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LUNEDI

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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Febbraio 2015
LE REGIONI ITALIANE SONO PRONTE PER LA MEDICINA DEL FUTURO, UNA RETE TERRITORIALE STRUTTURATA E L’AUSILIO DELLE TECNOLOGIE DIGITALI  
 
Roma, 16 Febbraio 2015 – La tecnoassistenza, l’insieme di interventi sanitari e assistenziali resi possibili dal corretto impiego delle nuove tecnologie, è pronta a sbarcare nelle case dei pazienti. Italia Longeva, il network del Ministero della Salute dedicato all’invecchiamento, che ha accompagnato e promosso a livello nazionale, sin dalla sua nascita, questo approccio integrato fra tecnologia, domotica e assistenza domiciliare, nei prossimi mesi sarà impegnata affinché la tecnoassistenza si radichi e si affermi nelle singole Regioni italiane. È partito martedì dalla Puglia, con la collaborazione della Regione e dell’Agenzia Regionale Sanitaria (Ares), un ciclo di incontri che attraverserà tutta l’Italia per sensibilizzare decisori pubblici e professionisti della salute sull’importanza strategica – per la qualità di vita dei pazienti e per la sostenibilità del sistema – del corretto impiego e della necessaria diffusione della telemedicina, della teleassistenza, della domotica e in genere dell’utilizzo delle tecnologie per la presa in carico e la cura – nelle loro case – dei pazienti cronici, anziani e disabili. Obiettivo dell’iniziativa itinerante è la promozione di sinergie tra tutti i player socio-sanitari territoriali – dai professionisti della salute alle aziende – fino a stimolare la nascita di vere e proprie partnership pubblico-privato. Nel corso del 2015, il roadshow toccherà numerose regioni, fra le quali, nei prossimi sei mesi, la Basilicata, le Marche, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia, coinvolgendo il maggior numero possibile di attori della filiera sanitaria e del mondo delle imprese, dai clinici ai decision maker, fino ai produttori di tecnologie. “Le linee d’indirizzo nazionali sulla telemedicina sono state varate a livello centrale più di un anno fa; ora è arrivato il momento di partire con l’implementazione concreta, sul territorio, di tutti i servizi che possono consentire, anzitutto agli anziani, di essere curati a casa loro, evitando inutili ospedalizzazioni e il conseguente aggravio di costi a carico del sistema sanitario – commenta il professor Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, nell’illustrare lo spirito e le finalità del roadshow sulla tecnoassistenza partito da Bari –. In diverse regioni italiane – prosegue Bernabei – sono già state spontaneamente varate un gran numero di iniziative assistenziali fondate sulla domiciliarità e sul corretto impiego delle nuove tecnologie: esperienze preziose, da sistematizzare e inquadrare all’interno di un modello efficace e sostenibile. Perciò – conclude Bernabei – Italia Longeva, con questo roadshow, intende non solo discutere e far discutere di tecnoassistenza, ma anche promuovere vere e proprie partnership pubblico-privato fra le istituzioni sanitarie e tutti quegli interlocutori che possono sviluppare concretamente, sul territorio, servizi domiciliari bastati sulle nuove tecnologie”.  
   
   
SIGLATO L´ACCORDO TRA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO E INT  
 
Milano16 febbraio 2015 - "Sono qui come cittadino lombardo per assistere con grande soddisfazione alla sigla di un accordo che ha il fine di dare un nuovo ed importante impulso alla formazione e alla ricerca, per la crescita e ed il continuo miglioramento del sistema sanitario lombardo di Regione Lombardia". Così ha dichiarato il vice Presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani che ha partecipato alla sottoscrizione dell´accordo di collaborazione tra l´Università degli Studi di Milano e l´Istituto Nazionale dei Tumori, alla presenza del Rettore dell´Università degli Studi di Milano, Professor Gianluca Vago ed il Presidente dell´Istituto Nazionale dei Tumori, Giuseppe De Leo. Nuovo Impulso Alla Ricerca - "Con questo provvedimento, sottoscritto dall´Università Statale di Milano e dall´Istituto dei Tumori, si allarga l´opportunità dell´offerta formativa dei corsi di laurea in medicina e chirurgia", ha precisato Mantovani. "Nella giunta dello scorso 30 gennaio, avevamo infatti ribadito la centralità sotto il profilo della ricerca e della formazione dell´Istituto dei Tumori di Milano che insieme agli altri 19 Irccs rappresentano un´eccellenza per Regione Lombardia. E´ nostra intenzione rafforzare ancora di più il loro ruolo come punto di riferimento in ambito formativo all´interno del percorso d´aggiornamento del modello socio sanitario lombardo che la Giunta regionale sta portando avanti". Formazione Di Alta Qualita´ - "Inoltre l´accordo tra Istituto ed Università rappresenta un passo importante, perché conferma la necessità di un ripensamento del rapporto tra ospedale e università in modo da valorizzare le competenze già esistenti nei nosocomi lombardi. I professionisti della salute - ha aggiunto Mantovani - devono essere preparati da università che nei rispettivi campi siano in grado di fornire una formazione di alta qualità, che passa anche attraverso una forte motivazione di servizio ai pazienti e la riqualificazione e l´aggiornamento continuo nelle diverse fasi dello sviluppo professionale". Irccs In Primo Piano - E´ la seconda volta in pochi giorni che gli Irccs lombardi, fiore all´occhiello della sanità lombarda e italiana, si confrontano con l´Istituzione regionale per avviare una nuova metodologia di lavoro collegiale; collaborazione che avrà la sua ricaduta in termini di promozione dell´assistenza, della ricerca e della formazione, a tutto vantaggio dei pazienti e dell´eccellenza della sanità lombarda.  
   
   
MILANO: A NIGUARDA PAZIENTE NUMERO 1000 PER TRAPIANTO DI CUORE  
 
Milano, 16 febbraio 2015 - "Cuore, trapianti: a Niguarda il paziente numero 1.000. Un traguardo raggiunto in 30 anni di professionalità. Un altro record per la sanità lombarda!". È quanto scrive su twitter il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani complimentandosi per l´importante risultato ottenuto dall´ospedale milanese.  
   
   
SALUTE: SERRACCHIANI, TRASPARENZA ON-LINE SUI TEMPI DI ATTESA  
 
Trieste, 16 Febbraio 2015 - "Un altro tassello di attuazione della riforma della Sanità, uno strumento fondamentale di informazione e di trasparenza a disposizione di tutti i cittadini". Lo ha detto la presidente della Regione, Debora Serracchiani, presentando oggi a Trieste in un incontro con la stampa i nuovi servizi on-line che permettono di verificare in tempo reale le attese in tutti i Pronto soccorso del Friuli Venezia Giulia e le liste di attesa per tutte le prestazioni del Servizio sanitario regionale (Ssr) erogate sia dalle strutture pubbliche, sia da quelle private convenzionate. All´incontro ha partecipato l´assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, che era affiancata dal direttore centrale Adriano Marcolongo e dai tecnici dell´Insiel, la società informatica "in house" della Regione a cui è stata affidata la messa a punto dei nuovi servizi informatici. "Siamo la prima Regione - ha voluto sottolineare la presidente Serracchiani - a introdurre un sistema di informazione così completo. Lo abbiamo concepito prima di tutto come servizio ai cittadini, ma anche e nello stesso tempo come strumento per ottenere una ´fotografia´ della situazione di fatto momento per momento, premessa per poter agire sul miglioramento dell´organizzazione del Servizio sanitario". Per ciascun Pronto soccorso sono indicati i pazienti in trattamento e quelli in attesa, con i tempi stimati di accesso, per ognuno dei codici di accoglienza: rosso, giallo, verde, bianco. Gli stessi dati, su tabelloni, sono visibili nelle sale d´attesa dei singoli reparti di emergenza degli ospedali. Da lunedì prossimo sarà operativo anche il sistema con le informazioni, continuamente aggiornate, sulle liste di attesa nelle diverse Aziende sanitarie e nelle strutture private convenzionate, per tutte le prestazioni erogate dal Ssr, uno strumento a disposizione dei cittadini ma anche degli addetti agli sportelli e del Centro unico di prenotazione telefonico. "Questi servizi on-line - ha detto l´assessore Telesca - rappresentano un importante strumento di controllo sociale da parte dei cittadini, che possono verificare e controllare direttamente le prestazioni del Ssr, segnalando eventuali anomalie, ma anche uno stimolo per il miglioramento delle prestazioni erogate dalle singole Aziende". Per quanto riguarda i tempi di attesa delle prestazioni del Ssr, il servizio a disposizione da lunedì costituisce solo il punto di partenza per incrementare le funzioni on-line. A breve sarà infatti attivata la facoltà di ottenere on-line i referti ed effettuare contemporaneamente i pagamenti delle prestazioni, a cominciare in via sperimentale dagli esami di laboratorio. A partire da giugno, infine, per un primo "set" di prestazioni più richieste, i cittadini avranno anche la possibilità di prenotare direttamente.  
   
   
AOSTA, BILANCIO POSITIVO PER IL PROGETTO ALCOTRA INTÉGRATION ET BIEN-êTRE DANS LES ALPES  
 
Aosta, 16 febbraio 2015 - «Oggi possiamo dire, con grande soddisfazione, di avere concluso un importante progetto per una strategia territoriale comune tra Alta Savoia e Valle d’Aosta sull’accessibilità e l’inclusione» così l’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Antonio Fosson, ha introdotto il convegno finale del progetto di cooperazione transfrontaliera Alcotra 2007-2013 “Intégration et bien-être dans les Alpes”, intitolato “Envie de nature dans les Alpes: accessibilité et intégration pour tous”, tenutosi nella mattinata d, venerdì 13 febbraio, nel Salone delle manifestazioni di Palazzo regionale ad Aosta. In tale occasione, l’Assessorato della sanità ha svolto il ruolo di capofila, collaborando strettamente con l’Assessorato dell’agricoltura e risorse naturali, e, sul versante francese, con il Conseil Général de la Haute-savoie e l’associazione L’aapei d’Annecy - Ferme de Chosal. Dopo i saluti e i ringraziamenti, l’Assessore Fosson ha tracciato un bilancio positivo del progetto «è stata un’esperienza di cooperazione e dialogo di cui beneficeranno molte persone – ha detto -. Questo risultato assume un valore ancora maggiore in una fase economica di crisi come quella che stiamo attraversando. Questo periodo ci interroga sul significato dell’autonomia e della specificità di cui alcuni territori sono portatori: una delle particolarità della Valle d’Aosta è proprio l’attenzione verso le persone, la presa in carico delle loro difficoltà. Una speciale sensibilità che siamo felici di condividere con l’Alta Savoia, per ragioni non solo di prossimità geografica, ma anche culturali e territoriali». Il progetto di cooperazione “Intégration et bien-être dans les Alpes”, giunto al termine delle sue attività, è il proseguimento di una riflessione avviata nel 2010 dalla Fondazione Courmayeur Mont Blanc, in collaborazione con il Csv e la cooperativa Trait d’Union, su testimonianze ed esperienze innovative nel settore del turismo accessibile. Paola Davico, dirigente dell’Assessorato, ha riassunto brevemente gli esiti dell’iniziativa, che comprendeva momenti di formazione, esperienze di ricerca, e la realizzazione, nei territori, di dispositivi e installazioni per rendere il patrimonio naturalistico accessibile a un pubblico con disabilità fisica, sensoriale, mentale e psichica. In particolare, in Valle d’Aosta, sono stati resi accessibili due percorsi naturalistici, uno all’interno del Parco Naturale del Mont Avic, a Champdepraz, e uno nel Comune di Verrayes. «Tra i momenti centrali di questo progetto – ha raccontato Paola Davico – voglio menzionare i tre incontri formativi tra operatori socio-sanitari e guide naturalistiche delle due regioni alpine, uno dei quali in Valle d’Aosta, a Saint-nicolas: un’occasione per condividere esperienze e buone pratiche riguardanti l’integrazione delle persone disabili tramite attività di animazione all’aperto, alla scoperta dell’ambiente e dei contesti naturali in zone di montagna. Voglio ricordare, infine l’impegno dell’Università della Valle d’Aosta, che ha prodotto uno studio metodologico sull’accessibilità, ha tracciato, in partnership con la cooperativa valdostana C’era l’Acca, le linee direttive sui grandi temi dell’inclusione e ha realizzato una cartografia dedicata all’accessibilità alberghiera, materiali che saranno presto disponibili su un sito web in fase di costruzione e sul portale di Lovevda». Nelly Pesenti, direttrice dei settori Gerontologia e Handicap del Consiglio Generale dell’Alta Savoia, si è congratulata per i risultati raggiunti e ha sollecitato un proseguimento dell’esperienza, ricordando l’impegno del dipartimento transalpino in questo settore. Terminata la fase introduttiva, moderata da Massimo Giugler, della cooperativa Trait d’Union di Aosta, il convegno è proseguito con l’analisi delle diverse esperienze. Egidio Marchese, consulente della Struttura disabilità, Paolo Oreiller dirigente dell’Assessorato regionale dell’agricoltura e risorse naturali, Sabine Favre, della Direzione dell’Ambiente del Consiglio Generale dell’Alta Savoia, Chloé Weger, Aubrée Flammier e Franck Miramand, dell’associazione Asters, hanno affrontato il tema della pianificazione e dell’organizzazione degli interventi relativi all’inclusione. Dopo una tavola rotonda moderata da Dominique Carliez, del Réseau Empreintes, dedicata alla formazione nell’ambito dell’inclusione delle persone con handicap, Serenella Besio, direttrice del Dipartimento delle Scienze Umane dell’Università della Valle d’Aosta, ha presentato una relazione sulle “buone pratiche” emerse durante il biennio di lavoro. L’analisi delle esperienze di animazione, gioco e apprendimento in contesto naturale è stata poi al centro della tavola rotonda “Les animations – Le sens du choix”, con protagonisti Andrea Borney, presidente Mens@corpore di Courmayeur, Emmanuel Mosse, direttore de la Ferme de Chosal, e Isabella Vanacore Falco, direttrice del Museo regionale di Scienze naturali, moderati da Fabio Molino, coordinatore del Csv (centro servizi volontariato). Il dibattito finale è stato affidato, oltre che alle dirigenti Nelly Pesenti e Paola Davico, a Remo Chuc, capo dell’Ufficio di rappresentanza della Regione a Bruxelles, e a Patrick Chapelet, caposervizio degli Affari regionali europei e della cooperazione transfrontaliera del Consiglio Generale dell’Alta Savoia. A conclusione del convegno, i relatori hanno auspicato il proseguimento del lavoro intrapreso, immaginando nuove prospettive per il futuro.  
   
   
TUMORI, IMMUNO-ONCOLOGIA ARMA EFFICACE PER L’80% DEI PAZIENTI L’AIOM: “SI È APERTA UNA NUOVA ERA CHE MODIFICA LA SOPRAVVIVENZA”  
 
Roma, 16 febbraio 2015 – Si è aperta una nuova era nel trattamento dei tumori che sta modificando le aspettative di sopravvivenza. Grazie all’immunotarget-terapia, la cura che utilizza il sistema immunitario per combattere le cellule tumorali. Il melanoma ha rappresentato il modello per la sua applicazione, ora questo approccio rivoluzionario si sta estendendo con successo a molti tipi di tumore, come quelli del polmone e del rene. E i pazienti conoscono l’importanza della nuova arma. Infatti oltre il 90% dei pazienti con melanoma in trattamento dà una definizione appropriata di farmaco immuno-oncologico. L’80% ritiene che queste terapie siano efficaci e più tollerate rispetto agli altri trattamenti anti-cancro. E il 98% è consapevole che possano presentare effetti collaterali, ma diversi dalla chemioterapia. Sono i risultati principali del primo sondaggio sull’immuno-oncologia mai realizzato in Italia, promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) lo scorso gennaio, che ha coinvolto sia i pazienti che i clinici. “Grazie al suo meccanismo d’azione, questo approccio terapeutico innovativo riesce a limitare e fermare la malattia per un lungo periodo – spiega il prof. Carmine Pinto, Presidente Nazionale Aiom e direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-universitaria di Parma -. Il 70% degli oncologi medici utilizza l’immunotarget-terapia nella pratica clinica della cura del melanoma, oltre che in studi clinici. È unanime il parere degli esperti sulle potenzialità terapeutiche che ne possono derivare: per la totalità dei camici bianchi grazie allo sviluppo di questi farmaci nei prossimi cinque anni si otterrà un miglioramento della pratica clinica. Siamo di fronte ad un’importantissima novità dell’oncologia del terzo millennio, a un approccio rivoluzionario nel trattare il cancro, che si affianca a quelli tradizionali rappresentati dalla chirurgia, dalla radioterapia e dalla chemioterapia”. “È molto soddisfacente – sottolinea il prof. Pinto – che la modalità di comunicazione tra oncologi e pazienti abbia raggiunto il risultato di una adeguata e consapevole informazione da parte dei nostri malati”. I risultati del sondaggio sono presentati oggi a Roma in un incontro con i giornalisti nel corso del secondo dei 4 convegni sull’“Immunotarget-terapia dei tumori” organizzati dall’Aiom. Ipilimumab, sviluppato da Bristol-myers Squibb, è stato il primo farmaco immuno-oncologico approvato. “La combinazione delle nuove terapie e la loro somministrazione in sequenza – sottolinea il prof. Michele Maio, Direttore Uoc Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese - rappresentano la svolta nella lotta contro questo tipo di tumore della pelle e numerose altre neoplasie. Oggi si stanno affacciando altre armi, come nivolumab. I dati più recenti evidenziano come la combinazione di due anticorpi monoclonali immunomodulanti, ipilimumab e nivolumab, sia in grado di garantire risposte in termini relativamente brevi. I risultati degli studi in corso su nivolumab nel melanoma e in altre neoplasie, come quella del polmone non a piccole cellule, del rene e nel linfoma di Hodgkin, offrono ulteriori evidenze cliniche del potenziale dell’immuno-oncologia come approccio innovativo nel trattamento dei tumori”. Il melanoma ha rappresentato il candidato ideale per verificare l’efficacia di questa nuova arma. Sono 11.000 le nuove diagnosi stimate nel 2014 in Italia e 1.700 i casi di malattia metastatica. A settembre 2014 ipilimumab ha ricevuto l’ok dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) per il trattamento in prima linea dei pazienti colpiti da melanoma metastatico, dopo il parere positivo dell’agenzia regolatoria europea (Ema) a ottobre 2013. Il farmaco ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata: nel 20% dei pazienti rende la malattia cronica. “Un risultato mai raggiunto finora – afferma il prof. Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ di Napoli -. L’immuno-oncologia è una modalità di trattamento in rapida evoluzione, focalizzata su farmaci che agiscono direttamente sul sistema immunitario per combattere il cancro. Dalla sua iniziale approvazione nel 2011, ipilimumab ha rappresentato il primo significativo progresso negli ultimi trent’anni nel trattamento del melanoma metastatico, mostrando il potenziale di una sopravvivenza a lungo termine in alcuni pazienti”. “Vogliamo colmare significativi bisogni clinici insoddisfatti di salute nei pazienti con cancro – continua il dott. Renzo Canetta, Vice President, Global R&d Oncology Policy Bristol-myers Squibb, Stati Uniti -. Per questo abbiamo il più vasto programma di sviluppo clinico per valutare i nostri farmaci immuno-oncologici in differenti tipi di tumore. Bristol-myers Squibb guida il progresso dell’immuno-oncologia, con l’obiettivo di modificare le aspettative di sopravvivenza e il modo in cui i pazienti affrontano e convivono con il cancro”. Uno dei meccanismi che il tumore può utilizzare per sfuggire al controllo del sistema immunitario è rappresentato dalla via di checkpoint immunitario chiamata Pd-1. Nivolumab colpisce proprio Pd-1 (programmed death 1), un importante checkpoint immunitario, un ‘posto di blocco’, che si attiva in diverse fasi della risposta immunitaria per regolare la risposta dei linfociti T (potenti globuli bianchi capaci di eliminare o neutralizzare le cellule infette o anormali). “Quando le cellule tumorali sfruttano questa via di checkpoint – spiega il prof. Pinto -, spengono la risposta immunitaria inattivando i linfociti T e permettendo così la continua crescita della malattia. Questi farmaci sono in grado di superare i meccanismi di difesa del tumore e di attivare il sistema immunitario, ‘rieducandolo’ a tenere sotto controllo la neoplasia. Nuovi studi stanno evidenziando risultati positivi in diversi tipi di tumori, come quelli del polmone e del rene che, in fase avanzata, fanno registrare percentuali di sopravvivenza molto basse, inferiori al 20%. E l’Italia svolge da sempre un ruolo di primo piano nelle sperimentazioni in questo campo. Recentemente il nostro Paese ha offerto un contributo significativo a numerosi studi registrativi internazionali, non solo arruolando i pazienti, ma anche aiutando a disegnare i trial clinici”. In uno studio presentato al recente Simposio Multidisciplinare di Oncologia Toracica il 41% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato trattati con nivolumab era vivo ad un anno e la sopravvivenza mediana è stata di 8,2 mesi. Positivi i risultati di nivolumab anche nel linfoma di Hodgkin, presentati lo scorso dicembre a San Francisco al Congresso dell’American Society for Hematology, con un tasso di risposta globale dell’87% e stabilizzazione della malattia nel 13% dei pazienti. Nel 2014 in Italia si sono registrati 365.500 nuovi casi di tumore (circa 1000 al giorno) e i dati Istat indicano per il 2011 (ultimo anno al momento disponibile) in 175.363 i decessi attribuibili alla malattia. “L’immuno-oncologia – conclude il prof. Pinto - rappresenta una forma di bioterapia: quest’ultima comprende tutti quei trattamenti che inducono modificazioni nel nostro organismo per favorire una forte reazione contro il tumore, senza distruggere direttamente le cellule malate. Le risposte cliniche possono manifestarsi anche alcuni mesi dopo l’inizio della somministrazione del farmaco immuno-oncologico, ma in genere durano più a lungo. Una progressione della malattia non implica in questi casi la necessaria rinuncia al trattamento come accade invece per i farmaci chemioterapici. Siamo quindi di fronte a un nuovo modo di valutare la terapia nei pazienti trattati. Nella chemioterapia tradizionale invece le risposte cliniche compaiono rapidamente, entro poche settimane, e l’eventuale sviluppo di una nuova lesione tumorale viene considerato come progressione della malattia che determina l’interruzione del trattamento in corso”.  
   
   
SANITÀ: LA REGIONE LAZIO PROCEDE NELLA REALIZZAZIONE DELLE REMS, LE RESIDENZE PER L’ESECUZIONE DELLA MISURA DI SICUREZZA  
 
Roma, 16 febbraio 2015 - La Regione in prima linea per rispettare la legge che prevede la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari entro il prossimo 31 marzo. Un impegno concreto finalizzato anche a dare una risposta al monito fatto al Parlamento e alle Regioni dal Presidente Napolitano. Il Lazio prenderà in carico complessivamente 91 pazienti. La Regione ha provveduto a chiedere alle Asl di individuare sedi adatte ad ospitare le Rems, le Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza. Tutto ciò avrà tempi di realizzazione tra i 465 e gli 800 giorni. Nella fase transitoria sono state individuate soluzioni provvisorie dalle Asl Rmg e da quella di Frosinone: l’obiettivo è sempre lo stesso, garantire la sicurezza e la presa in carico dei pazienti. Gli immobili saranno ristrutturati e alla fine della fase transitoria utilizzati per potenziare i servizi territoriali. Benefici e più servizi per le comunità locali. Da queste scelte non potranno che avere un beneficio in termini di servizi e anche dall’assunzione di nuovo personale medico , infermieristico , tecnico e amministrativo. La Regione è disposta a dialogare con tutti ma senza derogare a questo obiettivo di civiltà nella consapevolezza che l’obiettivo è quello di assistere i malati e non quello di alimentare paure e pregiudizi.  
   
   
AL VIA IN LIGURIA NUOVI SCREENING GRATUITI PER IL CARCINOMA AL COLLO DELL’UTERO  
 
Genova, 16 Febbraio 2015 - Al via entro l’autunno i nuovi screening gratuiti per l’individuazione del carcinoma al collo dell’utero basati sulla ricerca del Dna virale tramite il test Dna Hpv. Lo ha deciso la Giunta regionale ligure su proposta dell’assessore alla salute Claudio Montaldo. Entro il 2015, non appena si sarà conclusa la gara europea per l’acquisto della tecnologia necessaria, le donne liguri nella fascia dai 30 ai 64 anni potranno prevenire il tumore al collo dell’utero attraverso il test Hpv Dna. Saranno circa 400.000 le donne coinvolte, appartenenti alla fascia di età interessata, che riceveranno a casa una lettera e potranno decidere se aderire allo screening gratuito da ripetere ogni 5 anni. L’invito alla popolazione avverrà gradualmente e la lettera di invito spiegherà anche le caratteristiche del test e le motivazioni dello screening, oltre all’appuntamento con data, ora e sede dove recarsi per effettuare il test. Fino ad oggi in Liguria le donne effettuavano l’esame basato sul pap test per individuare il tumore al collo dell’utero, ma gli studi clinici hanno dimostrato che quello basato sulla ricerca del Dna di Hpv è più efficace per prevenire i tumori invasivi al collo dell’utero, almeno a partire dai 30 anni. Sarà la Asl 2 Savonese il centro regionale unico che procederà ad effettuare il test sulla base dei prelievi consegnati e che ogni donna potrà effettuare nella propria Asl di competenza. “Questo test oltre ad essere più efficace – spiega Montaldo – permette anche di ridurre del 30% i costi organizzativi rispetto al pap test e del 20% i costi associati al prelievo cervico-vaginale e alle attività di laboratorio, in quanto l’intervallo tra un test e l’altro passa dagli attuali 3 a 5 anni”. Le donne fino ai 30 anni che non rientrano nel programma potranno continuare ad effettuare il pap test triennale, in quanto nelle giovani donne l’infezione da Hpv è più frequente, ma ha un elevato tasso di regressione spontanea.  
   
   
GUARDIA MEDICA LIGURIA: APPROVATO ACCORDO SU NUOVE TUTELE PER LE DOTTORESSE MAMME  
 
Genova, 16 Febbraio 2015 - Nuove tutele di prevenzione e protezione per le dottoresse mamme che svolgono il servizio di guardia medica. Sono state decise dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore alla salute Claudio Montaldo approvando l’accordo con i medici di medicina generale e le loro organizzazioni sindacali, per andare incontro alle esigenze delle lavoratrici donne incinte. Le nuove norme entrano subito in vigore e prevedono, una volta comunicato lo stato di gravidanza, l’assegnazione della dottoressa a mansioni prive di rischio per lei e per il bambino, mantenendo l’inquadramento giuridico e lo stesso stipendio. In base alle nuove tutele previste non verranno dunque impiegate in orari notturni e in interventi in auto e verranno mantenute in attività operative all’interno dell’azienda. Sarà la Asl di competenza a individuare le nuove mansioni utili e non rischiose per la donna medico. “Si tratta di un primo passo – ha spiegato Montaldo – all’interno di un quadro normativo complessivo, in vista di un miglioramento del contratto di guardia medica che dovranno essere portato avanti a livello nazionale, per equiparare le tutele della maternità delle dottoresse di guardia medica con quelle di altre categorie di lavoratrici”.  
   
   
CARCERI: IL PRESIDENTE DEL PIEMONTE CHIAMPARINO FIRMA INTESA CON MINISTERO DELLA GIUSTIZIA SUL REINSERIMENTO DEI DETENUTI TOSSICODIPENDENTI  
 
 Roma, 16 febbraio 2015. Il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha firmato un protocollo operativo tra Ministero della Giustizia, Regione Piemonte, Anci Piemonte, Tribunale di Sorveglianza di Torino e Garante Regionale dei detenuti finalizzato al recupero e al reinserimento di detenuti con problemi legati alla tossicodipendenza. L’accordo impegna le parti • a favorire la collaborazione fra i propri servizi e quelli del territorio deputati all’accoglienza dei soggetti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, per la predisposizione di percorsi finalizzati al reinserimento sociale; • a considerare come presi in carico i soggetti attualmente presenti sul territorio regionale, anche se con residenza diversa, con l’obiettivo di ridurre il fenomeno del sovraffollamento negli istituti penitenziari piemontesi • a predisporre un piano di azione regionale per favorire l’applicazione delle misure alternative e consentire l’attivazione di percorsi terapeutici rivolti ai detenuti con problemi legati alle dipendenze patologiche. In particolare la Regione si impegna a individuare, in accordo con gli Enti locali del territorio, comunità residenziali, anche di tipo terapeutico, idonee all’accoglimento di persone sottoposte ai domiciliai o a pene alternative alla detenzione. Nell’ambito dell’intesa, infine, vi è l’impegno a supportare la realizzazione delle misure alternative alla detenzione attraverso azioni orientate al reinserimento dei detenuti nel tessuto socio-economico esterno, con particolare riguardo a coloro che siano privi di risorse economiche e familiari. «Questo protocollo - ha dichiarato il Presidente Chiamparino - è utile sia perché migliora la situazione delle carceri, aumentando il ricorso alle misure alternative alla detenzione, sia perché, favorendo il reinserimento lavorativo e la socializzazione dei detenuti, riduce il rischio recidive -uno dei motivi di crescita dei reati- e migliora quindi le condizioni di sicurezza generale della nostra comunità.»  
   
   
SPORT, ACCORDO REGIONE-CSI PER REALIZZARE EVENTI IN TOSCANA  
 
Firenze 16 febbraio 2015 – Dopo gli accordi già sottoscritti con Federginnastica, Federscherma e Coni Toscana prosegue e si potenzia l´attività della Regione per attirare in Toscana un numero sempre maggiore di eventi sportivi. Stamattina a Palazzo Strozzi Sacrati, la vicepresidente Stefania Saccardi e il presidente nazionale del Csi (Centro Sportivo Italiano) Massimo Achini hanno firmato un accordo di collaborazione, che avrà la durata di un anno, con l´obiettivo di programmare e realizzare manifestazioni sportive di livello nazionale ed internazionale sfruttando la capacità di accoglienza, gli impianti esistenti e la vocazione turistica del territorio. "Anche questo accordo – ha spiegato Stefania Saccardi – si inserisce nel percorso avviato che punta a concludere accordi con le varie federazioni nazionali per attuare una politica di alto livello piuttosto che tesa a piccole progettualità. Inoltre, come nel caso del Csi, vogliamo stringere accordi con associazioni ed organizzazioni che abbiano una presenza consolidata e radicata sul territorio. Al Csi sono legata in maniera particolare, grazie all´attività sviluppata in anni precedenti. L´accordo di oggi si colloca nella direzione già intrapresa e confermata con la recente approvazione della nuova legge sullo sport, ossia favorire gli aspetti legati all´educazione, all´etica, al sociale, alla salute". "L´idea che lo sport – ha detto Massimo Achini - possa esprimere valori educativi e sociali è molto positiva. Per noi questo accordo rappresenta una base di partenza per eventuali ed ulteriori iniziative da sviluppare in futuro. Il nostro desiderio e auspicio è quello di capire in modo concreto, superando l´approccio filosofico che spesso prevale, a cosa lo sport possa effettivamente dare attuazione. Passare cioè dalla politica a quale politica, attraverso lo sport, siamo in grado di attuare in modo tangibile, sfruttando la grande incisività di questo strumento". In base all´accordo sono già state calendarizzate alcune iniziative per l´organizzazione delle quali la Regione metterà a disposizione un contributo di 20 mila euro. Regione e Csi collaboreranno non solo per individuare e programmare gli eventi sportivi ma anche per realizzare un´adeguata attività di comunicazione. In questo ambito, il Csi si impegna ad organizzare seminari e convegni con la finalità di diffondere e promuovere una cultura sportiva basata sull´etica, sulla correttezza e sull´adozione di corretti stili di vita.