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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Febbraio 2015
NO ALLO SPLIT PAYMENT ANCE SALERNO IN CAMPO  
 
 Salerno, 12 febbraio 2015 - Ance Salerno partecipa attivamente alla protesta nazionale dei costruttori edili contro la norma varata dalla legge di stabilità che obbliga le pubbliche amministrazioni a non pagare più l’Iva alle imprese, ma direttamente all’Erario. Attraverso una petizione on line “No allo split payment”, reperibile sul sito www.Ance.it  verranno raccolte firme delle aziende che lavorano con la pubblica amministrazione e che, con lo split payment, si vedranno togliere una liquidità fondamentale per la propria sopravvivenza. «La territoriale salernitana ha deciso di svolgere un ruolo attivo ed energico in questa campagna di protesta - dichiara il presidente di Ance Salerno, Antonio Lombardi - deliberata dall’Ance nazionale nell’ultimo Comitato di presidenza, cui ho avuto modo di partecipare e che ha accolto la mia proposta di chiedere lo stato di crisi per il comparto delle costruzioni. Non possiamo accettare che per colpire chi evade, vengano punite le imprese oneste che, con questo provvedimento, dovranno sobbarcarsi immani problemi di liquidità, dovendo aggiungere ai già consistenti crediti con la pubblica amministrazione, anche i crediti con l’erario legati all’Iva. È paradossale che lo Stato applichi una presunzione di colpevolezza nei confronti di tutte le imprese, quando è il primo a non rispettare le regole». Il provvedimento, secondo Ance Salerno, finirà per aggravare ulteriormente la vessazione fiscale «che ha già raggiunto – conclude il presidente Lombardi - livelli tali da pregiudicare la sopravvivenza stessa di molte aziende, soprattutto nel Mezzogiorno».  
   
   
IL CATASTO TRENTINO VA IN ROMANIA  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - Avviare una collaborazione permanente fra Trentino e Romania per la creazione di un centro d´eccellenza a livello europeo su temi legati al territorio, con particolare attenzione per le tematiche relative al Catasto: questo lo scopo del progetto Centiric - Centre for Excellence in Territorial management and Cadastre, promosso da Provincia autonoma di Trento (Servizio Catasto), Trilogis srl e Fbk, un´iniziativa che ha ottenuto l´approvazione e il finanziamento dalla Commissione Europea. Il progetto, convintamente appoggiato dall’assessore Carlo Daldoss, prevede un finanziamento in due fasi. Obiettivo della prima fase, della durata di un anno e che può contare su un budget di circa 500.000 euro con un finanziamento al 100% dei costi, sarà la definizione di un business plan per la creazione di un centro di eccellenza europeo, agevolato dall´avvio di una cooperazione attiva tra il catasto rumeno ed il catasto trentino, tra Fbk e l´omologo rumeno con il coinvolgimento della Trilogis, un´azienda trentina ad elevato contenuto tecnologico ed un´azienda rumena, Urbasofia, già partner nel contesto di progetti Europei in essere. Il partnerariato include inoltre un´azienda tedesca, la Ini-novation Gmgh, specializzata in trasferimento tecnologico, il Technoport, il parco tecnologico del Lussemburgo, e l´Università di Leuven (Belgio). Infine, il progetto prevede il coinvolgimento di un´agenzia dell´Unece, la Commissione economica per l´Europa delle Nazioni Unite con sede a Ginevra. Durante la prima fase di progetto, i partner trentini dovranno avviare un processo conoscitivo e di analisi per definire i dettagli (tecnici, strategici ecc.) relativi alla fase 2 del progetto, durante la quale si avvierà il centro d´eccellenza. Le attività previste per il Servizio Catasto in questa fase sono di analisi dello stato dell´arte del catasto rumeno (livello di sviluppo, riferimenti normativi, implicazioni operative, ecc.) e supporto all´individuazione di elementi tecnologici "strategici" per il catasto rumeno. Al completamento della “fase 1”, il business plan sarà ammesso alla selezione prevista dalla “fase 2”, durante la quale verrà appunto realizzato il centro di eccellenza. Questa seconda fase prevede una durata di 5-7 anni per un budget dell´ordine dei 15-20 milioni di Euro. Il centro di eccellenza potrà essere utilizzato come laboratorio per nuove tecnologie di interesse per il territorio trentino, che potrebbe beneficiare delle buone pratiche validate dalle attività del centro applicandole nel contesto provinciale. Inoltre, il centro di eccellenza diventerebbe un catalizzatore di nuove risorse economiche, attraverso l´avvio di progetti scientifici e di innovazione nelle tematiche di riferimento, tutte di elevato interesse strategico per gli attori trentini coinvolti.  
   
   
ACCELERAZIONE SPESA, DA GIUNTA CAMPANIA 11 MILIONI DI EURO. FINANZIATI 12 PROGETTI  
 
Napoli, 12 febbraio 2015 - "Sono stati pubblicati sull´ultimo Bollettino ufficiale della Regione Campania dodici nuovi decreti del direttore generale dei Lavori pubblici con cui si finanziano altrettanti progetti, per un valore complessivo di 11,2 milioni di euro, attraverso le misure di accelerazione della spesa introdotte dalla Giunta Caldoro." Lo rende noto l´assessore regionale alle Opere pubbliche e alla Protezione civile Edoardo Cosenza. "Quattro di questi, per un valore di 2 milioni 450mila euro, servono a mettere in sicurezza alcune strade provinciali di Salerno interessate dal rischio frana. "Si tratta di interventi che rientrano nello specifico protocollo d´intesa firmato tra Regione e Provincia di Salerno per il finanziamento di interventi urgenti di protezione civile. I decreti pubblicati sull´ultimo Burc, in particolare, riguardano lavori di messa in sicurezza, ripristino e consolidamento a seguito di movimenti franosi della Strada provinciale 48A tra Pollica e Pioppi; della Strada provinciale 16 nel comune di Torraca; della Strada provinciale 381 nel comune di Laviano; della Strada provinciale 257 tra Pisciotta, Rodio e Cesareo nonché della sede stradale tra i comuni di Corleto Monforte e Sacco. "Tra gli altri interventi ammessi a finanziamento, spiccano i lavori di ampliamento in sopraelevazione ed adeguamento antisismico dell´edificio comunale di via Amendola a Parete (Caserta) per la realizzazione di infrastrutture strategiche di servizio necessarie al potenziamento e allo sviluppo di piccola impresa; il consolidamento e messa in sicurezza di Palazzo Pigna, nonché il completamento funzionale delle infrastrutture dell´area Pip in località Vandra nel comune casertano di Rocca D´evandro, da destinare a centro di emergenza, accoglienza e soccorso; l´adeguamento statico e funzionale dell´ex caserma forestale per la realizzazione di un museo civico di accoglienza del turismo nel comune di Castelpagano (Benevento); la realizzazione del Parco turistico delle sorgenti nel comune di Controne (Salerno); la creazione di una stazione ecologica a Melito di Napoli; i lavori di recupero e restauro del convento di San Francesco nel comune di Santa Marina (Sa). "La Giunta Caldoro prosegue nella straordinaria azione di accelerazione della spesa: grazie alla pubblicazione dei decreti, che si aggiungono ai tanti altri già finanziati dalla Regione, i soggetti beneficiari potranno far partire subito le opere", conclude Cosenza.  
   
   
LOMBARDIA FONDO COMUNI CONFINANTI: 13 MILIONI PER OPERE PUBBLICHE  
 
Roma, 12 febbraio 2015 - "Tra i punti all´ordine del giorno abbiamo approvato l´avviso pubblico per la presentazione dei progetti dei Comuni, a valere sulle annualità 2013 e 2014. Ogni Comune potrà presentare fino a 2 progetti dell´importo massimo di 500.000 euro ciascuno, oppure un unico progetto, anche a valenza pluriennale, del valore massimo di 1 milione di Euro". Lo fa sapere il sottosegretario di Regione Lombardia ai Rapporti con il Consiglio regionale, Politiche per la Montagna, Macroregione alpina (Eusalp), Quattro motori per l´Europa e Programmazione negoziata Ugo Parolo, al termine della seduta del Comitato per la Gestione del Fondo Comuni Confinanti, che si è riunito a Roma. Risorse Importanti - "Si tratta di risorse importanti per i Comuni - spiega il sottosegretario - 13 milioni di euro in totale, destinati direttamente alle opere pubbliche dei Comuni con un meccanismo finanziario che permetterà, di fatto, di essere escluse dai vincoli del Patto di stabilità dei Comuni stessi". Promuovere Crescita Sociale Ed Economica Dei Territori - "I progetti che si intendono finanziare - spiega Parolo - sono atti per promuovere la crescita sociale ed economica dei territori, mediante l´incremento o riqualificazione della dotazione infrastrutturale, ambientale, socio-assistenziale, educativa o culturale, oppure mediante progetti che migliorino l´offerta abitativa, quella relativa al trasporto pubblico locale, alla Banda larga, allo sviluppo turistico e agricolo". Termini - I progetti potranno essere presentati dal 15 aprile al 1 giugno 2015 e la graduatoria finale sarà approvata entro il 31 luglio.  
   
   
IFIIT MONTHLY REPORT INDICE IFIIT DEL MESE FEBBRAIO 2015  
 
Milano, 12 febbraio 2015 - Quadro di sintesi dei dati rilevati nel mese. La propensione della base imprenditoriale ad investire in strumenti e soluzioni legate all’innovazione tecnologica comincia a mostrare segnali di ripresa. Anche se debolmente, l’Indice Ifiit torna a risalire e raggiunge quota 33,60 punti rispetto ai 32,80 del mese precedente. Si tratta di uno scatto morbido, ma abbastanza significativo dopo un anno piuttosto inconcludente. La base produttiva concorda sulla possibilità che l’economia europea e nazionale possa trovarsi alla vigilia di una ripresa grazie all’avvio di un nuovo ciclo, anche se il quadro internazionale permane incerto soprattutto per questioni geo-politiche. Il consolidamento della ripresa negli Stati Uniti in un quadro di tenuta della crescita mondiale e dei consumi asiatici, il minor costo delle materie prime e il piano di alleggerimento monetario avviato dalla Banca Centrale Europea sono i principali elementi su cui si basano le ragioni che inducono all’ottimismo. La vera sfida, secondo una parte del mondo produttivo, è costituita dai consumi interni, che potrebbero non riprendersi a breve, con l’effetto di costringere gli operatori stessi a ridurre al massimo i rischi degli investimenti e a considerare scenari solo su periodi a medio e a lungo termine (vedi approfondimento). I settori che in questa fase congiunturale segnalano i più alti livelli di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica sono: le macchine utensili, la meccanica fine, la sicurezza, la domotica e il farmaceutico. Stabili i comparti della moda e dell’abbigliamento, il bancario-assicurativo, i servizi di telecomunicazione. Restano al di sotto della media i livelli di fiducia nel commercio al dettaglio, nell’edilizia (in risalita però quest’ultima rispetto ai mesi precedenti) e nelle attività legate alle microimprese, alle attività artigianali e professionali. Il 74% degli intervistati sostiene che il nostro Paese mantiene alto il gap di competitività digitale con gli altri Paesi più industrializzati. Il freno a mano delle banche e l’acceleratore sociale- Nell’ultima fase dell’anno 2014 le principali banche italiane hanno manifestato una grande cautela nell’erogazione di credito. I prestiti da parte degli istituti hanno subito una flessione che solo in parte si spiega con la presenza di una domanda debole e altalenante. Alcuni osservatori, come Prometeia e Scenari Economici, hanno sottolineato con diverse sfumature che l’esito del Comprehensive Assessment non è stato favorevole al sistema bancario italiano, impedendone – più che favorendone – l’allargamento del dinamismo del credito. Si consideri che l’attività di monitoraggio della Banca Centrale Europea sui 15 gruppi bancari che da novembre sono passati sotto la vigilanza dell’Eurotower di Francoforte (con la procedura denominata Srep: Supervision Review and Evaluation Process) sembra orientata alla richiesta di requisiti ancora più stringenti dal punto di vista patrimoniale, con l’effetto di calamitare capitali e risorse all’interno degli istituti stessi. A ciò si aggiunga che il decreto sulla riforma delle banche popolari messo a punto a metà gennaio 2015 indurrà i dieci istituti interessati a ripensare il loro modello organizzativo, a tagliare i costi, a ripensare le strategie e, soprattutto, a valutare gli indici di patrimonializzazione prima di operare ogni altra scelta. In questo quadro, nonostante la presenza del Quantitative easing annunciato dal presidente della Bce Mario Draghi lo scorso 22 gennaio, è altamente probabile che agli sportelli dei più grandi gruppi bancari il livello della prudenza sarà innalzato, con una possibile restrizione del credito sul breve periodo (le sofferenze bancarie nel frattempo sono salite a circa 180 miliardi di euro). La domanda di beni di investimento da parte delle imprese dovrà attendere ancora un po’ e sarà inevitabilmente più agganciata ai segnali della ripresa internazionale, al recupero dei profitti, al consolidamento della politica monetaria espansiva da parte della Bce e agli effetti di questi fattori sulla ripresa dei consumi. Diversi istituti di ricerca come Ref, Prometeia e Centro Studi Confindustria hanno stimato che sono almeno 12 – 13 i miliardi di euro che le famiglie italiane si ritroveranno in portafoglio nel 2015 a seguito del calo dei prezzi (energetici e generalizzati). Un reddito disponibile che in parte sarà destinato al risparmio (i timori legati al futuro restano ancora alti) e in parte sarà destinato all’acquisizione di beni durevoli (auto, casa, etc.). E’ dunque auspicabile che tutto ciò si traduca in un potenziale rilancio della spesa per consumi che potrebbe ossigenare una parte delle imprese. In questo scenario è possibile che gli operatori industriali possano irrobustire la propensione agli investimenti e alla messa in atto di piani di intervento organizzativo e produttivo a partire dalla metà dell’anno, in concomitanza con fattori congiunturali e istituzionali (applicazione Dl Competitività, nuova legge Sabatini, fondo di garanzia per Pmi, sgravi fiscali, oltre al pagamento dei debiti commerciali pregressi il cui valore ammonterebbe ad almeno 50 miliardi di euro, secondo Prometeia). Questo clima è condiviso da una parte degli intervistati del campione di Ifiit, che al momento non segnala una forte propensione ad investire, ma che si riserva di prendere in considerazione progetti di sviluppo tra qualche mese, non appena le condizioni appaiano più sicure.  
   
   
ANGELI ANTI BUROCRAZIA, MARONI: A GIUGNO VALUTIAMO RISULTATI  
 
Como, 12 febbraio 2015 - "Come Regione Lombardia vogliamo essere davvero lo Sportello Unico nei confronti delle imprese, le imprese devono venire da noi, da un unico interlocutore, poi dobbiamo essere noi ad avere dietro tutti gli interlocutori del Pubblico, per evitare all´imprenditore di doversi rivolgere a 5 o 6 sportelli diversi per una sola pratica". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo, a Como, all´incontro ´Gli Angeli Anti Burocrazia - Un nuovo strumento a sostegno delle imprese´. "A questo servono gli ´Angeli anti burocrazia´ - ha spiegato il presidente -, che andranno in giro sul territorio, andranno loro direttamente dagli imprenditori, ascolteranno le esigenze e a loro volta avranno poi un unico interlocutore in Regione". Scopo Accorciare Tempi E Capire Dove Intervenire - "Il nostro scopo è accorciare i tempi per le imprese - ha aggiunto Maroni -. Ma non solo. Ci interessa anche capire quali sono le questioni burocratiche più diffuse e più numerose su cui occorre intervenire. Per cui gli ´angeli´, che sono le nostre sentinelle sul territorio, hanno anche lo scopo, venendo dal territorio, di informarci su quali sono le questioni più rilevanti, quelle che comportano maggiori costi e ritardi, quali sono le procedure da migliorare. E su quali sono le buone pratiche che possiamo adottare o estendere. Voglio che la Regione attraverso gli ´Angeli´ vada a risolvere i problemi che ogni giorno incontrano le nostre imprese nei rapporti con la burocrazia". Sperimentazione In Corso In Tutta La Lombardia - "Siamo già partiti con questa sperimentazione in tutte le province - ha rimarcato Maroni - e, a giugno, faremo una valutazione per vedere i risultati raggiunti, per verificare quali sono, provincia su provincia, le esigenze e le criticità emerse, tenendo conto del fatto che ogni provincia ha una sua specificità e che i problemi delle industrie di Como, per esempio, per via della vicinanza con il Canton Ticino, possono essere diversi da quelli delle imprese di Milano o di Mantova. Se l´operazione funziona, bene, altrimenti vedremo quali correzioni vanno fatte. Se vedremo che questa operazione funziona, che per esempio questi 30 Angeli anti burocrazia hanno abbattuto del 10 per cento i tempi e i costi della burocrazia, allora possiamo pensare di aumentare il numero di questi ´angeli´, perché il nostro obiettivo è questo, dare un aiuto concreto alle imprese eliminando costi e tempi provocati dall´eccessiva burocrazia". "Questa non è un´operazione di immagine - ha concluso Maroni, - ma un´operazione molto concreta per aiutare le nostre imprese con un aiuto concreto".  
   
   
ANGELI ANTI BUROCRAZIA, ASSESSORE LOMBARDIA: AIUTO A IMPRESE NELLA QUOTIDIANITÀ  
 
Como, 12 febbraio 2015 - "Regione Lombardia vuole essere sempre più vicina alle proprie imprese e ai propri imprenditori. Gli ´Angeli anti burocrazia´ sono uno strumento ulteriore a loro disposizione in via sperimentale. Il loro compito sarà quello di ascoltare, raccogliere le domande e le criticità e individuare le soluzioni pratiche, anche cercando di valutare se le Misure che Regione Lombardia ha promosso e messo in campo siano davvero efficaci e rispondano ai bisogni delle imprese". Lo ha detto l´assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione Mario Melazzini, intervenendo, presso la sede della Camera di Commercio di Como, insieme al presidente Roberto Maroni, all´incontro ´Gli Angeli Anti Burocrazia - Un nuovo strumento a sostegno delle imprese´. Chi Sono - Gli ´Angeli anti burocrazia´ sono 30 giovani neolaureati, entrati in servizio lo scorso 7 gennaio (2 per ogni provincia, 1 a Sondrio e il resto a Milano), selezionati da Regione Lombardia con un bando realizzato in collaborazione con Unioncamere, che sono a disposizione delle imprese, per aiutarle a superare tutti gli ostacoli che si trovano a fronteggiare quotidianamente nei rapporti con le Pubbliche amministrazioni. Cattiva Burocrazia Da Abolire - "Noi vorremmo - ha aggiunto l´assessore - che tutto ciò che è cattiva burocrazia sparisse. Non possiamo permetterci che i nostri imprenditori debbano ´buttare´ 40 giorni all´anno per dedicarsi alla burocrazia, impegnando i propri dipendenti per altri 28 giorni". Il Percorso - "Grazie alla Legge 11 ´Impresa Lombardia´ - ha aggiunto Melazzini - approvata esattamente un anno fa, abbiamo aperto diversi percorsi di sostegno alle imprese e di semplificazione. In questo contesto abbiamo coinvolto il professor Sapelli, che ha coordinato un gruppo di lavoro dedicato specificamente alla semplificazione per facilitare i nostri imprenditori nella quotidianità. In pochi mesi è stato dunque elaborato e poi realizzato il progetto degli ´Angeli anti burocrazia´. Se, al termine dell´anno di sperimentazione, vedremo che il servizio avrà funzionato, lo replicheremo e implementeremo". I Progetti Per Como - I due ´Angeli anti burocrazia´ in servizio a Como sono Cecilia Somaschi e Veronica Tedeschi. "Tra le altre attività - ha spiegato Melazzini - si occuperanno di due progetti specifici, legati alle esigenze del territorio". Il primo riguarda le imprese tessili, che hanno un peso rilevante nell´economia comasca. L´obiettivo è quello di semplificare le procedure e gli adempimenti sostenuti dalle Micro e piccole medie imprese di questo settore nei loro rapporti quotidiani con la Pubblica amministrazione. Il secondo progetto riguarda la tematica ambientale. L´obiettivo è di individuare le criticità che le Micro, medie e piccole imprese riscontrano nell´adempimento delle procedure in materia ambientale, facendo particolare riferimento alle complessità dell´Aua (autorizzazione unica ambientale) e alla gestione dei rifiuti, identificando di conseguenza ipotesi di semplificazione burocratica degli adempimenti connessi. Numero Verde - "Dal 27 gennaio - ha aggiunto l´assessore - gli imprenditori possono chiedere il supporto specifico degli ´Angeli anti burocrazia´ attraverso il Numero verde unico di Regione Lombardia (800.318.318), gratuito e attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 21 e il sabato dalle 8 alle 20". I Partecipanti - All´incontro sono intervenuti, tra gli altri, Marco Galimberti (vice presidente della Camera di Commercio di Como) e alcuni imprenditori, che hanno portato la propria testimonianza.  
   
   
ISTAT: IN TRENTINO BENE L´OCCUPAZIONE, TIENE IL PIL  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - Bene l´occupazione in Trentino (+1,3%) e nel confinante Alto Adige, unici territori assieme alla Lombardia ad avere registrato una crescita nel periodo 2011-2013; bene anche il Pil pro capite, che vede il Trentino posizionarsi al quarto posto in Italia (33,6 mila euro contro una media italiana di 26,7); bene infine la spesa per consumi, la terza più alta d´Italia, appena dietro la valle d´Aosta e l´Alto Adige, e davanti ad Emilia Romagna e Lombardia. Sono questi alcuni dei dati dell´Istituto nazionale di statistica, relativi ai conti economici territoriali, diffusi nel nuovo report, riguardante il periodo 2011-2013 ed analizzati questa mattina dal presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi e dal vice presidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi. "Questo nuovo rapporto - osservano Rossi e Olivi - conferma ciò che già sapevamo: in Trentino non esiste un problema occupazione paragonabile a quello che sta affrontando gran parte dell´Italia, nonostante la crisi industriale si sia fatta sentire anche qui e nonostante le difficoltà che incontrano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro". "Sul piano delle politiche del lavoro - precisa inoltre Olivi - cominciano a dare frutto gli sforzi profusi in questi anni anche in termini di soluzioni innovative che stanno producendo un sostanziale miglioramento delle performance trentine". " Ma il rapporto - commenta ancora il presidente Rossi - è al tempo stesso uno sprone. Se è vero che stiamo bene, è altrettanto vero che dobbiamo correre di più, migliorare sul valore aggiunto (siamo a metà classifica), il che significa aumentare la produttività". I settori che hanno favorito una crescita occupazionale nel periodo considerato sono soprattutto quelli dei servizi finanziari, immobiliari, professionali e del commercio, il turismo. I primi dati, relativi al periodo 2011-2013, diffusi dall´Istat nel suo report sui conti economici territoriali, coerenti con le stime nazionali pubblicate a settembre 2014, recepiscono anche per le regioni le innovazioni del Sec 2010 (Sistema europeo dei conti nazionali, basato su una nuova metodologia di calcolo Onu) e quelle derivanti da miglioramenti nei metodi di calcolo e nelle fonti. La nuova metodologia per il calcolo degli aggregati macroeconomici ha permesso di far emergere stime migliori relative al Trentino di circa un 8,7%; in termini concreti, per il 2011, si è passati da un pil di 16.400.000 euro circa a un pil di 17.800.000. Insomma, la nuova metodologia di calcolo ci fa un po´ più ricchi: è successo anche a livello italiano, ma con una crescita pari al 3,7%. I dati mostrano in sintesi un´Italia a due velocità. Nel 2013 il Pil per abitante, a prezzi correnti, risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-ovest, a 31,4 mila euro nel Nord-est e a 29,4 mila euro nel Centro. Il Mezzogiorno, con un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta un differenziale negativo molto ampio. Il suo livello è inferiore del 45,8% a quello del Centro-nord. Il Trentino si distingue per un Pil pro capite elevato, superiore alla media italiana, Nel 2013 è stimata una crescita dell’1,1% rispetto all’anno precedente; a livello nazionale si registra, invece, ancora una diminuzione dell’1,1%. La distanza del Trentino dall’Italia è di circa 7.000 euro per abitante. Anche per la spesa per consumi finali della famiglie per abitante (20.500 euro) riflette l’ottima posizione del Pil per abitante. Valori migliori del Trentino si hanno solo in valle d’Aosta e Alto Adige. In Italia il medesimo dato è pari, nel 2013, a 16.300 euro. Nel 2013 in Trentino il valore aggiunto a prezzi correnti è pari a 16.442 milioni di euro, in crescita dell’1,8% rispetto al 2012 diversamente dalla dinamica nazionale che vede lo stesso dato ancora in diminuzione. I settori che contribuiscono maggiormente al valore aggiunto sono i servizi relativi alle attività finanziarie, assicurative, immobiliari, professionali, scientifiche e tecniche (27,6%); a seguire il commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione e servizi di informazione e comunicazione (24,1%).  
   
   
ROSSI DAVANTI A CENTO SINDACI DELLA TOSCANA: "I TAGLI AGLI UFFICI POSTALI NON PASSERANNO"  
 
Firenze 12 febbraio 2015 - "Non passeranno i tagli agli uffici postali della Toscana". Con questa frase, sottolineata dall´applauso convinto di oltre cento sindaci, il presidente della Toscana Enrico Rossi ha sintetizzato la linea della Regione di fronte al piano di ristrutturazione di Poste che prevede la chiusura di 63 uffici e la riduzione di orario di altre 37 sportelli in Toscana. Nella sala della Presidenza della Regione, dove Regione, Anci (Associazione dei Comuni) e Uncem (Unione di comuni e enti montani) avevano convocato la riunione, Rossi ha prima ascoltato gli interventi di decine di sindaci dei comuni interessati dai tagli, poi ha concluso: "Tagliare 63 uffici postali che costano pochi milioni è un atto che suona come insulto ai pensionati, agli anziani, a chi sta in montagna, a chi vive nelle parti meno accessibili ai flussi urbani. Ci batteremo insieme ai Comuni perché questo piano scellerato non passi e perché questa presenza dello Stato a garanzia di un servizio universale si mantenga. Per questo chiederemo a Poste il ritiro del Piano". La riunione odierna è servita anche a definire un piano d´azione: sin da domani, nell´ambito della Conferenza Stato-regioni, Rossi coinvolgerà nella questione gli altri presidenti di Regione (in Toscana il consiglio regionale ha già approvato una mozione sulla questione). Inoltre solleciterà un incontro al Governo (Il Ministero dell´economia detiene il 65% di Poste s.P.a.) e all´amministratore di Poste S.p.a. Caio. A questi destinatari e ai parlamentari italiani sarà inviata una lettera sottoscritta, oltreché da Rossi, dai sindaci presenti alla riunione di oggi per richiedere lo stop al Piano. Infine si costituirà un esecutivo di questo movimento contro il taglio alle poste per un aggiornamento costante sulla situazione e la definizione di altre iniziative. "La nostra – ha chiarito Rossi – non è una posizione irragionevole. In fatto di tagli la Toscana ha già dato, laddove è stato possibile tagliare lo si è già fatto nel 2012. Allora siamo anche intervenuti in via sostitutiva con i punti "Ecco fatto". Ma questa volta no: non siamo in presenza di un´azienda che ha buchi di bilancio, bensì di un´azienda che nel 2013 ha avuto oltre un miliardo di utili netto. Credo che si debba ragionare in termini di solidarietà come prevede la Costituzione per mantenere presenze fondamentali sul territorio". La riunione era stata aperta dall´intervento dei rappresentanti di Uncem e Anci che, insieme alla Regione, hanno organizzato l´incontro odierno. "Le nostre comunità non possono essere lasciate sole, senza presidi sul territorio – ha detto Sara Biagiotti, presidente dell´Anci regionale- E´ una scelta sbagliata davanti alla quale occorrono azioni incisive ". "´E´ un piano inaccettabile - ha ribadito Oreste Giurlani, presidente Uncem regionale - che colpisce tante aree montane, rurali, periferiche della Toscana interessando anche uffici che servono frazioni di 1.500, 2.000 abitanti". Numerosissimi gli interventi dei sindaci che hanno fatto presenti a Rossi i disagi del territorio. "Ci sono cittadini del mio comune, che è molto esteso, che per una raccomandata dovranno fare 40 km a andare e altrettanti a tornare" ha chiosato il sindaco di Zeri (Massa - Carrara) Enrico Pedrini. "Nel mio comune – ha sottolineato il sindaco di Barga (Lucca) Marco Bonini - si propone di chiudere due uffici postali a Castelvecchio Pascoli e Mologno in un´area dove si registra un aumento demografico e un aumento delle attività produttive". "Abbiamo già avuto una riduzione di orario nel 2012; ora per il nostro comune, 600 abitanti, 65% oltre i sessant´anni si chiede un´ulteriore riduzione: sono decisioni che allontanano i cittadini dal territorio" ha affermato il sindaco di Montemignaio Massimiliano Mugnaini. "L´ufficio che verrebbe chiuso è in una frazione che ne serviva altre quattro – ha evidenziato il sindaco di Piteglio (Pistoia) Luca Marmo. "Da noi nell´area Tavernelle, Barberino, San Casciano si chiuderebbero uffici che servono frazioni da 800 a 1.500 abitanti" ha ricordato il sindaco di Tavarnelle Val di Pesa (Firenze) David Baroncelli. "I nostri abitanti si ritroveranno l´ufficio postale a 25 km - ha detto il sindaco di Monteverdi Marittimo (Pisa) Carlo Giannoni che poi si chiede: "Se si allontanano questi servizi come fa a continuare a credere che queste realtà possano andare avanti?". Un lungo elenco di interventi come questi ha caratterizzato la riunione, prima delle conclusioni decise di Rossi: "Il taglio non passerà". E´ l´avvio di una mobilitazione che partirà subito. Il tempo stringe: il piano di Poste diverrà operativo in poco più di un mese.  
   
   
TRENTINO PRIMO IN ITALIA PER DENSITÀ DI STARTUP INNOVATIVE  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - Trento è la prima provincia in Italia per densità di startup innovative: 107 imprese ogni 10 mila società di capitali, davanti a Cagliari (41 imprese ogni 10 mila) e Torino (37 ogni 10 mila). Secondo i dati pubblicati da Infocamere e Registro delle imprese, aggiornati al 5 febbraio 2015, in Trentino si contano complessivamente 96 nuove imprese ad elevato tasso di innovazione, contro le 22 di Bolzano. Un risultato che dimostra l’ottimo lavoro svolto dal “sistema Trentino” grazie a programmi dedicati finanziati dalla Provincia autonoma di Trento, quali Seed Money-fesr e Techpeaks, agli spazi e ai servizi di accompagnamento offerti negli incubatori di Trentino Sviluppo e all’elevato livello raggiunto da università, fondazioni ed enti di ricerca presenti sul territorio. Analizzando nel dettaglio le 96 startup innovative iscritte nello speciale registro tenuto dalla Camera di commercio di Trento, si può notare che 38 sono state finanziate dal fondo Seed Money-fesr (40,6%), 9 hanno beneficiato del programma Techpeaks (9,3%), 22 sono insediate nei Business Innovation Centre (Bic) di Trentino Sviluppo (22,9%) ed in particolare nei due incubatori tematici di Progetto Manifattura (green) e Polo Meccatronica. Il Seed Money-fesr si è rivelato strumento particolarmente efficace nell’accelerare la nascita di startup di alta qualità. Dal 2009, anno di pubblicazione del primo bando, il fondo cofinanziato da Provincia di Trento, Ministero Sviluppo Economico e Unione Europea ha sostenuto 100 progetti d’impresa in settori innovativi e ad elevata tecnologia su 306 progetti ammessi a valutazione; dei 100 ammessi a finanziamento, 87 sono già diventati impresa e danno lavoro complessivamente a circa 400 persone, in gran parte giovani. Lo strumento del “Seed Money” offre agli “startupper” un finanziamento, fino a 150 mila euro a progetto, a copertura delle spese di avvio dell’impresa, come ad esempio analisi di mercato, progettazione e prototipazione, acquisizioni attrezzature, brevetti/marchi, certificazioni. Circa 11 milioni di euro complessivamente stanziati nelle tre edizioni (2009, 2011, 2013). Altri 23 progetti d’impresa sono stati finanziati dal programma Techpeaks, l’acceleratore di talenti gestito da Trento Rise in collaborazione con Trentino Sviluppo. Tra le 96 startup innovative operative in Trentino, la parte del leone la fanno le giovani imprese attive nel settore del servizi: 67 startup contro le 27 del settore industria e artigianato e le 2 del commercio. Tra i servizi, poi, ricerca scientifica, sistemi informativi, Ict e meccatronica sono gli ambiti più rappresentati.  
   
   
EX ATISALE, L´INCONTRO IN REGIONE TOSCANA CON ISTITUZIONI E AZIENDA  
 
Firenze 12 febbraio 2015 – La vicenda dell´ex Atisale di Saline di Volterra è stata al centro dell´incontro del tavolo regionale convocato dall´assessore alle attività produttive credito e lavoro Gianfranco Simoncini. Erano presenti il sindaco di Volterra Marco Buselli, un rappresentante della Provincia di Pisa e i vertici dell´azienda Atisale e della società Locatelli Saline di Volterra. L´assessore ha preso atto delle informazioni del rappresentante di Atisale sulle ragioni che hanno portato l´azienda ad aprire una una procedura di Concordato e del fatto che comunque ciò non avrà ripercussioni sulla Locatelli Saline di Volterra che oggi gestisce gli impianti. Sono stati inoltre illustruati dal nuovo management gli interventi in atto e le difficoltà in cui attualmente si trova l´azienda, in parte derivanti dai costi energetici. "Siamo consapevoli - ha concluso l´assessore - della difficoltà del percorso intrapreso dall´azienda. Per questo Regione e istituzioni rinnovano la disponibilità a mettere in campo gli strumenti necessari a favorire uno sbocco positivo della vicenda. In particolare, sulla base di proposte precise da parte di Atisale siamo disponibili ad accompagnare le aziende in un percorso di revisione della titolarità e dei contenuti delle concessioni anche tramite i settori della Regione competenti. Per la questione dell´energia a seguito di un progetto di Locatelli Saline di Volterra sono pronto a sollecitare la convocazione di un incontro presso il ministero dello sviluppo economico che sta lavorando sul tema del risparmio energetico".  
   
   
RIFORMA DEL SISTEMA CAMERALE, IL VENETO E’ GIA’ PARTITO, ORA SEMPLIFICARE ANCHE L’INTERNAZIONALIZZAZIONE NECESSARIO RIORDINARE LE STRUTTURE PER ACCOMPAGNARE 30 MILA AZIENDE VENETE ESPORTATRICI  
 
Venezia, 12 febbraio 2015 - Una riforma del sistema camerale profonda ma necessaria per snellire la burocrazia ed aumentare l’efficienza, che però non coglie impreparato il Veneto. Anzi, la regione locomotiva d’Italia, che per Pil rappresenta la terza economia nazionale, è stata la prima ad agire concretamente secondo le direttive del Governo e guarda già avanti progettando una semplificazione delle strutture per l’internazionalizzazione. Dopo l’incontro tenutosi la scorsa settimana a Roma fra i presidenti delle Camere di Commercio d’Italia col ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Maria Anna Madia, il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, in Veneto è pronta ad entrare ancor più nel vivo la "macchina" della riforma camerale. Anticipando tutti, nell’ottobre 2014 il Veneto ha visto ufficializzata dal ministero dello Sviluppo Economico – prima in Italia – la fusione delle Camere di Commercio di Venezia e Rovigo (Delta Lagunare) e a novembre ha dato il via al piano operativo per unire anche le Camere di Treviso e Belluno. Secondo i parametri fissati dal Governo – dopo il taglio progressivo del diritto camerale: 35% nel 2015, 40% nel 2016 e 50% nel 2017 –, le Camere di Commercio dovranno avere una soglia di almeno 80mila imprese e vincoli territoriali e di specificità. Da qui il piano di riforma che in Veneto prevede il passaggio da 7 a 5 Camere di Commercio: Padova, Verona, Vicenza, Venezia-rovigo e Treviso-belluno. «Ri-formarsi per non essere ri-formati - dichiara il presidente di Unioncamere del Veneto, Fernando Zilio - è l´"affermazione - stella polare" che Unioncamere ha scelto di seguire nella convinzione che il sistema camerale, proprio perché va difeso da chi vorrebbe smantellarlo per appropriarsi delle sue eccellenze, deve aggiornarsi nelle strutture e nella mentalità non rinnegando il proprio passato ma nemmeno rimanendovi ancorato quasi fosse un totem inattaccabile. In questo senso, forte dell´appoggio di Unioncamere nazionale, con lo sguardo rivolto a possibili collaborazioni anche con le Unioni delle regioni contermini e forte soprattutto dei suoi 50 anni di vita appena festeggiati, Unioncamere del Veneto sta seguendo e sostenendo il processo di adeguamento delle Camere regionali il cui contributo alla crescita, allo sviluppo, ma anche al contrasto della crisi è fuori dubbio». Il Veneto non si limiterà tuttavia a una riforma solo in "chiave interna", bensì metterà mano anche a una semplificazione dell’internazionalizzazione per accompagnare con sempre maggiori competenze le imprese all’estero. Il Veneto rappresenta la seconda regione d’Italia dopo la Lombardia per valore delle esportazioni (circa 52,7 miliardi, stima 2014), con un bacino di 29.809 aziende esportatrici: 298 rappresentate da grandi esportatori (oltre 30 milioni di euro), 652 da medi esportatori (tra 10 e 30 milioni di euro) e ben 28.859 da piccoli esportatori (sotto i 10 milioni di euro). Questi ultimi vanno accompagnati per aumentare i loro volumi d’affari all’estero. In quest’ottica, rispondendo alle richieste arrivate dal Governo al fine di snellire i servizi, è necessario pensare a una riorganizzazione e miglioramento del servizio di promozione all’estero e di accompagnamento delle aziende. «Il salto di qualità compiuto dalla nostra economia negli anni ´70 - conclude Zilio - ha trovato nel commercio estero il proprio volano. Anche oggi che un barlume di ripresa sembra profilarsi all´orizzonte, è ancora l´estero ad indicare la via. Se da un lato è il segno evidente che le nostre imprese non rimangono con le mani in mano, dall´altro è la riprova che gli spazi di manovra in questo contesto sono ancora molto ampi e noi, con professionalità e strumenti aggiornati , vogliamo essere al fianco delle imprese per andare a coprire quegli spazi a beneficio, poi, dell´intero sistema economico veneto».  
   
   
ASKOLL: REGIONE PIEMONTE IMPEGNATA A VERIFICARE LA POSSIBILITA´ DI ULTERIORI AMMORTIZZATORI SOCIALI PER I LAVORATORI  
 
 Torino, 12 febbraio 2015 - “La Regione Piemonte si impegna a verificare la possibilità di ulteriori ammortizzatori sociali a cessata attività per i lavoratori dell´Askoll, sollevando la questione con il ministero del Lavoro”. È quanto ha dichiarato l´assessore al Lavoro, Gianna Pentenero, al termine dell´incontro che si è tenuto questa mattina con le organizzazioni sindacali e i dirigenti dell´azienda astigiana. Dal 31 agosto, infatti, lo stabilimento di Castell´alfero cesserà la produzione. I vertici del gruppo hanno comunicato che nell’ultimo anno sono state accumulate perdite per altri sei milioni di euro. Un accordo sottoscritto ad aprile 2014 con i sindacati aveva fissato in 500 mila euro il margine massimo di perdite per poter proseguire con la produzione di motori elettrici del settore elettrodomestico. Attualmente nello stabilimento lavorano 107 addetti che beneficiano dei contratti di solidarietà. La preoccupazione dei sindacati è che all´interno del Jobs act possa essere cancellata la cassa integrazione straordinaria per cessata attività. Per avere un quadro completo della situazione si dovrà aspettare di conoscere nel dettaglio i decreti attuativi. Se la Cigs venisse negata, per i lavoratori scatterebbe la mobilità dal 1° settembre. “Sarà nostra premura – ha spiegato l´assessore Pentenero – verificare con il Ministero la possibilità di attivare la cassa integrazione per i lavoratori, chiedendo anche un incontro al Mise. Inoltre, la Regione si impegna a mettere a disposizione ogni strumento che permetta la reindustrializzazione dello stabilimento a partire dal 31 agosto, quando l´azienda avrà definitivamente cessato l´attività”. La Askoll, infatti, ha intenzione di delocalizzare la produzione in Slovacchia, lasciando vuoti i locali di Castell´alfero, a disposizione di eventuali acquirenti che possano farsi carico di una parte dei dipendenti.  
   
   
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE MARCHE, GIAN MARIO SPACCA, SULLO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE.  
 
 Ancona, 12 febbraio 2015 - “Lo scenario dipinto dalla Cgia di Mestre, purtroppo, conferma quanto anche nelle Marche denunciamo da tempo: tagli drastici e inusitati da parte del Governo centrale pari a 25 miliardi in 5 anni. Le Regioni hanno avuto colpi durissimi ai propri bilanci. Non tutte, però, hanno fatto ricadere sui cittadini tale spoliazione da parte del governo nazionale. La Regione Marche, infatti, pur nelle grandissime difficoltà di bilancio dovute ai tagli governativi, ha voluto tutelare cittadini e imprese. La pressione fiscale in questo periodo non è stata aumentata di un euro e il 55% dei cittadini meno abbienti continuano anche quest’anno a non pagare neanche un euro di addizionale Irpef”. Così il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, commenta l’analisi della Cgia di Mestre sulla spending review. “È vero, come rileva la Cgia di Mestre – prosegue Spacca - che la maggior parte delle Regioni italiane non sarà in grado di costruire il proprio bilancio e, laddove ci riusciranno, dovranno fare ricorso all’inasprimento della pressione fiscale di propria competenza, aumentando al massimo le tasse. Non è così per le Marche. Non è un caso che, in base alla classifica del Centro studi sintesi/Il Sole 24 Ore, nelle Marche viva il ‘contribuente più soddisfatto’, in base al rapporto tra tasse versate e servizi ricevuti. Stesso discorso per il taglio ai servizi di cui parla il Centro studi Cgia. Nella nostra regione non è così, a partire dalla sanità. Grazie alla virtuosità dei conti della sanità regionale, le Marche hanno anzi ottenuto una premialità annuale di 53 milioni di euro. Anche per quel che riguarda i ticket, la politica regionale è tra le più vantaggiose per i cittadini a livello nazionale. La Regione Marche, unica tra le Regioni a statuto ordinario, infatti, non ha introdotto alcun ticket sulla farmaceutica convenzionata, facendosi carico nel bilancio regionale dei maggiori costi che questa scelta sta comportando. Sicuramente lo scenario è molto complesso e, soprattutto, i tagli gravano, come rileva la Cgia, soprattutto sulle Regioni che, tra il 2009 e il 2013, hanno subito un taglio di risorse del 38%, contro il 27% delle Province, il 14% dei Comuni e appena il 12% dei ministeri e amministrazioni centrali dello Stato”.  
   
   
DINAMICHE E STRATEGIE D´IMPRESA, ASSESSORE: RAFFORZARE INNOVAZIONE SISTEMA UMBRIA  
 
Perugia, 12 febbraio 2015 - "La scelta che abbiamo fatto in Umbria e che vogliamo rafforzare è quella di spingere ulteriormente sulla leva dell´innovazione del sistema economico e produttivo, concentrando gli aiuti sui punti di forza che l´Umbria ha dimostrato di avere". È quanto ha affermato l´assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi, nel suo intervento al seminario di approfondimento sul Rapporto economico e sociale dell´Umbria 2014. "In un contesto caratterizzato da una parte da lunga crisi e dall´altra da una ridotta disponibilità di risorse pubbliche – ha sottolineato – l´intervento pubblico si dovrà orientare non tanto a incentivi per alleviare le difficoltà, ma sempre più a supporto ai processi di innovazione delle imprese umbre per le prospettive produttive, commerciali e tecnologiche, dando slancio a quelle imprese più dinamiche, che investono sul futuro, puntando sulla internazionalizzazione, la rete dei servizi, la promozione integrata e l´attrazione degli investimenti". "L´umbria è in testa per l´investimento pubblico nella ricerca – ha detto ancora – ma risulta invece agli ultimi posti per la quota di investimenti privati. Occorre perciò un cambio di marcia e che ognuno faccia la sua parte per rendere il sistema economico e produttivo dell´Umbria più forte e competitivo. Le risorse pubbliche dovranno infatti essere sempre più mirate al sostegno di quelle imprese eccellenti e che esprimono la vocazione strategica del territorio, che hanno programmato e programmano percorsi di crescita e sviluppo, in grado di fare da traino all´innovazione di tutto il sistema". L´assessore Riommi si è soffermato, inoltre, sui Poli di innovazione (quattro quelli costituiti in Umbria: nei settori della Genomica, genetica e biologia; dell´Energia; della Meccatronica; dei Materiali speciali e micro-nano tecnologie) sottolineando la necessità di sviluppare la loro "mission" originale: "con le risorse regionali – ha detto – abbiamo voluto sostenere una ‘rete´ di imprese che condivide le qualità di ciascuna, le competenze, il trasferimento di tecnologie, trasformandoli in qualità di sistema".  
   
   
DINAMICHE E STRATEGIE D´IMPRESA, SEMINARIO "RES" SU SITUAZIONE UMBRIA E LEVE PER LA CRESCITA  
 
 Perugia, 12 febbraio 2015 – In Umbria, il percorso verso l´obiettivo di costruire un ecosistema favorevole alle "startup" innovative sembra avviato nella giusta direzione, ma ha bisogno di estendersi, approfondirsi e specializzarsi. È una delle valutazioni emerse dall´indagine svolta dall´Agenzia Umbria Ricerche, nell´ambito del Rapporto economico e sociale dell´Umbria 2014, illustrata nel primo dei seminari di approfondimento del rapporto, dedicato a "Dinamiche e strategie d´impresa" che si è svolto a Palazzo Donini e alla quale è intervenuto l´assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi. I lavori sono stati presieduti dal presidente dell´Agenzia Umbria Ricerche, Claudio Carnieri. Ai fini dell´indagine dell´Aur, ha spiegato Mauro Casavecchia (dell´Area Innovazione e sviluppo locale dell´Agenzia regionale) sono state censite 42 nuove imprese innovative in Umbria, attingendo a tre fonti: startup innovative iscritte all´albo nazionale; nuove Pmi innovative finanziate dalla Regione Umbria nel 2013; imprese spin off costituite dall´Ateneo di Perugia dal 2010 in poi. Le dimensioni del fenomeno, pur ragguardevoli e in crescita, ha sottolineato, non sono tali da ritenere le startup innovative capaci, da sole, di risollevare le sorti dell´economia. Tuttavia, esse hanno un significativo impatto sulla creazione di occupazione, in particolare giovanile, e riducono la distanza tra il mondo dell´impresa e quello della ricerca scientifica. A livello locale, oltre alla misura specificamente dedicata dalla Regione Umbria a sostenere le nuove Pmi innovative, vanno registrate svariate iniziative, ha detto Casavecchia, volte ad allargare la platea dei potenziali imprenditori, a partire dalla stimolazione della spinta imprenditoriale e della generazione di idee creative nei giovani, fino all´elaborazione e all´affinamento di un progetto d´impresa. È indispensabile lavorare per costruire un ecosistema favorevole alla crescita e al consolidamento delle esperienze realizzate in Umbria, in grado di mettere insieme la rete degli incubatori con i "venture capitalist", le grandi aziende tecnologiche, i centri di ricerca pubblici e privati, le istituzioni pubbliche. Carlo Cipiciani, responsabile del servizio Programmazione strategica della Regione Umbria, ha analizzato il ruolo delle caratteristiche dimensionali della struttura economica e produttiva del sistema delle imprese, in particolare di quelle con meno di 9 addetti. In Umbria si registra una dimensione aziendale più bassa del resto delle ripartizioni di riferimento del Nord e del Centro, dovuta sia alla maggior presenza di imprese piccole, in particolare, di quelle micro con soli due addetti, quelle che più di tutte sembrerebbero aver subito i colpi della crisi, sia alla più bassa dimensione media di quelle con più di 10 addetti. A ciò, ha rilevato Cipiciani, si accompagna una minore tendenza delle imprese più piccole a crescere dimensionalmente nel decennio, imprese che tendono più a "conservare" il proprio livello dimensionale che a "saltare" a livelli più elevati; un dato che forse spiega in parte anche la maggiore "resistenza" occupazionale, che però non riesce a reggere nel medio-lungo periodo. Analizzando poi la composizione dell´occupazione per età e tipologia contrattuale, la presenza nelle imprese con meno di 10 addetti di una struttura per età dell´occupazione più "anziana" che nel resto del Paese, la netta riduzione di ruoli direttivi per gli under 29 e la particolare spinta verso l´occupazione temporanea giovanile - che è stata una delle chiavi di volta del modello di sviluppo umbro e del suo sistema di piccole e piccolissime imprese - ha forse garantito la sopravvivenza di parte della base produttiva e la miglior "tenuta" occupazionale, ma ne ha probabilmente condizionato sia le spinte alla crescita dimensionale, sia al "salto" nella complessità aziendale e, probabilmente anche le sue performance economiche, con ripercussioni sui livelli di competitività e produttività dell´intero sistema economico regionale. I dati Istat del censimento dell´Industria e servizi 2011, ha detto ancora Cipiciani, lo confermano: la "questione dimensionale" delle imprese dell´Umbria ha influenzato le performance del sistema economico-produttivo. Ma, ed è forse questa la "novità" che si ricava da questi dati, si stratifica per le diverse classi dimensionali con alcune peculiarità su cui sarà necessario riflettere, anche in sede di politiche possibili, per il futuro dell´Umbria. Le possibili "leve" per una crescita futura sono state analizzate da Luca Ferrucci, docente del Dipartimento di Economia dell´Università di Perugia, che ha cercato di identificare le imprese che in Umbria hanno mostrato una maggiore resilienza rispetto alla crisi. Sono state selezionate 264 imprese, di cui 215 della provincia di Provincia e 49 di quella di Terni, concentrando in particolare l´analisi sulle 144 imprese resilienti operanti nell´industria e nelle costruzioni (su un totale di 960 imprese presenti in Umbria nei due settori), con un fatturato medio complessivo di 7,7 milioni di euro rispetto alle altre che conseguono solo 2 milioni. Sono stati identificati cinque differenti cluster strategici. Quello più rilevante, ha spiegato il professor Ferrucci, è quello delle imprese che competono sui costi, quasi il 40 per cento del totale; il secondo, per importanza, circa un terzo delle imprese resilienti, è quello delle imprese che perseguono strategie congiunte (quali internazionalizzazione e differenziazione). Il terzo cluster, che copre circa il 23 per cento delle imprese selezionate, è quello delle strategie di differenziazione (che fanno leva su certificazioni di qualità dei prodotti o la dotazione di marchi). Relativamente marginali in termini di consistenza, secondo l´analisi del professor Ferrucci, sono i cluster dell´internazionalizzazione e dell´innovazione: strategie che, da sole, non sono particolarmente frequenti. "Sono state premiate – è la conclusione – soprattutto quelle imprese che hanno perseguito una strategia congiunta. Le imprese resilienti, i ‘winners´ della crisi, hanno dimostrato di accumulare competenze e saper conseguire performance economiche e sociali apprezzabili. È importante che i ‘policy makers´ promuovano e irrobustiscano queste imprese e agevolino la nascita di nuovi vincenti, sostenendo i fattori strategici che sono alla loro base: ricerca, internazionalizzazione, costituzione di marchi commerciali forti". Fra gli interventi al seminario, quello di Simone Poledrini, docente del Dipartimento di Economia dell´Università di Perugia, che ha studiato il tema delle politiche pubbliche a supporto dei processi innovativi delle imprese umbre, anche attraverso interviste, focalizzandosi in particolare sui Poli di innovazione. Davide Castellani, del Dipartimento di Economia dell´ateneo perugino, si è soffermato sulle relazioni fra imprese, mercati e delocalizzazione mentre Antonio Picciotti, anch´egli dell´Università degli studi di Perugia, ha illustrato i risultati di una ricerca sulle nuove forme di aggregazione di impresa, mettendo in rilievo lo specifico profilo identitario delle reti di impresa umbre: medie dimensioni (con una prevalenza di reti da 4 a 10 imprese), una limitata articolazione geografica, nella maggioranza dei casi una configurazione di filiera, finalizzate a rafforzare la posizione competitiva sui mercati nazionali e internazionali. Il contributo di Raffaele Brancati, del Met Monitoraggio Economia Territorio, si è concentrato sull´evoluzione nella crisi e i processi di internazionalizzazione, mettendo in evidenza l´importanza di una politica industriale, anche regionale, che presenti un forte impegno diretto per l´internazionalizzazione e una assistenza qualificata nei rapporti tra imprese e centri di ricerca capace di sostenere e orientare sforzi finalizzati a obiettivi di mercato concreti.