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Notiziario Marketpress di Mercoledì 02 Febbraio 2011
SUCCESSO PER IL CONVEGNO "ENERGIE RINNOVABILI E SVILUPPO SOSTENIBILE NELLE ALPI" LA DIRETTIVA ENERGIE RINNOVABILI E LA DIRETTIVA ACQUE A CONFRONTO  
 
Trento, 2 febbraio 2011 - La Conferenza ‘Energie Rinnovabili e Sviluppo Sostenibile nelle Alpi’, organizzata dalla Provincia Autonoma di Trento e dall’Agenzia Provinciale per l’Ambiente, in collaborazione con il Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua, ha approfondito il tema della gestione dell’idroelettrico affrontando una serie di questioni particolarmente sentite in tutto l’arco alpino, che rispondono a bisogni urgenti e non più procrastinabili per diversi settori (energetico, economico, ambientale). Le Alpi, ritenute uno dei serbatoi idrici di rilevanza mondiale, nonché uniche in termini di biodiversità e tipicità paesaggistica, risultano oggi seriamente minacciate dalla realizzazione di nuove canalizzazioni e mini-centraline per la produzione di energia idroelettrica “pulita”. Le domande per realizzare tali impianti sono letteralmente esplose, di recente, grazie agli incentivi economici volti a spronare le cosiddette “energie rinnovabili”. Di fatto quest’ondata di richieste nel settore del mini-idroelettrico (micro-impianti realizzati con tecnologie meno invasive rispetto al passato) – pur nella buona volontà di tanti imprenditori impegnati a produrre energia “verde” – sta mettendo in pericolo gli ultimi corsi d’acqua incontaminati dell’arco alpino, in quanto il loro impatto cumulativo sull’ambiente non risulta affatto trascurabile. Il nostro Paese, nel giugno 2010, ha presentato il Piano d’azione nazionale sulle energie rinnovabili, in cui è previsto nei prossimi anni che la produzione del “mini” idroelettrico segnerà un netto aumento. Al contrario il “grande” idroelettrico avrà la tendenza a diminuire, in modo da mantenere sostanzialmente inalterata, rispetto ai valori odierni, la produzione idroelettrica complessiva. Queste previste variazioni non possono ignorare, tuttavia, una politica delle acque più complessiva, così come definita nei Piani di gestione dei distretti idrografici (redatti sempre nel 2010). Tali Piani si occupano di tutela quali-quantitativa del bene acqua sia per il raggiungimento del “bilancio idrico”, sia per i rilasci del “deflusso minimo vitale” in ogni bacino idrografico. Durante il Convegno, i temi della tutela e del buon governo delle acque, che costituiscono il telaio fondamentale della Direttiva Acque 2000/60, sono stati dunque messi a confronto con quelli della Direttiva 2009/28 sulle energie rinnovabili, per delineare le future sfide di uno sviluppo sostenibile nelle Alpi: una sostenibilità necessariamente “integrata”, che consideri cioè aspetti economici ma anche sociali, ambientali ed etici. Molti relatori hanno evidenziato i notevoli sforzi che si stanno compiendo, a livello istituzionale, scientifico e imprenditoriale, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di pervenire entro il 2015, come vuole la Direttiva Acque, a un “buono stato ecologico” dei corpi idrici. Tali obiettivi, al contempo, dovranno essere commisurati all’altro importante traguardo, quello sancito dalla Direttiva 2009/28, per cui l’energia prodotta nel nostro Paese dovrà derivare sempre più da fonti rinnovabili (almeno il 17% entro il 2020). L’energia idroelettrica rappresenta senza dubbio il “denominatore comune” di queste due direttive, costituendo a tutt’oggi la principale fonte energetica “rinnovabile” nel nostro paese. Tale fonte tuttavia utilizza, va ricordato, rilevanti quantità di risorse idriche, modificando i corsi alpini in modo spesso assai rilevante e compromettendone i delicati equilibri, soprattutto oggi che gli spettri del cambiamento climatico e della scarsità d’acqua sono alle porte del versante sud alpino. Il convegno ha permesso dunque di constatare come la questione del cosiddetto mini-idroelettrico sia allo stato attuale fonte di potenziali e irrisolti conflitti fra i diversi utilizzatori della risorsa acqua in tutto l’arco alpino (usi industriali, turistici, ambientali, etc). Le ragioni che stanno alla base della vera e propria esplosione di richieste di concessioni per il mini-idroelettrico sono legate, di fatto, alla spasmodica ricerca di finanziamenti da parte di molti comuni montani, ormai sempre più in crisi per le esigue risorse economiche a disposizione. Proprio per questo motivo, gli incentivi economici odierni stimolano la costruzione di mini-centraline in luoghi dove in passato non si sarebbe mai considerato di costruirne. Bisogna poi considerare come, in termini percentuali, il contributo ulteriore che può ancora portare il mini-idroelettrico per raggiungere l’obiettivo del 17% entro il 2010, non è particolarmente significativo. Basti pensare che oggi il 90% degli impianti di produzione idroelettrica (per lo più piccoli impianti) produce solo il 10% delle energie rinnovabili. Un consistente aumento numerico di nuove mini-centraline, in questo contesto, non andrebbe a incidere sensibilmente sulla percentuale di produzione di energia “rinnovabile” - quanto piuttosto per il suo impatto cumulativo su ambienti acquatici già precari e sotto stress. L´arco alpino è già fortemente interessato da grandi centrali idroelettriche e i tratti fluviali con una buona/elevata naturalità sono ormai sempre più rari: la maggior parte delle nuove richieste di concessione interessa proprio queste zone sensibili. Il convegno ha permesso di indicare le modalità con cui le diverse regioni alpine trattano questi argomenti mettendo in luce conflitti d’uso e difficoltà oggettive, a tutti i livelli, per la ricerca di soluzioni concrete. La necessità di una maggiore coerenza tra i vari livelli di pianificazione, la definizione di bilanci energetici e idrici a livello di bacino (o sub bacino), l´avvio di nuovi processi di certificazione di energie sostenibili che valorizzano il ruolo del consumatore, l´obbligo di una maggiore tutela del paesaggio e delle aree fluviali integre (anche grazie alle compensazioni ambientali derivanti dalle grandi produzioni), rappresentano le sfide su cui orientare gli sforzi per garantire una produzione idroelettrica sostenibile anche dal punto di vista ambientale e naturalistico. L’evento ha costituito insomma una preziosa occasione di confronto e di scambio tra esperti di regioni e nazionalità diverse, per i quali ha rappresentato un importante momento di coordinamento culturale e scientifico - prima ancora che politico e amministrativo. Alla luce delle diverse problematiche emerse e soprattutto in relazione al tema del rilascio di nuove concessioni per il mini-idroelettrico, si è convenuto sulla necessità di promuovere in ogni Regione e Provincia la discussione in merito alla necessità di nuove centraline accompagnando la valutazione delle opportunità di sviluppo del settore idroelettrico con una più attenta riflessione sugli impatti a livello locale e territoriale. Ciò, per evitare di lasciare in balia alle dinamiche di mercato decisioni di grande ricaduta riguardanti intere comunità, arginando così l’odierno fenomeno di ‘corsa all’ultimo Kilowatt’ che, con rare eccezioni, si sta affermando in tutte le vallate alpine. Promuovere un ragionamento ponderato in cui possano sedere a uno stesso tavolo consumatori, produttori, comunità ed enti locali, volto al perseguimento del bene pubblico e dell’utilizzo di nuovi criteri di sostenibilità, è la soluzione più ragionevole e sostenibile nel medio-lungo periodo. Significativo, a proposito, è stato pure il conferimento, al termine del convegno, del Iv Premio Internazionale Civiltà dell’Acqua, assegnato quest’anno a due Comuni, quello di Craveggia (Verbania) e di Onsernone (Ticino, Svizzera), per essersi distinti nella valorizzazione del proprio fiume, l’Isorno, a fronte della minaccia di costruzione di una nuova centralina. Le comunità di Craveggia e Onsernone, pur a fronte di un lauto compenso economico di decine di migliaia di €/anno, quale “compensazione” per l’inevitabile impatto arrecato al fiume, si sono schierate a difesa del proprio corso d’acqua, del suo stato ecologico e della sua fruizione sociale, rifiutando categoricamente la costruzione della centralina. I comuni in questione hanno così inteso ribadire come l’abuso perpetrato in passato (e ancor oggi in atto) da parte dello sviluppo industriale nei confronti dell’acqua abbia considerato in modo sin troppo riduttivo questo elemento come mera risorsa da sfruttare, cancellandone ogni dimensione legata a valori non economici, ovvero la sua valenza propria di “bene comunitario”. Nel suo complesso, l’evento organizzato a Trento ha dunque evidenziato come in una società sempre più globale e globalizzante la sfida futura è quella di coniugare la gestione delle qualità e quantità delle acque con i principi della sostenibilità integrata, considerando cioè aspetti non solo economici ma anche ambientali, sociali ed etici. Tale approccio non va confuso con l’emergente Green Economy, che in molti casi non è altro che un Green Washing di facciata: una tendenza importante ma che non risulta né significativa né strategica per innovare radicalmente, in senso ecosostenibile, l’attuale modello di crescita economica. Il convegno di Trento ha piuttosto ribadito come oggi sia necessario – forse più che mai - un vero e proprio cambiamento di paradigma. Come ha sottolineato Albert Einstein: “Non si può risolvere un problema utilizzando lo stesso modo di pensare di chi lo ha generato”. Per favorire questo cambiamento, il mercato in sé non può dunque essere eletto a “regolatore” di un reale sviluppo sostenibile, ma va inteso come parte di dinamiche più ampie e complesse. Questo convegno ha posto ancora una volta la Provincia Autonoma di Trento come capofila di un processo culturale di rinnovamento che rappresenta una condizione necessaria affinché le Regioni trovino nuove forme di coordinamento e di decisione, stante l’attuale situazione di stallo legislativo che caratterizza l’arco alpino sul tema sempre più “bollente” del rinnovo delle concessioni per l’idroelettrico e della produzione energetica “sostenibile”.  
   
   
CENTRO OLI: CHIODI, NO ALL´ESTRAZIONE DEL PETROLIO SÌ AL GAS  
 
L´aquila, 1 febbraio, 2011 - "La legge vieta attività di estrazione e lavorazione di idrocarburi liquidi ma non gassosi. Il Governo ha accolto le modifiche alla legge anti Centro Oli per cui, ancora una volta, abbiamo risposto con la concretezza dei fatti. L´obiettivo è stato quello di difendere la nostra regione da un´attività di forte impatto sul territorio facendo finalmente chiarezza su una controversia che abbiamo ereditato e, sulla quale abbiamo voluto mettere un punto fermo". Lo ha detto il Presidente Gianni Chiodi in riferimento al fatto che il Governo nell´ultima seduta del Consiglio dei ministri ha rinunciato all´impugnativa della legge regionale dell´Abruzzo n.32/2009 "Modifiche alla legge regionale 10 marzo 2008 n.2 e successive modifiche che riguarda "provvedimenti urgenti a tutela della costa teatina". "Dunque - ha aggiunto il Presidente - diciamo no agli impianti di estrazione e lavorazione di idrocarburi liquidi in Abruzzo, diciamo sì ad estrazioni e trattamenti di gas naturale proprio per salvaguardare il comparto industriale. E´ la dimostrazione della infondatezza delle critiche di coloro che cercano di diffondere informazioni non veritiere sugli indirizzi seguiti da questo governo regionale". Nel mese di novembre dello scorso anno, infatti, il consiglio regionale aveva approvato la legge n.166/2010 di modifica della legge regionale n. 32/2009 su provvedimenti d´urgenza a tutela del territorio regionale. "Con questa legge finalmente abbiamo fatto luce su una vicenda che si trascinava dal 2007. Ci tengo a precisare che la precedente amministrazione ha prodotto innumerevoli atti per avviare l´attività del Centro Oli. Noi, invece, abbiamo portato avanti ? ha concluso Chiodi - sin dalla campagna elettorale, una ferma opposizione al rischio petrolizzazione assumendo da sempre una inequivocabile posizione sul fatto che eravamo contrari alla realizzazione del Centro Oli e ad ogni tipo di trivellazione sulla terraferma".  
   
   
NAPOLI, PATTO DEI SINDACI : UN IMPEGNO PER L’ENERGIA SOSTENIBILE VERSO IL 2020  
 
Napoli, 2 febbraio 2011 - Si è tenuto lunedì 31 gennaio presso la Sala Auditorium della Provincia di Napoli in via Don Bosco, il seminario “Il Patto dei Sindaci: un impegno per l’energia sostenibile verso il 2020”, organizzato dall’assessorato alle Attività produttive della Provincia di Napoli, in collaborazione con Anea, Agenzia Napoletana Energia e Ambiente. Il convegno aveva lo scopo di esporre le potenzialità e i vantaggi della Convenzione Europea Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors) per il territorio e rappresenta un’interessante opportunità di confronto sui temi dell’energia sostenibile. La Provincia di Napoli ha aderito in qualità di Struttura di supporto al Patto dei Sindaci, al fine di rappresentare, con la collaborazione di Anea, una guida strategica e un supporto tecnico ai Comuni che intendono concorrere alla realizzazione di una politica efficace a difesa dell’a mbiente. Il Patto dei Sindaci è un´iniziativa sottoscritta dalle città europee che si impegnano a rispettare gli obiettivi della politica energetica comunitaria, in termini di riduzione delle emissioni anidride carbonica, attraverso una migliore efficienza energetica e una produzione più sostenibile dell´energia. Il programma del Seminario prevedeva gli interventi di Luigi Cesaro, presidente Provincia di Napoli, Pietro Langella, presidente Upi Campania - Nello Palumbo, assessore all’Energia della Provincia di Napoli, Giuseppe Caliendo, assessore all’Ambiente Provincia di Napoli, Gennaro Pollice, direttore Area Sviluppo Servizi alle Imprese Provincia di Napoli, Michele Macaluso, direttore Anea, Angelo Raffaele Venezia – Energy Manager Provincia di Napoli, e gli architetti Valeria Vanella e Maria Rosaria Albano – Provincia di Napoli. I lavori del seminario evidenziano il costante impegno della Provincia di Napoli sui temi dello sviluppo sostenibile e dello sviluppo delle fonti rinnovabili, come testimoniato, anche, dalla partecipazione al progetto Cantieri, che prevede interventi per l’efficienza energetica di parte del patrimonio immobiliare dell’Amministrazione provinciale di Napoli nell’ambito dei finanziamenti Poi e, soprattutto, della prevista realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su oltre 50 edifici scolatici per una produzione di circa 1Mgw  
   
   
CORSO DI FORMAZIONE: IL RISANAMENTO ENERGETICO DEGLI EDIFICI STORICI  
 
Aosta, 2 febbraio 2011 - L’assessorato delle attività produttive, in collaborazione con il Coa Energia Finaosta e la Camera valdostana delle imprese e delle professioni, organizza un corso di formazione sul risanamento energetico degli edifici storici, nell´ambito del progetto europeo Alphouse, Cultura ed ecologia dell’architettura alpina - Alpine Space Programme 2007-2013. Alphouse è il progetto europeo che mira a migliorare la competitività delle piccole medie imprese regionali, fornendo loro le conoscenze, le competenze e gli strumenti utili alla riqualificazione di edifici tradizionali alpini, nel rispetto dei più elevati standard di efficienza energetica, preservando le caratteristiche architettoniche. Il corso, che è rivolto agli artigiani e alle piccole e medie imprese valdostane, vedrà coinvolti esperti nel settore del recupero energetico e avrà un approccio applicativo basato sul coinvolgimento dei partecipanti nella soluzione delle problematiche di cantiere. Non sono richieste conoscenze in materia di ottimizzazione energetica, bensì una competenza specifica legata alla propria professione. L´attività formativa avrà luogo nei giorni 22 e 23 febbraio 2011, dalle ore 8,30 alle ore 17.30, a Gressoney-la-trinité, in località Edelboden Superiore, nella sala polivalente comunale (partenza della seggiovia di Punta Jolanda). E´ prevista la visita guidata presso un edificio pilota e l´esemplificazione di metodologie e tecniche di intervento. Il corso è gratuito, mentre il trasferimento presso la sede del corso è a carico dei partecipanti. La prenotazione è obbligatoria e alla fine del percorso formativo sarà rilasciato un attestato di frequenza a coloro che avranno partecipato a più del 75 per cento del monte ore previsto. Per la prenotazione e per ulteriori informazioni rivolgersi a: Info Energia Chez Nous, Avenue du Conseil des Commis, 23, Aosta, Numero verde: 800604110, Numero fax: 0165548470, infoenergia@regione.Vda.it    
   
   
APPALTI, NO AL MASSIMO RIBASSO: PRESENTATA MODIFICA NORME AGGIUDICAZIONE LAVORI IN SICILIA  
 
 Palermo, 1 febbraio 2011 - Addio al massimo ribasso come sistema unico di aggiudicazione degli appalti in Sicilia. Saranno emanate entro la meta´ di febbraio le nuove linee guida contenenti i criteri di aggiudicazione degli appalti di lavori nella Regione siciliana. Lo ha comunicato ieri l´assessore per le Infrastrutture Pier Carmelo Russo presentando alla stampa l´accordo raggiunto con le organizzazioni di categoria, imprenditoriali, sindacali e professionali in materia di lavori pubblici per affrontare i problemi connessi agli appalti ed ai meccanismi di aggiudicazione delle opere. L´atto di indirizzo firmato il 31 gennaio prevede che le opere pubbliche il cui valore a base d´asta sia pari o superiore ai 2 milioni di euro debbano essere appaltate (se non si tratta di lavori routinari) secondo il principio dell´offerta economicamente piu´ vantaggiosa e non con il criterio del massimo ribasso. Il sistema prevede che l´offerta sia valutata secondo tre indicatori: in primo luogo gli elementi tecnico/qualitativi che avranno un peso pari al 60% nella valutazione, in seconda analisi il prezzo che incidera´ per il 30%, ed infine la durata che varra´ il 10% nella valutazione dell´offerta. In attesa di un disegno di legge che recepisca ´dinamicamente´ la normativa nazionale in modo da evitare, anche per il futuro, differenze legislative fra la Sicilia ed il resto del Paese e d´Europa, queste novita´ verranno introdotte con un provvedimento amministrativo di rapida efficacia. Tutti i sottoscrittori dell´atto di indirizzo saranno ricevuti dal Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, venerdi´ alle ore 12 a Palazzo d´Orleans, nel corso di un incontro che vertera´ sui temi della riforma dei lavori pubblici in Sicilia  
   
   
APPALTI: RIBASSI FINO AL 58% HANNO FALCIDIATO IMPRESE SANE  
 
 Palermo, 2 febbraio 2011 - "Quando si fa un massimo ribasso eccessivo - ha spiegato l´assessore regionale per le Infrastrutture e la Mobilita´, Pier Carmelo Russo, incontrando la stampa - ci sono solo tre possibilita´: o il progetto e´ fatto male e, quindi, si confida sulle varianti che ritardano la realizzazione dell´opera, fanno spendere di piu´ l´amministrazione con il rischio di ritrovarsi di fronte ad una incompiuta. O si fanno lavori utilizzando la sabbia, oppure c´e´ la mano criminale. Non sempre le tre ipotesi sono alternative, anzi spesso concorrono". E´ stata la relazione del primo semestre del 2010 della Direzione investigativa antimafia al Parlamento della Repubblica, come ha ricordato Russo, a sottolineare come proprio il sistema del massimo ribasso sia uno di quelli che consentono l´infiltrazione della criminalita´ organizzata nel mondo degli appalti. "Aggiudicazioni con ribassi fino al 58% - ha detto l´assessore - hanno fino ad oggi falcidiato le imprese sane consentendo di lavorare a quelle che sane potrebbero non esserlo". Pier Carmelo Russo ha sottolineato come ci sia stata un´adesione totalitaria dei soggetti interessati sull´atto di indirizzo che mette all´angolo il sistema del massimo ribasso per privilegiare il meccanismo dell´offerta economicamente piu´ vantaggiosa. "Una svolta per la quale da tempo si richiedeva a gran voce l´intervento legislativo. Abbiamo, pero´, dimostrato in appena 20 giorni che era possibile procedere in via amministrativa, trovando una soluzione". L´approvazione di una legge di riforma resta, comunque, "il naturale e doveroso completamento di questo che rimane un rimedio tampone, perche´ - ha affermato l´assessore - la qualita´ delle opere va portata a sistema. E su questo saro´ incalzante, affinche´ il disegno di legge che verra´ proposto possa approdare in aula al piu´ presto". L´assessore ha, infine, sottolineato come "uno degli elementi forti dell´atto di indirizzo per l´aggiudicazione degli appalti sia rappresentato dal fattore tempo: verra´, infatti, attribuito un punteggio del 10% a chi si impegna a realizzare nel minor tempo possibile le opere, ferma restando la qualita´ dei lavori da portare a termine".  
   
   
INNOVAZIONE NEL MANIFATTURIERO DEL PIEMONTE: 3 MILIONI DI EURO PER PROGETTI TRA PMI PIEMONTESI E AZIENDE ESTERE  
 
Torino, 2 febbraio 2011 - Aiutare le piccole e medie imprese del settore manifatturiero a mettere in campo i progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale in collaborazione con aziende e centri di ricerca di altri paesi o regioni che aderiscono all’iniziativa. La Regione Piemonte ha pubblicato la nuova edizione del bando “Manunet” (link: http://www.Regione.piemonte.it/industria/leggi/bandomanunet.htm  ) che stanzia 3 milioni di euro in favore delle pmi che realizzano iniziative di carattere transnazionale a sostegno dell’innovazione e della transizione produttiva, così come previsto dall’Asse 1 del Por Fesr 2007-2013. “ L’innovazione dei processi manifatturieri – sottolinea l’ assessore allo Sviluppo Economico, Massimo Giordano – è fra le priorità che abbiamo inserito nell’ambito del piano pluriennale per la competitività. E’ evidente, infatti, che l’applicazione delle tecnologie Ict pur non richiamando espressamente i settori tradizionali, definiscono però per gli stessi straordinarie opportunità di miglioramento. Il Piemonte, quindi, che vanta una lunga esperienza nel manifatturiero d’eccellenza, può trarre dall’innovazione applicata ai settori più tradizionali un grande beneficio, per ottimizzare processi, prodotti e servizi. Il bando Manunet va in questa linea, puntando non solo a valorizzare la collaborazione tra le imprese piemontesi e quelle estere, ma anche in un’ottica più ampia di stimolo all’internazionalizzazione ” Il bando deriva dalla partecipazione del Piemonte (tramite Finpiemonte Spa) alla rete europea Manunet Ii (nell´ambito della quale erano già stati attivati 4 bandi). Gli altri Paesi e Regioni che ne fanno attualmente parte sono Asturias (Spagna), Pais Basco (Spagna), Catalogna (Spagna), Estonia, Franche-comté (Francia), Germania, Israele, Lower Austria (Austria), Navarra (Spagna), Irlanda del Nord (Regno Unito), Romania, Slovacchia, Svizzera, Turchia, Toscana (Italia), Wallonia (Belgio), Western Greece (Grecia) Le iniziative ammissibili dal bando nel campo manifatturiero sono riferite agli ambiti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, alle tecnologie su ambiente ed energia, alle conoscenze tecniche di base e a qualsiasi altra tecnologia collegata al manifatturiero. Gli interventi devono essere realizzati entro 24 mesi dalla data di concessione del contributo, che sarà a fondo perduto fino al 40% dei costi ammessi a finanziamento. Ciascuna pmi piemontese, sia essa coordinatore o partner di progetto, può presentare una sola proposta. Il progetto di ricerca industriale e/o di sviluppo sperimentale deve essere realizzato in forma di collaborazione tra le imprese, con una quota di progetto da parte della componente piemontese non inferiore al 20 per cento e a 50 mila euro (calcolato con riferimento alle spese ammissibili). Come ogni bando regionale, è inserito anche l’obbligo da parte del beneficiario di non poter alienare, apportare modifiche sostanziali al progetto oppure trasferire l’attività produttiva al di fuori della Regione Piemonte nei sette anni successivi alla completa realizzazione del progetto di ricerca. Il procedimento si articola in 2 fasi: entro il 17 marzo 2011 deve essere presentata la pre-proposta, fase più generica in cui illustrare i contenuti del progetto; entro il 14 luglio 2011 bisogna poi consegnare la proposta finale, in cui le imprese che hanno superato positivamente la prima fase sono invitate a dettagliare il progetto definitivo e la sua attuazione. Entrambe le proposte devono essere redatte in lingua inglese attraverso l’applicativo web www.Manunet.net/  Per informazioni e chiarimenti sul bando: manunet@finpiemonte.it  011-571.77.11 (da lunedì al venerdì 9-13)  
   
   
LOMBARDIA: UNIONI TRA IMPRESE PER USCIRE DA CRISI  
 
Milano, 2 febbraio 2011 - "Regione Lombardia crede nella cooperazione e collaborazione tra imprese, strumento decisivo per condividere la spesa destinata all´innovazione e il rischio di impresa, per alimentare la competitività e la creatività, per affrontare la competizione globale e uscire più rapidamente dalla crisi". E quanto ha detto il sottosegretario all´Università e Ricerca della Regione Lombardia Alberto Cavalli, intervenendo il 31 gennaio al tradizionale business dinner dell´Associazione Italiana Politiche Industriali, quest´anno sul tema ´Le evoluzioni normative e comportamentali a livello europeo, nazionale e regionale delle istituzioni e degli enti economici e di ricerca in tema di reti di impresa e cluster´. "Regione Lombardia - ha proseguito Cavalli - ha costantemente attribuito nella sua azione legislativa grande rilievo al tema delle aggregazioni tra imprese, accompagnandone l´evoluzione dalla forma del distretto industriale, vincolato all´interno di un territorio e delimitato ad uno specifico settore di produzione, fino alla più libera e moderna forma delle reti di impresa formate da aziende che operano in settori diversi e in territori anche lontani". Tra gli interventi più recenti il sottosegretario ha ricordato il Progetto Driade, strutturato intorno all´idea di partnership e di rete, non solo di imprese, ma dell´intero sistema fatto da imprese, centri di ricerca, sistema camerale e pubblica amministrazione. Con il progetto Driade sono stati infatti coinvolti 325 soggetti, con un investimento complessivo pari a circa 25 milioni di euro. "Regione Lombardia - ha sottolineato Cavalli - crede nella efficacia dell´organizzazione a rete anche nei rapporti internazionali tra Regioni: ne sono prova la creazione del World Regions Forum, con 16 governi sub-nazionali che esercitano un ruolo guida a livello globale, la partecipazione all´intesa regionale Quattro Motori d´Europa e il nuovo protagonismo nelle due Reti Ecrn e Nereus, dedicate ai settori produttivi della chimica e dell´aerospaziale, per contribuire ad orientare le politiche europee alla crescita di settori particolarmente forti dell´economia lombarda".  
   
   
INNOVAZIONE UE: PER RECUPARE IL RITARDO, L’ITALIA DEVE LIBERALIZZARE PROFESSIONI E MERCATO DEI SERVIZI  
 
Roma, 2 febbraio 2011 - “Il ritardo sull’innovazione tecnologica che l’Italia sconta rispetto ai principali paesi europei, trova un’importante causa nelle mancate liberalizzazioni e nella carenza di una politica per stimolare la concorrenza e la competitività nel settore dei servizi innovativi, ovvero dei Knowledge Intensive Service, fattori sostanziali per incrementare i processi d’innovazione e l’attrattività del Paese”. E’ quanto afferma in una nota Ennio Lucarelli, vicepresidente vicario di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, commentando i risultati del “ Quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione”, studio comparativo della Commissione Ue presentato ieri. Lo studio europeo, infatti, evidenzia che la maggior crescita dell’innovazione, si registra in quei paesi che possono contare su sistemi di ricerca aperti e collaborativi, che hanno saputo valorizzare il loro patrimonio intellettuale sia nel sistema educativo che nei processi di trasmissione del sapere, che nello sviluppo dell´Ict e del trasferimento delle tecnologie, risultando così forti esportatori di servizi ad alta intensità di conoscenza. “Al contrario nel nostro Paese – sottolinea Lucarelli - abbiamo ancora un sistema della professioni intellettuali ancorato agli assetti corporativi e autoreferenziali del sistema ordinistico, mentre il mercato dei servizi innovativi subisce gravi distorsioni e blocchi dalla presenza di società a capitale pubblico che lavorano per le pubbliche amministrazioni al di fuori della concorrenza e del confronto competitivo, ricorrendo in modo massiccio all’in house, anche fino al 60% com’è il caso di attività altamente innovative quali l’informatica”. Secondo il vicepresidente di Csit il risultato di questa arretratezza trova una conferma negli indicatori relativi alla capacità delle Pmi di innovare sia collaborando con altri soggetti che ricorrendo a risorse interne. Capacità che appare elevata su entrambi i fronti per quasi tutti i paesi europei avanti nella classifica. Il comportamento delle Pmi italiane, invece, denuncia l’anomalia nei confronto con l´Europa, evidenziando la netta difficoltà da parte di queste imprese ad avvalersi della collaborazione di Università, agenzie, imprese di servizi innovativi, mentre si dimostrano capaci quanto quelle degli altri paesi nel fare innovazione entro i perimetri aziendali. “Questi risultati – conclude Ennio Lucarelli - indicano come le reti di imprese, la digitalizzazione dei distretti, la promozione delle partnership fra industria e servizi innovativi, su cui è fortemente impegnato il sistema confindustriale, costituiscono un’innovazione cruciale per superare le criticità indicate dall’Ue. Ma è indispensabile sostenere questo percorso con una politica di modernizzazione e liberalizzazione dei servizi innovativi, che auspichiamo trovi al più presto le condizioni per essere attuata”. Sarà proprio l’innovazione dei servizi come fattore di crescita di competitività dell’industria europea, il tema centrale della conferenza internazionale “Meeting the Challenge of Europe 2020 – The Trasformative Power of Services Innovation” che, sotto l’egida della Commissione Europea, si terrà a Roma il 17 e 18 febbraio prossimi, organizzata da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici e da Europe Innova, a cui interverranno il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, rappresentanti del Governo italiano e delle istituzioni europee e vertici del sistema Confindustria. L’incontro sarà l’occasione per presentare i risultati del lavoro dell’Expert Panel on Innovation Service in the Eu, gruppo di 20 esperti europei di alto livello, chiamati dalla Commissione a fornire indicazioni strategiche per promuovere e incrementare l’innovazione nel settore dei servizi con impatto sulle politiche industriali.  
   
   
PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI RIMINI, STEFANO VITALI: DIFFICILI RELAZIONI ECONOMICHE TRA ITALIA E REPUBBLICA DI SAN MARINO.  
 
Rimini, 2 febbraio 2011 - “Giungono sempre più numerose alla Provincia di Rimini segnalazioni preoccupate da parte di associazioni di categoria, di singoli operatori, e di lavoratori frontalieri, circa le ripercussioni negative su lavoratori e imprese di Emilia Romagna e Marche, provocate delle attuali, difficili relazioni economiche tra Italia e Repubblica di San Marino. L’ultima, di questi giorni, è del Presidente di Confindustria Rimini Maurizio Focchi il quale in una lettera sottolinea come si stiano generando sul territorio riminese forti tensioni sul versante del credito alle imprese e all’economia reale, anche a seguito delle difficoltà di alcuni importanti istituti di credito locali. I numeri sintetizzano meglio di ogni altro discorso l’impatto del ‘caso San Marino’ sul territorio nazionale e in particolare riminese: si stima vi siano complessivamente circa 7 mila lavoratori italiani direttamente impegnati nelle imprese del Titano e che l’indotto delle imprese italiane che operano verso quello Stato coinvolga direttamente oltre 10 mila lavoratori. Come Istituzione del territorio riminese, non posso che concordare con l’appello del Presidente Focchi in relazione al far giungere al Governo Italiano, e in particolare al Ministro dell’Economia, un segnale sulla necessità da parte del nostro territorio di riprendere nel più breve tempo possibile la collaborazione con il Governo di San Marino, nel rispetto e condividendo la linea fiscale di rigore, così da favorire la ripresa delle normali attività economiche tra gi operatori dei due Stati. Ritengo allora urgente e opportuno concordare una linea comune del territorio riminese intesa a favorire una ripresa nei tempi più brevi del dialogo tra Italia e San Marino che garantisca sia gli obiettivi di trasparenza e correttezza delle transazioni economiche sia di assicurare piena continuità ai rapporti economici in essere tra i due Paesi. Ciò a tutela, prima di tutto, delle imprese e dei lavoratori che in tale ambito operano. Sarà mia cura, cogliendo l´invito del Presidente di Confindustria e le istanze dei frontalieri,organizzare nei prossimi giorni un incontro con il Presidente di Confindustria Rimini, con il Presidente della Camera di Commercio e con i Parlamentari eletti sul nostro territorio al fine di definire la posizione comune e motivata espressa dalle istituzioni locali da far pervenire rapidamente al Ministro dell’Economia.”  
   
   
SALE LA PRODUZIONE,AZIENDE LOMBARDE SANE  
 
 Milano, 2 febbraio 2010 - "Le imprese lombarde hanno i fondamentali sani, sono aziende a posto; pur nelle difficoltà hanno saputo reagire alla crisi e ci aspettiamo che si rafforzi questa capacità di Regione Lombardia, attraverso i suoi imprenditori, di essere sempre più forte sui mercati internazionali". Lo ha detto Andrea Gibelli, vice presidente della Regione Lombardia e assessore all´Industria e Artigianato, partecipando alla presentazione dei dati di Unioncamere Lombardia che fanno riferimento al quarto ed ultimo trimestre del 2010 e in cui il trend di crescita tendenziale della produzione si porta al 6 per cento, con una media annua al 4.8 per cento. Lo stesso assessore ha voluto commentare anche i dati che riguardano l´importantissimo capitolo dell´occupazione in Lombardia. "Il tema dell´occupazione - ha spiegato - è un elemento importante e che, in genere, migliora nel momento in cui alcuni segnali sul piano della ripresa vengono consolidati". "E´ altrettanto vero - ha detto ancora il vice presidente della Regione - che ci sono dati in controtendenza, che dimostrano come personale sempre più specializzato viene richiesto dal sistema delle imprese". "Si dovranno studiare strumenti - ha concluso Gibelli - perché la domanda di occupazione e l´occupazione stessa diventino sempre più elementi sinergici".  
   
   
DIREZIONE LAVORO POTENZA: RISULTATI ISPEZIONI 2010  
 
Potenza, 2 febbraio 2011 - La Direzione Provinciale del Lavoro di Potenza, a consuntivo delle attività svolte nell’anno appena trascorso, comunica i dati relativi all’azione di controllo, esercitata nel corso dell’anno 2010.. Gli obiettivi programmatici di tale attività, - si legge nella nota firmata dal direttore provinicale Nicola Sabatino - sono stati individuati nel contrasto dell’illegalità nel mondo del lavoro, ed in particolare nella lotta al fenomeno del lavoro sommerso ed agli scarsi indici di sicurezza esistenti nelle aziende. L’azione di controllo di aziende appartenenti ai vari settori produttivi della provincia di Potenza, ha visto gli organi di vigilanza effettuare n.3092 ispezioni, nel corso delle quali sono stati contestati n.1259 illeciti. Sono state, altresì, passate al vaglio degli ispettori, n.8699 posizioni lavorative, delle quali n.1645 sono risultate irregolari. In conseguenza degli illeciti emersi, gli ispettori hanno proceduto ad avviare l’iter del recupero contributivo in favore dei lavoratori in posizione irregolare, raggiungendo l’importo complessivo di euro 846.160. Nel quadro generale rappresentato, appare significativo sottolineare l’entità di tutte le sanzioni contestate ed effettivamente incassate dall’erario, con una somma pari ad euro 876.560. Nel computo di tale importo rientrano anche le somme dovute per le maxi-sanzioni comminate per il lavoro nero, nel numero di 616, d’importo pari ad euro 257.775 ed i provvedimenti adottati per il controllo degli appalti pari a ben 95 contestazioni. Sotto il profilo della prevenzione infortuni, gli organi ispettivi hanno riscontrato, per ciò che concerne la mancata sorveglianza sanitaria, n.18 infrazioni per una somma complessiva di euro 18.000,00, mentre, per ciò che concerne la mancata attività di formazione ed informazione sulle norme di sicurezza, si è registrata l’adozione di n.15 provvedimenti per un importo pari ad euro 17.400. Nel quadro complessivo sopra descritto, s’inseriscono le situazioni relative ai singoli settori di attività. Nel comparto dell’edilizia sono state ispezionate n.393 aziende,operanti in n.297 cantieri, con un’incidenza di aziende irregolari pari al 77,86% di quelle sottoposte a verifica ( n.306 ). Per ciò che concerne i lavoratori edili, su un numero di 806 sottoposti a controllo, n.111 ( 13,77% ) sono risultati in posizione irregolare e n.82 completamente in nero, con una percentuale pari al 10,17% del totale. Sono state adottate, quindi,nel comparto edilizio, n.30 sospensioni di attività, per il superamento del 20% di manodopera in nero, rispetto al totale della manodopera presente in cantiere. Per ciò che riguarda, poi, gli altri settori di attività, notevoli attenzioni sono state rivolte al settore dei pubblici esercizi ed agli studi professionali, nonché all’applicazione delle norme sul collocamento obbligatorio delle categorie protette. Nel comparto agricolo, inoltre, - conclude la nota della Direzione provinciale del lavoro di Potenza - sono state ispezionate le zone del Vulture-melfese e della Val D’agri interessate dalla raccolta del pomodoro, dalla Vendemmia e dalla raccolta degli ortaggi nei vari periodi dell’anno.  
   
   
LOMBARDIA: GIUNTA APPROVA SMALL BUSINESS ACT BANDO SULL´INTERNAZIONALIZZAZIONE SERVE A IMPRESE  
 
Milano, 2 febbraio 2011 - "Sono molto orgoglioso per l´approvazione da parte della Giunta regionale del primo provvedimento fortemente orientato allo ´Small Business Act´. Questi criteri necessari alla pubblicazione del nuovo bando sull´internazionalizzazione, rispetto agli anni passati, sono orientati verso la razionalizzazione e la semplificazione". È quanto ha dichiarato il vice presidente Andrea Gibelli in merito all´approvazione delle linee guida per il sostegno regionale alla partecipazione a missioni economiche e fiere internazionali all´estero avvenuta ieri da parte di tutto l´esecutivo regionale. Il vice presidente ha poi aggiunto: "Questo provvedimento va proprio nella direzione che ci viene richiesta dagli imprenditori lombardi per un´unificazione dei bandi regionali. Questo indirizzo comporta un´omogeneizzazione di regole, tempistiche, gestione dei provvedimenti, completa digitalizzazione del procedimento, fino ad arrivare alla semplificazione del processo di liquidazione". "In questo periodo di difficoltosa ma significativa ripresa economica - ha concluso il vice presidente - è estremamente importante l´impegno di Regione Lombardia nel promuovere i prodotti e le imprese lombarde sui mercati esteri"  
   
   
LAVORATORI IN MOBILITÀ IN AIUTO AGLI UFFICI GIUDIZIARI DI MODENA LE DOMANDE DA PRESENTARE ENTRO VENERDÌ 4 FEBBRAIO  
 
Modena, 2 febbraio 2011 - C´è tempo fino a venerdì 4 febbraio per presentare la domanda per partecipare alla selezione degli otto lavoratori in mobilità che per sei mesi, prorogabili per altri sei, saranno impegnati a sostegno dell´attività degli uffici giudiziari modenesi. L´iniziativa sperimentale, promossa dalla Provincia di Modena in collaborazione con il Tribunale e la Procura della Repubblica di Modena, è riservata alle persone residenti in provincia percettori di indennità di mobilità ordinaria sulla base della legge 223 del 1991 e con un periodo di mobilità ancora da svolgere di almeno 11 mesi. Le domande vanno presentate, compilando completamente il modulo, al servizio Politiche del lavoro della Provincia di Modena (informazioni: tel. 059 209064-209074 - www.Lavoro.provincia.modena.it) e la graduatoria privilegerà i candidati in possesso di competenze professionali in ambito amministrativo, il valore Isee più basso, l´anzianità anagrafica e il maggior periodo di mobilità ancora da svolgere. E´ prevista una prova di selezione da effettuarsi negli uffici giudiziari di assegnazione, che saranno quelli di Modena o la sezione distaccata del Tribunale a Sassuolo. Il compenso previsto è di circa 500 euro, ma il calcolo preciso sarà fatta sulla base di quanto viene già percepito come indennità di mobilità lorda dalla singola persona e la differenza tra il livello retributivo della funzione svolta. Le mansioni e le attività che i lavoratori socialmente utili saranno chiamati a svolgere negli uffici amministrativi o nelle cancellerie e segreterie giudiziarie modenesi vanno dalla fotocopiatura alla scansione informatica e alla fascicolazione di documenti, dall´uso di sistemi informatici di scrittura alla classificazione di atti, fino alla ricerca di dati in collaborazione con le strutture dell´amministrazione giudiziaria. L´attività di digitalizzazione dei documenti è particolarmente importante in questa fase visto che fa parte del percorso del cosiddetto processo telematico. «Oltre a contribuire nel garantire l´efficienza dei servizi giudiziari per i cittadini modenesi, con questo progetto - spiega l´assessore al Lavoro Francesco Ori - offriamo concrete possibilità ad alcune persone espulse dal mercato del lavoro di continuare a lavorare per evitare di disperdere la professionalità acquisita ottenendo anche un´integrazione al reddito rispetto all´indennità percepita con la mobilità».  
   
   
STOPPANI: IMPEGNOA RICOLLOCARE I LAVORATORI  
 
Genova, 2 febbraio 2011 -  “Stiamo seguendo da vicino la vicenda che vede coinvolti la ex Stoppani e i suoi lavoratori e non comprendiamo le ragioni della loro protesta, visto che già da tempo ci siamo attivati, in accordo col commissario straordinario, per far sì che i contratti di lavoro fossero prorogati fino al 30 giugno, termine ultimo possibile secondo quanto previsto dalle attuali normative”. Lo dicono gli assessori all’ambiente e al lavoro della Regione Liguria, Renata Briano e Enrico Vesco di fronte alla protesta dei lavoratori Stoppani. “Teniamo a precisare – dicono Briano e Vesco - che i lavoratori sono sempre stati accolti in Regione, sono stati ascoltati e messi al corrente di tutto ciò che si stava e si sta portando avanti. Va detto molto chiaramente che ad oggi le norme non consentono una lo loro assunzione presso Enti Pubblici e per questo abbiamo intrapreso un percorso con la Provincia di Genova, a cui sono già stati destinati 80.000 euro, per un progetto che favorisca la loro ricollocazione nelle aziende private del territorio. “Nel contempo – rimarcano i due assessori regionali - nonostante le difficoltà economiche derivanti dall’ultima manovra finanziaria, la Regione Liguria si sta impegnando affinché continuino le opere di messa in sicurezza e di riqualificazione ambientale, lavorando in collaborazione con il commissario, anche per riaffermare quella volontà di far rinascere il lavoro ‘pulito’ in un luogo in cui il lavoro c´era, come dichiarato dal Presidente Burlando”.  
   
   
LAVORO: IN SICILIA TAVOLO TECNICO AIUTI ALLE IMPRESE CHE ASSUMONO  
 
Palermo, 2 febbraio 2011 - L´assessore regionale della Famiglia, Politiche Sociali e del Lavoro, Andrea Piraino ha incontrato, il 31 gennaio a Palermo, il presidente della Consulta regionale dei consulenti del lavoro di Sicilia, Vincenzo Messina ed una delegazione dei rappresentanti aderenti a Rete Imprese Italia, guidata da Julo Cosentino. All´incontro, che si e´ svolto nella sede dell´assessorato regionale al Lavoro ha preso parte anche Alessandra Russo, dirigente generale del Dipartimento. "L´incontro - spiega Piraino - e´ servito a fare chiarezza sulla certezza delle risorse, (pari per la programmazione complessiva,a 170 milioni di euro), destinate all´avviso pubblicato lo scorso 18 gennaio, relativo agli aiuti alle imprese, previsti da due leggi regionali. Le preoccupazioni manifestate dai presenti risultano superate. Per venire incontro alle richieste di chiarimenti, e´ stato predisposto un tavolo tecnico, per la soluzione dei dubbi interpretativi.Per queste ragioni ci incontreremo periodicamente con i rappresentanti della Consulta degli Ordini provinciali dei consulenti del lavoro e le associazioni di categoria". La prima riunione del Tavolo tecnico si terra´ il prossimo 7 febbraio.  
   
   
EURALLUMINA: DAL MINISTRO ROMANI MASSIMA ATTENZIONE PER IL RILANCIO DELL´INDUSTRIA  
 
Cagliari, 2 Febbraio 2011 - A margine dell´incontro sull´Eurallumina, svoltosi il 31 gennaio a Roma, l´assessore regionale dell´industria, Oscar Cherchi, ha affrontato, in un colloquio col Ministro dello sviluppo Economico, Paolo Romani, le questioni legate al futuro dell’industria di Portovesme. "Il ministro mi ha confermato - dice Cherchi - l´attenzione del dicastero e sua personale alla vicenda dell´Eurallumina, sottolineando che l´esigenza più immediata è quella di reperire la quantità necessaria per integrare i 2/3 di olio combustibile, che sono già nella disponibilità futura della fabbrica di Portovesme”. Intanto, per poter allineare il prezzo dell´olio combustibile a quello del carbone che sarà utilizzato nella nuova caldaia, il Ministero - rende noto Cherchi - ha già predisposto un apposito atto con il quale saranno modificate le disposizioni contenute nella deliberazione del comitato interministeriale prezzi sui costi dell’energia elettrica prodotta con impianti da fonti rinnovabili (Cip6). "L´adozione di questo provvedimento - sottolinea l’esponente della giunta Cappellacci - è un’ulteriore conferma di quanto il Ministro ci tenga a risolvere il problema dell´Eurallumina. Ho già fatto presente che l´assessorato dell´industria apprezza gli sforzi fin qui compiuti, e che abbiamo davvero intenzione di sfruttare in pieno la disponibilità del Ministro, così da arrivare al 31 marzo con le carte in regola per concedere ai lavoratori la cassa integrazione speciale e subito dopo partire con il progetto di riavvio della fabbrica. Già dalla fine del mese contiamo di avere un programma più dettagliato, se non addirittura quello definitivo, dei passi successivi".  
   
   
EURALLUMINA : PASSO AVANTI E MODERATO OTTIMISMO  
 
Cagliari, 2 febbraio 2011 - Un altro piccolo passo avanti nella vertenza dell’Eurallumina. Al termine di una riunione a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico è stato fissato un nuovo tavolo di confronto su tre punti specifici: il testo aggiuntivo al Protocollo d´intesa già firmato; la situazione riguardante la fornitura dell’olio combustibile e la realizzazione della società mista (Newco); il punto sui problemi ambientali, riferiti al bacino dei fanghi rossi di Portovesme e alla compatibilità del combustibile necessario ad integrare la quantità richiesta dall´Eurallumina. "Apprezziamo l’impegno delle parti - ha spiegato l´assessore regionale dell´Industria, Oscar Cherchi - per giungere a una soluzione in tempi rapidi: sia azienda che governo, infatti, sono fortemente intenzionate nel ricercare una soluzione quanto prima. Garantiamo, inoltre, la massima attenzione da parte della Regione perché le prossime scadenze vengano rispettate: il ministero sarà interpellato con regolarità sugli sviluppi della situazione". "Non possiamo ancora tornare in Sardegna con la bandiera della vittoria - ha aggiunto l’esponente della Giunta - ma qualche passo avanti c´è stato. Il decreto che entro poche ora verrà predisposto dal ministero servirà a dare un’accelerazione decisiva". Il decreto ministeriale consentirà, infatti, un prezzo di approvvigionamento delle forniture di combustibile decisamente più favorevole per l’azienda. "La Regione - ha concluso Cherchi - crede in Eurallumina e nella sua possibilità di ripartire, tanto è vero che è già stata accantonata la quota di spettanza regionale di 20 milioni necessari per la costituzione della Newco, che dovrà commissionare la costruzione della nuova caldaia a carbone".  
   
   
GAMBRO, MODENA: DELOCALIZZAZIONE, SCELTA GRAVE COSÌ SI RISCHIA L’IMPOVERIMENTO DEL DISTRETTO  
 
Modena, 2 febbraio 2011 - «Siamo fortemente preoccupati per le pesanti ricadute sociali derivanti dalla decisione del gruppo Gambro di delocalizzare ed esternalizzare alcune produzioni dello stabilimento di Medolla. Siamo anche molto sorpresi da questa decisione». Il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini sottolinea infatti come «il settore biomedicale sia uno di quelli che hanno retto meglio l´urto della crisi dimostrando, anzi, una buona capacità di reazione, come ha certificato il recente studio di Banca Intesa sui poli tecnologici che pone il distretto di Mirandola tra gli esempi virtuosi del Paese. Alla luce di questo, non si comprendono le ragioni di una simile scelta». «Di fronte a una decisione così grave, sia per quanto riguarda il futuro dei 400 lavoratori coinvolti sia per l´indotto - aggiunge Sabattini - facciamo appello al senso di responsabilità dell´azienda. Il sistema degli enti locali, che è stato parte attiva nella nascita e nello sviluppo del distretto biomedicale, farà sentire la propria voce e si attiverà per sollecitare una soluzione positiva a questa vicenda. Così come siamo certi - continua il presidente della Provincia - che la Regione Emilia Romagna farà la propria parte, come ha sempre fatto finora a supporto dei casi di crisi aziendale. Ma è assolutamente necessario che il ministero delle Attività produttive e il governo si facciano carico del problema, mettendo in campo ogni iniziativa utile a evitare la perdita di posti di lavoro e l´impoverimento di un distretto che, puntando sull´innovazione e la ricerca - conclude Sabattini - ha dimostrato finora la capacità di competere sui mercati internazionali e di resistere alla crisi».  
   
   
CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA AGLI EX LAVORATORI CESAME  
 
Palermo, 1 febbraio 2011 - Con un provvidemento del Dipartimento lavoro della Regione siciliana e´ stata sbloccata la cassa integrazione in deroga per agli ex lavoratori della Cesame. Grazie a questo intervento, i lavoratori potranno usufruire di misure di sostegno al reddito, in questa fase di ricollocazione professionale. "E´ il segno tangibile - spiega il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo - di come sia vigile e alta l´attenzione nel lungo processo di ricollocazione nel mercato del lavoro degli ex dipendenti della Cesame, con la profusione del massimo impegno affinche´ questi soggetti possano trovare spazio nell´impresa produttiva