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Notiziario Marketpress di Mercoledì 02 Febbraio 2011
I BAMBINI CAPISCONO LA DOMINANZA SOCIALE GIÀ A 10 MESI  
 
Bruxelles, 2 febbraio 2011 - Entro i 10 mesi di età, i bambini capiscono la dominanza sociale e sanno che se 2 individui si scontrano il più grosso probabilmente prevarrà, è quanto dimostra una nuova ricerca condotta in collaborazione da Stati Uniti e Danimarca. I risultati, pubblicati sulla rivista Science, suggeriscono che o siamo nati con una conoscenza della dominanza sociale o la sviluppiamo sin dalla prima infanzia. La capacità di identificare gli individui maggiormente dominanti aiuta i bambini a imparare la struttura del loro ambiente sociale e li guida nelle interazioni con gli altri. Le gerarchie di dominanza che danno ad alcuni individui maggiore accesso a cibo, compagni e altre risorse si trovano in tutto il regno animale e anche negli umani. Secondo i ricercatori, anche i bambini formano gerarchie di dominanza simili a quelle che si trovano in altri primati. Un fattore legato alla dominanza negli umani e negli animali è la taglia. "Tradizionalmente i re e i capi stanno seduti su grandi troni elevati e indossano elaborate corone o abiti che li fanno sembrare più grandi di quello che sono in realtà e i subordinati spesso si inchinano o si inginocchiano per dimostrare rispetto agli esseri umani superiori e agli dei," ha spiegato l´autrice principale dello studio, Lotte Thomsen, ricercatrice presso il Dipartimento di psicologia di Harvard e assistente di psicologia presso l´Università di Copenhagen. "Molti animali, come gli uccelli e i gatti, si gonfiano per sembrare fisicamente più grandi agli occhi di un avversario e si prostrano per dimostrare sottomissione, come fanno i cani. Il nostro lavoro suggerisce che anche con una socializzazione limitata, i bambini in fase preverbale sono in grado di capire tali manifestazioni." In questo studio, la professoressa Thomsen e i suoi colleghi hanno osservato come bambini di età compresa tra 8 e 16 mesi reagivano a semplici cartoni animati che mostravano 2 blocchi (1 grande e 1 piccolo) con semplici facce (occhi e bocca). Nei video, i due blocchi di avvicinano l´uno all´altro partendo da lati opposti dello schermo fino a quando non si incontravano al centro, dove si bloccano a vicenda. Poi uno dei blocchi si inchina e si sposta di lato, permettendo all´altro blocco di procedere senza ostacoli. Se i bambini capiscono il legame tra dimensioni e dominanza, si aspetteranno che il blocco piccolo si sposti per far passare quello grande e non il contrario. "Siccome i bambini in fase preverbale non possono essere intervistati, le loro esperienze e le loro aspettative devono essere evinte dal loro comportamento. I bambini tendono a guardare più a lungo se qualcosa li ha sorpresi. Possiamo quindi fare ipotesi su quello che si aspettano misurando il tempo durante il quale guardano la scena che viola o conferma le loro aspettative," ha detto la prof.Ssa Thomsen. "Come previsto dalla nostra teoria, i bambini hanno guardato molto più a lungo quando un attore grande cedeva il passo a uno più piccolo." In effetti quando un personaggio piccolo del cartone animato si faceva da parte davanti a uno grande, i bambini guardavano per in media 12 secondi. Quando invece un personaggio grande lasciava passare uno piccolo, i bambini guardavano questo sorprendente risultato per 20 secondi. La professoressa Thomsen ha commentato: "Quello che abbiamo dimostrato è che persino i bambini in età preverbale capiscono la dominanza sociale e usano le dimensioni relative per determinarla. In breve, se un tipo grande e uno piccolo hanno idée divergenti, i bambini in età preverbale si aspettano che il più grande vinca sul più piccolo." Altri studi hanno rivelato che i bambini più piccoli dello studio, che avevano 8 mesi, non sembravano avere aspettative riguardo il risultato di un conflitto per il dominio sociale come mostrato nel cartone animato e i bambini di 9 mesi capivano solo qualcosa riguardo la dominanza sociale. I soggetti di 10 mesi e oltre però avevano capito chiaramente che le dimensioni sono un fattore importante nella dominanza sociale. "Un compito fondamentale per il bambino durante lo sviluppo è imparare la struttura sociale del suo mondo, in modo da poter interagire correttamente con parenti e non, con amici e nemici, superiori, inferiori e pari," concludono i ricercatori. "I nostri risultati secondo i quali i bambini in fase perverbale rappresentano mentalmente obiettivi contrastanti e dominanza sociale tra due agenti suggerisce che come i bambini possiedono meccanismi di sviluppo che permettono loro di capire il mondo fisico e il mondo di agenti individuali intenzionali, hanno anche risorse rappresentative di sviluppo fatte per capire il mondo sociale in modo che i bambini possano capire e imparare le strutture di dominanza che li circondano. Per maggiori informazioni, visitare: Science: http://www.Sciencemag.org/  Università di Copenaghen: http://www.Ku.dk/  Harvard University: http://www.Harvard.edu/    
   
   
CONFERENZA "B CELLS AND PROTECTION: BACK TO BASICS"  
 
Sant Feliu de Guixols, 2 febbraio 2011 - Dal 12 al 17 giugno 2011 si terrà a Sant Feliu de Guixols (Spagna) una conferenza intitolata "B cells and protection: back to basics". I microbi popolavano la terra già molto prima della crescita delle cellule eucariotiche, che sono gli elementi base della maggior parte della vita sulla Terra. Per sopravvivere, questi organismi inizialmente mono e multicellulari hanno dovuto sviluppare meccanismi di adattamento, di convivenza e di difesa contro batteri, funghi e virus. Uno di questi meccanismi è mediato dalle immunoglobuline nel siero e nelle superfici mucotiche. Le cellule B e i loro anticorpi giocano un ruolo fondamentale nella difesa immediata e tardiva contro i microbi e nel controllo della microflora commensale. Le cellule B proteggono inoltre l´organismo dai virus neutralizzandoli prima dell´infezione. Negli ultimi anni le cellule B sono state oggetto di maggiore attenzione e studio. Ad esempio, sono diventate le cellule target di una nuova generazione di vaccini contro il virus dell´immunodeficienza umana (Hiv). L´evento sarà diviso in sette sessioni, con tempo dedicato a brevi discorsi, una sessione poster e altre attività. Per ulteriori informazioni, fare clic: http://www.Esf.org/activities/esf-conferences/details/2011/confdetail366.html?conf=366&year=2011    
   
   
RICERCA GETTA NUOVA LUCE SU COME GLI SCIMPANZÉ COMPRENDONO LA MORTE  
 
Bruxelles, 2 febbraio 2011 - Una ricerca all´avanguardia nei Paesi Bassi fornisce nuove informazioni sul comportamento di una mamma di scimpanzé dopo la morte del suo piccolo. Presentato nell´American Journal of Primatology, lo studio rivela come una mamma di scimpanzé mostra dei comportamenti che solitamente non si osservano diretti nei confronti di un cucciolo vivo. Le scoperte offrono agli zoologi informazioni fondamentali su come il nostro più vicino parente tra i primati apprende la morte. Ricercatori all´Istituto Max Planck di psicolinguistica (Mpi) hanno scoperto che quando un cucciolo di scimpanzé muore, la sua mamma lo adagia sul terreno per osservarlo da una certa distanza o mette le proprie dita contro il suo collo. La dott.Ssa Katherine Cronin e il suo team hanno svolto il loro studio presso il Chimfunshi Wildlife Orphanage Trust nello Zambia, dove si trovano gli scimpanzé nati in libertà che sono stati salvati dal traffico illegale. Gli scienziati avevano da lungo tempo riconosciuto che le mamme di scimpanzé mantengono uno stretto contatto con la propria prole per molti anni. I cuccioli vengono trasportati dalle proprie madri per circa due anni, e vengono allattati fino a che raggiungono un´età tra i quattro e i sei anni. Gli esperti affermano che gli stretti legami tra madre e cucciolo continuano per molti anni dopo lo svezzamento. Essi ritengono che questa relazione sia una delle più importanti nella vita di uno scimpanzé. La dott.Ssa Cronin e lo studente del corso di dottorato Edwin Van Leeuwen monitorarono il comportamento di una femmina di scimpanzé che aveva recentemente perso il suo cucciolo di 16 mesi. La madre trasportò il corpo del cucciolo morto per oltre 24 ore, e quindi lo adagiò sul terreno in una radura. Si avvicinò al corpo molte volte, e mise le sue dita contro il muso e il collo del cucciolo per diversi secondi. La madre quindi rimase vicina al corpo per quasi un´ora, e in seguito lo portò a un gruppo di scimpanzé che iniziò ad esaminare il corpo. Il giorno successivo la madre non portò più in giro il corpo del cucciolo. Secondo i ricercatori, vi era una grave carenza di informazioni riguardanti il modo in cui i primati reagiscono quando gli individui a loro vicini muoiono. Non erano nemmeno disponibili informazioni riguardanti la possibilità che gli scimpanzé piangano. I ricercatori all´Mpi credono di essere riusciti a mostrare un periodo di transizione mentre la madre di scimpanzé apprende la morte del suo cucciolo. Anche se evitano di dare delle interpretazioni su ciò che hanno visto, essi forniscono dei filmati video completi che danno agli spettatori un collegamento diretto al comportamento della madre, offrendo loro la possibilità di giungere alle proprie conclusioni personali su ciò che gli scimpanzé comprendono della morte. "I filmati sono estremamente preziosi, poiché ci costringono a fermarci e a pensare a ciò che potrebbe accadere nelle menti di altri primati," spiega la dott.Ssa Cronin. "Non è importante se uno spettatore alla fine decide che lo scimpanzé sta piangendo o che è semplicemente incuriosito dal cadavere, ciò che è importante è che la gente si fermi un momento per valutare le possibilità," aggiunge. "Queste informazioni contribuiscono a una piccola raccolta di dati in costante aumento su come i primati non umani reagiscono alla morte. Noi speriamo che questi resoconti obbiettivi continueranno ad accumularsi e alla fine permetteranno ai ricercatori di esaminare attentamente fino a che punto i primati non umani comprendono la morte, e come essi reagiscono ad essa." Da parte sua, il coautore Mark Bodamer della Gonzaga University negli Stati Uniti dice: "Chimfunshi fornisce una fantastica possibilità di condurre osservazioni comportamentali degli scimpanzé di varie età che vivono in grandi gruppi sociali in condizioni naturalistiche nei più grandi recinti del mondo, la cosa più vicina all´osservazione degli scimpanzé allo stato brado. Era solo una questione di tempo e di condizioni adatte, perché si potesse registrare la reazione degli scimpanzé alla morte e la si potesse sottoporre a delle analisi che avrebbero rivelato notevoli analogie con gli esseri umani." I ricercatori dicono che la loro ricerca integra le osservazioni precedenti e ricompone il puzzle riguardante il modo in cui gli scimpanzé comprendono la mortalità. Per maggiori informazioni, visitare: Istituto Max Planck di psicolinguistica: http://www.Mpi.nl/  American Journal of Primatology (Ajp): http://onlinelibrary.Wiley.com/journal/10.1002/%28issn%291098-2345    
   
   
REGINA ELENA: TUMORI OVARICI, SCOPERTO IL MECCANISMO CHE CONSENTE DI AGGIRARE LA RESISTENZA AI FARMACI  
 
Roma, 2 febbraio 2011- Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena getta nuova luce sui meccanismi molecolari che causano la chemioresistenza nei tumori ovarici. La neoplasia ovarica è la più aggressiva tra i tumori ginecologici con 165.000 nuovi casi nel mondo e 4.000 in Italia, di primaria importanza sono quindi gli studi preclinici e clinici rivolti a identificare nuove terapie capaci di contrastare la comparsa della chemioresistenza. I risultati pubblicati su Clinical Cancer Research indicano come il farmaco molecolare zibotentan, agendo da inibitore del recettore dell’endotelina-1, riesca a ripristinare la sensibilità ai chemioterapici nelle recidive di carcinoma ovarico chemioresistenti e mandare così in apoptosi la cellula neoplastica. Nonostante i progressi raggiunti nel trattamento medico dei tumori ovarici ancora un’alta percentuale delle pazienti mostrano una ricomparsa del cancro a causa dell’instaurarsi della resistenza ai farmaci chemioterapici. Lo studio coordinato dalla Dr.ssa Anna Bagnato e condotto dalla dr.Ssa Laura Rosanò insieme ad altri ricercatori del laboratorio di Patologia Molecolare dell’Istituto Regina Elena, apre nuove prospettive sui meccanismi molecolari che stanno alla base della chemioresistenza spesso sviluppata dalle donne affette da carcinoma ovarico. La ricerca ha raggiunto tre traguardi: l’identificazione del recettore dell´endotelina come marcatore associato alla comparsa della resistenza al farmaco; ha illustrato il meccanismo responsabile dell’acquisizione della chemioresistenza e della transizione epitelio-mesenchimale (Emt), proprio il processo attraverso il quale le cellule tumorali non rispondono più al trattamento farmacologico, diventano più aggressive ed acquisiscono le caratteristiche di cellule staminali; ed infine l’efficacia di un nuovo farmaco, lo zibotentan, già in corso di sperimentazione a livello internazionale. Il farmaco molecolare bloccando selettivamente il recettore A dell’endotelina, in terapia combinata con paclitaxel e carboplatino, i più utilizzati per il trattamento del carcinoma ovarico, ha di fatto ripristinato la sensibilità a questi due chemioterapici. “Un’aumentata funzionalità del recettore A dell’endotelina, - spiega la Dr.ssa Bagnato- che è overespresso nei carcinomi ovarici chemioresistenti, attiva i meccanismi che promuovono l’Emt e impedisce ai farmaci citotossici di eliminare le cellule tumorali. Ora sappiamo che il blocco del recettore A dell’endotelina può permettere al farmaco di mandare in apoptosi la cellula neoplastica e può rappresentare una scelta appropriata nel trattamento del carcinoma ovarico per aggirare e sconfiggere la farmaco resistenza.” Il progetto è stato finanziato dall’Airc, a conferma dell’impegno dell’Associazione nel sostenere la ricerca traslazionale, che porta lo studio dei meccanismi molecolari di base ad applicazioni terapeutiche utili per i pazienti. Clinical Cancer Research pubblica lo studio che dimostra come la chemioresistenza nelle neoplasie dell’ovaio viene superata bloccando il recettore dell’endotelina-1.  
   
   
SANITA’: DAL 2012 “RIVOLUZIONE” NELLE MODALITA’ ASSICURATIVE IN VENETO. ZAIA: “APPROCCIO TOTALMENTE NUOVO CON FORTE ECONOMIA DI SPESA”. COLETTO: “ALTRE REGIONI SULLA STESSA STRADA”  
 
Venezia, 2 febbraio 2011 - Dal primo gennaio 2012 cambieranno radicalmente le modalità e le procedure per l’accensione delle polizze assicurative da parte del sistema sanitario veneto, in particolare delle Ullss e Aziende Ospedaliere. Lo prevede una delibera, approvata ieri dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore alla sanità Luca Coletto, che, in sintesi, affida direttamente alle aziende sanitarie la gestione dei danni fino a 500.000 mila euro, demandando ad una gara unica regionale la definizione dei rapporti con le assicurazioni per l’attivazione di polizze che coprano i danni superiori a 500.000 euro (i cosiddetti “catastrofali”) o comunque la parte di danno eccedente questa cifra. L’atto è stato trasmesso alla commissione sanità del Consiglio regionale per il previsto parere. “Siamo di fronte ad una grande innovazione – ha detto il presidente Luca Zaia parlando del provvedimento nel corso del consueto punto stampa post giunta – con un approccio completamente diverso dal passato nel rapporto tra la Regione e le compagnie assicurative, che garantirà consistenti economie di spesa, mantenendo assolutamente invariato il sacrosanto diritto del cittadino ad essere risarcito nel caso di errori compiuti nell’erogazione dei servizi sanitari. Ricordo – ha aggiunto Zaia – che per l’anno in corso prevediamo una spesa assicurativa attorno ai 70 milioni di euro a fronte di un’erogazione di indennizzi attorno ai 30-35 milioni”. “La nuova organizzazione – ha aggiunto Coletto – potrà produrre un risparmio che valutiamo attorno ai 20-30 milioni di euro l’anno, anche perché, con una gara unica, la Regione avrà maggiore potere contrattuale nei confronti delle compagnie: una cifra importante, soprattutto in una fase storica nella quale i sistemi sanitari di tutta Italia hanno il dovere di ottimizzare al massimo la spesa. Non a caso, sulla stessa strada si stanno muovendo altre Regioni, come Toscana, Piemonte e Friuli Venezia Giulia. Gli approfondimenti tecnici condotti – ha aggiunto Coletto – hanno tra l’altro dimostrato come la gestione diretta dei sinistri, affidata a ciascuna Ullss fino ai 500.000 euro, potrà anche innescare un processo virtuoso facendo crescere nel tempo la consapevolezza degli eventi di danno, e le azioni più efficaci per prevenire i sinistri e per una ancor migliore gestione del rischio clinico”. Per gestire i danni di loro competenza, le Ullss e Aziende Ospedaliere dovranno istituire un loro Ufficio Sinistri, che si occuperà dell’accertamento, della gestione e dell’eventuale liquidazione dei sinistri. Ciascuna azienda, di fatto, si obbligherà a risarcire direttamente i danni cagionati a terzi da parte del proprio personale: personale medico e sanitario strutturato; universitario in afferenza assistenziale; a contratto; medici in formazione specialistica; volontari del servizio nazionale civile; assegnisti, borsisti, tirocinanti, ricercatori e frequentatori; appartenenti alle associazioni di volontariato autorizzate a prestare la propria opera. Nel corso degli anni l’onere assicurativo della sanità veneta è andato costantemente crescendo: 39 milioni 405 mila euro nel 2006; 41 milioni 400 mila nel 2007; 43 milioni 190 mila nel 2008; 46 milioni 978 mila nel 2009, fino ai 52 milioni 903 mila del 2010 ed alla previsione di circa 70 milioni nel 2011  
   
   
FEDERALISMO FISCALE: COSTI STANDARD E FABBISOGNI IN SANITÀ  
 
Perugia, 2 febbraio 2011 - "Le Regioni hanno approfondito le questioni relative ai costi standard e fabbisogni in sanità nell´ambito dello schema di decreto legislativo sul federalismo fiscale, e hanno anche raggiunto un´intesa con il Governo nella Conferenza unificata del 16 dicembre 2010, dimostrando la loro leale collaborazione istituzionale". Lo ha dichiarato Catiuscia Marini, vice coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni e presidente della Regione Umbria, nell´audizione informale presso la Commissione igiene e sanità del senato sullo schema di decreto legislativo sulla determinazione dei costi e fabbisogni standard nel settore sanitario. "Intesa che va rispettata. Restano però ancora dei punti aperti - ha sottolineato Marini - che interessano in particolare l´individuazione delle Regioni benchmark. Altro aspetto importante è da considerare il criterio della rappresentatività nell´area geografica, e quindi anche l´incidenza della piccola dimensione regionale. E soprattutto abbiamo chiesto che le regioni benchmark rappresentino un terzo della popolazione residente. Infatti - spiega la presidente - potremmo avere il caso che queste Regioni non siano così significative e rappresentative rispetto al peso della popolazione. Inoltre non condividiamo i criteri individuati. Oltre l´età della popolazione, infatti, vanno considerati anche, ad esempio, le caratteristiche socioeconomiche, epidemiologiche, etc. E l´individuare questi criteri deve essere un punto d´intesa, in quanto vi possono essere modificazioni nel tempo. Quindi vanno concordati. Va anche considerata l´esperienza del Patto della salute come accordo pluriennale, che permette così una migliore programmazione delle risorse. Infine - conclude Marini - è stata anche ribadita la richiesta della Conferenza delle Regioni al Governo di istituire un tavolo permanete congiunto con il compito di monitorare l´attuazione del decreto sul federalismo fiscale".  
   
   
L´IMPATTO DELL’INFARTO ACUTO DEL MIOCARDIO SULLA POPOLAZIONE  
 
Potenza, 2 febbraio 2011 - In tutto il mondo le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte e la quinta causa di malattia. Quindi più pericolose del cancro, se si può fare una graduatoria di questo genere. Contrariamente a quanto si possa pensare, le malattie cardiovascolari rappresentano oggi la principale causa di morte nelle donne e ogni anno muoiono per problemi cardiaci più donne che uomini. In realtà, fino all´età della menopausa la donna risulta protetta dalle malattie cardiache; dopo i 50 anni si assiste invece a un progressivo aumento dell´incidenza di tali malattie nella popolazione femminile. Dai settanta anni in poi, però, la mortalità e la morbilità (cioè il numero di malattie non fatali) cardiovascolari nei due sessi tendono ad eguagliarsi. In Italia vi sono circa 150 mila morti ogni anno a causa dell’infarto miocardico acuto ed in Basilicata le vittime riscontrate sono circa 1200, delle quali 700 muoiono in ospedale e circa 400-500 muoiono prima ancora d’arrivare nella più vicina Struttura sanitaria. L’’obiettivo della campagna d’informazione, infatti, è proprio quello d’incentivare il numero di persone che, accusando i primi sintomi, si rivolgano al più presto al 118.  
   
   
BASILICATA, DE FILIPPO: NON GIOCHIAMO PARTITA DELLA SANITÀ IN DIFESA “CI CONCENTRIAMO SU QUELLA CHE È UNA DELLE PRINCIPALI CAUSE DI MORTE E INVALIDITÀ MIRANDO A SUPERARLE DIFFICOLTÀ OROGRAFICHE E DEMOGRAFICHE”  
 
 Potenza, 2 febbraio 2011 - “Nonostante la Basilicata venga riconosciuta da analisti esterni come una Regione in grado di assicurare un ottimo livello nelle prestazioni sanitarie e da Roma ci siano imposte politiche di contenimento della spesa non siamo disposti a giocare la partita della Sanità in difesa: il nostro obiettivo era e continua ad essere quello di fornire servizi sempre migliori ai cittadini e garantire salute e qualità della vita”. Il Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, spiega così la nuova campagna contro l’Infarto miocardico acuto lanciato dalla Regione Basilicata. “Mentre continuiamo a mandare avanti programmi e screening di prevenzione in altri campi – ha proseguito De Filippo – abbiamo ritenuto utile concentrarci su una patologia che rappresenta non solo una delle principali cause di morte in tutto l’occidente, ma che anche quando non ha esiti letali, con il suo effetto invalidante può incidere pesantemente sulla qualità della vita e sulla capacità lavorativa delle persone. Il fattore tempo è importantissimo, ma per questo la situazione demografica e orografica della nostra regione rappresenta un elemento di debolezza. Perciò, con “il percorso diagnostico e terapeutico dell’Ima” - ha concluso il presidente - abbiamo lavorato per rendere le maglie della rete di soccorso sempre più strette ed efficaci, per annullare le criticità”.  
   
   
UN LAVORO DI SQUADRA PER VINCERE SULL’INFARTO “IL PERCORSO È STATO DEFINITO CON I CARDIOLOGI ED I MEDICI DI MEDICINA GENERALE DI BASILICATA”  
 
 Potenza, 2 febbraio 2011 - “L’iniziativa è frutto di un accurato lavoro svolto con i cardiologi ed i medici di Medicina generale di Basilicata e punta ad innalzare i livelli di sicurezza in caso di infarto miocardico acuto. Il percorso diagnostico e terapeutico predisposto determinerà una maggiore efficacia nell’intervento da parte del sistema di emergenza-urgenza 118 e la rete ospedaliera, consentendo così un drastico abbattimento dei tempi d’intervento e dunque una maggiore possibilità di salvare la vita dell’infartuato. Tutto questo senza disparità di intervento su tutto il territorio regionale”. Lo ha detto l’assessore alla Salute della Regione Basilicata, Attilio Martorano, presentando il “Percorso terapeutico ed assistenziale (Pdta) per lo sviluppo dell’infarto miocardico acuto”, cui si accompagnerà una campagna informativa. “Il protocollo – ha proseguito l’assessore - favorisce un lavoro di squadra, impegnando anche i medici di Medicina generale ed il cittadino stesso, che sarà messo in condizione di riconoscere i sintomi dell’infarto, e di rivolgersi così alle strutture sanitarie, risparmiando tempo prezioso. Partiamo da un punto zero: abbiamo a disposizione gli indici di performance del sistema e li confronteremo con quelli ottenuti dopo la messa a regime del servizio, in modo da valutare eventuali, ulteriori azioni di miglioramento. Quest’iniziativa - ha concluso Martorano - non sarà un esempio isolato di definizione, di percorso diagnostico e terapeutico; ad esso se ne aggiungeranno altri per altre patologie ed eventi, così da assicurare ai cittadini lucani le terapie più appropriate ed omogenee di cura su tutto il territorio regionale”  
   
   
BASILIACATA: IMA, ATTIVO NUOVO PROTOCOLLO SANITARIO L’OBIETTIVO È QUELLO DI OFFRIRE AI PAZIENTI COLPITI DA INFARTO MIOCARDICO ACUTO IL TRATTAMENTO PIÙ RAPIDO ED EFFICACE  
 
Potenza, 2 febbraio 2011 - “Il tempo è muscolo”. Lo dicono in gergo i cardiologi, a significare che ridurre i tempi di intervento significa ridurre i casi di mortalità e di invalidità permanente che seguono gli infarti. E’da ieri operativo in Basilicata un “Percorso terapeutico ed assistenziale (Pdta) per lo sviluppo della rete dell’infarto miocardico acuto (Ima). Il protocollo, presentato oggi alla stampa dal presidente della Regione, Vito De Filippo, e dall’assessore alla Salute, Attilio Martorano, ha l’obiettivo di offrire ai pazienti colpiti da infarto il trattamento più rapido ed efficace possibile in relazione alle caratteristiche cliniche del paziente e al luogo dove si verifica l’infarto. La chiave del successo del trattamento si basa sul principio che non serve trasferire velocemente il paziente nell’ospedale più vicino ma nella struttura sanitaria più idonea. Nel trattamento tradizionale gli atti medici erano concentrati nei reparti di terapia intensiva cronica (Utic) dell’ospedale più vicino. Nel nuovo sistema la diagnosi e la terapia delle primissime fasi, compresa la somministrazione di farmaci fibrinolitici, possono essere eseguite in sedi diverse, e cioè sul territorio, in ambulanza, nel Pronto soccorso di ospedali periferici e da altre figure professionali (Medici e infermieri dell’area Emergenza-urgenza), in stretto contatto con la centrale operativa del 118 e il cardiologo dell’Utic di riferimento. Le ambulanze del 118 sono attrezzate per eseguire un elettrocardiogramma completo sui pazienti con dolore toracico acuto e di trasferire il tracciato alla Centrale operativa del 118 e all’Utic dell’Ospedale S. Carlo di Potenza e del Madonna delle Grazie di Matera dove è presente un cardiologo, costantemente giorno e notte. Tutto ciò consente di trasferire sul territorio la diagnosi di sospetto infarto, riducendo il numero di ospedalizzazioni improprie e i ritardi evitabili nella diagnosi e nella terapia dell’infarto del miocardio. Nella conferenza stampa è stata presentata, inoltre, una campagna di comunicazione capillare su come riconoscere i sintomi dell’infarto. Così il paziente può diventare il primo medico di se stesso. L’insorgenza dell’infarto ha caratteristiche precise. Non serve tenersi il dolore, anzi è necessario rivolgersi, senza perdere tempo, al 118. Un soccorso rapido, immediato e appropriato può salvare molte vite umane.  
   
   
IMA, I PUNTI CHIAVE DEL PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO: SOCCORRERE IL PRIMA POSSIBILE IL PAZIENTE INFARTUATO È PRIORITARIO. UNA TERAPIA RAPIDA E APPROPRIATA CONSENTE DI ABBATTERE I CASI DI MORTE E DI INVALIDITÀ DOPO L’INFARTO  
 
Potenza, 2 febbraio 2011 - Abbattimento dei tempi, un unico protocollo di intervento, condivisione terapeutica e perfetta sinergia di tutti i soggetti (medico di base, 118, responsabili Utic e dell’Emodinamica) coinvolti, a vari livelli nella diagnosi e nella cura dell’infarto miocardico acuto. Sono i punti chiave del percorso diagnostico-terapeutico ed assistenziale (Pdta) elaborato dal Dipartimento Salute. Soccorrere il prima possibile il paziente infartuato è il primo obiettivo. Una terapia rapida e appropriata consente di abbattere i casi di morte e di invalidità dopo l’infarto. Il protocollo prevede la possibilità di somministrare la fibrinolisi, cioè un farmaco che scioglie il trombo e salva il cuore, nello studio medico, in ambulanza o nel luogo dove si prestano i primi soccorsi. La terapia è efficace, se praticata nelle prime ore, entro un massimo di sei. Se il paziente non reagisce alla cure, ci sono controindicazioni o sono passate più di sei ore dall’insorgenza dei sintomi, è previsto il ricovero immediato nel reparto di Emodinamica dell’Ospedale S. Carlo di Potenza, attivo 24 ore, per recuperare le funzioni cardiache. Se il paziente reagisce bene alla terapia (nelle ambulanze medicalizzate è possibile eseguire un elettrocardiogramma), il protocollo prevede il trasferimento del paziente in altre strutture specialistiche di cardiologia, dove eseguire ulteriori esami (tra cui la coronografia) previsti dalle linee guida europee prima delle dimissioni.  
   
   
INFLUENZA: DUE DECESSI A PORTOGRUARO (VE) E NEGRAR (VR). PAZIENTI CON GRAVI PATOLOGIE A RISCHIO.  
 
 Venezia, 2 febbraio 2011 - Due pazienti ricoverati in ospedali veneti con gravi patologie a rischio e positivi al tampone dell’influenza sono deceduti. Uno era risultato positivo al tampone dell’H1n1; l’altro era positivo per l’influenza “A”, mentre il ceppo H1n1 non e’ risultato tipizzabile. I decessi sono stati notificati oggi alla direzione regionale prevenzione. Ne dà notizia l’assessore alla sanità Luca Coletto. Si tratta di un giovane di 25 anni con grave patologia pregressa (tetraparesi post traumatica con frequenti infezioni polmonari ed urinarie), positivo al tampone dell’influenza H1n1, deceduto all’ospedale di Portogruaro (Venezia). Il paziente risiedeva a Musile di Piave ed è deceduto nella giornata di ieri nel reparto di rianimazione dove era stato trasferito per l’aggravarsi delle sue condizioni. La seconda vittima era un uomo di 65 anni, ricoverato all’ospedale di Negrar (Verona) dal 22 gennaio scorso: un paziente a rischio a causa dell’obesità, per il quale però il ceppo H1n1 non è risultato tipizzabile. “L’influenza – sottolinea Coletto – sta entrando in questi giorni nella fase di picco e purtroppo eventi mortali come questi, in pazienti già gravemente malati o a rischio per condizioni specifiche come l’obesità, rientrano nel normale quadro epidemiologico che ogni anno caratterizza questo periodo. Non c’è quindi da allarmarsi – aggiunge l’assessore. Rimane tuttora peraltro valido e pressante l’invito a vaccinarsi per coloro che non l’abbiano ancora fatto, soprattutto se portatori di malattie pregresse. E’ ancora possibile farlo, e lo sarà sino a che l’incidenza settimanale, tuttora in crescita, non inizierà a scendere”. Coletto ricorda che sono ancora abbondanti le scorte di vaccino e che, comunque, le strutture sanitarie venete sono perfettamente attrezzate per affrontare la situazione. I decessi registrati negli ospedali veneti dall’inizio dell’epidemia sono ora 9. L’anno scorso l’influenza H1n1 aveva colpito più di 300.000 persone, con 182 ricoveri e 13 decessi.  
   
   
S´È DIMESSO MATERIA, DIRETTORE SANITARIO ASL MILANO 1  
 
Milano, 2 febbraio 2011 - Il dottor Giovanni Materia ieri ha formalmente comunicato le sue dimissioni dall´incarico di Direttore sanitario dell´Asl Milano 1 (Legnano).  
   
   
LODI, SANITÀ IN ROSA  
 
Milano, 2 febbraio 2011 - "Apprendere che due donne sono state nominate in due ruoli così importanti della sanità lodigiana mi rende felice. E, al contempo, più fiduciosa rispetto all´avvento di un futuro prossimo nel quale le donne vedranno finalmente riconosciuti i loro meriti, competenze e professionalità". Monica Guarischi, delegata alla promozione delle Pari opportunità del Presidente della Giunta regionale Roberto Formigoni, commenta con soddisfazione le nomine di Maria Grazia Silvestri a Direttore sanitario e di Patrizia Moretti a Direttore amministrativo dell´Asl di Lodi. "Mi rende inoltre orgogliosa - aggiunge Guarischi - che tale notizia giunga proprio dal mio territorio. Mi auguro, infine, che queste due nomine siano il segnale che stia emergendo una sensibilità nuova nei confronti della questione femminile. "Auguro di cuore - conclude Guarischi - a queste due donne, e mie concittadine, buon lavoro e spero che, nelle attività quotidiane, sappiano valorizzare le competenze femminili e dare la giusta attenzione alle difficili sfide che le donne devono oggi affrontare per conciliare le loro aspirazioni professionali e la loro vita personale e familiare".  
   
   
INVALIDITÀ CIVILE, ACCORDO TRA REGIONE EMILIA ROMAGNA E INPS PER LA SEMPLIFICAZIONE  
 
Bologna, 2 febbraio 2011 - Un tavolo tecnico permanente per superare le criticità ancora esistenti e non farne ricadere le conseguenze su una fascia particolarmente fragile di cittadini. Il tema delle invalidità civili è stato al centro di un incontro tra l’assessorato regionale alle Politiche per la salute dell’Emilia Romagna e la direzione regionale dell’Inps presieduto dall’assessore regionale Carlo Lusenti e dal direttore regionale dell’Inps Giuseppe Greco. Il tavolo affronterà in particolare il tema degli inviti alle visite da parte delle Ausl e quello delle domande presentate dai pazienti oncologici, con l’obiettivo di ridurre i tempi per il riconoscimento dei benefici e rispettare i tempi di attesa previsti dalla normativa (120 giorni dalla domanda alla conclusione dell’iter e 15 per la visita delle persone con malattie oncologiche). E’ prevista, inoltre, la definizione di un documento di collaborazione tra Regione e Inps che individui nel dettaglio i tempi e i modi degli interventi e gli impegni assunti da ciascuna parte. La semplificazione delle procedure - Sulla questione degli inviti a visita l’intervento è destinato a consentire l’accesso diretto da parte dell’Ausl ai dati dell’Inps. Il secondo tema riguarda la possibilità di un dialogo costante e aggiornato tra gli uffici Ausl e Inps anche sui documenti dei verbali, che saranno realizzati in forma telematica. La direzione regionale Inps ha assunto l’impegno, per quanto nelle proprie prerogative, di sollecitare la diffusione e la messa a punto della procedura che ha già superato le fasi di test all’Ausl di Modena. La normativa in vigore e la situazione in Emilia-romagna - Dall’1 gennaio 2010 sono entrate in vigore nuove disposizioni in materia di invalidità civile in base alle quali le domande per l’accertamento dell’invalidità civile, dell’handicap (ai sensi della L.104/92) e del collocamento lavorativo di persone con disabilità (L.68/99) devono essere presentate, per via telematica e attraverso i patronati e le associazioni di categoria, all’Inps e da questa all’Ausl dove viene effettuata la visita da parte della commissione medica. I tempi di attesa medi regionali, dal momento della domanda a quello dell’erogazione del beneficio, pur essendosi significativamente ridotti, sono oggi pari a 153 giorni. L’obiettivo è arrivare ai 120 giorni massimi indicati dalla normativa. Altro punto significativo riguarda un’attenzione particolare ai casi previsti dalla legge 80/2006 (patologie oncologiche) per i quali c’è l’impegno comune di mettere in campo ogni iniziativa per non superare, in nessun caso, i 15 giorni d’attesa previsti dalla legge.  
   
   
IRCCS: PRESENTAZIONE DEI DUE NUOVI ISTITUTI DI BOLOGNA E REGGIO EMILIA  
 
 Bologna, 2 febbraio 2011 – “Con i due nuovi Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico la sanità dell’Emilia-romagna fa un salto di qualità di grande rilevanza, all’interno di un sistema di eccellenza, e di impulso alla ricerca. Adesso abbiamo un altro obiettivo: riuscire a dimostrare – cosa non così chiara in questo Paese – che il sistema della ricerca in sanità rappresenta uno straordinario valore economico, oltre che di competenza e di qualità per l’assistenza”. Queste le parole del presidente della Regione Vasco Errani durante la conferenza stampa di presentazione, insieme all’assessore alle Politiche per la salute Carlo Lusenti, dell’acquisizione dello “status” di Irccs da parte dell’Istituto per le scienze neurologiche di Bologna (Azienda Usl di Bologna) e dell’Istituto in oncologia per le tecnologie avanzate e modelli assistenziali (Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia). Erano presenti anche i direttori dell’Azienda Usl di Bologna Francesco Ripa di Meana e dell’Azienda ospedaliera di Reggio Emilia Ivan Trenti, il prorettore dell’Università di Bologna Gianluca Fiorentini, i direttori della Sanità e Politiche sociali Mariella Martini e dell’Agenzia sanitaria e sociale della Regione Roberto Grilli. “E’ necessario iniziare a considerare la sanità non solo un costo, ma un grande motore economico – ha ribadito Errani – : è un passaggio che l’Italia deve fare. Sono convinto che uno dei fattori su cui puntare sia lavorare sulle scienze della vita, che sarà uno dei settori strategici nei prossimi anni. E’ difficile far passare questo concetto, ma è la sostanza: per uscire dalla crisi bisogna saper cambiare con delle politiche industriali che purtroppo oggi questo Paese non ha”. Grazie all’impegno di anni, l’Emilia-romagna può contare su una rete di Irccs: accanto al prestigioso Irccs monospecialistico (il Rizzoli di Bologna) ci sono ora i due nuovi, a cui si aggiungerà anche l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori di Meldola (l’iter di formale acquisizione dello status di Irccs sarà completato entro il 2011). “In questo modo – ha sottolineato l’assessore Lusenti – si rafforza complessivamente l’infrastruttura regionale: questa rete di Irccs si aggiunge e si integra con la rete di assistenza e ricerca dei quattro policlinici, all’interno del sistema sanitario dell’Emilia-romagna. Nello specifico, sul lato della ricerca, si va a rafforzare un sistema che era già di alta qualità ed efficienza sia dal punto di vista della stessa ricerca che dell’assistenza”. Per il triennio 2009-2011 “la Regione ha previsto un investimento specifico di 15 milioni di euro per lo start up e il sostegno all’attività di ricerca degli Irccs. Va ricordato che le fonti di finanziamento di questi istituti – ha precisato Lusenti – sono molteplici: esiste un fondo nazionale ripartito tra linee di ricerca che vengono presentate; gli Irccs, inoltre, possono concorrere ai bandi di ricerca europei pubblici ma anche privati”. La ricerca e l’innovazione nel Servizio sanitario regionale dell’Emilia-romagna - Lo sviluppo della rete degli Irccs si inserisce in un quadro regionale dove l’importanza di investire per il proprio sviluppo in ricerca e innovazione ha una storia ormai lunga, che parte almeno dalla formale acquisizione della ricerca come funzione istituzionale di tutte le Aziende sanitarie sancita dalla legge di organizzazione e funzionamento del Servizio sanitario regionale (legge 29/2004), rilanciata poi con forza anche con il Piano sociale e sanitario 2008-2010. Oltre al già citato programma di sostegno allo sviluppo della rete degli Irccs, sono attivi altri 3 programmi: Il programma Regione-università - Realizzato sulla base di uno specifico protocollo siglato con le 4 Università dell’Emilia-romagna, è dedicato allo sviluppo di progetti di ricerca proposti dalle 4 Aziende Ospedaliero-universitarie (Bologna, Modena, Parma, Ferrara) e dalle altre strutture sedi della collaborazione tra Servizio sanitario e Università. Collaborano anche le Aziende Usl. Sono 70 progetti di ricerca attivi su temi come la medicina rigenerativa, le neuroscienze, l’oncologia, la diagnostica avanzata, la valutazione di costo-efficacia di tecnologie innovative. Conta su un contributo regionale di 10 milioni all’anno per il triennio 2010-2012. Il programma ricerca e innovazione Emilia-romagna (Pri-er) - Nato nel 2004, coinvolge tutte le Aziende sanitarie e gli Irccs. Si occupa di innovazione nell’ambito di trattamenti radioterapici in oncologia, di assistenza ai pazienti con ictus, degli stent a rilascio di farmaco in cardiologia, di tecnologie diagnostiche di rilievo (per esempio pet in campo oncologico, tac multistrato in cardiologia), di interventi per la riduzione della mortalità da sepsi e della adozione di modelli assistenziali innovativi nelle terapie intensive regionali. Il contributo della Regione nel triennio 2009-2011 è pari a 250mila euro all’anno. Il programma del fondo regionale per la modernizzazione - E’ dedicato a programmi proposti da tutte le Aziende sanitarie sui temi dell’innovazione clinica, organizzativa, gestionale. Il contributo della Regione è di 2 milioni e 400mila euro all’anno per il triennio 2010-2012. Questi programmi hanno complessivamente consentito, tra l’altro, di governare l’adozione di innovazioni tecnologiche importanti, accompagnando il loro utilizzo nella pratica clinica con la verifica del loro impatto (per esempio la radioterapia intraoperatoria per il carcinoma della mammella, la chirurgia robotica, gli stent medicati per l’angioplastica coronarica, la tomo terapia per la cura dei tumori, per citarne solo alcune); sostenere i cambiamenti innovativi necessari anche sul versante dell’organizzazione dei servizi (come la riorganizzazione dei percorsi di assistenza per l’infarto miocardico acuto, l’adozione di nuovi modelli assistenziali per il trattamento dello Stroke e per fare delle terapie intensive luoghi di cura ancora più attenti alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari); valorizzare le potenzialità delle Aziende Ospedaliero-universitarie e degli Irccs nella ricerca biomedica più innovativa, in ambiti quali l’oncologia, la medicina rigenerativa, le neuroscienze, la diagnostica.  
   
   
ELISOCCORSO IN LIGURIA: ATTACCO AL SERVIZIO PER FAR ENTRARE I PRIVATI  
 
Genova, 2 febbraio 2011 - “Mi preoccupa che si voglia usare un’occasione come quella dei soccorsi prestati domenica sul Monte Bue allo sciatore per favorire la cancellazione di un servizio pubblico come quello dell’elisoccorso sanitario”. Lo ha detto ieri mattina l’assessore regionale alla salute, Claudio Montaldo intervenendo sulle polemiche inerenti i tempi di soccorso. “Anche in questo caso è stata dimostrata l’abilità e la professionalità dei Vigili del Fuoco – ha detto Montaldo – infatti sono riusciti a controllare il velivolo che è precipitato senza che ci fossero ulteriori vittime, dimostrando la loro capacità, professionalità e abnegazione”. “È evidente – ha ribadito Montaldo - che c’è un attacco molto pesante per aprire la strada ai privati per il trasporto sanitario in una regione che unica in Italia riesce ancora a svolgere il servizio con i Vigili del Fuoco”. L’assessore alla salute ha comunque ribadito “la necessità di rendere operativo subito il velivolo fermo negli hangar che la Fondazione Carige ha acquistato”. “In questi giorni infatti – ha continuato l’assessore - ho scritto ai responsabili dei Vigili del Fuoco investendoli della questione e sollecitando la più rapida attivazione del servizio, perché non si giustificano ulteriori ritardi”. “La Regione – ha concluso Montaldo - ha messo a disposizione tutto ciò che era previsto dalla convenzione, in termini di attrezzatura del velivolo e di formazione dei dipendenti, ora sta ai Vigili del Fuoco superare i ritardi e una situazione che è diventata intollerabile”.  
   
   
BOLZANO, FORMAZIONE DELLE PROFESSIONI SANITARIE: DOMANDA PER I CONTRIBUTI ENTRO IL 28 FEBBRAIO  
 
Bolzano, 2 febbraio 2011 - Entro il 28 febbraio 2011, provider accreditati Ecm, istituzioni ed enti pubblici e privati possono fare domanda di contributo presso l’Ufficio provinciale per la formazione del personale sanitario per l’esecuzione di corsi di formazione di base, formazione continua e specialistica per le professioni sanitarie. Termine ultimo per la presentazione delle domande sono le ore 12.00 del 28 febbraio 2011 (possibile l´invio per raccomandata, dove, presso l’Ufficio formazione del personale sanitario (palazzo 12, Iii. Piano, stanza 386) in via Canonico Michael Gamper 1 a Bolzano (tel. 0471 418151/418141). Le domande di contributo possono essere inviate anche con raccomandata (farà fede il timbro postale). Lo rende noto il Dipartimento dell’assessore provinciale alla sanità, Richard Theiner. Domande di contributo per iniziative di formazione continua (Ecm) possono essere presentate solamente da provider Ecm accreditati nel sistema formativo della Provincia Autonoma di Bolzano (in base all’Accordo Stato–regioni-province Autonome di Trento e Bolzano del 5 novembre 2009, Rep.atti n. 192/Csr), con sede in provincia di Bolzano. Enti ed istituzioni pubbliche e private con sede in Provincia di Bolzano possono richiedere un contributo per iniziative per la formazione di base e specialistica per professioni non-Ecm. Le iniziative di formazione devono svolgersi in Alto Adige e rispettare gli “Obiettivi per la formazione” del “Piano triennale per la formazione continua in Sanità”. Le attività proposte fanno riferimento alla legge provinciale 15 novembre 2002 n. 14, articolo 4, comma 1, lettera a). I criteri per la presentazione delle domande, i moduli per la domanda di contributo ed i relativi allegati sono scaricabili alla pagina web: http://www.Provinz.bz.it/it/servizi/servizi-categorie.asp?bnsvf_svid=1004440  I richiedenti interessati all’assegnazione di un contributo debbono presentare i contenuti, obiettivi e preventivi di spesa per i singoli eventi formativi utilizzando il programma Geco (gestione contributi)messo a disposizione dall´Ufficio formazione del personale sanitario (gestione contributi)  
   
   
ENDAS: FORMAZIONE E LAVORO: L´ENTE POTRÀ ACCEDERE AI FINANZIAMENTI CON NUOVI PROGETTI SOCIALI  
 
Caserta, 2 febbraio 2011 - Adelaide Tronco, presidente provinciale dell´Endas, Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale, ha annunciato che l´associazione é stata accreditata dalla Regione Campania a partecipare al sistema integrato di interventi e servizi sociali. La comunicazione ufficiale, giunta in questi giorni presso la sede provinciale Endas di Caserta, Corso Trieste 158, apre la strada alla possibilità di partecipazione ai bandi di concorso per accedere ai finanziamenti finalizzati all´erogazione di servizi per le fasce sociali deboli. “Abbiamo costituito un centro-studi per la definizione di progetti sociali – ha dichiarato Vincenzo Lerro, vicepresidente provinciale Endas e coordinatore del progetto - Sono fermamente convinto che possediamo l´esperienza, le capacità e le risorse umane necessarie per offrire alle fasce più disagiate della società un prodotto di qualità e professionalità”. La nuova opportunità offerta all´Ente, impegnato da diversi decenni in un quotidiano lavoro di promozione delle attività di solidarietà sociale, offre la possibilità ai giovani di ottenere una formazione specifica in diversi settori di utilità sociale, quali, ad esempio, l´assistenza domiciliare integrata a favore dei disabili. “I ragazzi – ha spiegato Vincenzo Lerro – saranno formati da noi stessi, otterranno attestati riconosciuti e saranno impiegati e retribuiti dall´Endas su finanziamento della Regione Campania”. “Un´opportunità di lavoro e di formazione preziosissima per i nostri giovani - ha commentato la presidente Adelaide Tronco - ed una importante occasione per le persone più in difficoltà nel nostro territorio.”  
   
   
LOMBARDIA: DIFENDERE LA VELA ALLE OLIMPIADI DI RIO DE JANEIRO  
 
Milano, 2 febbraio 2011 - "Leggo con preoccupazione l´intenzione di voler estromettere dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 la disciplina della Vela Star. Oltre al danno in ambito sportivo, questa decisione avrebbe ripercussioni fortemente negative anche sul comparto produttivo della nautica lombarda". Lo ha detto oggi il vice presidente di Regione Lombardia Andrea Gibelli, facendo riferimento alle discipline in programma ai prossimi giochi olimpici brasiliani. "Il settore produttivo della vela - ha aggiunto Gibelli - composto prevalentemente da imprese di piccole dimensioni, rappresenta un comparto d´eccellenza lombardo". "Questo - ha proseguito l´assessore - è confermato anche dai dati che sottolineano come la Lombardia sia la regione leader in Italia e tra le prime al mondo nel settore nautico con circa 550 imprese, pari al 25 per cento delle aziende italiane del settore e circa 3.000 addetti". "La Giunta regionale, su mia iniziativa, è stata prontamente informata rispetto a quanto segnalato in merito da un gruppo consiliare- ha concluso il vice presidente - ed è già al lavoro per scongiurare questa ipotesi di estromissione. L´intenzione è di interessare direttamente il Coni nazionale, affinché intervenga presso il Cio".