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Notiziario Marketpress di Mercoledì 01 Luglio 2015
GLI HABITAT DELLE MICROALGHE AIUTANO A SOSTENERE LE POPOLAZIONI ITTICHE NEL MEDITERRANEO?  
 
 Anche se l’importanza del fitoplancton (microalghe) come produttore principale per gli ecosistemi costieri e quindi per la produzione di pesce è ben documentata, l’importanza delle macroalghe e delle alghe per la salvaguardia delle risorse ittiche rimane oscura. Grazie al progetto Linkfish, gli scienziati adesso capiscono meglio come caratteristiche specifiche degli habitat delle macroalghe possano aiutare le popolazioni di novellame a prosperare. Secondo il dott. Hilmar Hinz, ricercatore Marie Curie presso l’Istituto spagnolo di oceanografia, la cui ricerca è finanziata nell’ambito del progetto Linkfish (“Investigating the link between sub-littoral algae habitats and fish communities in the Mediterranean Sea”), finanziato dall’Ue, la mancanza di conoscenza scientifica degli ecosistemi delle macroalghe è la conseguenza di una limitata attenzione scientifica. Gran parte della ricerca sul Mediterreano finora è stata concentrata sulle praterie marine o su sistemi demersali profondi, nei quali gli habitat delle alghe sono stati meno studiati nonostante siano ugualmente diffusi. Per colmare questa lacuna di conoscenze e per contribuire all’approccio dell’ecosistema alla gestione della pesca – che si propone di identificare, conservare e recuperare gli habitat critici per i pesci in modo da rigenerare e sostenere le sue popolazioni – il dott. Hinz ha condotto una ricerca in laboratorio e immersioni nel Mediterraneo per analizzare questi habitat, la loro produttività e la biodiversità associata alla fauna bentica e di determinare come si trasferisce l’energia dalle alghe al novallame. Concluso a maggio, il progetto si era occupato principalmente degli habitat dei sistemi delle acque basse (Cystoseira) per il suo lavoro sperimentale, a causa della sua tracciabilità, ma ha studiato anche due sistemi delle acque profonde (Osmundaria – Phyllophora e Peyssonnalia) che sono molto diffusi nel Mediterraneo. In questa intervista con la rivista dei risultati research*eu, il dott. Hinz ci parla dell’importanza di questa ricerca e di come ci fa conoscere meglio l’ecologia degli habitat della macroalghe. Quali sono i principali obiettivi del progetto? L’obiettivo principale del progetto è capire l’importanza delle macroalghe come habitat essenziale per il novellame nei sistemi costieri del Mediterraneo. Sappiamo che la maggior parte dei sistemi costieri del Mediterraneo sono oligotrofici, ci sono cioè molto pochi nutrienti nell’acqua e quindi la produzione di plankton (microalghe) è relativamente bassa rispetto ad altre zone come i mari dell’Europa del nord. Le macroalghe e le praterie marine rappresentano i produttori principali di materia organica e quindi la fonte principale di produzione biologica che sostiene le catene alimentari della costa. Ospitano una micro-fauna varia che consiste principalmente in piccolissimi crostacei che sono una delle fonti principali di cibo per novellame e piccoli pesci, forniscono inoltre un riparo strutturale da predatori più grandi. La nostra ricerca cerca di determinare quali specie di alghe e quali tipi di fauna ad essi associati potrebbe essere particolarmente importante per il trasferimento di energia al novellame e ai piccoli pesci. Gli habitat delle alghe costiere sono sempre più sotto pressione e una conoscenza dettagliata della loro importanza funzionale è finora solo un abbozzo. Speriamo che il nostro progetto riesca ad aggiungere dettagli importanti che potrebbero essere utili in futuro per la valutazione della qualità degli habitat nelle acque del Mediterraneo europeo. Come spiegate l’attuale mancanza di ricerca dedicate agli habitat delle macroalghe? Nel Mediterraneo, la ricerca sui sistemi costieri si è concentrata principalmente sulle praterie marine, sui sistemi demersali profondi e le Aree marine protette. Gli habitat delle rocce dove dominano le alghe, nonostante la loro prossimità alla costa e l’intenso uso da parte degli esseri umani non sono stati studiati in modo approfondito in particolare per quanto riguarda la loro importanza per i pesci. Questo succede perché studiare il novellame di pesce in coste rocciose comporta considerevoli difficoltà logistiche: il novellame di pesce di dimensioni comprese tra i 2 e i 6 cm non è facile da catturare e i metodi tradizionali di pesca con reti a strascico o tramaglio non si può usare. Quale metodologia avete usato per questa ricerca? Il progetto aveva vari component. Abbiamo cercato di associare studi di osservazione sul campo con esperimenti in laboratorio. La parte osservazionale dello studio è stata completata, mentre la parte sperimentale è ancora in corso e sarà continuata dall’istituto ospite dopo la fine della mia borsa di ricerca Marie Curie. Per condurre gli studi osservazionali sono stati necessari diversi studi intensivi sul campo con la raccolta di campioni di alghe e pesci per mezzo di immersioni. Le osservazioni in situ di pesci e alghe sono state fatte lungo sezioni di immersione per identificare i vari habitat delle alghe in cui era probabile la presenza di novellame e la dieta, la condizione e la composizione isotopica di diverse classi di dimensioni del novellame sono state determinate per aree con diversa copertura di alghe. Negli esperimenti di laboratorio, adesso stiamo cercando di testare le tendenze che abbiamo osservato sul posto in modo più controllato; per capire meglio il legame meccanicistico tra le alghe, la fauna ad esse associata e i pesci. Cosa avete scoperto per quanto riguarda la dipendenza del novellame dalle macroalghe? I risultati sono ancora preliminari e siamo ancora in fase di analisi, ma sembra che alcuni tipi di alghe – specialmente le alghe che vivono a lungo e sono strutturalmente complesse come la Cystoseira – contengano una densità maggiore di prede rispetto ai morfotipi di alghe meno sturtturati. Questo significa che le potenzialità come fonte di cibo e quindi la qualità dell’habitat per il novellame dipende dalla composizione delle alghe. Finora le nostre osservazioni sembrano suggerire che più è ricca e complessa la comunità di alghe, più alta è la densità di prede e novellame. Dobbiamo ancora identificare i meccanismi alla base di questo fatto, poiché le alghe possono anche servire da riparo per i pesci e le più alte densità osservate in questi habitat più complessi potrebbero essere associate anche a una minore predazione. Speriamo che i risultati degli esperimenti in laboratorio che stiamo facendo adesso faranno luce su questo fatto. Quali sono le potenziali minacce per queste macroalghe? Le macroalghe si trovano principalmente nelle coste rocciose. A causa della loro prossimità alle attività umane, sono sempre più sotto la pressione antropogenica e quindi più esposte ai cambiamenti ambientali. Alcune alghe, come la Cystoseira di cui sopra, sono in declino e sono scomparse da molte coste del Mediterraneo a causa di una ridotta qualità dell’acqua causata da una maggiore urbanizzazione delle zone costiere. Inoltre le comunità di alghe sono sotto pressione a causa dell’introduzione di specie alloctone nel Mediterraneo. Per esempio il pesce coniglio, un pesce erbivoro con un enorme appetito per le alghe che è in grado di trasformare zone coperte da alghe sane in roccia nuda ricoperta solo da un sottile strato di copertura erbosa, con ovvie conseguenze per gli altri pesci. Anche l’introduzione di specie di alghe alloctone ha conseguenze per la composizione totale delle comunità di alghe autoctone, con conseguenze ancora sconosciute per gli altri componenti dell’ecosistema. Il progetto si concluderà a maggio. Che conseguenze pensate che avranno i suoi risultati sull’approccio ecosistemico alla gestione della pesca? Speriamo di poter mettere in luce l’importanza di certi habitat di alghe per il novellame di pesce. Sulla base di questo lavoro, potremmo riuscire a classificare la qualità dell’habitat costiero per il novallame su una scala più ampia e incorporarla in piani di gestione dello spazio. Mediante la promozione di queste conoscenze, speriamo di poter sensibilizzare le parti interessate a il pubblico generale verso il valore di questi habitat e di iniziare attività di salvaguardia per preservare questi ecosistemi e assicurare la produzione futura di pesce. Quail sono i suoi piani per il futuro nel campo della ricerca? Rimarrò in Spagna per continuare la mia ricerca, la mia domanda per una borsa di ricerca nell’ambito dello schema nazionale Ramón y Cajal infatti è stata accettata. Ho in programma di continuare questa nuova linea di studio che si è aperta per me grazie alla borsa di ricerca Marie Curie. Inoltre ho intenzione di continuare il mio impegno in progetti dell’Ue riguardanti la pesca e di continuare la mia ricerca sugli effetti della pesca sugli ecosistemi bentici. Fonte: Sulla base di un’intervista nel numero 43 della rivista research*eu risultati.  
   
   
EXPO - PRESENTATO A BRUXELLES DAL PRESIDENTE DELL’ EMILIA ROMAGNA BONACCINI IL WORLD FOOD RESEARCH AND INNOVATION FORUM  
 
 Bologna - Sfamare entro il 2050 nove miliardi di persone, garantendo la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale. Per vincere tali sfide occorre rendere disponibili know how, conoscenze, risorse tecnologiche e innovazione che l’Europa possiede e mettere in rete le tante esperienze che ci sono. Questi gli obiettivi sottolineati oggi a Bruxelles dal presidente della Regione Emilia-romagna Stefano Bonaccini durante la presentazione, rivolta a Regioni europee e rappresentanze diplomatiche, del World Food Research and Innovation Forum, che si svolgerà ad Expo Milano il 22 e 23 settembre. “Il Forum sarà una piattaforma da utilizzare per mettere in rete tutte le esperienze che ci sono, un’occasione per far dialogare decine di Governi e trovare risposte alle sfide non più rinviabili che il mondo ha davanti - ha sottolineato Bonaccini -. L’appuntamento del 22 e 23 settembre è una grande opportunità perché il dibattito dell’Expo prosegua oltre questi sei mesi e sia capace di trasformare in proposte concrete le tante idee che stanno emergendo in termini di conoscenza, innovazione e ricerca”. Il presidente ha sottolineato il contributo che l’agricoltura può dare: “La sfida è quella di ripensare l’organizzazione della produzione agricola puntando su innovazione e tecnologia. Per questo, degli oltre 2,5 miliardi di fondi europei disponibili per l’Emilia-romagna fino al 2020, ne abbiamo destinati la metà al Piano di sviluppo rurale. E di recente abbiamo firmato con il Guandong, la provincia più popolosa della Cina, un protocollo d’intesa che al primo posto ha proprio la sicurezza alimentare. Temi che chiamano in causa le Regioni e l’Europa, non solo in termini di solidarismo ma anche di strategicità”. Bonaccini ha quindi concluso con un invito, quello di visitare Expo: “Una grande occasione - ha affermato - per conoscere ciò che l’innovazione e la ricerca stanno offrendo al mondo. Una scommessa che il nostro Paese è stato capace di vincere”. World Food Research and Innovation Forum Il World Food Research and Innovation Forum (22, 23 settembre 2015 - padiglione Italia), è una piattaforma globale permanente per affrontare e discutere le sfide del futuro dell’alimentazione. Promosso da Regione e Aster (il consorzio regionale per l’innovazione e la ricerca industriale), è patrocinato dai ministeri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico. Viene realizzato assieme a istituzioni nazionali, europee e internazionali, ai sistemi delle imprese e delle fiere, alle reti di ricerca e agli attori mondiali del sistema agrifood. Dopo la prima edizione di quest’anno, diverrà un appuntamento biennale.  
   
   
TOSCANA, PIANO DI SVILUPPO RURALE, A SETTEMBRE LA PRESENTAZIONE A BRUXELLES  
 
Firenze – A Bruxelles a settembre per presentare il Piano di sviluppo rurale della Toscana, che per il periodo 2014-2020 potrà contare su un budget di 961 milioni di euro, per investimenti in produzioni di qualità, innovazione, tutela dell´ambiente e del paesaggio, promozione di energie rinnovabili. E´ questo l´invito che il commissario europeo per le politiche agricole Phil Hogan ha rivolto al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, ieri sera al padiglione Europa dell´Expo di Milano. L´incontro – benché avvenuto nell´ambito delle iniziative di Expo in programma nella prima domenica di vera estate – ha consentito uno scambio sui diversi temi che riguardano lo sviluppo rurale di una regione che peraltro Hogan conosce bene, perché è in Toscana che più volte ha trascorso i suoi periodi di ferie, apprezzandone le produzioni agroalimentari. Tra i temi di particolare rilievo la questione del riconoscimento della Dop per il pane toscano, per cui si aspetta il parere di Bruxelles. A Hogan il presidente della Regione Toscana ha chiesto un impegno per la conclusione positiva dell´iter. "Per la Toscana – spiega il presidente - si tratta di un progetto strategico. In questi anni abbiamo lavorato con il Consorzio di promozione e tutela del Pane Toscano a lievitazione naturale, coinvolgendo università, ricercatori, agricoltori e imprenditori per valorizzare un prodotto che è tra i più tipici della tradizione alimentare e culturale toscana. Ma l´obiettivo – prosegue – è anche quello di sviluppare una filiera produttiva fondata sulla qualità e sul legame con il territorio".  
   
   
AGRICOLTURA: PSR VENETO VICINO AL COMPLETAMENTO DELLA SPESA: LIQUIDATO GIA’ IL 92% DELLE RISORSE  
 
 Venezia - Veneto sempre più vicino all’obiettivo di spesa dei fondi europei per lo sviluppo rurale. In occasione della presentazione della Relazione annuale di esecuzione (Rae), la Regione del Veneto ha presentato, di fronte al Comitato di sorveglianza del Programma di sviluppo rurale 2007-2013, i dati di avanzamento finanziario e procedurale. Al 31 maggio il Psr Veneto aveva liquidato il 92,7% delle risorse a disposizione del programma per un totale di 966,5 milioni di euro. Il Psr Veneto si conferma così il terzo programma italiano per performance di spesa in Italia e addirittura il secondo se si considerano quelli con una dotazione finanziaria superiore ai 500 milioni di euro, preceduto dalla sola Lombardia. L’asse 1, dedicato al miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale, ha raggiunto il 92,8% di risorse erogate, con otto delle tredici misure dell’Asse sopra l’80%. Obiettivo di spesa quasi completamente raggiunto dall’Asse 2 per il miglioramento ambientale, che ha già fatto registrare il 98,4% di risorse liquidate. Notevole aumento di spesa per l’Asse 3 dedicato alla qualità della vita nelle zone rurali e alla diversificazione dell’economia, arrivato all’85% di spesa (specialmente grazie alle misure 313 – Incentivazione delle attività turistiche, 323 – Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale e 331 – Formazione e informazione degli operatori economici). Deciso balzo in avanti infine per l’Asse 4 – Leader: la spesa per lo sviluppo locale è passata in cinque mesi dal 49,9% al 76,3% con un incremento di oltre il 26%. Sono stati inoltre presentati i dati relativi ai bandi del 2014 attivati dalla Regione del Veneto in regime di “transizione” e che hanno permesso di colmare l’intervallo temporale tra il vecchio e il nuovo programma. La risposta ai bandi da parte dei beneficiari è stata persino superiore alle previsioni e le domande finanziate sono state oltre 1.300. Il Comitato di sorveglianza ha avuto modo infine di conoscere l’informativa sui risultati e sugli impatti del Psr realizzata da Agriconsulting, la società incaricata della valutazione programma. Dalla relazione è emersa una consistente crescita di valore aggiunto lordo, sia delle aziende agricole (27%) che delle imprese alimentari (15%) beneficiarie del programma. Il Psr Veneto ha confermato la sua efficacia sul fronte della salvaguardia della biodiversità: nelle aree oggetto di impegno la ricchezza di specie è aumentata del 13,3%, confermando l’effetto benefico rispetto a quelle non oggetto di impegno. La pubblicazione del rapporto “ex post” completo del Psr Veneto 2007-2013 è prevista alla fine del 2016.  
   
   
IL BANDO PER L´INCENTIVAZIONE DI ITINERARI TURISTICI RURALI IN SARDEGNA  
 
Cagliari - Pubblicato dall´Assessorato dell´Agricoltura il bando finalizzato a promuovere la realizzazione di itinerari e percorsi che possano incrementare anche qualitativamente l´offerta di "turismo rurale" attraverso la messa in rete del patrimonio culturale, ambientale, agroalimentare ed enogastronomico isolano. L´intervento prevede un finanziamento a fondo perduto pari al 100% della spesa ammessa. I progetti possono essere presentati esclusivamente dalle associazioni di comuni i cui territori sono classificati C o D nel Psr Sardegna 2007-2013, inclusi i comuni che fanno parte delle aree Leader. La dotazione finanziaria è di un milione di euro e può essere incrementata con ulteriori risorse che dovessero eventualmente rendersi disponibili. La domanda di aiuto deve essere trasmessa per via telematica utilizzando il sistema informativo agricolo nazionale (www.Sian.it) dal giorno successivo alla data di pubblicazione del bando sul Buras - che avverrà il prossimo 2 luglio - e fino al 3 agosto 2015.  
   
   
PSR: FVG, CHIUDERE BENE ´07-14, DARE PIENO AVVIO A PROGRAMMA ´14-20  
 
 Trieste - "Rispetto ai parametri europei la situazione Fvg risulta positiva: a inizio 2015 avevamo raggiunto il 103,5 per cento del target imposto dalle autorità comunitarie, con una spesa di ben 218,8 milioni di euro, su un´assegnazione complessiva di 265,7 milioni. Nei primi mesi del 2015 si è tuttavia registrata una diminuzione delle domande di pagamento, soprattutto di quelle riferite a investimenti strutturali. Da qui la richiesta agli imprenditori di concludere quanto prima gli interventi e rendicontare con urgenza le spese effettuate, così da utilizzare tutte le risorse ancora disponibili". Lo ha ribadito oggi a Udine l´assessore regionale alle Risorse agricole e forestali Cristiano Shaurli intervenendo alla riunione del Comitato di sorveglianza del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013, nel corso del quale è stato fatto il punto sull´avanzamento della spesa e la pianificazione delle attività per la conclusione finanziaria del Programma, tassativamente fissate da Bruxelles al 31 dicembre 2015. Gli uffici regionali, ha assicurato l´assessore, sono già attrezzati per garantire i pagamenti con procedure accelerate, ma è di fondamentale importanza che il comparto risponda energicamente e in sinergia con la Regione, presentando con sollecitudine la documentazione di spesa. "Siamo alle battute finali del Psr 2007-2013 e dobbiamo compiere tutti gli sforzi per raggiungere il miglior utilizzo possibile delle risorse e ridurre al minimo il rischio di vederle disimpegnate da parte della Ue. Sarebbe un ottimo banco di prova anche per la partenza della nuova programmazione 2014-2020 - al momento avviata con i bandi riguardanti il mantenimento di pascoli per la biodiversità e l´agricoltura biologica - ma che nei prossimi mesi partirà a pieno ritmo", ha concluso Shaurli.  
   
   
EXPO 2015: ONLINE SITO DEDICATO ALLE INIZIATIVE DELL´UMBRIA  
 
È online all´indirizzo  www.Umbriaexpo2015.it , il sito realizzato dalla Regione Umbria per informare sulle attività e sugli eventi realizzati dalla Regione, o in collaborazione con diversi partner, nell´ambito di Expo 2015. Il sito è suddiviso in 10 canali tematici e riporta anche le iniziative collaterali in programma a Milano o in Umbria. Le aree tematiche vanno da "Food Innovation", con all´interno anche il calendario di eventi organizzati per promuovere le migliori qualità dell´Umbria e delle sue produzioni con particolare attenzione oltre al Food Innovation, all´artigianato di qualità, al cashmere e alla valorizzazione del territorio. Il viaggio online prosegue quindi con "Umbria Experience", lo spazio umbro presso Adi, allestito in via Bramante a Milano, nell´ambito del quale si organizzeranno numerose iniziative di cui alcune a cura della Regione e altre in collaborazione con enti e aziende. Segue poi l´area dedicata agli eventi in Umbria, e quella che racconta dell´Umbria nella Mostra dell´Identità Italiana, all´interno di Palazzo Italia. Per passare poi alle iniziative in dettaglio che si terranno a Milano, all´area dedicata al Cioccolato, a quella con intitolata Storie di vino e ancora Economia, passando attraverso il racconto fotografico dell´Umbria di Steve Mccurry, per approdare a tutto ciò che l´Umbria propone alla Cascina Triulza. Il sito è corredato dalla mappa e l´elenco dei luoghi e dei principali partner, nonché dalla rassegna stampa.  
   
   
LATTIERO/CASEARIO: FVG AD ALLEVATORI, SFIDE DA AFFRONTARE ASSIEME  
 
Udine - L´amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia ha ben presente le attuali criticità del settore lattiero caseario. Lo assicura l´assessore alle Risorse agricole, Cristiano Sharli, in risposta alle preoccupazioni espresse dagli allevatori del Friuli Venezia Giulia, che hanno ricordato come molte stalle abbiano chiuso i battenti a causa di una competitività basata non certo sulla qualità, che è invece caratteristica imprescindibile della filiera lattiero casearia nella nostra regione. "La Regione - precisa l´assessore Shaurli - è non solo attenta ma quotidianamente impegnata a difesa di un comparto che riteniamo tuttora strategico per la nostra economia, per l´ambiente, per la difesa delle peculiarità del nostro territorio". "Siano francamente preoccupati - aggiunge - per gli inviti della Commissione Europea sulla possibile trasformazione del latte in polvere, che non possiamo condividere, siamo turbati dal progressivo calo del prezzo del latte nelle stalle", e contestualmente "siamo attenti nel processo di ridefinizione dei contributi statali alle associazioni allevatori". In particolare su questo ultimo aspetto "la nostra posizione in commissione agricoltura è stata di netta contrarietà - precisa Shaurli - rispetto alla prospettata ridefinizione dei riparti per le associazioni allevatori, non solo perché è penalizzante per noi e per le regioni con una ruralità paragonabile alla nostra, caratterizzata da tante realtà produttive e non da poche grandi agrindustrie ma soprattutto perché prima è più di altri abbiamo fatto la nostra parte: favorendo il processo di unificazione in un´unica associazione regionale, razionalizzando i costi e migliorando servizi e competenze". Un percorso che, assicura l´assessore "troverà ulteriore e significativo riconoscimento anche nella prossima manovra di assestamento del bilancio regionale". "Più complessa, anche a causa degli scenari internazionali", è per Shaurli la questione del prezzo del latte e, più in generale, della redditività della filiera lattiero casearia. "Intendo convocare al più presto - annuncia - gli attori del Montasio. Dobbiamo guardarci negli occhi, assumerci ognuno le proprie responsabilità e dividerci i compiti". Perché "i dati della percentuale di trasformazione del nostro latte, in particolare Dop, sono preoccupanti ma al momento tale è anche - sostiene - la risposta alle difficoltà!" "Abbiamo la necessità di accrescere il valore aggiunto dei nostri prodotti, a partire dal Montasio. Dobbiamo fare massa critica ed evitare contrapposizioni che non possiamo più permetterci. Dobbiamo saper migliorare la promozione e conquistare nuove fette di mercato, accrescendo la riconoscibilità dei nostri prodotti". "Su questo - conclude Shaurli - la Regione sta facendo e continuerà a fare la propria parte, e intende procedere assieme a chi condivide questa nostra visione e ha le stesse priorità sulle strategie da attuare. La sfida è difficile ma mai come ora vi è grande attenzione alla qualità, alla sicurezza, alla provenienza dei prodotti agroalimentari per dare al consumatore certezze su cosa compra e cosa mette in tavola: è una sfida che insieme possiamo vincere".  
   
   
EXPO. MAIALETTO TERMIZZATO: SUCCESSO LAVORO DI SQUADRA: REGIONE SARDEGNA, ASL E ALLEVATORI  
 
Milano – Il maialetto sardo termizzato arriva all’Expo. "Un successo di squadra: la Regione, i veterinari delle Asl e gli allevatori virtuosi facendo sistema tra loro hanno permesso la realizzazione di questo primo importante passo per il definitivo via libera alla circolazione del porcetto nostrano, dopo anni di divieti che hanno danneggiato l’economia e l’immagine dell’isola. Con questa soluzione si è aperta una strada per le aziende sarde, che seguono gli standard, per una proficua commercializzazione del prodotto in Italia e all’estero". Così l’assessore della Sanità Luigi Arru, oggi presente a Milano al padiglione Coldiretti, che propone la degustazione del maialetto termizzato e stagionato ai visitatori dell´Expo. "Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo – ha proseguito l’assessore Arru – dimostrando come si possano rispettare standard sanitari e di qualità senza inficiare la tradizione, che va a sposarsi con l’innovazione tecnologica, rappresentata dal pretrattamento delle carni ad alte temperature, che garantiscono la sicurezza mantenendo intatto il gusto".  
   
   
FORMAGGI SENZA LATTE, CIA: MAZZATA PER PRODOTTI LUCANI  
 
“Come se non bastasse la concorrenza illegale contro la produzione dei formaggi lucani che aderiscono ai Consorzi di tutela (Pecorino di Filiano Dop, Canestrato di Moliterno Igp e Caciocavallo Silano Dop), vale a dire la libera circolazione nei supermercati di prodotti contraffatti, il diktat dell’Unione Europea che vuole obbligarci a produrre latticini e prodotti caseari di diverso genere senza l’uso di latte è una nuova “mazzata” ai nostri prodotti lattiero-caseari di punta, i formaggi freschi a pasta filata, come i formaggi stagionati, caciocavallo, canestrato e pecorino, su tutti”. E’ quanto afferma la Cia di Basilicata in una nota a firma di Luciano Sileo, responsabile Ufficio Zootecnia-latte della confederazione. In Basilicata – riferisce la Cia - la trasformazione del latte vede coinvolte 135 aziende lattiero-casearie distribuite con una maggiore incidenza nel Potentino (90 aziende) rispetto al Materano (45), ed organizzate in maniera da presentare all’interno della propria struttura ogni fase della filiera a partire dall’allevamento (46% delle aziende lattiero casearie censite dall’Alsia). La produzione lorda del latte in Basilicata nel 2012 ammonta ad oltre 28 Meuro, pari al 21% dell’intera produzione lorda attribuibile al settore della zootecnia (circa 162 Meuro), di cui 19,3 Meuro sono attribuibili al latte di vacca e di bufala (quest’ultimo allevamento è però poco diffuso in Basilicata) e 8,9 Meuro derivano dalla vendita del latte di pecora e di capra. «In un momento in cui il rapporto fra il prezzo del latte alla stalla e il suo costo di produzione ha raggiunto livelli inaccettabili per gli allevatori, l’Europa vara una misura che permette l’utilizzo di latte in polvere nella produzione di derivati. Tutto ciò mentre le aziende zootecniche che ancora oggi continuano a produrre –aggiunge Sileo- sono, certamente, quelle più efficienti e maggiormente orientate al mercato e la cui crescita, registrata in questi difficili anni, è un segnale di fiducia nella tenuta del settore. Il latte fresco – come quello lucano che viene conferito a grandi e prestigiose imprese nazionali - è già quasi tutto ottenuto a partire da latte crudo proveniente da allevamenti italiani. Pochi forse sanno che il latte fresco del marchio prestigioso è di provenienza da stalle della Val d’Agri o del Melandro o della Collina Materana. Il fresco non può viaggiare molto, deve essere confezionato entro 48 ore e quindi giocoforza le industrie devono fare ricorso ai produttori locali. Il problema vero è conoscere l´origine del latte importato (8,6 milioni di tonnellate) utilizzato nelle produzioni di latte Uht o per preparare mozzarella e formaggi venduti come "made in Italy". Il settore lattiero-caseario è una colonna portante dell´economia agroalimentare nazionale e lucana : l´Italia annovera circa 35.000 aziende, di cui meno di un migliaio in Basilicata per una produzione (2013) di 184 tonnellate di latte vaccino. E’ perciò necessario dare stabilità al settore definendo un “prezzo del latte” con un contratto semestrale o, al massimo, quadrimestrale, al fine di consentire agli allevatori di poter avviare la programmazione a medio termine". “La nuova programmazione dello sviluppo rurale rappresenta – prosegue la Cia - un’opportunità da non perdere per avviare programmi di innovazione e investimenti per una zootecnia a basso input energetico. Questa però deve essere anche l’occasione per sviluppare efficaci sistemi di gestione del rischio e stabilizzazione dei redditi”. Di qui “l’attualità di un Piano regionale per il comparto zootecnico, da aggiornare con le misure del nuovo Psr 2014-2020, e di un programma di consolidamento e rilancio del sistema agroalimentare e industriale legato alle produzioni locali tipiche e di qualità. In Basilicata il sistema di raccolta del latte alla stalla è particolarmente frammentato. La campagna 2010/2011 indica un’evidente prevalenza di imprese private (529) sulle cooperative (89) che, tuttavia, non è abbinata ad un analogo riscontro nei quantitativi di latte raccolto: le imprese cooperative, infatti, ritirano il 14,5% in più del latte raccolto complessivamente dai privati (688.232 t di latte consegnato alle cooperative rispetto alle 600.984 t di latte consegnato ai privati). Il sistema di raccolta di latte bovino fresco attuato nella zona di Bella-baragiano merita, invece, una attenzione specifica in quanto, rispetto agli standard di raccolta effettuata nelle altre aree del Mezzogiorno e delle Isole, si caratterizza per la presenza di un presidio dell’intera filiera produttiva che consente di attuare, insieme ai produttori, una programmazione mirata, fortemente orientata alla qualità. Analizzando l’evoluzione della struttura della zootecnia da latte nell’arco del decennio considerato, l’andamento regionale indica che a cessare l’attività sono soprattutto le aziende con meno di 50 capi, sebbene la contrazione maggiore si osservi per quelle che detengono meno di 10 capi (Basilicata: -58,5%; Italia: -41,7%). Quanto al numero dei capi, passati da 22.083 unità del 2000 a 22.546 del 2010, è possibile evidenziare una variazione positiva, seppur minima, del 2,1% . Tale andamento, abbinato alla contrazione del numero di aziende, si traduce in un aumento della dimensione media dei capi per azienda: 23,43 capi per aziende nel 2010 contro i 12,78 nel 2000.  
   
   
AGRICOLTURA, 550 MILA EURO PER COMPETITIVITÀ DELLE OP. SARDEGNA: INTERVENTO STRATEGICO, FAVORIAMO AGGREGAZIONE AZIENDE  
 
Cagliari - Oltre 550 mila euro per sostenere la competitività delle organizzazioni dei produttori (Op) nei settori diversi dall´ortofrutta e rilanciare la commercializzazione delle produzioni agroalimentari. Li ha stanziati oggi la Giunta regionale, con una delibera proposta dell´assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi che prevede il finanziamento sia dei programmi di attività pluriennali già approvati sia di quelli che erano stati rigettati per mancanza di disponibilità finanziarie. "È un intervento importante che favorisce i processi di aggregazione tra le aziende che sono sempre più necessari al giorno d´oggi - dice l´assessore Falchi - Il nostro tessuto produttivo è fatto per lo più di piccole aziende che hanno difficoltà a fare breccia sui mercati nazionali e internazionali: mettendosi insieme, invece, i produttori possono riuscire a dare più forza alle nostre produzioni agroalimentari e la Regione sta lavorando in questa direzione". Al momento, su un totale di 25 Op riconosciute, 4 stanno usufruendo di questa forma di aiuti tramite la realizzazione di programmi approvati dall’agenzia regionale Argea, mentre altre 3 che avevano presentato un nuovo progetto di attività per il triennio 2015-2017 non avevano avuto accesso al finanziamento per mancanza di risorse. "L´anno scorso, a causa delle ristrettezze del bilancio precedente, non eravamo stati in grado di soddisfare tutte le richieste– dice infine Elisabetta Falchi - Il lavoro dell’assessorato si è dunque concentrato sul reperimento delle risorse necessarie per questa misura che riteniamo strategica: adesso possiamo finanziare tutti i programmi presentati".  
   
   
TOSCANA: INCENDI, DA OGGI DIVIETO ASSOLUTO DI BRUCIARE RESIDUI VEGETALI  
 
Firenze – Dal 1 luglio fino al 31 agosto scatta in tutta la Toscana il divieto assoluto di abbruciamento di residui vegetali agricoli e forestali. La novità di quest´anno è che vengono eliminate le deroghe che prevedevano la possibilità di accendere fuochi in certe fasce orarie o a certe distanze dal bosco. Questo con l´entrata in vigore delle modifiche al regolamento forestale (d.P.g.r. 8 agosto 2003, n. 48/R) che si è adeguato alla normativa nazionale (estratto D.lgs.152/2006). Per due mesi dunque, periodo considerato maggiormente a rischio incendio, il no a qualsiasi accensione di fuoco è categorico. La Regione Toscana, da parte sua, potrà stabilire di prolungare il periodo di divieto assoluto in base all´indice di pericolosità per lo sviluppo degli incendi boschivi, anche per singolo comune e dandone comunicazione al comune interessato La mancata osservanza del divieto vigente comporterà l´applicazione delle sanzioni previste dalle disposizioni in materia. Divieto "cosa e come" - Oltre al divieto di abbruciamento di residui vegetali, nel periodo a rischio è vietata qualsiasi accensione di fuochi, ad esclusione della cottura di cibi in bracieri e barbecue situati in abitazioni o pertinenze e all´interno delle aree attrezzate, per la quale vanno comunque osservate le prescrizioni. In deroga, l´ente competente sul territorio può autorizzare attività di campeggio anche temporaneo e fuochi anche pirotecnici.  
   
   
TRENTO; L’AGRICOLTURA DEL PASSATO NELLA CARTA VITICOLA DEL 1950  
 
La Fondazione Mach riporta alla luce il primo censimento della viticoltura provinciale. Ieri, nella sala conferenze della Fondazione Caritro, in via Calepina a Trento, è stato presentato il lavoro di riordino e digitalizzazione della Carta Viticola, un corpus di documenti composto da carte geografiche tematiche, schede statistiche e testi descrittivi della realtà viti-enologica del Trentino nel 1950, redatta dallo sperimentatore di San Michele all’Adige, Rebo Rigotti. Inoltre, per valorizzare il prezioso lavoro, è stato pubblicato il volume di Alberto Ianes “La viticoltura trentina e la sua carta viticola 1950-1962”. La biblioteca della Fondazione Mach, grazie al contributo della Fondazione Caritro, bando 2014 per progetti di riordino e valorizzazione degli archivi, e con il sostegno di Cassa Centrale Banca e Cavit, ha promosso il recupero e la digitalizzazione della Carta viticola conservata nella biblioteca Fem e nell’archivio del Consorzio di Tutela vini del Trentino. Progettata e redatta dallo sperimentatore della Stazione sperimentale di San Michele all’Adige, Rebo Rigotti, la Carta viticola fu pubblicata all´inizio degli anni ’50 su iniziativa del Comitato Vitivinicolo provinciale, una fotografia della realtà viti-enologica trentina dell´epoca, antesignana del catasto viticolo. Le due copie arrivate fino ai giorni nostri erano però incomplete: da qui l’esigenza di riordinare i documenti, per poi metterli a disposizione degli studiosi preservando gli originali. Il lavoro ha consentito di ricostituire una copia pressoché integrale della Carta, con 180 fascicoli dei comuni viticoli, tre raccolte riassuntive di produzioni e superfici vitate e altri materiali a corredo. Sessantacinque anni fa, Rigotti e i suoi collaboratori, attraverso delle schede di rilevamento progettate ad hoc, hanno battuto palmo a palmo il territorio trentino, suddiviso per l’occasione in dieci vallate. Gli informatori dei comuni hanno restituito alla Stazione sperimentale di San Michele all’Adige dati qualitativi e quantitativi sulle tipologie di vitigni, sui sistemi di coltivazione, sulle superfici vitate, sulle caratteristiche pedo-climatiche e perfino sulle produzioni tipiche. Ciliegina sulla torta sono le carte topografiche realizzate dallo stesso Rigotti e colorate in modo da mettere in risalto la distribuzione delle varietà e le tipologie di terreni, un’intuizione geniale in assenza dei computer. “La Carta ha fotografato e interpretato con criteri oggettivi la coltivazione della vite in Provincia, ne ha descritto peso e importanza economica, qualificazione produttiva su base varietale ed enologica. L´evoluzione della politica viti-enologica provinciale ha considerato i punti di forza e di debolezza emersi da tale lavoro, orientando il rinnovamento varietale e dei metodi di coltivazione”, ha spiegato la coordinatrice del progetto, Alessandra Lucianer. “Grazie a questo lavoro ora sarà possibile un confronto più agevole tra lo stato attuale della viticoltura trentina e quello rilevato da Rigotti. Questo studio, grazie alle tecniche offerte dai sistemi informativi geografici, permetterà di ragionare sull´evoluzione del concetto di vocazionalità adattandosi a forzanti sociali, economiche e climatiche: la conoscenza di come l´impronta viticola si è evoluta può rivelarsi un´importante sorgente di informazioni, utile alla pianificazione della viticoltura del futuro”, ha sottolineato il direttore generale della Fondazione Mach, Mauro Fezzi. Alla serata di presentazione hanno partecipato anche il presidente del Consorzio tutela vini del Trentino, Alessandro Bertagnoli, il direttore dell´Ufficio beni archivistici, librari e Archivio provinciale, Armando Tomasi, oltre ad alcuni discendenti di Rebo Rigotti: figli e nipoti hanno potuto apprezzare il saggio storico di Alberto Ianes, edito dalla Fondazione Mach intitolato “La viticoltura trentina e la sua Carta Viticola 1950-1962”. La Carta, digitalizzata in collaborazione con il Consorzio di tutela vini del trentino, la Cciaa e il supporto scientifico della Soprintendenza per i beni culturali, è ora liberamente consultabile on line sul sito web cartaviticola.Fmach.it