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Notiziario Marketpress di Mercoledì 26 Marzo 2014
PROPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER AMPLIARE E MIGLIORARE LA PRODUZIONE BIOLOGICA  
 
 La Commissione europea ha pubblicato nuove proposte per un nuovo regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici. Le preoccupazioni dei consumatori e dei produttori sono al centro di queste proposte, che intendono ovviare ad alcune carenze del sistema attuale. Nell’ultimo decennio il mercato Ue dei prodotti biologici ha quadruplicato la sua estensione; le norme devono essere pertanto aggiornate e adeguate per consentire al settore di svilupparsi ulteriormente e di far fronte alle sfide future. Dacian Cioloș, Commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha dichiarato oggi: “Il futuro del comparto biologico nell’Unione dipende dalla qualità e dall’integrità dei prodotti venduti con il logo biologico europeo. La Commissione intende ampliare e migliorare l’agricoltura biologica nell’Ue consolidando la fiducia dei consumatori nei prodotti biologici ed eliminando gli ostacoli allo sviluppo di questo tipo di agricoltura. Il nuovo pacchetto di misure risulta favorevole sia per i consumatori che per gli agricoltori. I consumatori avranno maggiori garanzie sugli alimenti biologici prodotti e venduti nell’Ue e gli agricoltori, i produttori e i dettaglianti avranno accesso a un mercato più ampio sia all’interno che all’esterno dell’Unione.” La proposta si concentra su tre obiettivi principali: mantenere la fiducia dei consumatori, mantenere la fiducia dei produttori e facilitare il passaggio degli agricoltori alla produzione biologica. L’intento è di far sì che l’agricoltura biologica resti fedele ai suoi principi e obiettivi, in modo da soddisfare le richieste del pubblico in termini di ambiente e qualità. La Commissione propone in particolare di: rafforzare e armonizzare le norme, sia all’interno dell’Unione europea che con riguardo ai prodotti importati, sopprimendo molte delle attuali eccezioni in materia di produzione e controlli; rafforzare i controlli basandoli sul rischio; facilitare il passaggio dei piccoli agricoltori all’agricoltura biologica introducendo la possibilità di aderire a un sistema di certificazione di gruppo; tener conto in modo più adeguato della dimensione internazionale degli scambi di prodotti biologici con l’aggiunta di nuove disposizioni in materia di esportazioni; e infine semplificare la legislazione per ridurre i costi amministrativi a carico degli agricoltori e migliorare la trasparenza. Per aiutare agricoltori, produttori e dettaglianti del comparto biologico ad adeguarsi alla proposta di riforma delle politiche e ad affrontare le sfide future, la Commissione ha inoltre approvato un piano d’azione per il futuro della produzione biologica in Europa. Il piano prevede una migliore informazione degli agricoltori sulle iniziative in materia di sviluppo rurale e di politica agricola dell’Ue a favore dell’agricoltura biologica, un rafforzamento dei legami tra i progetti di ricerca e innovazione dell’Ue e la produzione biologica nonché incentivi all’uso di alimenti biologici, ad esempio nelle scuole.  
   
   
DOMANDE FREQUENTI: PROPOSTE DELLA COMMISSIONE PER LE NUOVE REGOLE PER L´AGRICOLTURA BIOLOGICA  
 
Qual è la produzione biologica e come si colloca nel quadro della politica agricola comune? La produzione biologica è un sistema di gestione della produzione agricola e agroalimentare basato sull´interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali e l´applicazione di elevati standard di produzione in linea con la domanda di un numero crescente di consumatori per prodotti ottenuti con sostanze naturali e processi. Produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, in cui, da un lato, prevede un mercato specifico che risponde alla richiesta di prodotti biologici e, dall´altro, fornisce prodotti disponibili pubblicamente contribuire alla protezione dell´ambiente, nonché per lo sviluppo rurale. Regime biologico dell´Ue è parte dei regimi di qualità dei prodotti agricoli dell´Unione, che comprendono le indicazioni geografiche e le specialità tradizionali garantite. Il rispetto di elevati standard di salute e ambientali nella produzione dei prodotti biologici è intrinseca alla qualità di tali prodotti. Misure di supporto finanziario alla produzione biologica sono state introdotte nel quadro della Pac, più recentemente ai sensi del regolamento (Ue) n 1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, e in particolare rafforzato nella recente riforma del quadro giuridico per la politica di sviluppo rurale come stabilito dal regolamento (Ue) n 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (cfr. Ip/13/613 ). Quanto è importante la produzione biologica nella Ue oggi? La spesa dei consumatori sui prodotti alimentari biologici è pari a € 20,9 nel 2012 (e 19700000000 € nel 2011). Ci sono più di 186 000 aziende agricole biologiche in Europa, che coltivano una superficie di 9,6 milioni di ettari, ovvero il 5,4% della superficie agricola totale nell´Unione europea (Ue). Le cifre mostrano che le aziende biologiche sono generalmente più grandi di aziende convenzionali nell´Ue e loro dirigenti sono più giovani. Pascolo permanente rappresenta la quota maggiore della superficie biologica (circa il 45%), seguiti da cereali (circa il 15%) e colture permanenti (circa il 13%). Oltre pollame, che registra il più alto numero di teste di animali biologici, il resto degli allevamenti biologici è guidata da pecora (46%) e bovini (30%) a livello europeo. Per informazioni generali sull´agricoltura biologica nell´Unione europea, consultare le informazioni grafiche " Il biologico evolution Ue "e il rapporto" Fatti e cifre su agricoltura biologica nell´Unione Europea " Perché una riforma della politica attuale? L´obiettivo generale del quadro politico e legislativo dell´Ue è lo sviluppo sostenibile della produzione biologica. Mentre il mercato biologico è aumentata di quattro volte e l´agricoltura biologica nell´Unione europea dovrebbe svilupparsi in linea con gli sviluppi del mercato, la superficie biologica europea ha solo raddoppiato negli ultimi 10 anni. Tuttavia, né l´offerta interna, né il quadro legislativo hanno tenuto il passo con questa espansione del mercato. Questo rischia di limitare sia l´espansione del mercato biologico e dei benefici ambientali connessi con l´agricoltura biologica. I principali driver associati a questi rischi sono: ostacoli regolamentari e non regolamentari allo sviluppo dell´agricoltura biologica nell´Unione europea; il rischio di erosione della fiducia dei consumatori, in particolare perché norme di produzione biologica possono essere annacquate e l´esperienza ha dimostrato carenze nel sistema di controllo e nel regime commerciale, concorrenza sleale tra i produttori ed i rischi per il funzionamento del mercato interno, soprattutto a causa delle differenze di implementazione e di errori di esecuzione. Regole per la produzione biologica - che cosa cambierà? La produzione biologica deve continuare a rispettare una serie di principi che riflettono fedelmente le aspettative dei consumatori. Norme di produzione saranno rafforzate e armonizzate, eliminando varie deroghe ed eccezioni nelle regole attuali. Saranno fornite disposizioni transitorie sufficienti affinché gli agricoltori possano adattarsi alle nuove regole, per esempio sull´ingresso genetico saranno forniti misure transitorie per tutti gli agricoltori biologici e dell´acquacoltura produttori (relativi alle sementi, bestiame e pesce novellame) Aziende agricole organici dovranno essere gestiti completamente in conformità con i requisiti applicabili alla produzione biologica e il riconoscimento retroattivo del periodo di conversione, non è più possibile. Operatori organici diversi dagli imprenditori agricoli, l´acquacoltura o produttori di alghe, saranno tenuti a sviluppare un sistema per migliorare le loro prestazioni ambientali. Le microimprese saranno esentati da questo nuovo requisito in linea con la politica della Commissione di ridurre il loro onere normativo quanto più possibile. Ultimo ma non meno importante, regole di produzione specifici sono riuniti in un allegato al regolamento proposto, rendendo la normativa più facile da leggere e da capire. Sistemi di controllo - che cosa cambierà? L´approccio basato sul rischio per i controlli ufficiali è rafforzata eliminando la necessità di una verifica fisica annuale obbligatorio di conformità di tutti gli operatori. Un sistema di certificazione di gruppo è introdotto per i piccoli agricoltori dell´Ue per ridurre i costi di controllo e certificazione e l´onere amministrativo associato, rafforzare le reti locali, contribuiscono a migliori sbocchi di mercato e assicurare condizioni di parità con gli operatori dei paesi terzi dove il gruppo certificazione è permesso. Questo ha lo scopo di aiutare e incoraggiare più piccoli agricoltori si uniscono regime biologico dell´Ue. La proposta impone a tutti gli operatori lungo la catena organica da sottoporre al sistema di controllo. Attualmente è possibile che alcuni rivenditori di essere esentati dai controlli. Tale esenzione viene utilizzato ampiamente. Disposizioni specifiche vengono introdotti per aumentare la trasparenza per quanto riguarda le tasse che possono essere raccolte per i controlli, per migliorare la tracciabilità e la prevenzione delle frodi e armonizzare le azioni da intraprendere quando vengono rilevati i prodotti o sostanze non autorizzate. Infine, il sistema di controllo è migliorato integrando tutte le disposizioni connesse al controllo in un unico testo legislativo nell´ambito della proposta della Commissione per un regolamento sui controlli ufficiali e altre attività ufficiali in alimenti e mangimi. Commercio di organici - che cosa cambierà? Il regime commerciale è atto a migliorare la parità di condizioni per gli operatori biologici dell´Unione europea e nei paesi terzi e di garantire una migliore fiducia dei consumatori. La possibilità di accordi di equivalenza con i paesi terzi rimane, mentre il sistema di equivalenza unilaterale è gradualmente eliminato. Il riconoscimento degli organismi di controllo si propone di essere progressivamente spostato ad un regime di conformità, il che significa che i prodotti importati dovranno rispettare l´unico insieme di norme di produzione comunitarie. Perché un nuovo piano d´azione? Un nuovo piano d´azione è necessaria per sostenere la crescita del settore dell´agricoltura biologica e le sfide della produzione e della domanda. Pertanto, è essenziale per garantire il valore aggiunto in termini di produzione e la credibilità del regime per i consumatori. Il piano d´azione si concentra su tre settori prioritari: competitività dei produttori europei organici, il consolidamento della fiducia dei consumatori nelle regole organici europee, il rafforzamento della dimensione esterna della produzione biologica dell´Unione europea. Nel piano d´azione, la Commissione delinea 18 azioni, tra cui: Aumentare le informazioni e le sinergie tra le politiche dell´Unione europea, come la Pac e lo sviluppo rurale, e gli schemi frutta nelle scuole e latte. Sensibilizzazione del logo Ue e le regole organiche con strumenti quali l´informazione e la promozione e appalti pubblici verdi. Potenziare la ricerca e l´innovazione in relazione alle sfide in materia di produzione biologica. Sviluppo di certificazione elettronica per garantire una maggiore tracciabilità dei prodotti biologici. Migliorare il coordinamento tra le autorità di accreditamento e di controllo, come un mezzo per rendere i controlli più efficaci. Esplorare a livello internazionale la possibilità di un accordo plurilaterale tra i principali partner organici. Processo di consultazione: chi è stato coinvolto? La situazione attuale è stata analizzata in modo approfondito sulla base delle informazioni raccolte durante una serie di audizioni delle parti interessate alla quale la Commissione ha invitato oltre 70 esperti e docenti universitari per fornire dati e suggerimenti, così come per discutere pienamente le sfide attuali e future facing l´organic settore. La Commissione ha lanciato una consultazione on-line all´inizio del 2013. Circa 45 000 risposte sono state presentate in risposta al questionario e sono stati ricevuti quasi 1 400 contributi liberi. La maggioranza (96%) delle risposte è stato presentato da cittadini dell´Unione europea, mentre il restante 4% sono stati inviati dai soggetti interessati. Inoltre, le parti interessate del settore sono stati informati e consultati in merito alla revisione in diverse riunioni del gruppo consultivo per l´agricoltura biologica e in numerosi incontri bilaterali con i servizi della Commissione europea. Gli Stati membri, come autorità competenti responsabili dell´attuazione della normativa, sono stati tenuti informati e sono stati consultati sugli aspetti tecnici della revisione, in particolare, sui costi e gli oneri amministrativi derivanti dal quadro legislativo organico. Http://ec.europa.eu/agriculture/organic/eu-policy/policy-development/index_en.htm Quali sono stati i principali risultati delle consultazioni? I partecipanti alla consultazione pubblica si occupano principalmente di questioni ambientali e di qualità. Vorrebbero le regole biologici europei di essere rafforzato e desiderano avere uniformità delle norme organiche per gli agricoltori e gli altri operatori in tutta l´Unione. Pertanto, la maggior parte sono a favore di porre fine alle eccezioni alle regole. Grandi aspettative sono state espresse per quanto riguarda i residui di prodotti e sostanze che non sono autorizzati per l´uso nella produzione biologica. I consumatori si aspettano prodotti biologici rimarranno privi di residui di pesticidi. Il logo biologico dell´Unione europea è stato classificato pari a marchi nazionali come mezzo per riconoscere i prodotti biologici. La maggioranza dei cittadini e delle parti interessate si fida del sistema di controllo biologico pur ritenendo che essa potrebbe essere migliorata, soprattutto con l´introduzione di certificazione elettronica. Sono anche a favore di certificazione di gruppo per i piccoli agricoltori. La necessità di migliorare la normativa sulla produzione biologica è ampiamente riconosciuto nel settore biologico. C´è anche un ampio consenso sul fatto che la produzione biologica dovrebbe rimanere vicino ai suoi principi e obiettivi e che le eccezioni alle regole dovrebbero essere terminate. Http://ec.europa.eu/agriculture/organic/organic-farming/latest-news/archives/20131218_en.htm Quali sono state le conclusioni dello studio di valutazione d´impatto? La valutazione dell´impatto ha concluso che l´opzione preferita per il futuro quadro politico biologico Ue è stata la cosiddetta opzione principio-driven. Questa opzione mira a ri-focalizzazione produzione biologica sui suoi principi e obiettivi di contribuire all´integrazione dei requisiti di protezione ambientale nella Pac, e la promozione della produzione agricola sostenibile di base. Inoltre, particolare attenzione è stata rivolta alla semplificazione durante tutto il processo. L´opzione preferita sarà: chiarire le disposizioni in materia di applicazione, regole di produzione, etichettatura e controlli, eliminare le disposizioni inefficaci, limitare la portata Ms ´per la concessione di deroghe alle norme, semplificare il regime di importazione, semplificare i requisiti per i piccoli agricoltori, in particolare con l´introduzione della certificazione di gruppo.  
   
   
IL DNA DEL CAFFÈ ARABICA  
 
 Scheda Sintetica Del Progetto “Caffè e Genomica” Progetto di sequenziamento del genoma di Coffea arabica Coordinamento del progetto a cura del Prof. Giorgio Graziosi, Dna Analytica Srl, spin off dell’Università di Trieste, in collaborazione con l’Università di Padova, l’Università di Udine e l’Istituto di Genomica Applicata di Udine. Committenti della ricerca: Lavazza e illycaffé. Sequenziamento del genoma di Coffea arabica - Per sequenziamento del Dna si intende la determinazione dell´ordine dei diversi nucleotidi (quindi delle quattro basi azotate che li differenziano Adenina, Citosina, Guanina e Timina) che costituiscono l´acido nucleico, in cui sono contenute tutte le informazioni genetiche. La determinazione dei geni presenti in questa sequenza, nonché delle istruzioni per esprimerli nel tempo e nello spazio, rappresenta un aspetto di importanza fondamentale nella ricerca del perché e del come gli organismi vivono. Il sequenziamento del genoma del caffè può pertanto presentare molteplici aspetti di interesse, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche dal punto di vista agroalimentare con conseguenti ricadute, anche economiche, sia per i paesi produttori sia per i paesi consumatori. Dalla comprensione del genoma del caffè può ad esempio derivare l’individuazione di geni che conferiscono una certa resistenza alle malattie ed infezioni delle piante, sincronia di maturazione dei frutti, dimensioni della pianta, adattamento a condizioni difficili. Il tenore di caffeina, lo spessore e la solubilità delle pareti cellulari che influenzano, a loro volta, l’estrazione della bevanda dal caffè macinato sono altri aspetti direttamente o indirettamente sotto il controllo dei geni. Avere una buona conoscenza genetica della pianta è quindi un requisito indispensabile per avere un prodotto di qualità e, quindi, un buon caffè. Si tratta di un progetto di ricerca molto complesso che prevede per la prima volta il sequenziamento e la ricostruzione del genoma di un organismo tetraploide, cioè 4n (quartetti di cromosomi omologhi), derivante dall’unione dei due progenitori, verosimilmente Coffea canephora e Coffea eugenioides. L’effetto della poliploidia rende pertanto la ricostruzione del genoma ancora più difficile, rendendola assimilabile ad uno “jigsaw puzzle”. Il progetto si pone l’obiettivo di decodificare il Dna di Coffea arabica e di immagazzinare i risultati in opportune banche dati. Il genoma di Arabica è costituito da circa 2,6 miliardi di basi per una lunghezza fisica di circa 140 cm. Viste queste dimensioni, è stato necessario suddividere le attività in varie fasi, ciascuna delle quali è stata accompagnata dallo sviluppo di strategie diverse. Le cinque fasi principali in cui si è articolata la ricerca comprendono: 1) Preparazione di una genoteca Bac; 2) Sequenziamento fisico del Dna dei Bac; 3) Sequenziamento fisico del Dna genomico intero; 4) Ricostruzione informatica delle sequenze; 5) Annotazione ed identificazione dei geni codificanti. 1) Preparazione di una genoteca Bac - La grandezza e la complessità del Dna di Coffea arabica rendono complesso il sequenziamento diretto dell’intero genoma soprattutto a causa della sua natura poliploide che porta alla presenza di coppie di sequenze molto simili ma non identiche, ciascuna derivante da uno dei due genomi ancestrali. Per tale ragione è stata scelta una innovativa strategia ibrida che combina, assieme al tradizionale sequenziamento diretto dell’intero genoma, il sequenziamento di cloni Bac. E’ stato quindi necessario frammentare il genoma in tanti segmenti più piccoli, ciascuno dei quali è stato successivamente inserito in un vettore, costituito da cromosomi artificiali batterici (Bac: Bacterial Artificial Cromosome). Questa strategia ha consentito di ottenere una collezione di colonie batteriche (cloni), contenente almeno una copia di tutte le sequenze di Dna presenti nel genoma. Tale collezione è definita libreria genomica o genoteca. Questa prima fase si è conclusa con la costituzione di una genoteca Bac pari a circa 175.000 cloni, ciascuno dei quali contiene un frammento di Dna di Arabica di circa 100.000 nucleotidi. 2) Sequenziamento fisico del Dna dei Bac - Ciascun clone è stato posto in coltura in modo che le cellule batteriche si moltiplicassero e automaticamente moltiplicassero le copie del frammento di Dna di Arabica producendo una quantità di Dna sufficiente alle esigenze del processo di sequenziamento. Si è quindi proceduto alla fase di sequenziamento vero e proprio, che per motivi di costo, nonché di ridondanza della genoteca, ha riguardato soltanto 36.864 dei 175.000 cloni ottenuti, riuniti a loro volta in 96 gruppi (o pools) contenenti ciascuno 384 cloni. 3) Sequenziamento fisico del Dna genomico intero - E’ stata adottata una strategia che ha previsto la produzione di collezioni di frammenti di Dna genomico di diverse dimensioni, ciascuno dei quali è stato sequenziato ad entrambe le estremità fino ad ottenere circa 100 gigabasi di sequenza complessiva. 4) Ricostruzione informatica delle sequenze - Al termine del sequenziamento si ottiene un’ampia collezione di piccole sequenze casuali, che devono essere assemblate ad ottenere una sequenza consenso che copra l’intero genoma. Perché questo sia possibile, i dati di sequenza bruta vengono innanzitutto ripuliti dalle sequenze del Dna del vettore batterico in modo da avere solo le sequenze dei frammenti di Dna di Coffea arabica. La sequenza di ogni singolo frammento di Arabica è stata quindi confrontata con la sequenza di tutti gli altri frammenti per stabilire se la coda di un frammento corrispondesse alla testa di qualche altro frammento e potessero essere riuniti in una ricostruzione almeno parziale del genoma. Questo processo ha consentito la ricostruzione di oltre il 50% del Dna di Arabica ed è in corso il lavoro che, combinando le due strategie descritte ai punti 2 e 3, dovrebbe consentire di avvicinarsi ad una ricostruzione completa. 5) Annotazione e identificazione dei geni codificanti - Questa fase del progetto consiste principalmente nell’applicazione di diversi sistemi bioinformatici per l’analisi dei dati di sequenziamento genomico, in particolare per quanto riguarda la predizione e l’annotazione genica. La predizione consiste nell’identificazione dei geni, ovvero di quelle parti del Dna codificanti per le proteine che sono effettivamente responsabili delle caratteristiche della pianta e del chicco. Per annotazione si intende invece la descrizione funzionale delle proteine codificate da ogni singolo gene identificato nel processo di predizione. Il percorso che porta al riconoscimento dei geni a livello del Dna prende in considerazione metodi diversi. Passaggio successivo è, infine, la caratterizzazione dei geni predetti, in modo da assegnare loro una possibile funzione biologica. Questa fase, nota come annotazione, necessita di considerevoli risorse computazionali che consentono di eseguire confronti con diversi database di sequenze proteiche, domini proteici e motivi funzionali già noti. Al momento è stato stilato un elenco preliminare dei geni predetti, basato sulla ricostruzione del genoma ad oggi disponibile. Tale caratterizzazione dei geni è incrementale e procede man mano che si aggiungono nuovi elementi alla ricostruzione del genoma. Conclusione - Il sequenziamento del genoma di Coffea arabica fa parte di un ambizioso programma di ricerca che si pone come obiettivo la ricostruzione, finora mai affrontata, dell’intero genoma di un organismo tetraploide, i cui due genomi ancestrali sono estremamente simili. L’obiettivo, per quanto difficile, è quello di poter distinguere le sequenze derivate dal progenitore C. Eugenioides da quelle derivanti dal progenitore C. Canephora. Una buona conoscenza del materiale genetico è di fondamentale importanza per la qualità della pianta, e quindi del seme, in quanto tutte le sue strutture e funzioni sono dettate dalla sequenza di nucleotidi del Dna che determina, a sua volta, la sequenza degli amminoacidi nelle molecole proteiche. Queste considerazioni hanno rappresentato il punto di partenza del progetto, che ha portato ad oggi ad una buona decifrazione della base genetica della pianta del caffè Arabica. Sono stati infatti sequenziati cloni Bac ed è stata effettuata una prima ricostruzione del genoma. Sono stati, inoltre, sequenziati dei trascritti di foglie e radici di alcune varietà di Arabica per poter identificare i geni codificanti, ovvero quei tratti di Dna effettivamente attivi dai quali dipendono le caratteristiche della pianta e quindi del chicco di caffè. Potenti mezzi di bioinformatica stanno, infine, lavorando per identificare le possibili funzioni dei geni codificanti. Dal sequenziamento del genoma di Arabica sono attese ricadute in vari settori, non ultimo quello economico, con possibili applicazioni agronomiche ed industriali. In più, le analisi genomiche strutturali e funzionali potranno permettere di comprendere come i due genomi di C. Eugenioides e C. Canephora si combinano ed interagiscono in quello di C. Arabica per conferirgli le sue caratteristiche distintive che non rappresentano la semplice somma delle caratteristiche delle due specie ancestrali e che lo rendono così ricercato per la produzione della bevanda caffè.  
   
   
AL VIA IL CORSO “PERITI GRANDINE”: 84 ISCRITTI, ANCHE DA FUORI REGIONE IL CORSO PER PERITI ESTIMATORI DI DANNI DA AVVERSITÀ ATMOSFERICHE SU PRODOTTI AGRICOLI  
 
In provincia di Trento il capitale assicurato per i danni provocati da avversità atmosferiche su prodotti agricoli ammonta ad oltre 300 milioni di euro. Ogni anno le perizie sono circa 20-30 mila, ma si possono raggiungere numeri più alti, come nel 2011 o nel 2012, quando a causa rispettivamente della grandine e delle gelate, sono state effettuate circa 55 mila perizie. Il tema della difesa assicurativa in agricoltura è stato ampiamente affrontato oggi, a San Michele all’Adige, in occasione dell’apertura del corso per periti estimatori di danni da avversità atmosferiche su prodotti agricoli. Ottantaquattro iscritti, anche da fuori regione (val d’Aosta e Abruzzo) per l’iniziativa formativa, da quest’anno obbligatoria per legge, promossa dalla Fondazione Edmund Mach, con il patrocinio di Codipra, e la collaborazione di Itas assicurazioni, Collegio provinciale dei periti agrari e dei periti agrari laureati di Trento, Ordine dei dottori agronomi e forestali di Trento e Ordine dei geometri di Trento. Il programma di formazione coinvolge il Centro Istruzione e Formazione di San Michele e altri cinque istituti agrari sul territorio nazionale; si rivolge a periti agrari, geometri e laureati in agraria che intendono intraprendere l’attività di “perito grandine” ma anche ai professionisti che necessitano di aggiornamento e si avvale del contributo dei tecnici del Centro Trasferimento Tecnologico che collaborano costantemente con Codipra nella lettura e nella valutazione dei dati meteorologici che possono influire negativamente sui danni riscontrati in campagna e oggetto di possibile risarcimento assicurativo. Oggi, in apertura del corso, sono intervenuti il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì, i rappresentanti dei tre ordini professionali, Marco Stenico (agronomi), Guido Sicher (periti agrari) e Graziano Tamanini (geometri), il direttore di Codipra, Andrea Berti, il referente per il ramo grandine di Itas Assicurazioni, Mauro Ciriaco. “La necessità di maggiore formazione dei periti grandine è legata all’evoluzione che stanno avendo i contratti di assicurazione nella gestione del rischio – spiega il direttore del Codipra, Andrea Berti.- Fino a pochi ani fa le polizze coprivano solo i danni da grandine, mentre oggi coprono tutte le avversità atmosferiche (multirischio). Inoltre la nuova Pac attribuisce un’importanza strategica alla gestione del rischio come strumento di stabilizzazione del reddito”. “Come scuola- aggiunge il dirigente Marco Dal Rì- stiamo tenendo conto di questa evoluzione in modo da potenziare i programmi di insegnamento anche con queste tematiche specifiche”. I temi affrontati oggi nell’aula magna della Fondazione Mach riguardano la normativa sulle assicurazioni in agricoltura, le tecniche di stima dei danni alle colture arboree, i principali danni da malattie e fisiopatie su pomacee, ma si parlerà anche di metodologie di stima e di polizze multirischio. Domani il corso prosegue con i principali danni da malattie e fisiopatie sul prodotto uva, le tecniche di stima dei danni all’uva da vino, con una attenzione particolare al microclima, alla valutazione degli elementi climatici, alle banche dati e alle tecniche di stima dei danni su ciliegie in provincia di Trento. Un altro importante appuntamento è in programma venerdì 28 marzo, alle 14, alla sala della Cooperazione, per il convegno organizzato da Codipra sulla gestione del rischio come elemento di rafforzamento della competitività del settore agricolo a cui parteciperanno tra gli altri, il presidente della Provincia autonoma, Ugo Rossi, e Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo.  
   
   
AGRICOLTURA: IN FVG IL SETTORE HA UN VALORE AGGIUNTO DI 411 MILIONI  
 
Udine - Ben 22.316 aziende per 218 mila ettari di superfice agraria utilizzata: è la fotografia del Friuli Venezia Giulia agricolo nel 2010 in base al censimento del settore, condotto dal Servizio statistica della Regione nell´ambito del più ampio Vi censimento generale dell´agricoltura, che ha interessato tutto il territorio nazionale consentendo l´omogeneizzazione dei dati locali e nazionali con quelli europei. Numeri più recenti (2013) confermano che in Friuli Venezia Giulia il valore aggiunto dell´agricoltura è di 411 milioni di euro, che gli occupati nel settore ammontano a 13 mila unità (+ 2 mila addetti in un anno) e che, per quanto riguarda l´export, la bilancia commerciale dei prodotti di agricoltura, silvicoltura e pesca è negativa (-300 milioni di euro) tranne che per le piante vive (il 19 per cento del totale della categoria merceologica), mentre è ampiamente positivo il saldo per l´industria alimentare e delle bevande (esportazioni nette per quasi 260 milioni di euro). I dati confermano in regione la tendenza, presente anche a livello italiano ed europeo, di un aumento della dimensione media delle aziende in un processo di ristrutturazione e concentrazione che coinvolge anche gli allevamenti in modo inversamente proporzionale nel tempo. Nel 1982 gli allevamenti erano in tutto 26.710 con un numero medio di capi per allevamento di 11 bovini, 12 suini e 321 avicoli, mentre nel 2010 gli allevamenti sono diventati 3.343,con un numero medio di capi per allevamento di 43 bovini, 363 suini e 17.733 avicoli. Sempre in base al censimento regionale del 2010, hanno un ruolo importante in regione la viticoltura e le produzioni di qualità. In Friuli Venezia Giulia trova collocazione il 3,2 per cento della superficie vitata nazionale ed il 30 per cento delle aziende coltiva la vite per un totale del 9 per cento della Superfice agraria utilizzata (Sau) destinato a tale comparto; inoltre qui si colloca la metà della superficie destinata in Italia agli impianti di barbatelle e viti madri da portainnesto. Infine, il 14 per cento delle aziende ha superfici destinate alle produzioni di qualità Dop e Igp, in particolare vitivinicole, pari al 78 per cento della superficie a vite del Friuli Venezia Giulia a fronte del 48 per cento di quella italiana, mentre il 22 per cento degli allevamenti ha capi per le produzioni di qualità Dop ed Igp contro il 14 per cento a livello nazionale. Molto interessanti sono anche i dati relativi all´agriturismo: al 31 dicembre 2012 erano state registrate il Friuli Venezia Giulia 588 aziende agrituristiche, il 3,9 per cento in più rispetto al 2011 ed in costante crescita dal 2004. Dai numeri del censimento e da altri elementi connessi di analisi e valutazione, sono stati tratti i contenuti del convegno "Dimensione economica e specializzazioni dell´agricoltura del Friuli Venezia Giulia" che, promosso da Regione Friuli Venezia Giulia ed Istat, ha avuto luogo questa mattina a Udine, nell´auditorium della Regione. Introdotto dal direttore generale della Regione, Roberto Finardi, l´incontro ha visto il susseguirsi di interventi di esperti della direzione generale della Regione-servizio Programmazione, Pianificazione strategica e Statistica, dell´Istat, dell´Istituto nazionale di Economia agraria (Inea) e dell´Agenzia regionale per lo Sviluppo rurale (Ersa), che nei loro interventi hanno affrontato il tema dal punto di vista della struttura agricola della regione nel confronto con quella nazionale ed europea, dei produttori, dei mercati, delle sinergie possibili, delle tecnologie, della promozione e delle prospettive nel contesto congiunturale." "Il tema del convegno - ha detto Finardi - rappresenta in modo emblematico l´esigenza di un´analisi che consenta di fornire informazioni preziose sul ruolo dell´agricoltura nel contesto economico regionale e contribuisca ad orientare le decisioni strategiche, in un momento in cui il peso della crisi rende indispensabile ripensare anche al modello di sviluppo di questa regione". Osservando che una delle sfide è mettere in condizione i cittadini di valutare l´efficacia dell´azione amministrativa anche attraverso la capacità di raccogliere e sistematizzare dati da rendere poi immediatamente fruibili e disponibili, il direttore generale ha quindi osservato come "non si esca da questa crisi senza fare sistema, con proiezioni strategiche basate sulla potenzialità effettiva dei diversi settori e mettendo in campo un disegno che rappresenti la nuova realtà economica e sociale di questa regione". Nel corso dell´evento è stato distribuito il volume "Dimensione economica e specializzazioni dell´agricoltura del Friuli Venezia Giulia al 2010. Il censimento dell´agricoltura 2010, nuove prospettive di analisi", curato da Istat Fvg e dalla Regione.  
   
   
OGM: FVG, DDL VIETA COLTIVAZIONE MAIS MON810 PER 12 MESI  
 
Trieste - Approvando lo schema di disegno di legge contenente disposizioni urgenti in materia di Ogm, così come proposto dal vicepresidente Sergio Bolzonello, la Giunta regionale ha disposto in via straordinaria e di urgenza un divieto temporaneo alla coltivazione di mais Ogm per il periodo massimo di 12 mesi. "La normativa proposta - ha spiegato Bolzonello - è tesa ad evitare possibili perdite di reddito per i produttori di mais convenzionale e biologico alla luce delle ragioni tecnico-economiche che fondano tale esclusione. Inoltre - ha aggiunto - fa in modo che eventuali nuove pronunce della Commissione europea, o gli esiti del ricorso avanti al Tar, non comportino il venir meno del divieto posto dal decreto del ministro della Salute del 12 luglio 2013 ed estende l´esclusione ad eventuali mais Ogm autorizzati oltre al Mon810".  
   
   
BOLZANO, DIVIETO DI IMPIEGARE PRODOTTI FITOSANITARI DANNOSI ALLE API DURANTE LA FIORITURA DEI FRUTTIFERI  
 
L´uficio frutti-viticoltura ha stabilito che il divieto di impiegare prodotti fitosanitari dannosi alle api entra in vigore per la varietà Cripps Pink e i relativi cloni a partire da mercoledì 26 marzo 2014 (ore 00.00). Il divieto rimarrà in vigore fino a revoca. La Provincia Autonoma di Bolzano, Ripartizione Agricoltura, ha stabilito con decreto n. 125/31.2 del 21/03/2014 che i sottoelencati principi attivi, presenti in prodotti fitosanitari, sono dannosi alle api: Il divieto di impiegare prodotti fitosanitari dannosi alle api entra in vigore per la varietà Cripps Pink e i relativi cloni a partire da mercoledì 26 marzo 2014 (ore 00.00). Il divieto rimarrà in vigore fino a revoca. Elenco dei principi attivi i quali non possono essere impiegati durante la fioritura dei fruttiferi ai sensi dell´articolo 3 della legge provinciale del 23.03.1981, n. 8 e successive modifiche.
Principio attivo Principio attivo
Abamectina Fosmet
Clorantraniliprole Imidacloprid
Clorpirifos Indoxacarb
Clorpirifos-metile Milbemectin
Clothianidin Pyridaben
Cyflutrin Spinosad
Cipermetrina Spirodiclofen
Deltametrina Spirotetramat
Emamectina Thiametoxam
Esfenvalerate Tebufenpyrad
Etofenprox Triflumuron
Fenoxycarb
Si fa inoltre presente che non si possono trattare piante da frutto in fioritura anche prima di questo termine con prodotti fitosanitari dannosi alle api. Inoltre si rende noto che come misura preventiva contro la diffusione del colpo di fuoco batterico tramite le api è vietato spostare alveari di api da un impianto di pomacee in un altro impianto di pomacee dal 1° aprile 2014 fino al 15 giugno 2014, a meno che essi non siano stati tenuti prima in un locale oscurato e chiuso per almeno 48 ore oppure per almeno 72 ore in un luogo situato a quote superiori a 1400 m s.L.m.
 
   
   
PESCA: FEDERCOOPESCA; ALGORITMO RISCHIO DI METTERE AL BANDO LA PESCA DEL PESCE AZZURRO NEL MARE ADRIATICO  
 
 Un algoritmo rischio di mettere al bando la pesca del pesce azzurro nel mare Adriatico, dove vengono pescate oltre il 90% delle sardine e delle acciughe made in Italy (circa 40 mila tonnellate di acciughe e 10 mila tonnellate di sardine all’anno). E’ l’allarme lanciato dalla Federcoopesca-confcooperative alla luce dei dati prodotti da un modello matematico messo a punto dal comitato scientifico della Commissione generale per la pesca del Mediterraneo (Cgpm) allo scopo di attuare il piano di gestione dei piccoli pelagici in Adriatico. “Se avessimo già adottato questo sistema di valutazione, con i dati del 2012, ci troveremmo a dover impedire di lavorare al 93% delle imbarcazioni dedite a questa pesca. E’ assurdo. Vanno assolutamente rivisti i parametri da utilizzare” afferma l’associazione in vista della prossima assemblea della Cgpm, chiamata a decidere sull’adozione o meno di questa procedura. Le critiche rivolte dalla Federcoopesca al procedimento messo a punto dal comitato scientifico sono legate al fatto che le possibilità di pesca per un determinato anno vengano fatte sulla base dei dati raccolti due anni prima e che nei dodici anni presi in esame (2000-2012) si nota come gli indicatori adottati diano risultati drasticamente diversi sullo stato della risorsa e questo varia da un anno all’altro. “Se dovesse passare questo principio ci troveremmo di fronte al paradosso di dover azzerare questo tipo di pesca in un determinato anno e il successivo ad incrementarla anche del 200%. Questo senza tenere in minima considerazione le ripercussioni socio economiche che queste scelte produrrebbero”. L’associazione definisce quello messo a punto un sistema schizofrenico che non salvaguarda la risorsa e mortifica le imprese, impedendo una adeguata programmazione aziendale. “Ci auguriamo che a prevalere sarà il buon senso”.  
   
   
AGRICOLTURA, VENETO: AVANTI TUTTA CON LE RIFORME DEL SETTORE, PER OTTIMIZZARE LE RISORSE  
 
Venezia - “Diamo corpo alle priorità, a quello che serve al settore, agli imprenditori e alla comunità veneta: portiamo al traguardo le riforme di Veneto Agricoltura e dei parchi regionali”. Lo ribadisce l’assessore regionale Franco Manzato, che su questi due segmenti ha avviato ancora tre anni fa il percorso riformatore, “che darebbe un migliore sostegno al primario e ci farebbe risparmiare circa 8 milioni l’anno, che potremmo investire per creare lavoro e competitività”. Sui testi a suo tempo licenziati dalla giunta si sta discutendo in commissione da oltre 30 mesi: “posso capire l’esigenza di approfondire i progetti, anche di modificarli radicalmente – afferma Manzato – ma l’attesa non può durare ancora, a meno di un anno dalla conclusione dell’attività consiliare di questa legislatura, in un Consiglio cui spetta l’ultima parola su queste tematiche. Veneto agricoltura, commissariata da quanto abbiamo presentato il disegno di legge che ne ridisegna radicalmente struttura e attività, liberandola da superfetazioni improprie, non può restare in un limbo che oltretutto costa parecchio ai contribuenti. Lo stesso vale per i Parchi regionali, che devono essere autonomi perché ciascuno di essi sovraintende ad un territorio che ha particolarità proprie, ma sui quali si può comunque ridisegnare la cornice generale con risparmi sostanziali e notevoli, da investire nella tutela del territorio stesso”. “Il politichese non interessa alla gente, stufi di bizantinismi di maniera e inconcludenti – dice infine Manzato – mentre ciò il percorso da chiarire è chiarissimo: avanti tutta con le riforme. Servono al Veneto, ai nostri impendo tir, ai nostri cittadini, servono per crescere, per impiegare meglio i soldi, per avere risultati, indispensabili anche più del solito nella difficile fase che stiamo attraversando”.  
   
   
FVG, AGRICOLTURA: NUOVE NORME PER LO SMALTIMENTO DEI RESIDUI  
 
Trieste - In Friuli Venezia Giulia sarà nuovamente possibile la combustione controllata dei residui delle lavorazioni agricole e forestali. Lo prevede un emendamento al disegno di legge in materia di Ogm che sarà discusso oggi dal Consiglio regionale. A vietare l´abbruciamento dei residui di tagli, diradamenti, potature era stata la recentissima legge nazionale varata per fronteggiare in particolare l´emergenza ambientale della cosiddetta Terra dei Fuochi. Con quella norma era diventato sanzionabile penalmente l´illecito smaltimento dei rifiuti, ma nel reato penale era stata inclusa anche la combustione dei residui vegetali derivanti appunto da lavorazioni agricole e forestali. Si era così venuta a creare una situazione paradossale, perché da sempre il materiale in eccesso costituito da paglie, sfalci e potature veniva eliminato bruciandolo. Per superare questo problema e venire così incontro alle richieste di amministrazioni locali, imprenditori e privati, per iniziativa del vicepresidente e assessore alle Risorse agricole Sergio Bolzonello, la Giunta regionale ha proposto un emendamento aggiuntivo all´articolo 1 della norma sugli Ogm, con il quale, ferme restando le disposizioni in materia di antincendio boschivo, sarà di fatto consentito bruciare i residui lignocellulosici derivanti dalle lavorazioni agricole, purché le ceneri siano reimpiegate nel ciclo culturale come sostanze concimanti o ammendanti ai terreni. Una proposta di emendamento con la quale, nel pieno rispetto della normativa comunitaria, si vuole dare chiarezza e regole certe rispetto ad un problema che aveva destato non poche preoccupazioni. In ogni caso, nelle zone più a rischio d´incendi, le operazioni di bruciatura vanno sempre preventivamente comunicate al Corpo Forestale, che potrà impartire specifiche prescrizioni.  
   
   
FVG, PESCA: INDENIZZI ALLE IMPRESE PER DANNI CALAMITÀ NATURALI  
 
Udine - La Giunta regionale, su proposta del vicepresidente Sergio Bolzonello, ha approvato nei giorni scorsi il regolamento per la concessione degli indennizzi a favore delle imprese ittiche che hanno subito danni arrecati da calamità naturali, avversità atmosferiche e meteomarine di carattere eccezionale verificatesi dal 30 gennaio al 20 febbraio 2012. Gli indennizzi saranno concessi a copertura degli oneri sostenuti per danneggiamenti alla produzione, alle attrezzature e strutture delle imprese di pesca e acquacoltura a condizione che l´entità dei danni subiti nell´anno dell´evento non sia inferiore alla soglia del 30 per cento del fatturato medio dell´impresa nei tre anni precedenti l´evento. Le domande d´indennizzo vanno presentate al Servizio regionale competente in materia di risorse ittiche entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore (il giorno successivo alla pubblicazione sul Bur) del regolamento.  
   
   
BOLZANO, INCONTRO TECNICO INTERNAZIONALE SULLA DROSOPHILA SUZUKII AL CENTRO DI SPERIMENTAZIONE LAIMBURG  
 
 Ricercatori e tecnici esperti della Drosophila suzukii provenienti da Francia, Spagna e Italia hanno scambiato le esperienze e gli esiti delle ricerche fatte nello studio del parassita Drosophila suzukii nel corso dell´incontro tecnico internazionale organizzato presso il Centro di Sperimentazione Laimburg. È emerso che il comportamento del fitofago varia in funzione del clima e dell´areale. Gli studi si concentrano su tecniche di controllo alternative quli la cattura massale o l´impiego di insetti antagonisti. La Drosophila suzukii rappresenta una sfida per l´agricoltura di tante regioni europee. Nasce da qui l´idea dell´incontro tecnico tenutosi venerdì scorso, 21 marzo, presso il Centro di sperimentazione agraria Laimburg a Vadena. La Drosophila suzukii è un insetto invasivo proveniente dall´Asia orientale che si è sparso in Europa dal 2009 rappresentando una sfida soprattutto per la coltivazione di piccoli frutti e drupacee. Durante l´incontro, gli scienziati hanno presentato le attuali conoscenze sulla dinamica della popolazione, la biologia ed il comportamento dell´insetto. I dati del monitoraggio in Francia, Spagna ed Italia mostrano che la Drosofila si comporta in modo diverso in ogni regione a seconda delle condizioni climatiche e del paesaggio agricolo che trova. Corrispondenza è stata trovata sul luogo di svernamento favorito, che risulta essere l´ambiente boschivo. Questi risultati saranno correlati con dati climatici per ottenere approfondite conoscenze sulla strategia di svernamento dell´ insetto. Per controllare l´insetto vengono seguite molteplici strategie. Oltre alla cattura massale e l´impiego di reti si studia anche l´impiego di insetti antagonisti che parassitizzano la Drosofila. Mentre l´uso di insetticidi risulta essere efficace soltanto in presenza di basse densità di popolazione, l´impiego di reti con fori di dimensioni molto piccole dà buoni risultati. "Le reti sono costose e in alcuni casi incidono sulla qualitá dei frutti soprattutto delle ciliegie, perché influiscono sul microclima", spiega Silvia Schmidt, esperta del Centro di sperimentazione Laimburg. Una possibile alternativa potrebbe essere l´uso di insetti antagonisti che si nutrono della Drosophila suzukii. Le specie indigene attaccano però anche altri insetti e attualmente l´efficacia del metodo non è soddisfacente e richiede ulteriori sviluppi. L´analisi degli aromi di piccoli frutti ha, intanto, portato alla scoperta degli aromi preferiti dal parassita che potrebbero condurre allo sviluppo di nuove trappole attrattive da impiegare contro la Drosofila. L´incontro di venerdì, come riferisce Schmidt, ha dato il via ad uno scambio continuo tra gli esperti, e la possibilità di sviluppare progetti congiunti di ricerca in materia. La situazione in Alto Adige Gli anni 2011, 2012 e 2013 hanno mostrato diversi livelli di infestazione con danni significativi nel 2011 e popolazioni più contenute nel 2012. Nel 2013, invece, con le misure d´igiene e l´accorciamento degli intervalli di raccolta si è riusciti a tenere sotto controllo la situazione. Anche i trattamenti fitosanitari con un insetticida biologico hanno frenato il grado di infestazione. Le ricerche sulla Drosofila presso il Centro di Sperimentazione Laimburg hanno portato alla luce che l´insetto è selettivo e predilige frutti come le more o i lamponi, mentre altri frutti come l´uva vengono colpiti soltanto in caso di mancanza dei frutti preferiti e in presenza di elevate densità di popolazione.  
   
   
CRISI LATTERI FRIULANE: CHIESTI 24 MESI DI CIGS PER 104 LAVORATORI  
 
Trieste - Il Consorzio cooperativo Latterie Friulane presenterà istanza per la concessione della cassa integrazione straordinaria (Cigs, durata 24 mesi) per crisi aziendale e conseguente cessazione parziale di attività con decorrenza dal 18 marzo 2014 e per un numero massimo di 104 lavoratori. La decisione è emersa nel corso dell´odierna riunione a Roma, presso la sede del ministero del Lavoro, alla quale hanno preso parte rappresentanti di Regione Friuli Venezia Giulia, sindacati Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Rsu, oltre ai vertici aziendali assisti da Confindustria Udine e Confcooperative nazionale. L´azienda si è inoltre impegnata ad anticipare il trattamento di Cigs alle normali scadenze di paga. Dopo questo incontro, le parti interessate si rivedranno in sede locale per la verifica dell´andamento della Cigs e del piano di gestione degli esuberi già condiviso in sede regionale. Il secondo anno di cassa integrazione potrà essere concesso nell´ambito delle risorse finanziarie disponibili in attuazione della normativa vigente, previa la riduzione di almeno il 30 per cento delle eccedenze (pari a 31 unità) essendo tale obiettivo indispensabile per l´accesso al secondo anno di Cigs. Nel corso dei secondi 12 mesi, gli strumenti individuati potranno determinare la gestione dei lavoratori ancora in esubero.  
   
   
IL VINO PUGLIESE CONQUISTA IL GIAPPONE  
 
 Il Giappone da alcuni anni è terra di conquista per l’export agroalimentare italiano e offre importanti margini di crescita soprattutto per il settore del vino, proprio perché come mercato emergente lo sta apprezzando sempre di più anche come bevanda di accompagnamento per cibi tipicamente giapponesi. In tal senso va sicuramente apprezzato l’importante riconoscimento ottenuto dall’Azienda Vitivinicola Tor de’ Falchi non nuova ad esperienze di recupero e persino contaminazione artistica e culturale. E’ quanto dichiara l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, commentando il premio ottenuto (double cold medal) nell’ambito del Sakura Wine Award 2014 in giappone, dal “Suprematism” Castel del Monte Bombino nero Docg 2012 dell’azienda di Minervino Murge che proprio traendo ispirazione dal movimento artistico fondato da Kasimir Malevic (Suprematismo appunto) anche grazie ai fondi messi a disposizione dallo scorso Psr ha saputo ristrutturare l’antica bottaia ipogea creando un’atmosfera unica dove percepire luce e ombra e quindi far maturare al meglio il proprio vino. E’ un modo di percepire l’impegno nei confronti della propria azienda ma anche del territorio che premia quella parte di Puglia che orgogliosamente esportiamo all’estero e che sa essere ambasciatrice della buona politica messa in campo dalla Regione in questo settore – dice Nardoni. Il Suprematism è risultato tra i primi cinque vini a livello internazionale, quale miglior vino per l’accompagnamento al Sushi. Lo stesso vino lo scorso 14 marzo ha vinto la medaglia d’argento nell’ambito dell’International packaging Competition Vinitaly 2014. Si tratta di un premio all’etichetta risultata tra le uniche due segnalate per il Sud Italia.