimenti aproteici ai pazienti affetti da Parkinson, prodotti per la disfagia e per tutti quei supporti dietoterapici che aiutano le persone svantaggiate, fragili e malnutrite che non vogliono o non possono nutrirsi”. L’approccio metodologico di “Brain and Malnutrition” è caratterizzato dallo studio della relazione causale tra le attività neurologiche e le patologie derivanti dalla malnutrizione, come ha spiegato Gianni Pezzoli, Presidente scientifico di “Brain and Malnutrition”, Presidente Associazione Italiana Parkinsoniani e Presidente della Fondazione Grigioni, Fondazione che da sempre sostiene la ricerca in campo nutrizionale nella Malattia di Parkinson: “Tutto parte dal cervello. Il cervello è responsabile della regolazione di tutte le funzioni dell’organismo umano e si occupa anche del controllo degli impulsi tramite l’azione di molecole (neurotrasmettitori) come la serotonina e la dopamina. Quest’ultima è coinvolta nel controllo degli impulsi e nei meccanismi di regolazione di fame e sazietà. La sua l’attività si riduce nei pazienti affetti da Malattia di Parkinson. Se presente nel cervello in quantità eccessive, la dopamina può aumentare il senso di fame ed causare un aumento importante dell’ingestione di cibo”. “Nel Parkinson – ha sottolineato Pezzoli - abbiamo notato che, in alcuni pazienti che assumono farmaci in grado di aumentare l’attività della dopamina, si possono osservare comportamenti in cui vi è uno scarso controllo degli impulsi, come un aumento del senso di fame difficile da controllare, ma anche l’iperattività sessuale, passione per il gioco d’azzardo, per lo shopping compulsivo ed altro. Siamo convinti che le patologie derivanti da una cattiva nutrizione abbiano una radice da ricercare a livello cerebrale e che vadano quindi analizzate le emozioni in eccesso e le compulsioni che portano alla malnutrizione”. Il portale di “Brain and Malnutrition” ( www.Bm-association.it ) sarà uno strumento fondamentale per coordinare le attività: qui sarà possibile trovare news, progetti, studi relativi alle varie patologie correlate alla malnutrizione, un’area formazione ed un’area riservata ai medici. “In quest’area del sito sarà possibile scaricare materiale didattico di grande utilità per il trattamento di molte patologie come slides, pubblicazioni e indicazioni dietetiche – ha precisato Emanuele Cereda, Responsabile Scientifico di “Brain and Malnutrition”, medico, specialista in Scienza dell’Alimentazione, Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia - Attraverso un approccio rigorosamente scientifico di ‘evidence-based medicine’ lo scopo della nuova associazione è quello di amplificare la consapevolezza circa la dimensione del problema e le relative conseguenze sullo stato di salute. Migliorare quindi la conoscenza dei meccanismi che ne stanno alla base ed i metodi corretti per la sua identificazione permetterà di porre le basi per un appropriato trattamento del problema. È da questo percorso che nasce e procede la ‘good clinical practice”. Sulle due facce della malnutrizione nei Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo Benvenuto Cestaro, Presidente Onorario di “Brain and Malnutrition”, Direttore per molti anni della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione dell’Università degli Studi di Milano, ha dichiarato: “Nei Paesi in via di sviluppo vi è una prevalenza importante della malnutrizione, che provoca un alto tasso di mortalità (soprattutto infantile) e rende più difficile da curare tutte le patologie, soprattutto quelle di tipo infettivo. Al contrario, in Occidente gli eccessi alimentari concorrono a provocare un’aumentata incidenza di diabete, patologie vascolari ed obesità, che rappresentano alcune tra le principali cause di morte in queste aree geografiche. Per questo, combattere la malnutrizione è un obiettivo di fondamentale importanza per la salute umana”.  
   
   
“EPILESSIA: PIENA CITTADINANZA!” SABATO 3 DICEMBRE A VITTORIO VENETO GIORNATA DI STUDI SU EPILESSIA E INCLUSIONE SOCIALE  
 
Padova, 1 dicembre 2011 - Costruire un “Percorso Epilessia”, omogeneo su tutto il territorio della Regione del Veneto a sostegno di un percorso di cura ed inclusione sociale delle persone con epilessia e delle loro famiglile. Questo uno degli obiettivi del convegno “Epilessia: piena cittadinanza!” organizzato sabato 3 dicembre alle ore 9.30 al Teatro Da Ponte di Vittorio Veneto (Tv), dall´onorevole Giancarlo Scottà a nome del Gruppo Eld (Europa della Libertà e della Democrazia) del Parlamento Europeo, con il patrocinio della Regione Veneto, Città di Vittorio Veneto, Aice (Associazione Italiana Contro l’Epilessia) Veneto Onlus e Lice (Lega Italiana Contro l’Epilessia) Sezione Veneto. La mattinata dei lavori vuole fare il punto sia sulla situazione medica e sociale dell’ epilessia nella Regione, a fronte degli oltre 35.000 cittadini veneti che ne sono affetti, sia affrontare i bisogni che emergono dal territorio a fronte di quelle che sono le attuali esperienze europee e le buone pratiche messe in campo. All’introduzione dei lavori da parte dell’ On. Giancarlo Scottà, e al saluto del Sindaco di Vittorio Veneto Gianantonio Da Re, farà seguito il primo intervento della giornata condotto dal Direttore Generale dell’ Ulss7 Angelo Del Favero sulle nuove sfide rappresentate dalla disabilità. L’onere di introdurre il “problema epilessia” dal punto di vista medico spetterà al Prof. Bernardo Dalla Bernardina, titolare della cattedra di Neuropsichiatria Infantile presso l’Università degli Studi di Verona, che terrà una relazione dal tema “Le Epilessie: diagnosi e terapia, a che punto siamo? E... Quali obiettivi per la ricerca?”. L’epilessia, tuttavia, è ben lungi dall’essere solamente una questione medica. Riconosciuta come “malattia sociale” dal 1965 interessa direttamente tra lo 0,5 e l’1 per cento della popolazione italiana, oltre 300.000 cittadini con 25.000 nuovi casi l’anno. Ai traguardi raggiunti e ai bisogni per l’inclusione sociale sarà dedicato l’intervento del Dott. Giovanni Battista Pesce, Segretario Nazionale dell’Associazione Italiana contro l’Epilessia. La seconda parte della giornata vedrà una tavola rotonda cui parteciperanno la Dott.ssa Elena Gaio - Presidente Aice Veneto, la Dott.ssa Marilena Vecchi - Coordinatrice Lice Veneto, Luca Coletto - Assessore alla Sanità Regione Veneto e l’Onorevole Francesca Martini – già Sottosegretario del Ministero alla Salute. Il tema affrontato riguarderà i bisogni del territorio della Regione Veneto affrontati in una prospettiva Europea. Sarà oggetto di discussione anche la proposta, avanzata congiuntamente da Aice e Lice, di istituire un gruppo di lavoro in seno alla Regione Veneto per individuare quel comune “Percorso epilessia” che attraverso una costante attività di monitoraggio e sostegno delle realtà territoriali- sanitarie e sociali- garantisca la definizione e la promozione di livelli essenziali omogenei di presa cura sul territorio regionale, al fine di garantire la piena cittadinanza alle persone affette da epilessia. Epilessia: piena cittadinanza! Vittorio Veneto, Teatro Da Ponte, Via Martiri della Libertà, 3 dicembre 2011, ore 9.30. Programma dei Lavori: ore 9.30: On. Giancarlo Scottà - Gruppo Eld del Parlamento Europeo. Presentazione del tema “Epilessia: Piena Cittadinanza!”. Cosa si sta facendo in Europa per questo. Ore 10.00: Dir. Gen. Ulss7 Angelo Del Favero. Le nuove sfide delle disabilità. Ore 10.20: Prof. Bernardo Dalla Bernardina - Cattedra di Neuropsichiatria Infantile Università degli Studi di Verona. Le Epilessie: diagnosi e terapia, a che punto siamo? E... Quali obiettivi per la ricerca? ore 10.50: Dott. Giovanni Battista Pesce - Segr. Naz. Aice. Le persone con epilessia: traguardi e bisogni per l’inclusione. Sociale in Europa, Italia e Regioni. Pausa caffè. Ore 11.30: I bisogni del territorio in una prospettiva Europea - Tavola rotonda: Dott.ssa Elena Gaio - Presidente Aice Veneto, Dott.ssa Marilena Vecchi - Coordinatrice Lice Veneto, Ass.re Luca Coletto - Assessorato alla Sanità Regione Veneto, On. Francesca Martini – già Sottosegretario Ministero alla Salute, ore 12.30: La parola a tutti noi... Coordina e chiude i lavori l’On. Giancarlo Scottà. Aice Veneto Onlus c/o Dipartimento di Pediatria Via Giustiniani, 3 Padova assaice.Padova@libero.it  assaiceveneto@libero.It    
   
   
TRENTINO, PREVENZIONE MALATTIE CRONICHE: DATI PASSI 2007/2010 SARANNO PRESENTATI NEL CORSO DELLA CONFERENZA NAZIONALE HPH DI LEVICO TERME  
 
Trento, 1 dicembre 2011 - In occasione della Xiv Conferenza nazionale della rete Hph (Health Promoting Hospitals – Rete degli ospedali per la promozione della salute), che si svolgerà l’1 e il 2 dicembre a Levico Terme, l’Osservatorio per la salute della Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con il Dipartimento di prevenzione dell’Apss, ha preparato un documento sintetico che riassume i dati raccolti in Trentino dal sistema di monitoraggio Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) nel periodo 2007-2010, relativi all’attività di prevenzione delle malattie croniche attraverso la promozione di sani stili di vita da parte del personale medico e paramedico. Ecco una sintesi dei risultati. Le malattie croniche come l’infarto, l’ictus e i tumori rappresentano le cause più frequenti di morte in Europa, in Italia e in Trentino. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, solo pochi fattori di rischio sono responsabili dello sviluppo della maggioranza delle malattie croniche. Si tratta di fattori di rischio modificabili come l’ipertensione, il fumo di tabacco, l’eccessivo consumo di alcol, l’ipercolesterolemia, la cattiva alimentazione, l’eccesso ponderale e la sedentarietà. In altre parole, intervenendo sugli stili di vita è possibile ridurre, ritardare o alleviare la maggior parte delle malattie croniche. L’interesse dei sanitari trentini per la promozione di stili di vita salutari nell’ambito della loro attività: è relativamente alto in molti ambiti di salute (il 79% degli ipertesi riceve il consiglio di ridurre il sale nella dieta, l’85% degli ipercolesterolemici riceve il consiglio di ridurre il consumo di carne e latticini, oltre un terzo della popolazione riceve il consiglio di praticare attività fisica e la maggioranza delle donne riceve il consiglio di sottoporsi agli esami di screening); risulta maggiore rispetto a quello dei medici di altre regioni italiane; è abbastanza omogeneo sull’intero territorio provinciale; ha la tendenza ad aumentare nel tempo in alcuni ambiti (attività fisica, fumo). I consigli per l’adozione di uno stile di vita sano sono rivolti più frequentemente alle persone che già presentano qualche fattore di rischio (per esempio ipertensione, elevati livelli di colesterolo, eccesso ponderale). Occorre estendere maggiormente questo approccio visto che: solo poco più della metà dei fumatori riceve il consiglio di smettere; nemmeno la metà delle persone in sovrappeso riceve il consiglio di dimagrire; solo pochissimi bevitori a rischio ricevono il consiglio di bere meno; solo 1 assistito su 20 viene informato sul suo rischio cardiovascolare. Parallelamente, è necessario estendere l’attenzione anche alle persone in buona salute e senza apparenti fattori di rischio per sostenerle nel mantenimento/rafforzamento del proprio stile di vita, senza aspettare che i problemi di salute si manifestino. In questo modo si potrebbe sfruttare appieno la grande potenzialità, in termini di prevenzione e promozione della salute, data dall’attività dei sanitari che lavorano in un ambito clinico (ospedaliero o territoriale). Ne deriverebbe non solo un guadagno di salute della popolazione, ma anche un miglioramento del rapporto tra medico e paziente. Fondamentale per rafforzare l’attività degli operatori sanitari è l’integrazione con interventi di comunità promossi e sostenuti, oltre che dalla sanità pubblica, da altri attori in grado di agire sul contesto ambientale e sociale di vita e di lavoro. L’obiettivo è quello di rendere la scelta salutare la scelta più facile e sostenibile. Questo approccio è delineato nel programma ministeriale «Guadagnare salute», al quale la Provincia di Trento aderisce e ispira i progetti del Piano provinciale della prevenzione 2010-2012. Il documento allegato è scaricabile anche dal sito dell’Apss al link: http://www.Apss.tn.it/public/allegati/doc_643043_0.pdf    
   
   
ONLINE LA MARATONA DEL CIELO 2011  
 
Aprica, 1 dicembre 2011 - È online il fantastico video della fantastica edizione 2011 della Skymarathon Sentiero 4 Luglio. Basta fare click su http://www.Apricaonline.com/it/video/sky-marathon-2011